SHANSHOB A.A DALLA COMPETENZA CHOMSKIANA ALLA COMPETENZA COMUNICATIVA Nel 1975 Chomsky pubblica un’opera, Le Strutture della Sintassi, che rappresenta una vera e propria rivoluzione nella scienza del linguaggio. Lo studioso americano espone una teoria sintattica secondo la quale qualsiasi lingua risulta composta da frasi nucleari e da frasi non-nucleari, complesse, derivabili dalle prime attraverso operazioni che, con un termine di origine matematica, vengono chiamate ‘‘trasformazioni’’. La grammatica deve ‘‘generare’’ tutte le frasi complesse, di una lingua in base alle ‘‘trasformazioni’’ delle frasi nucleari. Chomsky distingue nel linguaggio verbale due distinti livelli: uno più astratto, che costituisce l’oggetto della grammatica generativa, e uno più concreto, costituito dall’effettiva produzione linguistica del parlante reale. Questa dicotomia, ripresa successivamente in Aspetti della teoria della sintassi (1964) è precisata come la distinzione fra ‘‘competenza’’ (competence), cioè il sistema di regole linguistiche generali possedute dal parlante ideale, e ‘‘esecuzione’’ (performance), cioè l’uso effettivo della lingua in situazioni concrete. Il sostantivo “competenza” deriva dal verbo ‘competere’. Questo ultimo, di origine latina cum-petere, indica ‘‘il sistema di conoscenza implicita su cui si basa la produzione e la comprensione degli enunciati di una lingua da parte di un parlante’’ 1. 11 AA.VV, 2003, ‘‘Grammatica Insegnarla e impararla’’, Guerra edizione, Perugia, p.235 In altre parole, utilizzando le parole di Desideri, possiamo definire la competenza come segue: ‘‘Quel sistema di regole, inteso come apparato di processi e di meccanismi di funzionamento specifico della mente umana, che permette all’individuo di comprendere e produrre un numero teoricamente illimitato di frasi, anche mai udite prima, ben formate secondo le regole stesse’’2. La ‘‘competenza’’ intesa da Chomsky è un concetto diverso da quello che Ferdinand De Saussure ha definito ‘‘langue’’: questa è un fatto sociale, è ‘‘l’insieme dei segni usati dai membri di una medesima comunità linguistica’’3. La langue e la competenza non si equivalgono, dal momento che Saussure concepisce la langue come un fattore appartenente alla collettività, laddove Chomsky stabilisce che la competenza è un fattore individuale, essendo innata e dipendente da un meccanismo cerebrale che Chomsky ha definito LAD (o Language Acquisition Device).Secondo la teoria innatistacognitivista chomskiana, il LAD (Language Acquisition Device) è il Dispositivo di Apprendimento della Lingua con cui viene denominato il meccanismo innato di acquisizione linguistica, specifico dell’essere umano. Secondo questa teoria, il nostro cervello annovera un apparato di acquisizione del linguaggio e una Grammatica Universale (GU) comuni a tutte le lingue, per cui la struttura della frase e l’ordine che governa i legami tra gli elementi linguistici rispettano una precisa logica interna. In risposta ai dati empirici provenienti dall’ambiente, la mente del bambino crea quindi una grammatica che assegna dei valori a tutti i parametri, producendo una delle lingue 2 Paola Desideri, ‘‘Modulo 8, Competenza linguistica e competenza comunicativa; aspetti della pragmatica; atti linguistici’, Università degli studi ‘‘G.D’Annunzio’’, PDF. 3 Divino Federico, (2015), ‘‘L’anima del linguaggio’’, Youcanprint. umane a disposizione. All’inizio del processo la mente del bambino è aperta ovviamente verso ogni lingua possibile, al termine essa perviene all’acquisizione di una lingua particolare. Il LAD, insomma, è un programma biologico, congenito, utilizzato per apprendere la lingua, una serie di regole relative a una grammatica universale contenente la descrizione degli aspetti strutturali condivisi da tutte le lingue naturali. L’acquisizione del linguaggio, dunque, secondo Chomsky non avviene per imitazione del linguaggio adulto, ma è un processo attivo di scoperta di regole e di verifica di ipotesi. Le ipotesi di partenza sono in numero limitato e già presenti nel LAD: questo spiega la rapidità con cui si impara a parlare e il fatto che le tappe dello sviluppo linguistico siano le stesse in tutte le culture e le classi sociali. In contrapposizione alla competenza, è l’esecuzione (performance), o “l’uso effettivo della lingua in situazioni concrete” (Chomsky, 1965 [1970: 45]), cioè l’utilizzazione materiale che ogni parlante fa della propria lingua nelle diverse e molteplici circostanze comunicative. Nel suo libro Aspetti della teoria della sintassi, Chomsky sostiene: ‘‘Per studiare l’esecuzione linguistica effettiva, dobbiamo considerare l’interazione di vari fattori, e la competenza sottostante del parlante – ascoltatore non è che uno di essi. […] Facciamo quindi una distinzione fondamentale tra la competenza (la conoscenza che il parlante – ascoltatore ha della sua lingua) e l’esecuzione (l’uso effettivo della lingua in situazione concrete) ’’. (Chomsky 1979: 44-45). Nelle esecuzioni effettive, secondo Chomsky oltre alla competenza, intervengono, anche altri fattori come le convinzioni extralinguistiche, il contesto, la struttura cognitiva con le limitazioni mnemoniche e altro. Riprendendo la distinzione di Chomsky, Paprella sottolinea come non sempre l’esecuzione effettiva rispecchi pienamente la competenza acquisita: ‘‘Può accadere, infatti, che un soggetto, pur fornito di un alto livello di competenza linguistica, possa esprimere un performance modesto in certe determinante situazioni di contesto o per effetto di specifiche interferenze emotive o per il richiamo forzato di risorse aggiuntive (dati di memoria, ad esempio). La performance nasce e si definisce a partire da interazione di vari fattori, alcuni anche del tutto contingenti; e la competenza è soltanto uno di questi fattori.’’ (N.Paparella 2005: 168). Il motivo per cui la performance di un parlante – ascoltatore non possa identificarsi con la sua competenza è attribuito a ‘‘false starts, deviations from rules, change of plans in mind-course, and so on’’ (Chomsky, 1965, p.4) che rendono un’esecuzione mai perfettamente assimilabile alla competenza4 sottostante. La Competenza Comunicativa: Il successivo, influente, arricchimento del concetto di competenza è da ascriversi all’ etnologo Dell Hymes, il quale critica il concetto di competenza di Chomsky alla luce del più ampio concetto di ‘‘competenza comunicativa’’ (communicative competence), estende il concetto di competenza chomskiana alla dimensione sociale della lingua e al contesto (competenza d’uso) in cui il fenomeno linguistico si realizza. Nel suo studio, Hymes sostiene che non è possibile analizzare una lingua come un corpo omogeneo e immutabile, riducendola a una semplice combinazione di forma e significato e cercando di spiegare soltanto le relazioni esistenti tra le due dimensioni. È ovvio, 4 Negli scritti più recenti di Chomsky la distinzione fra competenza e esecuzione è riformulata mediante la distinzione fra ciò che egli chiama ‘‘Lingua interna’’ (I-language) e ‘‘Lingua esterna’’ (E-language) (Chomsky 1986; cfr.par.3.5.1). quindi, da questo punto di vista, che ‘‘un’adeguata competenza comunicativa […] implica, naturalmente tener conto di certi fattori extralinguistici come il ruolo dei parlanti, il luogo ed il tempo in cui si sviluppa l’atto comunicativo’’ (Lenarduzzi, 1989:238). Ciò è particolarmente evidente quando si analizza una frase grammaticalmente identica che può assumere diverse funzioni (ordini, dichiarazione, richiesta, ecc.) a seconda del contesto e delle intenzioni comunicative. Hymes rappresenta il concetto della competenza comunicativa come la ‘‘capacità’’ del parlante di esprimere giudizi sul proprio enunciato e di scegliere fra tutte le forme linguistiche a sua disposizione quelle «che riflettono in modo appropriato le norme sociali che governano il comportamento in situazioni specifiche» (Hymes, 1972, p. 270). Ciò è l’insieme delle regole di natura psicologica, sociale e culturale che permettono all’utente di una lingua di produrre messaggi appropriati alla situazione. Per Hymes conoscere una lingua non significa solo avere interiorizzato il sistema di regole che ci permette di produrre e capire un numero infinito di frasi in quella lingua, ma anche possedere la capacità di farne uso nel contesto in cui si trova, e cioè sapere «quando parlare, quando no, per dire che a chi, quando, dove, in che modo» (Hymes 1972, p. 277). Il parlante/scrivente quindi conosce anche le regole d’uso che gli permettono di produrre messaggi appropriati alla situazione e di interpretarli in modo adeguato nel contesto in cui li ascolta o legge. Secondo Hymes, qualunque produzione linguistica deve rispondere a quattro requisiti fondamentali: - Deve essere formalmente possibile, ovvero deve essere formalmente corretta. - Deve essere fattibile, cioè strettamente vincolata alla cultura e alle sue regole: si deve poter fare in una certa cultura, deve essere accettata culturalmente. Significa che un locutore deve essere in grado di produrre messaggi non solo grammaticalmente corretti, ma anche culturalmente accettabili. - Deve essere realizzabile in un certo contesto, e si intende che una frase potrebbe essere costruita in modo corretto dal punto di vista grammaticale, ma non essere concretizzabile nel contesto d’uso perché troppo complessa. - Deve essere effettivamente realizzato, rimanda all’ipotesi che qualcosa possa essere possibile, realizzabile, appropriato, ma non trovare necessariamente una sua concretizzazione nel corpus di quella lingua (Hymes 1972, pp. 281-286). Hymes introduce tre elementi di novità rispetto al concetto di competenza linguistica. In primo luogo, sostituisce «l’unità di analisi costituita dalla frase con un’unità più ampia – l’evento linguistico – che chiama in causa tutta una serie di fattori che compongono la ‘situazione sociale’ in cui l’evento ha luogo» (Ciliberti 1995, p. 149). In secondo luogo, allarga gli ambiti delle conoscenza necessarie a chi usa la lingua: non è sufficiente ‘conoscere’ il sistema formale della lingua, è necessario ‘conoscere’ le norme sociolinguistiche che governano i rapporti sociali e le interazioni nelle diverse situazioni comunicative. Infine, oltre alle conoscenze, Hymes include nel concetto anche le abilità d’uso: non basta ‘conoscere’ delle regole per essere in grado di comunicare, è necessario avere la capacità di metterle in atto. La competenza comunicativa è una combinazione di ‘‘(tacita) conoscenza è (capacità d’) uso ’’ (Hymes 1972, p. 282). Dell Hymes, considerato come il fondatore dell’etnografia della comunicazione che ha come oggetto di studio l’interrelazione tra cultura e usi linguistici, ha stabilito il rapporto tra le specificità dell’uso linguistico alla comunità attraverso l’evento comunicativo considerato come l’unità d’analisi e dice: ‘‘Il punto di partenza è dato dall’analisi etnografica del comportamento comunicativo di una comunità. Bisogna determinare che cosa può contare come evento comunicativo, e come suo componente, e non considerare come comunicativo alcun comportamento che non sia definito da un qualche contesto e da una domanda implicita. In tal modo l’evento comunicativo risulta centrale. ’’ (D. Hymes 1974). Il termine ‘‘evento comunicativo’’, di cui Hymes aveva in un primo tempo fatto uso fu in seguito abbandonato, ed al suo posto fu introdotto quello di evento linguistico (speech event). Tra gli esempi di eventi linguistici è possibile annoverare il cicaleccio al bar, una lezione, una conversazione telefonica, il dibattito parlamentare, la festa di compleanno, la messa in chiesa, un’intervista, raccontare una barzelletta; si tratta di attività in cui la lingua svolge un ruolo essenziale nella definizione stessa di ciò che sta accadendo – se eliminiamo la lingua, cioè, l’attività non può aver luogo. Le situazioni linguistiche, all’opposto, sono attività nelle quali la lingua gioca un ruolo secondario. Tra gli esempi di situazioni linguistiche possiamo elencare una partita di calcio, una corsa in autobus, una visita ad una galleria d’arte. L’antropologo Dell Hymes ha elaborato uno strumento importante per lo studio della comunicazione in un contesto culturale: il modello SPEAKING, che si rifà in modo esplicito al modello di evento linguistico di Jakobson (aggiungere anno di pubblicazione). Questo modello individua le componenti universali del contesto in cui si svolge ogni forma di comunicazione. SPEAKING è un acronimo formato dalle iniziali di situation, participants, ends, act, sequences, key, instrumentals, norms e genres: (S) Setting including the time and place, physical aspects of the situation. (P) Participants identity including personal characteristics such as age and sex, social status, relationship with each other. (E) Ends including the purpose of the event itself as well as the individual goals of the participants. (A) act, sequence or how speech acts are organized within a speech event and what topic/s are addressed. (K) Key or the tone and manner in which something is said or written. (I) instrumentalities or the linguistic code i.e. language, dialect, variety and channel i.e. speech or writing. (N) Norm or the standard socio-cultural rules of interaction and interpretation and (G) genre or type of event such as lecture, poem, letter. (Farah, 1998: 26) Situation: indica l’ambientazione dell’evento comunicativo definito dalle coordinate spazio-temporali (setting), e indica la cornice culturale (scene) dello stesso evento; ad esempio un incontro di servizio in una libreria italiana. Participants: nella partecipazione all’evento linguistico si definiscono i ruoli di parlante (speaker) – che può essere solo portavoce -, mittente (addressor) – la fonte del messaggio -, ascoltatore (hearer) e reale destinatario (addressee), ciò è importante distinguere fra chi parla e chi è considerato emittente del messaggio, come fra chi ascolta e chi è considerato il ricevente del messaggio: nel caso dell’incontro di servizio, il commesso può parlare bene di un libro con un collega (ascoltatore), con lo scopo di convincere il cliente (reale destinatario del suo messaggio) a comprare quel libro. Si definiscono i ruoli sociali, che si riflettono in scelta di registro: ad esempio, il cliente e il commesso possono decidere, sulla base dell’età, del sesso, del ragno sociale, di usare il (Lei) o il (tu). Ends: riguardano gli scopi che muovono i partecipanti all’evento, alcuni sono dichiarati, altri restano impliciti; vi può anche essere una discrasia tra lo scopo perseguito (goal) e il risultato effettivamente raggiunto (outcome), come nel caso del commesso che insiste col cliente al fine di fargli acquistare il libro e che ottiene invece il risultato di irritarlo. Act sequences: sono le sequenze di atti che i partecipanti compiono per raggiungere gli scopi che si prefiggono; l’evento può anche consistere di un solo atto linguistico, ma solitamente ne comprende diversi: in libreria, il cliente saluta, chiede informazioni sul libro, ringrazia ecc. Key: è la chiave interpretativa del messaggio (spesso inferibile dai codici non verbali), che ci comunica ad esempio il senso ironico del Troppo gentile! di un cliente che cerca di difendersi da un commesso insistente. Instrumentalities: sono i canali di comunicazione, ma in questa categoria sono anche comprese le diverse forme di parlata (forms of speech) che si possono usare, a seconda delle situazioni Norms: sono le norme dell’interazione, che riguardano sia la produzione che l’interpretazione dei messaggi; anche negli interscambi più informali si rispettano norme (non interrompere l’altro, non sovrapporsi…). Queste possono variare nelle diverse culture, creando spesso problemi di comunicazione. Genres: un genere è un’unità di discorso riconoscibile per particolari caratteristiche formali e contenutistiche; molti sono i generi comunicativi a cui si può ricorrere in un evento linguistico: gli incontri di servizio possono svolgersi anche attraverso telefonate o e-mail; inoltre, nel corso di un interscambio canonico tra commesso e cliente si può utilizzare un diverso genere, per raccontare ad esempio un aneddoto. *************************** Bibliografia: - AA.VV, 2003, ‘‘Grammatica Insegnarla e impararla’’, Guerra edizione, Perugia. - Paola Desideri, ‘‘Modulo 8, Competenza linguistica e competenza comunicativa; aspetti della pragmatica; atti linguistici’, Università degli studi ‘‘G.D’Annunzio’’, PDF - Divino Federico, (2015), ‘‘L’anima del linguaggio’’, Youcanprint - Chomsky, N. 1965. Aspects of the Theory of Syntax. Cambridge, Mass.: The M.I.T. Press. - Chomsky, N. Aspetti della teoria della sintassi, in N. Chomsky, Saggi linguistici, vol.2, La grammatica generativa trasformazionale, tr. it.,Boringhieri, Torino, 1979, pp.44-45. - N. Paparella, La formazione delle competenze, in A. Perucca (a cura di), Le attività di laboratorio e di tirocinio nella formazione universitaria, Armando, Roma, 2005. - Lenarduzzi, René (1989). «iHola! e Ciao», in Scuola e lingue moderne, Milano, ANILS. - Hymes, D.H. (1972) “On Communicative Competence” In: J.B. Pride and J. Holmes (eds) Sociolinguistics. Selected Readings. Harmondsworth: Penguin. - Hymes, D. H. (1974) Foundations in sociolinguistics: An ethnographic approach. Philadephia: University of Pennsylvania Press. - Farah, I. (1998) ‘‘The etnogtaphy of communication’’, in N. Hornberger and P. Corson (eds.) Encyclopedia of language and Education: volume 8: Research Methods in language and Education. Dordrecht: Kluwer.