La Rivoluzione francese La società francese pre-rivoluzionaria La Rivoluzione francese fu un evento talmente importante che gli storici fanno iniziare da essa l’età contemporanea. Grazie ad essa, in effetti, si affermò finalmente la borghesia contro lo strapotere di altre categorie sociali, il clero e la nobiltà. La nobiltà era formata da uomini che erano benestanti non perché avessero guadagnato la loro ricchezza (essenzialmente grandi terre), ma perché l’avevano ereditata. In un certo senso, i nobili non avevano alcun “merito”, non essendosi conquistata la loro agiatezza. Anzi, disprezzavano il lavoro ed anche la borghesia. Quest’ultima classe sociale infatti si era, al contrario, “fatta da sola”, aveva sudato il proprio successo economico con il lavoro. Grossi commercianti, artigiani di oggetti preziosi, professionisti (medici, notai…) rappresentavano la parte attiva e lavoratrice della Francia: contribuivano alla crescita economica del Paese, mentre la nobiltà era parassitaria, non produceva nuova ricchezza per il Paese, pensando solo al lusso della vita di corte a Versailles. A borghesia e nobiltà va aggiunto un altro ceto: il clero. Si trattava degli uomini religiosi investiti di alte cariche all’interno della Chiesa (abati, vescovi…certo non di semplici preti) e che, al pari dei nobili, possedevano vasti territori, ma non partecipavano allo sviluppo economico della Francia. I due ceti della nobiltà e del clero godevano di ampi privilegi: all’interno degli Stati Generali (assemblea che affiancava il re nelle decisioni importanti, come imporre tasse…) avevano più rappresentanti e, dunque, decidevano della vita del Paese quando il Re li convocava; non pagavano tasse ed, anzi, percepivano tributi dai contadini che lavoravano le loro terre occupavano i posti più alti nell’amministrazione dello Stato e nell’esercito Nulla contava nella scala sociale la plebe, il popolo, composta di contadini e operai. Le cause della Rivoluzione La borghesia non tollerava più questa situazione e pretendeva che anche nobili ed ecclesiastici (clero) pagassero le tasse. Inoltre sentiva di essere la classe sociale più produttiva e importante per lo Stato e quindi si proponeva come guida politica al posto di clero e nobiltà: voleva distruggere quello che fu chiamato Ancien Règime, la struttura della società francese ormai ritenuta “vecchia”, nociva e da abbattere. Ciascuna di queste classi sociali aveva le sue pretese: la nobiltà ed il clero volevano conservare i propri privilegi, continuando a non pagare le tasse; la borghesia avrebbe preferito passare ad una Monarchia costituzionale e imporsi come nuova guida del paese; il popolo voleva che si abolissero i tributi da pagare ai nobili, possessori delle terre che loro lavoravano. Ciascun ceto aveva motivi di malessere e, per di più, una grave crisi economica colpiva la Francia. Essa aumentava il malore di tutti: alla nobiltà ed al clero si chiese di pagare le tasse, così da aiutare il paese, ma essi si rifiutarono; la borghesia sentiva ormai come un peso lo strapotere della nobiltà e voleva sostituirla al potere; il popolo non riusciva più a reggere il peso delle tasse e viveva sempre più in povertà. 1° fase: la monarchia costituzionale Di fronte alla grave crisi economica Luigi XVI chiede a nobiltà e clero di pagare le tasse, così da rimettere in sesto le finanze dello stato. Essi si oppongono e chiedono la convocazione degli Stati generali, per impedire tale riforma. Il 5 maggio 1789 si riuniscono gli Stati generali, ma il 3° Stato (la borghesia) chiede che si voti non “per Stato” (i NO sarebbero stati 2!), ma “per testa” (a quel punto la riforma sarebbe passata perché il Terzo stato era numericamente maggiore). Il re Luigi XVI scioglie l’assemblea, per non inimicarsi la nobiltà. Il 3° Stato, più alcuni esponenti del clero e della nobiltà “illuminati” e favorevoli alla Riforma, formarono un’Assemblea Nazionale (che andava a sostituire gli Stati generali) da soli, escludendo oppositori del 1° e 2° stato. Nella Sala della Pallacorda (gioco simile al tennis moderno), fecero il Giuramento della Pallacorda (giugno 1789): avrebbero scritto una Costituzione per la Francia e trasformato il paese in Monarchia costituzionale. L’Assemblea prese il nome di Assemblea Nazionale Costituente. Il re reagì riunendo l’esercito per sciogliere con la forza l’Assemblea Nazionale. Ma a questo punto si unisce alla lotta contro la monarchia assoluta il popolo, esasperato dalla miseria e dall’aumento del prezzo del pane: assale forni, armerie e, il 4 luglio 1789, prende d’assalto la Bastiglia, carcere dove il re rinchiudeva i suoi nemici (in realtà ne erano presenti solo 7), simbolo del potere monarchico assoluto. La monarchia era caduta e si formò un Consiglio Rivoluzionario per governare Parigi. Inoltre fu costituito anche un esercito, la Guardia Nazionale, in grado di difendere i lavori della Costituzione contro oppositori. Intanto l’Assemblea Nazionale Costituente abolì il sistema dei privilegi feudali (4 agosto), per i quali i contadini dovevano pagare tributi al nobile possidente terriero; approvò la Dichiarazione dei diritti dell’uomo (26 agosto), che si ispirava ai principi illuministici di uguaglianza, libertà, fraternità. Il re riunì l’esercito, ma la Guardia Nazionale (esercito dei rivoluzionari) andò a Versailles e condusse tutta la Famiglia reale a Parigi, per tenerla sotto controllo (5 ottobre). Nel giugno 1791 il re tentò di fuggire in Austria (paese da cui proveniva la regina Maria Antonietta), ma venne riconosciuto a Varennes e riportato a Parigi. Si capiva ormai chiaramente che il re non avrebbe appoggiato la Costituzione nascente ed il passaggio alla Monarchia costituzionale: si fecero allora avanti le idee dei rivoluzionari Giacobini, come M. Robespierre, che volevano la Repubblica. Nel settembre del 1791 la Costituzione era pronta e stabiliva che la Francia era una monarchia (con un re al governo) costituzionale (con una costituzione, un insieme di leggi fondamentali, che stabilivano i diritti inviolabili dei francesi). I tre poteri fondamentali dello Stato erano separati: 1. il potere legislativo era in mano all’Assemblea legislativa (parlamento), eletta dal popolo ogni 2 anni 2. il potere esecutivo era affidato al re e ai suoi ministri 3. il potere giudiziario era in mano a magistrati eletti dal popolo Non potevano eleggere ed essere eletti né le donne né i poveri: restava un sistema ingiusto, basato sulla ricchezza, in quanto elettori erano solo uomini 25enni da un certo reddito in su. La borghesia si era ormai assicurato il potere e all’Assemblea erano eleggibili solo borghesi. Per risanare le finanze dello stato, l’Assemblea emanò una riforma fiscale: si sarebbero pagate le tasse in base a ciò che si possedeva o si produceva. Le tasse colpirono, dunque, i possessori di terre e di immobili (case, fabbricati) e anche i guadagni derivanti da commercio e industrie. Il fisco adesso colpiva più equamente le fasce alte della società (nobiltà, clero, borghesia). Eppure neanche questa riforma riuscì a risolvere il problema, per cui furono messi in vendita i beni di alcuni Ordini religiosi ritenuti non utili (non aiutavano i malati, i poveri…). Che il controllo del potere fosse concentrato nelle mani della sola borghesia non andava bene alle altre classi sociali, ciascuna delle quali cominciò a riunirsi in club per difendere i propri diritti: 1. Giacobini, favorevoli alla Repubblica, divisi a loro volta tra Girondini (più progressisti, cioè favorevoli a riforme che aiutassero il paese) e Montagnardi (favorevoli a riforme più radicali). Tra i giacobini ricordiamo Robespierre; 2. Foglianti, favorevoli alla Monarchia, conservatori (cioè poco inclini alle riforme); 3. Cordiglieri, che sostenevano il popolo e ritenevano utili riforme radicali, come l’eliminazione della proprietà privata. Tra essi c’erano Danton e Marat. Cominciarono ad essere usate le parole destra e sinistra per indicare i diversi gruppi politici dell’Assemblea: a destra sedevano i Foglianti, più conservatori e meno favorevoli alle riforme; a sinistra sedevano Giacobini e Cordiglieri. Scoppia la guerra Le altre potenze europee temevano il diffondersi delle idee rivoluzionarie francesi e, prima che fossero esse ad attaccare la Francia per riportare la monarchia assoluta al potere, l’Assemblea francese fece il primo passo e dichiarò guerra all’Austria. Era il 20 aprile 1792 e a fianco dell’Austria si posero subito Prussia e Regno di Sardegna. In questo momento storico nasce la Marsigliese, inno ufficiale della Francia ancora oggi. La Francia perdeva, la Prussia entrò facilmente in Francia. I Giacobini (repubblicani) incitarono il popolo alla lotta, convincendolo che l’esercito francese stava perdendo apposta, per via di un complotto con la monarchia, con la nobiltà e col clero. 2° fase: la Repubblica e il Terrore Il popolo insorse, si recò nel palazzo delle Tuileries ed arrestò la famiglia reale. Venne proclamata la Repubblica, l’Assemblea fu sostituita dalla Convenzione, eletta a suffragio universale (votarono tutti i maschi maggiorenni). Il 21 gennaio 1793 era ghigliottinato re Luigi XVI, in ottobre la regina Maria Antonietta. Intanto la preoccupazione degli stati europei cresceva e si formò la prima coalizione, che riuniva Austria, Prussia, Inghilterra, Spagna, Olanda, Regno di Sardegna e altri stati italiani. Contro la Francia repubblicana si schierarono anche nemici interni: i contadini della Vandea e di altre regioni francesi, insorsero perché furono chiamati forzatamente a combattere contro il nemico esterno, togliendo braccia al lavoro; perché dalla vendita dei beni della Chiesa loro non avevano ottenuto nulla, perché i beni erano stati acquisiti dalla borghesia. La Repubblica francese fu guidata da giacobini e cordiglieri: Danton, Marat, Robespierre erano a capo del cosiddetto Comitato di salute pubblica. Si diede una nuova costituzione, detta Costituzione dell’anno I (1793). Questo periodo, dominato dal Comitato di salute pubblica, repubblicano e in realtà dittatoriale, fu denominato Terrore (1793-94). Si trattò, infatti, del periodo più sanguinoso della Rivoluzione francese: tutti i sospettati antirepubblicani venivano uccisi. Uccisi gli altri 2 leader, Robespierre rimase a governare da solo: aumentò le tasse; impose prezzi fissi (calmiere) ai beni di prima necessità; impose un limite ai salari degli operai; abolì il culto cattolico e istituì una grande festa per l’Essere Supremo. Robespierre, insomma, scontentava gran parte del paese: borghesi e popolo. Il 27 luglio 1794 veniva ghigliottinato. 3° fase: il Direttorio. Fine della Rivoluzione La Repubblica francese fu guidata da uomini più moderati, che riscrissero una nuova Costituzione (detta dell’anno III). Alla guida del paese si posero 5 membri del Direttorio (1794-99). Potevano votare solo i borghesi possidenti. La borghesia aveva vinto la Rivoluzione ed aveva sfruttato il popolo per ottenere il potere. Qualche sommossa popolare scoppiò (Congiura degli Eguali di Babeuf), ma fu soppressa sul nascere.