Corso Pratico Appunti ed Esercizi Svolti di: Teoria dei Sistemi A cura di: Francesco di Dio [email protected] Indice 1. Definizione di Sistemi e Teoria dei Sistemi .....................................................3 1.2 Contesto e Radici della Teoria dei sistemi ............................................................ 3 1.3 Il Modello e il Sistema Astratto............................................................................ 3 1.4 Tipi di Sistemi ..................................................................................................... 4 2. I sistemi allo studio ........................................................................................6 2.1 Le rappresentazioni con lo stato ........................................................................... 6 2.2 Le classi di rappresentazioni dei sistemi allo studio ................................................ 6 2.3 Sistemi a tempo continuo e a tempo discreto ........................................................ 8 3 Introduzione ai metodi di Analisi.....................................................................8 3.1 Analisi nel dominio del tempo............................................................................... 9 3.2 Analisi del comportamento in Frequenza............................................................. 11 3.3 Analisi qualitativa delle soluzioni......................................................................... 11 3.4 Sistemi interconnessi ......................................................................................... 11 4 Rappresentazioni Approssimate ....................................................................13 4.1 Tecnica per L’Approssimazione Lineare ............................................................... 13 4.2 Campionamento e Tenuta per sistemi a tempo continuo...................................... 15 5 Analisi nel Tempo delle rappresentazioni Lineari...........................................17 5.1 Impulso di Dirac................................................................................................ 17 5.2 La Realizzazione Esplicita (nel tempo continuo) ................................................... 19 5.3 La realizzazione esplicita (nel tempo discreto) ..................................................... 25 6 La trasformata di Laplace ..............................................................................30 7 Analisi nel dominio complesso nel caso generale ..........................................31 7.1 Analisi nel Tempo Continuo................................................................................ 31 8 Forma e Diagrammi di Bode...........................................................................33 8.2 Diagrammi di Bode............................................................................................ 34 9 Proprietà dello stato:.....................................................................................40 La Stabilità..........................................................................................................40 9.2 Tecniche per lo studio della Stabilità................................................................... 42 10 Proprietà dello stato: ...................................................................................51 Raggiungibilità e Osservabilità ...............................................................................51 10.2 La scomposizione di Kalman............................................................................. 53 Appendice A .....................................................................................................56 Forma di Jordan ..................................................................................................56 1. Definizione di Sistemi e Teoria dei Sistemi Per Sistema intendiamo un aggregato di oggetti rispetto ad un certo punto di vista, che possono essere trattati come se si trattasse di un unico oggetto. Punto di Vista Sistema Arterioso, Sistema Venoso… Forma Sistema Circolatorio,… Funzione 1.2 Contesto e Radici della Teoria dei sistemi Il contesto nel quale nasce la teoria dei sistemi è quello del novecento, caratterizzato da: Spinta verso teorie unitarie; Metodi di analisi descrittiva; Nascita della teoria dell’informazione; Questo favorisce la teorizzazione di un’analogia tra i processi naturali, fisici, comportamentali, che costituisce la base sulla quale si sviluppano i primi modelli matematici validi per diversi tipi di sistemi. 1.3 Il Modello e il Sistema Astratto Il modello, è una rappresentazione per analogia “dell’ oggetto” che vogliamo rappresentare, più in generale, il modello matematico è la rappresentazione più astratta. Per esempio, una popolazione di conigli può essere rappresentata matematicamente, dall’espressione: p' (t ) cp (t ) ; dove p(t) rappresenta il numero di conigli nel tempo, e c è il tasso di crescita. Ma si è visto che: Fenomeni diversi possono essere rappresentati dallo stesso Modello; Lo stesso Fenomeno può essere rappresentato da più Modelli; Per esempio: Una resistenza ed una forza sono rappresentati dallo stesso modello: Resistenza: V RI (t ) ; Forza: F ma(t ); Questo ci porta a considerare che lo studio di un solo modello, con le dovute interpretazioni, si può applicare ai diversi contesti a cui può far riferimento. La popolazione dei conigli può essere modellizzata sia con l’equazione: p' (t ) cp(t ); Ma anche con un equazione equivalente, dove per esempio p(t) risulta: p(t ) e c (t t0 ) p (t 0 ) ; Ciò suggerisce l’idea che un modello non è l’equivalenza astratta del fenomeno, ma una classe di equivalenza. 1.4 Tipi di Sistemi Abbiamo diversi tipi di sistemi: Sistema Astratto Sistema Orientato Sistema Autonomo Sistema Dinamico Sistema Causale Sistema Stazionario Sistema astratto: Quando associamo ad un fenomeno fisico, non uno specifico modello matematico, ma una classe d’equivalenza di possibili rappresentazioni (modelli matematici); Sistema astratto Orientato: Lo studio del fenomeno comprende le relazioni che intercorrono tra le cause (input) e gli effetti (output), che ci consente di comprendere come il fenomeno si comporta. La scelta delle grandezza che ci interessa studiare, condiziona la costruzione del corretto modello matematico associato. Sistema Autonomo: Gli “input” del fenomeno non sempre sono necessari all’evoluzione del sistema. Una popolazioni di conigli ad esempio si evolve a prescindere se continuiamo ad immettere conigli nel sistema. Sistema Dinamico: Un sistema è dinamico, quando la sua evoluzione e quindi la sua “uscita” varia al variare dei parametri d’ingresso (t0) e all’istante t1 continuo ad avere diverse possibili uscite. La popolazione di conigli è anch’esso un sistema dinamico. Il suo andamento sarà diverso se all’istante t0 ho una coppia di conigli o dieci coppie, e all’istante t1 avrò diversi possibili “scenari” che dipendono dalle condizioni di partenza. La resistenza invece non è un sistema dinamico, ad ogni entrata corrisponde un’uscita. Sistema causale: Quando l’uscita dipende non solo dall’ingresso, ma anche dall’andamento del fenomeno fino all’istante d’interesse (passato), ma non dal “futuro”. Sistema Stazionario: Si tratta, come l'intuizione suggerisce, di sistemi in cui i possibili comportamenti non dipendono dal tempo; in altre parole il risultato di esperimenti sul sistema non dipende dall'istante in cui l'esperimento inizia. I comportamenti sono dunque invarianti rispetto alla traslazione temporale. I sistemi allo studio sono del tipo: Lineari, Dinamici e Stazionari. 2. I sistemi allo studio 2.1 Le rappresentazioni con lo stato Una rappresentazione di un sistema non è fatta solo di variabili di entrata e variabili d’uscita, ma il rapporto che intercorre tra loro mette in gioco altre variabili che vengono chiamate di stato. Queste variabili hanno lo scopo di mantenere tutte le informazioni sul passato del sistema. Esempio: Popolazioni di farfalle BRUCOCRISALIDEFARFALLA Con Xi identifichiamo il numero di individui nelle diverse fasi, e in particolare: X1= numero di Bruchi X2=numero di Crisalidi X3=numero di Farfalle Xi(k) è il numero di individui nella fase i; Consideriamo come si sviluppa il sistema in un periodo finito, supponiamo un mese. Il numero di bruchi è funzione del numero di farfalle che li producono; X 2 (k 1) s ( X 1 (k )); s 1 Il numero di crisalidi è inferiore di un fattore s al numero di bruchi; X 3 (k 1) n( X 2 (k )) Il numero di farfalle è proporzionale al numero di crisalidi; g(k)=X3(k) G(k) rappresenta l’uscita del sistema e cioè il numero di farfalle; X 1 (k 1) f ( X 3 (k )) Come si vede, grazie alle variabili di stato (X1,X2), è possibile per ogni istante k del sistema avere tutte le informazioni sul passato del sistema. Quindi fissati gli ingressi, per ogni istante di tempo ho una sola uscita che contiene tutte le informazioni sul sistema. 2.2 Le classi di rappresentazioni dei sistemi allo studio I sistemi lineari a tempo continuo( t R ), e a tempo discreto( t Z ) che AMMETTONO rappresentazioni con lo stato, vengono tipicamente descritte dal seguente sistema, se t R x ' (t ) Ax (t ) Bu (t ) y (t ) Cx (t ) Du (t ) 2.0.1 Tempo continuo Dove: u y x vettore degli ingressi di dimensione Rn; vettore che rappresenta le uscite del sistema di dimensione Rm; vettore che rappresenta le variabili di stato di dimensione Rp; A B C D matrice matrice matrice matrice pxp (x) (Matrice di Stato); pxn (x n) (Matrice che « forza » l’entrata; mxp(y x) (Matrice delle uscite dello Stato); mxn (y n) (Matrice delle uscite delle “entrate”; Se per esempio abbiamo un sistema con 2 variabili d’ingresso,1 d’uscita e 2 di stato, quindi abbiamo: n=2; m=1; p=2; Il sistema che descrive ciò è: x a a x b b u 1 11 12 12 1 11 1 a 21 a 22 x2 b21 b22 u 2 x2 x1 y c1 c 2 x 2 Lo schema sarebbe: U1 S y U2 X1,2 Se invece il sistema è a tempo discreto, l’unico accorgimento da attuare è che la derivata delle variabili di stato rispetto al tempo è sostituita dalla variabile al tempo (t+1), quindi diventa: x (t 1) Ax (t ) Bu (t ) y (t ) Cx (t ) Du (t ) 1.2 Tempo discreto Tutti i sistemi lineari: Possono esseri descritti con questa rappresentazione (1.1 e 1.2); Vettori d’uscita (y1…yn ) e combinazioni lineari di essi sono ancora soluzioni del sistema; Possiamo fare diverse scelte sulle variabili di stato. La corretta scelta delle variabili di stato può semplificare il sistema, per cui a partire da: x(t) possiamo fissare un nuovo vettore z(t) legato ad x(t) dalla relazione: z(t)=T(x(t)) Con T matrice non singolare. In questo caso avremo il sistema del tipo : z (t ) TAT 1 x(t ) TBu (t ) y (t ) CT 1 x(t ) Du (t ) Nota che: Questa rappresentazione equivalente può non essere lineare. 2.3 Sistemi a tempo continuo e a tempo discreto Alle rappresentazioni che abbiamo già visto (1.1 e 1.2) implicite (in quanto sono presenti le variabili di stato, è associato uno schema di realizzazione o di simulazione. U(t) B + x(t) Integra + + C x’(t) Y(t) + A Questo dispositivo simula il sistema in oggetto, per i sistemi a tempo discreto, basta sostituire “l’integratore” con un elemento che genera ritardo. U(t) B + + x’(t) Ritardo X(t+1) A x(t) + C + Y(t) 3 Introduzione ai metodi di Analisi Vediamo ora quali sono i metodi di analisi dei sistemi che utilizzeremo nel corso: Analisi nel dominio del tempo Analisi nel dominio della frequenza Analisi qualitativa delle soluzioni Analisi dei sistemi interconnessi 3.1 Analisi nel dominio del tempo Effettuiamo ora l’analisi nel dominio del tempo di una popolazione di studenti di un corso di studi di tre anni. Indichiamo con Xi(t) Il numero di studenti iscritti nell’anno di corso i nel tempo (anno) t; Indichiamo con ri il numero di studenti ripetenti nell’anno di corso i; Indichiamo con u il numero di iscritti all’inizio dell’anno; Indichiamo con y(t) il numero di studenti che frequentano il corso di studi al tempo t; Le equazioni che descrivono il modello sono: Tabella 3-1 x1 (t 1) r1 x1 (t ) u (t ) Il numero di studenti del primo anno dipende dal numero di ripetenti del primo anno più il numero di iscritti; x 2 (t 1) (1 r1 ) x1 (t ) r2 x 2 (t ) Il numero di studenti del secondo anno dipende dal numero di studenti che passano il primo più quello degli studenti che ripetono il secondo; x3 (t 1) (1 r2 ) x 2 (t ) r3 x 2 (t ) Il numero di studenti del terzo anno dipende dal numero di studenti che passano il secondo più quello degli studenti che ripetono il terzo; y (t ) x1 (t ) x 2 (t ) x3 (t ) Il numero totale degli studenti al tempo t è la somma degli studenti di tutti e tre gli anni del corso; Fissiamo i coefficienti dei ripetenti di ogni anno a: r1= 0.3 (30%); r2= 0.2 (20%); r3= 0.1 (10%); Questo è un sistema lineare a tempo discreto (annuale) ed è quindi possibile esprimerlo attraverso la relazione: x (t 1) Ax (t ) Bu (t ) y (t ) Cx (t ) Du (t ) Dove le matrici A,B,C,D sono così definite: 0 0 0. 3 1 A 1 0.3 0.2 0 B 0 0 0 1 0.2 0.1 1 0 0 C 0 1 0 0 0 1 0 D 0 0 E il sistema prende così la forma di: x(t+1)= 1 y(t)= 0 0 0 0 x1 1 0. 3 A 1 0.3 0.2 0 x 2 + 0 1000 0 1 0.2 0.1 x 3 0 0 0 x1 0 1 0 x 2 + 0 1000 0 1 x 3 0 Che è assolutamente equivalente a ciò che abbiamo scritto nella tabella 3.1; E’ possibile visualizzare il grafico di questo sistema utilizzando matlab. Si definiscono le matrici A,B,C,D. Si digita al prompt: S=ss(A,B,C,D,1) Ltiview(S); Come si vede dal grafico, il numero di studenti si assesta dopo 5 /6 anni, ed il numero è dato dalla somma degli studenti delle diverse classi (X1,X2,X3); 3.2 Analisi del comportamento in Frequenza Lo studio del comportamento in frequenza rappresenta un approccio alternativo all’analisi dei sistemi dinamici. In particolare si studiano i risultati a partire da sollecitazioni di tipo periodico alle variabili di stato e alle variabili in ingresso che lo permettono. 3.3 Analisi qualitativa delle soluzioni L’analisi qualitativa delle soluzioni consiste nello studio del sistema grazie al quale è possibile conoscere il comportamento generale del sistema. A questo punto è possibile fare delle considerazioni sullo stesso senza dover calcolare la specifica soluzione. Nel caso della popolazioni di studenti, dal grafico emerge che: La numerosità della popolazione si stabilisce dopo un certo tempo t; E’ possibile imporre che gli studenti in uscita dal corso siano un determinato numero, e trarre delle conclusioni sul numero di studenti che devono entrare per soddisfare questa condizione; E’ possibile imporre il numero massimo di studenti presenti ai vari anni e conoscere il numero di studenti che ogni anno escono dal corso; Queste considerazioni fanno parte dell’analisi qualitativa del sistema che più in generale prevede: Analisi Qualitativa Descrizione Stabilità Forma delle soluzioni nel punto d’equilibrio; Raggiungibilità E’ possibile avere certi valori di in e out? Osservabilità Posso analizzare lo stato a partire dalle equazioni di ingresso e di uscita? 3.4 Sistemi interconnessi I sistemi interconnessi sono generalmente tutti quei sistemi lo stato dipende dall’uscita e viceversa. Sistemi di questo genere sono per esempio i controlli a retroazione; Nella forma più generale si presentano come in figura: Un motore e il suo driver sono sistemi interconnessi in quanto la velocità angolare in uscita dal sistema meccanico, deve essere misurata dal driver per agire sulla corrente (o sulla tensione) in ingresso al motore. 4 Rappresentazioni Approssimate Le rappresentazioni dei sistemi lineari non sempre sono fedeli al 100% al modello reale, le cause di ciò possono essere molteplici: Ipotesi Semplificative (ma non ce ne occuperemo) Semplificazioni del modello: 1. Non Lineare Lineare; 2. Tempo continuoTempo discreto; Quando ci troviamo di fronte ad un sistema non lineare, (vedi Geometria) abbiamo una tecnica che ci permette di approssimarla ad un sistema lineare, allo stesso modo di come la derivata di una funzione in un punto approssima a quel punto,in un certo intervallo I; P(s) I s0 s 4.1 Tecnica per L’Approssimazione Lineare Ammettiamo di avere un sistema non lineare del tipo: x f ( x, u ) y h ( x, u ) E supponiamo che i punti di equilibrio, cioè i punti nei quali le equazioni di stato f(x,u) si annullano, siano xe,ue. Avremo: f(xe,ue) = 0; h(xe,ue) = y(e); Possiamo scrivere l’uguaglianza: f ( x, u ) f ( xe , ue ) df df ( x xe ) ( xe ,ue ) (u ue ) ( xe ,ue ) dx( xe ) du(ue ) Jacobiano h( x, u ) h( xe , ue ) Jacobiano dh dh ( x xe ) ( xe ,ue ) (u ue ) ( xe ,ue ) dx du Jacobiano Jacobiano Da queste equazioni possiamo ricavarci le matrici che descrivono il nostro sistema. A= df ( x xe )( xe ,ue ) ; dx Jacobiano B= df (u ue )( xe ,ue ) ; du Jacobiano C= dh ( x xe )( xe ,ue ) ; dx Jacobiano D= dh (u ue ) ( xe ,ue ) du Jacobiano Se poniamo: x x x e u u u e y y y e Avremo: x Ax Bu y Cx Du La soluzione dei questo sistema coincide con l’approssimazione della soluzione del sistema non lineare. Esempio Preda-Predatore L’esempio prevede due equazioni di stato non lineari, una per la preda e l’altra per il predatore. x1 ax1 bx12 cx1 x 2 Preda: Predatore: x 2 ex 2 c ' x1 x 2 Troviamo gli zeri delle equazioni che corrispondono ai punti d’equilibrio. e E1 X 2 x1 (a bx1 cx 2 ) 0 E1X 1 0 c' ac'be E1 X 2 0 x 2 (e c ' x1 ) 0 E2 X 2 cc' La matrice Jacobiana delle equazioni vale: f ( x1 ) x1 J( x 1 ; x 2 )= f ( x 2 ) x 2 E quindi, calcolata f ( x1 ) x1 x 2 f ( x 2 ) x 2 nello specifico avremo: a 2bx1 cx 2 c' x 2 J( x 1 ; x 2 )= cx1 e c ' x1 Da cui, calcolandola nei punti E1 ed E2: a 0 0 e J(0,0)( x 1 ; x 2 )= be c' e ac 'be J , ( x 1 ; x 2 )= ac' be c cc' c e 0 Queste due matrici rappresentano le approssimazioni lineari di stato per il sistema preda predatore nei punti E1 ed E2, quindi otteniamo due matrici A. 4.2 Campionamento e Tenuta per sistemi a tempo continuo Per approssimare un sistema a tempo continuo in uno a tempo discreto occorre fare il campionamento del sistema. Questo è tipico dei processi economici molti dei quali evolvono in modo continuo ma una loro discretizzazione li semplifica enormemente. L’andamento del PIL in una nazione evolve in maniera continua, ma possiamo creare un modello matematico che sfruttando delle opportune variabili di stato gestisca il sistema con tempo unitario pari a un mese. Per far ciò occorre campionare il sistema, le variabili ecc.. Campionamento E’ un processo di misurazione a tempo discreto. Ogni tot tempo effettuo una misurazione. Il grafico risultante approssimerà a quello reale in modo inversamente proporzionale al tempo tra un campionamento e l’altro. Sistema a tempo continuo Sistema a tempo discreto (tc=1) Sistema a tempo discreto (tc=1/2) Come si vede dai grafici, maggiore è il tempo di campionamento, minore sarà la precisione. Ma un altro parametro importante è la quantizzazione. Quantizzazione Il calcolatore non ha precisione infinita, quindi oltre alla limitazione della discretizzazione del tempo, abbiamo anche il limite della misura approssimata del valore della funzione nel tempo, dato che il calcolatore non lavora con precisione infinita. Se nell’esempio precedente, fossimo limitati a soli tre valori della f(t), il grafico, pur con tempo di campionamento (tc) uguale a 1, risulterebbe molto poco accurato. Sistema a tempo discreto (tc=1/2) Quantizzato Inoltre nel calcolo della derivata in sistemi a tempo discreto, questa approssima con l’incremento della variabile tempo. xkT T x (kT ) T E quindi… x( k T ) x(t ) f x (t ), u (t ) x(k 1) f c x(k ), u (k ) 5 Analisi nel Tempo delle rappresentazioni Lineari Esistono due tipi di rappresentazioni dei sistemi. Il modello implicito e il modello esplicito. La rappresentazione implicita, è costituita dalle equazioni racchiuse dal sistema del tipo: x ' (t ) Ax (t ) Bu (t ) y (t ) Cx (t ) Du (t ) La rappresentazione esplicita invece è quella che restituisce le soluzioni del sistema differenziale visto in precedenza. Possiamo individuare due casi: CASO I Sistemi con un solo ingresso, una sola uscita, un solo stato. Praticamente, in questo caso le matrici A,B,C e D sono degli scalari. E il sistema è un semplice sistema differenziale le cui soluzioni sono la somma della omogenea, più la soluzione generale. x' (t ) Ax (t ) Bu (t ) diventa: x' (t ) ax (t ) La cui soluzione è data: Omogenea: x(t0)=x0 + Soluzione generale; Quindi: t x(t ) e a ( t t0 ) x0 e a (t t0 ) bu (t ) dt t0 Analogamente, per l’equazione implicita: y cx(t ) du (t ) la soluzione è: t y (t ) c(e a ( t t0 ) x0 ) e a ( t t0 ) (bu )dt Du (t ) t0 5.1 Impulso di Dirac Per avere una rappresentazione più sintetica della rappresentazione esplicita utilizziamo la funzione: (t ) Impulso di Dirac Funzione che vale + nell’istante in cui si annulla l’argomento. Impulso a b b 0 [ a, b] ( )d 1 a In t0 abbiamo l’impulso (t 0 ) , quindi: b f ( ) (t t 0 )d f (t 0 ) da cui possiamo scrivere: a b u (t ) u ( ) (t )d a Sostituendo avremo: t y c(e a ( t t0 ) x 0 ) (ce a ( t ) b d (t ))u ( )d t0 CASO II Abbiamo un sistema con più ingressi, più uscite e più stati. In questo caso i coefficienti delle nostre equazioni differenziali nel modello implicito sono delle matrici. Il risultato non cambia. E avremo: t x (t ) e A ( t t0 ) x 0 e A( t ) Bu ( )d t0 Evoluzione Libera dello stato Q(t) Evoluzione Forzata dello stato H(t) t y (t ) C A ( t t0 ) x0 (Ce A( t ) B )u ( )d t0 Evoluzione libera della risposta Ψ(t) Q (t ) e At Evoluzione forzata della risposta W(t) H (t ) e At B (t ) Ce At W (t ) Ce At B Quindi il calcolo del modello esplicito si riduce ad eAt. 5.2 La Realizzazione Esplicita (nel tempo continuo) Per calcolare ed analizzare esplicitamente il sistema, dobbiamo studiare la matrice eAt. Lo studio di questa matrice porta ad analizzare delle soluzione. Il tipo di queste soluzioni porta a comprendere in che modo evolve il sistema. Abbiamo due casi di studio nelle rappresentazioni lineari: a tempo continuo e a tempo discreto. Se poniamo D=TAT-1 E sappiamo calcolare eDt allora -1 Dt eAt= eT-1DTt= T e T La matrice A è nota ; La matrice D è funzione di A e di T, allora basta calcolare T. La matrice T-1 è la matrice degli autovettori di A. Studieremo i casi in cui A è SEMPLICE, cioè gli autovettori di A sono tutti distinti, o se la loro molteplicità è uguale alla dimensione del rispettivo autospazio. (vedi Geometria). 1 3 2 d ( ) 2 5 4 1 Esempio: A 2 4 1 2 Sostituendo questi valori alla matrice 3 k 1 A I 2 2 k ottengo una matrice, i cui vettori linearmente indipendenti saranno gli autovettori (u,u1,…uk), dell’autospazio k . 1 2 In questo caso sostituendo λ1 ottengo u1= e con λ2= 1 1 Avremo che: 1 2 1 2 3 2 T 1 T A 1 1 1 1 1 2 E che: 1 0 1 0 T 1 AT 0 2 0 4 Dato che: 1 2 e t eAt=T-1eΛtT= 1 1 0 e t 2e 4t t e e 4t 0 1 2 = 4t e 1 1 2e t 2e 4t t 4t 2 e e A questo punto siamo in grado di calcolare esplicitamente l’evoluzione generale del sistema. e t 2e 4 t 2e t 2e 4 t x Q (t ) t 4t t 4t 0 e e 2 e e t 4t t e 2e 2e 2e 4 t B H (t ) t 4t t 4t e e 2 e e e t 2e 4t 2et 2e 4t x (t ) C t 4t t 4t 0 e e 2 e e t 4t t 4t e 2e 2e 2e B D W (t ) C t 4t t 4t e e 2 e e Se gli autovalori non appartengono tutti ai reali, ma abbiamo coppie di complessi coniugati, la soluzione esplicita ha una forma diversa. Poniamo il caso che n(A)=3. d ( ) 3 a 2 2 a1 a Con : λ1 α jω Reale Complessi Coniugati Adesso associamo gli autovettori agli autovalori in questo modo. λ1u (come abbiamo fatto prima) Ua=[α;α] (Dividendoli in parte reale (ua) ed immaginaria(ub)); Ub=[ω;-ω] Gli autovettori associati ai complessi coniugati, (per essere trovati esplicitamente)devono soddisfare: a c a c a c u a ; u b A b d b d b d Risolto il sistema, possiamo trovarci le matrici di trasformazione T e T-1: T 1 u ua E TAT-1= 0 0 e … ub v T va v b 0 0 =Λ t ma eΛt... cos( t ) e t sin( t ) sin( t ) cos( t ) Quindi e t eΛt= 0 0 cos(t ) sin( t ) sin( t ) cos(t ) 0 0 infine: At e = u ua ub e t 0 0 v cos(t ) sin( t ) v a sin( t ) cos(t ) vb 0 0 Le cui soluzioni sono: eAt= eλt eλt eλt u v + ua ( vacosωt + vb sin ωt ) + ub ( vbcosωt – va sin ωt ) Conclusioni Se moltiplichiamo quanto abbiamo ottenuto per x0 (eAtx0) siamo in grado di calcolare l’evoluzione libera dello stato del sistema. Tuttavia possiamo ancora applicare qualche sostituzione per semplificare i calcoli: Posto: v' x 0 c v' a x0 c a v' b x0 cb (rappresentano le componenti di x0 nella nuova base u ua ub) E: m c a2 cb2 sin ca m cos cb m Troviamo che l’evoluzione libera vale: ce t u me t sin(t )u a cos(t )u b Evoluzione Libera E Inoltre: Calcolo Esplicito delle Soluzioni (a tempo continuo) Evoluzione Libera Evoluzione Forzata eAtx0 eAtB Risposta Libera Risposta Forzata At CeAtB+D Ce x0 I modi naturali ci indicano ,attraverso le soluzioni che abbiamo trovato con lo studio di eAt, il modo in cui evolve il sistema. Questa evoluzione (legge di moto) nel tempo dipende dagli autovalori della matrice A. In corrispondenza degli autovalori reali abbiamo un modo aperiodico, in corrispondenza di autovalori complessi abbiamo un modo pseudo-periodico. Nel caso generale (n dimensione) avremo: + autovalori reali; + autovalori complessi; Ma abbiamo sempre due modi: Uno dato dalla somma degli autovalori reali: aperiodico; Uno dato dalla somme degli autovalori complessi: pseudoperiodico; La combinazione lineare di queste due leggi di moto, ci dà l’andamento del sistema in funzione del tempo. MODO APERIODICO E’ il modo associato agli autovalori reali nello spazio nella direzione dei corrispondenti autovettori che formano la nuova base sulla quale il sistema evolve. E’ definito dalla legge di moto: e t u Legge di moto esponenziale nella direzione del vettore (autovettore) u. Il verso è stabilito da λ. λ>0 Si muove in direzione u verso infinito; λ=0 Il moto è zero sul vettore (componente) u; λ<0 Si muove verso lo zero in direzione u man mano che il sistema evolve; MODO PSEUDO-PERIODICO E’ associato alle coppie di autovalori complessi coniugati. Essendo leggi di moto definite lungo le direzioni associate a questi autovalori con funzioni di tipo seno e coseno, hanno un andamento di tipo elicoidale. In particolare se abbiamo: ju Se a=0 Il moto è rappresentato da un ellisse; a<0 Il moto è di tipo a spirale che si chiude, (tende a zero); a>0 Il moto è di tipo a spirale che tende a infinito, come in figura; Le leggi di moto nel dominio del tempo saranno delle oscillazioni smorzate, amplificate o costanti dipendentemente dal valore del parametro alfa; In generale quando il sistema A è semplice la sua evoluzione nel tempo sarà la combinazione lineare dei due modi; Se abbiamo per esempio un modo aperiodico che tende a zero, e alfa uguale a zero ci aspetteremo che il sistema evolva ad elica che si schiaccia in prossimità dello zero. Come in figura. Aperiodico: Pseudo Periodico: λ<0; α=0 5.3 La realizzazione esplicita (nel tempo discreto) La rappresentazione con lo stato nel caso discreto, non cambia rispetto al dominio nel tempo continuo. x(k 1) Ax(k ) Bu (t ) y (k ) Cx(k ) Du(t ) x(k 0 ) x0 La realizzazione esplicita, è molto semplice da calcolare, basta semplicemente sviluppare i calcoli: x( k 0 1) Ax 0 Bu ( k 0 ) x( k 0 2) Ax (k 0 1) Bu ( k 0 1) A( Ax 0 Bu (k 0 )) Bu (k 0 1) A 2 x0 ABu ( k 0 ) Bu ( k 0 1) x( k 0 3) A 3 x0 A 2 Bu (k 0 ) ABu ( k 0 1) Bu (k 0 2) E quindi la rappresentazione esplicita possiamo sintetizzarla con: k 1 x(k ) A k k0 x0 A k 1 Bu ( ) k0 k 1 y ( k ) CA k k0 x0 CA k 1 Bu ( ) Du ( k ) k0 Sintetizzando Avremo: (k ) A k (k ) CA k H (k ) A k 1 B CA k 1 B; k 0 W (k ) D; k 0 Rappresentazione Esplicita Φ Matrice di Transizione Η Matrice delle risposte Impulsive Ψ Trasferimento in Uscita W Matrice delle risposte Impulsive in Uscita Similmente al caso a t continuo, il calcolo delle soluzioni passa per il calcolo di Ak. La differenza sta nel fatto che, per una semplicità di calcolo, nel caso di autovalori complessi utilizziamo la forma di rappresentazione esponenziale: a ij (cos isen ) e ij Esempio: n=3 Abbiamo 3 autovalori: ij e ij Calcoliamo gli autovettori nel modo che abbiamo già visto in 5.2.1 Otteniamo: T 1 u u a TAT 1 ub 0 0 A k u u a v' T v a' v' b 0 cos sin 0 sin cos 0 u b 0 cos 0 sin 0 v' sin v a' cos vb' Facendo i calcoli otteniamo: A k k uv ' k u a cos kv a' sin kv 'b k u b cos kv ' b sin kv ' b Evoluzione Libera Per il calcolo dell’evoluzione libera dobbiamo calcolare Akx0, ma dobbiamo calcolare x0, nella nuova base, u, ua, ub: v' x0 c v' a x0 c a v' x c b b 0 Se poi, poniamo: m c a2 cb2 c sen a m c cos b m A k x0 ck u m k sin(k )u a cos(k )ub In generale, in corrispondenza di autovalori reali abbiamo sommatorie del tipo cλku. In corrispondenza di autovalori complessi coniugati, abbiamo una sommatoria del tipo: m k sin(k )u a cos(k )u b . Quindi, anche in questo caso possiamo stabilire l’andamento dell’evoluzione libera, nelle diverse direzioni (u,ua,ub) “guardando” gli autovalori della matrice A. I modi naturali nel tempo discreto sono 3: λ reale Aperiodico Alternante 1 APERIODICO R 0 Il sistema evolve nella direzione di u ( k u ) Ma distinguiamo due casi: 0<l<1 l>1 2 ALTERNANTE R Ricordandoci che per: λk 1 decrescente Alternante 0 K pariλk>0 K dispari λk<0 1 crescente Alternante 3 PSEUDO PERIODICO C E’ il modo associato agli autovalori complessi coniugati, da quello che abbiamo visto nel calcolo delle soluzioni, la legge di moto associata a questi tipi di autovalori sono descritte da equazioni del tipo: m k sin(k )u a cos(k )u b Per cui se: 0<ρ<1 Nel piano complesso generato da ua ub abbiamo un elicoide che converge nell’origine, mentre nel dominio del tempo avremo un moto sinusoidale che tenderà a smorzarsi nel tempo. r>1 Nel piano complesso generato da ua ub abbiamo un elicoide che diverge dall’origine, nel dominio del tempo, invece avremo una sinusoide che tenderà ad amplificarsi nel tempo. 6 La trasformata di Laplace La trasformata di Laplace risulta essere fondamentale per passare dal dominio della variabile complessa, a quello della variabile reale (del tempo,…). Indicando con L( f (t )) l’operazione di trasformazione della funzione f(t), valgono le seguenti proprietà: 1) Linearità: 2) Derivazione: Lf (t ) g (t ) F ( s ) G (s ) L f(t ) sF ( s ) f (0) Ricordando che è (quasi) sempre possibile scomporre la nostra f(t) in somma di funzione più semplici, vediamo alcune semplici trasformate-antitrasformate. F(s) F(t) Descrizione 1 (t ) Funzione Impulsiva 1 s 2 s 2 s 2 s 2 b sa F(s-α) 1 (t ) Funzione Gradino Unitario F(s) e sT sin(t )1 (t ) cos(t )1 (t ) be at L et f (t ) Lf (t T ) Cambio di variabile Teorema della Traslazione 7 Analisi nel dominio complesso nel caso generale 7.1 Analisi nel Tempo Continuo Nel caso in cui la matrice A non sia semplice, ovvero che la molteplicità geometrica degli autovalori sia diversa da uno, il procedimento per il calcolo delle soluzioni risulta essere più complesso. Possiamo immediatamente verificare la semplicità di A, andando a trasformarla nel dominio complesso: sI A1 E ( s) ; m( s ) m( s) ( s 1 )1 ( s 2 )1 ...(s n )1 Se tutti i fattori di m(s) sono elevati ‘1’, allora A è semplice. In caso contrario non lo è. Se A non è semplice bisogna riscrivere Φ(s) in frazioni parziali: m ( s) i 1 Ri , k * s i *: k è la potenza con la quale appare il fattore che contiene i Quindi nel caso di fattori con molteplicità mi 1, avremo k=mi frazioni parziali di quel fattore: Esempio: s 2 3s 5 p( s ) ( s 1)( s 2) 2 (s 1)( s 3) 3 p(s) b d a b1 c d1 d2 2 3 2 ( s 1) ( s 2) ( s 2) ( s 1) ( s 3) ( s 3) ( s 3) Chiarito che: kh= esponente del binomio a denominatore del resto h; mh= molteplicità dell’autovalore λh; In b: k=2; m=2; In b1: k=1; m=2; La formula generale per trovare i resti b1 e b2, d1, d2,ecc… è: mh k bh 1 d mh * p ( s ) s s h h (mh k )! ds mh k *:calcolata nel punto h Nel caso specifico: b p( s)s 2 s 2 2 2 1 dp( s )(s 2) b1 s 2 ds 2 1 A questo punto per calcolare la (t ) basta antitrasformare la (s) , il che è molto semplice in quanto è già espressa in frazioni parziali. 8 Forma e Diagrammi di Bode L’analisi della risposta armonica della funzione di trasferimento della variabile complessa s(j,ω) restituisce gli andamenti di modulo M(ω) e fase Φ(ω) della risposta armonica in frequenza. Questi due valori sono importanti in quanto riescono a descrivere la risposta del sistema nel suo complesso, in quanto: M(ω),Φ(ω)W(s)W(t) Per ottenere la W(s) del sistema a partire dalla rappresentazione con lo stato, basta eseguire la seguente operazione. W(s)=C(sI-A)-1+D Questa operazione restituisce una funzione in s razionale, del tipo: num(s ) bm s m ... b0 den(s ) an s n ...s n (Con m n) Questa rappresentazione della funzione di trasferimento non è la sola disponibile. E’ anche possibile esprimerla in forma di poli e zeri. Infatti essendo dei polinomi a comporla, sia il numeratore che il denominatore può essere espresso attraverso gli zeri del polinomio stesso, come produttoria dei binomi espressi come differenza tra la variabile complessa s e gli zeri del polinomio. m (s z ) i W ( s) k i n (s p ) i i zi= ZERI (zeri del numeratore) pi= POLI (zeri del denominatori) k= GUADAGNO (costante di guadagno) La funzione tende a k quando l’ingresso tende al gradino unitario, infatti si dimostra in questo caso che la funzione razionale tende ad 1 e di conseguenza W(s) tende a k. Nel caso in cui uno o più degli zeri della funzione è una coppia di complessi coniugati, a questo particolare zero (autovalore) del polinomio al numeratore o al denominatore non sarà più associato un binomio (s-λ) ma un trinomio di secondo grado: (s2+as+b). Dividendo le produttoria tra binomi e trinomi avremo la funzione di trasferimento espressa come di seguito: ( s z ) ( s W ( s) k ( s p) (s 2 2 as b) a ' s b' ) Ricordandoci che: (s2+as+b) è il risultato di ( s + (α+jω) ) (s + (α-jω)) E che : 2 2 Pulsazione Naturale= ωk= Smorzamento= k E Ponendo 1 p 1 ' z Sostituendo otteniamo la Forma di Bode, in grado di esprimere la funzione di trasferimento al più utilizzando costanti,monomi,binomi e trinomi. Forma di Bode: s2 (1 s ' )1 2 s w 2 k k W (s) k ' s2 r s (1 s ) (1 2 s 2 k ' k ' 8.2 Diagrammi di Bode I diagrammi di Bode non fanno altro che rappresentare l’impulso M(ω) e la fase Φ(ω) nel dominio delle frequenze di omega. Per fare ciò utilizza una scala logaritmica per rappresentare il dominio delle frequenze, allo scopo di comprimere i dati compresi tra uno e infinito ed espandere quelli compresi tra 0 e 1. Inoltre il modulo vero e proprio M(ω), viene rappresentato in decibel, quindi: M(ω)=20log10 M(ω) Questo per fare in modo che il prodotto di due moduli che escono fuori da elementi diversi della W(s) (che stanno in relazione tra loro come fattori), sia definito da una somma (vedi proprietà dei logaritmi). In questo modo il diagramma di una generica W(s) è dato dalle somme dei diversi diagrammi ottenuti a partire dalle combinazione delle 4 componenti elementari che individuano la forma di bode di quella funzione di trasferimento. Conoscendo il comportamento del modulo e della fase di ogni singolo elemento (costanti, monomi binomi e trinomi) , il grafico risultante sarà la somma dei singoli contributi. 1 K 2 Jω 3 1+jωτ j 2 4 1+ 2 j 2 k k Costante Monomio Binomio K s 1+as Trinomio 1+a’s+b’s2 Diagrammi di Bode (Analisi Degli elementi) K>0 Esempio k=20 Il grafico del modulo è costante e si attesta sul valore 20log1020=26 Il grafico della fase è costantemente 0 o π, essendo sempre reale positivo. Quindi: K<0 Il modulo resta sempre lo stesso, mentre la fase cambia, a 180° o – π, in quanto è sempre un valore reale (asse delle y) ma negativo (nel piano complesso), quindi: ω Il modulo y del monomio s, segue l’andamento di una retta del tipo y=20x Cioè una retta che interseca M(ω)=0 nel punto 1, con pendenza 20 decibel per decade. E con fase pari a 90° o (infatti nel piano complesso s rappresenta 2 la parte immaginaria). Quindi il grafico avrà un andamento del tipo: 1 s Avrà un andamento definito come y=-mx con m=20 decibel per decade per il modulo; Ed una fase pari a 270° (-90°) o - , in questo modo: 2 1 j In questo caso M(dB)= 20 log 10 1 2 2 . Il comportamento asintotico di questa funzione M(ω) è: 1 Per 1 avremo che ωτ tenderà a zero e avremo M(dB)=20log10(1) = 0; Per ωτ>1 M (dB) 20 log 10 ( ) 2 20 log 10 20 log 10 Quindi avremo una retta avente per coefficiente angolare 20log10(ω) e per costante 20log10 (τ) Per valori minori di 1 il modulo tenderà a zero: Per 1 troviamo che M(dB)=20log10 2 3 ; Per 1 abbiamo una retta che cresce di 20dB per decade; Fase da 0 a ; 2 1 1 j Facendo i calcoli arriviamo alle stesse soluzioni, cambiano solo i segni, per cui avremo il coefficiente angolare negativo, e per convenzione fase che va da 90° a 0°. Binomio Binomio a denominatore 1 2 j 1 2 j 2 n n Nel caso del trinomio (che troviamo in corrispondenza di poli complessi, il calcolo dell’andamento del modulo è un po’ più complesso. Il modulo varrà comunque: M ( dB) 20 log10 2 (1 2 n 2 2 4 n Come si vede, la quantità dominante è : n Per 0 , il radicando tenderà ad 1, e il modulo a zero: M (dB) 20 log 10 1 0 ; Per , per una nota proprietà dei logaritmi possiamo scrivere: 2 M (dB) 20 log10 2 40 log10 n n 40 log10 40 log10 n Che non è altro che l’equazione di una retta, con coefficiente angolare -40log10ω. Per n vediamo che l’unico valore che resta nell’equazione è: . In quel punto il modulo varrà: M (dB ) 20 log 10 2 In questo punto si ha generalmente un’amplificazione del modulo, è il valore ωn rappresenta in questo caso il modulo alla risonanza del sistema.La fase di questo tipo di equazioni è data dall’arcotangente di τ da 0 a ; 2 j 1 2 j n n2 2 Valgono le stesse regole del trinomio a denominatore, cambiano soltanto i segni, e la fase che risulta opposta. 9 Proprietà dello stato: La Stabilità La stabilità è una proprietà relativa all’effetto di perturbazioni al sistema. Le perturbazioni possono avere natura diversa, a seconda di dove agiscono: Perturbazione Sui Parametri Sullo Stato Sugli Ingressi Stabilità Strutturale Interna Esterna (In-Out) L’unico tipo di stabilita che comunque studieremo è la stabilità interna. Definiamo la Stabilità Interna: Ammettiamo di avere: x f x(t ), u (t ) Supponiamo che (xe,ue) sia una coppia di equilibrio, cioè che (xe,ue)=0 Che cosa accede se perturbiamo xe? La definizione di stabilità interna ci dice che: xe è Stabile se: x e (t0 ) : x0 xe (t0 ) Cioè, se fissiamo, un certo ε, noi vogliamo che preso un l’evoluzione del sistema non si discosti più di ε xe è Attrattivo se: al diminuire della distanza x(t ) x il e sistema tende ad avvicinarsi a xe. xe è Asintoticamente Stabile se: xe è stabile ed attrattivo xe è Globalmente Asintoticamente Stabile se: Se xe è stabile ed attrattivo anche se xe è Esponenzialmente Stabile se: xe è stabile e tende ad avvicinarsi nel punto d’equilibrio con una legge di tipo esponenziale del tipo: e ( t t0 ) Affinché si abbia Stabilità Asintotica è necessario che xe sia un punto isolato, per qualsiasi intorno di xe non vi devono essere altri punti d’equilibrio. Lo studio della stabilità si riduce allo studio della stabilità del/i punto/i d’equilibrio. Nei sistemi lineari la stabilità di un qualsiasi moto si riduce alla stabilità dell’origine del sistema. Si osservi che in un qualsiasi sistema lineare, l’origine dello stesso è sempre un punto d’equilibrio. E’ facile,dunque, osservare che affinché il sistema sia stabile è necessario (e sufficiente) che gli autovalori del sistema siano minori o uguali a 0. Infatti, in queste condizioni, tutte le leggi di moto presenti nel sistema, tendono a zero, garantendo la stabilità del sistema nei pressi dell’origine dello stesso. PERCHE’: Le leggi di moto relative ad autovalori con molteplicità uguale ad 1 sono del tipo: ceλt Le leggi di moto relative ad autovalori con molteplicità maggiore di 1 sono del tipo: p(t)eλt Xe è stabile se: xe 0 0 se m g' 1 Rei 0 se m g' 1 Con xe punto d’equilibrio e mg molteplicità geometrica; Xe è asintoticamente stabile se: Rei 0 Si verifica facilmente Xe è stabile se: 1 se m g' 1 i 1 se m g' 1 Xe è asintoticamente stabile se: i 1 Un sistema è Stabile Esternamente quando ad una perturbazione in entrata, corrisponde una perturbazione in uscita dello stesso ordine di grandezza. La condizione necessaria e sufficiente a verificare ciò è: Per xe=0 Rei di W (t ) 0 (Poli di W(s) siano con parte reale negativa) Per xe 0 devo anche verificare che: 0 se mg' 1 Rei di (s) 0 se mg' 1 9.2 Tecniche per lo studio della Stabilità Abbiamo fin qui visto che la discriminante per verificare la stabilità di un sistema è data dallo studio della parte reale degli autovalori del sistema, in particolare essa deve risultare almeno negativa per tutti gli autovalori, per avere una qualche stabilità nello stesso. Il calcolo delle radici di un polinomio può non sempre essere un problema semplice, polinomi di grado superiori al quarto danno già abbastanza difficoltà nel calcolo delle loro radici. Per questo motivo esistono delle tecniche che permettono di studiare il segno delle radici senza calcolarne il risultato.In particolare abbiamo: Stabilità Condizione di stabilità e stabilità asintotica Condizione di stabilità e stabilità asintotica Studio della stabilità Stabilità lineari nei Sistema Sistemi a tempo continuo Sistemi a tempo discreto Sistemi a tempo continuo e discreto sistemi Lineari discreti e continui Criterio Criterio di ROUTH Criterio di JURY Mediante APPROSSIMAZIONE LINEARE Mediante Tecnica Rapida Possiamo considerare il criterio di Routh come un estensione del principio di Cartesio, il quale dimostra che in presenza di un polinomio di secondo grado: 2 p( x) ax bx c Considerando le coppie di coefficienti consecutive (a;b) (b;c) Per ogni VARIAZIONE di segno ABBIAMO zero a parte reale POSITIVA; Per ogni PERMANENZA di segno ABBIAMO zero a parte reale NEGATIVA; Il criterio consiste nella costruzione di una tabella e il relativo studio che ne esce fuori che ci da la possibilità di stabilire: 1. 2. Se tutte le radici hanno parte reale negativa; Quante eventuali radici a parte reale positive sono presenti; Ammettiamo di avere un polinomio di grado n del tipo: p ( ) a n n a n 1 n 1 ... a11 a 0 Per applicare il criterio di Routh ad un polinomio di questo tipo di 5° grado costruiamo una tabella di n+1 righe (6), così fatta: n n-1 n-2 n-3 … an an-1 bn-2 cn-3 an-2 an-3 bn-3 cn-4 an-4 an-5 0 0 I coefficienti bn-2 , bn-3, cn-3 , cn-4 si calcolano in questo modo: bn-2 an an-2 an-1 an-3 bn-2 Prendendo questi coefficienti si calcola: bn 2 an a n 1 a n2 a n 3 a n 1 bn3 an an 4 a a n 5 n1 an1 cn-3 an-1 an-3 bn-2 bn-3 cn-2 Esempio: d ( ) 5 3 4 23 22 2 4 Otteniamo: 5 1 2 2 (0) 4 3 -2 4 (0) 3 8/3 2/3 0 2 -11/4 4 0 1 75/4 0 16 Il risultato non cambia se moltiplichiamo una riga per un numero positivo; ciò può semplificare i calcoli per trovare i coefficienti successivi! Ammettendo di svolgere le seguenti operazioni: R3=R3 x 1/3; R2=R2 x 1/4; R1=R1 x 1/4; Otteniamo: 5 1 2 2 (0) 4 3 -2 4 (0) 3 8 2 0 2 -11 1 0 1 75 0 16 Ricordando che: Condizione necessaria e sufficiente affinché tutte le radici abbiano parte reale negativa è che non vi siano variazioni di segno tra i coefficienti della prima colonna; Il numero delle variazioni di segno è equivalente alle radici a parte reale positiva. Righe R5 R4 Variazione No 1 negativa R4 R3 No 2 negativa R3 R2 Si 4 positiva R2 R1 Si 5 positiva R1 R0 No 6 negativa Casi Singolari 1 Se si annulla il primo elemento della riga; 2 Se si annulla tutta una riga; 1) Esempio: d ( ) 4 23 22 4 3 Con il criterio di Routh otteniamo la seguente tabella: 4 1 2 3 3 2 4 0 2 0 3 1 -3 3 0 3 In questo caso, esiste una tecnica che permette di sostituire la riga con lo 0, con un'altra equivalente. Basta sommare alla riga con lo 0 (nel nostro caso la riga 2), la riga 2 traslata di tante posizioni quanti sono gli zeri (nel nostro caso 1). Con un piccolo accorgimento: Se il numero di traslazioni effettuate (numero di zeri) è dispari cambio di segno: Nel nostro caso: La nostra nuova Riga sarà: 0 -3 -3 3 0 3 + = 2) Se un’intera riga si annulla il procedimento da eseguire è più complesso. Ammettiamo di trovare la seguente situazione: 7 1 2 1 1 6 2 4 2 2 5 0 0 0 Si può dimostrare in questo caso che il nostro polinomio si può scrivere come prodotto di polinomi: d ( ) d1 ( ) d 2 ( ) d1 ( ) ha radici descritte dalla tabella di routh fino alla riga 7; d 2 ( ) è un polinomio avente come coefficienti gli elementi della riga 6, elevati con le potenze pari: d 2 ( ) 2 6 4 4 2 2 2 Si dimostra che: Il criterio di Routh resta valido se al posto della riga nulla, sostituiamo i coefficienti della derivata della d2(λ) nel nostro caso: ( 12, 16, 4 ). Quando accade ciò possiamo affermare con sicurezza che gli zeri di d2(λ) hanno simmetria quadratale. Ciò vuol dire che sono simmetrici rispetto sia all’asse reale che a quello immaginario. Il metodo di Jury è più semplice di quello di Routh. E si applica ai sistemi a tempo discreto. Anch’esso passa per la costruzione di una tabella del tipo: a0 an B0 Bn-1 C0 … T0 a1 an-1 B1 Bn-2 Cn-1 a2 an-2 … … Cn-2 T1 T2 .. an .. a0 Bn-1 B0 Dove l’elemento Bk si calcola come Routh, ma senza la divisione. Bk a0 a k 1 an a n k 1 Calcolata la tabella, le condizioni necessarie e sufficienti per avere tutte le radici con modulo <1 (Ricorda che siamo in presenza di un sistema a tempo discreto, e abbiamo già detto che per avere stabilità la condizione necessaria è che le radici abbiano modulo <1!) sono: d (1) 0 (1) n d (1) 0 a n a0 B B 0 n 1 T0 T2 Il metodo di Lyapunov si basa su un concetto noto della fisica meccanica che ha applicato ai sistemi di equazioni differenziali. E’ noto infatti, prendendo come esempio le montagne russe, che nel percorso sono presenti dei punti di equilibrio, in corrispondenza dei massimi e dei minimi locali, che possono essere instabili (massimi) o stabili (minimi). Punto D’equilibrio Non Stabile Punto D’equilibrio Stabile Il metodo di Lyapunov, ci permette di avere in maniera diretta, informazione sulla stabilità di sistemi lineari e non, a tempo continuo o discreto. Per poterlo applicare correttamente sono però indispensabili alcuni concetti. Funzioni Definite Positive; Funzioni Quadratiche; Criterio di Sylvester; Derivata lungo il moto (Gradiente); Funzioni Definite Positive Supponiamo di avere: . x f ( x) Con xe punto d’equilibrio, cioè: f ( xe ) 0 Per avere stabilità asintotica in xe è necessario che esso sia isolato, cioè: J f ( x e ) 0 Se adesso prendiamo un intorno sferico di S(xe,r), La nostra nuova funzione (applicazione): V : Rn R È definita positiva se: V ( x e ) 0, e x S ( x e , r ),V ( x) 0 E’ semidefinita positiva se: V ( xe ) 0, e x S ( xe , r ),V ( x ) 0 Funzioni Quadratiche Sono funzioni del tipo: y ax 2 le quali sono sempre positive o sempre negative, (in questo caso dipende unicamente dal coefficiente a ), possono essere anche vettoriali, in particolare (per quello che interessa questo specifico caso) del tipo: V ( x) x x e Q x x e T 1x n nxn n x1 Con Q matrice simmetrica definita positiva; Criterio di Sylvester La condizione necessaria e sufficiente affinché Q sia simmetrica definita positiva, è che tutti i suoi minori principali siano positivi. Ricorda: I minori principali sono i determinanti delle sottomatrici che condividono la diagonale. x x x ... x x x ... x x x ... ... ... ... ... x x x ... x x x x x Derivata Lungo il Moto V (x) E’ il prodotto del gradiente della V(x) (FdL) per la f(x). . V ( x ) . V ( x) x x Ricapitolando: V(x) è Funzione di Lyapunov se: E’ semidefinita positiva ed è contenuta in f(x)V(x)>0 La sua derivata lungo il moto e semidefinita negativa; V ( x) 0 V(x) è FdL asintotica se: V(x)>0 e V ( x) 0 Xe è localmente stabile se V(x) è FdL in S(xe,r) Xe è localmente e asintoticamente stabile se V(x) è asintotica Xe è globalmente asintoticamente stabile se rInf e Lim V (x) x ESEMPIO xR . x x3 xe 0 Costruiamo una funzione V(x) def. Positiva contenuta in f(x); V ( x) x 2 0 Verifichiamo che la derivata lungo il moto sia def. Negativa; . . V ( x ) 2 x x 2 x ( x 3 ) 2 x 4 0 Quindi: Il nostro punto d’equilibrio è localmente asintoticamente stabile! Per il calcolo rapido della stabilità asintotica nei sistemi lineari a tempo continuo e a tempo discreto, esiste una tecnica che ci permette di verificare immediatamente se abbiamo a che fare con sistemi stabili o no, cioè ci consente di verificare se tutti gli autovalori del sistema siano a parte reale negativa. Sistemi a tempo continuo Si dimostra che comunque fissata una matrice P simmetrica def. Positiva, vale l’equazione: A' Q QA P Se Q esiste allora tutti gli autovalori di A sono a parte reale negativa. Sistemi a tempo discreto Per i sistemi a tempo discreto, comunque fissiamo P simmetrica e def. Positiva, se esiste Q soluzione dell’equazione: A' QA Q P Allora, tutti gli autovalori di A sono a parte reale <1, che poi è la condizione di stabilità asintotica per sistemi a tempo discreto! 10 Proprietà dello stato: Raggiungibilità e Osservabilità Definiamo la raggiungibilità, la possibilità del sistema di passare da uno stato all’altro. Definiamo osservabilità la capacità di identificare tutti gli ingressi osservando le uscite del sistema. Queste due caratteristiche del sistema fanno parte dell’analisi qualitativa dello stesso, in quanto ne studiano le caratteristiche senza calcolarne direttamente le soluzioni. Uno stato è raggiungibile al tempo t, se esiste una coppia (t0,u0) che porta quello stato a un valore x al tempo t. Questa caratteristica la si osserva nell’evoluzione forzata, e per verificare la raggiungibilità di tutti gli stati nei sistemi lineari, si calcola l’immagine di una determinata matrice. Q B AB ... A n 1 B Nel caso di sistemi lineari con matrici 3x3, Q diventa: Q=[B|AB|A2B] A questo punto si calcola il rango dell’immagine di Q. Se (Im( Q )) controllabile. n allora il sistema non è completamente E’ possibile trovare una realizzazione, trasformando le coordinate con una matrice T, in modo da esplicitare i sottosistemi. La matrice T che permette di fare ciò, e composta dai vettori L.I. di Q, e da un completamento qualsiasi che rendono la matrice T di Rango uguale alla matrice A originaria. base di completamento T 1 R ESEMPIO 1 B 1 *.In questo caso Il vettore (1,0) è un qualsiasi vettore L.I. complemento di T-1 1 2 1 3 1 R Im( AB ) A 1 2 1 3 1 T 1 1 1 1 0 * Se andiamo a realizzare la trasformazione, potremo vedere facilmente quali sono i sottosistemi raggiungibili, dato che questi sono caratterizzati da tutti e soli i modi eccitabili. Inoltre la Risposta Impulsiva, coincide con quella del sottosistema raggiungibile. Uno stato x è controllabile se esiste un particolare ingresso che porta lo stato al valore zero nel tempo t. Nei sistemi a t continuo controllabilità=osservabilità Nei sistemi a t discreto controllabilità=osservabilità (solo se A è invertibile) Uno stato è detto osservabile se è possibile al tempo t0 distinguere la sua evoluzione in uscita rispetto a un altro stato. Poiché analiticamente è possibile calcolare l’inosservabilità degli stati, calcoleremo questa. Per calcolare l’inosservabilità occorre verificare il rango del ker(f) di una determinata matrice Q così fatta. C CA Q ... n 1 CA Nel caso di una matrice a 3x3, la matrice Q diventa: C Q CA CA 2 ESEMPIO 1 2 A C 1 1 2 1 1 1 Q 3 3 x x 2 0 1 Ker Q 1 3 x 3 x 0 2 1 1 Poichè la dimensione di Ker(Q) è minore di 2 (in generale di n), il sistema non è completamente osservabile. E’, anche in questo caso, possibile trovare una realizzazione, trasformando le coordinate con una matrice T, in modo da esplicitare i sottosistemi. La matrice T che permette di fare ciò, e composta dai vettori L.I. di Ker(Q), e da un completamento qualsiasi che rendono la matrice T di Rango uguale alla matrice A originaria. T 1 Completamento Ker(Q) Anche in questo caso, la Risposta Impulsiva coincide con quella del sottosistema osservabile (ottenibile attraverso la trasformazione con T-1). Il sottosistema osservabile è caratterizzato da tutti e soli i modi eccitabili. 10.2 La scomposizione di Kalman La scomposizione di Kalman ha lo scopo di trovare una matrice di trasformazione T-1, in grado di esplicitare il sistema lineare in un insieme di coordinate, che lo dividono in 4 sottosistemi (vedi anche figura) S1: S2: S3: S4: Sottosistema Sottosistema Sottosistema Sottosistema Controllabile e Non Osservabile; Controllabile e Osservabile; Non Controllabile e Non Osservabile; Non Controllabile e Osservabile; La matrice T-1 è così formata: T 1 T1 T2 T3 T4 Ricordando che… 1 0 Se A 1 0 lo spazio B ortogonale ad A si calcola: 01 1 a b c 1 0 0 0 a b c 0 0 1 ab 0 c0 B 1 1 0 L’intersezione tra Spazi vettoriali va calcolata in questo modo: Abbiamo due spazi vettoriali A e B: A B a1 a3 b1 a2 b3 b2 Se ai (con i che va da 1 a n ) può essere generato da un qualunque vettore di B, allora ai fa parte dello spazio intersezione. A questo punto definiamo i vari spazi: Xr : Sottospazio di Raggiungibilità: Colonne L.I. di Im(Q); Xor : Sottospazio Ortogonale a Xr; XI : Sottospazio di Non Osservabilità: Righe L.I. di Ker(Q); XoI : Sottospazio Ortogonale a XI; Adesso possiamo calcolare le colonne della matrice T-1 si trovano in questo modo: T1 X r X I T2 X r ( X oR | X oI ) T3 X I ( X oR | X oI ) T4 X oR X oI Fatto ciò possiamo operare la trasformazione di base che ci consentirà di ottenere una realizzazione standard che esplicita i sottospazi nel modo che abbiamo già descritto. A11 0 TAT 1 0 0 CT 1 0 C 2 A12 A22 A13 0 0 A33 0 0 0 C4 A14 A24 A34 A44 B1 B TB 2 0 0 Il sistema, in queste coordinate si presenta: u S1 S2 S3 S4 y Appendice A Forma di Jordan Nel caso in cui la matrice A della rappresentazione di stato non sia diagonalizzabile, per potere effettuare lo studio della matrice di transizione si utilizza la forma matriciale di Jordan che ci consente di pseudo-diagonalizzare la matrice A. La matrice A non è diagonalizzabile se gli autospazi associati agli autovalori hanno dimensione diversa alla molteplicità del rispettivo autovalore. Ricordando che: dim v1 n ( A 1 I ) Se dimV1 (dimensione dell’autospazio v1 relativo all’autovalore λ1 è diversa dalla molteplicità di λ1, e questo per ogni autovalore, allora A non è diagonalizzabile. Ma può essere diagonalizzata con la forma di Jordan. Che ci dice che esiste una matrice T tale che: T-1 AT=J Dove J è la matrice di Jordan, diagonale a blocchi. Sulla diagonale andranno tutti gli autovalori della matrice, negli elementi J(i,i+1) andranno degli uno in corrispondenza di quegli autovalori che generano autospazi di dimensioni non uguali alla loro molteplicità. Esempio: Se la matrice A(4x4) ha 3 autovalori: λ1=4 µ1=2 λ2=2 µ2=1 λ3=1 µ3=1 E dim(vλ1)=1 anziché 2 = µ1, allora… 4 1 0 0 0 4 0 0 J ( A) 0 0 2 0 0 0 0 1 Se (per assurdo) anche dim(vλ2) µ2, allora… 4 0 J ( A) 0 0 1 4 0 0 0 1 2 0 0 0 0 1 Trovare le Matrici di Trasformazione di Jordan Esempio (n=2): 2 1 A 1 4 Troviamo gli autovalori di A: 2 1 ( 3) 2 0 ( A I ) 4 1 1 2 3 ; quindi molteplicità aritmetica 2; Troviamo gli autovettori di A: 1 1 Costruiamo la matrice P=(A-3I)= 1 1 L’unico autovettore linearmente indipendente (si considerano le 1 colonne) è 1 L’autospazio generato da questo vettore ha dimensione 1, diversa dalla molteplicità dell’autovalore. Infatti: dim p1 2 ( A 3I ) 2 1 1 Quindi: Forma di Jordan: Scegliamo un vettore v2 tale che Pv2 0; ad esempio v2=(1,0); Scegliamo un vettore v1=v2P’=(-1,1); Abbiamo costruito la matrice T! 3 1 1 1 J= T-1AT= T= 0 3 1 0 Esempio (n=3) 8 Prendiamo la matrice A= 0 9 Troviamo gli autovalori: λ1=2 µ1=3 ( molteplicità 3 6 4 2 0 9 4 ) Troviamo gli autovettori: 6 6 4 La matrice P=(A-2I)= 0 0 0 9 9 6 Il rango di questa matrice è 1, quindi la dimensione dell’autospazio associato a λ1=3-1=2 1 ; Quindi forma di Jordan; Troviamo un autovettore v2 tale che T’v2 0 v2=(1 ,0, 0); Troviamo v1 = T’v2 = (6, 0, 9); Troviamo un terzo vettore v3 indipendente da v1 tale che v3 ker T , per es. v3=(0, 2, 3); 6 1 0 Abbiamo trovato la matrice T= 0 0 2 9 0 3 2 1 0 La matrice J=T-1AT= 0 2 0 0 0 2