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Storia del paesaggio rurale italiano
1. Aspetti storici
Il paesaggio agrario nell‟età antica
Il medioevo
L‟Italia comunale
Rinascimento
1.5.Il Seicento
1.6.Il Settecento
1.7.L‟Ottocento
1.8.L‟età contemporanea
1.
2.
3.
4.Il
Il paesaggio rurale è “Quella forma che l’uomo, nel corso e ai fini delle sue
attività produttive agricole, coscientemente e sistematicamente imprime al
paesaggio naturale”.
(E. Sereni, Storia del paesaggio agrario italiano, 1961)
1.1-IL PAESAGGIO AGRARIO NELL’ITALIA ANTICA
Le attività agricole in Italia prima della colonizzazione greca
Colonizzazione greca: vasto movimento
Non è possibile parlare di paesaggio agrario in Italia prima della colonizzazione greca e
migratorio, nel IX sec. a.C., di popolazioni greche
del sinecismo etrusco.
verso i territori dell’Italia meridionale.
Sinecismo etrusco: l’unificazione, durante il
periodo etrusco, di entità politiche prima
indipendenti in una città o in un’organizzazione
a zappa all‟agricoltura con l‟aratro.
statale.
I sistemi agrari sono inizialmente a campi ed erba e a
Debbio: pratica rudimentale di
debbio: la coltura viene infatti praticata su terre “vergini” che,
una volta esaurita la loro
fertilizzazione del terreno che consiste
fertilità naturale, vengono abbandonate alla
nell'incendio della vegetazione o dei residui
vegetazione spontanea.
colturali.
Sistema agrario a campi ed erba:
coesistenza di zone coltivate e zone a pascolo.
I primi segni di attività agricola si possono rintracciare
nell‟età del rame, ma soltanto durante l‟età del bronzo
e del ferro avviene il passaggio dai primitivi sistemi
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IL PAESAGGIO DELLA COLONIZZAZIONE GRECA: IL MAGGESE E IL GIARDINO
MEDITERRANEO
Durante la colonizzazione greca, per la prima volta, il
Maggese: pratica agricola, che si
iniziava nel mese di maggio, secondo
paesaggio agrario assume forme geometriche grazie al sistema
la quale un campo è lasciato a riposo o
agrario del maggese e ai nuovi rapporti di proprietà e di
a pascolo, senza alcuna coltivazione, in
produzione.
previsione di una coltivazione a cereali.
Le terre a coltura sono divise in campi e sono difese sui loro
Giardino mediterraneo: paesaggio
confini, contro il pascolo abusivo e contro le usurpazioni, grazie
ad appezzamenti irregolari chiusi,
a siepi, muri, fossi, fiumi e strade.
per proteggere le colture arboree e
Il giardino mediterraneo caratterizza alcune località in Sicilia e
arbustive dal pascolo delle greggi e
i loro frutti dai furti campestri.
nella Magna Grecia, in cui si diffondono le colture arboree e
arbustive accanto a quelle erbacee del maggese.
LA COLTIVAZIONE DELLA VITE NEL PAESAGGIO AGRARIO
Nelle aree di dominio etrusco, al centro-nord, le viti
corrono in lunghi festoni, alti sul terreno,
eventualmente appoggiati a un sostegno vivo come
il pioppo, l‟acero o l‟olmo, insieme alla coltivazione
dei cereali.
Nel paesaggio della colonizzazione greca, nel Sud
Italia, la vite è invece ad alberello basso a palo
secco.
Bacche della lambrusca: vite selvatica raccolta e
utilizzata dalle popolazioni indigene della Valle Padana:
persistenza dell‟etimologia nel vino lambrusco.
Alberatura della vite nel fregio della Casa dei Vettii a
Pompei
IL PAESAGGIO DELLA CONQUISTA ROMANA: LA CENTURIAZIONE
Durante la colonizzazione romana avviene la misurazione e la suddivisione del
suolo agrario secondo due linee principali, il decumanus (da est a ovest) e il
cardo (da nord a sud), intrecciate a linee parallele collocate a distanze fisse,
così da creare un reticolo di centuriae (quadrati di 710 metri di lato con una
superficie di circa 50 ettari cad.) centuriazione.
Il reticolo crea quindi i confini dei lotti coltivati e i percorsi della viabilità
pubblica minore, inserendosi nella rete stradale dell‟Impero Romano.
Le linee della centuriatio romana condizionano ancora oggi l‟orientamento dei
campi e dei filari, come il tracciato dei confini e delle vie vicinali.
La centuriazione
vicino a Cesena a
fine Ottocento (a
sinistra) e in una
recente foto
aerea (a destra)
(Il tema della centuriazione sarà sviluppato in modo più approfondito nella parte degli appunti
dedicati all‟analisi strutturale del paesaggio agrario)
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LA PIANTAGIONE INTORNO ALLA VILLA RUSTICA
Dopo le guerre sannitiche e nel corso delle guerre puniche,
si verifica un‟abbondanza di manodopera servile, che viene
impiegata in un‟economia di piantagione che trasforma il
paesaggio agrario.
Nel paesaggio rurale si diffonde la villa rustica che
comprende i locali adibiti all‟abitazione e al lavoro degli
schiavi con i depositi per i prodotti (villa fructuaria) e
l‟abitazione di piacere padronale (villa urbana).
Villa rustica: fattoria a gestione familiare, nata
inizialmente per lo sfruttamento agricolo e la sussistenza,
in seguito divenuta azienda agricola per la produzione di
prodotti per i grandi mercati della Penisola e d‟oltremare.
Villa romana e piantagioni nel mosaico
di Tabarka, Museo del Bardo, Tunisi
LA DEGRADAZIONE DEL PAESAGGIO AGRARIO NEL BASSO IMPERO ROMANO
Nei secoli del Basso Impero romano inizia una degradazione del
Saltus: boschi e pascoli interrotti
paesaggio agrario, divenuto grande proprietà signorile o
sporadicamente da appezzamenti
imperiale, con la restrizione delle terre a coltura, cui fa riscontro
messi a coltura.
una crescente estensione della terra a pascolo o incolta.
Crisi della manodopera servile passaggio da alternanza biennale maggese-grano a sistema a campi
ed erba con prevalenza di un‟economia pastorale.
Si assiste al passaggio da un regime di campi chiusi a un regime di campi aperti, nei quali tutte le
terre del saltus sono aperte, dopo il raccolto, al pascolo promiscuo delle greggi.
IL PAESAGGIO AGRARIO ITALIANO TRA LA TARDA ANTICHITÀ E IL MEDIOEVO
Dai primi anni del V sec. d. C., con il sacco di Roma del 410, e per tutto l‟Alto Medioevo fino
all‟invasione degli Ungheri e dei Saraceni
nei sec. IX e X, si assiste a una
degradazione e disgregazione del
paesaggio agrario italiano.
Le invasioni provocano saccheggi,
devastazioni e decadimento degli
antichi centri di vita urbana.
I ruderi delle architetture romane
diventano elementi caratteristici e
integranti del paesaggio agrario
italiano.
Il rudere dell’acquedotto romano di Acqui
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1.2 - IL PAESAGGIO AGRARIO NEL MEDIOEVO
LA RAPPRESENTAZIONE DEL PAESAGGIO AGRARIO
NELL’ARTE BIZANTINA
Nell‟Italia barbarica e nell‟Italia bizantina la degradazione del
paesaggio agrario e il netto prevalere delle attività di
allevamento su quelle agricole si riflettono nell‟elaborazione
grafica del paesaggio pastorale nell‟arte bizantina.
Il paesaggio pittorico presenta infatti una disgregazione della
composizione e gli elementi compositivi che si riducono a motivi
decorativi e ornamentali.
Rigore e perfezione formale, ma anche frammentazione,
nella stilizzazione delle immagini di rocce, piante e animali.
Mosaico absidale di S. Apollinare in Classe,
Ravenna
FORME ABITATIVE E COLTIVAZIONI NELLE
CAMPAGNE
Nel Medioevo le campagne italiane sono abitate da
insediamenti concentrati e fortificati, inerpicati sulle
montagne, al fine di difendersi contro le scorrerie e le
invasioni e al contempo per sorvegliare le aree
sottoposte allo sfruttamento pastorale e agricolo.
I borghi sono arroccati anche a causa dell‟impaludamento
di molte pianure costiere e vallive con la conseguente
diffusione di infezioni malariche.
I sistemi agrari tornano ad essere quelli del debbio e dei
campi ed erba.
I cereali coltivati sono quelli inferiori come il miglio, il
sorgo, la spelta, la segale, l‟orzo, meno esigenti e più
rustici del frumento.
Giotto, S. Francesco che dona il mantello
Assisi, Basilica di S. Francesco.
IL PAESAGGIO AGRARIO A CAMPI CHIUSI
Con la disgregazione del paesaggio agrario organizzato
nell‟aperta campagna, è la città stessa che diventa
elemento di aggregazione degli elementi del paesaggio
agrario, incorporandoli dentro le mura.
Il paesaggio cittadino prende così i lineamenti di un
paesaggio agrario a campi chiusi, con pascoli, frutteti,
vigneti bassi, seminativi e orti.
Gli orti: Coltivati nella cinta delle città o dei borghi
inerpicati, forniscono importanti risorse alimentari e preziose
erbe officinali impiegate nella medicina medioevale.
Il vigneto basso: Coltura della vite, sempre
presente in Italia, coltivata entro le mura cittadine o
nelle sue immediate vicinanze, in appezzamenti
chiusi di limitata estensione, a filari ravvicinati e
perciò “bassa”, a alberello o a palo secco.
Il paesaggio agrario dei campi chiusi entro la cerchia delle mura cittadine,
da una pianta conquecentesca di Bologna
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IL GIARDINO MEDITERRANEO NEL MEDIOEVO
L‟invasione araba (VIII-IX sec.) in Sicilia diffonde
nuove colture quali quelle del riso, del cotone, della
canna da zucchero, del carrubo, del pistacchio, delle
melanzane e degli spinaci.
Anche le forme del paesaggio agrario vengono
modificate. Inizia a diffondersi la sericoltura
(l‟allevamento del baco da seta), con la piantagione dei
gelsi, e la coltura degli agrumi (aranci e limoni).
Dal XVI secolo, la sericoltura si sposta verso il centro e
il nord Italia, dove i gelsi diventeranno un elemento
caratteristico del paesaggio agrario.
Il giardino pantesco Donnafugata,
isola di Pantelleria (TP), Bene FAI
IL CASTELLO DOMINA IL PAESAGGIO
Tra l‟VIII e il X secolo si assiste a una netta separazione tra
città e campagna in cui si moltiplicano i borghi fortificati e i
castelli.
Si instaura la proprietà feudale della terra, con una condizione
di dipendenza dei diretti coltivatori, che devono corrispondere
al grande proprietario terriero una rendita in lavoro, natura o
denaro.
La campagna, accentrata intorno al castello che la domina,
afferma la sua decisa prevalenza politica e economica sulla
città.
Sotto la protezione dei signori feudali, enormi appezzamenti di
terre vengono dissodati e bonificati per ospitare piantagioni di
castagno e ulivo nei campi aperti e di vite nei campi chiusi.
Il castello di Avio, Sabbionara di Avio (TN),
Bene FAI
LE ABBAZIE CISTERCENSI NELL’OPERA DI BONIFICA E DI PASTORIZIA
Il periodo tra l‟XI e il XIII secolo è decisivo per la
rielaborazione del paesaggio agrario, grazie a importanti
opere collettive di bonifica, di irrigazione e dissodamento
realizzate dai grandi proprietari terrieri, ma anche dalla
Chiesa e dai Comuni.
I signori feudali favoriscono l‟installazione di abbazie
cistercensi (come quella di Chiaravalle Milanese, qui a
destra), specializzate nella bonifica di terreni acquitrinosi
da destinare alle coltivazioni e nello sfruttamento di terreni
incolti per la pastorizia.
A quest‟epoca risalgono le basi dell‟arginatura del Po e del
sistema dei canali della Valle Padana che condizionerà la
futura sistemazione idraulica del suolo agrario.
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1.3 - IL PAESAGGIO AGRARIO NELL’ITALIA COMUNALE
LE SISTEMAZIONI DEL PAESAGGIO AGRARIO NELL’ETA’ DEI COMUNI
Con l‟aumento della densità della popolazione si moltiplicano i
lavori di trasformazione agraria: i coltivatori, su di un terreno
già interessato da un lungo lavoro di
dissodamento, disboscamento e intervento idraulico, possono
procedere non solo alle normali culture erbacee, ma anche
all‟impianto di quelle culture arboree e arbustive
caratteristiche del paesaggio agrario dell‟età comunale: ulivi,
viti, alberi vitati, agrumi.
Il vigneto basso si diffonde nelle aree soleggiate della collina,
mentre in pianura prevale la piantata di alberi vitati (alberi a
cui sono assicurate le viti).
In alcune zone di colture più pregiate inizia a svilupparsi
l‟attenzione per la regolamentazione idrica e la sistemazione
del suolo contro l‟erosione delle acque.
Il sistema degli alberi vitati (sec. XIV)
IL PAESAGGIO AGRARIO AL DI FUORI DEI CENTRI ABITATI
Nell‟affresco che illustra gli Effetti del Buon Governo in
campagna di Ambrogio Lorenzetti è possibile individuare
le caratteristiche del rinnovamento del paesaggio
agrario in epoca comunale:
l‟iniziativa dei singoli, garantita da una condizione di
sicurezza politica, crea forme regolari nel paesaggio
collinare.
Ogni podere, ogni vigna presenta un rigore e una
precisione mai riscontrata in precedenza.
Il paesaggio agrario rimane tuttavia oggetto di una
combinazione quasi casuale, dovuta all‟iniziativa
individuale, in mancanza di un piano collettivo.
IL PAESAGGIO PASTORALE, DEI BOSCHI E DELLE CACCE
Il paesaggio pastorale in epoca comunale viene influenzato e ingentilito dalla nuova organizzazione
della città, continuando a prevalere sul paesaggio agrario. Sugli stessi campi messi a coltura vige il
diritto promiscuo di pascolo.
Prosegue il processo di disboscamento intorno ai centri cittadini, con gravi minacce di degradazione
del paesaggio collinare e montano e di disordine idraulico a valle.
Per contrastare questi rischi l‟iniziativa pubblica comincia a tutelare il patrimonio forestale
fortemente disboscato, come a Venezia e a Siena.
La caccia in età comunale resta una risorsa importante per l‟alimentazione carnea delle popolazioni,
anche se viene sempre più assumendo il carattere di privilegio e svago per le classi dominanti.
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I CAMPI CHIUSI E LE CHIUSURE VIVE
Particolare delle chiusure vive in Gentile da Fabriano, Fuga in Egitto, predella dell‟Adorazione dei Magi, Uffizi, Firenze
Durante l‟età comunale, il sistema agricolo passa una coltura da a campi ed erba a quella a
maggese-cereali, dove viene coltivato prevalentemente il frumento, al posto dei cereali inferiori. Il
rendimento unitario medio rimane però piuttosto limitato, poiché non è ancora diffusa la rotazione
agraria con le foraggere e c‟è poca disponibilità di letame.
Il regime a campi chiusi priva il bestiame delle risorse necessarie, prima assicurate grazie al regime
dei campi aperti con il diritto promiscuo di pascolo sulle stoppie e sui maggesi. I pastori sono ridotti
quindi a raccogliere frasche di alberi e arbusti. Iniziano a diffondersi le chiusure vive dei campi, per
proteggere le coltivazioni e avere alberi e arbusti per la legna e il foraggio del bestiame.
1.4 - IL PAESAGGIO AGRARIO NEL RINASCIMENTO
I CAMPI COLLINARI A PÌGOLA, A PORCHE E LA
CHIUSURA DEI PASCOLI
La sistemazione dei campi a pìgola inizia a
caratterizzare il paesaggio collinare italiano.
Sistemazione dei campi a pìgola: i campi sono
irregolari, posti di spigolo l‟uno con l‟altro, con lati
rettilinei ma non paralleli tra loro.
La sistemazione a porche o magolato si diffonde
nelle regioni dell‟Italia centrale, dalla Toscana all‟Umbria
alle Marche.
I pascoli vengono chiusi con siepi e stecconati per
un allevamento più efficace.
Sistemazione dei campi a porche o
magolato: i campi coltivati sono separati da
solchi paralleli, con alberi ai margini del
terreno.
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LA BONIFICA DEI CAMPI DURANTE IL RINASCIMENTO
Tra la fine del XV e la prima metà del XVI
secolo i maggiori Comuni e le nuove
Signorie avviano una campagna di bonifica
e di irrigazione dei campi, al fine di
migliorare l‟agricoltura.
Alcuni esempi sono l‟escavazione, da parte
degli Sforza, del canale di Binasco e del
Naviglio della Martesana e la costruzione in
Toscana del primo bacino artificiale nel
1469.
Leonardo da Vinci si interessa alle campagne di bonifica, lasciando progetti, disegni e calcoli.
I PRATI IRRIGUI IN LOMBARDIA E NELLA PIANURA PADANA
Nel Mezzogiorno e nei territori della Chiesa non si avviano opere di bonifica e sistemazione idraulica
per la mancanza di una organizzazione centrale efficiente e capace.
Le attività di bonifica e di irrigazione hanno invece successo nella Pianura padana, non solo a causa
delle condizioni ambientali più adeguate alle possibilità tecniche, ma anche per la formazione di due
Stati unitari, quello veneto e quello milanese, che favoriscono la concentrazione di mezzi e di forze.
Si utilizza inoltre il sistema irriguo della marcita, diffuso nella Pianura padana già dal XIII secolo.
Marcita: durante il periodo invernale viene
fatto scorrere sul prato un velo d‟acqua, al
fine di impedire il congelamento e
assicurare tagli d‟erba supplementari e
foraggio fresco anche d‟inverno.
LA PIANTATA PADANA
“Veder puoi con quanto affetto e con quanti iterati abbracciamenti la vite s’avviticchia al suo marito”
(TORQUATO TASSO, Aminta, 1580)
In Pianura padana si diffonde la piantata padana,
sistema di file di alberi che sostengono le viti tra
i campi di cereali.
Si differenzia rispetto a quella toscana e
umbro-marchigiana poiché nella Pianura padana
le sistemazioni sono a carattere permanente e
intensivo, mentre quelle in Toscana, Umbria e
Marche sono ancora di tipo temporaneo e
periodico.
L‟agricoltura padana si caratterizza per:
• la bonifica idraulica seguita da una prima
divisione dei terreni in grandi quadri che
vengono, in un secondo momento,
divisi in campi regolari
• la sistemazione idraulica intensiva
• l‟impianto di colture arboree e arbustive (la piantata).
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A sx. Particolare di una carta del 1743, tratta dalla Collezione d’arte della Cassa di Risparmio di Bologna. Da notare
l’ordinatissima scansione della piantata, con filari nei campi e lungo le vie poderali.
A dx. Il sistema della piantata in un’azienda agricola della pianura bolognese. Dipinto di Anonimo fiammingo del XVIII secolo
nelle Collezioni d’arte della Cassa di Risparmio di Bologna.
L’ordine rigoroso dei campi coltivati, scandito dagli allineamenti della piantata, è restituito con precisione quasi cartografica.
“In ciò è il riflesso, *…+,dei progressi fatti dall’agricoltura in quell’epoca, tutta pervasa di spirito illuministico, tutta volta
all’elogio della campagna…. Secondo questa visione le uniche vere possibilità di sviluppo economico stavano nell’agricoltura,
sola attività capace di produrre ricchezza senza rottura dell’ordine naturale: tutto ciò nell’ambito di un liberismo economico
che doveva lasciare libera iniziativa agli agricoltori.” (EUGENIO TURRI (a cura di), La terra padana, De Agostani.
IL CONCETTO DI “BEL PAESAGGIO” NEL
RINASCIMENTO
Nonostante la vocazione agricola della Pianura
padana sempre più razionale e
organizzata, gli osservatori dell‟epoca
individuano come “Giardini d‟Italia” le terre del
Mezzogiorno, della Toscana e delle colline
venete.
Frutto della cura, del gusto, della creatività e
dei nuovi rapporti tra gli uomini, il “bel
paesaggio” italiano è caratterizzato da
un‟attenzione a ogni singolo elemento
costitutivo e dall‟apporto individuale di coloro
che vi lavorano, improntando di nuove forme
creatrici il paesaggio agrario.
Il paesaggio del Valdarno in un disegno di Leonardo da
Vinci. In secondo piano, sulla sinistra, campi coltivati.
Leonardo da Vinci, attratto dal paesaggio come insieme di opere funzionali tese a ottenere campi
regolarmente sistemati e ordinati per la coltivazione, propone per primo una nuova attenzione al
paesaggio in pittura.
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LA VILLA NEL RINASCIMENTO
A differenza della villa in epoca
romana, la villa nel Rinascimento si
inserisce in un paesaggio agrario
modificato non solo per motivi
economici e tecnici, ma soprattutto
secondo i canoni dell‟estetica.
Inizia a diffondersi il “gusto per il bel
paesaggio”.
La villa medicea a Cafaggiolo
IL PAESAGGIO PASTORALE
Nella Pianura padana la presenza
di prati irrigui e del prato
artificiale porta alla
stabulazione del bestiame
bovino.
Nel Mezzogiorno si diffonde
invece la transumanza del
bestiame ovino.
Transumanza: spostamento
temporaneo delle greggi e
delle mandrie dai pascoli
collinari e montani verso le
pianure e viceversa, a seconda
delle stagioni.
Stabulazione: collocamento
degli animali in spazi definiti, nei
quali sono assicurate le fonti di
sostentamento. La stalla e i
capannoni avicoli sono esempi di
stabulazione.
Inizia una integrazione più razionale tra allevamento e agricoltura.
IL DISSODAMENTO DEI TERRENI COLLINARI E MONTANI E IL LORO DEGRADAMENTO
A partire dal XVI sec. anche i terreni montani e collinari iniziano a essere dissodati, a causa
dell‟aumento della popolazione, della persistenza di zone paludose e malariche in pianura e
dell‟allargamento delle zone di pascolo con lo sviluppo dell‟allevamento ovino.
Le zone montane che vengono disboscate e dissodate iniziano però a degradarsi, costituendo una
grave minaccia per i terreni a valle e aggravando il disordine idrico.
LE SISTEMAZIONI DEL PAESAGGIO
AGRARIO COLLINARE E MONTANO
Sistema di ciglionamenti collinari nel
parco di Montevecchia
Nelle zone collinari inizia a diffondersi il
sistema del ciglionamento, mentre nelle zone
più ripide si costruiscono i terrazzamenti,
sostenuti da muretti a secco.
Per le piantagioni arboree nei terreni rocciosi
o sassosi molto ripidi si preferisce la
sistemazione “a lunette” per trattenere un po‟
di terra e umidità attorno a ogni albero.
Ciglionamento: sistemazione del terreno che
suddivide un versante in pendenza in una
serie di appezzamenti pianeggianti.
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A sx.
Terrazzamenti a
Manarola e a dx.
esempio di
“lunetta”.
DIFFUSIONE DEI SISTEMI COLLINARI A CAVALCAPOGGIO, A GIRAPOGGIO E DELLE
STARZE
Inoltre nel nord e centro Italia si mettono a punto due sistemi di sistemazione dei rilievi collinari di
tipo estensivo: il cavalcapoggio e il girapoggio.
Nei paesaggi del Meridione si diffondono invece le starze, piantagioni di viti, ulivi e agrumi che
riprendono in maniera estesa le forme del giardino mediterraneo.
LE CONSEGUENZE DELLE SCOPERTE GEOGRAFICHE NELLA DIFFUSIONE DI NUOVI
PRODOTTI AGRICOLI
I viaggi degli esploratori verso terre lontane
permettono la conoscenza di nuovi prodotti
agricoli che ben presto si diffondono nel
paesaggio agrario europeo e in quello italiano:
mais, patata, pomodoro, tabacco, fagiolo
comune, fragola…
Il mais, in particolare, modifica
profondamente il paesaggio agrario italiano,
sostituendo le coltivazioni di cereali inferiori e
trasformando l‟alimentazione dei lavoratori
agricoli, fino a causare malattie legate
all‟esclusiva assunzione di questo
cereale (la pellagra).
Pellagra: malattia legata alla carenza di
vitamina B, presente nei prodotti freschi,
e diffusasi con una alimentazione a base
quasi esclusivamente di polenta.
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1.5 - IL PAESAGGIO AGRARIO NEL SEICENTO
LA CONDIZIONE DEL PAESAGGIO AGRARIO ITALIANO NEL XVII SECOLO
AL NORD si diffonde nei terreni acquitrinosi la coltivazione del riso, fino al XVI sec. presente
quasi esclusivamente nel Mezzogiorno; la sua rapida espansione inizia in Lombardia per poi
allargarsi al Piemonte, al Veneto e all‟Emilia.
Si assiste alla progressiva estensione della piantata padana, accompagnata dalla diffusione della
cultura del gelso, ma anche del prato artificiale, delle foraggere, del granturco, della canapa, del
lino e di altre piante industriali in rotazione continua.
Al CENTRO, nonostante la messa a punto di tecniche che sono alla base della moderna scienza
idraulica, dalla metà del Cinquecento iniziano a espandersi impaludamenti di terre già bonificate
in alcune zone della Maremma, dell‟Agro pontino, che diventano non più sede di attività agricole, ma
di attività di caccia e pesca.
Al SUD, oltre alle terre destinate al pascolo, si estende il giardino mediterraneo con la presenza di
colture arboree e arbustive pregiate come gli agrumi e le mandorle.
LA SISTEMAZIONE DEL PAESAGGIO: IL PUNTO SU NUOVI SVILUPPI E
DEGRADAZIONI
Attorno ai maggiori e ai minori centri urbani il riflusso di forza lavoro verso la campagna consente
nuovi dissodamenti e nuove piantagioni, soprattutto nei territori settentrionali che continuano a
evolversi senza sensibili interruzioni.
Di contro, in alcune regioni dell‟Italia centrale e in quasi tutto il Mezzogiorno il paesaggio tende a
degradarsi, con la ripresa del paesaggio pastorale e con il sistema di campi ed erba e dei campi
aperti.
Questa diversità di evoluzione del progresso agrario in Italia è in parte condizionata dall‟andamento
dei mercati e dei prezzi, sconvolti dall‟apertura di nuove vie per i traffici, dallo sviluppo delle
manifatture del nord Europa e dalla concorrenza delle nuove coltivazioni nell‟est europeo; tutto ciò
aumenta in certe regioni la convenienza dell‟allevamento (in particolare per la produzione della lana)
rispetto alla coltura del grano, col conseguente ritorno dei pascoli al centro-sud.
Il regresso dei sistemi e dei paesaggi agrari è connesso al processo di rifeudalizzazione della società,
accompagnato dalla diffusione delle ville all‟italiana destinate agli ozi e agli svaghi in campagna dei
grandi proprietari terrieri.
IL PAESAGGIO AGRARIO NELL’ ARTE DEL SEICENTO
La tendenza alla degradazione del
paesaggio agrario in certe regioni
d‟Italia si rispecchia nell‟arte
seicentesca di Salvator Rosa,
dove il paesaggio non risulta più
modificato dall‟uomo, ma al
contrario è il paesaggio ad avere
il predominio sull‟uomo.
S. Rosa, Paesaggio con Apollo e la Sibilla Cumana
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1.6 - IL PAESAGGIO AGRARIO NEL SETTECENTO
LA VILLA VENETA, LA FATTORIA TOSCANA E I GRANDI AFFITTUARI
Il paesaggio agrario veneto del „700 si caratterizza per la
presenza di numerose ville, centro di una azienda agricola dove i
capitali vengono investiti non solo per la costruzione di edifici, ma
anche per la trasformazione delle coltivazioni agrarie.
In Toscana si diffonde la fattoria, come centro di produzione
agricola accanto alla grande villa padronale.
Nella Pianura padana si afferma un ceto di grandi e medi
affittuari che diventano intermediari tra i coloni e il signore
proprietario dell‟azienda, anticipandogli la rendita, liberandolo
dalle cure dell‟amministrazione e dall‟incertezza dei
raccolti.
Villa dei Vescovi,
Luvignano (PD),
Bene FAI
IL RITORNO DEL SISTEMA DEI CAMPI CHIUSI
Nel Settecento, i proprietari terrieri tornano a chiudere i campi,
dal momento che il sistema di campi aperti, riaffermatosi nel
Seicento per la ripresa della pastorizia, diventa un ostacolo al
progresso agrario e al pieno sfruttamento del terreno. Vengono
quindi presi provvedimenti per limitare gli usi di pascolo,
facilitare la chiusura dei fondi e togliere gli impedimenti alla libertà di coltura e
di rotazione.
Nell‟Italia centrale si assiste a un rapido e importante incremento delle piantagioni di ulivi, viti, gelsi
e di alberi fruttiferi.
Nella Pianura padana aumenta considerevolmente la superficie destinata alla coltura del riso, mentre
diminuisce fin quasi a scomparire la viticoltura; gli alberi della piantata restano per fornire legna da
ardere e da opera e, nel caso dei gelsi, nutrimento per l‟allevamento del baco da seta.
Al nord inizia la specializzazione zonale delle colture: le risaie nel Vercellese e nel Novarese, i prati
foraggeri nel Cremonese e nel Lodigiano…
1.7 - IL PAESAGGIO AGRARIO NELL’OTTOCENTO
LA SITUAZIONE DEL PAESAGGIO AGRARIO DURANTE IL RISORGIMENTO
In Pianura padana si diffonde la cascina, come centro di riorganizzazione di tutto il paesaggio
agrario, con una nuova configurazione dell‟attività agricola, che prevede l‟impiego di importanti
capitali e di mano d‟opera salariata, insediata in nuovi agglomerati rurali.
Nelle pianure del centro Italia si attesta lo sviluppo delle piantagioni, la regolarità e perfezionamento
delle opere di sistemazione idraulica, l‟estensione del paesaggio dell‟alberata su nuove terre, la
costituzione di nuovi poderi e la costruzione di nuove case coloniche. Nei territori di collina si
applicano nuove tecniche per la sistemazione dei terreni, come la colmata di monte, che incidono
profondamente sulle forme del paesaggio agrario.
Nell‟Italia meridionale, il paesaggio, fatta eccezione per le zone a coltura arborea e arbustiva delle
starze, rimane sostanzialmente quello privo di forme ben definite dei secoli precedenti: zone a campi
ed erba con campi aperti e nudi che si allargano sulle nuove aree sottoposte a inconsulti
disboscamenti.
Tuttavia si possono notare un certo progresso dei dissodamenti, l‟incidenza di importanti opere di
bonifica (in Puglia e Maremma) e, accanto alle piccole imprese agro-pastorali di tipo familiare, la
nascita di grandi aziende cerealicole fondate sull‟alternanza maggese-grano e sull‟impiego di masse
crescenti di braccianti.
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1.8 - IL PAESAGGIO AGRARIO NELL’ETÀ CONTEMPORANEA
LE TRASFORMAZIONI DEL PAESAGGIO AGRARIO
TRA LA FINE DEL XIX SECOLO E LA SECONDA GUERRA MONDIALE
L‟unificazione nazionale aveva trasformato in unico terreno di competizione i mercati
tradizionalmente indipendenti dei principati italiani, a causa della rapida costruzione delle grandi
linee ferroviarie che produce una unificazione dei mercati.
Fino al secondo dopoguerra gran parte del paesaggio agrario è ancora influenzato da pratiche
tradizionali elaborate durante i secoli, che assicuravano il soddisfacimento dei bisogni alimentari
locali.
Sono ancora diffuse pratiche quali il latifondo, la mezzadria, al Sud, ma anche in Toscana e in alcune
aree dell‟Italia settentrionale come il Veneto.
LE TRASFORMAZIONI DEL PAESAGGIO AGRARIO
TRA IL SECONDO DOPOGUERRA E L’ETÀ CONTEMPORANEA
Dopo la seconda guerra mondiale l‟agricoltura perde il suo posto eminente nell‟economia italiana
che, legata per secoli al settore primario, sposta il suo interesse al settore secondario e a quello dei
servizi.
L‟occupazione agricola si riduce, causando una forte emigrazione della popolazione dalle campagne
alle città o fuori dall‟Italia, a favore di un nascente settore industriale che assorbe la manodopera
contadina. Ciò comporta un aumento delle superfici improduttive e di quelle urbanizzate, assieme a
quello delle superfici forestali.
Grazie all‟industria meccanica e chimica, si inizia a creare un mercato di mezzi tecnici che
contribuiscono a far raddoppiare la produzione agricola, che diventa specializzata, dal momento che
si riduce l‟autoconsumo, mancando una coincidenza geografica tra la produzione agricola e il
consumo.
Negli ultimi anni si assiste a un incremento della produttività e a un miglioramento qualitativo delle
produzioni.
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