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Riassunto Arte greca - Bejor, Lambrugo, Castoldi
Archeologia e storia dell'arte greca (Università degli Studi di Milano)
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ARTE GRECA
L’ETÀ PROTOGEOMETRICA E GEOMETRICA (SECOLI X-VIII A.C.)
I COSIDETTI “TEMPI BUI”: Tra la fine del secolo XIII a.C. e circa la metà del XII a.C., il MONDO MICENEO (la
cui cultura si era sviluppata già dal XVI sec.) subì un EVIDENTE DECLINO con un susseguirsi di eventi di varia
natura:
 DISTRUZIONE diffusa dei palazzi a MICENE, TIRINTO, PILO NEL PELOPONNESO,
IOLCO in TESSAGLIA e, infine, sull’Isola di CRETA (le cause concomitanti
possono ricondursi principalmente a CATASTROFI NATURALI e a RIBELLIONI
SOCIALI interne
 L’INVASIONE da parte dei DORI in GRECIA, ma anche le MIGRAZIONI dei
cosiddetti “POPOLI DEL MARE”, sul finire del XII sec., non possiamo ritenerle
cause prime di tali distruzioni, tanto più, pare, relativamente ai Dori, che si
fossero inseriti gradualmente dando vita a forme pacifiche di convivenza)
 SCOMPARSA dell’uso della SCRITTURA SILLABICA “Lineare B”, strumento di
registrazione contabile e archivistica
 PASSAGGIO dall’età del bronzo a quella del ferro
 MUTAMENTI CULTURAli che si riflettono sui MANUFATTI ARTISTICI (a metà dell’XI comparirà la
CULTURA “PROTOGENICA”)
 passaggio dal rito dell’INUMAZIONE a quello dell’INCINERAZIONE
 inizio della cosiddetta “COLONIZZAZIONE IONICA“ (in realtà anche euboica e dorica) consistente nel
TRASFERIMENTO e nell’OCCUPAZIONE STABILE delle COSTE OCCIDENTALI della PENISOLA
ANATOLICA (Isola di Lesbo e antistante costa, a sud di Smirne, isole di Samo e Chio, isola di Coo e
sulla costa di fronte proseguendo sino alla città di Lindo) da parte di gruppi di Greci, provenienti da
AREE DIVERSE della GRECIA ORIENTALE.
In QUESTO PERIODO (tra 1194-1184 a.C., secondo Eratostene e Apollodoro) si colloca la MIITICA
SPEDIZIONE ACHEO – MICENESE contro TROIA, il racconto omerico conferma in più parti quanto i regni
micenei fossero già in quegli anni in balia di profonde convulsioni. Al di là di tutti questi mutamenti, vi sono
comunque, anche SIGNIFICATIVI episodi di CONTINUITÀ tra la CULTURA MICENEA e quella SUCCESSIVA
(=protogeometrica), sia INSEDIATIVA (= odierna Nichoria in Messenia e ad Asine in Argolide) che CULTURALE
(= Kalapodi nella Focide, nel santuario di Apollo Maleates presso Epidauro e, infine, nel santuario di Hermes
e Afrodite a Kato Syme Viannou a Creta, quest’ultimo attivo ininterrottamente dal XVI a.C. fino al IV d.C.).
I PRIMI TEMPLI E LE PRIME ABITAZIONI: Tra i TIPI ARCHITTETONICI GRECI il solo EDIFICIO SACRO si
CARATTERIZZA fin dalla sua NASCITA per PROPRIETÀ di GRANDEZZA , per MATERIALE DUREVOLE e
PREGIATO di COSTRUZIONE , a differenza di quanto avvenne per le abitazioni civili costruite per lo più con
materiali di facile deperimento (ci rimangono, infatti, pochi resti).
Distinguiamo 2 DIFFERENTI CONCEZIONI progettuali a DESTINAZIONE SACRA corrispondenti
o l’AREA DORICA della Grecia continentale: le soluzioni
architettoniche adottate paiono svilupparsi da 2 fondamentali
tipologie planimetriche
1. il MEGARON MICENEO: è un edificio a PIANTA
RETTANGOLARE con terminazione ad ABSIDE (deriva la
sua forma dalla sala micenea), eventualmente divisa in
2/3 NAVATE da FILE di COLONNE, all’interno del quale
l’ANAX (signore) si mostrava ed era possibile sacrificare e
consumare pasti vicino al trono.
2. l’OIKOS: La forma più CONSUETA e DIFFUSA(almeno fino al sec. VII a.C. - comune tipologia
abitativa) con eventuale vestibolo ad ante, NAISKOS, ambiente QUADRANGOLARE di
PICCOLE DIMENSIONI, absidato o normale di cui tra l’altro ci sono pervenuti numerosi
MODELLINI in TERRACOTTA e pietra che ce ne fanno apprezzare meglio l’aspetto (es. fig.
1.8, Heraion di Argo).
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Concludendo possiamo affermare che in AREA DORICA il tempio RICALCA, nelle sue più antiche
forme, il MODELLO della CASA, sia nel tipo più spettacolare del megaron rettangolare allungato, sia
in
quello
più
modesto
dell’OIKOS
quadrangolare.
HERÒON: rinvenuto a LEFKANDI (Eubea),
notevole importanza per l’evoluzione delle
primitive forme dell’EDIFICIO di CULTO, databile
alla prima metà del sec. X a.C., di PIANTA
RETTANGOLARE
allungata con ABSIDE,
accessibile dal lato corto tramite anticamera.
COSTRUITO su una FONDAZIONE in PIETRE e un
TETTO a DOPPIO SPIOVENTE in CANNE e PAGLIA, il cui peso era sostenuto, sia da una fila di PALI
lungo l’ASSE CENTRALE, che da un perimetro di pali intorno alla struttura (= probabile precursore
della peristasi). Questo era in origine un’ABITAZIONE di un RE che ne divenne successivamente la
SEPOLTURA.
o l’altra con l’AREA IONICA della grecità orientale. Troviamo influenze dell’Anatolia e il Vicino Oriente,
qui l’idea generatrice è quella di un RECINTO MONUMENTALIZZATO che abbraccia uno spazio
scoperto per la TEOFANIA (= apparizione sotto forme visibili) del dio (= statua esposta sotto una
qualche struttura di protezione).
1. La
più
antica
testimonianza
dell’applicazione di questa concezione
architettonica
è
il
PERIPTERO
GEOMETRICO di 8 x 4 colonne
dell’ARTEMISION di EFESO , che con una
PERISTAASI LIGNEA, avvolge il recinto nel
quale viene eretto un TABERNACOLO a protezione dell’AGALMA(= immagine di culto). Il
primitivo recinto assume
2. nell’HERAION di SAMO,le forme di un edificio
RETTANGOLARE
molto
allungato
(=
hekatompedon, ovvero lunga 100 piedi), il cui
tetto era sostenuto da una fila centrale di
PILLASTRI LIGNEI, vi si accedeva da un lato
corto aperto TRSTILO in ANTIS (= con 3
colonne tra le ante), la statua di culto era
collocata sul fondo leggermente fuori asse
per permetterne la visione nonostante la
presenza dei pilastri. In generale fin dal secolo VIII a.C. si afferma presso i Greci l’esigenza di
delimitare un’area nella quale la presenza della divinità si espliciti concretamente tramite la
statua di culto.
3.
Come abbiamo già accennato, la TIPICA CASA consiste, invece, in un ambiente
QUADRANGOLARE MONOVANO (oikos) piuttosto modesto (15/20 mq) PRIVO di
SUDDIVISIONE INTERNE, con probabili tettoie o cortili esterni Per famiglie più numerose o
gruppi di famiglie la casa segue, invece, il modello del megaron miceneo, precedentemente
illustrato. Le case o si BASAVANO direttamente su un BANCO di ROCCIA scavato oppure si
ergevano su muretti di ciottoli e pietre. L’antica Smirne ha restituito case di forme sia ovale
che rettangolare (età geometrica)
a Emporio (Chio) le abitazioni consistono, per la solita età geometrica, per lo più di OIKOS
QUADRANGOLI . Le piante delle due città NON DISPONGONO di IMPIANTI URBANISTICI
REGOLARI (a Smirne le case sono più agglomerate, a Emporio più sparse), come invece
poteva disporne un insediamento di TIPO COLONIALE quale fu, ad esempio, MEGARA IBLEA
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(Sicilia), qui il territorio venne suddiviso in lotti uguali, le case quadrangolari di simile
ampiezza disposte regolarmente. Col PASSARE del TEMPO, per rispondere a maggiori
ESIGENZE PRATICHE , le ABITAZIONE si fecero più GRANDI, vennero costruite accostando i
vari ambienti, spesso non comunicanti tra loro, bensì tramite un corridoio trasversale cinto
da un muro, detto PATÀS, questo tipo di costruzione si completava con un cortile antistante
chiuso da muri.
LA CERAMICA: La DATAZIONE delle CERAMICHE PROTOGEOMETRICHE e GEROMETRICHE si basa sulla
SUCCESIONE dei REPERTI rinvenuti nella NECROPOLI ATIENESE del DYPILON (la Bottega del Dypilon, inizia la
sua attività intorno al 760 a.C., trae il nome dalla vicina omonima necropoli), che insieme ad altri centri
attici, continua a costituire la sequenza più completa.
1) Stile PROTOGEOMETRICO (PG): 1050-900 a.C.
2) Stile GEOMETRICO ANTICO (GA): 900-850 a.C.
3) Stile GEOMETRICO MEDIO (GM): 850-760/750 a.C.
4) Stile GEOMETRICO TARDO (GT): 760/750-700 a.C.
1) ATENE in questo periodo effettua MOLTE ESPORTAZIONE (nel Golfo Corinzio e
Saronico, sulle Cicladi a Delo, Sifno, Thera, nel Dodecaneso a Rodi e Coo), il suo
TIPO di CERAMICA (soprattutto anfore a collo distinto, oinochoai, crateri e
skyphoi) NON PRESENTA una cesura netta con la FACILES precedente
submicenea. Accanto a MOTIVI MICENEI come la LINEA ONDULATA, l’ORNATO si
compone di LARGHE BANDE, ritmi di LINEE SOTTILI, TRIANGOLI CAMPITI a
RETICOLO, LOSANGHE, SCACCHIERE, SEMICERCHI e cerchi CONCENTRICI, dipinti
con un PENNELLO MULTIPLO montato su compasso (fig. 1.22 e 1.21), queste
decorazioni seguono l’anatomia del vaso.
2) In questo periodo si ha la RIPRESA dei CONTATTI con il VICINO ORIENTE, la
DECORAZIONE delle ceramiche, di ritmo e ISPIRAZIONE pienamente GEOMETRICI,
si dispone per FREGI ORIZZONTALI SOVVRAPOSTI a scandire la dinamica del vaso,
con un netto prevalere degli ELEMENTI RETTILINEI e OBLIQUI (zig-zag, meandri,
clessidre) e un progressivo scomparire delle forme tracciate a compasso (di questo
strumento, spesso, viene ritrovato sulla superficie del vaso il foro di appoggio),
persistono, come nella fase precedente, le AMPIE SUPERFICIE semplicemente
CAMPITE di NERO.
3) Adesso l’ORDITO GEOMETRICO va piano piano ESTENDENDOSI all’INTERNA SUPERFICIE e per la
prima volta iniziano a comparire le RAFFIURAZIONI di ANIMALI e successivamente di UOMINI resi a
SILHOUTTE. I VASI, soprattutto quelli FUNERARI, si fanno MONUMENTALI e
ha notevole successo la PISSIDE a SCATOLA BASSA, il cui coperchio è spesso
dotato di IMPUGNATURA PLASTICA con forme di
CAVALLINI FITTILI. Di straordinaria qualità è lo
SKYPHOS di Eleusi (le scene raffigurate: lo sbarco di
una nave, uno scontro tra uomini).
4) L’enorme produzione di ceramiche permette di individuare, ora, DIVERSI GRUPPI STILISTICI,
botteghe e pittori, attivi ad Atene negli ultimi decenni del VIII sec. a.C. (anche se quasi nessuno si
firma, ricordiamo che le prime iscrizioni greche, a noi pervenute, appartengono a questo
secolo; fig. 1.3, ‘coppa di Nestore’, con una delle prime iscrizioni greche,
rinvenuta a Pitecusa). La DECORAZIONE GEOMETTRICA si espande a
occupare TUTTA la SUPERFICIE del vaso, si moltiplicano le SCENE inquadrate
in METOPE, oppure disposte per FREGI SOVVRAPOSTI. Si ritraggono scene
di carattere narrativo (ispirate agli eroi dell’Iliade e dell’Odissea),
soprattutto EPISODI FUNEBRI con l’esposizione (prothesis, attribuito al
pittore del Dypilon) o il trasporto del defunto (ekphorà, qui al compianto partecipa l’intera
comunità). In una fase più avanzata del GT l’ARMONIA si STEMPERA in un progressivo DISSOLVERSI
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dei RIGIDI SCHEMI GEOMETRICI, il segno è meno preciso, la figura umana e animale assumono
contorni più pesanti meno netti, le scene risultano più confuse, inoltre, si adottano forme plastiche
(soprattutto serpenti) applicate sul labbro, sulla spalla o sulle anse (fig. 1.30). Ad Atene si affianca
ora la produzione di ceramiche corinzie (esporta in Magna Grecia, Sicilia), che manca della vivacità
narrativa di quella ateniese, produzioni si hanno anche in Beozia (che risente molto l’influsso
ateniese), nelle Cicladi e nell’Eubea, ove si prediligono ornati curvilinei e figure di animali .
L’ARTE DEL VASAIO – ARILLE E TORNIO: Il COLORE dell’ARGILLA dipende dalla NATURA GEOLOGICA del
terreno di estrazione: ARGILLA CORINZIA è molto chiara dai TONI VERDI, GIALLOGNOLI,
quella ATTICA è ROSSA, quella dell’ASIA MINORE color CUOIO. A una 1 FASE di PULITURA
della massa argillosa, segue l’OPERAZIONE della DECANTAZIONE (= l’argilla sciolta in acqua,
le particelle più pesanti vanno a fondo, i corpi da scartare salgono in superficie),
successivamente l’argilla DEPURATA si MESCOLA con SABBIA e CHAMOTTE (= cocci di
argilla cotti e macinati) per ottenere una sgrassatura e migliorare la cottura. Quindi l’argilla
può essere ora plasmata o al tornio o a mano, essiccata, rifinita con l’applicazione delle
anse (a volte anche piedi e orli) prodotte separatamente. Le FASI CONCLUSIVE: LISCIATURA
del vaso con un CENCIO di PELLE e DECORAZIONE pittorica. PINAX (= tavoletta) FITTILE CORINZIA, VI sec.
a.C., dove sono riprodotte scene raffiguranti la lavorazione dell’ARGILLA.
LA PICCICOLA PLASTICA: In età PROTOGEOMETTRICA si SVILUPPANO anche PRODUZIONI di figure di
ANIMALI FITTILI (la decorazione è la stessa che compare sui vasi), probabilmente OGGETTI VOTIVI, come il
CERVO del sec. X a.C. da Atene e CENTAURO di LEFKANDI tra PG e GA. Nella prima metà del VIII a.C.
diventeranno numerosi i TRIPODI BRONZEI (= utensile creato alla fine dell’epoca micenea
come contenitore per bollire carni, ora costituisce un monumentale dono votivo). Ricca sarà
anche la PRODUZIONE di PICCOLE FIGURE di UOMINI (ES: l’AURIGA di OLIMPIA, il
BRONZETTO dell’Acropoli, qui al posto del RIGIDISMO della CONCEZIONE GEOMETRICA si
fanno strada forme più fluide, il movimento pare appena liberato, il CAPO NON è più
FRONTALE ma sollevato lievemente e spostato verso sinistra, ci sono CENNI percettibili delle
ARTICOLAZIONI tra gli arti, databile agli ultimi decenni del VIII) e di CAVALLINI in BROZO,
questi ultimi costituivano un IMPORTANTE STATUS SYMBOL per la CLASSE ARISTOCRATICA, le
forme e le proporzioni ricalcano quelle dipinte sulle coeve ceramiche. I CENTRI più fiorenti cui fanno capo
queste PRODUZIONI di MICROPLASTICA sono principalmente: Atene, Argo, Corinto, Sparta e altri centri del
Peloponneso e della Grecia centrale. La microplastica sarà prodotta non solo in BRONZO ma anche in
AVORIO ( dal Dypilon).
L’ETÀ ORIENTALIZZANTE
FINO a una FASE AVANZATA del GEOMETRICO TARDO le IMPORTAZIONI dall’ORIENTE non avevano affatto
indebolito né destrutturato il sistema culturale geometrico. In GRECIA alla FINE del SECOLO VIII a.C. e inizio
del VII aumenta notevolmente l’AFFLUSSO di MANUFATTI SIRO - FENICI, ittiti, aramaici, assiri, iranici, inoltre,
MERCANTI GRECI iniziano a FREQUENTARE assiduamente lo SCALO di AL - MINA nella VALLE dell’ORONTE e
l’EMPORIO di NAUCRATI sul delta del NILO (qui gruppi di greci si stanziarono stabilmente).
Contemporaneamente avvenne l’INTENSA DIASPORA verso Occidente di famiglie orientali in fuga dalla
PRESSIONE ASSIRA, soprattutto dal IX al VII secolo a.C., cosicché NUOVE TECNICHE,
NUOVE MODE e NUOVI LINGUAGGI ICONOGRAFICI penetrarono nel MONDO GRECO
(le città greche di area ionica ed eolica saranno quelle maggiormente influenzate,
meno lo sarà Atene), ad esempio, NUMEROSI SOGGETTI TEMATICI NUOVI come le
sirene, i grifoni, i centauri, le sfingi, le gorgoni fecero le prime apparizioni sulle
ceramiche. Intorno alla metà del secolo VII a.C. il PROCESSO di ASSIMILAZIONI può
dirsi COMPLETATO: la BRUTALITÀ e la MOSTRUOSITÀ delle PRIME RAFFIGURAZIONI
vengono gradualmente PLACATE e RIELABORATE, gli esseri feroci e mostruosi sono ricomposti in PACATE
TEORIE di ANIMALI SELVATICI e DOMESTICI insieme; la TEMPESTIOSITÀ ESPRESIVA della prima metà del
secolo VII a.C. si TRASFORMA, quindi, in ORGANICITÀ COMPOSITIVA e in POTENZA FIGURATIVA. Tra la FINE
del VIII e l’INTERO VII secolo a.C. vanno attuandosi, nel mondo greco, 3 FONDAMENTALI FENOMENI:
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o
l’intensificarsi della colonizzazione (principalmente nel Mar Nero, nell’Italia meridionale e nella
Sicilia)
o l’avvento di legislatori
o L’avvento dei tiranni.
Questi CAMBIAMENTI sono CONSEGUENZE DIRETTE dell’AVVENUTA crisi all’interno dei CETI
dell’ARISTOCRAZIA TERRIERA e al rafforzarsi del POTERE ECONOMIA di GRUPPI SOCIALI NUOVI, ad ESEMPIO
quello degli artigiani, dei mercanti o dei marinai.
Dall’INTERNO della STESA CLASSE aristocratica emergeranno le PRIME FIGURE di LEGISLATORI (periodo,
questo, in cui nascerà e si consoliderà la costituzione spartana). Le leggi vengono ora messe per iscritto,
significando così una più VASTA ALFABETIZZAZIONE. All’opposto vanno formandosi le PRIME TIRANNIDI, le
principali del secolo VII a.C. sono quelle delle CITTÀ ISTICHE (Corinto, Sicione, Megara) e delle CITTÀ
IONICHE (Mileto, Efeso, Mitilene sull’isola di Lesbo).
SVILUPPI DEL TEMPIO: Il LEGNO verrà sempre più frequentemente SOSTITUITO dalla PIETRA. La tradizione
letteraria assegna a maestranze di area corinzia, intorno al 680 a.C., il merito dell’introduzione della tecnica
di copertura a tegole fittili. L’orditura di tetti, con copertura in tegole, rese più solidi e più duraturi gli edifici,
ma impose anche una differente inclinazione del tetto che per ragioni statiche non poteva superare 33-25%,
si rese, perciò, necessario ripartirne il carico sulla peristasi esterna e su una o più file di pali di sostegno
interni al naòs.
GLI SVILUPPI NEL PELOPONNESO: Nel secolo VII a.C. la GRECIA PELOPONNESIACO continua a svolgere un
RUOLO ATTIVO nello sviluppo dell’ARCHITTETURA TEMPLARE di MATRICE DORICO.
L’HERAION di ARGO è citato da VITRUVIO come l’edificio originario dei DORI; attualmente, datandosi agli
inizi del secolo VII a.C., è il più ANTICO dei TEMPLI peloponnesiaci con peristasi (5 o 6 x 14 colonne). Un
notevole AVANZAMENTO nella definizione dell’ordine dorico si compie con l’HERAION di OLIMPIA. Esso
testimonia la transizione dall’EDIFICIO in LEGNO e MATTONI a
quello in PIETRO e, per lo STATO di CONSERVAZIONE degli alzati,
è utile punto di osservazione per l’EVOLUZIONE della PERISTASI
e della TRABEAZIONE. Viene inizialmente (650 a.C. ca.) eretta
una CELLA di 100 piedi, preceduta da un PRONAO di 20, con 2
COLONNE tra le ante (distilo in antis). Successivamente si
aggiunge un OPISTODOMO (= è lo spazio posto dietro la cella,
esso poteva contenere le suppellettili utili al rito e ai sacrifici, era chiuso con cancellate metalliche e vi
potevano accedere solo i sacerdoti. simmetrico al pronao) e una PERISTASI di 6 x 16 colonne LIGNEE (il cui
numero è cioè pari alla proporzione di 6 : 16 espressa dal rapporto tra larghezza e lunghezza dello stilobate
= piattaforma base delle colonne). Le 40 colonne lignee della peristasi sono poi gradualmente RIMPIAZZATE,
dall’età arcaica fino all’avanzata età romana, da esemplari in calcare, che consentono dunque di studiare da
vicino l’evoluzione delle forme del capitello dorico. Si DIVIDE poi lo SPAZIO della cella in
PICCOLE CAPPELLE LATERALI, isolate da BREVI LINGUE di muro cui si addossano 2 FILE di 8
COLONNE LIGNEE su 2 PIANI con CAPITELLI in pietra; al CENTRO del NAÒS su una base
erano le STATUE di CULTO di ZEUS e HERA. La COPERTURA FITTILE del TEMPIO (con metope
e frontone) era caratterizzata da RICCA POLICROMIA, di cui è splendida prova il GRANDE
ACROTERIO a disco in TERRACOTTA dipinta. La SCANZIONE in pronao, cella e opistodomo
diverrà CANONICA, almeno nell’AREA DORICA. Il NAÒS non è più diviso
in 2 NAVATE, bensì in 3 (significa piena visibilità dell’AGALMA). La
TRABEAZIONE presenta già il tipico FREGIO DORICO consistente in alternanza di TRIGLIFI
e METOPE. I primi, in coincidenza con le TRAVATURE terminali del tetto, sono collocati
sull’asse delle colonne della peristasi e sull’asse degli INTERCOLUMNII; lo spazio vuoto,
che separa un triglifo dall’altro, diviene lo spazio della LASTRA della METOPA che sarà
ora in ARGILLA, ora in BRONZO SBALZATO (come a Olimpia), ora in pietra scolpita; la SCANZIONE dei
TRIGLIFI nella TRABEAZIONE consente l’INSERIMENTO tra una colonna e l’altra di due metope. Vi troviamo
applicati anche i PRIMI ACCORGIMENTI per la correzione del cosiddetto “conflitto angolare”; ossia
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l’INEVITABILE SPPOSTAMENTO dei triglifi angolari dall’asse delle colonne al margine del tempio viene
progressivamente COMPENSATO tramite l’ALLARGAMENTO delle COMPONENTI della TRABEAZIONI
(soprattutto la prima metopa) o la DIMINUZIONE degli INTERASSI agli ANGOLI (contrazione angolare);
o l’architettura di età arcaica tenderà a prediligere la prima soluzione;
o quella di età classica, la seconda, di esiti più armoniosi.
Intorno al 630-625 a.C. fu edificato anche il TEMPIO PERIPTERO di APOLLO a THERMOS. Il tempio è SENZA
PRONAO, ma con un OPISTODOMO molto PROFONDO; la cella in mattoni crudi è ancora divisa in 2 NAVATE
da un COLONNATO ASSIALE. La peristasi di 5 x 15 colonne lignee su TAMBURI di PIETRA regge una
TRABEAZIONE lignea e un fregio dorico inglobante metope fittili dipinte con IMMAGINI MITICHE.
GLI SVILUPPI DELLA IONA: Il VECCHIO HEKATOMPEDON GEOMETRICO viene SOSTITUITO, intorno alla metà
del secolo VII a.C., da un nuovo edificio, noto come
HEKATOMPEDON II (fig. 1.10). Qui la cella è circondata da una
PERISTASI di colonne, sulla facciata un PRONAO TETRASTILO (con
quattro colonne). All’interno il primitivo COLONNATO CENTRALE
è stato ABOLITO a favore di una serie di pali addossati alle pareti
del NAÒS . La DECORAZIONE è di ispirazione ORIENTALI e FREGI
FIGURATIVI CONTINUI (senza cioè l’alternanza dorica di triglifi e metope).
LA NASCITA DELLA SCULTURA MONUMENTALE: L’APOLLO di MANTIKLOS è chiara espressione
della direzione verso cui si EVOLVE la CONCEZIONE FIGURATIVA greca nel momento di
PASSAGGIO tra i secoli VIII e VII a.C. Diversamente dall’AURIGA di Olimpia e dal guerriero
dell’Acropoli di Atene, l’Apollo di Mantiklos ha ABBANDONATO la forma del NUCLEO PIATTO
RITAGLIATO dallo SPAZIO circostante per un più accentuato potenziamento delle singole masse
dei pettorali, dell’addome, dei glutei, delle cosce. Un SOLCO VERTICALE infatti attraversa l’intera
figura e costituisce il DISCRIMINE rispetto al quale vengono ASSEMBLATE le varie parti
anatomiche. Questa ESPRESIONE della forma dell’essere come ADDIZIONE ASSIALE di volumi è
alla base della scultura dei secoli VII e VI a.C.; è il PUNTO di PARTENZA per la COSTRUZIONE di
FIGURE a grandezza naturale e quindi per la nascita e lo SVILUPPO della SCULTURA
MONUMENTALE GRECA a tutto TONDO (inizialmente soprattutto a Creta e sulle isole Cicladi,
con statue in pietra e marmo).
All’ORIGINE della SCULTURA MONUMENTALE in pietra, in legno e in altri materiali i Greci PONEVANO
DEDALO di Creta. La TRADIZIONE OMERICA lo descrive come: architetto, ideatore del famoso labirinto di
Creta (e delle ali artificiali con le quali riuscì, secondo la leggenda, a fuggire da Creta con suo figlio Icaro),
scultore, inventore di molti utensili e strumenti da lavoro, ma in realtà non abbiamo notizie storiche che ci
confermino la sua esistenza. Nei primi decenni del VI sec. a.C., comunque, compaiono le prime firme degli
artisti sui vasi (es.: Euthykartidas di Nasso che fece e dedicò all’Apollo di Delo una statua raffigurante un
giovinetto oppure Polymedes argivo che firmò a Delfi la coppia di giovani noti come Kleobis e Biton, fig.
3.32).
DELO:Posizionata al CENTRO delle ISOLE CICLADI , a metà strada tra la Grecia continentale e la costa ionica.
Il MITO della sua fondazione vuole che HERA, furente per essere stata tradita da ZEUS che aveva giaciuto
con LATONA , ordinò al serpente Pitone di inseguire quest’ultima ovunque in modo da impedirle di
partorire. Tutte le terre, infatti, intimorite da Hera, non vollero ospitarla, soltanto DELO (= ‘adelos’=
‘l’invisibile’, era un isolotto che vagabondava per tutto il Mediterraneo sommergendosi e riemergendo
continuamente dal pelo dell’acqua) la OSPITÒ . Così Latona dette alla luce i due gemelli: Apollo e Artemide.
Da allora l’isola si fissò in fondo al mare e si chiamò DELOS (= ‘che si vede chiaramente’), diventando terra
SACRA per tutti i Greci: nessuno potè più nascervi o morirvi. Al grande santuario di Apollo e di Artemide
resero omaggio per secoli popolazioni provenienti da ogni dove. Il SANTUARIO divenne sede religiosa di una
federazione delle Cicladi che vi tenevano regolarmente ASSEMBLEE RELIGIOSE, feste e mercati.
Frequentarono assiduamente l’isola i Nassii (dell’isola di Nasso), a loro si deve il più antico dei templi di
Apollo (cosiddetto Oikos dei Nassii), oltre a una statua colossale di Apollo nel tipo del kouros e ai leoni posti
sull’omonima terrazza di Delo.
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Dalla metà del sec. VII a.C. si SVILUPPA il cosiddetto ‘STILE DEDALICO’, antecedenti li troviamo con gli
SPHYRELATA di DRERO, Creta, (coevi sono gli XOANA = statue di culto dei più diversi materiali, ma
soprattutto intagliati nel legno), STATUE di NON PICCOLE IMENSIONI, ottenute martellando una LAMINA di
BRONZO e piegandola intorno a un NUCLEO di LEGNO a cui la LAMINA viene
inchiodata, tecnica di origine ORIENTALE (Es. raffiguranti una triade divina).
La successiva DAMA di AUXERRE costituisce una delle più riuscite
manifestazioni dello STILE DEDALICO (fanciulla, di forme solide e compatte,
con peplo aderente decorato con grandi quadrati concentrici, le spalle sono
avvolte in una mantellina, che ricorda ancora quella degli sphyrelata di
Dreros). Ritroviamo gli ELEMENTI TIPICI dello stile dedalico, ossia la
FRONTALITÀ di impostazione della figura, il SISTEMA COMPOSITIVO per
VOLUMI GEOMETRICI giustapposti rispetto a un ASSE CENTRALE, i dettagli
incisi, la pettinatura a parrucca, il volto imperioso di forme triangolari, anche nelle sculture del
TEMPIO A di PRINIÀS (Creta). Vi è qui una novità, relativa alla costruzione del tempio, che consiste
nell’INSERIMENTO di tali SCULTURE in PIETRA, a tutto tondo e a rilievo,
nell’architettura dell’EDIFICIO La scultura orientalizzante cretese mostra dunque
una spiccata attitudine per il tipo della figura femminile vestita (nuda raramente)
stante o seduta, la cosiddetta Kore; resta, invece, SCONOSCIUTO il tipo di KOUROS.
Testimonianze dello stile dedalico sono presenti anche nel Peloponneso (esempi: alcuni
rilievi dell’acropoli di Micene, 640-630 a.C., i cui tratti stilistici rammentano, con meno
efficacia espressiva, la Dama di Auxerre, - una colossale testa di Hera dall’Heraion di
Olimpia).
Un ruolo di PRIMO PIANO nello SVILUPPO della SCULTURA MONUMENTALE di età
ORIENTALIZZANTE rivestono le ISOLE CICLADI, dove ha inizio proprio ora lo SFRUTTAMENTO
delle CAVE di MARMO (soprattutto quelle di Nasso e Paro), l’ABILITÀ TECNICA raggiunta si
riassume nell’opera di EUTHYKARTIDAS di Delo, già citato in precedenza. Queste SCULTURE
RISENTONO in particolar modo l’INFLUENZA ESERCITATA dall’Egitto con il tipo del kouros (= figura maschile
nuda, eretta, braccia dritte o appena piegate lungo il corpo, pugni chiusi e una gamba leggermente
avanzata), ad esempio quello in bronzo rinvenuto a Delfi oppure la KORE di NIKANDRE di marmo
proveniente da Delo databile alla prima metà del VII sec. a.C. (, la prima kore a noi giunta).
Il TIPO del KOUROS, leggermente rielaborato, trova larga fortuna presso gli scultori cicladici che lo
ripropongono in DIMENSIONI COLOSSALI. A DIFFERENZA degli XOANA e SPHYRELATA, che venivano portati
in PROCESIONE e quindi erano MOBILI, le KORAI e i KOUROI sono tutte STATUE COMMEMORATIVE, votive o
funerarie, PIETRIFICAZIONI IMMOBILI del devoto o della devota che resta a guardia del santuario del dio (da
questi termini deriva, forse, il suo significato originario, di eretto-immobile, la parola ‘kolossòs’ = colosso,
solo successivamente avrebbe significato ‘qualcosa di enorme’).
OREFICERIE, BROMNZI, AVORIO E CERAMICA: L’INFLUSSO ORIENTALE si COGLIE con PREPOTENZA anche
nei MANUFATTI in BRONZO, in terracotta; i TRADIZIONALI TRIPODI GEOMETRICI vengono ora
SOSTITUITI da CALDERONI collocati su SUPPORTI TRONCOCONICI, con la bocca decorata da
PROTOMI di grifoni e di leoni, appliques di sfingi e sirene. Particolarmente
INTERESSSANTI sono i BRONZI, soprattutto SCUDI, rinvenuti nell’antro di Zeus sul
Monte Ida, Creta, forse opera di artigiani orientali siriaci. Una PLACCA BRONZEA
dall’HERAION di ARGO (metà VII a.C.) costituisce un CAPOLAVORO di RAFFINATA
TOREUTICA, le forme stilistiche delle donne raffigurate (probabilmente Clitemnestra
che trafigge Cassandra) RICHIAMANO la DAMA di Auxerre e la KORE di Nikandre,
maturi tratti dedalici si osservano anche nelle pettinature a pesanti trecce e nei profili importanti
dei volti. Anche nella LAVORAZIONE del LEGNO e dell’AVORIO gli ARTIGIANI GRECI mostrano di aver
raggiunto una NOTEVOLE PERIZIA TECNICA nelle OPERAZIONI di INCIZIONE, di INTAGLIO, di TORNITURA
(esempi: dea con ‘polos’ = alta corona cilindrica, e figurina maschile inginocchiata da Samo, quest’ultimo
richiama i kouroi cicladici, degna di nota anche la collana d’oro da Camiro, ). Tra le CERAMICHE da
sottolineare, per VIVACITÀ e FRESCHEZZA del soggetto, il PHITOS (= contenitore per derrate alimentari) di
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MYKONOS con scene desunte dal SACCO di TROIA, ; le DECORAZIONI a rilievo sono realizzate a MATRICE,
tecnica già introdotta alla fine del VIII a.C..
Il PROCESSO di DIFFERENZIAZIONE regionale delle produzioni ceramiche, iniziato già in età geometrica,
DIVIENE ora ancora PIÙ MARCATO nell’Orientalizzante, i due maggiori centri di produzione rimangono
CORINTO (le fonti concordano nell’attribuirle il primato, oltre a quello delle tegole fittili e della coroplastica,
dell’invenzione della pittura) e ATENE.
- Corinto –
Intorno al 720 a.C., mentre le BOTTEGHE CERAMICHE ateniesi RIPETONO stancamente stilemi
tardogeometrici, a Corinto (che occupa una posizione geografica strategica dal punto di vista commerciale,
fonderà Siracusa e Corcira= Corfù nel 734) si AVVIA il cosiddetto “STILE PROTOCORINZIO”. Si PRODUCONO
VASI per lo più di PICCOLI DIMENZIONI con un’ARGILLA CHIARA, quasi bianca, le SUPERFICIE sono decorate
con una VERNICE la cui TONALITÀ oscilla dal ROSSASTRO, al BRUNO, al NERO. ACCANTO alle consuete forme
PROTORIE, COPPE e KOTYLAI, il QUADRO MORFOLOGICO si arricchirà di PICCOLI CONTENITORI per UNUENTI
e OLII PROFUMATI, gli ARYBALLOI.
La RAPIDA EVOLUZIONE morfologica degli ARYBALLOS, che da più antiche FORME GLOBURALI PASSA a
profili ALLUNGATI CONICI, OVOIDI e PIRIFORMI, ha consentito di fissare la cronologia relativa delle
CERAMICHE PROTOCORINZIE, vale a dire la SEQUENZA INTERNA della produzione da una fase di
PROTOCORINZIO ANTICO (PCA), attraverso una fase di PROTOCORINZIO MEDIO (PCM) fino al
PROTOCORINZIO TARDO (PCT).
 PCA = 720-690 a.C.
In questa fase sui vasi compaiono ELEMENTI NUOVI: uccelli, cervi, pesci, cani, leoni, (le figure
umane continuano ad essere rappresentate a silhouette) disponendosi SENZA un
PRECISO ORDINE COMPOSITIVO, gli sfondi ospitano fitti riempitivi di rosette,
trecce, spirali di chiara ascendenza orientale. Si SMONTA così l’ORDINATA
PARTITURA di età geometrica, inoltre i soggetti raffigurati rispondono unicamente a
un PRINCIPIO DECORATIVO NON NARRATIVO.
 PCM = 690-650 a.C.
Il gusto figurativo orientalizzante assume TONI sempre più VAVACI, le FIGURE si CONNOTANO
meglio ALLUDENDO adesso a EPISODI MITOLOGICI. Gli ELEMENTI FIGURATIVI cominciano ad essere
disposti ORDINATAMENTE entro FREGI DIPINTI con una tecnica nuova detta ‘TECNICA a FIGURE
NERE: sulla figura, tracciata a SILHOUTTES in NERO o BRUNO, gli
esperti pittori corinzi intervengono a DELINEARE dettagli CON
GRAFFITTI e SOVVRADIPINTE in VERNICE POANAZZA e GIALLA (ES.
aryballos, da Tebe, raffigurante la lotta di Bellerofonte contro la
Chimera, medesimo tema dipinto su una kotyle, da Egina, del
cosiddetto Pittore di Bellerofonte,). Un prodotto che esprime la
piena maturità dei ceramisti e dei pittori corinzi sono gli unguentari
plastici a forma di civetta, di leone o volatile ecc...
 PCT = 650-630 a.C.
Lo stile a FIGURE NERE corinzio raggiunge la sua MASSIMA POTENZIALITÀ
ESPRESSIVA , con FIGURE disposte in PROFONDITÀ in SPAZI finalmente LIBERI dai
riempitivi geometrici (fig. 2.47 Olpe Chigi, rinvenuto a Veio, segna il passaggio tra
PCM e PCT). La maggior parte delle ceramiche di questa fase mostra il DISSOLVERSI
della TENSIONE e della VIVACITÀ del PTM e assume TONI di una DECORAZIONE
STEREOTIPATA, di disegno spesso MANIERISTICO, totalmente privo di vigore.
- Atene Atene resta a lungo DIPENDENTE dal LINGUAGGIO GEOMETRICO risentendo meno l’influenza
orientalizzante.
La PRIMA PERSONALITÀ che pare AVVENTUARSI OLTRE la tradizione geometrica è il PITTORE di
ANALATOS, attivo tra la fine del VIII a.C. e i primi del VII, la sua PRODUZIONE rientra già nella
CERAMICA cosiddetta ‘PROTOATTICA’, etichetta con la quale si DESIGNANO i VAI ATTICI figurati di
età orientalizzante (es: hydria el Pittore di Analatos).
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Soprattutto nell’anfora del Louvre opera più matura del pittore di Analatos, riscontriamo le
MAGGIORI NOVITÀ: accanto ai più TRADIZIONALI FREGI con PARATA di CARRI (sui cavalli si rendono
col graffito alcuni dettagli) e CHORÒS (danza di gruppo), compare anche una TEORIA di SFINGI e
nella DECORAZIONE accessoria TRECCE e LARGHE ROSETTE, di indubbia ascendenza orientale.
Nei decenni successivi, dal 680 a.C. per circa 50 anni (stile protoattico medio= 680-630), la LENTA
SOSTITUZIONE del VECCHIO PATTRIMONIO iconografico e compositivo geometrico ACCELERA
visibilmente con SCELTE FIGURATIVE che ROMPONO traumaticamente con il PASSATO ed
ESPRIMONO SOLUZIONI FORMALI e tecniche disorganiche e irrequiete. Per circa 1 GENERAZIONE
alcuni artigiani si cimentano anche in una TECNICA PITTORICA NUOVA, detta “STILE BIANCO e
NERO” per l’uso, talvolta indiscriminato, del BIANCO a SOTTOLINEARE ALCUNI DETTAGLI (esempi:
anfora del Pittore di Polifemo, brocca da Egina). SCARSE saranno in genere le ESPORTAZIONI di tali
CERAMICHE. Da questa crisi l’Attica pare tuttavia RIPRENDERSI con vigore a partire dall’ULTIMI 30 ANNI del
VII sec. a.C., con le CERAMICE PROTOATTICHE TARDE, si registra, infatti, un significativo incremento
commerciale con esportazioni fino in Egitto e in Etruria.
L’ETÀ ARCAICA
Negli anni 594-593 a.C. ad ATENE emerse la FIGURA di SOLONE che agì da PACIFICATORE e MEDIATORE delle
TENSIONI CIVILI (soprattutto tra grandi proprietari terrieri e quanti lavoravano la terra per loro), OPERANDO
attraverso LEGGI e DISPOSIZIONI VARIE, sancì, con una RIFORMA MONETARIA, la RIDUZIONE dei DEBITI e
l’ABOLIZIONE della SCHIAVITÙ CONTRATTA per DEBITI, e dette notevole impulso all’esportazione dei
prodotti artigianali. DOPO di LUI si RIACCESSERO inevitabilmente le LOTTE e sulla SCENA POLITICA comparve
un nuovo protagonista, PISITRATO. Egli si impose come TIRANNO nel 534 a.C., ma APPORTÒ numerose
MODIFICHE POSITIVE: incrementò lo SVILUPPO dell’AGRICOLTURA sotto forma di PICCOLA PROPRIETÀ
terriera, fece ALLESTIRE un’INGENTE FLOTTA navale, dette VIGORE alle ATTIVITÀ ARTIGIANALI e portò a
termine diversi PROGETTI URBANISTICI. In POLITICA ESTERA, BLOCCATA la strada dei COMMERCI verso
l’OCCIDENTE dal controllo esercitato da CORINTO, TARANTO e SIRACUSA, egli fece sì di CONSOLIDARE la
presenza del MERCATO ATENIESE nel Golfo di Saronico, nell’Egeo settentrionale, in Tracia e nell’Ellesponto.
Pisistrato MORÌ nel 528 succedendogli il figlio IPPIA, con quest’ultimo si ASSISTERÀ ad un INAPRIRSI delle
FORME di POTERE, CAUSA per cui si scatenerà la CRISI del 514 a.C. e la sua stessa cacciata dalla scena
politica. L’ALCMEONIDE CLISTENE sale, successivamente, al COMANDO MUTANDO PROFONDAMENTE
l’ORDINAMENTO COSTITUZIONALE di Atene, che CESSERÀ di reggersi su FORME ARISTOCRATICHE di
MATRICE OLIGARCHICA. Partendo, infatti, da una NUOVA ARTICOLAZIONE SOCIALE su BASE TERRITORIALE,
nasce, ora, l’ASSEMBLEA dei 500 (= BOULÈ ), i cui membri sono SORTEGGIATI a rotazione in 50 per OGNI
TRIBÙ TERRITORIALE; per COMBATTERE il pericolo di una nuova TIRANNIDE viene instaurata la procedura
dell’OSTRACISMO(= consisteva in una VOTAZIONE in cui il nome dell'individuo da ‘OSTRACIZZARE’ doveva
essere scritto su dei COCCI di TERRACOTTA detti appunto ‘ostraka’), con la quale è possibile ALLONTANARE
dalla CITTÀ coloro che mostrino AMBIZIONI PERSONALI nell’esercizio del POTERE. Nasce così la
DEMOCRAZIA ATENIESE. Nel corso del VI sec. a.C. si assiste anche al definirsi del RUOLO EGEMONICO di
Sparta nel Peloponneso (si costituirà la Lega peloponnesiaca), fino alla metà del VI sec. a.C., nel CAMPO
COMMERCIALE e in quello delle ESPORTAZIONI, consistente soprattutto in CERAMICHE FIGURATIVE e
BRONZI, distribuite in tutto l’Occidente, grazie anche all’appoggio della propria colonia di Taranto, e nel sud,
sulle coste della Cirenaica (es. coppa laconica da Vulci fig. 3.2). Anche Corinto (dopo la caduta della
tirannide dei Cipselidi nel 585 a.C.) DOMINA i MERCATI della GRECIA SETTENTRIONALE lungo le coste
dell’Epiro e, grazie alla solida collaborazione con la colonia di Siracusa, quelli occidentali sicelioti e
magnogreci. Il TRAMONTO delle FORTUNE delle CERAMICHE figurate corinzie intorno alla metà del VI sec.
sarà principalmente causata dalla PROROMPENTE CONCORRENZA dei vasi attici. L’autonomia, la ricchezza e
l’intraprendenza commerciale, fino a d ora mantenute, delle città greco-orientali, SUBIRONO un DURO
COLPO con la CADUTA di CRESO (re della Lidia, ‘alleato-amico’ della Grecia), nel 546 a.C. ad OPERA di CIRO,
re dei Persiani. Nel 499 a.C. avvenne la prima rivolta delle città ioniche contro la Persia, nel 494 seguì lo
SCONTRO NAVALE di Lade, vinto dai Persiani, ma nel 490 a.C. (prima guerra persiana) a Maratona avranno la
meglio gli Ateniesi (così come accadrà nelle famose battaglie di Salamina e Platea, durante la seconda
guerra persiana, 480-479 a.C.; da ricordare, in questi anni, gli epici scontri delle Termopili, dove si
consumerà il sacrificio dei ‘300’ Spartani di Leonida).
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LA COLMATA PERSIANA: Il termine DEFINISCE lo SCARICO di una parte delle MACERIE che gli ATENIESI
trovano sull’ACROPOLIal loro RITORNO, dopo le VIOLENTI DISTRUZIONI perpetuate dai Persiani nel 480 e
479 a.C.. La “COLMATA” è quindi un DEPOSITO SIGILLATO che riceve un PREZIOSO termine ANTE QUEM dagli
AVVENIMENTI che portano alla sua FORMAZIONE, le STATUE e i FRAMMENTI architettonici ivi rinvenuti,
infatti, sono tutti ANTERIORI al 480-479 a.C., essi testimoniano la QUALITÀ delle OFFERTE del grande
santuario nell’ULTIMA FASE dell’età arcaica.
DEFINIZIONE DEGLI ORDINI ARCHITTETONICI: E’ nel corso del sec. VI a.C. che il TEMPIO GRECO trova la sua
ESPRESSIONE ARMONICA e MATURA. L’EDIFICIO PERIPTERO, che certamente risponde anche a SPECIFICHE
ESIGENZE PRATICHE (riparo dalla pioggia), CULTURALI e RITUALI (esposizione di ex voto e svolgimento di
processioni), si impone ora DEFINITIVAMENTE. Il SOLIDO CHIUSO del NAÒS e il RECINTO APERTO della
PERISTASI andranno poco a poco collegandosi in una PERFETTA CONNESSIONE di DISPOSIZIONI ASSIALI e di
rapporti modulari, fino alla DEFINIZIONE di un CANONE PROPORZIONALE di lunghezza, larghezza e altezza
dell’edificio.
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L’ORDINE DORICO: sono a CORCIRA (Corfù) e SIRACUSA, le più ANTICE COLONIE doriche in Occidente,
ENTRAMBE FONDAZIONI di CORINTO, a essere capaci per prime ad ELEVARE TEMPLI interamente
di PIETRA. L’APOLLONION di Siracusa è un TEMPIO PERIPTERO (6 x 17 colonne) con uno dei più
ANTICHI COLONNATI DORICI in PIETRA, presenta un DOPPIO COLONNATO in FACCIATA,
caratteristica che si riproporrà spesso nell’ARCHITTETURA DORICA MAGNOGRECA e SICELIOTA, un
PRONAO distilo in ANTIS. Lo spazio interno del NAÒS ha un duplice colonnato, inoltre, un’ADYTON
chiude la cella al posto dell’OPISTODOMO. Per ovviare all’impressione
di un’OPPRIMENTE GRAVITÀ, le COLONNE LITICHE sono movimentate
da SCANALATURE, rastremandosi verso l’alto (non vi è ancora l’accorgimento
dell’entasi = rigonfiamento della colonna all’altezza di un terzo del fusto
tendente a evitare la visione concava della colonna da lontano). Il CAPITELLO si
COMPONE di un ABACO QUADRANGOLARE, su cui poggia direttamente il
blocco dell’ARCHITRAVE, e di un ECHINO a sezione circolare che segna il RACCORDO con la parte
SOMMITALE della colonna. L’ARCHITETTO qui rinuncia al TIPICO FREGIO DORICO che prevede l’alternanza di
TRIGLIFI e METOPE, questa è una delle numerose TRAANDENTEZZE ,che rivelano una SCARSA
DIMESTICEZZA degli architetti siracusani con il NUOVO MATERIALE, la PIETRA, e con le regole della sua
articolazione formale. Queste sono al CONTRARIO assecondate con MAGGIORE MATURITÀ nel più ANTICO
periptero in pietra, l’ARTEMISION di CORCIRA (databile al 580 a.C.). Vi è un peristilio molto largo, peristasi
in 8 x 17 colonne, rispettando già le PROPORZIONI che diverranno
CANONICHE (= sul lato lungo è il doppio delle colonne in facciata
più una) e, come nell’HERAION di OLIMPIA, detta anche il
MODULO delle RELAZIONI proporzionali tra LUNGHEZZA e
LARGHEZZA dello stilobate (la tipologia dell’ampio peristilio
anticipa l’EDIFICIO PSEUDODIPTERO di età ellenistica). La CELLA,
con pronao e opistodomo distili in antis, ha l’ASPETTO,
tipicamente arcaico, con SPAZIO INTERNO suddiviso da un DOPPIO
ORDINE di COLONNE. Il RITMO ravvicinato delle COLONNE
determina un INTERCOLUMNIO poco più LARGO dello SPESSORE della COLONNA, ma, per ovviare
all’impressione di un FUSTO TROPPO TARCHIATO, sulla SUPERFICIE della COLONNA, sono intagliate ben 24
SCANALATURE, contro le 16 dei più ANTICHI sostegni LAPIDEI dell’HERAION di Olimpia. Sulla colonna poggia
un CAPITELLO che sfoggia corone di foglie. Lo SPAZIO TRIANGOLARE dei frontoni OSPITA COMPOSIZIONI
PLASTICHE lapidee COMPLESSE, di ritmo ASCENDENTE, di BASSO RILIEVO ed ACCOTATE (timpano
occidentale,il centro del frontone è occupato da una gorgone di tipo arcaico con a lato i figli Pegaso e
Crisaore, oltre a due pantere araldiche di tradizione corinzia). Nello SPAZIO DISCENDENTE del triangolo
trovano posto in SCALA MINORE BARRAZIONI MITICHE quali l’UCCISIONE DI
PRIAMO, la LOTTA di Zeus con un gigante o un tiranno ecc. La DECORAZIONE
FRONTONALE, che sarà d’ora in poi uno dei TEMI GUIDA della scultura greca,
conserva, comunque, nell’Artemision di Corcira, un FORTE SIGNIFICATO
APOTROPAICO (es. lastra con maschera di gorgone posta sopra l’ingresso,).
Risale alla metà del VI sec. a.C. il TEMPIO di APOLLO a CORINTO, le cui
COLONNE sono FISSATE su un CREPIDOMA (= la piattaforma a gradini rialzata
in pietra sulla quale veniva costruito il tempio) di 4 gradini che CONFERIVA
LANCIO alla struttura. Ha una PIANTA PERIPTERA esastila di 6 x 15, all’interno
vi sono 2 celle contrapposte (forse duplice culto) con pronao distili in antis. Le
COLONNE NON PREENTANO ancora l’ENTASI ma troviamo una PRIMA
applicazione delle CORRREZIONI OTTICHE nella CURVATURA dello STILOBATE,
il cui PIANO, altrimenti orizzontale, è interessato da un RIGONFIAMENTO di
qualche centimetro. Con questi edifici di forza prorompente l’ORDINE DORICO può dirsi codificato: siamo di
fronte a un CANONE che, per quanto poi conosca variazioni regionali, è
già un SISTEMA COSTRUTTIVO ed ESTETICO di caratteristiche severe ed
equilibrate, basato su rapporti modulari.
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DIPTERI IONICI: un FORTE IMPATTO ebbe sulla CULTURA IONICA il genio architettonico di
RHOIKOS, che insieme a THEODOROS, progettò a SAMO intorno al 570 a.C. il PRIMO
GRANDE TEMPIO DIPTERO della IONA, ovvero l’HERAION di SAMO. Un EDIFICIO ENORME
orientato come al solito a est, OVVRAPPOSTO agli HEKATOMPEDA dell’VIII e VII sec. a.C.,
la DOPPIA PERISTASI di 8/10 x 21 colonne si erge a PROTEZIONE di una CELLA,
strettamente LEGATA all’IDEA GENERATRICE dell’ARCHITTETURA TEMPLARE ionica, tanto
che la STATUA di CULTO continua a essere posta in un MONOPTERO appositamente
costruito al CENTRO dell’edificio, e non sul fondo. Vi è un PROFONDISSIMO PRONAO e il
totale SACRIFICIO dell’OPISTODOMO, che in realtà non trova espressione nemmeno nei
precedenti templi di area ionica. La COLONNA presenta ben 40 SCANALATURE separate
da LISTELLI, inoltre, a differenza della colonna dorica, qui vi è una BASE ARTICOLATA.
L’ARTEMISION DI CRESO (perché lui il probabile finanziatore) a EFESO, mostra aumentate
dimensioni e accresciute pretese artistiche, si tratta di un DIPTERO, di 59 x 115 metri, con triplice colonnato
in fronte, ingresso scandito da un profondo pronao, la CELLA resta PETRALE, ovvero priva di copertura. La
TRABEAZIONE presenta un LUNGHISSIMO FREGIO CONTINUO, raffigurante cortei di carri; i CAPITELLI sono
formati da un TORO con FASCIA a ovuli e PALMETTE LATERALI (in corrispondenza dell’echino dorico), sul
quale poggia il cuscino a volute con ROSETTA a 8 petali, con ESITI ornamentali decisamente SUPERIORI alla
rigida linearità del CAPITELLO DORICO. Nel TIMPANO vennero aperte delle FINESTRE che, oltre a consentire
il POSIZIONAMENTO di immagini votive, dovevano alleggerire l’enorme peso dell’architrave. L’ordine ionico
con la sua esuberanza ornamentale, la sua ricchezza, la sua molteplicità, trova qui il suo punto di
espressione più alto in età arcaica. (Altro ESEMPIO di tempio di ORDINE IONICO, a MILETO il
diptero del DIDYMAION). A SAMO verso il 530 a.C. POLICRATE (tiranno dell’isola) promuove la
RICOSTRUZIONE del MONUMENTALE DIPTERO di Rhoikos, che si trovava già parzialmente in
ROVINA. Il nuovo HERAION con una peristasi di 8/9 x 24 colonne, adotta
in sostanza le soluzioni dei precedenti dipteri di Samo ed Efeso, con
l’INSERIMENTO però di un 3 COLONNATO su entrambi i lati brevi.
Un TENTATIVO di PENETRAZIONE in AREA MICROASIATICA dell’ordine
dorico è, invece, attestato ad ASSOS nell’EOLIDE, intorno alla metà del VI
a.C., si tratta di un TEMPIO DORICO dedicato ad Atena cui però si
conferisce una SINGOLARE IMPRONTA ionica con l’introduzione di un
fregio continuo scolpito sull’architrave accanto a quello dorico con metope e triglifi
(strana convivenza di elemento ionico e dorico).
La maggior parte dei TEMPLI CICLADICI, invece, non si discosta dalla forma antica
dell’OKIOS e si presenta con una STRUTTURA CUBICA chiusa da muri su 3
LATI e aperta in FACCIATA con fronti prostile o ad ante. Il SANTUARIO di DIONISO a Yria
(Nasso) mostra dettagliatamente l’EVOLVERSI in AREA INSULARE delle forme dell’edificio
sacro tra i secoli VIII e VI a.C., appartengono all’età geometrica 2 successive COSTRUZIONI con
pianta a oikos e tetto piatto, sostenuto da prima da una sola fila di SOSTEGNI ROTONDI,
quindi nella seconda metà del secolo VIII a.C. da 3 FILE di 5 SOSTEGNI ciascuna, al principio del secolo VII
a.C. si data invece la TRASFORMAZIONE dell’oikos in un TEMPIO
PROSTILO (= con colonne davanti) tramite l’ACCOSTAMENTO di un
vestibolo a 4 COLONNE, è adottata qui per la prima volta la
soluzione, in seguito di grande fortuna, della divisione dello spazio
interno della cella in 3 NAVATE. Appartiene, infine, al 570 a.C.
l’edificazione di un tempio prostilo tetrastilo in granito e marmo
con cella a 3 navate conclusa da ADYTON e tetto marmoreo a
spioventi.
SCULTURA IN PIETRA (600 – 530 a.C): Rispetto alla SCULTURA ARCHITETTONICA, che trova quasi sempre
PUNTI di ANCORAGGIO con EVENTI TORICI databili, la PLATICA a tutto tondo soffre della MANCANZA di
AGGANCI CRONOLOGICI puntuali, escludendo il grande termine ante quem offerto dalla ‘colmata persiana’.
Partendo comunque dalla considerazione che l’ARTE GRECA segue un’EVOLUZIONE costante, indirizzata cioè
a RENDERE in modo sempre più NATURALISTICO il corpo umano, nel 1942 GISELA RICHTER ha messo a
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punto per i KOUROI un SISTEMA di DATAZIONE basato sul CONFRONTO tra il RENDIMENTO
ANATOMICO delle VARIE STATUE, da quelle più prossime alle ESPRESSIONI FIGURATIVE del VII
sec. a.C., a quelle che PREANNUNCIANO i ritmi dello “STILE SEVERO”; questa cronologia relativa è
ANCORA OGGI VALIDA nelle sue LINEE GENERALI e può essere utilizzata per collocare le OPERE
PRINCIPALI in sequenza cronologica, unitamente al confronto con la plastica architettonica,
la ceramografia e le arti minori.
o Il TIPO SCULTOREO MASCHILE dell’età arcaica è il KOUROS (= letteralmente significa ‘il
giovane’), come abbiamo potuto notare le PRIME APPARIZIONI risalgono al PERIODO
ORIENTALIZZANTE. La novità consiste, ora, piuttosto nella sua AUMENTATA
DIFFUSIONE, questa figura INCARNA l’IDEALE EROICO della SOCIETÀ aristocratica
dell’EPOCA, esaltando i VALORI della BELLEZZA, GIOVINEZZA e CORAGGIO.
È sempre RAPPRESENTATO come un ATLETA, NUDO, con un’acconciatura a RICCIOLI riccamente
elaborata, particolare che connota l’ascendenza aristocratica del personaggio, la sua disponibilità
economica, la sua appartenenza a una società civile, COLTA ed EDUCATA. [Esempi: kouros da Capo
Sounion, Attica, databile al 600-590 a.C., lo studio anatomico evidenzia i muscoli principali, sempre
proveniente da Capo Sounion, la resa delle clavicole e dei muscoli dorsali è data mediante solcature più
o meno nette, kouros del Dipylon, è simile ai kouroi precedenti, il VOLTO OVALE con grandi occhi a
mandorla dal taglio netto, due statue gemelle dal santuario di Delfi, probabilmente da identificare con
Kleobis e Biton o i Dioscuri, comunque, le STATUE riflettono il CANONE STILISTICO PELOPONNESIACO
che privilegia la solidità della STRUTTURA CORPOREA, costruita per volumi geometrici accostati e
raccordati, e la LAVORAZIONI per PIANI PARALLELI; della possente muscolatura sono EVIDENZIATI gli
ELEMENTI PRINCIPALI, mentre le ginocchia, i solchi inguinali, i pettorali, l’arco toracico e la linea che
separa i muscoli addominali sono indicati unicamente da incisioni, il volto e l’ACCONCIATURA riflettono
ancora il CANONE DEDALICO, KOUROS rinvenuto nella necropoli di TENEA, presso Corinto, riflette il
NUOVO CANONE di MATRICE ATENIESE che, sotto l’influsso della scultura ionica e insulare,
ABBANDONA la COSTRUZIONE GEOMETRICA del CORPO per ARRONTONDARE i VOLUMI e FONDERE le
membra in senso più NATURALISTICO, più sfumato e addolcito (lo notiamo anche nel kouros di
Anavyssos, Attica). Nel VOLTO fa, per la PRIMA VOLTA, la sua comparsa il caratteristico ‘SORRISO
ARCAICO, si MODIFICA leggermente anche il TRATTAMENTO dell’ANGOLO dell’OCCHIO, che
mostra un SOTTILE RESTRINGIMENTO a indicare il sacco lacrimale. Il GIGANTISMO dei PRIMI
KOUROI, ESPRESIONE della POTENZA delle famiglie ARISTOCRATICHE, proprietarie di terre e
tutrici del culto religioso, LASCIA ora il POSTO a DIMENSIONI più prossime a quelle REALI,
INCARNA l’UOMO che si presenta al COSPETTO della DIVINITÀ o lascia il suo SEMPITERMO
ricordo sulla TOMBA. E’ da sottolineare che la STRUTTURA ADDITTIVA delle membra era già stata
SUPERATA, ad ATENE, da una scultura di grande qualità artistica che non è un kouros bensì un
GRUPPO, il MOSKOPHOROS, un GIOVANE BARBATO che porta sulle SPALLE un VITELLO da offrire
ad Atena (Schema ad ‘x’ ottenuto dal perfetto incrocio tra le zampe dell’animale e le braccia
dell’uomo), databile poco dopo al 566 a.C.. Il corpo è ROBUSTO, le MEMBRA sono
realisticamente CONTRATTE per supportare il PESO dell’animale, è fasciato da un MANTELLO attillato
che racchiude e DELINEA la figura senza nascondere la tensione muscolare, la RICERCA ANATOMICA è
ACCURATA, i VOLUMI del corpo sono ARROTONDATI e trattati con DELICATEZZA, i passaggi dei piani
sono lisci e sfumati, possiamo insomma concludere che la solidità dorica si incontra, in questa statua,
con la grazia ionica. Più giovane di una decina di anni è il cosiddetto CAVALIERE RAMPIN, giovane
aristocratico raffigurato nella solita nudità eroica con una spalla leggermente piegata e inclinata verso
sinistra, reca sul capo una CORONA di QUERCIA (= vincitore dei giochi dell’Istmo o di Nemea), la
NOBILTÀ del personaggio è AFFIDATA all’elaborata PETTINATURA, quasi un ricamo. E’ attribuita alla
stessa mano del Cavaliere, leggermente più tarda, la KORE dell’Acropoli, nota come la KORE col PEPLO
che mostra lo STESSO CONTRASTO tra la resa schematica e quasi geometrica dei volumi del corpo e la
vivacità del volto, dai tratti anatomici fini e delicati, giocati sulla linea curva. La fanciulla porta un
CHITONE finemente pieghettato, appena intravisto in basso, e un pesante peplo che copre interamente
il corpo senza però nasconderne la tensione. MANTENGONO le proporzioni colossali alcuni KOUROI di
ambito insulare, come quello proveniente dall’Heraion di Samo (circa 560 a.C.), privo di risalto
muscolare e con i dettagli anatomici ridotti all’essenziale. La TENDENZA ad arrotondare il PROFILO e ad
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o
ADDOLCIRE i volumi del corpo è una CARATTERISTICA della PLASTICA IONICA e INSULARE, così come il
MODELLATO FLUIDO, sfumato, che delinea superfici ampie e luminose (fig. 3.40, altro esempio). Nella
STATUA di offerente da SAMO ritroviamo la solidità geometrica legata al MODULO CILINDRICO della
parte inferiore del corpo, che però nulla TOGLIE all’ELEGANZA della figura, affidata alla studiata
disposizione dei panneggi ai quali si contrappone la superficie liscia e luminosa del
velo.
Al kouros corrisponde la KORE (= la fanciulla), anche in questo caso, si tratta di una
RIPRESA del tipo STATUARIO nato nel corso del VII sec. a.C. in ambito cretese e
insulare. Rispetto al kouros la kore è VESTITA sempre RICCAMENTE (= chitone leggera
aderente, moda ionica, piena di pieghe fini e fitte e un mantello di stoffa più pesante
su di una spalla), spesso ingioiellata, ma anch’essa è stante, frontale, immobile, giovane. La pettinatura
spesso trattenuta da una corona è sempre molto elaborata. Dal punto di VISTA ICONOGRAFICO
possono rientrare nel gruppo delle korai le due offerenti di CHERAMYES, le cariatidi del Tesoro di Sifni e
altre numerose figure femminili utilizzate nella decorazione architettonica. Come il kouros anche la
kore è PORTATTRICE dei VALORI della polis aristocratica. E’ attribuita a MAESTRANZE INSULARI (come
del resto il busto di kore da Atene, opera di uno scultore dell’isola di Nasso, che richiama nei connotati
la Sfinge dedicata dai Nassii a Delfi), forse chiote, anche la kore dell’Acropoli (, databile al 510 a.C.
circa), famosa per la RICHEZZA e la particolare elaborazione del vestito, che conserva ancora
abbondanti tracce dell’originaria policromia, il virtuosismo nella realizzazione dei particolari, dall’abito
alla capigliatura, è tipico del periodo tardoarcaico.
L’ACROPOLI DI ATENE:Nell’età dei PISISTRATIDI, probabilmente PRIMA della DISTRUZIONE da parte dei
PERSIANI (480 a.C.), vi erano sull’Acropoli di Atene 2 EDIFICI:
 un HEKATOMPEDON, appartengono alcuni frammenti di frontoni (databili a metà del
VI sec.) ove, in particolare, è raffigurato un MOSTRO TRICORPORE ALATO (le TRACCE
di colore BLU su una barba sono la ragione del nomignolo “BARBABLU” con il quale il
frontone è noto), i 3 CORPI del mostro sono variamente SCALATI per rendere il
PASSSAGGIO da una VISIONE di profilo a una frontale, volta direttamente verso lo
spettatore (ardimento tecnico degno di nota). Al VERTICE OPPPOSTO dello stesso
frontone Eracle combatte contro TRITONE. Sempre sull’Acropoli e ugualmente
risalente agli ANNI CENTRALI del secolo VI, ma certamente appartenente alla DECORAZIONE di un
altro edificio, è il cosiddetto “FRONTONCINO dell’ulivo” la figura femminile centrale ricorda le
COEVE KORAI. Un altro FRONTONE, con ERACLE in lotta con IDRA, si distingue dai precedenti, si
tratta, infatti, a differenza degli altri di un BASSORILIEVO, la consueta vivace policromia fa
pensare, comunque, che possa trattarsi del più ANTICO dei frontoni dell’ACROPOLI. Da notare la
RICERCATEZZA della COMPOSIZIONE che, rinunciando alle VECCHIE COMPONENTI
APOTROPAICHE, mette in scena un episodio unico, occupando tutto lo spazio a disposizione,
quest’altro aspetto farebbe allora supporre una DATAZIONE POSTERIORE di quella
precedentemente illustrata. Il tempio PISISTRATIDE presenta i primi 2 FRONTONI interamente in
MARMO e a tutto tondo che ci siano pervenuti. Il frontone orientale rappresenta una
GIGANTOMACHIA , il soggetto principale vede Atena che atterra un gigante. Qui la novità maggiore
si riconosce nella circostanza che tutti i PERSONAGGI partecipano all’AZIONE INSIEME, collaborando
quindi con essa, la vecchia concezione del gruppo centrale
apotropaico viene qui definitivamente superata.
La PROGRAMMAZIONE edilizia dei PISISTRATIDI segna
probabilmente lo SMANTELLAMENTO delle VECCHIE AGORAI,
politicamente legate ai gruppi aristocratici precedenti, e la
NASCITA di un NUOVO SPAZIO pubblico che viene DISEGNATO ora
a NORD delle PENDICI dell’ACROPOLI nell’area del Ceramico.
Proprio in quest’epoca, del resto, si DATANO i più ANTICHI edifici
pubblici noti nell’AGORÀ CERAMICO, destinata poi a mantenere questa FUNZIONE in età CLASSICA
ed ellenistica. Tra questi vi troviamo: un EDIFICIO detto F (di dubbia funzione) e il PORTICO del RE,
sede dell’arconte re che vigilava sulle tradizioni religiose della città e LUOGO dell’ESPOSIZIONE delle
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LEGGI di DRACIONTE e di SOLONE. Sul lato occidentale della via delle
PANATENEE (tracciata dagli stessi Pisistratidi per condurre la
processione dal Dipylon fin sull’Acropoli) venne, invece, dedicato, da
PISISTRATO il Giovane, FIGLIO di IPPIA, nel 522-521 a.C., l’altare dei
Dodici Dei che fungeva anche da PUNTO di PARTENZA per la
MISURAZIONI delle STRADE. I PISISTRATIDI realizzarono, inoltre, ad
Atene, un SISTEMA di APPROVVIGIONAMENTO IDRICO razionale,
analogamente con quanto promosso dai Cipselidi a Corinto e nel frattempo intrapreso da Policrate a
Samo. A loro si deve, infine, il TEMPIO di ZEUS OLYMPIOS (lasciato incompiuto, più volte ripresa la
sua ricostruzione anche a distanza di secoli), EDIFICIO DORICO
ma di pianta diptera a evidente richiamo dei monumentali
dipteri ionici che in quegli stessi anni altri tiranni, Policrate a
Samo, Ligdami a Nasso, stavano costruendo.
LA SCULTURA AD ATENE (510 – 480 a.C): DOPO le GUERRE PERSIANE, ATENE rivestirà il RUOLO di
SALVATRICE della libertà politica e spirituale della Grecia, in questo periodo si ASSITE a un RINNOVAMENTO
CLIMA POLITICO e sociale che segna anche una SVOLTA FONDAMENTALE nella scultura attica: opere come la
KORE di EUTHYDIKOS e l’EFEBO BIONDO, parlano entrambe un linguaggio figurativo del tutto nuovo, che si
distacca decisamente dal canone arcaico. La STELE FUNERARIA di ARISTION, scolpita intorno al 520-510 a.C.
da Aristokles, riflette una CARATTERIZZAZIONE FUNZIONALE tipica del nuovo ORDINAMENTO CITTADINO: il
defunto NON è più raffigurato come un KOUROS, MA come un GUERRIEERO, perchè quella è, ora, la sua
funzione all’interno della società; la resa stilistica, però, aderisce ancora al MANIERISMO TARDOARCAICO. Il
monumento funerario di ARISTODIKO, invece, realizzato verso la fine del VI sec. a.C., pur aderendo
all’IMMAGINE ASTRATTA e atemporale del KOUROS, mostra importanti novità e riflette l’impegno di creare
un CANONE nuovo. Permane la frontalità, con la gamba sinistra avanzata nello SCHEMA CANONICO, e il
PESO del corpo ripartito su ENTRAMBI gli ARTI, ma le BRACCIA sono ora PIEGATE e scostate dal tronco, il
passaggio tra il busto e le gambe meno marcato, l’analisi muscolare più organica, il RITMO generale elastico
e sensibile, pare proprio che il corpo cominci ”A VIVERE”. Nel RILIEVO con scene di PALESTRA (gioco con la
palla) lo SCULTORI adopera SOLUZIONI ORIGINALI e visioni di scorcio e di ¾ che presuppongono il contatto
diretto con la realtà. Da un RINNOVAMENTO spirito di osservazione verso il quotidiano, NASCE anche la
CENA degli EFEBI che aizzano tra loro un cane e un gatto, un UNICUM nell’arte greca. Il DIVERSO clima lo
avvertiamo anche nella STATUARIA FEMMINILE. qui ci appare un volto largo, massiccio, la bocca ha perso il
‘sorriso arcaico’, i capelli sono divisi da una scriminatura centrale in due larghe bande, vi è
un’accentuata volumetria. La NUOVA MANIERA di disegnare il corpo umano EMERGE in modo
decisivo nella STATUA di EFEBO attribuita a KRITIOS (poco anteriore al 480 a.C.), compare un
ritmo armonioso molto realistico.
L’isola di EGINA acquista una GRANDE IMPORTANZA nei secoli VII e VI a.C. sia come potenza
marinara che commerciale. Il TEMPIO di APHAIA è di ORDINE DORICO, con peristasi di 6 x 12 colonne,
pronao e opistodomo, cella divisa in 3 navate da 2 file di 5 colonne su doppio ordine. L’edificio, che
non presenta ancora la curvatura dell’intero stilobate, DENUNCIA già una serie di CORREZIONI ottiche
che ne fanno uno degli esempi meglio riusciti dell’architettura templare contemporanea (= gli interassi
angolari contratti di 22 cm, le colonne angolari più spesse di 2 cm rispetto alle altre, tutte le colonne
presentano un’inclinazione di 2 cm verso l’interno, tutti accorgimenti per alleggerire la pesantezza
dell’ordine dorico). Le COMPOSIZIONI FRONTONALI, STATUE COLPITE a tutto tondo su fondo azzurro del
timpano, raffigurano EPISODI della GUERRA di TROIA. In entrambi la figura principale sull’asse del
frontone è Atena, come avviene nell’Iliade la dea assiste, invisibile ai combattenti (6 per ogni ala del
frontone nella parte ovest, 5 in quello est), nel ruolo di garante del trionfo della giustizia. Lo schema delle
2 ali del timpano è quasi simmetrico e il ritmo della composizione è centrifugo, vale a dire indirizzato
verso le estremità, dove sono collocati i feriti che, con i corpi distesi, meglio si adattano alle dimensioni
dello spazio angolare. Nel FRONTONE ORIENTALE le statue sono disposte in MANIERA DIVERSA, sono,
infatti, probabilmente opera di 2 SCULTORI DIFFERENTI, che riflettono una diversa sensibilità artistica. Lo
scultore del frontone ovest continua la MANIERA ARCAICA, con tutti i suoi valori di perfezione astratta,
una ventina di anni dopo lo scultore del frontone est ( qui si sperimentano posizioni instabili come quelle
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dei guerrieri, numerati in figura, VIII e III, raffigurati in una rotazione di ¾ che risulta ai nostri occhi piuttosto
audace per l’epoca, anche la dea è in movimento) ripropone lo stesso soggetto mettendo in atto la nuova
estetica che sfocerà di lì a poco, nel cosiddetto “STILE SEVERO”.
SCULTURA E ARTIGIANATO IN BRONZO E AVORIO: Le STATUE di BRONZO venivano prodotte fin dall’età
geometrica con il METODO della CERA PERSA, ovvero realizzando dapprima in cera quello che doveva
poi essere di bronzo. Il progresso tecnico è LEGATO, secondo le ANTICHE FONTI, alle figure di RHOIKOS
e THEODOROS, nativi di Samo (attivi nel secondo quarto del VI sec. a.C.), che PERFEZIONARONO la
tecnica della FUIONE a cera persa creando GRANDI STATUE CAVE di BRONZO (quelle a noi pervenute
sono molto poche rispetto a quelle di marmo, il bronzo infatti, era soggetto spesso a essere rifuso e
riutilizzato). L’ISOLA di SAMO, ponte tra Occidente e Oriente, giocò senz’altro un RUOLO
FONDAMENTALE per la DIFFUSIONE di tale TECNICA, soprattutto nel vicino Egitto. Questa tecnica
PREVEDEVA un’iniziale SAGOMA di ARGILLA ricoperta con della CERA, sul quale lo SCULTORE poteva
LAVORARE fino al DETTAGLIO, costruendo la sua STATUA in tutti i MINIMI PARTICOLARI, rivestiva poi questa
STATUA di CERA con una spessa CAMICA d’ARGILLA, cuoceva la forma per LIQUEFARE ed ELIMINARE la CERA
e colava il bronzo nell’INTERCAPEDINE, vuota, che risultava tra l’ANIMA INTERNA d’argilla e la CAMICIA
ESTERNA. SPACCA quest’ULTIMA ed eliminata l’ARGILLA INTERNA si otteneva una STATUA di BRONZO CAVA.
Ne è un esempio quello che ci rimane di una STATUA proveniente da OLIMPIA(simile ai kouroi del Capo
Sounion), doveva essere nella FORMA simile a un KOUROS, l’impostazione a blocchi della statua rivela che
lo SCULTORE NON ha ANCORA pienamente RECEPITO le possibilità della materia, il BRONZO.
Da OLIMPIA proviene un altro ESEMPIO di bronzo raffigurante ZEUS, infatti i TRATTI sono
IONIZZANTI e TARDOARCAICI, i richiami alle sculture FRONTONALI di Egina CONSENTONO una
DATAZIONE tra la fine del VI e l’inizio del V sec. a.C. La STATUA di ZEUS rinvenuta nel centro
messapico di Ugento, presso Taranto, era POSTA su una COLONNA della quale ci rimane il
CAPITELLO DORICO DECORATO a ROSETTE. Rispetto allo scultore del KOUROS di OLIMPIA,
l’ignoto autore di questa statua, verosimilmente tarantino, PADRONEGGIA molto MEGLIO le POSSIBILITÀ
offerte dal BRONZO, che permette di ALLARGARE gli arti nello spazio, il PROBLEMA del corpo in
MOVIMENTO è, tuttavia, RISOLTO ancora in MODO SCHEMATICO.
La FUSIONE a cera persa si APPLICA anche alla PRODUZIONE di RAFFINATE OPERE di artigianato, come i VASI
da mensa e l’INSTRUMENTUM destinato alle ABLUZIONE e alla CURA del corpo. EMBLEMATICO di questa
CATEGORI di oggetti di lusso è il CELEBERRIMO CRATERE di VIX (databile tra il 540-520 a.C., prodotto in
un’officina nella zona tra Sibari e Posedonia), il più GRANDE VASO di BRONZO a noi pervenuto, con i suoi
1,63 m di altezza e 208,6 kg di peso. Sul collo vi compare una LUNGA TEORIA di QUADRIGHE e di OPLITI, le
ANSE a VOLUTE sono ORNATE alla base da 2 BUSTI di GORGONE con terminazioni ANUIFORME e da LEONI
RAMPANTI, la PRESA del COPERCHIO è una FIGURA FEMMINILE VELATA. Il fatto che questo cratere sia stato
ritrovato in Francia, in Borgogna, testimonia che questi prodotti di lusso erano RICHIESTI anche in ZONE
molto LONTANE, per le aristocrazie del mondo celtico, infatti, costituivano dei veri e propri “STATUS
SYMBOL”.
L’AVORIO, importato tramite la Fenicia e la Ionia, SERVIVA soprattutto per la produzione di PICCOLI OGGETTI
da COSMESI,STATUETTE, PLACCHETTE decorative di mobili, ma anche per STATUE di GRANDEZZA NATURALE,
le cosiddette STATUE CRISOELEFANTINE (= materia prima avorio con aggiunte in oro). Data l’estrema
delicatezza delle componenti, di queste statue ce ne resta, purtroppo, ben poco.
IL SANTUARIO DI DELFI: I primi RESTI ARCHEOLOGICI che documentano l’ESISTENZA di una FORMA di
CULTO, risalgono alla fine del secolo IX a.C., nel PERIODO ORIENTALIZZANTE, la quantità e la qualità
delle offerte, come i GRANDI CALDERONI a protomi di GRIFI e di SIRENE, testimoniano
l’IMPORTTTANZA assunta dal SANTUARIO nel corso del VII sec.; è in questo periodo che
l’AMMINISTRAZIONE incomincia a essere gestita da un’ANFIZIONIA(= lega di stati vicini), della quale
fanno parte in PRIMA ISTANZA, oltre alla FOCIDE, la Tessaglia, la Beozia e la Doride. La BRAMOSIA
delle varie città nell’ottenere la PRESTIGIOSA AUTORITÀ RELIGIOSA del SANTUARIO dette via a una
SERIE di ‘GUERRE SACRE’. Dopo la PRIMA GUERRA SACRA (600-590 a.C.), che vede la SCONFITTA dei
FOCIDESI, l’ANFIZIONIA fonda i GIOCHI PITICI (586 a.C.), il SANTUARIO diventa ora PANELLENICO,
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infatti, si apre alla PARTECIPAZIONE di tutti i GRECI e delle POTENZE STRANIERE, quali,
ad esempio, gli Etruschi e i re della Lidia.
Il SANTUARIO di DELFI, CENTRO RELIGIOSO e POLITICO per eccellenza, si ARTICOLA
strutturalmente, fin dal VII secolo a.C., in 2 DISTINTI SETTORI che si sviluppano ai lati
della FONTE CASTALIA. A EST si trova il SANTUARIO di ATENA PRONAIA, sul lato
opposto OVEST si trova il TEMENOS di APOLLO, l’INGRESSO attuale immette
direttamente nella VIA SACRA, che SALE fino alla TERRAZZA del tempio fiancheggiata da una SEERIE
continua di DONARI e di TESORI (= thesauròi), ESPRESIONI delle più IMPORTANTI città della GRECA e
dell’Occidente che gareggiano per comparire e per OFFRIRE al DIO un MONUMENTO degno della sua
POTENZA e del loro MOMENTO di GLORIA. Vi troviamo: il MONUMENTO dei NAVARCHI SPARTANI,
VINCITORI a EGOSPOTAMI nel 405 a.C. contro Atene, il DONARIO che celebra la VITTORIA ATENIESA a
MARATONA del 490 a.C., il DONARIO degli ARCADI, liberi dal dominio di Sparta dopo le battaglie di Leuttra e
di Mantinea, il Donario di Argo, il DONARIO dei TARANTINI, dopo una vittoria sui Messapi nel 473 a.C., i
DONARI dei TIRANNI di GELA e SIRACUSA per la vittoria di Imera sui Cartaginesi (480 a.C.). Vi sono poi la
serie dei THESAURÒI, EDIFICI di MODESTE DIMENSIONI a PIANTA SEMPLICE, a oikos rettangolare con due
colonne tra le ANTE, costruiti con le DECINE dei BOTTINI di GUERRA, la FUNZIONE di questi PICCOLI EDIFICI
era quella di RAPPRESENTARE le POLEIS della Grecia e le colonie d’Occidente nei SANTUARI PANELLINICI e di
CUSTODIRE i DONI che le città OFFRIVANO agli DEI. Sotto la terrazza che sostiene il tempio di Apollo, vi era
l’ANTICO SANTUARIO di GHE e il luogo dove questo DIO, secondo la tradizione, UCCISE il serpente PITONE, vi
si trova una COLONNA di ORDINE IONICO SORMONTATA da una SFINGE con il VOLTO di DONNA e il CORPO
di FELINO, indicante il LUOGO delle MITICA UCCISIONE del SERPENTE e la sua TOMBA. DAVANTI alla sfinge è
posta un’AREA CIRCOLARE detta HALOS (= aia) nella quale SOSTAVANO le PROCESSIONI per assistere alla
SACRA RAPPRESENTAZIONE della lotta tra Apollo e il serpente. Sull’Halos si AFFACCIA il PORTICO degli
ATENESI, di ORDINE IONICO, MANIFESTO della POTENZA NAVALE di Atene.
Il TEMPIO di APOLLO è stato RICOSTRUITO più volte: il tempio arcaico fu DISTRUTTO nel 548 a.C., nel 510505 fu ricostruito dalla potente famiglia degli ALCMEONIDI, mandata, in seguito, in esilio
da PISISTRATO (i frontoni vennero scolpiti da Antenore, il frontone est raffigurava l’arrivo di
Apollo a Delfi, quello ovest una Gigantomachia), il tempio ATTUALMENTE visibile è quello
COSTRUITO dopo il TERREMOTO del 373 a.C. ( altre costruzioni più tarde risultano essere il
teatro e lo stadio). Il 1 TESORO che si incontra risalendo la Via sacra è il Tesoro di Sicione
(fig. 3.85, della fine del VI sec. a.C.) costruito in parte su un MONOPTERO da cui ci
proviene un FREGIO di METOPE (560 circa a.C.), UNA delle quali RAPPRESENTA una razzia di BUOI da parte
dei DIOCURI e dei loro cugini Ida e Linceo, che ALTERNA con EFFICACIA la PROGRESSIONE degli EROI, che
scorrono di profilo davanti agli spettatori, alla frontalità tipicamente arcaica delle teste dei bovini in primo
piano. Si nota un’attenzione quasi MINIATURISTICA per il DISEGNO, nel disegno delle lance, delle
capigliature, delle teste dei buoi, nel TENTATIVO di rendere i PIANI SOVVRAPPOSTI, che hanno indotto a
confronti con la CERAMOGRAFIA di tradizione corinzia. Dietro il TESORO di SICIONE vi è il TESORO ERETTO
dagli abitanti dell’isola di SIFNO, nelle CICLADI, di ORDINE IONICO, dalla ricca decorazione
architettonica: 2 KORAI SOSTITUISCONO le COLONNE del PRONAO e un LUNGO FREGIO corre sopra
l’ARCHITRAVE tra RAFFINATE MODANATURE. Sul lato OVEST sono raffigurati HERMES, ATENA e
AFRODITE nell’atto di salire o scendere dai carri, il soggetto era probabilmente il GIUDIZIO di PARIDE.
Sul lato SUD forse il soggetto è il PIMENTO di ELENA, su quello EST trova spazio il DUELLO tra ACHILLE
e MENNONE, a NORD una GIGANTOMACHIA. Le FORME sono quelle ELEGANTI e RAFFINATE della
SCULTURA IONICA, dal modellato sfumato e dai volumi arrotondati. Il TESORO degli ATENIESI è un
tesoro DORICO con 2 colonne tra le ante, le metope del FREGIO raffigurano EPISODI dei MITI di TESEO e di
ERACLE, lavori che sottintendono due personalità artigiane di diversa formazione e preparazione (uno stile
arcaico e uno molto simile a quello successivo detto ‘SEVERO’).
PAUSANIA: visse nel secolo II d.C., è una delle FONTI più RICORRRENTI nello STUDIO dell’ARTE LUOGHI
perchè la sua OPERA, intitolata “DESCRIZIONE DELLA GRECIA”, descrive puntualmente i luoghi e i
MONUMENTI della Grecia antica: partendo dall’Attica (I libro), descrive Corinto e l’Argolide (II libro),
proseguendo con la Laconia (III libro), la Messenia (IV), l’Elide e Olimpia (V e VI libro), l’Acaia (VII), l’Arcadia
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(VIII), la Beozia (IX) e infine la Focide, con il santuario di Delfi (X). Egli viaggiò molto, oltre che in Grecia, in
Italia, Egitto e Palestina, fino all’Arabia e alla Siria.
LE CERAMICHE CORINZIE: Nella SECONDA METÀ del secolo VI a.C. la FORTUNA dei VASI di
CORINTO si ESAURISCE, che rimangono DESTINATI SOLO a un AMBITO LOCALE, mentre i MERCATI
di tutto il MEDITERRANEO vengono TRAVOLTI e CONQUISTATI dalla POTENZA ESPRESSIVA e dalla
VIVACITÀ NARRATIVA dei pittori attici. La CESURA TRA il periodo detto di STILE PROTOCORINZIO e
STILE CORINZIO avviene nel decennio 630-620 a.C., opportunamente DEFINITO TRANSIZIONALE
(TR). A partire da ora i RITMI di PRODUZIONE delle CERAMICHE CORINZIE AUMENTANO visibilmente,
GRAZIE anche al PRECEDENTE PROGRAMMA di INCENTIVAZIONE commerciale dei BACCHIADI (al potere dal
747-657 a.C. circa), del TIRANNO CIPSELO e anche per le INIZIATIVE promosse da PERIANDRO, suo figlio,
(627-587 a.C., scaverà il bacino del porto del Lechaion sul Golfo Corinzio).
Sulle CERAMICHE CORINZIE continua la DECORAZIONE nella TECNICA a FIGURE NERE con SOVRADIPINTURE
in PAONAZZO, GIALLO e BRUNO, ALTERNANDOSI eventualmente alla VECCHIA TECNICA della LINEA di
CONTORNO. Il REPERTORIO orientalizzante dei FREGI ANIMALISTICI continua a essere RIPROPOSTO su una
PARTE COSPICUA di VASI CORINZI con un INTENTO per lo più PURAMENTE DECORATIVO. Un MUTAMENTO
SOSTANZIALE, già però parzialmente PERCEPIBILE nel PROTOCORINZIO TARDO, riguarda invece le
DIMENSIONI e le FORME dei vasi; le PRIME AUMENTANO costringendo, quindi, il pittore ad
ACCRESCERE il MODULO del FREGIO FIGURATO MINIATURISTICO di tradizione PROTOCORINZIA,
con un’inevitabile MINORE ATTENZIONE per i PARTICOLARI, relativamente alle forme compaiono:
l’ARYBALLOS SFERICO con largo bocchello e PRIVO di PIEDE (che poteva dunque essere solo
sospeso o al più portato legato al polso), l’ALABASTRON , di forma VEROSIMILMENTE EREDITATA da
simili contenitori EGIZI e FENICI, in alabastro, (prosegue, comunque, contemporaneamente nel periodo
detto Transizionale anche la produzione di olpai, oinochoai a bocca trilobata, lekythoi a corpo conico e
kotylai). Ma ciò che per lo più DISTINUE i VASI PROTOCORINZI da quelli CORINZI è il DIFFERENTE LIVELLO
artistico: gli ELEVATI RITMI di FABBRICAZIONE, evidentemente imposti dalle richieste di mercato,
TRASFORMANO infatti RAPIDAMENTE un MANUFATTO precedentemente DIPINTO con ACCURATEZZA e
RICERCATEZZA, in un PRODOTTO che solo ECCEZIONALMENTE supera il LIVELLO del BUON ARTIGIANATO (=
monotoni repertori di fregi animalistici). NASCONO in questo periodo VERE e proprie OFFICINE specializzate
nella PRODUZIONE di PARTICOLARI FORME (es. la bottega del Pittore del Delfino è specializzata nella
produzione degli unguentari).
o STILE TRANIZIONALE (TR) 630-620 a.C.. In genere l’evoluzione consiste in una
PROGRESSIIVA DIMINUZIONE nell’ACCURATEZZA e nel numero dei DETTAGLI.
o STILE CORINZIO ANTICO (CA) 620-590 a.C.. I VASI attingono da un PATRIMONIO
ICONOGRAFICO di età ORIENTALIZZANTE. È il caso del più ANTICO CRATERE a
COLONNETTE CORINZIO a noi noto, proveniente da Cerveteri (= Etruria), si tratta di una
FORMA VASCOLARE nuova che pare derivata da MANUFATTI in METALLO. Le ISCRIZIONI
DIPINTE in ALFABETO CORINZIO rivelano che i convitati, sdraiati su klinai, sono
Eracle, Eurito con i figli Ifito e Iole; si rivelano, qui, SCHEMI PITTORICI già DEFINITI, come la
SCELTA (che resterà a lungo costante) dell’INCARNATO BIANCO per le FIURE
FEMMINILI e NERO per quelle MASCHILI. Sui CONTENITORI da PROFUMO (soprattutto
aryballoi, ma anche alabastra) compare nel corso del Corinzio Antico
un’ICONOGRAFIA NUOVA, che avrà largo seguito: i COMASTI, ossia FIGURE MASCHILI di
DANZATORI, raffigurati in gruppi di danze rituali.
o STILE CORINZIO MEDIO (CM) 590-570 a.C.. Inizia la PRODUZIONE degli UNGUENTARI
MONUMENTALI, la DECORAZIONE tende a occupare tutta la SUPERFICIE a disposizione, ricorrendo
spesso a un TAPPETTO di RIEMPITIVI. A un simile gusto per FIGURE MONUMENTALI, disegnate con
TALENTO e DISCIPLINA, rispondono, ad esempio, anche i MAESTRI riuniti sotto il GRUPPO della
CHIMERA, dal nome dell’artefice più dotato, appunto PITTORE della CHIMERA.
o STILE CORINZIO TARDO (CT) 570-550 a.C.. La tradizione del FREGIO ANIMALISTICO appare STANCA,
talvolta si TRADUCE in un’esplicita IMITAZIONE del PRODOTTO ATENIESE, comunque,
particolarmente interessante in questa fase è la PRODUZIONE di CRATERI a COLONNETTE, spesso
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destinati ad acquirenti etruschi, decorati con FREGI di CAVALLIERI, duelli di opliti, scene di
ARMAMENTO e di PARTENZA, cortei nuziali e banchetti.
LE CERAMICHE ATTICHE: Verso la fine del VII sec. a.C. i CERAMORAFI
ATENIESI acquistano
progressivamente familiarità con la TECNICA PITTURE a FIGURE NERE, si esercitano nel GRAFFITO e nei
RITOCCHI in PAONAZZO, mostrandosi in ciò molto SENSIBILI alla MODA CORINZIA (Solone, legislatore
ateniese dei primi anni del sec. VI, incoraggiò l’immigrazione di artigiani provenienti da altre località, tra cui
Corinto). La PRODUZIONE PROTOATTICA della FASE TARDA (630-600 a.C.) è ben RAPPRESENTATA dal
PITTORE DI NESO e la sua CELEBRE ANFORA, ove si MOSTRA chiaramente quale DISTANZA di CONCEZIONE e
di REALIZZAZIONE intercorra tra i PRIMI ESEMPI di VASI ATTICI a FIGURE NERE e le COEVE CERAMICHE
CORINZIE dipinte con fregi animalistici, cui pure i maestri attici si ispirano apertamente. I CIGNI e le CIVETTE
che il PITTORE di NESSO TRACCIA sono di DERIVAZIONE CORINZIA, così pure le ROSETTE, il FREGIO di LOTI e
le PALMETTE sulla SPALLA del vaso. Ma NESUNO dei PITTORI CORINZI avrebbe MAI potuto dare VITA al
FREGIO STATUARIO, che COMPARE sulla PANCIA dell’ANFORA, di terribili GORGONI in corsa, dell’UCCISIONE
da parte di PERSEO di MEDUSA e dei MOSTRI ALATI raffigurati nello schema della CORSSA in GINOCCHIO (la
ritroviamo simile sul frontone dell’Artemision di Corfù). Sul COLLO del vaso vi è ERACLE che ASSALE il
CENTAURO.
Successivamente SOPILOS (PRIMO PITTORE ATTICO di cui si abbia la firma e la cui personalità sia meglio
intellegibile), che è all’opera tra il 580-570 a.C., fa USO di DECORAZIONI che risentono ancora del GUSTO
CORINZIEGGIANTE per i FREGI ANIMALISTICI SOVRAPPOSTI, ma, al di là di quest’aspetto, c’è da notare che il
pittore MOSTRA GRANDE ABILITÀ NARRATIVA, ad esempio, nel tracciare con vivace bozzettismo la folla che
gremisce gli spalti di uno stadio di legno per assistere ai GIOCHI FUNEBRI di PATROCLO. (Altri esempi: databile 585-570, produzione di coppe attiche con comasti; - compare ora anche la forma di kylix con orlo
distinto, vasca larga e piatta, alto piede a fusto, che nella ceramica attica sarà la forma potoria per
eccellenza).
PITTORE e VASAIO fu anche NEARCHOS (anche di lui si conservano le firme), è un MESTRO di FORME
VASCOLARI NUOVE, come i KANTAROI, ma suo è anche un frammento di KANTHAROS dall’ACROPOLI,
con il quale, si assiste, forse, al PRIMO ESEMPIO di ESPRESSIONI di SENTIMENTI INDIVIDUALI nella
figura pensosa di Achille che accarezza i suoi cavalli, consapevole del triste destino di morte che lo
attende.
Il CRATERE FRANCOIS, rinvenuto a CHIUSI (Etruria) nel 1845 e battezzato dal nome del suo scopritore,
è il FRUTTO della fortunata COLLABORAZIONE tra 2 MESTRI, ERGOTIMOS vasaio e KLEITIAS pittore, si
data intorno al 570-560 a.C.; è il PRIMO ESEMPIO MONUMENTALE e MAESTRALE di cratere a volute (h
66 cm). Questo presenta SCENE FIGURATE che, se nella DISPOSIZIONE per FREGI SOVRAPPOSTI, ancora
mostrano un LEGAME con la CONCEZIONE CORINZIA, nella VIVACITÀ NARRATIVA e nell’ISPIRAZIONE tutta
MITOLOGICA dei contenuti sono tutt’altra cosa; il FREGIO ANIMALISTICO di tradizione CORINZIA è infatti
RELEGATO a una POSIZIONE assolutamente SECONDARIA, nel punto più basso. Sul LABBRO sono
RAFFIGURATI da un LATO la CACCIA al CINGHIALE con MELEAGRO, ATALANTA e PELEO, dall’altro lo SBARCO
di TESEO a DELO; sul COLLO, SOTTO la caccia, vi è la CORSA dei CARRI per i FUNERALI di PATROCLO,
dall’ALTRO LATO una SCENA di CENTAUROMACCHIA. Il PRIMO FREGIO della VASCA, nel punto
di MASSIMA ESPANSIONE del VASO, è l’UNICO a OSPITARE una NARRAZIONE CONTINUA,
ovvero le NOZZE di TETI e PELEO, dai quali nascerà Achille. Nel FREGIO SEGUENTE torna la
RIPARTIZIONE tra i due lati, con il RITORNO di EFESTO sull’OLIMPO e, FUORI dalle MURA di
TROIA, ACHILLE insegue TROILO che poi ucciderà, SUCCEDE poi il FREGIO ANIMALISTICO di
TRADIZIONE ORIENTALIZZANTE, sul PIEDE, infine, vi è una BATTAGLIA di PIGMEI e GRU. Sulle ANSE
sono DIPINTI ARTEMIDE, la GORGONE e AIACE che trasporta il CADAVERE di ACHILLE . L’INTERO
APPARATO PITTORICO risponde a un TENTATIVO di PROGETTO UNITARIO, infatti, la RICCA
COMPOSIZIONE di MITI ASSURGE, secondo il parere di M. Torelli, a PARADIMA ESEMPLARE del
CICLO di VITA ARISTOCRATICO che, dalle prove iniziatiche giovanili, attraverso le gare
atletiche e di coraggio, porta al PREMIO delle NOZZE ECCELLENTI, mettendo nello stesso tempo
in GUARDIA anche dall’INFRANERE i CODICI ETICI, se l’eroe NUTRE la SPERANZA di
IMMORTALITÀ.
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Gli ANNI della TIRANNIDE dei PISISTRATIDI ad Atene COINCIDONO con un PERIODO di GRANDE FERVORE in
ogni ESPRESSIONE ARTISTICA. CERAMISTI e CERAMOGRAFI GODONO evidentemente anche di BUONA
CONSIDERAZIONE SOCIALE e sono sufficientemente RICCHI, in taluni casi, da potersi
permettere PRESTIGIOSI DONI VOTIVI sull’Acropoli, talvolta ESEGUITI da GRANDI SCULTORI,
quali ANTENORE ed ENDOIOS.
NIKOSTHEMES, ceramista e proprietario di bottega, attivo nella seconda metà del VI sec.
a.C., dovette RITAGLIARSI uno SPAZIO COMMERCIALE SIGNIFICATIVO presso la CLIENTELA
ETRUSCA, soprattutto nelle ZONE di CEVETERI e di VULCI, tra queste vi è,
infatti, un TIPO di ANFORA, detta appunto NICOSTENICO, con ANSE LARGHE e PIATTE a
IMITAZIONI di un PRODOTTO ETRUSCO in bucchero, anche il KYATHOS, un ATTINGITOIO
MONOANSATO, doveva ispirarsi, a sua volta, alla FORMA di un BOCCALE in uso presso gli
Etruschi. La seconda metà del VI sec. è anche FASE di GRANDE SPERIMENTAZIONE, ne è un
esempio l’APPLICAZIONE di una VERNICE che CONFERISCE alla SUPERFICIE CERAMICA una
brillante TONALITÀ CORALLO, usata forse per la PRIMA VOLTA da EXECHIAS nella
COPPA con NAVIGAZIONE di DIONISO, o ancora la CAMPITURA di FIGURE
interamente in BIANCO su VERNICE NERA con GRAFFITI che lasciano intravedere il
FONDO NERO e non quello dell’ARGILLA (tecnica detta di Six).
Ai SOGGETTI DIVINI (Dioniso e Eracle) ed EROICI (soprattutto Aiace e Achille, dall’Iliade) si unisce
l’ATTENZIONE per la SFERA UMANA, RAFFIGURATA non nella BANALITÀ quotidiana, bensì nei suoi
EPISODI più ALTAMENTE QUALIFICANTI il PROFILO ETICO e morale del cittadino e della cittadina
ateniese (ad es.: le scene di corteggiamento omoerotico tra atleti, o i simposi cui prendono parte
coppie di convitati più maturi accanto a simposiasti giovinetti, in esplicita allusione all’intrecciarsi di
relazioni omosessuali). Per SINGOLARE CONCENTRAZIONE, dal 530 a.C. in poi, sono da SEGNALARE i VASI,
per lo più HYDRIAI, con SCENE di DONNE che attingono ACQUA alla FONTANA (del Pittore di
Priamo o del Pittore di Andokides).
Il CULMINE della PITTURA VASCOLARE attica a figure nere di età pisistratide è
RAPPRSENTATA da 3 PERSONALITÀ, attive tra il 560 e il 525 a.C.:
o LYDOS: è più che altro un nomignolo, il Lidio, produce opere di GRANDE
DRAMMATICITÀ
o AMASIS: (attivo dalla metà del VI sec. fino almeno al 520 a.C.), forse egiziano, si
verifica l’introduzione ad Atene di una forma di unguentario tipicamente egiziana,
l’alabastron, ricavato dall’alabastro in Egitto, riproposto in argilla da
Amasis. Egli ama le RAPPRESENTAZIONI di TONO FAMILIARE: una processione
nuziale,DONNE intente nel tessere al telaio verticale,ma vengono affrontati TEMI
DONISIACI (= Dioniso, dio di tutta la polis e dei demi rurali, è un dio che si sposa
perfettamente con la politica unificatrice di Pisistrato).
o EXECHIAS: è PERVASO soprattutto dallo SPIRITO EROICO dei poemi omerici. La sua
ORIGINALITÀ (gli si attribuisce l’invenzione di due nuove forme vascolari, il CRATERE a CALICE e la
coppa a ‘occhioni’) si testa anche nella CREAZIONE di ICONOGRAFIE NUOVE, come quella
di ACHILLE e AIACE impegnati nel GIOCO dei DADI, qui il GIOCO di INCROCIO delle LANCE e
l’espediente di tracciare i piedi dei due eroi davanti e dietro gli sgabelli sono una prima
intuizione di profondità dello spazio. Il disegno è di LIVELLO artistico ELEVATISSIMO: da
osservare la straordinaria RICCHEZZA dei GRAFITTI sui MANTELLI dei due guerrieri, sulle
BARBE, sui CAPELLI. EMBLEMATICA la scena del SUICIDIO di AIACE
sull’anfora attica a figure nere: solo sulla spiaggia, Aiace sta
conficcando la sua spada nel terreno e una ruga profonda gli solca la
fronte, a
esprimere il dramma di un eroe valoroso; in un’epoca in cui il
LINGUAGGIO CONVENZIONALE NON CONSENTE ancora di ESPRIMERE
sfacciatamente l’agitarsi dei SENTIMENTI, questa figura è quanto di più vicino alla sensibilità
di questo maestro che ama soffermarsi sugli aspetti psicologici e sui drammi degli eroi. Di
UGUALE SPESSORE è il DRAMMA di ACHILLE rappresentato su un’altra anfora a figure nere,
pronto a sferrare il colpo mortale con la lancia su PENTESILEA, regina delle Amazzoni, ma nel
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momento in cui la regina volge il capo per guardare negli occhi il suo uccisore, i due
s’innamorano, inutilmente, la regina guerriera ormai è esangue. Altra atmosfera si
respira con la kylix a figure nere della navigazione di Dioniso, il dio si trova su di una
nave da cui fioriscono tralci di uva, accompagnato dalla gioiosa danza dei delfini.
Intorno al 530 a.C. venne INVENTATA ad Atene la TECNICA a figure rosse dalla quale tuttavia non
tutti gli artisti si fecero immediatamente attrarre. Con questa tecnica il FONDO viene CAMPITO a
VERNICE, mentre le FIGURE, disegnate a contorno, restano risparmiate nel colore rosso
dell’argilla, i DETTAGLI quindi NON SONO più GRAFFITI con la punta metallica, bensì TRACCIATE a
PENNELLO, con la POSSIBILITÀ di DOSARE l’INTENSITÀ della VERNICE dalla linea a rilievo a quella
diluita. Il METODO consente una RESA più PARTICOLAREGGIATA e REALISTICA dell’ANATOMIA e
dei panneggi, ed è dunque perfettamente in linea con gli INTERESSI e le RICERCHE FIGURATIVE di età
TARDOARCAICA. Tra i primi a cimentarsi in tale tecnica troviamo il PITTORE di ANDOKIDES, che dipinge VASI
in COPPIA con il PITTORE di LYSIPPIDES, che, al contrario, CONTINUA a DIPINGERE FIGURE NERE, creando
così, sui vasi, un CODICE BILINGUE che ben ESEMPLIFICA la fase di
SPERIMENTAZIONE e di passaggio dall’una all’altra CONCEZIONE PITTORESCA, ne
è un esempio l’ANFORA BILINGUE, rappresentante Eracle nei panni del
simposiasta. Sull’anfora la RESA del MEDESIMO SOGGETTO nelle 2 DIVERSE
TECNICHE consente di CONSTATARE come in realtà il PITTORE si SENTA ancora più
a suo AGIO DIPINGENDO a FIGURE NERE: la scena qui è infatti più affollata di
personaggi (accanto a Eracle ci sono Atena, Hermes e un giovane coppiere); migliore è la resa anatomica del
torace dell’eroe, ardito lo scorcio del busto del coppiere. Nel PANNELLO a FIGURE ROSSE, invece, POCO
ABILE è la RESA TRIDIMENSIONALE del BUSTO dell’eroe, che resta SCHIACCIATO e INFORME; è chiaro,
comunque, che il pittore INIZIA a INTUIRE le POTENZIALITÀ PITTORICHE della nuova tecnica, lo notiamo da
come si sbizzarisce nell’ORNARE la VESTE della DES, il materasso e il CUSCINO della KLINE (Eracle cattura
Cerbero in presenza di Atena). Nel ventennio 520-500 a.C. la CERAMICA ATTICA figurata raggiunge un
LIVELLO QUALITATIVO SUPERBO, che difficilmente verrà poi superato, a OPERA di un GRUPPO di MAESTRI
definiti ‘PIONIERI DELLA TECNICA A FIGURE ROSSE’ da Beazley, studioso cui dobbiamo il massimo sforzo di
sistemazione delle ceramiche attiche e dei relativi pittori. I ‘PIONIERI’ sono PERSONAGGI COLTI che
partecipano alla vita sociale della buona Atene o almeno amano raffigurarsi in questa veste. Si FIRMANO
con dei NOMIGNOLI: EUPHRONIOS, il saggio,EUTHYMIDES, il buono, SMIKRÒS, il piccoletto.
Appartengono alla STESSA GENERAZIONE dei MAESTRI BILINGUI, forse un po’ più giovani, ma
diversamente da loro, i ‘Pionieri’ si FORMANO nella NUOVA TECNICA a FIGURE ROSSE, di cui
mostrano di aver pienamente intuito le GRANDI POTENZIALITà, preferiscono vasi di grandi
dimensioni, con ampie superfici. EUPHRONIOS dipinge un CRATERE a CALICE a FIGURE ROSSE,
fig. 3.127, dove campeggia il CADAVERE di SARPEDONTE (principe di Licia e figlio di Zeus, ucciso
da Patroclo), per volere del divino padre e alla presenza di Hermes, il morto viene riportato in
patria da THANATO (= la morte) e HYPNOS (= il sonno), mentre i soldati si fanno a lato per
consentirne il passaggio. Questo PITTORE dimostra GRANDE SENSIBILITÀ ANATOMICA anche nel
cratere con la LOTTA MORTALE tra ERACLE e ANTEO, così come nella VIVACE SCENA di PALESTRA
sul CRATERE di CAPUA dove ricorre anche a scorci e torsioni. ARDIMENTO e NOVITÀ esprimono anche i
PODEROSI CORPI delle giovani donne a BANCHETTO sullo PSYKTÈR DELL’ERMITAGE (fig. 3.131).
Di Euthymides, invece, è l’ANFORA con COMASTI DANZANTI e l’ANFORA da VULCI con Teseo ed
Elena, nella quale il pittore traduce in disegno sorvegliato, e con larga sensibilità, i PANNEGGI
RAFFINATI delle KORAI in MARMO DEDICATE in quegli anni sull’Acropoli. [Accanto ai decoratori
di grandi vasi operano, in questi anni, anche artigiani (es. Oltos ed Epiktetos) che dipingono soprattutto
kylikes e recipienti di piccole dimensioni].
L’ARTE DEL VASAIO: LA FORNACE E LA COTTURA: Le FORNACI erano COSTRUITE dai
VASAI STESSI su MURETTI di FONDAZIONE in piccole pietre e ciottoli, RIVESTITI di
ARGILLA, completati in ALZATO da MATTONI che CUOCEVANO con le PRIME
INFORNATE, rendendo il FORNO una STRUTTURA molto STABILE (aspetto finale della
TOMBA DI PERSEFONE, forse messo a punto dai ceramisti corinzi nel corso del VII sec.
a.C.). Come si evince dalla figura, all’INTERNO della FORNACE, al CENTRO venivano
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POSTI i RECIPIENTI di maggior pregio, che venivano così uniformemente INVESTITI dal CALORE, e ai LATI
QUELLI di MINORE QUALITÀ, lo SFRUTTAMENTO dello SPAZIO era quindi OTTIMALE. ANELLI DISTANZIATORI
e CUNEI servivano a garantire uno STABILE IMPILAGGIO. Occorrevano molte ore (8-9) per raggiungere la
TEMPERATURA di circa 800-950 gradi, NECESSARIA alla COTTURA e al FISSAGGIO del RIVESTIMENTO
PITTORICO. Intorno ai 500 gradi, raggiunti dopo 6-7 ore dall’accensione, i VASI iniziavano a CUOCERE, ma
per FISSARE la DECORAZIONE sulla SUPERFICIE di DOVEVA ATTENDERE che la TEMPERATURA salisse a 900
gradi, è allora che i RIVESTIMENTI PITTORICI, composti di ARGILLA MOLTO DEPURATA, sinterizzano, ovvero
FONDONO TRASFORMANDOSI in quel RIVESTIMENTO LUCIDO che rende i VASI IMPERMEABILI. La COTTURA
avveniva in 3 FASI.
o La prima fase è OSSIDANTE: essa dura fino a che la temperatura è di 900 gradi, in questo momento
il CONDOTTO del FOCOLARE e il FORO di TIRAGGIO sulla SOMMITÀ della FORNACE devono RESTARE
APERTI, l’ossigeno alimenta il fuoco e l’OSSIDO di FERRO CONFERISCE alla SUPERFICIE CERAMICA
una TONALITÀ ROSA.
o La fase RIDUCENTE della COTTURA: la FORNACE viene CHIUSA, il CALORE si ABBASSA a causa della
PRODUZIONE nella camera di COTTURA di FUMO, il MONOSIDO di CARBONIO, l’ossido di ferro dei
rivestimenti DIVIENE NERO e SINTERIZZA, in questa fase i VASI sono tutti NERI e LUCIDI.
o Il terzo e ultimo processo consiste nel SEPARARE IL ROSSO DAL NERO. Si APRE ancora una volta la
FORNACE, mentre i VASI ARRONVENTATI si RAFFREDANO, le PARTI della SUPERFICIE ceramica a
risparmio si OSSIDANO nuovamente, assumendo la DEFINITIVA TONALITÀ ROSSA, l’ARGILLA di cui è
fatto un vaso è infatti più POROSA del RIVESTIMENTO PITTORICO, ottenuto da una MAGGIORE
DECANTAZIONE, e non sinterizza bene, quindi MENTRE i RIVESTIMENTI pittorici, trasformatisi in
una SUPERFICIE LUCIDA e RESISTENTE restano NERI, le PARTI RISPARMIATE si TRAMUTANO
nuovamente nel colore ROSSO dell’ARGILLA.
L’ETÀ DELLO STILE SEVERO (480-450 a.C.)
USCITA VINCITRICE dalle guerre persiane (Salamina 480 a.C., Platea 479 a.C.), sotto il comando di
Temistocle, ATENE, insieme ad alcune città ioniche, nel 477 a.C., FONDA una COALIZIONE dagli INTENTI
PRINCIPALMENTE ANTIPERSIANE, ovvero la LEGA DELIO – ATTICA , con SEDE a DELO. IMPEGNATA CONTRO
la PERSIA e contro SPARTA (sua eterna rivale), Atene riesce con ALTERNE VINCENDE a ESTENDERE la sua
EGEMONIA su tutta la GRECIA CENTRALE. Forte dell’ALLEANZAcon ARGO e con MEGARA, giunge ad
ANNETTERE al suo territorio la BEOZIA, la LOCRIDE e la FOCIDE. Nel 456 a.C. anche EGINA, già alleata di
Sparta, è COSTRETTA ad ENTRARE nella LEGA DELIO - ATTICA; ELIMINATA la CONCORRENZA commerciale, il
PIREO diventa il PRINCIPALE PORTO di tutta la GRECIA. Con il TRASFERIMENTO del TESORO della LEGA ad
ATENE (454 a.C.), la TREGUA QUINQUENNALE con SPARTA (451 a.C.) e la PACE con la PERSIA (pace di CALLIA
449 a.C.), che GARANTISCE l’AUTONOMIA delle città greche dell’Asia Minore e di Cipro, la LEGA DELIO
-ATTICA PERDE la sua IMPORTANZA lasciando Atene EGEMONE tra le città alleate. Il 480 a.C. è un ANNO
DECISIVO anche per le città greche della SICILIA, AGRIGENTO e SIRACUSA, che RIESCONO a SCONFINGERE i
CARTAGINESI a IMERA. Tutto questo CLIMA POLITICO di RINNOVAMENTO e di SALTAZIONE NAZIONALISTICA
INFLUISCE chiaramente sulla PRODUZIONE ARTISTICA, che darà VITA al cosiddetto ‘STILE SEVERO’.
L’aggettivo ‘SEVERO’ TRADUCE letteralmente il TEDESCO ‘STRENG’, usato da WINCKELMANN nella sua
“STORIA DELL’ARTE DELL’ANTICHITÀ’ del 1764, per definire la SCULTURA ANTERIORE a FIDIA; il termine
traduce a sua volta i qualificativi durus, rigidus, austerus con i quali gli AUTORI LATINI avevano definito le
OPERE dello STESSO PERIODO. L’APPELLITO nasce dall’OSERVAZIONE dei VOLTI delle SCULTURE della prima
metà del V sec. che HANNO PERSO, insieme al CARATTERISTICO ‘SORRISO’, ogni tipo di MANIERISMO
TARDOARCAICO. In questi anni NASCERÀ anche il NUOVO GENERE LETTERARIO della TRAGEDIA, inoltre, nel
CAMPO delle SCIENZE si inizierà lo STUDIO dell’ANATOMIA, della MEDICINA (con la creazione delle prime
grandi scuole mediche), l’OSERVAZIONE dei CORPI CELESTI e dei FENOMENI NATURALI. Questo GENERALE
FERVORE si rifletterà anche nella STATUARIA: le MEMBRA si MUOVONO, ora, ASSECONDANDO la DIVERSA
DISTRIBUZIONE del PESO CORPORREO, mentre, la resa delle vene e dei muscoli sono l’ovvio risultato delle
conquiste della nuova scienza medica. La riflessione dell’uomo porta, inoltre, all’interesse per la
raffigurazione dei caratteri, degli stati d’animo, delle età mature.
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Quando gli ATENIESI, dopo la VITTORIA di PLATEA nel 479 a.C. TORNANO sull’ACROPOLI saccheggiata e
distrutta dai Persiani, DECIDONO di NON RICOSTRUIRE nulla, ma, anzi, di LASCIARE BEN VISIBILI le TRACCE
del SACRILEGIO compiuto dai barbari. L’ARCHITETTURA SACRA della GRECIA è RAPPRESENTATA in questo
PERIODO dal grandioso TEMPIO DI ZEUS A OLIMPIA, un TEMPIO DORICO PERIPTERO (6 x 13 colonne), la
CELLA, dotata di pronao e opistodomo, è DIVISA in 3 NAVATE da 2 FILE di 7 COLONNE, ciascuna poste su
DOPPIO ORDINE , posto su un CREPIDOMA di 3 GRADINI, il COLORE (rosso, blu, nero) sottolineava le
MEMBRATURE ARCHITETTONICHE e le PARTI AGGETTANTI della TRABEAZIONE. Anche la COMPLESSA
DECORAZIONE SCULTOREA, in marmo pario, era completata dal colore e da inserti metallici. Come per il
TEMPIO di APHAIA a EGINA, anche qui sono state MESSE in OPERA quelle CORREZIONI OTTICHE volte ad
ALLEGGERIRE la PESANTEZZA dell’ORDINE DORICO: i FUSTI delle COLONNE hanno una LEGGERA ENTASI, le
COLONNE dei lati maggiori e le PRIME 2 COLONNE su ciascun LATO CORTO (cioè quella d’angolo e quella
adiacente) hanno un’INCLINAZIONE verso l’interno di 60 mm. Il ‘MODULO’, vale a dire l’unità di misura che è
alla BASE dei RAPPORTI fra le VARIE PARTI che compongono un EDIFICIO, è DATO dall’INTERASSE delle
COLONNE, cioè dalla distanza, calcolata alla base, tra gli assi di 2 COLONNE VICINE. Tutte le MISURE del
TEMPIO sono MULTIPLI e SOTTOMULTIPLI di questa misura. Il TEMPIO fu COSTRUIRE tra il 472 e il 457 a.C.
con il BOTTINO di GUERRA della VITTORIA degli ELEI sulla CITTÀ di PISA (antica capitale della regione),
abbattuto, poi, a CAUSA di un DISASTROSO TERREMOTO nel VI sec. d.C.. Per avere un’IDEA di come doveva
PRESENTARSI il TEMPIO di OLIMPIA serve osservarne uno COSTRUITO molto simile nel 460 circa a.C., ovvero
il TEMPIO DI NETTUNO A POSEIDONIA (= Paestum, Salerno), in realtà DEDICATO ad APOLLO o a ZEUS.
Simile era anche il TEMPIO DI HERA E SELINUNTE, il cosiddetto TEMPIO E. I TEMPLI dello
STILE SEVERO delle colonie d’Occidente, meglio conservati di quelli della MADREPATRIA,
permettono di COGLIERE immediatamente le NUOVE
NORME dell’ORDINE DORICO che si MANIFESTANO nella
PERFETTA SIMMETRIA della CELLA, con l’OPISTODOMO
che corrisponde al PRONAO; nella cadenza regolare delle
COLONNE della PERISTASI, che presentano ora un
CAPITELLO più rigido per il TAGLIO OBLIQUO dell’ECHINO;
nella messa a punto del CONFLITTO ANGOLARE, che l’ARCHITTETURA ARCAIA aveva già tentato di risolvere.
Il PROBLEMA del FREGIO DORICO, composto dall’ALTERNANZA RITMICA di metope e triglifi, è infatti dato
dalla NECESSITÀ di concludere il FREGIO con un TRIGLIFO, che viene così a cadere nell’angolo del tempio, ma
non sull’asse della COLONNA CORRISPONDENTE. In età arcaica il PROBLEMA era RISOLTO allargando la
METOPA ANGOLARE, ma rompendo così il RITMO GEOMETRICO del fregio; in ETÀ CLASSICA, l’esigenza di
una MAGGIORE SIMMETRIA, porta a CONTRARRE leggermente l’AMPIEZZA dell’ULTIMO INTERCOLUMNO, o
dei due INTERCOLUMNI prossimi agli angoli, in modo che le METOPE risultino tutte di UGUALI DIMENSIONI.
Questi ACCORGIMENTI sono messi in opera anche nel cosiddetto TEMPIO DELLA CONCORDIA DI
ARGIGENTO (del 440 a.C.), infatti nella PERISTASI, per rispondere alle
contrazioni angolari imposte dal fregio dorico, le
CAMPATE della FACCIATA e, sui lati lunghi, delle
COLONNE ANGOLARI, sono progressivamente ridotte di
una DECINA di CENTIMETRI. L’architettura sacra della
prima metà del V sec. tende quindi a COSTRUIRE con
CARATTERI più UNIFORMI e RAZIONALI, basati sulla
rigorosa applicazione di CRITERI di PROPORZIONE ARITMETICA; al CENTRO della
RICERCA architettonica è la SIMMETRIA, il rapporto fra le
parti e il tutto fondato su un’unità di misura, il ‘MODULO’ (in genere l’interasse
normale) che si ritrova ovunque nell’edificio.
IL SANTUARIO DI OLIMPIA: Come il SANTUARIO di Delfi, anche Olimpia era un
santuario PANELLENICO, punto di AGGREGAZIONE di tutti i Greci. La LOCALITÀ
era infatti collegata a 2 ANTICHE LEGGENDE, la SAGA di PELOPE, EROE eponimo del PELOPONNESO, e
l’ISTITUZIONE dei GIOCHI OLIMPICI da parte di ERACLE. Come avviene in genere per i SANTUARI GRECI,
anche il santuario di Olimpia ha una MONUMENTALIZZAZIONE graduale che culmina nei secoli V e IV a.C.
per poi riprendere in età ROMANA. La FASE più ANTICA (secoli X-VIII a.C.) è TESTIMONIATA dalle OFFERTE di
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CERAMICHE, di TRIPODI e di STATUETTE di TERRACOTTA e di BRONZO; il FULCRO del
santuario sembra essere stato il CULTO EROICO di PELOPE celebrato nel Pelopion.
Il PRIMO edificio MONUMENTALE del santuario è il TEMPIO di HERA, alle pendici del
MONTE KRONION, della fine del secolo VII a.C.. Nel SECOLO SUCCESSIVO viene occupata
progressivamente, con i TESORI delle città alleate, la LUNGA TERRAZZA posta a EST del TEMPIO, solo nel 2/4
del V sec., come si è già accennato col BOTTINO della VITTORIA su PISA, viene costruito il TEMPIO di ZEUS,
che ospita il CICLO FIGURATIVO più IMPORTANTE di tutto il SANTUARIO (nella seconda metà del secolo il
tempio viene completato con la statua di culto crisoelefantina, opera di Fidia). Nel secolo IV a.C. l’AREA
INTERNA al TEMENOS viene REGOLARIZZATA con la COSTRUZIONE della STOÀ di ECO, che chiude a EST
l’ALTIS separandolo dallo stadio. FUORI dall’ALTIS intorno al 330 a.C. viene COSTRUITO il LEONIDAION. In età
ELLENISTICA ricevono una SISTEMAZIONE MONUMENTALE gli IMPIANTI
SPORTIVI, la palestra e il ginnasio, mentre nel 338 a.C., nel SETTORE
OCCIDENTALE dell’Altis e, non a caso PRESSO il PELOPION, viene COSTRUITO
a forma di THOLOS l’HEROON della DINATIA MACEDONE, il PHILIPPEON. Il
SANTUARIO continuerà a VIVERE con ALTERNE VICENDE FINO a quando l’EDITTO di TEODOSIO, nel 394 d.C.,
con l’ABOLIZIONE delle OLIMPIADI e dei CULTI PAGANI, porterà alla CHIUSURA e all’abbandono del SACRO
TEMENOS.
IL CICLO FIGURATIVO DEL TEMPIO DI ZEUS: Benchè DIVISE tra PRONAO e OPISTODOMO le 12 METOPE (che
presuppongono una COMMITTENZA IMPORTANTE, forse una delle GRANDI FAMIGLIE ACERDOTALI di
OLIMPIA; le metope sono in PARTE COLORATE per consentire una MIGLIORE VISUALIZZAZIONE da terra,
dato che DISTAVANO circa 10 METRI, risalenti a poco prima del 460 a.C.) hanno un UNICO TEMA, le 12
FATICHE di ERACLE (figlio di Zeus), la SCELTA del soggetto RAPPRESENTATO rende chiaro l’INTENTO di
RIFERIMENTO cultuale al TEMPIO e al SANTUARIO, SEDE dei GIOCHI istituiti dall’eroe. Sul LATO ORIENTALE
sono raffigurati: la CATTURA del CINGHIALE di ERIMANTO, la CATTURA delle CAVALLE di DIOMEDE (re di
Tracia), ERACLE e GERIONE, ERADE e i POMI delle ESPERIDI, la CATTURA di CERBERO, la PULIZIA delle STALLE
di AUGIA, re dell’Elide; sul LATO OCCIDENTALE si trovano: la CATTURA del LEONE di NEMEA, l’UCCISIONE
dell’IDRA di LERNA, ERACLE e gli UCCELLI STINFALIDI, ERACLE e il MINOTAURO, la CATTURA della CERVA di
CERINTO, la CONQUISTA del CINTO di IPPOLITA.
ATENA e ERACLE subiscono nel CORSO degli EPISODI un’EVOLUZIONE PSICOLOGICA e FORMALE, Eracle
passa dall’ATTEGGIAMENTO d’INCERTEZZA e di MEDITAZIONE della PRIMA METOPA (leone di Nemea)
all’ATTEGIAMENTO DECISO ed EROICO delle METOPE successive; anche ATENA, dall’aspetto giovanile nella
prima metopa si avvia man mano a una maturità sempre maggiore. Nella METOPA degli UCCELLI STINFALIDI,
la FIGURA dell’EROE dall’ASPETTO SEVERO, maturo e solenne, richiama ALCUNE RAFFIGURAZIONI COEVE a
FIURE ROSSE, come l’ERACLE del PITTORE dei NIOBIDI. Nella FATICA IMPOSTA da AUGIA, re dell’ELIDE,
Eracle DEVIA il CORSO del FIUME ALFEO per PURIFICARE le STALLE del SOVRANO, che NON erano mai state
PULITE, qui l’EROE è COLTO mentre sta PULENDO o mentre sta ROMPENDO le PARETI per far ENTRARE
l’acqua; ATENA COMPARE in tutta la sua POTENZA, completamente ARMATA e VESTITA con un PEPLO CINTO
che ACCENTUA la sua imponenza con la CADUTA delle PIEGHE a CANNE d’ORGANO , la PRESENZA della DEA
accanto a ERACLE NON è più quella di una SEMPLICE SPETTATRICE, ma di una COMPAGNA, partecipe
dell’azione. Lo SCHEMA COMPOSITIVO AFFIANCA la VERTICALITÀ di ATENE alla diagonale di Eracle, la
LANCIA della DEA FORMA con la figura dell’eroe uno SCHEMA
INCROCIATO. A TEMPIO ULTIMATO sono state POSIZIONATE
all’INTERNO del TIMPANO le SCULTURE FRONTONALI, per far sì che
vi ENTRASSERO la PARTE RETROSTANTE di dette STATUE non venne
RIFINITO ma solo LISCIATO. Il FRONTONE EST, corrispondente
all’INGRESSO del TEMPIO, raffigurava la SAGA dell’EROE LOCALE,
PELOPE. Lo SCULTORE coglie il MOMENTO che PRECEDE la GARA tra
il GIOVANE ed ENOMAO: i PERSONAGGI si presentano come su un PALCOSCENICO come se la ‘TRAGEDIA’
stesse per incominciare. Al CENTRO si trova ZEUS, secondo il PRINCIPIO, già visto nei FRONTONI di EGINA, di
collocare al CENTRO del TIMPANO il dio, invisibile, che qui RAPPRESENTA il DESTINO, il FATO INCOMBENTE e
INEVITABILE. La LINEA ALBA del suo CORPO si trova SPOSTATA per sottolineare l’ASSECONDAMENTO del
BUSTO rispetto al MOVIMENTO IMPRESSOGLI dalle GAMBE. Lo ZEUS come le altre figure del frontone,
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ESPRIME una CONCEZIONE ARTISTICA ormai LONTANA dalle ANALISI fortemente DESCRITTIVE del PERIODO
ARCAICO: il NUDO è SINTETICO, essenziale, il PANNEGGIO sottolineato da POCHE PIEGHE PESANTE, PATOSE.
E’ caratteristico dello STILE SEVERO concepire la FIGURA come QUALCOSA di AUTONOMO, che vive per SE
STESSA, con una FORZA VITALE INTRINSECA. Ai lati del dio, le COPPIE formate da PELOPE e IPPODAMIA, e da
ENOMAO e la moglie STEROPE. Il RE dell’Elide, barbato, ha la BOCCA SOCCHIUSA che LASCIA intravedere i
DENTI, ESPEDIENTE per rendere il DOLORE o, come in questo caso, la CRUDELTÀ; il PERSONAGGIO più
GIOVANE è quindi PELOPE, in NUDITÀ EROICA come il rivale (vi sono poi altri numerosi personaggi: una
figura inginocchiata, un vecchio probabilmente un INDOVINO, uno stalliere, l’auriga ecc..). Sul FRONTONE
OCCIDENTALE è rappresentata la LOTTA tra LAPITI e i CENTAURI durante le NOZZE di PIRITOO e di DEIDAMIA
(il mito narra che i Centauri presero parte ai festeggiamenti e inebriati dal vino assalirono la sposa, figlia
del re dei Lapiti, e le altre donne presenti; vennero alla fine sconfitti anche grazie all’aiuto di Teseo, re di
Atene, testimone di nozze). Lo SCHEMA del FRONTONE è in NETTO CONTRASTO con quello del
FRONTONE ORIENTALE, infatti, in quello OCCIDENTALE, il DRAMMA è già in ATTO non sta per
iniziare, inoltre in quello ORIENTALE i PERSONAGGI erano ISOLATI, CIASCUNO chiuso nella PROPRIA
ANGOSCIA e TENSIONE, qui invece i CORPI sono AGGROVIGLIATI gli UNI sugli ALTRI, là si COLIEVA la
CALMA MINACCIOSA, qui il TUMULTO SCATENATO. Al CENTRO del frontone è ancora una volta un
DIO, APOLLO, stante, seduto, nudo, con il BRACCIO DESTRO PROTESO e il SINISTRO abbassato a
reggere l’arco, il destro compie una vistosa apertura, un GESTO FERMO, sicuro, che significa la VOLONTÀ
di RISTABILIRE la QUIETE frenando la violenza dei Centauri. La TESTA, rivolta decisamente verso DESTRA,
ha MENTO rotondo, ROBUSTO, fortemente pronunciato, CARATTERISTICO dello STILE SEVERO, e la tipica
acconciatura con la treccia che gira intorno al capo, nascosta sulla fronte dalla spessa
frangia di riccioli (già notata per l’Efebo biondo. Ai LATI di Apollo in POSIZIONE
DIVERGENTE, PIRITOO a DESTRA e TESEO a SINISTRA. A SINISTRA di Piritoo vi è EURIZIONE (re
dei Centauri) che tenta di RAPIRE DEIDAMIA, Piritoo accorre in aiuto. Un ALTRO GRUPPO è
formato da un CENTUARIO che a sua volta TENTA di RAPIRE una GIOVANE LAPITESSA.
Nell’ALA DESTRA, dopo la figura di Teseo e il GRUPPO formato da un CENTAURO e una
LAPITESSA, è il noto GRUPPO del ‘MORDITORE’: un LAPITA ASSALE alle spalle un centauro,
passandogli il braccio intorno al collo per
STRANGOLARLO, il CENTUARO si difende
MORDENDO il braccio del suo rivale. Come negli
altri gruppi del frontone, anche qui il CONTRASTO
delle FORZE in DIREZIONE OPPOSTA è evidente.
ALTRO GRUPPO è quello formato da un CENTAURO che, CADUTO sulle zampe anteriori, INARCA
la GROPPA mentre AFFERRA con una mano la VITA e con l’ALTRA la CAVIGLIA di una LAPITESSA ,
un LAPITA dall’altro lato IRROMPE nella SCENA, con il SINISTRO tenta di AFFERRARE la TESTA del
CENTAURO e con la DESTRA lo PUGNALA. Oltre a questi gruppi TROVANO SPAZIO negli
ANGOLI dei FRONTONI STATUE che PERFEZIONANO lo SCHEMA COMPOSITIVO già incontrato
nel FRONTONE orientale di EGINA, tutti i PERSOBAGGI partecipano alla NARRAZIONE: il
MOVIMENTO imposto dalle figure, in DIAGONALE, di TESEO e di PIRITOO, si PROPAGA dal
CENTRO verso gli ANOLI e da questi RIMBALZA verso il CENTRO, ancora occupato da una
FIGURA ASSIALE, APOLLO. Vi è un UNITARIO INTENTO NARRATIVO: il FRONTONE OVEST
con il COMBATIMENTO tra LAPIDI e CENTAURI, mette in scena il CONTRASTO tra
l’ELEMENTO CIVILE e quello BARBARO, selvaggio che NON RISPETTA le NORME del vivere
comune, mentre il FRONTONE EST con la CONTESA tra PELOPE ed ENOMAO, esprime i
VALORI della CITTÀ , del MATRIMONIO; anche ERACLE (nelle metope), che LOTTA contro i
MOSTRI, giganti e popoli barbari, è portatore della cultura contro l’inciviltà e la barbarie.
LA SCULTURA: L’ABBANDONO della POSIZIONE rigidamente ASSIALE, con il PESO del CORPO RIPARTITO in
EGUAL MISURA su entrambe le GAMBE (che aveva caratterizzato tutti i kouroi arcaici, es.: colossi di Capo
Sounion, Kroisos, Aristodikos), INTRODUCE un RITMO NUOVO che si ADEGUA completamente alle LEGGI di
gravità e coinvolge tutte le MEMBRA. Questo NUOVO EQUILIBRIO dei VOLUMI del CORPO, che prende il
nome di ‘PONDERAZIONE’, emerge in tutte le OPERE della GENERAZIONE dello STILE SEVERO (es. come
abbiamo visto, nelle sculture del tempio di Zeus di Olimpia). Tra gli ORIGINALI in BRONZO, uno dei
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pochissimi a noi giunti, vi è un BRONZETTO di ATLETA RINVENUTO nella SICILIA
ORIENTALE che mostra nella COSTRUZIONE della FIGURA tutte le PPOSSIBILITÀ del
NUOVO RITMO (databile al 470-460 a.C.), la pettinatura è liscia a calotta, essenziale,
sottolinea la rottura radicale con il passato (già nella statuaria di Olimpia), anche la
MUSCOLATURA è ben ARTICOLATA e COORDINATA ai MOVIMENTI degli ARTI, la
PONDERAZIONE riesce a IMPORRE un MOVIMENTO ARMONICO alla FIGURA
benchè essa sia STANTE, tutta assorta nel gesto di offerta. Tra le copie di originali in bronzo,
l’APOLLO di KASSEL mostra anche nelle SPALLE un MOVIMENTO CURVILINEO che ASSECONDA
quello del BACINO, questa è CONCORDEMENTE identificata con l’APOLLO PARNOPIOS di FIDIA,
detto ‘sterminatore di cavallette’ (dio protettore dai grandi flagelli naturali). Alla STESSA EPOCA
risale uno dei 2 GRANDI BRONZI rinvenuti al largo di Capo Riace, in Calabria (forse
trasportati su una nave partita dalla Grecia e diretta a Roma), detto ‘ RIACE A’
(proveniente forse da Argo), mostra la BOCCA socchiusa a mostrare i denti, inseriti in
argento, la PONDERAZIONE è PROSSIMA a quella dell’Apollo di KASSEL, rivela
un’anatomia estremamente dettagliata, TIPICA dello STILE SEVERO, che mette in
risalto le FASCE MUSCOLARI, la struttura ossea, le vene che corrono sotto la pelle. Questo bronzo
viene spesso CONFRONTATO con il ‘RIACE B’ (proveniente forse da Atene) che presenta
un’ANALOGA POSTURA, ma un DIVERSO RITMO che si accosta molto a quello FUTURO
POLICLETEO, particolare indicativo di uno SCARTO CRONOLOGICO tra le due opere di una trentina di anni. La
PERFEZIONE della messa in OPERA, delle giunture, delle parti del corpo, il RAFFINATO TRATTAMENTO delle
superfici, le rifiniture accurate, dimostrano l’ALTO LIVELLO raggiunto dai BRONZISTI GRECI nella fusione cava.
Altra CELEBERRIMA statua è il cosiddetto AURIGA DI DELFI (databile tra 478 e 466 a.C.), basette finemente
incise, occhi intarsiati ancora muniti di ciglia, raffigurato mentre si sta volgendo a destra.
Con CLISTENE, nel 510 a.C., ha inizio ad Atene la DEMOCRAZIA, è in questa OCCASIONE che il GOVERNO
ATENIESE decide di ONORARE pubblicamente, per la PRIMA VOLTA, nell’AGORÀ 2 PERSONAGGI REALI,
ARMODIO e ARISTOGITONE, i due TIRANNICIDI, dell’ESECUZIONE dell’opera viene incaricato ANTENORE. Nel
477 a.C. il MONUMENTALE viene rimpiazzato da un NUOVO GRUPPO BRONZEO affidato questa volta alla
BOTTEGA di KRITIOS e NESIOTES (a noi sono giunte solo copie romane,).
I due eroi, disposti schiena contro schiena (disposizione già incontrata con Teseo e Piritoo nel frontone del
tempio di Zeus di Olimpia), il PERSONAGGIO più MATURO, ARISTOGITONE, barbato, PROTEGGEVA con il
braccio destro teso, in parte coperto dal MANTELLO, il giovane Armodio, colto nell’atto di colpire, il BRACCIO
SINISTRO ALZATO. E’ evidente che il GRUPPO DOVEVA essere ISOLATO, in modo che si potesse GIRARGLI
INTORNO. Nonostante l’IMPETO IMPOSTO ai 2 CORPI, ELASTICI e VIGOROSI, espressione delle NUOVE
TENDENZE dello STILE SEVERO, il MOVIMENTO resta qui ancora un pò CONTENUTO. UNA delle TIPOLOGIE
più DIFFUSE in questo PERIODO è quella dell’ATLETA in azione, ad ESEMPIO: un CORRIDORE in ARMI, colto
nell’attimo che precede lo SLANCIO della CORSA, il POSEIDONE di CAPO ARTEMISION, colto mentre si
PREPARA a LANCIARE il TRIDENTE (del 460 circa a.C., simile al più antico Zeus di Ugento, fig. 3.78, raffigurato
in posizione analoga, unica differenza è che qui si carica il peso sulla gamba destra anzichè sinistra) e ZEUS
nell’atto di LANCIARE il FULMINE. Gli STUDI sul MOVIMENTO sono COLLEGATI anche alla FIGURA di
MIRONE, nato a Eleutere, in BEOZIA, attivo ad Atene negli ANNI CENTRALI del V secolo, purtroppo nessun
suo originale ci è pervenuto. Una delle COPIE MIGLIORI del suo DISCOBOLO è la COPIA LANCELLOTTI,
questa COPIA di MARMO risale al II secolo d.C. (si notino il sostegno a forma di tronco di palma e il puntello
che collega la mano sinistra al polpaccio destro estranei all’originale, ma introdotti dal copista per esigenze
di statica), la RESA ASCIUTTA e ACCURATA della muscolatura, la PUNTUALE NOTAZIONE delle VENE, il VOLTO
OVALE dai CAPELLI a calotta finemente CESELLATI a piccole ciocche, rientrano nella TRADIZIONE dello STILE
SEVERO, così il volto intenso e idealizzato, che non rivela lo sforzo fisico cui il giovane è sottoposto). L’ATLETA
è infatti RAFFIGURATO nell’ATTO di CARICARE il LANCIO del DISCO, sta compiendo una SEMIROTAZIONE
prima del LANCIO, viene qui fissato un MOMENTO. L’EQUILIBRIO GEOMETRICO, ma ASTRATTO, del
DISCOBOLO lascia il POSTO nel gruppo di ATENA e MARSIA alla ricerca del CONTRASTO, il gruppo in
BRONZO che fu visto da PAUSANIA sull’ACROPOLI di ATENE, raffigura ENTRAMBI i PERSONAGGI colti
in un ATTIMO di PASSAGGIO: al CENTRO della COMPOSIZIONE è il FLAUTO, su di esso si
concentrano gli SGUARDI dei protagonisti, mentre i LORO CORPI divergono dall’OGGETTO della
CONTESA. La CONTRAPPOSIZIONE è affidata NON SOLO all’INSTABILITÀ delle POSTURE, ma anche
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al CONTRASTO tra il MORBIDO PANNEGGIO di ATENA e il CORPO NUDO e nervoso di MARSIA, tra la virginale
bellezza della dea e il vigore selvaggio del sileno.
La FIGURA FEMMINILE dello STILE SEVERO è LA PEPLOPHOROS, letteralmente PORTATRICE di PEPLO,
ABBANDONATI il CHITONE a FITTE PIEGHE e la MANTELLINA, drappeggiata dell’epoca arcaica, la DONNA
INDOSSA ora un’AMPIA TUNICA, stretta alla VITA da una CINTURA, fermata da borchie sulle spalle, con un
risvolto che ricade sul dorso e sul petto. Al PEPLO CINTO, che gioca sul CONTRASTO tra l’AMPIO RIMBOCCO
alla vita e la RICADUTA VERTICALE dell’ampia gonna, si ALTERNA il PEPLO APERTO, privo di cintura, che
presenta un PANNEGGIO più libero, meno SOGGETTO alla forza di gravità. La PEPLOPHOROS di DELFI,
utilizzata come SOSTEGNO di un BRUCIAPROFUMO, mostra un PANNEGGIO sciolto che GIOCA
sull’ALTERNANZA delle PIEGHE creando EFFETTI di LUCE . Un altro TIPO STATUARIA è quello della cosiddetta
ASPASIA, conosciuta solo attraverso REPLICHE ROMANE, l’ORIGINALE risale a circa il 460 a.C.), con la
FIGURA avvolta in un AMPIO MANTELLO portato sopra un CHITONE LEGGERO a fitte pieghe. L’ATENA
LEMNIA, dedicata sull’ACROPOLI dai COLONI ATENIESI dell’ISOLA di LEMNO, e realizzata in BRONZO da FIDIA
( del 450 a.C. circa), GUARDA il suo ELMO, tenuto nella MANO DESTRA protesa, con la sinistra, sollevata, si
appoggia alla lancia. Si nota la CONTRAPPOSIZIONE tra il LATO DESTRO PORTANTE, contratto, sul quale si
concentra l’AZIONE, e l’apertura del lato sinistro, cui corrisponde la gamba in movimento. Anche nel
PERIODO dello STILE SVERO, la SCULTURA INSULARE si caratterizza per la DELICATEZZA del MODELLATO e
l’eleganza delle forme. Il PEPLO SCIOLTO è portato anche dalla NIKE di PARO, colta nell’atto di LIBRARSI in
VOLO: il VENTO del MOVIMENTO ascensionale della DEA, che TOCCA il SUOLO solo con la PUNTA del PIEDE
SINISTRO, appiattisce le pieghe sulle gambe e agita l’APOPTYGMA in modo molto realistico. La LEGGEREZZA
del panneggio insulare si ritrova in Magna Grecia nei rilievi del cosiddetto ‘TRONO LUDOVISI’
(verosimilmente il parapetto di un pozzo), dal nome della COLLEZIONE ROMANA che lo ha accolto all’epoca
del ritrovamento nel 1887, le scene raffigurate sono legate al culto di Afrodite.
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CERAMOGRAFIA E PITTURA: In questo PERIODO il PRIMATO della PRODUZIONE spetta ancora una volta ad
ATENE. La NUOVA TECNICA a FIGURE ROSSE è ormai ADOTTATA UFFICIALMENTE; la PRODUZIONE a FIGURE
NERE continua, almeno fino a tutto il PRIMO VENTENNIO del SECOLO, per PICCOLI VASI da
UNUENTI (solo le anfore panatenaiche, che costituiscono l’ambito premio delle gare in onore
di Atena e hanno una forte valenza rituale, continueranno a essere prodotte per tutto il V
secolo con la vecchia tecnica). Tra i PITTORI di GRANDI VASI si distinguono il PITTORE DI
KLEOPHRADES e il PITTORE DI BERLINO, questi permettono di COGLIERE anche NELLA
PITTURA VASCOLARE il PASSSAGGIO dallo STILE TARDOARCAICO allo STILE SEVERO. Il fatto che le LORO
OPERE siano state RINVENUTE prevalentemente in ETRURIA sottolinea l’IMPORTANZA assunta dal MERCATO
ESTERO. Nell’ANFORA di MONACO, da Vulci, il PITTORE di KLEPHRADES dipinge DIONISO con
le MENADI e i SATIRI, la scena è IMPRONTATA sul MOVIMENTO, anche se notiamo ancora una
resa non molto riuscita; così pure nelle FIGURE dalla STRUTTURA STATUARIA che ritroviamo
nel CRATERE a CALICE con SCENA di rinvenuto a TARQUINIA (500-490 a.C.) , il giovane
discobolo, raffigurato nella POSIZIONE PRELIMINARE al lancio, sperimenta, con qualche
difficoltà nel disegno delle braccia, una POSTURA INSTABILE. Così anche nell’HYDRIS del MUSEO di NAPOLI,
il PITTORE di KLEOPHRADES affronta uno dei TEMI più sentiti in questi PRIMI DECENNI del secolo,
sconvolti dalla CALATA dei PERSIANI: la DISTRUZIONE di TROIA (=ILIOUPERSIS), vi è anche qui una
RICERCA del MOVIMENTO in ATTO, all’INTERNO di una COMPOSIZIONE
RITMICA che contrappone lo SLANCIO delle FIURE in piedi al
RACCOGLIMENTO dei CORPI ACCUCCIATI o INGINOCCHIATI. Il PITTORE di
BERLINO, attivo tra il 500 e il 480 a.C., il cui NOME deriva dall’ANFORA di
STAATLICHE MUSEEN di BERLINO, da Vulci, dove propone l’INSOLITA
sovrapposizione di 3 PERSONAGGI, HERMES che passa VELOCEMENTE con un
KANTHAROS e un’OINOCHOE, un SATIRO che AVANZA suonando la LIRA e si
guarda INDIETRO attratto dal VINO, e, tra i 2, un CERBIATTO che SUSSULTA e ALZA la
TESTA a causa del RUMORE e del MOVIMENTO che lo circondano. Vi è qui, inoltre,
l’ATTENTA RICERCA ANATOMICA tipica di questo particolare
momento. EMBLEMATICA la famosa COPPA della FONDERIA, del
Pittore omonimo, con SCENA di BOTTEGA, ricca di PARTICOLARE e di
OGGETTI ripresi dal vero, nella QUALE ASSISTIAMO ai LAVORI di rifinitura di due GRANDI
BRONZI in movimento, un GUERRIERO e un ATLETA. Particolare da notare è l’OCCHIO
che si apre verso l’INTERNO spostando in AVANTI la PUPILLA, i PANNEGGI alternano le
PIEGHE ARCAICHE a CODA di RONDINE alla CADUTA VERTICALE dello STILE SEVERO, i
volti perdono le angolosità arcaiche in favore di un mento più tondo e pronunciato, un
naso più largo, una bocca piccola e carnosa. Nella COPPA di ONESIMOS, da Chiusi, la GIOVANE raffigurata sta
avanzando verso un CATINO LAVAPIEDI. Il PITTORE di BRYOS, attivo tra il 480 e il 470 a.C. raffigura lo
SKYPHOS con COMASTI del LOUVRE, le 2 COPPIE procedono a RITMO CADENZATO. Nella VIOLENTA
ILIOUPERSIS dipinta sull’ESTERNO di una coppa del Louvre, da VULCI, il gruppo concitato formato da
PRIAMO e da NEOTTOLEMO, giocato sull’INCROCIO di LINEE OBLIQUE, è in NETTO CONTRASTO con la
COPPIA di MENELAO ed ELENA, che esce silenziosamente di scena. Nella COPPA del BRITISH MUSEUM, da
Vulci, con la CONTESA per le ARMI di ACHILLE, si nota ancora quella RICERCA di MOVIMENTO (da
sottolineare anche l’indicazione realistica dei peli sul petto e sull’addome) e di SCHEMI INCROCIATI che
CARATTERIZZA in questo PERIODO il RILIEVO e la COMPOSIZIONE FRONTONALE, lo
schema a V, divergente, dei 2 GIOVANI che CERCANO di FRENARE l’ANIMOSITÀ dei
CONTENDENTI, ODISSEO e AIACE, verso il CENTRO della SCENA, tallonati da 2
PERSONAGGI che cercano di tirarli verso l’ESTERNO, rende il MOTO ONDULATORIO, già
SPERIMENTATO nel FRONTONE ORIENTALE di EGINA, che sfocerà nel RITMO incalzante
del FRONTONE OCCIDENTALE di OLIMPIA. Un ALTRO dei TEMI CARI ai PITTORI del
PRIMO STILE SEVERO è il SIMPOSIO, ad esempio raffigurato nella grande coppa dei
MUSEI VATICANI del pittore DOURIS (attivo tra 500-460 a.C.), la scena offre ancora una
volta lo SPUNTO per SPERIMENTARE attraverso la gestualità dei convitati, una SERIE di POSIZIONI in
MOVIMENTO e di VEDUTE di SCORCIO. Stessa vivacità la ritroviamo nello PSYKTÈR , da CERVETARI, con
GIOCHI tra SATIRI, i compagni di Dioniso si ESIBISCONO in uno SCATENATO GIROTONDO, tema del gioco è,
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non a caso, l’USO del VINO, mentre un KANTHAROS, vaso sacro a Dioniso, PASSA di MANO in MANO, i satiri
provano a modo loro diversi modi del bere.
Nel secondo quarto del V secolo i PITTORI ATENIESI si possono dividere in 2 GRANDI GRUPPI:
o i MANIERISTI, che continuano, sotto l’aspetto formale, lo STILE TARDO ARCAICO. Tra i
Manieristi ricordiamo il PITTORE di LENINGRADO e la sua HYDRIA con INSOLITA
SCENA di AGONE ARTIGIANALE. Il MANIERISMO del pittore emerge nella
PREDILEZIONE di FIGURE SOTTILI, con TESTE PICCOLE, nel decorativismo dei
panneggi, spesso PRIVI di una REALE CONSISTENZA, nella DUREZZA del TRATTO
DISEGNATIVO. I PROFILI dei VOLTI sono, invece, d’IMPOSTAZIONE pienamente SEVERA (mento pieno
e tondeggiante, apertura dell’occhio verso l’interno, pettinature maschili a calotta compatta).
RIENTRA nel GRUPPO dei MANIERISTI anche il PITTORE di PAN. Si inserisce pienamente nello stile
severo, invece, il PITTORE di BOREA, inseguimento tra Teseo ed Arianna), per le sue figure statuarie,
intense e drammatiche.
o i pittori PROTOCLASSICI, che seguono la NUOVA CORRENTE e aderiscono allo STILE
IMPOSTO dai MAESTRI della grande pittura parietale.
PITTURA: Gli SCRITTORI ANTICHI ci informano che, PIÙ della PITTURA MURALE, era diffusa
nel V secolo la PITTURA su GRANDI PANNELLI LINEI fissati ai MURI tramite GRAPPE
METALLICHE e protetti da TELI o da SPORTELLI. Gli INIZIATORI della GRANDE PITTURA sono
concordemente POLIGNOTO di TASO e MICONE di ATENE, entrambi PITTORI e BRONZISTI. Secondo Plinio il
Vecchio, POLIGNOTO fu il PRIMO a rendere la DIFFERENZA dei CARATTERI e degli STATI D’ANIMO
nelle VARIE FIGURE DIPINTE. PAUSANIA che DESCRIVE in modo preciso le PITTURE della LESCHE
(=edificio per la riunione di persone) degli CNIDI a DELFI, che raffiguravano la DISCESA DI ODISSEO
agli INFERI e la ILOUPERSIS, ricorda che il PITTORE, piuttosto che RAPPRESENTARE gli EPISODI più
DRAMMATICI degli EVENTI raffigurati, preferiva il momento che li precedeva o li seguiva, i
PERSONAGGI erano DISPOSTI in ORDINE SPARSO o a gruppi su più livelli, la RICERCA della TERZA
DIMENSIONE portava, inoltre, il PITTORE a NASCONDERE parzialmente ALCUNE FIGURE dietro la LINEA
IRREGOLARE del terreno. Ne abbiamo una ECO nel CRATERE EPONIMO del PITTORE dei NIOBIDI, dipinto
intorno al 460-450 a.C., sul LATO PRINCIPALE si riconoscono APOLLO e la sorella ARTEMIDE nell’atto
di SAETTARE i FIGLI di NIOBE, si nota la LINEA ONDULATA e IRREGOLARE del terreno, in BIANCO
SOVRADDIPINTO, la DISPOSIZIONE su più PIANI e l’ESPEDIENTE di NASCONDERE o
ADAGIARE i CADUTI DIETRO le BALZE del paesaggio accidentato e montano. La
PACATA SERIETÀ degli EROI ciascuno ISOLATO nel PROPRIO MONDO INTERNO
possono richiamare l’INTENSA ESPRESSIONE dei VOLTI POLIGNOTEI. Più MOSSE e
AGITATE dovevano essere le SCENE DIPINTE da MICONE, (ricostruzione
dell’affresco con la battaglia di Maratona), SCENE di BATTAGLIA RICCHE di SCORCI e di
MOVIMENTO; sono VEROSIMILMENTE un RIFLESSO delle sue AMAZZONOMACHIE quelle
DIPINTE sui VASI ATTICI dello STILE SEVERO. Ci sono giunti alcuni originali, della pittura dello stile severo,
dalle poleis dell’Italia meridionale, risale al 480-470 a.C. la DECORAZIONE della TOMBA del TUFFATTORE di
POSEIDONIA, ove si rappresenta il TUFFO SIMBOLICO dal MONDO della VITA a quello dell’OLTRETOMBA,
lungo i lati corrono invece immagini del simposio, il momento nel quale, terminato di mangiare, ci si
dedica alla musica, al canto, alla poesia e all’amore (acropoli di Gela).
L’ETÀ CLASSICA ( SECOLO V a.C)
PERICLE, ad Atene, sale al potere nel PERIODO che va dalla PACE con la PERSIA (Pace di Callia 449 a.C.)
alla sua morte nel 429 a.C.. Alla metà del V sec. ATENE è la CITTÀ più RICCA e POTENTE di tutta la Grecia;
nel 447 a.C., sfruttando il tesoro della Lega delio-attica, Pericle dà il VIA ai LAVORI di RISTRUTTURAZIONE
dell’ACRPOLI. La POLITICA ESTERA ateniese, in questo periodo, si RIVELA molto AGGRESSIVA soprattutto nei
CONFRONTI degli ALLEATI, COSTRETTI a PAGARI TRIBUTI PERCHÈ fossero PROTETTI MILITARMENTE e
sottoposti a PUNIZIONI SEVERE nel CASO volessero STACCARSI dalla LEGA. L’IMPERIALISMPO ATENIESE è
così alla BASE della DEVASTANTE GUERRA che segna la vita della Grecia dal 431 al 404 a.C., la ‘GUERRA DEL
PELOPONNESO’, che vede SCHIERATE da un lato ATENE e i suoi ALLEATI, dall’altro le CITTÀ della LEGA del
PELOPONNESO, sotto il COMANDO di SPARTA (una breve tregua si avrà nel 421 con la pace di Nicea). Negli
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ULTIMI ANNI del SECOLO assistiamo al LENTO DECLINO di ATENE, al comando della quale RITORNA per
BREVE TEMPO il REGIME OLIGARCHICO, con il CONSIGLIO dei ‘QUATTROCENTO’ (411 a.C.), presto
ROVESCIATO dai DEMOCRATICI (410 a.C.). La GUERRA continua per MARE, LUNGO le COSTE dell’Asia
Minore, ma nonostante la VITTORIA ATENIESE alle ARGINUSE (406 A.c.) è ancora SPARTA, finanziata
dall’impero persiano, ad AVERE la MEGLIO: la BATTAGLIA di EGOSPOTAMI, nel 405 a.C., segna la DEFINITIVA
SCONFITTA DI ATENE, assediata per terra e per mare. Dopo il BRUTALE REGIME dei TRENTA TIRANNI (404403 a.C.), il ritorno della democrazia non riporta la città agli splendori del ‘secolo di Pericle’: priva della flotta
e delle miniere del Laurion, ora in mano spartana, ATENE vede definitivamente TRAMONTARE il suo
MOMENTO D’ORO.
[Il termine ‘CLASSICO’ è stato utilizzato per INDICARE l’ARTE
e la CIVILTÀ GRECA dei secoli V e IV a.C. che
rappresentavano, per gli studiosi del XVIII e del XIX secolo, il
CULMINE della BELLEZZA e della PERFEZIONE.]
ACROPOLI DI ATENE: E’ FIDIA: secondo le fonti antiche, a
ricoprire il RUOLO di DIRETTORE dei LAVORI sull’acropoli. Il
PRIMO EDIFICIO a essere progettato e costruito sull’Acropoli
al tempo di Pericle fu il PARTENONE, affidato agli ARCHITETTI ICTINO e CALLICRATE, i lavori
iniziarono nel 447 a.C. e terminarono nel 438 a.C., intorno
al 432 a.C. venne completata anche la DECORAZIONE SCULTORIA.
L’architetto MNESICLE, tra il 437 e il 433 a.C. costruì i PROPILEI che
SOSTITUIRONO il MODESTO INGRESSO risalente ai TEMPI di PISISTRATO.
Per costruire i Propilei si dovette tener conto
di MOLTE PREESISTENZE SACRE, tra le quali
la TERRAZZA di ATENA NIKE, e del
DISLIVELLO del TERRENO; sono costituiti da
un CORPO CENTRALE RETTANGOLARE con 2
FACCIATE SIMMETRICHE, dal quale si poteva
accedere a 2 AMBIENTI LATERALI, UNO a SUD più PICCOLO sacrificato dal
PELARGHIKÒN (=antica cinta muraria poligonale di età micenea) e dalla
TERRAZZA di ATENAA NIKE, e UNO più GRANDE a NORD con FUNZIONE di SALA
per i BANCHETTI UFFICIALI e di PINACOTECA. Il PASSAGGIO era RETTO da 6 COLONNE IONICHE, TRE per
PARTI, le quali, grazie alle DIMONSIONI SLANCIATE, potevano arrivare fino al tetto. Le FACCIATE, ESASTILE, di
ORDINE DORICO, erano SORMONTATE da FRONTONI in modo da RIPROPORRE
il GRANDIOSO PROSPETTO del PARTENONE, l’INTERCOLUMNIO CENTRALE più
LAERGO degli ALTRI permetteva il PASSAGIO delle PROCESSIONI. Sul PICCOLO
BATIONE MERIDIONALE, sorse il TEMPIETTODI ATENE NIKE, tra il 430 e il 420
a.C., si tratta di un TEMPIO IONICO con un’UNICA CELLA, ANFIPROSTILO
TETRASTILO, vale a dire con 4 COLONNE sulle 2 FRONTI, vi si trova un FREGIO
CONRINUO con SCENE di BATTAGLIA tra GRECI e ORIENTALI. L’ULTIMO
GRANDE EDIFICIO a essere costruito sull’Acropoli fu l’ERETTEO(dal nome di
uno dei primi mitici re della città). L’Eretteo si compone di un CORPO
CENTRALE RETTANGOLARE, diviso in 2 AMBIENTI, che si apre a EST con un
PORTICO di 6 COLONNE IONICHE; alla PARTE OCCIDENTALE del tempio, chiusa
da un’ALTA PARETE con FINESTRE e SEMICOLONNE, si appoggiano 2 CORPI
LATERALI, perpendicolari all’ASSE del TEMPIO MAGGIORE: un PRONAO
TEATRASTILO, anch’esso ionico, e la CELEBRE LOGGETTA DELLE CARIATIDI,
che fungeva da ACCESSO alla TOMBA dell’EROE ATTICO CEROPE, figlio di Eretteo e re di Atene. Quasi tutti gli
EDIFICI dell’Acropoli periclea erano ORNATI di SCULTURE e di RILIEVI pensati all’INTERNO di un
PROGRAMMA ARCHITETTONICO e figurativo destinato a MAGNIFICARE la GRANDEZZA di ATENE e dei suoi
DEI. Risalgono all’età di Pericle l’ODEION, costruito presso l’ANGOLO SUD - EST dell’ACROPOLI, e il PRIMO
IMPIANTO del TEATRO di DIONISO ELEUTHEREUS. L’odeion di Pericle, a PIANTA quasi QUADRATA, destinato
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alla CELEBRAZIONE di AGONI musicali, era una SALA IPOSTILA (sorretta da colonne)
sormontata da un TETTO a SPIOVENTI.
IL PARTENONE: Il PARTENONE non ha ALTARE, il VERO ALTARE di Atena, quello che
costituiva il PUNTO d’ARRIVO della PROCESSIONE delle PANATENEE, era infatti situato
tra il PARTENONE e l’ERETTEO, dove era la CELLA del VECCHIO TEMPIO di ATENA
POLIÀS. Il Partenone è quindi un EDIFICIO del tutto PARTICOLARE, costruito per
OSPITARE e CUSTODIRE la GRANDE STATUA CRISOELEFANTINA della DEA (=Atena
Parthenos) e le altre OFFERTE a lei dedicate, una sorta di ENORME e LUSSUOSO
TESORO, ideato per diventare il SIMBOLO della POTENZA di ATENE. La PIANTA del
PARTENONE, concepito come un TEMPIO DORICO PERIPTERO (ove vengono utilizzati
tutti gli accorgimenti per alleggerirne l’aspetto), con 8
COLONNE sui LATI CORTI e 17 sui LATI LUNGHI, si
CARATTERIZZA infatti per le DIMENSIONI ECCEZIONALI della
CELLA, che comportano la RIDUZIONE dei CORRIDOI (PTEROMA) del peristilio e
SACRIFICANDO il PRONAO e l’OPISTODOMO. La CELLA è divisa in 2 AMBIENTI
SEPARATI, il più GRANDE dei QUALI a EST ospitava la STATUA della DEA, i
COLONNATI INTERNI, formati come di NORMA da 2 ORDINI SOVRAPPOSTI di
COLONNE DORICHE, vengono qui per la PRIMA VOLTA disposti a forma di ‘PI
GRECO’ e addossati alle pareti per aumentare lo SPAZIO della NAVATA CENTRALE. Sulla PARETE ESTERNA
della CELLA in alto, correva un FREGIO CONTINUO con il FAMOSO CORTEO delle PANATENEE . Per la PRIMA
VOLTA nel PARTENONE vengono DECORATE tutte le METOPE della PERISTASI (92 metope), e non solo quelle
dei LATI BREVI com’era solito, ad ALTORILIEVO con NUMEROSI ELEMENTI a tutto tondo, i
PANNEGGI a BASSO RILIEVO dovevano essere RAVVIVATI dal COLORE così come pure il FONDO. Vi
era la GIGANTOMACCHIAQ a est, l’AMAZZANOMACHIA a OVEST, la CENTAUROMACHIA
a SUD e la CONQUISTA di TROIA a NORD, il TEMA ricorrente è quello della
CIVILIZZAZIONE OPPOSTA alla barbarie, l’ORDINE al CAOS e si esaltano la GRANDEZZA
di ATENE che ha saputo OPPORSI ai PERSIANI, come TESEO alle AMAZZONI, come ERACLE e gli
DEI OLIMPICI ai GIGANTI, come TESEO e PIRITOO ai CENTAURI, come i GRECI ai TROOIANI.
Nell’ESECUZIONE delle METOPE sono state riconosciute MANI DIFFERENTI, alcune sono legate allo
STILE SEVERO (es. la numero 31), mentre ALTRE devono essere SUCCESIVE (es. la numero 27) dove
le MEMBRA delle FIGURE sono più PLASTICHE, i PASSAGGI più SFUMATI. Il FREGIO
a BASSORILIEVO, TIPICO dell’ORDINE IONICO, correva sulla SOMMITÀ del MURO
della CELLA, passando anche sulle COLONNE del PRONAO e dell’OPISTODOMO al
posto del CONSUETO FREGIO DORICO, per 160 metri, ed era quindi visibile tra le
COLONNE della PERITASI. In sostanza si RAPPRESENTA, come già accennato in
precedenza, la PROCEZIONE in occasione delle PANATENEE, con l’OFFERTA del PEPLO alla
DEA alla PRESENZA dei 12 DEI e degli EROI EPONIMI della CITTÀ (ci sono circa 360
personaggi e 200 animali). si evince che lo ‘SFORZO’ NON RIENTRA nel PROGRAMMA FIDIACO che
PROIETTA la PROCESSIONE in una DIMENSIONE ATEMPORALE. Le
FANCIULLE sono il RITRATTO IDEALE delle SPOSE e delle MADRI ATENIESI, i
VECCHI esprimono DIGNITÀ STATUARIA. Gli DEI seduti a GUARDARE la CERIMONIA
sono completamente UMANIZZATI, sono solo più GRANDI dei MORTALI. Il
MULTIFORME CORTEO della SOCIETÀ ATENIESE scorre sul FONDO NEUTRO con un
RITMO ora LENTO, ora concitato che il RILIEVO BASSISSIMO riesce perfettamente
ad ARMONIZZARE. Perduti sono il FRONTONE EST che doveva RAPPRESENTARE la NASCITA di TENE, e il
FRONTONE OVEST che inscenava la CONTESA tra ATENA e POSEIDONE per il POSSESSO dell’ATTICA. Allo
SCHEMA divergente del GRUPPO formato da ATENA e POSEIDONE corrisponde il MOVIMENTO dei gruppi
laterali con FIGURE che SFUGGONO verso le ESTRTEMITÀ e altre che convergono verso il CENTRO;
superando il Maestro di Olimpia, FIDIA ELIMINA la FIGURA CENTRALE per MUOVERSI liberamente nello
SPAZIO dove tutti i PERSONAGGI INTERAGISCONO tra loro. Un SRNSO di INQUIETUDINE di ansia per quanto
sta accadendo DOMINA tutti i PERSONAGGI dell’EVENTO, pronti allo SCATTO. La STOFFA leggerissima dei
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CHITONI, quasi impalpabile, ADERISCE al SENO creando la SENSAZIONE di una STOFFA BAGNATA,
effetto che diventerà CANONICO nelle IMMAGINI FEMMINILI ULTIMO TRENTENNIO del SECOLO.
UNA delle CARATTERISTICHE del PARTENONE fu quella di UNIRE in un SOLO EDIFICIO ELEMENTI dell’ORDINE
DORICO(la peristasi e tutto l’alzato) con ELEMENTI dell’ORDINE IONICO, il LUNGO FREGIO delle PANATENEE,
che correva lungo le pareti della cella e SOSTITUIVA il FREGIO DORICO sul PRONAO e sull’OPISTODOMO, e le
4 COLONNE poste al CENTRO della SALA OCCIDENTALE . NON è, tuttavia, una
NOVITÀ ASSOLUTA, questa commistione già la intravediamo a: POSEIDONIA,
nell’ATHENAION, il cosiddetto TEMPIO di CERERE della fine del VI secolo, o
nel TEMPIO di POSEIDONE a Capo SOUNION. Il TEMPIO di EFESTO,
databile al 449 a.C. (il cosiddetto THESEION, nome che deriva dai soggetti
delle metope che illustrano episodi delle imprese di Teseo oppure
EPHAISTEON), posto sul LATO OCCIDENTALE dell’AGORÀ di ATENE, presenta una PIANTA PROSIMA a quella
del PARTENONE, benchè di DIMENSIONI più RIDOTTE, la CELLA
ripropone il COLONNATO interno a ‘PI GRECO’ realizzato ancora con
COLONNE DORICHE disposte su 2 ORDINI come nel PARTENONE, dal
quale l’EPHAISTEION deriva anche la DECORAZIONE SCULTOREA,
composta sulla PERISTASI da METOPE SCOLPITE e sul PRONAO e
sull’OPISTODOMO da FREGI IONICI con SACENE di GIGANTOMACHIA e di
CENTAUROMACHIA. L’ASOCIAZIONE degli ORDINI RITORNA alla FINE del SECOLO,
insieme ad altre IMPORTANTI INNOVAZIONI, nel TEMPIO di APOLLO EPICURIO dedicato dagli
ABITANTI di FIGAÌA a BASSAI, in ARCADIA). La PIANTA ABOLISCE qui, all’interno della cella, le 3
NAVATE CANONICHE liberando lo SPAZIO CENTRALE: le 4 COLONNE INTERNE, IONICHE,
sono infatti ADOSSATE ad ALTRETTANTI MURETTI sporgenti dai LATI LUNHI, l’ADYTON,
ACCESSIBILE anche dall’ESTERNO, lungo il LATO ORIENTALE del tempio, è SEPARATO dalla cella
tramite 2 SEMICOLONNE OBLIQUE e una COLONNA CENTRALE che adotta, per la prima volta, il
CAPITELLO CORINZIO a KALATHOS ricoperto da FOGLIE d’ACANTO; sopra il COLONNATO INTERNO
correva un FREGIO CONTINUO che rappresentava EPISODI della CENTAUROMACHIA e
dell’AMAZZONOMACHIA. La necessità di RIVALUTARE lo SPAZIO INTERNO si avverte anche nel
NUOVO TELESTERION di ELEUSI, che ICTINO RICOSTRUICE intorno al 445 a.C., l’EDIFICIO è a
PIANTA QUADRATA. La CONQUISTA dello SPAZIO INTERNO si ACCOMPAGNA, nella seconda metà del V
secolo, alla RICERCA di VALORI DECORATIVI, che si ESPRIME nell’ADOZIONE dell’ORDINE IONICO per gli
EDIFICI dell’ACROPOLI POST - PERICLEA, come, ad esempio, il TEMPIETTO di ATENA NIKE e l’ERETTEO, con la
sua RICCA DECORAZIONE ACCESSORIA. La SCELTA di un’ARCHITETTURA più PLASTICA e DECORATIVA porterà
nel secolo successivo a un LARGO USO dell’ORDINE CORINZIO e al SUPERAMENTO dei PRINCIPI
ARCHITETTURA CLASSICA con NUOVE TIPOLOGIE ARCHITETTONICHE.
URBANISTICA: L’URBANISTICA del V secolo è LEGATA alla figura di IPPODAMO di MILETO, a lui si
ATTRIBUISCE soprattutto la RIPARTIZIONE FUNZIONALE dell’IMPIANTO URBANO. Se lo SCHEMA
ORTOGONALE è LEGATO alle NUOVE FONDAZIONI COLONIALI, bisogna cercare altrove lo
SPECIFICO IPPODAMEO. A THURII, ad esempio, il TRACCIATO NON è più ORTOGONALE, ovvero
per STRIGAS (=strisce, es. Poseidonia, bensì a SCACCHIERA. La NOVITÀ dell’IMPIANTO IPPODAMEO
starebbe, quindi, nell’ORGANIZZAZIONE FUNZIONALE (precedente alla costruzione degli edifici) dei
quartieri e delle vie, assegnando a queste nomi immediatamente e intuitivamente identificativi (es. la
via Thurina doveva portare nel territorio thurino). Agli stessi principi è ispirata la PIANTA del PIREO.
LA PLASTICA A TUTTO TONDO E IL RILIEVO: La SCULTURA della seconda metà del V secolo è
DOMINATA dalle PERSONALITÀ di FIDIA e di POLICLETO.
FIDIA, nato intorno al 500-490 a.C., verso il 460 REALIZZA la STATUA COLOSSALE BRONZEA dell’ATENA
PROMACHOS (=che combatte nelle prime file), posta al CENTRO dell’ACROPOLI, di fronte ai PROPILEI
(risalgono alla stessa epoca il Donario di Maratona a Delfi, l’Apollo Parnopios, l’Atena Lemnia), nel 438-7
a.C. porterà a TERMINE anche lo ZEUS di OLIMPIA. La STATUA CRISOELEFANTINA dell’ATENA PARTHENOS
rappresenta la DEA stante, frontale, secondo la CONSUETA PONDERAZIONE ATTICA (=gamba destra
portante, sinistra flessa), vestita di un PEPLO a GRANDI PIEGE con AMPIO RISVOLTO CINTO alla VITA da
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una CINTURA e CIOPERTO sul petto con l’EGIDA, di questo tipo di peplo, dalle pieghe
rade, pesanti e pastose, contraddistinte dalla contrapposizione tra la caduta verticale sulla gamba
portante e l’aderenza della stoffa sulla gamba flessa, abbiamo una vasta eco . Nella mano destra la
DEA RECAVA una NIKE (=vittoria), con la sinistra il GRANDE SCUDO sul quale erano effigiate
l’AMAZZONOMACHIA con TESEO e la GIGANTOMACHIA (almeno questo è ciò che ci presenta la copia
marmorea proveniente dal ginnasio di VARVAKEION di ATENA). L’ELMO della dea era SORMONTATO
da una SFINGE, ANTICO SIMBOLO di REGALITÀ, e da 2 GRIFONI, PROTETTORI dell’ORO con il quale
era stata realizzata l’opera. La BASE della statua recava, a BASSORILIEVO, la NASCITA di PANDORA, la PRIMA
DONNA, creata da EFESTO e ISTRUITA da ATENA. Dello ZEUS di OLIMPIA si salva la puntuale descrizione di
PAUSANIA, il DIO era raffigurato su un TRONO fittamente DECORATO con FIGURE ed EPISODI MITICI che
celebravano il POTERE del dio e la GRANDEZZA della GRECIA.
POLICLETO NASCE ad Argo intorno al 490 ed è attivo fino al 420 a.C., la sua OPERA più FAMOSA è il
DORIFORO (=portatore di lancia), la COPIA rinvenuta a POMPEI, che risale al II inizi I secolo a.C.,
rappresenta un GIOVANE, probabilmente ACHILLE, immortalato nell’ATTO di CAMMINARE, la TESTA si volge
verso la sua DESTRA, i LINEAMENTI sono IDEALIZZATI (il tronco collocato contro la gamba destra è stato
introdotto dal copista per ragioni di statica, l’originale bronzeo che risale alla metà del V sec. non ne aveva
bisogno). La STATUA riflette il RITMO CHIASTICO TIPICO di POLICLETO, che consiste nella
CONTRAPPOSIZIONE reciproca delle PARTI del CORPO: alla GAMBA DESTRA PORTANTE corrisponde la
SINISTRA FLESSA, al fianco destro contratto, il SINISTRO RILASSSATO, al BRACCIO SINISTRO PIEGATO, il
DESTRO DISTESO; nell’ATTO dell’INCIDERE la SPALLA DESTRA e la CAVIGLIA SINITRA si ALZA mentre l’anca e
il ginocchio sinistro si abbassano. L’EQUILIBRIO tra le MEMBRA del COIRPO è PERFETTO e la POSTURA
appare ARMONICA, SCIOLTA e NATURALE; il CORPO del Doriforo è infatti il FRUTTO di una COMPLESSA
SERIE di CALCOLI MATEMATICI e GEOMETRICI attraverso i quali lo scultore ha MESSO in PRATICA la TEORIA
espressa nel “CANONE” (un suo scritto). Nel 420 A.c. porta a termine il DIADUMENO, l’ATLETA che si CINE il
CAPO con una BENDA in SEGNO di VITTORIA, la REPLICA più nota è la STATUA di DELO (datata fine II
inizio I sec. a.C.), qui appare la CONSUETA PONDERAZIONE. Altra FAMOSA STATUA è l’atleta vincitore
(conosciuta come EFEBO WESTMACOTT, dal nome dello scultore che ne possedette la copia), il GIOVANE
è raffigurato STANTE, nell’atto di TOGLIERSI dal capo la CORONA per OFFRIRLA alla DIVINITÀ, solito è il
RITMO, anche se lo SCHEMA COMPOSITIVO è INVERTITO rispetto a quello del DORIFORO (forse non è
una sua opera ma sicuramente appartiene alla sua scuola). Molte sono le OPERE che ripropongono e
RIELABORARE i suoi INSEGNAMENTI e adottano la PONDERAZIONE e la STRUTTURA MUSCOLARI dei suoi
ATLETI.
[Tra i COLLABORATORI di FIDIA le fonti RICORDANO soprattutto AGORACRITO di PARO e ALCAMENE di
ATENE. Ad AGORACRITO (forse ha collaborato anche alle sculture frontonali del Partenone) è attribuita la
STATUA di NEMESI ( a noi pervenute solo repliche di età romana); di ALCAMENE è, invece, il gruppo di
PROCNE e ITI databile al 430 a.C. circa (fig. 5.56), il PANNEGGIO è SIMILE a quello delle CARIATIDI
dell’ERETTEO, le FANCIULLE del FREGIO del PARTENONE indossano lo stesso abito]
Intorno al 435 a.C. gli SCULTORI più FAMOSI del tempo partecipano a una SCOMMESSA INDETTA dal
SANTUARIO di ARTEMIDE di EFESO per una STATUA di AMAZZONE FERITA, la VITTORIA la ottenne
L’AMAZZOMNE DI POLICLETO (a noi nota attraverso copie romane), il CANONE oppone il MOVIMENTO
delle SPALLE a quello delle GAMBE, la PONDERAZIONE richiama QUELLA dell’EFEBO DI WESTMACOTT.
(Tramite copie ci sono note anche le altre amazzoni in gara: l’AMAZZONE di FIDIA fig. 5.60, l’AMAZZONE di
CRESILA).
La definizione di ‘STILE RICCO’, usato per RIFERIRSI alle OPERE dell’ULTILMO TRENTENNIO del V
secolo, si adatta soprattutto alle STATUE FEMMINILI che, come già visto a proposito delle
PEPLOPHOROI, continuano il PANNEGGIO BAGNATO ideato da FIDIA e dai suoi più stretti
COLLABORATORI, l’aggettivo è stato utilizzato proprio per INDICARE questo PARTICOLARE tipo di
ABBIGLIAMENTO, RICCO di PIEGHE CURVILINEE e RIGONFIE e di EFFETTI CHIAROSCURALI. Nel 421
a.C. MESSEN e NAUPATTI dedicarono a Olimpia una STATUA di NIKE in seguito a una VITTORIA sugli
SPARTANI, posta di fronte al TEMPIO di ZEUS, lo SCULTORE fu il tracio PAIONIOS di MENDE, appare
subito all’occhio l’IDEA dello SPOTAMENTO dell’ARIA, il CHITONE, aperto sui fianchi, si SLACCIA
all’ALTEZZA del AENO sinistro, si APRE per l’IMPETO del MOVIMENTO liberando la gamba sinistra e
ADERISCE al CORPO con EFFETTO BAGNATO per ADDENSARSI in MORBIDE PIEGHE dietro la figura. Un
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ALTRO ORIGINALE dell’ultimo quarto del secolo PORTA all’ESTREMO il PANNEGGIO PARTENONICO con un
ARDITO GIOCO di PIEGHE, si tratta di una STATUA rinvenuta nell’AGORÀ di ATENE, l’opera richiama il
cosiddetto tipo dell’HERA BORGHESE, conosciuto solo attraverso repliche d’età romana, per il TIPO di ABITO
e per il modo di portare il MANTELLO che avvolge solo la parte inferiore del corpo SCOPRENDO il BUSTO,
COPERTO da un CHITONE FINISSIMO, quasi trasparente, che segue le CURVE del CORPO mettendo in
evidenza le ROTONDITÀ del SENO e del VENTRE. Questi TIPI STATUARI, creati soprattutto per raffigurare
AFRODITE, introducono una NUOVA VISIONE della DIVINITÀ (più femminile e sensuale, diversa dall’umanità
idealizzata delle dee del Partenone) che PORTERÀ, nel secolo successivo, all’AFRODITE SVELATA di
PRASSITELE, la famosa CNIDIA. Gli STESSI EFFETTI di TRASPARENZA caratterizzano le NIKA della
BALAUSTRATA del TEMPIO di Atena NIKE. La STESSA ENFASI di PANEGGI e POSTURE si nota nella
CERAMOGRAFIA CONTEMPORANEA che adotta lo STILE RICCO per le FIGURE FEMMINILI, ad esempio nelle
HYDRAI del PITTORE di MEIDIAS.
PITTURA E CERAMICA: Nella seconda metà del V secolo la PITTURA su CAVALETTO continua a STUDIARE i
MEZZI per RENDERE la PROFONDITÀ dello SPAZIO e la TRIDIMENSIONALITÀ delle FIGURE, mentre la
CERAMICA RECEPISCE l’INFLUENZA delle ARTI MAGGIORI perdendo quello SLANCIO CREATIVO che aveva
caratterizzato le PRIME GENERAZIONI di CERAMOGRAFI a FIGURE ROSSE. AGATARCO è uno dei PITTORI che
OPERANO in questo PERIODO, a lui sembra si DEBBA la riuscita della RAPPRESENTAZIONE
TRIDIMENSIONALE, APOLLODORO, altro PITTORE a lui COEVO, aveva compiuto, invece, STUDI sui COLORI e
sul CHIAROSCURO per AUMENTARE la PROFONDITÀ SPAZIALE. Di PARRASIO DI EFESO si RACCONTA che
fosse RIUSCITO, con il DISEGNO, a RENDERE il VOLUME e il MOVIMENTO dei CORPI (famoso fu anche il
pittore ZEUSI, per la sua capacità di rendere REALISTICI gli OGGETTI DIPINTI). Di tutti questi pittori
CONOSCIAMO purtroppo solo le NOTIZIE TRAMANDATE dalle FONTI LETTERARIE, anche se delle
conquiste della pittura ne abbiamo una ECO nella CERAMOHRAFIA CONTEMPORANEA che, spesso,
prende ispirazione dai grandi CICLI FIGURATIVI (es.: coppa del PITTORE di PENTESILEA, anfora del
PITTORE di ACHILLE). La PITTURA VASCOLARE segue in questo caso lo STILE della SCULTURA ATTICA
dell’ETÀ di PERICLE, che CONIUGA l’ARMONIA delle FORME alla SOBRIETÀ dei GESTI, la PERFEZIONE
alla MISURA. Lo STILE ‘PARTENONICO’ contraddistingue anche le OPERE del CERAMOGRAFO POLIGNOTO e
del PITTORE di KLEOPHON, che dipingono intorno al 430 a.C. raggiungendo una PERFEZIONE
STILISTICA di MANIERA, ma priva di TONI ORIGINALI o SPONTANEI. Diventano
particolarmente FREQUENTI in questo periodo le SCENE di PARTENZA del GUERRIERO. Anche
il RAFFINATO MANIERISMO degli SCULTORI dell’ULTIMO TRENTENNIO del secolo, che
SVILUPPANO il PANNEGGIO BAGNATO dei FRONTONI del PARTENONE viene ripreso
dai PITTORI VASCOLARI, l’EPINETRON di ERETRIA è ricco di SPUNTI DESUNTI dalla STATUARIA
CONTEMOPRANEA, è un OGGETTO PARTICOLARE, tipicamente FEMMINILE, perché veniva
APPOGGIATO sul GINOCCHIO e serviva per ARROTOLARE la LANA). L’EPINETRON è
ANTESIGNANO del cosiddetto ‘STILE FIORITO’ per la RICHEZZA delle SCENE che si riempiono di
PERSONAGGI COLTI nei più SVARIATI ATTEGGIAMENTI, quasi CESELLATI sulla SUPERFICIE del
VASO. E’ stata riconosciuta l’INFLUENZA della PITTURA anche nelle OPERE del PITTORE di MEIDIAS, dal
nome del vasaio, che, nell’ultimo decennio del V secolo, dipinge VASI di GRANDI DIMENSIONI con
FIGURE DISPOSTE su DIVERSI PIANI. Entrambi i VASI sono ARRICHITI di DORATURE, per RAPPRSENTARE
in modo più VERSISTICO i GIOIELLI che ORNANO le numerose FIGURE FEMMINILI e le ALI degli EROTI.
(Altri esempi: PITTORE di PRONOMOS, PITTORE di TALOS). Con questi VASI TERMINA la grande STAGIONE
della CERAMICA ATTICA, che continua nel secolo successivo con OPERE più MODESTE, dipinte con TEMI
DIONISIACI e SCENE di GENERE. L’ESPERIENZA e la TECHNE dei PITTORI e dei CERAMOGRAFI attici DARÀ
VITA, poco dopo la metà del V secolo, alla PRODUZIONE ITALIOTA a FIGURE ROSSE che proseguirà nella
seconda metà del secolo, e ancora nel successivo, con CARATTERI sempre più AUTONOMI e risultati di
GRANDE VALORE ARTISTICO, una CLASSE di VASI che ORMAI MERITA una TRATTAZIONE a parte
nell’AMBITO della PRODUZIONE ARTISTICA della Magna Grecia. Lo STILE PARTENONICO della cerchia di
POLIGNOTO sarà RIPRESO dai PRIMI pittori LUCANI, come il PITTORE di PISTICCI dal paese
dell’ENTROTERRA METAPONTINO che ha restituito MOLTI VASI a lui attribuiti, mentre lo STUILE DERIVATO
dalla GRANDE PITTURA, con forti accenti coloristici, CONFLUIRÀ nelle OFFICINE APULE. Uno dei primi
esempi è il CRATERE del PITTORE DELLE CARNEE.
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In questo periodo notevole è l’AUMENTO della COMMITTENZA PRIVATA, numerose sono, infatti, le STELE
FUNERARIE dell’ultimo quarto del V secolo che hanno un’INCONFONDIBILE IMPRONTA PARTENONICA. Il
defunto viene RAFFIGURATO in un ATTEGGIAMENTO ricavato dal QUOTIDIANO, PRIVO della VIOLENZA e
delle PAURE legate alla MORTE. Ad esempio la STELE da EGINA, raffigura un giovane che richiama
immediatamente gli EFEBI di FIDIA e, nel modellato del corpo e nel panneggio, l’APOLLO del FREGIO
ORIENTALE del Partenone. Di poco più tarda, la STELE di KRITO e TIMARISTA, da RODI, raffigura le 2 DONNE
abbracciate nel comune destino. Sulla STELE FUNERARIA di HEGESÒ , la giovane è raffigurata mentre estrae
un gioiello dal cofanetto che le porge l’ancella, gesto consueto , il RILIEVO BASSO, sfumato, pieno di
vibrazioni, attinge ancora al linguaggio figurativo del fregio del Partenone. Il MONDO della GUERRA irrompe
invece nella STELE di DEXILEOS, caduto nel 394 a.C. presso Corinto, nella quale il defunto è raffigurato come
vincitore, il MODELLO è ancora quello del CLASSICISMO FIDIACO, ma la ricerca di una maggiore spazialità, di
scorci arditi, di effetto, prelude alle conquiste dei maestri del tardo classicismo.
L’ETÀ CLASSICA (SECOLO IV a.C)
La FINE della GUERRA del PELOPONNESO, nel 404 a.C., segna il TRAMONTO della SUPREMAZIA di ATENE e
l’AFFERMARSI di SPARTA, ma NON SEGNA affatto l’INIZIO della PACE. Infatti, oltre alle INGERENZE della
PERSIA, la GRECIA rimane PERCORSA da un GRAN NUMEERO di GUERRE LOCALI e REGIONALI, la MAGGIORE
delle quali OPPONE alla CAPITALE LACONICA una NUOVA ALLEANZA STRETTA da ATENE, TEBE, ARGO e
CORINTO e si PROTAE SENZA VINCITORE nè vinti per ben 9 ANNI (395-386 a.C.). Alla fine quasi per
sfinimento si giunge a una PACE PROVVISORIA, IMPORTANTE soprattutto perchè VOLUTA dai PERSIANI, che
la usano per ANNETTERSI le CITTÀ dell’ASIA, lasciando INDIPENDENTE tutte le ALTRE (pace di Antalcida 386
a.C). Un CONVEGNO, riunitosi a Sparta nel 371 a.C., anzichè portare a una pace più duratura, porta allo
SCOPPIO di un NUOVO CONFLITTO. Lo STESSO ESERCITO SPARTANO interviene in BEOZIA, a LEUTTRA,
subisce però una GRAVE DISFATTA, che dà inizio a quasi un DECENNIO di SUPREMAZIA TEBANA. Ma nel 362
a.C. nella BATTAGLIA di MANTINEA, in ARCADIA, la più GRANDE che vide mai opposti GRECI a GRECI, i
migliori GENERALI TEBANI, tra i quali EPAMINONDA, trovano la MORTE. Segue dunque un’ENNESSIMA PACE
GENERALE, anch’essa di BREVE DURATA. Si torna in pratica al consueto stato di CONTINUE GUERRE LOCALI,
la più GRAVE delle quali, SCOPPIATA in seguito all’OCCUPAZIONE di DELFI da PARTE dei FOCESI, dura 10
ANNI (356-346 a.C.). Con essa INTERVENGONO anche nella GRECIA CENTRO - MERIDIONALE i crescenti
STATI del NORD: la TESSAGLIA e la MACEDONIA. La GRANDE VITTORIA che Filippo II, re di MACEDONIA,
consegue a CERONEA nel 338 a.C. segna il DEFINITIVO TRAMONTO del SISTEMA delle POLEIS
INDIPENDENTI.
In QUESTO PERIODO si aprono NUMEROI CANTIERI per la RICOSTRUZIONE (mura di Messene) o
l’AMPLIAMENTO di ANTICHI SANTUARI: di HERA ad AEGO, di ZEUS a NEMEA, di ASKLEPIOS a
EPIDAURO, di ATENA ALEA a TEEA. Il CULTO di ASKLEPIOS ha un ENORME VILUPPO a partire
dagli ultimi anni del V secolo, ma è presso EPIDAURIO che sorge per questo dio il ANTUARIO più
VENERATO. CUORE dell’INTERO IMPIANTO (costruito tra il 380 e il 370 a.C. dall’architetto
Teodoto) rimane il TEMPIO del DIO, affacciato su un piazzale, di ORDINE DORICO, relativamente
PICCOLO con le consuete 6 COLONNE sulla FACCIA, PRIVO di OPISTODOMO. L’EDIFICIO più
CELEBRE doveva però risultare un ORNATISSIMO TEMPIO CIRCOLARE, detto THOLOS, costruito attorno al
350 a.C. all’interno del RECINTO SACRO, poco dietro al tempio principale. La PERISTASI, di 26 COLONNE
DORICHE, racchiudeva un SECONDO CERCHIO, formato dal MURO della CELLA, all’interno
del quale un TERZO CERCHIO CONCENTRICO, di 14 COLONNE CORINZIE, delimitava lo
SPAZIO CENTRALE, nel quale si apriva l’ACCESSO al LABIRINTO SOTTERRANIO. Questo
TIPO ARCHITETTONICO nello SPAZIO di una GENERAZIONE avrà FORTUNA anche in ALTRI
SANTUARI: a DELFI, nella THOLOS della TERRAZZA della MARMARIÀ, e a OLIMPIA, nel
PHILIPPEION, iniziato nel 338 a.C.. Vi era poi un TEATRO, al centro del quale stava
l’ORCESTRA CIRCOLARE, dove avvenivano le DANZE del CORO, vi si accedeva tramite 2 ACCESI SCOPERTI, le
PARODOI, che separavano l’EDIFICIO SCENICO dalla CAVEA. Questa ha una PIANTA a VENTAGLIO con 55
ORDINI di SEDILI, divisi in 2 ZONE da un CORRIDOIO SEMICIRCOLARE, o DIAZOMA. In quegli anni viene
anche ricostruito il SANTUARIO di ATENA a TEGEA, uno dei più ANTICHI e CELEBRI
del PELOPONNESO. Il tempio, i cui lavori vennero affidati a SKOPAS, piuttosto
ALLUNGATO aveva una PERISTASI di 6 x 14 COLONNE DORICHE molto SNELLE, con
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un’ALTEZZA SUPERIORE a 6 VOLTE il DIAMETRO di BASE. La CELLA era preceduta da un AMPIO PRONAO a 2
COLONNE IN ANTIS, e seguita da un OPISTODOMO simile. Giunge qui a uno dei suoi RIULTATI più
IMPORTANTI la tendenza, già presente nell’ATENE di FIDIA, a una sempre MAGGIORE LEGGEREZZA e
LUMINOSITÀ all’INTERNO dell’ORDINE DORICO, con l’AGGIUNTA d’una DECORAZIONE sempre più RICCA e
della CREAZIONE di GRANDI SPAZI INTERNI, facendo ricorso anche all’INSERIMENTO di ORDINI DIVERSI.
Ricchissima era anche la DECORAZIONE SCULTOREA dell’esterno, affidata anch’essa a SKOPAS, sul frontone
orientale era rappresentata la CACCIA al CINGHIALE CALIDONIO da parte di MELEAGRO e di ATALANTA, su
quello OCCIDENTALE si trovava una vicenda legata al CICLO TROIANO.
I GRANDI SCULTORI DEL IV SECOLO a.C: Il IV secolo è spesso ricordato dagli storici come il SECOLO
dell’INDIVIDUALISMO, contrapposto al FORTE SPIRITO CIVICO che aveva caratterizzato il PERIODO
PRECEDENTE. Per celebrare la PACE di ANTALCIDA (386) nell’AGORÀ di ATENE viene innalzata la STATUA
della PACE (=EIRENE), rappresentata da una MAESTOSA FIGURA FEMMINILE, custodiva e ALIMENTAVA la
NEONATA RICCHEZZA, in greco al MASCHILE PLOUTOS. L’opera venne affidata a CEFISODOTO. Nella
BOTTEGA ATENIESE di CEFISODOTO si FORMARONO anche altri SCULTORI, ma uno in particolare, suo
FIGLIO PRASSITELE, raggiunse la MASSIMA FAMA, l’artista che più di ogni altro ESPRIME nelle sue OPERE la
CHARI, ovvero la GRAZIA. A lui si DEVE, infatti, l’OPERA più CITATA nelle FONTI letterarie e
contemporaneamente più riprodotta nelle copie giunte sino a noi, l’AFRODITE di CNIDO (databile
probabilmente a poco prima del 360 a.C.). La DEA della BELLEZZA in una TOTALE NUDITÀ , sino ad allora
RISERVATA alle rappresentazioni del CORPO MASCHILE, è RAPPRESENTATA in PIEDI, mentre si accinge a
BAGNARSI. Nel far questo, poggia con la mano sinistra la veste su un vaso, ciò consente di spostare il
baricentro della figura, dando al GIOCO dei PESI, creato dal discostarsi del piede sinistro, una FLEUSSOSITÀ
completamente NUOVA, quasi un’apparente insicurezza. La mano destra è portata avanti, a coprire
l’inguine, in un gesto di apparente pudicizia, che ne fa avvertire ancor meglio la seduzione, legata a un
attimo. Degni di attenzione sono i MORBIDI PASSAGGI tra i PIANI, l’ASSENZA di GESTI BRUSCHI, la
LUCENTEZZA delle SUPERFICIE del MARMO PENTELICO. La STATUA, anch’essa probabilmente di
Prassitele, rappresenta un GIOVANE NUDO che con la destra porge un GRAPPOLO d’UVA a un BAMBINO
che regge sul braccio sinistro, sposta il baricentro al di fuori dello spazio occupato dai piedi: un
MOVIMENTO LIBERO nello SPAZIO, dunque, che dà alla FIURA un ENSO di POSIZIONE PROVVISORIA,
quindi di LENTO MOVIMENTO. Un UMANISSIMO MOMENTO di sosta che HERMES si CONCEDE, mentre sta
portando il PICCOLO DIONISO alle NINFE di NISA. La statua dell’APOLLO SAUROCTONO, che ha uno
SPOSTAMENTO della PARTE SUPERIORE del CORPO ancora più ACCENTUATO, rappresenta il DIO che sta per
COLPIRE la piccola LUCERTOLS, con la freccia che tiene nella mano destra; egli si sporge in avanti e a sinistra,
in un attimo di precario equilibrio. La STATUA RAPPRESENTAVA probabilmente APOLLO ALEXIKAKOS,
liberatore dalla malattia, quest’ultima SIMBOLIZZATA dal PICCOLO SAURO sul tronco. Anche in questo caso
l’appoggiarsi della figura a un elemento esterno consente una rotazione che mette in risalto la FLESUOSITÀ
del CORPO, accentuandone la GRAZIA. Questa CAPACITÀ di saper COGLIERE un MOMENTO di PARTICOLARE
GRAZIA, apparentemente secondario nello SVOLGIMENTO del MITO, all’INTERNO di un’AMBIENTAZIONE
NATURALE, è una delle CARATTERISTICHE principali di PRASSISTELE. Lo stesso si può notare nel cosiddetto
SATIRO IN RIPOO, il RITMO viene qui accentuato dalla DIAGONALE del MANTELLO, il peso della figura,
inoltre, è tutto sulla GAMBA SINISTRA.
SKOPAS di Paro si meritò l’etichetta di ‘MAESTRO DEL PATHOS’, cioè dell’ESPRESSIONE del SENTIMENTO, in
particolare per l’opera da cui deriva la STATUETTA di MENADE, l’AGITAZIONE che pervade tutta la figura
viene resa dall’IMPETUOSA TORSIONE che, dalla gamba sinistra, passa per il busto e il collo sino alla testa,
gettata all’indietro e girata, a seguire lo sguardo, verso sinistra. Il VOLTO è PIENO, sono ravvicinati bocca,
naso e occhi, questi ultimi sono schiacciati contro le forti arcate orbitali per conferire maggiore intensità
all’espressione. Le STESSE CARATTERISTICHE le riscontriamo su FRAMMENTI provenienti dai FRONTONI del
TEMPIO di ATENA ALEA a TEGEA, nel Peloponneso. Dal FRONTONE OCCIDENTALE, dove era rappresentata la
LOTTA tra ACHILLE e TELEFO, proviene una TESTA che si volge con VIOLENZA verso SINISTRA, tutti i MUSCOLI
sono TESI e RIGONFI, i particolari del volto (dove traspare la violenza dello sforzo) sono ravvicinati tra loro,
la bocca è dischiusa, tutto crea un’INTESA DRAMMATICITÀ e INTENSITÀ delle PASSIONI.
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MAUSOLEO DI ALICARNASSO: Nel 377 a.C. MAUSOLO diventa SATRAPO di CARIA, quindi
GOVERNATORE in nome del RE di PERSIA (partecipa nel 362 alla grande rivolta dei satrapi
contro Artaserse II). Grazie alle ENORMI RICHEZZE ACCUMULATE, egli pone mano alla
RICOSTRUZIONE di una sua NUOVA CAPITALE sul MARE. Viene SCELTO il SITO dell’ANTICA
ALICARNASSO (oggi BODRUM), al centro del quale troverà posto il suo IMMENSO
MONUMENTO ONORARIO, questo verrà completato negli anni immediatamente successivi alla
MORTE SUA e di MOGLIE (353-351 a.C.). Su un ENORME PODIO suddiviso in 3 GRADINI, che misurava alla
base circa 38,40 x 32 metri, alto 19,20 metri, si innalzava un TEMPIO circondato da 36 COLONNE IONICHE
alte 12 metri. Concludeva l’EDIFICIO un TRONCO di PIRAMIDE formato da 24 GRADONI, sul quale era posta
la QUADRIGA REALE (altezza complessiva del monumento raggiungeva circa 45 metri). Tutta la
COSTRUZIONE venne affidata All’architetto PITEO (forse anche il piano urbanistico di Alicarnasso). Le
SCULTURE che lo ORNAVANO furono ESEGUITE da: TIMOTEO, LEOCARE di ATENE, SKOPAS e BRIASSIDE.
Ciascuno di questi artisti si OCCUPÒ (secondo quanto ci tramanda Plinio) della DECORAZIONE di un LATO.
[Le lastre delle decorazioni scultoree sono state rinvenute grazie all’opera di ricerca di Sir Charles Newton
nel 1865]. Il FREGIO dell’AMAZZONOMACHIA doveva, secondo la ricostruzione fatta, CORRERE a GRANDE
ALTEZZA attorno al PLINTO di BASE, e passare in SECOND’ORDINE rispetto alle 88 STATUE collocate sul
PRIMO GRADONE del podio, alle 72 del SECONDO, alle 56, COLOSSALI, del TERZO; alle 36 statue a
GRANDEZZA MAGGIORE del VERO che trovavano POSTO tra gli INTERCOLUMNII; ai 56 o forse 72 LEONI
collocati all’INIZIO della PIRAMIDE; infine alla GRANDIOSA QUADRIGA con le STATUE di MAUSOLO e
ARTEMISA (sua moglie) che concludeva l’insieme. Le LASTRE che più spesso vengono ATTRIBUITE a SKOPAS
sono quelle raffiguranti il COMBATTIMENTO diviso in tante MONOMACHIE, che vedono affrontarsi, di volta
in volta, a SINISTRA un GRECO, in nudità eroica ma difeso da elmo e scudo, e a DESTRA un’AMAZZONE, a
piedi o a cavallo, chiaramente indicata anche dalla CORTE VESTE. Le DIAGONALI sottolineano qui la
DIREZIONE della BATTAGLIA, da sinistra verso destra. Vi emergono CARATTERISTICHE, nelle
RAFFIGURAZIONI delle AMAZZONI, che richiamano la MENADE di DRESDA, è un MODELLO, comunque, che
COMPARE SPESSO altrove, si tratta piuttosto di STUDI di MOVIMENTI di ROTAZIONE provocati dall’IMPETO
dello SCONTRO, di VARIAZIONI, nell’ambito di un GUSTO che ritroviamo sì in SKOPAS, ma che non riconduce
unicamente alla sua mano, così come le FORME SLANCIATE non sono necessariamente di LEOCARE, nè i
PANNEGGI GONFIATI dal VENTO debbono essere ATTRIBUITI esclusivamente a TIMOTEO. La STATUA del
cosiddetto MAUSOLO, stante nella classica CONTRAPPOSIZIONE dei PESI, mostra immediatamente
CARATTERISTICHE particolari nell’ACCONCIATURA a lunghi capelli, nella corta barba, nelle forme piene del
volto dall’espressione concentrata. Anche la VESTE, con il mantello portato orizzontalmente a cingere con
pesanti pieghe la parte centrale della figura, facendola così apparire di particolare solidità, non rientra nei
canoni consueti. Si tratta evidentemente di SIMBOLI di STATUS, obbligatori da indicare per chi l’ha scolpita.
Di TIMOTEO dovevano essere alcune PARTI del FRONTONE con AMAZZONOMACHIA e gli ACROTERI del
FRONTONE OCCIDENTALE, quello CENTRALE RAPPRESENTA l’arrivo sul culmine del tetto di una
FIGURA FEMMMINILE; ciascuno dei 2 ACROTERI LATERALI, invece, raffigura l’arrivo di una
FANCIULLA COLTA nell’atto di SCENDERE da un POSSENTE CAVALLO. Proprio la FORTE
SENSIBILITÀ nell’uso del PANNEGGIO viene considerata una delle CARATTERISTICHE
FONDAMENTALI di questo ARTISTA, molto vicino alla TRADIZIONE FIDIACA. Altro artista attivo
nel cantiere del Mausoleo è senza dubbio LEOCARE di ATENE, famoso soprattutto perchè a lui è
ATTRIBUITA la PATERNITÀ dell’APOLLO del BELVEDERE (fig. 6.16) (così chiamato dal CORTILE del
VATICANO in cui si conserva). Statua simile è l’ARTEMIDE di VERSAILLES sempre a lui attribuita.
Accanto ai GRANDI ARTISTI FIORISCONO, nel IV secolo a.C., delle SCUOLE che SUBISCONO le INFLUENZE dei
MAESTRI più IMPORTANTI. Esempi di influenze POLICLETEE,di PRASSISTELE: qui l’EEBO presenta un VOLTO
FINE e OVALE, superfici delicate, ACCURATEZZA nei DETTAGLI, sguardo perso in lontananza, bocca
semiaperta, sottile melanconia, anche il fatto che si raffiguri il DIO in ETÀ giovanissima (sua peculiarità) ha
fatto supporre proprio alla mano stessa di Prassitele. Influsso di SKOPAS: STELE FUNERARIA , monumento
posto da una FAMIGLIA che vuole ricordare la MORTE di un suo GIOVANE MEMBRO, databile attorno al 340
a.C., la POSSENTE STRUTTURA del CORPO e ancor più il suo movimento a spirale RICHIAMANO
effettivamente le OPERE di SKOPA; la testa ha la disposizione ravvicinata degli elementi come nelle opere di
Lisippo, ma la struttura cubica del capo, la bocca semiaperta e gli occhi profondamente infossati, per
sottolineare la mestizia dello sguardo, la AVVICINANO alle TESTE di TEGEA.
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L’ET À DI ALESSANDRO (336 – 323 a.C)
Il secolo IV a.C. vede il PROGRESSIVO affermarsi della MACEDONIA tra gli Stati greci. La CORTE MACEDONA
diventa poco per volta un CENTRO di GRANDE CULTURA, nel 359 a.C. sul TRONO sale FILIPPO II e la città di
PELLA diventa la NUOVA CAPITALE. Qui farà TAPPA anche il MASSIMO FILOSOFO del tempo, ARISTOTELE,
che prenderà, tra l’altro, parte all’EDUCAZIONE del figlio del re, ALESSANDRO. Filippo II, nel 338 a.C.,
INFLIGGE alle POLEIS greche, coalizzatesi contro di lui, la TREMENDA SCONFITTA di CHERONEA e
contemporaneamente, ALLARGHERÀ i suoi POSSEDIMENTI verso i TERRITORI del NORD; nel 348
a.C. DISTRUGGE OLINTO, nel 340 a.C. PERINTO. E’ al CUKMINE del POTERE quando, nel 336 a.C.,
CADE VITTIMA di una CONGIURA di PALAZZO, lasciando il TRONO al figlio ventenne,
ALESSANDRO. In MACEDONIA, come del resto in TESSAGLIA e in TRACIA, le TOMBE risalenti a
questo periodo mostrano una sempre MAGGIORE RICCHEZZA, ma anche un ALTO LIVELLO di
ADESIONE ai MODELLI della GRECIS TRADIZIONALE. I 2 ELEMENTI, ricchezza e adesione a modelli greci,
si RILEVANO, ad esempio, a DERVENI, in Tessaglia, dove in una TOMBA viene rinvenuto un GRANDE CRATERE
in BRONZO DORATO (con le nozze di Dioniso e Arianna, databile tra il 330 e il 320 a.C.); una SITUAZIONE
SIMILE la scorgiamo anche nella TOMBA della NECROPOLI di KAZANLAK (Tracia, odierna Bulgaria), si tratta di
una tomba a tumulo, la cui CUPOLA INTERNA (con scene di banchetto, databile all’ultimo terzo del secolo IV
a.C.) è stata dipinta da PITTORI provenienti con TUTTA probabilità dalla GRECIA.
I TUMULI DI VERGHINA (ANTICA AIAI, IN MACEDONIA): A VERGHINA è stata SCOPERTA una TOMBA
che si è MOSTRATA di particolare IMPORTANZA, l’AMPIO SPAZIO QUADRANGOLARE sovrastante
è DIPINTO con SCENE di CACCIA, vi era stato DEPOSTO un SEMPLICE SARCOFAGO MARMOREO,
contenente, a sua volta, una CASSETTA in ORO con 4 PIEDI LEONINI (fregi, rosette e la stella a 16
punte tipica della Macedonia, sono incise a rilievo sul coperchio). L’INTERO CORREDO permette una
DATAZIONE tra il 350 e il 325 a.C., in particolare i TRATTI FISIOGNOMICI di una TESTINA in AVORIO, ivi
rinvenuta, fanno pensare a FILIPPO II (forse la sua tomba?), pare, infatti, che si ravvisino anche i SEGNI
del COLPO di FRECCIA che aveva SFIGURATO il VOLTO del re macedone durante una battaglia che lo privò di
un occhio. Nell’ANTICAMERA era posto un ALTRO SARCOFAGO (forse di Cleopatra, ultima moglie di Filippo).
IMPORTANTISSIMI sono anche i DIPINTI che ornano le CAMERE FUNERARIE, infatti, sono annoverati tra i
RARI ORIGINALI superstiti della GRANDE PITTURA GRECA a noi giunti (es. caccia raffigurata sulla facciata).
Probabilmente il pittore è un certo FILOSSENO di ERETRIA insieme a NICOMANO di ATENE (probabilmente di
quest’ultimo è l’AFFRESCO del RATTO di PERSEFONE, che dà nome alla tomba che decorava,
creata un pò più tardi forse attorno al 320 a.C.).
I PALAZZI MACEDONI: Sempre a Verghina è stato SCOPERTO un GRANDE PALAZZO che mostra il
CARATTERISTICO tipo del PALAZZO ELLENISTICO. L’ACCESSO è sul LATO EST, attraverso un
VESTIBOLO con 3 COLONNE tra ANTE, bordato da un DOPPIO COLONNATO, DOROCO al PIANO
INFERIORE e probabilmente IONICO a quello SUPERIORE. Questo COLONNATO si prolunga
anche lungo il LATO NORD dell’edificio, DIVIDENDONE la FACCIATA MONUMENTALE. Dal PRIMO
VESTIBOLO si ACCEDE lungo lo stesso ASSE ad un SECONDO e poi ancora a un TERZO, sino a
RAGGIUNGERE l’ACCESSI a una CORTE CENTRALE QUADRATA. Questa è ornata su CIASCUN
LATO da un PORTICO di 16 COLONNE d’ORDINE DORICO, e attorno ad essa si distribuiscono
delle SERIE di STANZE QUADRANGOLARI. Accanto all’ACCESSO, un ambiente, QUADRATO all’ESTERNO,
presenta all’INTERNO una PIANTA CIRCOLARE, coperta da cupola, si
tratta certamente della SALA di RAPPRESENTANZA, dove avvenivano i
RICEVIMENTI UFFICIALI. Lo stesso SCHEMA si ritrova anche negli ALTRI
PALAZZI MACEDONI e in alcune delle GRANDI CASE SCAVATE a PELLA,
inserite all’INTERNO di una SISTEMAZIONE ad ASSI PERPENDICOLARI.
Alcuni di questi AMBIENTI sono DECORATI con MOSAICI pavimentali
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fatti con PICCOLI CIOTTOLI di FIUME e ornati da QUADRETTI figurati, contenuti entro una cornice di
ricchissimi girali e fasce di onde ricorrenti, rappresentano scene di caccia (es. caccia al leone).
OLINTO E PRIENE – LA CASA GRECA NEL SECOLO IV a.C: OLINTO ci offre l’esempio più CHIARO di come fosse
un NORMALE ABITATO GRECO alla metà del secolo IV a.C. L’IMPIANTO era REGOLARE, gli ISOLATI erano
divisi da GRANDI VIE PERPENDICOLARI. Il NUCLEO CENTRALE delle ABITAZIONI è sempre COSTITUITO da un
CORTILE INTERNO, l’AULÈ , al quale si ACCEDEVA dalla STRADA attraverso una PORTA e uno STRETTO
PASSAGGIO. Sempre sull’AULÈ si apriva anche l’ABITAZIONE VERA e PROPRIA, preceduta da un PORTICO su
PILASTRI di LEGNO, detto ‘PASTÀS’, che sorreggeva una TERRAZZA aperta verso sud. Di NORMA l’ABITAZIONE
vera e propria si SVILUPPAVA su 2 PIANI, nell’INFEERIORE c’era l’ANDRÒN, il LOCALE dove il PADRONE di
CASA poteva ricevere gli OSPITI, al SUPERIORE stavano gli AMBIENTI per le DONNE e le camere da letto,
raggiungibili per mezzo di una STRETTA SCALA di LEGNO che partiva direttamente dall’AULÈ; circondavano
l’AULÈ anche AMBIENTI ADIBITI a STALLE o MAGAZZINI. Altri ben noti esempi di EDILIZIA domestica si hanno
nelle CASE di PRIENE; nella FASCIA CENTRALI del suo IMPIANTO URBANISTICO trovano posto i PRINCIPALI
edifici PUBBLICI, tra i quali l’AGORÀ, il SANTUARIO di ZEUS e di ATENA. Gli ISOLATI destinati ad ABITAZIONE
sono DECINE: ogni ISOLATO è diviso in PARCELLE, di solito 8, ognuna occupata da una CASA.
LISIPPO: Nel CAMPO della SCULTURA, la seconda metà del secolo IV a.C. appare dominata da un ALTRO
GRANDE ARTISTA, LISIPPO, nativo di SICIONE, egli COMINCIA la sua ATTIVITÀ come BRONZISTA e lavora a
DELFI a partire almeno dagli ANNI intorno al 360 a.C. Tra le sue NUMEROSE CREAZIONI spicca una
GRANDE STATUA MARMOREA raffigurante AGHIAS, uno degli ANTENATI di DAOCO (tetrarca dei Tessali e
partigiano dei Macedoni di Filippo II nella battaglia di Cheronea). Questa ha PROPORZIONI molto più
SLANCIATE rispetto alle STATUE POLICLETEE: più lunghi gli ARTI e il BUSTO, più piccola la testa, nella quale
sono più PICCOLI anche gli ELEMENTI SIGNIFICATIVI (occhi, naso, bocca), ravvicinati tra loro a formare
una SORTA di TRIANGOLO nel quale si CONCENTRA l’ESPRESSIONI. Il PESO del CORPO è distribuito sulle
due gambe, il MOVIMENTO SINUOSO dà l’IMPRESIONE di un MOVIMENTO ancora racchiuso, ma
che sta per SVILUPPARSI. In questa STATUA si MANIFESTA l’inizio del CAMMINO ARTISTICO di
LISIPPO (egli diventerà lo scultore preferito da Alessandro Magno). La sua OPERA più CELEBRE è il
cosiddetto APOXYOMENOS, rappresentato mentre si DETERGE il SUDORE dal CORPO (copia
romana conservata nei Musei Vaticani). L’ANTICO TEMA dell’ATLETA, stante con il CORPO NUDO,
trova qui nuove, ARDITE SOLUZIONI. La FIGURA sembra ESTENDERSI nello SPAZIO per arrivare a
conquistare, più di quanto fosse stato OSATO in PASSATO, la TERZA DIMENSIONE: una delle due
gambe, la sinistra, è ancora quella PORTANTE, ma anche la destra, allungata fortemente all’indietro,
RICEVE parte del PESO, e in questo modo CONTRIBUISCE a dare alla FIGURA un SENSO d’ATTESA di
un MOVIMENTO che sta per COMPIERSI. Il BRACCIO DESTRO si stacca dal BUSTO e si PROTENDE in
avanti, verso lo spettatore, lievemente AVVITANDOSI sul proprio ASSE LONGITUDINALE, in un
MOVIMENTO continuato nella POIZIONE della mano, con una LIBERTÀ di MOVIMENTO nello SPAZIO che era
ignota alle STATUE PRECEDENTI. Anche il BRACCIO SINISTRO è SOLLEVATO e portato in avanti, a raggiungere
il destro con l’OGGETTO che la MANO impugnava: uno STRIGILE, l’ATTREZZO BRONZEO con il quale,
terminato l’esercizio, gli ATLETI si detergevano il SUDORE, mescolato all’OLIO di cui si erano SPALMATI. Le
BRACCIA PORTATE avanti INTERROMPONO per la prima volta la PIENA VISIONE del BUSTO, sul volto
compare l’IMPRESSIONE di un PATETISMO appena accennato, quasi un SEGNALE della FATICOSA
prova alla quale l’ATLETA si era SOTTOPOSTO. Lisippo, dunque, ADATTA i CANONI di POLICLETO a
NUOVE ESIGENZE di movimento, di espressività, di eleganza, il RISULTATO è quello di una FIGURA
più UMANA, più SLANCIATA, con occhi più PICCOLI, infossati, perciò più ESPRESSIVI. Altra CELEBRE
STATUA di LISIPPO è l’ERACLE a RIPOSO (ce ne resta una copia ritrovata nel 1540 a Roma,
all’interno delle TERME di CARACALLA, entra poi a far parte della collezione dei principi Farnese),
meglio nota col nome dell’ERACL FARNESE. In questa statua, entrambi i TALLONI della FIGURA
poggiano a terra, ma tutto il PESO sembra abbandonarsi sulla SPALLA SINISTRA, a sua volta
appoggiata alla CLAVA, parzialmente COPERTA dall’altro ATTRIBUITO TIPICO dell’EROE, la LEONTÈ ,
ovvero la PELLE del LEONE NEMEO. Tutte le PROPORZIONI delle MEMBRA sono alterate in LARGHEZZA, per
mettere in rilievo la SOVRUMANA MUSCOLATURA di Eracle. Le RUGHE che solcano la FRONTE, le folte
sopracciglia, gli occhi infossati, lo sguardo rivolto a terra ne accentuano l’ESPRESSIONE PENSIEROSA,
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pervasa da un’INTIMA TRISTEZZA. Il momento scelto da LISIPPO per raffigurare Eracle costituisce dunque
una novità: anzichè rappresentarne, com’era tradizione, il pieno vigore, o le lotte destinate a essere
coronate dal successo, l’artista coglie qui un MOMENTO di PAUSA. E’ probabilmente negli anni tra il 330 e il
320 a.C. che la cittadinanza di Atene affida a Lisippo l’incarico di realizzare una nuova statua di SOCRATE, da
collocarsi nel POMPEION (=una sorta di ginnasio presso la porta del Dipylon dove si adunano e da dove
partono le processioni delle Panatenee), ce ne resta una copia romana, seguendo le regole della
ponderazione, il peso è sulla gamba sinistra, la gamba destra e il braccio sinistro appaiono piegati, il risultato
è quello del ritratto di un venerabile cittadino, raccolto e pensoso.
ALESSANDRO MAGNO: Alessandro nasce a PELLA nel 356 a.C., diventa RE nel 336 a.C. e fin dall’INIZIO
mostrerà ECCEZIONALI capacità da CONQUISTATORE. CONSOLIDA dapprima il suo POTERE nella PENISOLA
BALCANICA, successivamente nella STESSA MACEDONIA, in TESSAGLIA, nelle CITTÀ della GRECIA (Tebe, che
si era a lui ribellata, viene rasa al suolo), in TRACIA, in ILLIRIA giungendo sino al DANUBIO. Nel 334 a.C. la
GRANDE SPEDIZIONE contro il RE di PERSIA, Dario II, si rivela VINCENTE, da lì in POCHI MESI prende
possesso di tutta l’ASIA MINORE arrivando alla CILICIA. Sui passi che da questa DANNO l’ACCESSO alla SIRIA,
a Isso, nel 333 a.C., sconfigge un NUOVO ESERCITO PERSIANO. Segue una MARCIA TRIONFALE che lo PORTA
lungo la COSTA della FENICIA e della PALESTINA, dove ASSEDIA ed ESPUGNA TIRO e GAZA, sino in EGITTO.
FONDA, nel frattempo, ALESSANDRIA che diventa così la NUOVA CAPITALE d’EGITTO. Nella PRIMAVERA del
331 a.C. RIPRENDE la MARCIA verso est. La VITTORIA presso GUAGAMELA gli SPALANCA le PORTE anche
dell’ALTOPIANO IRANICO. In POCHI MESI è a SUSA, poi a Persepoli, che dà alle fiamme. L’anno dopo ASSEDIA
ECBATANA, da dove continua l’INSEGUIMENTO diDARIO; il quale verrà UCCISO dal SATRAPO di BATTRIANA e
consentirà, così, ad ALESSANDRO di PROCLAMARSI legittimo successore del TRONO di PERSIA. Sottomette
quindi TUTTE le REGIONI ORIENTALI, che erano appartenute al re persiano, oltrepassando la BATTRIANA,
sino alla VALLE dell’OXUS (nell’odierno Turkmenistan). Si dirige poi verso l’INDO, che raggiunge nel 326 a.C.
e, SCONFITTO anche il RE INDIANO PORO, è costretto dai suoi STESSI SOLDATI a iniziare il RITORNO in patria.
Nel 324 a.C. è nuovamente a SUSA, ma ormai la CONQUISTA del mondo persiano è completata. Dalla CITTÀ
di SUSA TRASFERIRÀ la propria corte a ECBATANA, poco dopo a BABILONIA. In questa città nel giugno 323
a.C. improvvisamente muore. ALESSANDRO MAGNO regnerà in tutto 13 ANNI.
Dopo la BATTAGLIA della VALLE del GRANICO, quella che APRE all’ESERCITO MACEDONE le PORTE dell’ASIA,
LISIPPO riceve l’INCARICO di eseguire in BRONZO un GRUPPO che ne COMMEMORASSE i
CAVALIERI CADUTI, da ERIGERE nel SANTUARIO di ZEUS a DIONE, la CITTÀ MACEDONE sacra POTA
proprio ai piedi dell’Olimpo. Al CENTRO della torma dei CAVALIERI, protagonisti di quella
BATTAGLIA, è rappresentato lo STESSO RE, anch’egli a CAVALLO (ce ne rimane una piccola copia in
bronzo), l’ACCURATEZZA qui usata sin nei MINIMI DETTAGLI è CARATTERISTICA tipica di LISIPPO. Il
‘TIPO’ di STATUA ADOTTATO dallo SCULTORE è quello, da tempo consueto, del CAVALIERE che
colpisce l’AVVERSARIO con un FENDENTE della SPADA. Successivamente egli darà vita a un nuovo
‘TIPO’ di re: non più un Alessandro vittorioso, ma un SOVRANO innalzato tra gli EROI (come ci suggerisce già
la nudità), RAPPRESENTATO STANTE e APPOGGIATO alla LANCIA, paragonandolo così addirittura ad un ARES,
o ad un NUOVO ACHILLE.
Contemporaneamente altre TIPOLOGIE di RITRATTO di ALESSANDRO vengono creati nella PITTURA.
Uno dei PITTORI più FAMOSI di questo periodo è senz’altro APELLE DI COO, le FONTI LETTERARIE ci
tramandano che egli fu IMPORTANTE nella PITTURA per Alessandro, quanto lo fu Lisippo nella
scultura. A POMPEI è stata SCOPERTA una PITTURA PARIETALE che rappresenta un PERSONAGGIO
SEDUTO, mentre tiene con una mano uno scettro e con l’altra il fulmine, nell’atto di dar forza sui piedi
per alzarsi (Alessandro col fulmine). Essendo, POIZIONE e ATTRIBUITI, tipici dello ZEUS creato da FIDIA
per OLIMPIA, si pensa a una RAPPRESENTAZIONE di ZEUS, o meglio a un ALESSANDRO che vuol
dimostrare di essere un DIO REINCARNATO. Nella RITTRATISTA che lo riguarda si passa in POCHI ANNI dal
FANCIULLO CACCIATORE al comandante vittorioso, per giungere, infine, a RITRARLO
come un dio in terra. Questa PITTURA, insomma, non è altro che la RIPRODUZIONE
della FAMOSA OPERA di APELLE, eseguita su una PARETE di una casa privata a
Pompei (supplisce alla mancanza dell’originale a noi, purtroppo, non pervenuto).
L’OPERA che FILOSSENO di ERETRIA fece per il re CASSANDRO poco dopo la morte
di Alessandro servì da MODELLO per uno dei MOSAICI più CELEBRI di tutto
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l’ELLENISMO, il mosaico con la battaglia di Alessandro che ORNAVA un’ESEDRA della CASA del FAUNO a
POMPEI (composto da circa un milione e mezzo di tessere). Tutta la FASCIA CENTRALE è OCCUPATA da una
GRANDE QUANTITÀ di combattenti, con al centro il carro da guerra del re Dario. Da SINISTRA irrompe però a
CAVALLO ALESSANDRO, in un’apparizione quasi sovrumana, i capelli scomposti e divisi a metà della fronte, i
grandi occhi spiritati, l’espressione eroicamente decisa, il campo sembra spalancarsi come in una nicchia di
fronte all’impeto del re macedone e della sua guardia. DARIO non può che guardarlo ATTERITO, attorno a lui
cadono gli UOMINI della sua GUARDIA del CORPO, e il suo AURIGA già sta volgendo il CARRO verso l’ULTIMA
FUA. Il colore rimbalza di continuo, quasi fiammeggiando sui volti, sui corpi dei cavalli, sulle armature.
Il QUADRO che ritrae le NOZZE tra ALESSANDRO e ROXANE (avvenuta nel 327 a.C., il matrimonio con la figlia
del re di Battriana fissa l’atto conclusivo della politica orientale del sovrano), probabilmente è stato DIPINTO
da EZIONE, purtroppo è andato PERDUTO ma ce ne rimane un’ATTENTA DESCRIZIONE da parte dello
SCRITTORE LUCIANO (del II sec. d.C.). Questo DIPINTO ha il MERITO di aprire la STRADA al
GUSTO di rappresentare in INTEERNI, anziché in ESTERNI, affollate SCENE RICCHE di LUCE e di
PROFONDITÀ. Si è infatti voluto RICONOSCERE il CAPOLAVORO di EZIONE nel MODELLO di una
PITTURA PARIETALE POMPEIANA, i volti delle due figure sono idealizzati come quelli di 2
DIVINITÀ, la VISIONE è PROSPETTICA, molti sono gli EFFETTI di LUCE (permette di farci un’idea di
come potesse essere a grandi linee l’originale). Le ICONOGRAFIE create per ALESSANDRO
indirizzano verso la REGALITÀ, i suoi RITRATTI continuano a lungo a essere RIPRODOTTI, dato che
MOLTI PROGRAMMI POLITICI si rifanno alla sua PERSONA, risentendo, comunque, di VOLTA in
VOLTA delle INFLUENZE STILISTICHE del luogo ove viene ‘RICOSTRUITO’ il RITRATTO. Ad
esempio a ISTANBUL, nel MUSEO ARCHEOLOGICO, vi è una CELEBRE OPERA nella quale i TRATTI del
SOVRANO PERDONO la VIVACITÀ FISIONOMICA dei RITRATTI contemporanei, per essere IDEALIZZATI in
uno STILE che è invece ben RICONOSCIBILE come quello PERGAMENO del secolo II a.C., attento ai
CHIAROSCURI e al GIOCO delle MASSE. Il PERSONAGGIO (=Alessandro) resta però facilmente
riconoscibile attraverso ALCUNI ELEMENTI CARATTERISTICI: i capelli scomposti e spartiti sulla fronte, e
l’intensa, decisa espressione, che qui viene accentuata piuttosto dal rigonfiarsi delle arcate sopraccigliari e
dalle rughe della fronte, com’era TIPICO nella PERGAMO del TEMPO.
LA PITTURA DELLA GENERAZIONE DI ALESSANDRO: Racconta PLLLINIO: “APELLE di COO superò tutti quelli
che erano stati prima…si può dire che da solo egli fece alla pittura più progressi di tutti gli altri messi
assieme”. Questo pittore dalla grande fama dette, più di ogni altra cosa, importanza alla linea e al
particolare. Dalle FONTI LETTERARIE sappiamo che la più CELEBRE delle sue pitture fu l’ ‘AFRODITE CHE
ESCE DALLE ACQUE’ (le cui descrizioni ispirarono anche Botticcelli per la sua ‘nascita di Venere’). Famosi
furono anche l’ ‘ALESSANDRO CON IL FULMINE’ e l’ ‘ERACLE VISTO DI SPALLE’, quest’ultimo
mostra notevole SOMIGLIANZA con la FIGURA di ERACLE che contempla il FIGLIO TELEFO che
viene ALLATTATO da una CAPRETTA (probabile che ci si sia ispirati all’originale). APELLE è sempre
stato ricordato per la sua CHARIS (grazia) ciò che, ricordiamo, caratterizzò Prassitele in campo
scultoreo.
Sempre dalle FONTI LETTERARIE (soprattutto Plinio, Luciano e Pausania) si conosce un
pittore contemporaneo di Apelle, NICIA, si ricorda di lui il DIPINTO rappresentante la
LIBERAZIONE di ANDROMEDA da parte di PERSEO: un soggetto spesso riprodotto nelle pitture
parietali pompeiane, e grazie alle quali possiamo raffigurarci l’originale. L’AZIONE (dalla CASA DEI
DIOSCURI) si svolge in uno SCENARIO di SCOGLI, tra i quali s’insinua l’azzurro del mare.
Andromeda poggia i piedi su di un masso, al quale era stata incatenata. La aiuta a scendere il suo
liberatore Perseo, riconoscibile dalle ali che gli spuntano alle caviglie e dalla testa recisa della Gorgone che
ancora sorregge nella mano sinistra, insieme alla spada. In basso sulla sinistra il grande corpo del mostro
marino, che Perseo ha appena ucciso, sottolinea la drammaticità del mitico evento. COEVO di
NICIA è il pittore ATENIONE DI MARONEA, il suo CELEBERRIMO ACHILLE vestito da donna mentre,
a SCIRO, viene scoperto da ODISSEO, è stato riconosciuto, anche in questo caso, in una SERIE di
PITTURE PARIETALI POMPEIANE. Quella proveniente dalla CASA dei DIOSCURI rappresenta le 2
FIGURE DOMINANTI CENTRALI, che, come in una RAFFIGURAZIONE di BATTAGLIA, sono poste
specularmente, a formare con i CORPI un TRIANGOLO. I GESTI sono BRUSCHI, pieni di movimento,
sulla DESTRA compare ODISSEO che con la mano destra AFFERRA ACHILLE, dalle vesti e dal
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biancore tipici di una fanciulla, ma dal possente aspetto, la spada stretta nella destra, lo sguardo intenso,
presago di come si stia compiendo il suo destino (stanno per portarlo a Troia dove troverà la morte, un
oracolo glielo aveva predetto, motivo per cui si era nascosto e travestito a Sciro); ACHILLE è ormai stato
SCOPERTO, trattenuto alle SPALLE da DIOMEDE. Dalla profondità dello sfondo, aperto in un colonnato, nel
quale si vedono, posti su diversi piani altri personaggi. Riscontriamo uno schema molto simile
nella casa detta della IX regio.
Altri DIPINTI tratti dal MITO riguardano, ad esempio, la RAFFIGURAZIONE di ACHILLE che deve
sopportare di CONSEGNARE BRISEIDE ad AGAMENNONE ( dalla Casa del Poeta tragico di Pompei),
anche qui COMPAIONO più PERSONAGGI all’interno di un AMBIENTE CHIUO, del quale, disposti
su PIANI DIVERSI, mostrano la grande profondità. L’INTENSO SGUARDO di ACHILLE, la MESTIZIA di
BRISEIDE, tutto contribuisce a infondere nel QUADRO una GRANDE INTENSITÀ, come di
una SCENA SOSPESA nell’INCERTEZZA se OPPORSI o no all’INIQUITÀ che si sta perpetrando. Tutto
corrisponde allo stile della pittura appartenente alla seconda metà del secolo IV a.C..
La SCENA di TESEO che LIBERA i FANCIULLI ATENIESI dal labirinto, dopo aver UCCISO il MINOTAURO,
altro soggetto spesso adoperato, compare in UNA delle PITTURE che ORNAVANO la BASILICA di
ERCOLANO, ed è anche riprodotta in alcune case di Pompei. Il QUADRO è DOMINATO dal corpo di
TESEO, simile a una statua nella ponderazione e nelle proporzioni lisippee, che volge bruscamente
lo sguardo, conscio dell’impresa compiuta. I fanciulli ateniesi, salvati da una morte atroce, lo festeggiano;
STESO sul TERRENO, alla sinistra, giace il MINOTAURO, il FONDALE si presenta MISTO di MURA e
ROCCE. Di ben diverso livello la pittura proveniente dalla casa pompeiana di GAVIO RUFO,
derivata dallo stesso modello, e spesso mostrata per ricordare quanto possano differire per
qualità e interpretazione due copie dello stesso originale. L’INTENSA ATMOSFERA del MITO è
completamente PERSA. Qui il CORPO di TESEO appare DISORGANICO, gli ATTEGGIAMENTI di
GRATITUDINE dei 2 FANCIULLI sono volutamente ESAGERATI, appaiono GOFFI, specie in quello
di destra, quasi sdraiato a terra. Il FONDALE è diventato un ANONIMO MURO di CITTÀ, il corpo
del mostro, piccolo e quasi risibile. In conclusione a ERCOLANO riconosciamo un PITTORE dalle GRANDI
CAPACITÀ TECNICHE, nella casa di Pompei vi è un semplice artigiano che riproduce per un cliente di poche
pretese lo stesso celebre originale.
IL PRIMO ELLENISMO E L’ARTE DI PERGAMO (FINE DEL SECOLO IV – METÀ DEL SECOLO II a.C)
ALESANDRO MUORE nel 323 a.C. (data che convenzionalmente apre il periodo ellenistico), SENZA lasciare
EREDI, inizia così un PERIODO DI SCONTRI INCESSANTI PER IL POTERE : è il PERIODO dei cosiddetti
‘DIADOCHI’, cioè di COLORO che VOLIONO SUCCEDERGLI. Il lungo periodo di guerre sembra TERMINARE con
la BATTAGLIA di IPSO, nel 301 a.C. Si profila così una NUOVA DIVISIONE TERRITORIALE:
 a CASSANDRO spetta la Macedonia e la Grecia
 a TOLOMEO l’Egitto
 a LISIMACO la Tracia e la parte occidentale dell’Anatolia
 a SELEUCO gran parte dell’Asia, dalla Siria ai confini orientali
 a DEMETRIO la sola isola di Cipro.
Il PERIODO SUCCESSIVO è dominato dai TENTATIVI di IMPOSSESSARSI della
GRECIA e della MACEDONIA, prima da PARTE di DEMETRIO, poi di
LISIMACO. Finalmente nel 281 a.C., dopo la BATTAGLIA di CURUPEDIO, presso MAGNESIA, nella quale trova
la MORTE LISIMACO, si arriva a una SORTA di TRIPARTIZIONE ‘CONTINENTALE’, destinata a DURARE a
LUNGO: la MACEDONIA rimane ad ANTIGONO GONATA, figlio di Demetrio, l’ASIA a ELEUCO, l’EGITTO a
TOLOMEO. Inizia così un SECONDO PERIODO, detto degli ‘EPIGONI’, i DISCENDENTI dei diadochi. Il REGNO
più GRANDE, quello dei SUCCESSORI di SELEUCO, comincia poco a poco a DISGREGARSI. Iniziano a rendersi
INDIPENDENTI le AREE PERIFERICHE dell’ANATOLIA, in particolare PERGAMO e i NUOVI REGNI sulla COSTA
del MAR NERO; inoltre, dopo il 230 a.C., si afferma in PERSIA, il POTENTE REGNO dei PARTI. Il periodo degli
epigoni dura sostanzialmente sino a che, attorno al 220 a.C., ROMA NON si AFFACCIA anche in ORIENTE. Il
PRIMO a essere ASSALITO è naturalmente il REGNO più occidentale, quello MACEDONE. Le 2 PRIME
GUERRE MACEDONICHE finiscono con la VITTORIA di ROMA, nel 190 a.C., quest’ultima, AIUTATA da RODI e
da PERGAMO, SBARAGLIA ANTIOCO a Magnesia. Nel 168 a.C. una 3 GUERRA MACEDONICA si conclude, a
PIDNA, con la DEFINITIVA VITTORIA di ROMA e la SCOMPARSA dello STATO MACEDONE e dell’EPIRO,
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trasformati in province romane. Un’ULTIMA SOLLEVAZIONE delle città greche, nel 146 a.C., porta 2
ANNI DOPO alla fine anche della loro nominale LIBERTÀ ( nel 196 a.C. erano state dichiarate libere) e
alla distruzione di Corinto, che se ne era messa a capo.
ARTE E SCULTURA DEL PRIMO ELLENISMO: Le OPERE SCULTOREE sono generalmente DOMINATE da
uno SPIRITO di GIGANTISMO, ne è un EEMPIO la COSTRUZIONE dell’IMMENSO FARO - TORRE, eretto
su un’ISOLETTA davanti al PORTO di ALESSANDRIA d’EGITTO. ALESSANDRIA, NUOVA CAPITALE di
tutto l’Egitto, diventa assai presto META di INTELLETTUALI e ARTISTI PROVENIENTI dalle CITTÀ della GRECA,
che si vanno RIUNENDO attorno alla CORTE TOLEMAICA e alla sua BIBLIOTECA. Lo STESO
TOLOMEO I farà COSTRUIRE SPLENDIDI SANTUARI, tra cui uno dedicato a una NUOVA DIVINITÀ,
SERAPIDE (una copia romana), in cui confluire lo ZEUS ELLENICO e l’OSIRIDE EGIZIANO. La STATUA
del NUOVO DIO, di ENORMI DIMENSIONI viene COMMISSIONATA a BRIASSIDE. Come lo Zeus di
FIDIA è rappresentato BARBATO, ma qui sui lunghi capelli è POSTO il MODIO, tipico recipiente
destinato al grano e quindi SIMBOLO di FERTILITÀ. Anche SERAPèIDE è SEDUTO su un trono, di
SAPORE ARCAICIZZANTE, e poggia i PIEDI su uno SGABELLO dalle ZAMPE LEONINE, facendovi forza,
come per alzarsi. SEMPRE COME ZEUS, con la sinistra regge lo scettro; come Ade, POGGIA però la
DESTRA sulla TESTA di un CERBERO, mostro infernale dalle tre teste, ACCOVACCIATO ai suoi PIEDI. Il
TURGIDO PANNEGGIO e le POSSENTI FORME lo AVVICINANO stilisticamente al cosiddetto MAUSOLO del
MAUSOLEO. Da una PARTE si LEGA volutamente alla più CLASSICA TRADIZIONE ELLENICA, dall’ALTRA
APPARTIENE a un MONDO NUOVO, nel quale hanno GRANDE PESO le TRADIZIONI LOCALI.
Una COLOSSALE STATUA - SIMBOLO, dunque, del SINCRETISMO TOLEMAICO. Un VALORE parimenti
SIMBOLICO ha anche la STATUA BRONZEA di TYCHE (Fortuna) che, attorno al 300 a.C., il GRANDE
CONTENDENTE dei TOLOMEI, il RE di Siria SELEUCO, commissiona a EUTICHIDE, un ALLIEVO di
LISSIPO, per celebrare la FONDAZIONE di ANTIOCHIA, sua NUOVA CAPITALE (copia romana). La
TORSIONE della figura è resa più EVIDENTE dall’ACCAVALLARSI delle GAMBE, su cui poggia la
mano destra che regge le messi, SIMBOLO di FERTILITÀ; la TESTA, di derivazione lisippea, porta
la CORONA a forma di CINTA TURRITA, SIMBOLO della CITTÀ. La DEA è seduta su un ELEMENTO
SIMBOLEGGIANTE il PAESAGGIO, una GRANDE ROCCIA, ai piedi della quale la FIGURA di un
GIOVANE che NUOTA doveva RAPPRESENTARE il FIUME ORONTE. Tra il 304 e il 293 a.C. RODI
INCARICA un altro ALLIEVO di LISIPPO, CARETE, per un’altra statua. Si tratta di un COLOSSO di BRONZO
rappresentante HELIOS (=il dio Sole) che venne collocato presso l’IMBOCCATURA del PORTO (secondo
Plinio, alto 32 metri). Raffigura il DIO che avanza, NUDO, con un PASSO AMPIO e DECISO, simile a
quello dell’APOLLOdel BELVEDERE di LEOCARE; ha la mano sinistra abbassata a REGGERE l’ARCO e tiene alta
con la destra una FIACCOLA DORATA, che con i suoi bagliori doveva SERVIRE da FARO.
SARCOFAGO DI ALESSANDRO: Noto con questo nome per i RILIEVI ESPOSTI che lo rappresentano. Questo
SARCOFAGO è stato rinvenuto nel 1882 in una TOMBA SOTTERANEA della NECROPOLI REALE di SIDONR,
ANTICA CITTÀ FENICIA; come TIPO di SEPOLTURA si inserisce in una TRADIZIONE ASIATICA del SARCOFAGO
inteso come EDIFICIO FUNERARIO, FORME e STILE sono però tipicamente GRECI. Datato alla fine del IV sec.
a.C. è possibile che vi FOSSE SEPOLTO ABDALOMINO, satrapo sul TRONO di SIDONE, in quel periodo, infatti
le VICENDE RAFFIGURATE sono proprio QUELLE che PORTARONO questo RE al TRONO. La CASSA, provvista
di tetto a DOPPIO SPIOVENTE con tanto di ACROTERI e di
GOCCIOLATOI, è concepita come un TEMPIO FUNERARIO. Su uno dei
LATI LUNGHO è RAPPRESENTATA un’AFFOLLATA BATTAGLIA tra GRECI
e PERSIANI, vi irrompe ben riconoscibile nei tratti fisionomici
ALESSANDRO, che riprende nella FOGA e nell’atteggiamento la
STATUA EQUESTRE che ne aveva fatto LISIPPO. Tutto il SUOLO appare COSPARSO di CADUTI, che
vengono a poggiare sul BORDO INFERIORE del rilievo. Sull’altro lato lungo vi compare una
GRANDE SCENA di CACCIA.
Con ALESSANDRO si è definitivamente affermata l’ABITUDIONE a RIPRODURRE FISIONOMI dei
SINGOLI, ogni DINASTIA avrà, infatti, il suo RITRATTO, che spesso richiama i ‘TIPI’ del RE
MACEDONE. I DINASTI si fanno perciò rappresentare come UOMINI d’AZIONE, nel PIENO della
loro FORZA GIOVANILE, spesso a metà tra ATLETI ed EROI. Contemporaneamente si creano anche
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RITRATTI di UOMINI che SIMBOLEGGIANO la COVERSAZIONI delle VIRTÙ CIVILI: filosofi, oratori, poeti, più in
generale, intellettuali. Indicatori costanti di queste statue (in piedi o sedute) sono: la PRESENZA di BARBA e
il l’HIMATION (=pesante mantello), esempi sono: la STATUA di OMERO, quella di CRISIPPO
(fondatore della scuola stoica) allievo di ZENONE (, con la mano destra che si solleva nell’atto di
spiegare il ragionamento), quella di DEMOSTENE, oratore e politico, esempio di eloquenza, di
rettitudine, di dedizione alla patria (fiero oppositore dei re macedoni, giunto ad affrontare nel 322
a.C. il SUICIDIO per non CEDERE nelle MANI del nuovo NEMICO dell’INDIPENDENZA delle CITTÀ
GRECHE, il macedone ANTIPATRO; infatti solo quando, dopo la morte di LISIMACO a CURUPEDIO,
si RINNOVANO per ATENE le speranze d’indipendenza, la sua effigie in bronzo verrà eretta
nell’Agorà di Atene).
Nel MONDO ELLENISTICO cominciano ad apparire anche RAPPRSENTAZIONI FEMMINILI di REGNANTI,
avvicinate alla SFERA DIVINA; in particolar modo nell’EGITTO TOLEMAICO dove si continua ad avere
come PUNTI di RIFERIMENTO le GRANDI CREAZIONI della fine del V e del IV secolo a.C. Un MODELLO
IMPORTANTE è l’AFRODITE di CNIDO, una delle prime e più FORTUNATE VARIANTI della CNIDIA è la
STATUA che viene poi riprodotta nell’AFRODITE dei MUSEI CAPITOLINI (databile alla fine del secolo IV
a.C. o primi del III); diversa è l’ACCONCIATURA, più COMPLESSA e SOFISTICATA, con i capelli riuniti in
un alto nodo alla sommità del capo, da dove ricadono nuovamente sulle spalle, cambia anche il gesto,
qui lascia cadere le vesti e la ponderazione è invertita. NASCONO, ora, NUMEROSE statue di
‘AFRODITI’ intente in un’OCCUPAZIONE PARTICOLARE, ad esempio, ad allacciarsi un
sandalo, o intente a cingersi il capo con una benda (=anadyomenai) o a guardarsi allo
specchio, in una infinita possibilità di variazioni, soprattutto nelle diffusissime terrecotte, ma
anche in piccole riproduzioni in marmo o in bronzo. Esempi: un’AFRODITE ritrovata a CAPUA (, le
braccia, mancanti, erano però certamente staccate dal corpo, per tenere verosimilmente uno
specchio e altri oggetti da toeletta) e l’AFRODITE di MILO ( II sec. a.C.). Una CREAZIONE molto più
ORIGINALE fu, invece, l’AFRODITE ACCOVACCIATA , ella si avvicina all’acqua tanto da sedersi sul
tallone destro, compiendo una rotazione, la testa piena di espressione nei grandi occhi e nella bocca
semiaperta, può così VOLGERSI nella DIREZIONE OPPPOSTA a quella delle gambe,
completando in SENSO ASCENDENTWE la ROTAZIONE ELLICOIDALE.
Sappiamo da PAUSANIA che tra il III e il II secolo a.C. vengono create anche NUMEROSE
STATUE di CULTO per i SANTUARI del PELOPONNESO. Lo scultore più celebre è DAMOFONTE
DI MESSENE operante a LICOSURA (piccolo centro dell’Arcadia), sede di un SANTUARIO della
DEA DESPOINA. Qui, in MEZZO alla CELLA del santuario, Damofonte crea un GRUPPO
SCULTOREO formato da 4 STATUE di 5 metri e mezzo di altezza (ricostruzione, databili tra il 217
e il 213 a.C.), al centro le 2 STATUE SEDUTE di DEMETRIA, e di ANITO, il titano che aveva allevato
la piccola DESPOINA. Di questo gruppo scultoreo sono RIMASTI MOLTI FRAMMENTI, tra i
quali le 2 TESTE MARMOREEE COLOSSALI di DESPOINA, DEMETRIA e ANITO, mostrano
tutte una VOLUTA ADERENZA alla TRADIZIONE dei TIPI CLASSICI con variazioni
accennate solo relativamente alle CAPIGLIATURE. Simile a loro è una grande
TESTA BARBATA proveniente da EGIRA, si tratta di uno ZEUS seduto,
probabilmente OPERA dell’ateniese EUCLIDE. Il nome di questo scultore NON ci
è altrimenti NOTO, è però interessante l’INDICAZIONE della sua provenienza ATENIESE, perché in
questo modo viene accostata la PRODUZIONE PELOPPONNESIACA alla SCUOLA ATTICA, nella quale
forse negli stessi anni poteva essere stato attivo anche FIROMACO; a lui era attribuita la
STATUA di culto dell’ASKLEPIEION di PERGAMO . Sempre all’INTERNO di questo ambiente
FORTEMENTE CLASICO può essere vista anche la grande STATUA del POSEIDONE trovata a
MILO, presso la più CELEBRE AFRODITE. Proprio a RODE viene tradizionalmente collegata la
grande figura di NIKE ALATA, proveniente dall’ISOLA di SAMOTRACIA ( databile alla fine del
III o ai primi del II sec. a.C.), l’INTERO MONUMENTO era composto da una GRANDE PRUA di
nave, che dominava lo APECCHIO d’ACQUA della VASCA, e dalla figura della DEA della
VITTORIA, che in un’impetuosa apparizione scendeva ad appoggiarsi sulla prua. La dea è
RAFFIGURATA, col PANNEGGIO in parte BAGNATO, secondo il MODELLO CLASSICO. RODI è stata
ALLWATA prima dell’EGITTO e poi di ROMA, in opposizione prima del regno dei SELEUCIDI, poi a
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quello di MACEDONIA. L’OCCASIONE per la COSTRUZIONE di questo grande monumento viene spesso
indicata nella BATTAGLIA NAVALE VINTA su SELEUCO al largo di Side nel 190 a.C.
L’ARCHITETTURA ELLENISTICA: Anche l’ARCHITETTURA del primo Ellenismo si ISPIRA fortemente ai
MONUMENTI più ANTICHI, soprattutto all’ORDINE IONICO. L’esempio più
EVIDENTE si ha con la ricostruzione del TEMPIO di APOLLO DIDIMEO presso
MILETO. Il NUOVO TEMPIO, costruito sulle ROVINE di uno ARCAICO risalente
alla metà del VI sec. a.C., è più GRANDE e più MAESTOSO: su un PODIO di 110
x 51 metri, ha una DOPPIA FILA di COLONNE IONICHE, 21 sui LATI LUNGHI, 10
sulla FACCIATA. Fortemente accentuata la FUNZIONE ORACOLARE: la DOPPIA
PERITASI deve racchiudere non una CELLA CONSUETA, ma uno SPAZIO
CENTRALE SCOPERTO; una SCALINATA di 14 GRADINI permette di SALIRE al
MAESTOSO VESTIBOLO, occupato da una SELVA di 20 COLONNE ALTE quasi 20 metri; da qui 2 STRETTI
CORRIDOI, coperti da una VOLTA a BOTTE, portano in LIEVE DISCESA allo SPAZIO SCOPERTO CENTRALE,
circondato da ALTI MURI DECORATI da PARASTE su uno ZOCCOLO LISCIO. In fondo, presso una FONTE SACRA
e una PIANTA d’ALLORO, simbolo del DIO, è collocato il PICCOLO TEMPIO con la STATUA di CULTO. Sul LATO
d’INGRESSO una MAESTOSA SCALINATA di 24 GRADINI riporta dal CORTILE
INTERNO al PRONAO, aperto verso il vestibolo da una ENORME PORTA, con il
PIANO SOPRAELEVATO di un metro e mezzo. Viene indicata come ‘PORTA DELLE
APPARIZIONI’, perché non serve da collegamento, ma da TEATRALE cornice ai
sacerdoti che dal piccolo tempio, attraversato il cortile e salita la grande scalinata,
riportano i RESPONSI ORACOLARI ai fedeli, fermi nella SELVA di COLONNE del
vestibolo. Qualcosa di simile accade a Sardi, capitale della Lidia, anche qui
l’ARTEMISION viene ricostruito in FORME
particolarmente SONTUOSE, che si rifanno
all’architettura arcaica di ORDINE IONICO. L’ORDINE IONICO lo ritroviamo anche
a PRIENE nel TEMPIO di ATENA . In seguito, con gli inizi del secolo II a.C.,
quest’ordine ha anche un NUOVO, grande
TEORIZZATORE in ERMOGENE di ALABANDA, città
della Caria. A lui si devono il TEMPIO di DIONISO a
TEO, che fu il più venerato tra i templi dedicati a
quella divinità, e i TEMPLI di ZEUS SOSIPOLI e di ARTEMIDE LEUCOFRIENE a
MAGNESIA. Nonostante le dimensioni molto maggiori, quest’ultimo tempio,
mostra forti analogie con il tempio di Atena costruito da Piteo a Priene.
L’ORDINE DORICO rimane comunque il più USATO lì dove lo impone la TRADIZIONE, soprattutto nella
GRECIA PROPRIA. A LINDO, una delle principali città dell’isola di Rodi, il TEMPIO DORICO ARCAICO di ATENA
viene distrutto da un terremoto attorno al 350 a.C., viene subito RICOSTRUITO come tempio dorico
TETRASTILO ANFIPROSTILO (=4 colonne su ciascuno dei lati minori). A partire dagli ULTIMI AQNNI del secolo
è RISISTEMATO anche tutto il SANTUARIO, l’INGRESSO avveniva per una GRANDE SCALINATA, in cima alla
quale fu aggiunta una FACCIATA MONUMENTALE con una fila di 10 COLONNE racchiusa tra 2 BASTIONI
SPORGENTI, anch’essi circondati da COLONNE. Alle 10 COLONNE della FACCIATA corrispondevano 5 PORTE,
che davano ACCESO al CORTILE del TEMPIO, cinto anch’esso da COLONNNATI. L’ALTARE restava al CENTRO.
E’ una PARTICOOLARE CONCEZIONE URBANISTICA che cerca di dare, attraverso SPAZI APERTI delimitati da
file di colonne, l’IMPRESSIONE di una REGOLARIZZAZIONE della NATURA, e che trova qui
un’ACCENTUAZIONE SCENOGRAFICA che avrà grande fortuna in tutto l’ELLENISMO.
Si ha così un’ARCHITETTURA che non solo si ADATTA all’AMBIENTE NATURALE, ma lo SFRUTTA,
per creare GRANDI COMPOSIZIONI SCENOGRAFICHE capaci di coinvolgere lo spettatore. Una
EVOLUZIONE nello stesso senso si verifica anche nel SANTUARIO di ASKLEPIOS nell’isola di
COO, uno dei più VENERATI e FREQUENTATI santuari dell’ETÀ ELLENISTICA. Questo SCHEMA di
santuario disposto a TERRAZZE COASSIALI, avrà grande seguito anche nei santuari
repubblicani in Italia. Ma anche a Magnesia i 2 TEMPLI PRINCIPALI, di Zeus Sosipoli e
Artemide Leucofriene, vengono inseriti in AMPIE PIAZZE circondate da PORTICI su COLONNE:
questi erano divenuti ormai uno degli ELEMENTI più CARATTERISTICI dei PAESAGI URBANI di
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epoca ellenistica. Le TANTE NUOVE FONDAZIONI, di ALESSANDRO e poi dei diadochi, come anche i santuari
e le agorài delle città più antiche, hanno come nuovi fondali dei grandi portici, spesso a due piani: le STOÀI,
che consentono il PROLUNGARSI delle ATTIVITÀ dell’AGORÀ anche con la pioggia e il sole torrido. Ad
esempio l’AGORÀ di ATENE è conclusa verso sud da una STOÀ a 2 PIANI COLONNATI, offerta
da TOLOMEO VI (181-145 a.C.), collegata ad un GINNASIO, e a est da un’ANALOGA
COSTRUZIONE ERETTA a spese del re di Pergamo, ATTALO II (159-138 a.C.). Quest’ultima è
lunga 116,50 metri, ha una FACCIATA a due PIANI, l’INFERIORE APERTO in un COLONNATO
di 45 colonne di ORDINE DORICO, il SUPERIORE con ugual numero di colonne di ORDINE IONICO.
All’INTERNO, entrambi i piani sono DIVISI in 2 LUNHE NAVATE da una fila di 23 COLONNE, IONICHE quelle
del piano INFERIORE, CORINZIE in quello SUPERIORE. In entrambi i PIANI, dalla 2 NAVATA si accede a una
SERIE di AMBIENTI CHIUSI, adibiti a BOTTEGHE. La nuova ATTENZIONE per gli spazi civili è UNA delle
CARATTERISTICE dell’ELLENISMO. Si sviluppano non solo piazze e portici, ma anche TEATRI ed EDIFICI
destinati all’AMMINISTRAZIONE. A PRIENE, presso l’AGORÀ PRINCIPALE attorno al 150 a.C. un EDIFICIO a
PIANTA QUADRATA di 20 metri per LATO occupato all’interno da RADINATE su 3 lati, era il LUOGO di
RIUNIONE della BOULÈ, o CONSIGLIO CITTADINO, detto perciò BOULEUTERION, collegato all’AGORÀ da
una grande STOÀ.
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PERGAMO: Nel 241 a.C. PERGAMO si trova SOTTO il POTERE di ATTALO I, nel cui lungo REGNO durato sino al
197 a.C. la CITTÀ conosce il suo MAGGIORE SVILUPPO. A SUD, l’ACROPOLI della città, presenta una SERIE di
TERRRAZZE QUADRAQNOLARI che, a livelli diversi, si APRONO a VENTALIO sullo STRAPIOMBO. Attorno al
230 a.C. Attalo I riporta una GRANDE VITTORIA contro i GALATI, per celebrarla egli dedica ad Atena, nella
terrazza del suo santuario, un GRANDE DONARIO composto da VARIE STATUE disposte su un PIEDISTALLO
(ricostruzione del gruppo). E’ un’opera di INTENSA DRAMMATICITÀ, che si avvale della contrapposizione di 2
FIGURE (GALATA SUICIDA): la prima è quella di un GUERRIERO (=galata) la cui POSSENTE MUSCOLATURA, il
brusco volgersi a lato e verso l’alto del capo ne mostrano l’ORGOGLIOSA FIEREZZA, accentuata dallo
SUARDO, reso più intenso dalle FORTI ARCATE ORBITALI, egli è rappresentato nell’ATTO ESTREMO del
SUICIDIO, regge con un braccio la SECONDA FIGURA femminile MORENTE. I lunghi baffi del galata ne
indicano chiaramente l’appartenenza etnica, anche la donna con lunghe ciocche
scomposte, la indicano come tale. La stessa straordinaria drammaticità sta anche in
un’ALTRA STATUA, il GALATA MORENTE, egli ha una FERITA sulla COSCIA destra, ma ben
più grave appare la ferita sul costato, anche in questo caso molti sono gli indicatori della
sua provenienza etnica: oltre ai capelli scomposti, alle sopracciglia folte, ai baffi, lo
INDICA come GALATA anche il suo unico ornamento, una TORQUE, il collare aperto tipico
di quella popolazione. Accanto allo scudo stanno, sul terreno, la spada e la tromba di
guerra. Allo STESSO PERIODO e alla STESSA TRADIZIONE del GALATA MORENTE
appartiene il gruppo detto del PAQUINO, qui si RAPPRSENTA MENELAO che porta fuori
dalla battaglia il CORPO del giovane PATROCLO. Il GRUPPO, invece, che raffigura il SUPPLIZIO di
MARSIA ha una composizione molto diversa, ma uno stile drammatico molto simile. Il sileno,
Marsia, è appeso per i polsi a un albero, tutti i muscoli sono allungati in senso verticale, solo il
volto si contorce in una smorfia, mentre guarda la preparazione del suo supplizio. Dal basso
volge verso di lui lo sguardo di uno scita, indicato come tale dalla barbarica
capigliatura, chino nell’affilare la lama con cui lo scuoierà vivo: sarà questa la
punizione per aver osato sfidare nella musica Apollo e aver perso. E’ stata
avanzata l’ipotesi che la creazione di questo gruppo NON avesse SOLO un
SIGNIFICATO MITOLOGICO ma uno più specifico per ricordare un PRECISO
AVVENIMENTO STORICO: la RIVOLTA dell’USURPATORE ACHEO contro ANTIOCO III,
preso prigioniero a Sardi nel 213 a.C. (Antioco considerava Apollo il suo dio protettore). Sempre
alla CELEBRAZIONE di MOTIVI PROPAGANDISTICI è stato riportato anche l’ORIGINALE di uno dei più
grandi GRUPPI GIUNTICI dall’antichità, il cosiddetto TORO FARNESE. Vi sono rappresentati i
GEMELLI ANFIONE e ZETO, figli di Zeus e di Antiope, che LEANO DIRCE, REGINA di
TEBE, alle CORNA di un TORO SELVAGGIO: il supplizio doveva punirla delle INGIUSTE
PERSECUZIONI che ELLA aveva INFLITTO alla loro madre. Il tutto viene AMBIENTATO
sulle ROCCE di una MONTGNA, che consente un’impostazione a forma di piramide (già
notata in altri gruppi ellenistici). Altra famosa statua è il cosiddetto PRINCIPE DELLE
TERME, nell’INSIEME la postura RICHIAMA quella di ALESSANDRO con la LANCIA di
LISIPPO, lo STILE lo riporta indubbiamente ad AMBIENTE PERGAMENO della prima
metà del secolo II a.C. Potrebbe raffigurare un PRINCIPE PERGAMENO, ma gli
manca la tipica tenia che cinge loro il CAPO, SIMBOLO del RUOLO REGALE; la
somiglianza con Attalo II comunque è notevole, potrebbe quindi trattarsi di lui in ETÀ ancora
giovane quando non era ancora RE.
L’ALTARE DI PERGAMO: Ad EUMENE II (197-159 a.C.) si deve la
RISTRUTTURAZIONE dell’ACROPOLI di PERGAMO, con la COSTRUZIONE di un
MURO di CINTA e la CREAZIONE di una NUOVA TERRAZZA, subito sotto a
quella del SANTUARIO di ATENA e ad essa collegata attraverso una SERIE di AMBIENTI. Al
CENTRO di questa il RE fa costruire un GIGANTESCO ALTARE (alla sua morte
probabilmente non era ancora finito), DEDICATO a ZEUS e a ATENA NICEFORO
(=portatrice di vittoria), perchè CELEBRASSE la POTENZA che il REGNO aveva raggiunto con le sue
VITTORIE, ancora sui GALATI, ma anche contro i REGNI VICINI. E’ composta da un BASAMENTO
QUADRANGOLARE su cui poggiano 5 GRADINI, sui quali si eleva UNO ZOCCOLO RIVESTITO di
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MARMO, che sorreggeva a sua volta lo SPAZIO destinato ai SACRIFICI: qui era l’altare vero e proprio, cinto su
3 lati da un PORTICO IONICO, che si prolungava verso OCCIDENTE in 2 ali in modo da
FIANCHEGGIARE la GRANDE SCALINATA d’ACCESSO; alla SOMMITÀ, questa era messa in
COMUNICAZIONE, tramite un COLONNATO APERTO, con lo SPAZIO CENTRALE, che si trovava
così ad essere totalmente COMPRESO entro 4 LATI di COLONNE. Dal punto di VISTA
ARCHITETTONICO l’altare rientra nel TIPO del GRANDE ALTARE MONUMENTALE ELLENISTICO,
già utilizzato, ad esempio, per il NUOVO ARTEMISION di EFESO e a MAGNESIA. E’ però
assolutamente eccezionale la DECORAZIONE: un GRANDE FREGIO (alto 2,30 metri) correva
LUNGO tutto lo ZOCCOLO, raffigurando su una lunghezza di oltre 120 metri una COLOSSALE
LOTTA tra DEI e GIGANTI; un SECONDO FREGIO, di DIMENUIONI INFERIORI rappresentava sulle PARTI
INTERNE del PORTICO, che davano sullo SPAZIO CENTRALE, le IMPRESE di TELEFO, mitico FIGLIO di ERACLE e
PROGENITORE della DINASTIA degli ATTALIDI; lo stesso ALTARE superiore era RICCAMENTE ORNATO di
TATUE, come pure i TETTI dei PORTICATI. L’intero FREGIO è certamente UNO dei MASSIMI CAPOLAVORI
dell’ARTE ELLENISTICA, uno dei PERNI FONDAMENTALI per CAPIRNE lo SVILUPPO. L’INTERA COSMICA lotta è
colta in un UNICO MOMENTO e rappresentata attraverso SINGOLE MONOMACHIE che si succedono con
RITMO SERRATO, in ciascuna, una o più DIVINITÀ si trovano VITTORIOSAMENTE OPPOSTE ad GIGANTI
giganti. Tutto il FREGIO è PERVASO da un DRAMMATICO MOVIMENTI, le FIGURE si AFFOLLANO a riempire
tutto lo SPAZIO del RILIEVO, STRABORDANDO addirittura al di fuori del LISTINO di BAE; la DIMENSIONE
SOVRUMANA del mito con la CARATTERISTICA esasperazione delle masse, dei movimenti, delle espressioni
dei volti, ha fatto nascere la definizione di ‘BAROCCO PERGAMENO’. Le DIVINITÀ PRINCIPALI sono disposte
sul LATO ORIENTALE, quello OPPOSTO alla GRADINATA, che era però il PRIMO ad essere VISTO da chi
ENTRAVA nella PIAZZA del SANTUARIO. Qui, le FIGURE DIVERGENTI di ZEUS e ATENA costituiscono un
VOLUTO, immediato richiamo al più classico dei modelli, il POSEIDONE e l’ATENA del FRONTONE
OCCIDENTRALI del PARTENONE. Molto ENFATIZZATI RISPETTO alla SCULTURA FIDIACA sono qui il
TURBINOSO MOVIMENTO delle VESTI e lo SPESSORE delle PIEGHE, più violento è il POSSENTE MOVIMENTO
DIAGONALE del CORPO, ancora più segnati ed esageratamente rigonfi sono i singoli muscoli del busto. Alla
SINISTRA di questo PRIMO GRUPPO, SENZA soluzione di CONTINUITÀ nella NARRAZIONE FIGURATIVA, sta
quello di ATENA che ABBATTE ALCIONEO. Anche qui i CORPI dei contendenti si dispongono su DIAGONALI
fortemente divergenti: la DEA AFFERRA per i capelli il MOTRO ALATO, un ERPENTE lo AVVOLGE nelle sue
SPIRE e sta per ADDENTRARLO, la sua è un’espressione di intenso, DISPERATO DOLORE. L’indagine
dell’espressione dei volti, già iniziata con Skopas e Lisippo, è qui spinta volutamente all’eccesso. Tutte le
divinità dell’Olimpo intervengono nella lotta, tutte con pari vigore, sempre rappresentato con lo stesso stile
concitato e corposo. La figura di ARTEMIDE, ad esempio, nella PARTE MERIDIONALE dello stesso lato
orientale, si LANCIA impetuosamente contro un NEMICO, CALPESTRANDO il corpo di un altro AVVERSARIO
già ABBATTUTO, dal FONDO emerge il MUSO di un CANE che AZZANA alla nuca un GIGANTE ANGUIPEDE.
Molto diverso, più vicino a MODELLI PITTORICI, appare invece il FREGIO MINORE, con le STORIE di TELEFO. Il
RILIEVO è molto MENO PRONUNCIATO, e i VARI PERSONAGGI NON RIEMPIONO tutto lo SPAZIO, ma sono
sovente disposti su diversi piani, mentre il FONDO è RIEMPITO, come nella PITTURA CONTEMPORANEA, da
ELEMENTI PAESAGISTICI, qui VARIE figure si AFFOLLANO alla COTRUZIONE dell’IMBARCAZIONE con cui
AUGE sarà ABBANDONATA al MARE, che, lasciate le coste del Peloponneso, la porterà a SBARCARE in MISIA,
la regione a cui appartiene Pergamo. La STESSA EROINA appare SEDUTA sulle ROCCE che COSTITUISCONO il
PAESAGGIO, accanto a lei 2 ANCELLE le mostrano degli oggetti, grazie ai quali RICONOSCERÀ il FIGLIO che le
era nato da Eracle, TELEFO, quando questi, divenuto ormai ADULTO, giungerà a sua volta in Misia. L’intero
fregio voleva testimoniare l’ASCENDENZA DIVINA degli ATTALIDI, attraverso appunto TELEFO, loro
progenitore e, in quanto figlio di Eracle, DISCENDENTE DIRETTO di Zeus. Contemporaneamente, voleva
DIMOSTRARE l’ANTICA ORIGINE dei loro RAPPORTI, da una parte, con la GRECIA, dall’altra con l’ASIA, di cui
avrebbero reclamato a BUON DIRITTO il POSESSO. Viene così narrata con le immagini un’intera saga; e per
la prima volta episodi successivi, nei quali torna a comparire lo stesso personaggio, vengono collegati in
un’unica narrazione, come sarà in seguito nel fregio storico romano.
DAL MEDIO ELLENISMO ALL’INTEREVENTO DI ROMA (DOPO LA METÀ DEL SECOLO II a.C)
Nel 168 a.C., dopo la DISFATTA subita a PIDNA dalle LEGIONI di PAOLO EMILIO, la Macedonia è il PRIMO dei
GRANDI REGNI ELLENISTICI a cadere sotto Roma. Una LEA delle CITTÀ GRECHE viene DISFATTA nel 146 a.C. e
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la CITTÀ che ne è a capo, CORINTO, RASA al suolo. STESSA SORTE toccherà a CARTAGINE, distrutta nello
stesso anno. ROMA può ora IMPORSI nelle INTERMINABILI CONTESE INTERNE tra REGNI ELLENISTICI. Nel
133 a.C. l’ULTIMO RE di PERGAMO, ATTALO III, muore, dopo soli 3 ANNI PERGAMO
CADRÀ sotto il POTERE di ROMA (in questo periodo, le generali disastrose condizioni
dell’Asia, provocheranno un grandissimo afflusso di schiavi verso l’Italia). I
SENTIMENTI di RIVOLTA del mondo greco contro Roma e i suoi
rappresentanti TROVANO un ULTIMO PALADINO nel RE del PONTO,
MITRIDATE VII, verrà SCONFITTO da LUCULLO e da POMPEO, cosicchè
anche i suoi REGNI DIVENTERANNO PROVINCE ROMANE (anche Antiochia
nel 66 a.C. passerà sotto l’egida romana). Seguiranno nella stessa città di Roma MOLTE GUERRE
CIVILI: tra CESARE e POMPEO, poi contro gli UCCISSORI di CESARE, infine tra OTTAVIANO e
MARCO ANTONIO; nel 31 a.C. con la BATTAGLIA di AZIO e la conseguente FINE di MARCO
ANTONIO e di CLEOPATRIA, porterà all’ANNESIONE a ROMA dell’ULTIMO EREDE della compagine di
ALESSANDRO, il regno TOLEMAICO (in questo momento si fa tradizionalmente terminare l’Ellenismo).
LA TRADIZIONE DEL “BAROCCO PERGOMENO”: L’ANNESIONE di PERGAMO nei DOMINI ROMANI, nel 133
a.C., cioè una SOLA GENERAZIONE dopo la COSTRUZIONE dell’ARA, segna certamente la
FINE del ‘BAROCCO PERGOMENO, tanto che a Pergamo, di lì a poco, CROLLERÀ tutta la
PRODUZIONE STATUARIA (da ricordare il PICCOLO DONARIO PERGAMENO, databile alla
fine del III sec. a.C.).
Il LAOCOONTE dei MUSEI VATICANI, venne alla LUCE a ROMA il 14 Gennaio 1506 in un
sotterraneo di quelle che erano state le TERME di TITO, presso la DOMUS AUREA; fu
eseguita da 3 SCULTORI di Rodi che lavoravano assieme, AGESANDRO, POLIDORO e ATANODORO. Vi si
RAPPRESENTA la MORTE di LAOCOONTE, SACERDOTE TROIANO che si OPPONEVA a che il CAVALLO lasciato
dai Greci FOSSE CONDOTTO ENTRO le MURA di TROIA, e per questo venne STRITOLATO da 2 MOSTRUOSI
SERPENTI usciti dal mare, la statua lo immortala mentre sta cercando affannosamente di liberarsi dalle spire
del mostro. Sulla sinistra e sulla destra anche i due figli di Laocoonte, giovinetti rappresentati di diversa età,
sono preda dei serpenti. Il tutto si dispone in uno SPAZIO TRIANGOLARE più che piramidale. Il TORSO DEL
BELVEDERE (figura maschile privata del capo, delle gambe e delle braccia), ALTRA FAMOSA STATUA, è
SEDUTA su una PELLE FERINA su di una roccia. Nel Laocoonte la potente diagonale della gamba sinistra
continua nella linea alba, che va a inarcarsi, a causa della brusca sterzata del collo e del capo, strappato
all’indietro e verso sinistra; nel TORSO del Belvedere, invece, tutto l’ADDOME segue un ARCO OPPOSTO,
come per andare a RINCHIUDERI in AVANTI concludendosi con il movimento della testa, ancora verso
sinistra, come mostrano i pochi resti del collo. La PRESENZA di una PELLE FERINA fa pensare che la STATUA
potesse raffigurare ERACLE, ma dato che POTTREBBE, invece, trattarsi della PELLE di una PANTERA, il
PERONAGGIO potrebbe allora essere MARSIA, di sicuro è che la lavorazione va ricercata in ambiente
pergameno.
Dalla CAVERNA di SPERLONGA (al centro del bacino d’ingresso era
lasciata una sorta di piccola isola rettangolare destinata ai banchetti,
era la grotta appartenuta all’imperatore Tiberio) è stata RINVENUTA,
al CENTRO della VAASCA CIRCOLARE su di un’ISOLETTA ARTIFICIALE
che fungeva da SOSTEGNO, un COLOSSALE GRUPPO scultoreo RAPPRESENTANTE SCILLA. Il
MOSTRO EMERGE dalle ACQUE e ASSALE la nave di ODISSEO, brandendo come ARMA il
TIMONE; il TIMORIERE, caduto sulla prua, CERCA disperatamente di SFUGGIRLE
AGGRAPPANDOSI alla NAVE, ma SCILLA l’ha già AFFERRATO con la destra per i capelli e sta per
TRAASCINARLO tra i flutti, dove altri compagni di Odisseo sono ormai preda delle teste canine che le
spuntano dalle pinne del ventre. La TESTA del timoniere RICORDA, nella sua patetica espressione, quelle dei
2 FIGLI del LAOCOONTE. In questo luogo ritroviamo altri 2 GRUPPI di STATUE, rappresentavano l’UNO, un
EROE che ne TRASCINA un SECONDO FUORI dal campo di BATTAGLIA, SECONDO il tipo del cosiddetto
PASQUINO, qui interpretato come ODISSEO che REGGE il corpo di ACHILLE; l’ALTRO, il RATTO del
PALLADIO, cioè il FURTO dell’ANTICA STATUA di NTENA da ILIO (=Troia), operato da DIOMEDE e da
ODISSEO. Oltre la vasca circolare, sul fondo della caverna, un PIEDISTALLO ospitava il GRUPPO più
COLOSSALE. Dominava l’insieme il corpo del CICLOPE POLIFEMO, STESO su di una ROCCIA,
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ADDORMENTANDOSI per il troppo vino bevuto, come il Laocoonte o l’Alcioneo o il Torso del Belvedere,
mostra una POTENTE DIAGONALE che percorre l’INTERA COMPOSIZIONE. Alla sua sinistra, i COMPAGNI di
ODISSEO spingono in direzione del suo unico OCCHIO, il PALO appuntito. Dell’eroe ci rimane la TESTA
(questa, come le precedenti, sono tutte copie di gruppi bronzei), coperta dal caratteristico pileo, il copricapo
del navigante, simile a quella del Laocoonte del Vaticano.
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SCULTURA DEL MEDIO E TRADO ELLENISMO: Il MONDO ELLENISTICO è sempre più
CARATTERIZZATO dalla PLURALITÀ dei CEWNTRI di PRODUZIONE, con la
CONSEGUENTE POSSIBILITÀ di avere contemporaneamente STILI DIVERSI nelle
OFFICINE delle DIVERSE CITTÀ. Soprattutto nell’ambiente della CORTE
ALESSANDRINA, il gusto per il curioso, il sorprendente, il diverso, che CARATTERIZZA molta
PRODUZIONE ARTISTICA del MEDIO ELLENISMO, sembra SPOSARSI con l’ENCICLOPEDISMO e l’ATTENZIONE
all’ESOTICO. Un ESEMPIO di queste NUOVE TENDENZE è la STATUA di un VECCHIO PESCATORE,
che procede piegandosi in avanti, parzialmente coperto da un trasandato mantello, mentre con la
sinistra tiene un CESTO per il PESCE. La testa è coperta da un pesante cappello dalla foggia
popolaresca e la pelle avvizzita gli ricade sullo scarno petto e dai lati dell’addome. VIENE invece
RIFERITO generalmente ad AMBIENTE MICROASIATICO un CAPOLAVORO del REALISMO
ELLENISTICO di GENERE BOZZETTISTICO, la VECCHIA UBRIACA (fine III secolo a.C.). La vecchia siede a
terra, con le gambe incrociate, stringendo a sè una grossa fiasca di vino, mostra un ghigno che l’avvicina
alle rappresentazioni delle menadi e ancor più dei satiri. Il GUSTO per il DIVERSO e per l’ESOTICO, non si
limita, però, solo all’EGITTO TOLEMAICO (affiora già nelle teste dei Galati dei donari pergameni). A
distanza di tempo, lo ritroviamo anche in una PICCOLA FIGURA BRONZEA di FANTINO ( della metà del II sec.
a.C.), si tratta di un piccolo personaggio di razza nera. In questo periodo il desiderio di sfuggire alle difficoltà
del presente diventa ancor più esteso ed evidente, ce ne offre un ESEMPIO un RILIEVO FIRMATO DA UN
ARCHELAO di PRIENE, si rappresenta una SCENA che si svolge su PIÙ REGISTRI, uniti da uno STESSO
AMBIENTE MONSTRUOSO. Nel registro più in BASO è rappresentata
l’APOTEOSI di OMERO, alla PRESENZA di SOVRANI e di VARIE
PERSONIFICAZIONI, tra le quali, accanto al trono, quelle dell’ILLIADE e
dell’ODISSEA, i motivi per cui Omero ora è elevato tra gli dei. Nei 2 REGISTRI
SUPERIORI si dispongono 9 FIGURE FEMMINILI che danno allo SCULTORE
l’OCCASIONE di VARIARE POSIZIONE e uso dei PANNEGGI, talora pesanti, TRA L’ALTRO
TRAPARENTI, in un gioco accademico che si rifà di volta in volta a modelli tradizionali. Gli
ARCHETIPI sono spesso nelle GRANDI CREAZIONI del secolo IV a.C.. Tra i ‘TIPI’ che avranno
un SEGUITO e un SUCCESSO tutto PARTCOLARE, vi è la cosiddetta POLIMNIA, che
COMPARE quasi al CENTRO del RILIEVO di Archelao. La FIGURA è stata sicuramente PRESA
a MODELLO per la POLIMNIA DEI MUSEI CAPITOLINI, qui è avvolta in un PESANTE
MANTELLO, appoggia i gomiti a un sostegno esterno, in modo da poter così dare un appoggio
alla testa, perduta nei suoi pensieri. I ‘TIPI’ ormai CANONICI delle FIGURE PANNEGGIATE
FEMMINILI cominciano a DIFFONDERSI anche nell’AMBITO FAMILIARE. Negli stessi anni si VA
AFFERMANDO sempre più l’IMPORTANZAdel PRIVATO, sentito non solo come insieme
di VALORI FAMILIARI, ma anche come EROTISMO, protetto da DIONISO e dai suoi culti. Ce ne dà un
ESEMPIO (copia romana), il gruppo di EROS e PISCHE, cioè dell’AMORE e dell’ANIMA pensante, i cui
CORPI salgono a SPIRALE per ricongiungersi nel BACIO FINALE. Questo rapporto viene spinto
all’ECCESSO da COMPOSIZIONI sempre più COMPLICATE, mentre lo scultore
cerca di CONQUISTARE nello SPETTATORE un’ATTENZIONE CRESCENTE con
l’INSERIMENTO di PERSONAGGI sempre più SORPRENDENTI (SATIRO e
ERMAFRODITO). La stessa composizione a spirale, di Eros e Psiche, viene, in seguito,
applicata a figure singole, destinate, anche loro, a colpire per il loro particolare
erotismo. L’AFRODITE CALLIPIGIA nasce da una VARIANTE che unisce AVVITAMENTO a
NOVITÀ, la figura si svela per entrare nell’acqua, lo fa però con una TORSIONE a SPIRALE che
cominciando dal piede destro e salendo ai fianchi e al torso si conclude con il braccio sinistro
levato e con il volto, girato ormai di 180 GRADI rispetto ai piedi. Lo sguardo, rivolto in basso,
sembra accompagnare quello dello spettatore verso il lato che l’Afrodite Capitolina
NASCONDEVA e che, in questa statua, GRAZIE alla ROTAZIONE, sembra diventare il
MAGGIOR PROTAGONITA della SEDUZIONE della DES. Molto simile la figura
dell’ERMAFRODITO. Gli stessi soggetti perdono però, avvicinandosi alla fine del secolo, il
loro TURBINOSO, VIRTUOSISTICO AVVITAMENTO, ed è il soggetto che riprende il
SOPRAVVENTO. Si scelgono momenti curiosi, come nel gruppo dell’ INVITO DI DANZA o
dell’AFRODITE DEL SANDALO. Qui il CORPO nudo dell’Afrodite PRASSITELICA è UNITO a
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quello di un PICCOLO PAN, con zampe, corna e muso da caprone, che la sta afferrando per un
braccio con il quale lei si copre pudicamente il ventre. Da una parte il BRUTALE DESIDERIO
d’UNIONE, dall’altro il RITRARSI, con l’appoggio di una pantofola brandita nella mano destra;
tra loro vi è il DIO dell’AMORE che cerca di ALLONTANARE PAN. (Altro esempio, SATIRO bronzeo lanciato in
una danza sfrenata). Le MOLTEPLICI POSSIBILITÀ che le composizioni di più corpi, creati sin dal
TARDOARCAISMO, offrono al CONTINUO STUDIO della FIURA UMANA e del suo MOVIMENTO nello SPAZIO
vengono sfruttate nel tardo Ellenismo anche per rappresentare SCENE di PAQLESTRA. Due esempi: GRUPPO
di LOTTATORI, SINGOLO PUGILATORE, in quest’ultimo, nella testa abbondano i particolari realistici (segni
delle ferite sono, addirittura, sottolineati da inserimenti di rame).
LE CASE DI DELO: DOPO la BATTAGLIA di PIDNA e la definitiva SCONFITTA della MACEDONIA da parte dei
Romani, questi RESTITUIRONO l’ISOLA ad ATENE, con l’intesa di renderla PORTO FRANCO (166 a.C.). Si
trattò di una MOSSA FATTAA per CONTRASTARE il POTERE MARITTIMO di RODI, punendola di un suo
PRESUNTO AVVICINAMENTO alla CAUSA MACEDONE. Di fatto il NUOVO PORTO si SVILUPPÒ
ENORMEMENTE, grazie ai NUOVI GRANDI TRAFFICI tra ASIA e ROMA. SORSERO così tumultuosamente
NUOVI QUARTIERI di RICCHE CASE, ben DIVERSE dalle CASE TUTTE UGUALI degli IOLATI di OLINTO e di
PRIENE. Questi quartieri si sono rivelati un’INESAURIBILE MINIERA di CONOSCENZE su un PERIODO
altrimenti non molto noto, quello del MEDIO ELLENISMO, che vide l’IMPORSI di ROMA in ORIENTE. (La
prosperità si esaurisce con le guerre mitridatiche e le due feroci espugnazioni dell’88 a.C. e del 69 a.C.).
Tra le CASE spiccano quella detta DEL DIADUMENO, perchè in ESA fu rinvenuta una COPIA del
DIADUMENO di POLICLETO, e quella detta DEI COMMEDIANTI (perchè vi si trovano all’interno pitture
parietali con scene di teatro); quest’ULTIMA è uno degli ESEMPI più SIGNIFICATIVI di RICCA DIMORA del
MEDIO e TARDO ELLEBISMO, sviluppatasi attorno a una CORTE CENTRALE PORTICATA. Come sempre
nelle città greche, l’ASPETTO ETERNO è segnato da LUNGHI MURI COMPATTI in cui si APRONO POCHE
FINESTRE, con uno STRIDENTE CONTRASTO rispetto alla LUMINOSITÀ degli AMBIENTI INTERNI, che
prendono LUCE dalla CORTE CENTRALE, e alla RICCHEZZA delle DECORAZIONI. La CASA di HERMES, ad
esempio, si ARRAMPICAVA per 4 PIANI, allungandosi a ogni PIANO SEMPRE più all’INDIETRO rispetto alla
FACCIATA, ADATTANDOSI mano a mano al PENDIO. Il suo CORTILE CENTRALE diventava come una
SPECIE di POZZO COLONNATO, profondo per tutti i 4 PIANI (fig. 9.26). La CASA APPARTENUTA,
come informano le iscrizioni, a DIOSCURIDE e a CLEOPATRIA, cittadini ateniesi, CONSERVA ancora
le STATUE DEDICATE a E STESSI dai 2 PROPRIETARI. Particolarmente CONSISTENTE il NUMERO dei
MOSAICI RINVENUTI qui a Delo. Da una delle CASE più RICCHE, detta CASA DELLE MASCHERE
(così denominata per un altro mosaico con elementi geometrici e maschere teatrali), proviene il
MOSAICO forse più CELEBRE, raffigurante DIONISO sulla PANTERA (sottolinea l’aspetto del favore per
l’ambiente dionisiaco, che è presente in tutto l’Ellenismo, e che abbiamo già notato in campo scultoreo).
ARTE GRECA PER ROMA: Siamo certamente prima del 70 a.C. quando NASCE a ROMA il FENOMENO delle
COPIE MARMORRE di CELEBRI ORIGINALI BRONZEI GRECI. Così come avevano fatto i dinasti ellenistici,
anche i NUOVI VINCITORI ROMANI iniziano a USARE i VECCHI TIPI CLASICI delle DIVINITÀ. Il fenomeno
COMICIA con FLAMININO e EMILIO PAOLO, per poi DIFFONDERSI nel PERIODO degli SCIPIONI. Prendono
così FORMA STATUE ROMANE ISPIRATE a MODELLI GRECI di STAMPO CLASICO. Un esempio: da Delo,
PSEUDO ATLETA, il corpo è classico di chiara ASCENDENZA POLICLETEA nelle FORME e nella
PONDERAZIONE, la testa, invece, mostra un ritratto realistico; quest’eroizzazione di un POTENTE MORTALE
attraverso l’ELABORAZIONE di ‘TIPI’ DIVINI vuole celebrare il sostituirsi di una nuova aristocrazia ai vecchi
dinasti. Sempre a Delo, l’AGORÀ degli ITALICI presentava parecchie di queste statue che RIPRENDONO, o in
parte COPIANO, CORPI creati per divinità classiche, al fine di RITRARRE i VINCITORI, a cominciare dalla
STATUA di OFELLIO FERO. Un gusto che viene presto ripreso anche dai COMANDANTI delle ULTIME
SOMMOSSE della GRECITÀ; così alla statua probabilmente di un GENERALE DI MITRIDATE, che proviene dal
SAMOTHRAKEION di DELO di TRADIZIONE LISIPPEA, fa RISCONTRO la STATUA del più CASTIGATO GENERALE
di TIVOLI POLICLETEA, suo contemporaneo e forse suo avversario. CONTEMPORANEAMENTE, sempre a
Delo, NUMEROSE OFFICINE MOLTIPLICANO sia in BRNZO che in MARMO altri TIPI CLASSICI, adattandoli a
ERME, STATUETTE, piedi di tavola, vasi decorati, ogni cosa insomma che POSSA PIACERE al NUOVO
MERCATO ITALICO per ornare le case e i giardini nel gusto d’una grecità passata. (A Rodi, ma anche Atene,
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succederà qualcosa di simile). A ROMA un ARTISTA di nome PASITELE
(magnogreco) crea una VERA e PROPRIA SCUOLA, OPERANTE in Italia ma
soprattutto a ROMA nelle ULTIME GENERAZIONI della REPUBBLICA e ancora agli INIZI dell’ETÀ IMPERIALE
(appartengono alla sua scuola creazioni come: Atleta Albani,gruppi di Oreste ed
Elettra). In conclusione il PREGIO NON STA più nella CREAZIONE di tipi nuovi, ma
nella CITAZIONE di TIPI ANTICHI e nella loro reinterpretazione in un’atmosfera
rarefatta. Ed è in questo modo che l’arte greca finirà nella Roma di Augusto.
LA PITTURA DEL MEDIO E TARDO ELLENISMO: La PIENA ETÀ ELLENISTICA conosce una SERIE INFINITA di
VARIAZIONI su SOGGETTI CURIOSI, un pò particolari, ATTINTI dal TEATRO o dalla STRADA: SCENE LEGGERE,
DIVERTENTI, destinate a COLPIRE lo SPETTATORE. Ad esempio a POMPEI in una VILLA ROMANA vi sono stati
ritrovati DUE QUADRETTI a MOSAICO, inseriti al CENTRO del PAVIMENTO di due AMBIENTI SIMMETRICI
presso l’ATRIO, risalenti con tutta probabilità alla metà del sec. II a.C., come EMBLEMATA (=quadretti da
inserire successivamente in un pavimento). Il PRIMO QUADRETTO MOSTRA 2 MUSICANTI AMBULANTI che,
l’UNO con NACCHERE, l’ALTRO con un CEMBAIO, DANZANO in PRIMO PIANO, portando una MASCHERA da
COMMEDIANTI e CONTORCENDOSI in MODO BUFFO, li ACCOMPAGNA con il SUONO dei FLAUTI una
DONNA. Il SECONDO RIPRODUCE 3 DONNE che INDOSSANO MASCHERE TEATRALI. Sicuramente
MICROASIATICO, per l’esattezza di Pergamo, è anche l’UNICO MOSAICISTA a essere RICORDATO
per le SUE CREZIONI e la sua ABILITÀ: SOSO, vissuto nella prima metà del secolo II a.C. Plinio gli
attribuisce la CREAZIONE di una FAMOSA COMPOSIZIONE, riprodotta e VARIATA all’INFINITO
per tutta l’ANTICHITÀ: quella delle COLOMBE che, posatesi sull’ORLO di un BACILE, si
abbeverano SPECCHIANDOSI nell’ACQUA. Accanto a questa ‘NATURA VIVA’, allo stesso SOSO
viene attribuita da Plinio la ‘NATURA MORTA’ con i RESTI del BANCHETTO, qui sono
RIPRODOTTI con FEDELTÀ FRAMMENTI di CROSTACEI, gusci di molluschi, PEZZI di FRUTTI e di
altri cibi, persino un TOPOLINO è ACCORSO per l’OCCASIONE. Questa attenzione per i particolari si
INTRECCIA con un ALTRO FENOMENO caratteristico del PIENO ELLENISMO: la PUNTILIOSA RIPRODUZIONE
della NATURA nei suoi ASPETTI più MINUTI. NASCONO VERI e propri CATALOGHI ILLUSTRATIVI, il più
CELEBRE è il CATALOGO dei PESCI, riprodotto NUMEROSSISIME volte sui MOSAICI PAVIMENTALI.
PRALLELAMENTE NASCONO CATALOGHI di ALTRI ANIMALI: papere delle diverse razze e altri animali più
esotici, che RIEMPONO le ACQUE di altri MOSAICI con SOGGETTI NILOTICI. Di ben MAGGIORE IMPENO,
anche se inseribile nella stessa linea, è UNO dei MOSAICI più CELEBRI, quello di PALESTRUINA. Esso è
comunque un GRANDE MOSAICO di ETÀ ELLENISTICA (fine del sec. II a.C.), la MAESTRANZA proviene da
ALESANDRIA che si ISPIRA a MODELLI CREATI nell’EGITTO TOLEMAICO . Lo SCORRERE del NILO è infatti il
SOGGETTO PRINCIPALE: dal basso all’alto è rappresentato tutto il suo scorrere, RISALENDO dal PORTO di
ALESSANDRIA attraverso ZONE sempre MENO ABITATE da uomini e sempre più POPOLATE da ANIMALI
ESOTICI e talora FANTASTICI, rappresentati con MINUZIOSITÀ e con il loro nome greco, SINO alle
SELVAGGE TERRE della NUBIA e a LONTANI MONTI, dai quali il FIUME SAORA, APRENDOSI la STRADA
tra le ROCCE. L’ampio INQUADRAMENTO GEOGRAFICO MOSTRA, come a volo d’uccello, tutta la VALLE
del NILO; lo SFONDO è formato da un gran numero di VIVACI VIGNETE (es.: arrivo al porto di
Alessandria, banchetto agreste, contadini al lavoro, templi tolemaici). La RAFFIGURAZIONE di
PAEAGGI visti dall’alto NASCEREBBE proprio nell’AMBIENTE ALLESSANDRINO in questo PERIODO.
TAZZA FARNESE: L’ABILITÀ nel RIPRODURRE nei MINIMI PARTICOLARI la REALTÀ la
RITROVIAMOanche in altri TIPI di OGGETTI: gioielli, gemme, paste vitree. UNO dei GIOIELLI più
IMPRESSIONANTI a tal proposito è un GRANDE CAMMEO in AGATA certamente prodotto
nell’EGITTO TOLEMAICO, ancora una volta il SOGGETTO è la VALLE del NILO, usata però
questa volta per far RIFERIMENTO a un’APOTEOSI fortemente SIMBOLICA. Scavato a
tazza ha nel TONDO INTERENO una RAFFIGURAZIONE, al centro della quale sta
accovacciata una SFINGE rappresentante OSIRIDE, su questa siede la dea Iside che si
volge verso altri due personaggi (la personificazione delle stagioni della piena del Nilo e delle messi). Dietro
ISIDE vi è ORO -TRITTOLEMO, sulla sinistra siede, invece, la PERSONIFICAZIONE del NILO con la
CORNUCOPIA, SIMBOLO dell’ABBONDANZA. In alto 2 GIOVINETTI in VOLO SIMBOLEGGIANO i VENTI EFESII
(favoriscono la feconda piena del Nilo). Le DIVINITÀ hanno TRATTI FISIOGNOMICI: OSIRIDE forse è TOLOMEO
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V Epifane, ISIDE forse è CLEOPATRA, ORO - TRITTOLEMO forse è TOLOMEO VI. Si tratterebbe, allora, di un
mirabile gioiello dal forte contenuto propagandistico (databile attorno al 180-170 a.C.).
Verso il 150 a.C. NASCE all’INTERNO della PITTURA un’altra NUOVA TENDENZA, che vede una FORTE
PREFERENZA per il SOGGETTO del ‘PAESAGGIO’, questo diventa, infatti, il GRANDE PROTAGONISTA, i
PERSONAGGI UMANI o ANIMALI che vi vengono INSERITI, O anche i SOGGETTI ARCHITETTONICI, ne
costituiscono sono il PRETESTO. Esempi: capretta spinta verso un santuario inserita in un grande paesaggio,
scene mitiche tratte dall’Odissea (da una casa sull’Esquilino), mito di Perseo e Andromeda (da una pittura
della villa augustea di Boscotrecase), la fanciulla qui è ancora legata al grande faraglione centrale, in basso
spunta dalle acque un drago marino che le fa la guardia, Perseo giunge in volo, minuscola figurina nella
vastità del paesaggio marino (vi compaiono altre scene all’interno di questa più grande, rappresentanti
Perseo in altre situazioni).
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