Trombosi venosa profonda: sintomi, cause e terapia La trombosi venosa, spesso chiamata anche con il nome di flebite, designa l’ostruzione di una vena da un trombo, coagulo di sangue. Vi si distingue la trombosi venosa superficiale (che colpisce le vene più superficiali) da quella profonda (che interessa le vene più grosse). 1. Definizione 1. Trombosi venosa superficiale 2. Trombosi venosa profonda 2. Cause e fattori di rischio 3. Sintomi 4. Diagnosi 5. Terapia 6. Prevenzione Definizione La trombosi venosa profonda che sopraggiunge in generale a livello delle gambe, deve essere trattata in urgenza in quanto il trombo può facilmente raggiungere i polmoni, provocando un’embolia polmonare. L’età, l’obesità, il tabacco e l’insufficienza cardiaca elevano il rischio di trombosi. A giusto titolo le donne soggette a gambe pesanti e/o a insufficienza venosa, rappresentano un terreno favorevole per la formazione di una flebite. Una flebite corrisponde alla formazione di un trombo nel sangue che sopraggiunge a livello di una vena ostruendola più o meno completamente. Essa può formarsi ad una qualunque vena dell’organismo, ma nel 90% dei casi essa tocca gli arti inferiori. Secondo la localizzazione e il grado d’ostruzione della vena, la flebite può rappresentare un caso benigno o corrispondere ad un’urgenza medica. Trombosi venosa superficiale Una trombosi venosa superficiale (flebite superficiale o periflebite) che corrisponde alla formazione di un trombo in una vena appartenente alla rete superficiale del corpo. Essa si manifesta con un’infiammazione e dolori a livello della zona infetta, la quale assume un colore leggermente arancio dopo una prima fase acuta. Anche se le complicazioni ad essa associate sono meno gravi, che quelle della trombosi venosa profonda, essa necessita comunque di una cura. Analgesici, antinfiammatori non steroidei, anticoagulanti costituiscono il trattamento tipico, così come una fascia contenitiva è spesso consigliata. Trombosi venosa profonda La trombosi venosa profonda (flebite profonda) è causata da un trombo situato in una vena più profonda e rappresenta un’urgenza medica, poiché il trombo distaccandosi dalla parete venosa, provoca il rischio di un’embolia polmonare. I sintomi sono rappresentati da un dolore sordo a livello del polpaccio o della coscia e un edema più esteso, lo stesso che si forma in caso di trombosi venosa superficiale. Un rossore della pelle e una sensazione di calore possono accompagnare i sintomi. Cause e fattori di rischio L’età è il primo fattore di rischio di questa patologia. A partire dai 60anni e poi oltre i 75, il rischio di flebite aumenta in maniera esponenziale. I casi di flebite che colpiscono i giovani sono rari e legati a più fattori costituenti tra cui casi di trombosi in famiglia. I fattori che aumentano il rischio di contrarre una flebite sono numerosi: insufficienza venosa, come l’immobilizzazione prolungata degl’arti, cancro, problemi di coagulazione, alcune patologie come infarto o insufficienza respiratoria cronica, gravidanza o un’operazione chirurgica recente. Il fattore di rischio di una recidiva è presente, in caso di flebiti già curate. Tre i tipi di malfunzionamento che possono spiegare la manifestazione di una flebite: lesioni vascolari, a seguito di una chirurgia, parto, catetere, ecc.; ipercoagulazione, sangue spesso, dato da fattori genetici, anomalie del sangue, malattie infiammatorie (malattia di Chron), cancro e ormoni (pillola contraccettiva, gravidanza, trattamento ormonale), tabagismo e obesità. Infine, tutti i periodi che occasionalmente provocano un rallentamento della circolazione (stasi sanguigna) legata ad un’immobilizzazione ortopedica, ad es. un lungo viaggio o degenza. La gravidanza e il cancro sono degli stati particolarmente a rischio nella misura in cui questi tre fattori sono riuniti. Sintomi La localizzazione dell’ostruzione può generare dei sintomi leggermente differenti. Spesso, una flebite non manifesta alcun segno clinico: flebite asintomatica. Per la flebite sita a livello del polpaccio, un dolore unilaterale situato a livello di un solo polpaccio associato ad un aumento del calore del polpaccio, diminuzione del suo versamento e spesso rigonfiamento sono dei segnali evocatori ma incostanti. Spesso può presentarsi una febbre leggera. Per flebiti site più in alto è possibile che s manifesti un dolore localizzato nella coscia o all’inguine. Diagnosi L’osservazione clinica è raramente sufficiente ad affermare l’esistenza di una flebite. In questi casi infatti è bene procedere con esami specifici, come l’ecodoppler, ecografia a base di ultra suoni capace di detenere il trombo nel sistema venoso e in associazione al doppler, consente di studiare i flussi sanguigni a livello della rete venosa. Un prelievo di sangue consente di valutare il dosaggio del D-dimero, se le cifre sono inferiori a 500 microgrammi per litro, esso consente di escludere un’embolia e/o una flebite. In caso non siano riscontrate cause evidenti di una flebite, il bilancio sanguigno può vertere alla ricerca di eventuali problemi di coagulazione. Terapia La flebite necessita di terapia a base farmacologica, in particolar modo a base di anticoagulanti che consentano di liminare i rischi di complicanze e/o eventuali estensioni, oltre alla disintegrazione del trombo stesso. Inizialmente, gli anticoagulanti sono somministrati sotto forma di punture, poi per via orale. A seconda delle circostanze e/o la comprovata esistenza di un fattore scatenante e del fatto che si tratta di un primo episodio o meno, la durata del trattamento può variare. In caso di diagnosi certa di una trombosi venosa profonda, la terapia viene somministrata immediatamente, con lo scopo di sciogliere il coagulo di sangue che ostruisce la vena, e quindi evitare la migrazione. L'anticoagulante più comunemente usato per i al cura delle flebiti è l’eparina. Esso viene somministrato per via endovenosa o sottocutanea ogni giorno per una decina di giorni. Alzare le gambe durante il riposo a letto, poi indossare calze a compressione è spesso raccomandato. In casi molto rari, la chirurgia può essere presa in considerazione. Successivamente, un antagonista della vitamina K il warfarin può essere prescritto per via orale per diversi mesi o addirittura anni, al fine di prevenire il ripetersi di flebite. La durata del trattamento sarà valutata dal medico in base alla storia e ai fattori di rischio specifici di un paziente. Gli anticoagulanti sono farmaci essenziali per il trattamento di flebiti, tuttavia, possono causare emorragie se non sono perfettamente proporzionati. Mentre gli antagonisti della vitamina K, per esempio, hanno uno stretto margine tra la dose che causa un’anticoagulazione efficace, quella che provoca l'emorragia e quella che consente la formazione di coaguli di sangue Per queste ragioni, il monitoraggio medico e una posologia regolare sono essenziali. Prevenzione Per evitare la formazione di flebiti, il riposo a letto prolungato deve essere evitato, ma se necessario, è bene alzare le gambe e utilizzare delle fasce contenitive. Da evitare ogni fonte di calore sulle gambe, come bagni troppo caldi, sauna, coperte riscaldanti. Alzare i piedi dal letto di almeno 10cm, aggiungendo dello spessore. Nei casi più a rischio, un trattamento preventivo a base di anticoagulanti può essere necessario, ad es. dopo un’operazione. Per lunghi viaggi, meglio indossare le calze contenitive e idratarsi bene. Stesso vale per le donne in gravidanza. In generale la prevenzione del rischio di flebite può essere effettuata praticando attività fisica regolare, combattendo il sovrappeso ed evitando di fumare. Il camminare, il novo, la bicicletta e ogni tipo di attività fisica contribuiscono a diminuire il rischio di flebite. Da evitare il tennis, mentre sono da favorire le attività “anti-obesità”. Evitare assolutamente il riposo, in caso di flebiti, ma al contrario, il camminare consente il riassorbimento del trombo e il ritorno venoso. Foto: © lightwise/123RF Ce document intitulé « Trombosi venosa profonda: sintomi, cause e terapia » issu de Magazine Delle Donne (magazinedelledonne.it) est mis à disposition sous les termes de la licence Creative Commons. 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