SOCRATE La personalità di soacra che segna un momento fondamentale non solo nella filosofia greca, ma nella intera storia intellettuale dell'occidente.Eppure di questa altissima figura sappiamo abbastanza poco.Egli nacque ad Atene attorno al 470 e morì nel 399 a.C. allontanandosi da essa solo per motivi militari: era ritenuto un ottimo guerriero. Socrate non partecipò alla vita politica:la sua vocazione alla filosofia. Ma egli intese la ricerca filosofica come un esame incessante di se stessi e degli altri,Per questo compito tralasciò ogni attività pratica, lui visse in povertà e in semplicità con sua moglie e i suoi figli. Altro fatto strano fu che Socrate ,pur dedicando tutta la vita alla filosofia, non scrisse nulla. E questo Indubbiamente è il più grande paradosso della filosofia greca. Perchè non scrisse nulla, fu perché ritenne che la ricerca filosofica, Quale egli la intendeva e praticava, non poteva essere continuata dopo di lui da uno scritto. il motivo probabilmente della mancata attività di Socrate scrittore può vedersi nel Fedone. Nel Fedone per spiegare questa sua idea utilizza un paragone ( un mito) : questo mito è ambientato in Egitto, i protagonisti sono un re di nome Thamus e Theuth un inventore. Theuth aveva inventato le lettere dell'alfabeto e viene invitato a corte dal re. Però invece che ringraziarlo, e onoralo per la sua scoperta il Re gli dice: “Tu offri ai discendenti l'appartenenza, non la verità della Sapienza; (...) perché quando gli uomini, a causa tua, avrà crederanno di possedere tante conoscenze invece rimarranno ignoranti. e saranno insopportabili agli altri perché avranno non La Sapienza ma avranno la presunzione della Sapienza “ Per Socrate, che intendeva la filosofia come d'esame incessante di sé e degli altri, nessuno scritto poteva suscitare e dirigere il filosofare. uno scritto poteva forse comunicare una dottrina, ma non stimolare la ricerca. Socrate, In un primo periodo della sua vita aveva seguito con interesse le ricerche naturalisti, in particolare di quelle della scuola di Anassagora. Tuttavia, del tali indagini, il filosofo si convinse del fatto che alla mente umana sfuggono inevitabilmente i “ perché” ultimi delle cose e che aexa non è dato di conoscere con certezza l'essere e i principi del mondo.Socrate cominciò a intendere la filosofia come un'indagine in cui l’uomo tenta con la ragione di chiarire sé a se stesso rintracciando il significato profondo del proprio essere uomo. Per questo motivo Socrate fece proprio il motto “Conosci te stesso” ( oracolo di Delfi ) , vedendo in esso la motivazione ultima del filosofare è la missione stessa del filosofo. La filosofia di Socrate si basa soprattutto su questa affermazione e in qualche modo la utilizzerà anche nel suo discorso durante il suo processo (trascritto da Platone) […] Della mia sapienza, se davvero è sapienza e di che natura, io chiamerò a testimone davanti a voi il dio di Delfi. Avete conosciuto certo Cherefonte. […] or ecco che un giorno costui andò a Delfi […] E la Pizia rispose che più sapiente di me non c’era nessuno. Di tutto questo vi farà testimonianza il fratello suo che è qui; perché Cherefonte è morto. […] Udita la risposta dell’oracolo, riflettei in questo modo: «Che cosa mai vuole dire il dio? che cosa nasconde sotto l’enigma? Perché io, per me, non ho proprio coscienza di esser sapiente, né poco né molto. [...]». L'oracolo di Apollo a Delfi era la fonte religiosa più autorevole del mondo greco. Socrate racconta che la sacerdotessa di Delfi attraverso cui si esprimeva il dio aveva dichiarato che nessuno era più sapiente di lui. Colui che aveva chiesto il responso dell'oracolo era Cherefonte, un discepolo di Socrate.Socrate non prende il responso dell'oracolo per buono, come avrebbe fatto un credente, bensì cerca di capirne il senso, usando la propria capacità di indagine.Lui intervistò persone di tre categorie di lavoro diverse: politico, poeta, e artigianato.Ognuno di essi pensava di essere il più intelligente e allora Socrate capì cosa volesse dire la sacerdotessa. La sacerdotessa indica lui come il più intelligente perché sa di non sapere. Per Socrate la prima condizione della ricerca e del dialogo filosofico è la conoscenza della propria ignoranza. Quando Socrate conobbe la risposta dell'oracolo di Delfi lo interpretò come se avesse voluto dire che sapiente è soltanto chi sa di non sapere. Sostenere che vero sapiente è unicamente chi sa di non sapere e anche un modo polemico per dire che il filosofo è soltanto colui che ha compreso che intorno alle cause e alle strutture del Tutto, nulla si può dire con sicurezza. Però Socrate non mette in dubbio la conoscenza non è scettico verso il sapere poiché funziona come invito a indagare. La sua prima preoccupazione è di rendere l’interlocutore consapevole della loro ignoranza a tale scopo egli si avvale della ironia ( simulazione ).L'ironia è dunque in metodo usato da Socrate per svelare all'uomo la sua ignoranza e per gettarlo nel dubbio e nell’inquietudine impegnandolo nella ricerca. Socrate attraverso una domanda generale come per esempio che cos'è il coraggio, che cos'è l'amicizia, successivamente lo investe di ulteri domande. Utilizzando l'arma del dubbio manovra l'interlocutore con l'abile tecnica della confutazione delle deboli e avventate risposte ottenute. Infine sopra che giunge a mostrare a chi gli sta di fronte l’ inconsistenza delle sue persuasioni, provocando in lui vergogna. Con questo eccitante gioco il filosofo può raggiungere il proprio scopo principale: invogliare alla ricerca del vero. Dopo Socrate basta a riempire immediatamente con la propria verità la mente del discepolo, allora lo scopo della sua ironia è una sorta di “lavaggio del cervello” volto a preparare il terreno per imporre al di fuori un determinato sistema di idee. Egli vuole soltanto stimolare l'ascoltatore a ricercare una personale dottrina dentro se stesso.Per fare ciò utilizza la maieutica cioè l’arte di far partorire, ereditato dalla madre la professione di ostetrico ( lo dice Platone). Socrate ostetrico di anime, aiuta gli intellettuali a partorire i loro genuino punto di vista sulle cose. Per Socrate è importante trovare la definizione, ma non tutti i valori hanno una vera e propria definizioni, ci sono dei valori assoluti che sfuggono ma sono evidenti alla conoscenza umana. Però il suo vero scopo di tutto è in relazione al suo pensiero di come è formato l’uomo. L’uomo secondo il filosofo è la sua anima e cercare una definizione è strettamente legato a questo pensiero: perchè se l’uomo conosce che cos’è il bene, il coraggio, l’amicizia lui sa di conseguenza come si deve comportare, come si comporta una persona buona. Lo scopo finale è quello di trovare l'intellettualismo etico ( se conosco il bene agisco bene). Questo intellettualismo etico serve all’anima, se l’anima è felice di conseguenza l’uomo a sua volta è felice. Secondo Socrate è meglio ricevere del male che commetterlo. Perchè anche se ricevi del male, la tua anima sarà felice e anche tu sarai felice invece se commetti del male la tua anima soffrirà, e anche tu soffrirai. Infatti anche se lui ingiustamente si trova sotto processo, lui non si ribella anche se ne aveva la possibilità perchè passerebbe da essere nel giusto a commettere del male. Questo suo pensiero lo ritroviamo nel suo discorso durante il processo,riportato da Platone: Ebbene, anche voi, o giudici, dovete bene sperare dinanzi alla morte, e aver nell’animo che una cosa è vera, questa: che a uomo buono non è possibile intervenga male alcuno, né in vita né in morte e tutto ciò che interviene è ordinato dalla benevolenza degli dèi. E così anche quello che capita a me ora non è opera del caso; e anzi vedo manifestamente che per me oramai morire e liberarmi da ogni pena e fastidio era la cosa migliore. […] per questo nessun rancore io ho con coloro che mi votarono contro, né coi miei accusatori. Sebbene non certo con questa intenzione essi mi condannarono e mi accusarono, ma credendo anzi di farmi male; e perciò sono degni di biasimo.