00.Rivoluzione Francese

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La rivoluzione francese
Nel Settecento la società francese era divisa in tre gruppi sociali, chiamati ordini o stati, che non avevano gli
stessi diritti. I primi due, il clero e la nobiltà, costituivano meno del 2% della popolazione, ma possedevano oltre il
30% del suolo coltivabile. Non dovevano pagare la maggior parte delle tasse. Inoltre nobili ed ecclesiastici
potevano chiedere ai contadini tasse e lavoro gratuito, mentre alla Chiesa veniva pagata la decima su ogni
raccolto. Questa situazione provocava il malcontento del terzo stato, che costituiva la maggioranza della
popolazione francese. Il malcontento del terzo stato aumentò a partire dagli anni 1778-1780, quando in Francia ci
fu una grave crisi economica. Perchè la popolazione era rapidamente aumentata, ma la produzione agricola no
quindi i generi alimentari cominciarono a scarseggiare e a costare molto. Poi due anni (1788-1789) di carestia
fecero soffrire soprattutto i più poveri. Il 5 maggio 1789 il re convocò gli Stati Generali, cioè l'assemblea dei
rappresentanti dei tre ordini. Si discusse prima di tutto su quale sistema di votazione bisognava adottare. La
nobiltà e il clero volevano votare per ordini: ogni stato avrebbe espresso un solo voto. Così aristocratici ed
ecclesiastici potevano avere una maggioranza garantita di 2 voti a 1. Il terzo stato chiedeva invece la votazione per
testa: ogni rappresentante avrebbe avuto un voto. Poiché il terzo stato aveva un numero di rappresentanti superiore
a quello di nobiltà e clero, sarebbe riuscito a vincere. L'accordo non fu trovato. Allora il terzo stato diede vita
all'Assemblea nazionale che si proclamò anche costituente, si diede cioè lo scopo di fare una Costituzione che
trasformasse la Francia in una monarchia costituzionale. Il re Luigi XVI, vedendo il proprio potere in pericolo,
richiamò ventimila soldati verso Parigi, con l'intenzione di sciogliere con la forza l'Assemblea. Questa iniziativa
suscitò l’ira della folla, già esasperata dai prezzi sempre più elevati del pane e il 14 luglio 1789 il popolo di Parigi
prese d'assalto e occupò la fortezza della Bastiglia, che era il simbolo del potere assoluto. Intanto la rivolta armata
dilagava in tutto il paese. Nelle campagne i contadini assaltavano i castelli bruciando gli archivi che contenevano i
documenti relativi ai diritti feudali. Allora l'Assemblea nazionale costituente decise l'abolizione di tutti i privilegi
feudali. Poi approvò la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino che affermava che in Francia non
dovevano più esserci sudditi sottomessi all'autorità assoluta del sovrano, ma cittadini liberi, uguali davanti alla
legge e con il diritto di partecipare al governo dello stato. L'Assemblea nazionale tassò i nobili e vendette i beni
della Chiesa. Furono anche abolite le tasse sul sale e su altri beni di prima necessità. Furono anche confiscate e
messe in vendita le grandi proprietà terriere della Chiesa. Molti ordini religiosi, ritenuti inutili, furono soppressi. Il
3 settembre 1791 fu approvata la Costituzione che segnava la nascita della monarchia costituzionale. Il potere
esecutivo era affidato al sovrano e ai suoi ministri, quello legislativo a un'assemblea elettiva, quello giudiziario a
giudici anch'essi scelti dal popolo. La Costituzione francese, quindi, prevedeva la separazione dei poteri. Il
diritto di voto non fu concesso a tutti i cittadini ma solo a quelli che possedevano un certo reddito. Nel frattempo
era successo Luigi XVI aveva tentato di fuggire dalla Francia per mettersi a capo di un esercito
controrivoluzionario. Ma lungo la strada che da Parigi porta verso i Paesi Bassi, era stato riconosciuto e riportato
nella capitale. Molti nobili francesi erano fuggiti all'estero, specialmente in Austria e in Prussia. I nobili espatriati
cercavano di convincere i sovrani di quei due paesi a dichiarare guerra alla Francia per ristabilirvi la monarchia
assoluta. I francesi decisero di anticipare le mosse degli avversari e dichiarare guerra agli Austro-prussiani. Anche
il re si dichiarò favorevole alla guerra, ma con la speranza che la Francia venisse sconfitta e che il governo
rivoluzionario fosse travolto. I comandanti dell'esercito, tutti aristocratici, fuggirono lasciando le truppe senza
comandanti oppure condussero le operazioni militari cercando volutamente la sconfitta. Di conseguenza le truppe
francesi furono più volte battute. Questo modo vergognoso di condurre la guerra provocò la protesta del popolo
parigino, che giustamente attribuiva la responsabilità delle sconfitte ai comandanti fedeli al re. Il 10 agosto 1792
fu preso d'assalto il palazzo reale e il re fu arrestato. Il 21 settembre fu proclamata la repubblica. Il re venne
condannato a morte I beni dei nobili fuggiti all'estero furono confiscati. Tutti coloro che erano sospettati di tradire
la rivoluzione furono imprigionati e poi mandati alla ghigliottina: in pochi giorni furono eseguite oltre mille
condanne a morte. Con l'eliminazione degli ufficiali controrivoluzionari e con l'arrivo di volontari fedeli alla
rivoluzione, l'esercito francese ottenne la sua prima vittoria; fu addirittura in grado di contrattaccare. All'inizio del
1793 Austria, Prussia, Inghilterra, Russia, Spagna, Olanda e parecchi stati italiani e tedeschi formarono una
coalizione antifrancese. Per fronteggiare così tanti nemici, il governo rivoluzionario arruolò molti abitanti delle
campagne, suscitando la protesta dei contadini. A partire dal dipartimento della Vandea, il malcontento degli
agricoltori sfociò in una rivolta controrivoluzionaria, appoggiata dal clero e dalla nobiltà. La rivolta della Vandea
fu repressa nel sangue; si moltiplicarono gli arresti, i processi sommari (cioè senza che l'imputato potesse
difendersi) e le esecuzioni di chiunque fosse sospettato di agire contro la rivoluzione. Iniziava così la fase del
Terrore che, in poco più di un anno, provocò 50000 vittime. In seguito questa estrema durezza cominciò ad
apparire esagerata e i responsabili del Terrore furono ghigliottinati.
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