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ITALIA e LIBIA
Il cammino delle Donne libiche
verso la Democrazia
Donne e Diritti
Progetto “La condizione giuridica e sociale delle donne in Libia”
Minerva e Law International
M
con il sostegno del
Ministero degli Affari
Esteri italiano
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Si ringraziano
La Direzione Affari Politici e Sicurezza del MAE
diretta dall’Ambasciatore Sandro De Bernardin:
il Vice Direttore Min.Plen. Mauro Conciatori
il Cons. Andrea Catalano
S.E Giuseppe Buccino Grimaldi, Ambasciatore d’Italia in Libia
Il Ministero della Cultura del Governo libico:
Mr. Abdulrazag Abara, Vice Ministro della Cultura e della Società Civile
Prof. Rubens Piovano, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura
L’Ambasciata libica a Roma e il Consolato libico a Milano
I giornalisti:
Marco Clementi,Redazione Esteri Tg1 RAI
Sarina Biraghi, Condirettore de “Il Tempo”
un grazie allo staff organizzativo di Minerva e Law International
Riccardo Severi, Project Manager
Olga Mammoliti Severi, Editorial Producer
Simona Lanzellotto, Legislative and legal documentation
Beatrice Mancini, Administration
Francesca Ceci, Press Office
Donatella Trebbi, Segreteria Minerva
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ITALIA e LIBIA
Il cammino delle Donne libiche
verso la Democrazia
Progetto “La condizione giuridica e sociale delle donne in Libia”
Minerva e Law International
con il sostegno del
Ministero degli Affari
Esteri italiano
Edizioni
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il progetto
Il progetto è stato pensato e realizzato come un insieme di azioni a sostegno
dell’impegno della società civile libica nell’affermazione della dignità giuridica
e sociale della donna e della sua tutela fisica e psicologica, attraverso attività
di analisi, di formazione e orientamento e di confronto tra esperti del settore,
rappresentanti del mondo istituzionale e giuridico e della società civile italiana
e libica.
In tal senso il progetto si inserisce nell’impegno dell’Italia per la stabilizzazione della Libia attraverso la affermazione di una democrazia solida, che
necessariamente dipende anche in larga misura dal livello di supporto internazionale e che non può limitarsi alla mera stabilità economica del Paese.
Il progetto ha mirato a creare spazi e forme di dialogo, di scambio professionale
e culturale, e di diffusione di una cultura dell’uguaglianza donna-uomo, nell’ambito di una collaborazione tra l’Italia e la Libia volta ad individuare gli
strumenti giuridici che, in questa fase di “state-building”, possono garantire
la parità giuridica e sociale; la piena partecipazione delle donne nella vita economica, sociale e democratica del Paese; la fine di ogni violenza e discriminazione contro le donne; l’incoraggiamento di ruoli di leadership da parte delle
donne.
I risultati del progetto, che qui descriviamo, sono stati raggiunti in tre diversi
momenti sia in Italia che in Libia, nel corso di eventi ai quali hanno partecipato un significativo panel di donne rappresentanti della società civile libica,
di esperti e autorità libiche e italiane.
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L’obiettivo generale che il progetto si è proposto di raggiungere può essere così
riassunto: a) incrementare la consapevolezza e competenza delle donne libiche
in materia di diritti della donna in Costituzione e nella legislazione; b) creare
le basi per un contributo continuo e proficuo dell’Italia nella fase di “statebuilding” della Libia nello specifico settore della affermazione della tutela costituzionale e legislativa della donna.
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A tal fine, il contributo da parte italiana si è espresso attraverso:
- una analisi comparata della evoluzione legislativa, dei vincoli burocratici
e amministrativi attorno alla condizioni giuridica e sociale delle donne in
Europa, Italia e Libia
- un percorso formativo sui principi legislativi/costituzionali di tutela della
donna, sulla loro traduzione nel materiale codicistico del Paese, e sui sistemi
di applicazione processuali di tali principi
- iniziative locali attraverso incontri ed eventi di confronto e trasmissione
di esperienze tra professionisti, magistrati, esperti e rappresentanti istituzionali/politici e della società civile italiani e libici
Nell’arco di dodici mesi l’insieme degli obiettivi sono stati perseguiti attraverso
le seguenti azioni: una missione preliminare in Libia; l’individuazione di
enti e istituzioni locali da coinvolgere; un incontro di presentazione del progetto alla stampa; la raccolta di materiale per studio e analisi comparati della
situazione delle donne in Europa, Italia e Libia; il primo Seminario a Roma,
a cui hanno partecipano professionisti, magistrati, sociologi, esperti e rappresentanti istituzionali/politici e della società civile italiani e libici; le raccomandazioni al termine del Seminario; il secondo Seminario a Tripoli che è
stata Paeseoccasione per presentare i risultati del primo seminario, e per approfondire in sessioni tematiche gli sviluppi ulteriori, per arrivare ad individuare e condividere in una discussione finale le priorità d’azione legislativa e
in Costituzione il riconoscimento del principio dell’uguaglianza donna-uomo
e la sua effettiva applicazione; l’approvazione unanime delle raccomandazioni
conclusive. Tra cui la Costituzione di un Comitato di coordinamento, composto
dai soggetti organizzatori e dalle donne partner libiche: il Comitato servirà
a dare continuità ad un network di relatori iracheni e italiani per un collaborazione comune sui temi giuridici e legislativi e per successivi sviluppi dei
risultati del progetto sulla Condizione giuridica e sociale delle donne in Libia.
L’attività progettuale ha potuto contare sul sostegno e sulla costante collaborazione della Direzione Affari Politici e di Sicurezza del MAE, nella persona
del Vice Direttore, Min. Mauro Conciatori, affiancato dal Cons. Andrea Catalano. Le parole del nostro Ambasciatore a Tripoli, S.E. Giuseppe Buccino
Grimaldi, riassumono meglio di ogni altra considerazione il buon esito del
progetto: “la possibilità che dal Seminario si possano sviluppare ulteriori iniziative di concerto con le finalità di cooperazione Italia e Libia in tema di diritti delle donne mi sembra una dimostrazione del pieno successo della vostra
opera in questo Paese e per me motivo di soddisfazione”.
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gli interventi istituzionali
On. Marina Sereni
Vice Presidente della Camera
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“Sono particolarmente lieta di porgere il saluto delle deputate e dei deputati italiani ai
partecipanti a questo importante seminario
sullo stato giuridico e sociale delle donne nel
processo di ricostruzione in Libia.
Ringrazio in particolare il prof. Spangher,
preside della Facoltà di Giurisprudenza che
ospita questa iniziativa, Pierluigi Severi,
responsabile del progetto Minerva, l’avv.
Laura Guercio, presidente di LAW International e la signora Amal AlTaher El Haj, che, dopo anni d’impegno per i diritti delle donne nel suo
Paese, si è recentemente candidata al premierato del suo Paese.
La conferenza internazionale per gli aiuti alla Libia promossa dalla diplomazia italiana svoltasi il 6 marzo scorso, ha evidenziato i gravi ritardi
nel processo di stabilizzazione post-bellica: le dimissioni (e la conseguente
fuga all’estero) del primo ministro Zeidan costituiscono di fatto un successo
per le milizie armate e confermano l’elevato grado di insicurezza che affligge il Paese.
Allo stallo del processo politico – cui non sembra avere dato una risposta lo
svolgimento delle elezioni per l’Assemblea costituente, tenutesi a febbraio
– fa da corollario un evidente deterioramento delle condizioni di sicurezza.
Le autorità centrali, prive del monopolio della forza, non sono in grado né
di assicurare il controllo del territorio e dei confini terrestri e marittimi né
di contrastare le attività di organizzazioni terroristiche e criminali. Parzialmente in derivazione da queste milizie, la Libia è divenuta il teatro
operativo di formazioni estremiste, apertamente ostili ad un assetto aconfessionale dello Stato secolare, talvolta optando chiaramente per la lotta jihadista (in chiave locale o regionale), talvolta sostituendosi ad attività
tipiche dello stato come il controllo territoriale o l’assistenza sociale.
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A questa situazione di semi-anarchia del Paese si è aggiunta, dall’estate
scorsa, anche la crisi nel settore dell’industria energetica. Diversi gruppi
di miliziani e le guardie preposte al controllo degli impianti energetici, per
diverse ragioni, economiche e politiche, hanno imposto lo stop delle infrastrutture determinando il collasso delle esportazioni libiche, a novembre
2013 ridotte a circa un terzo dei livelli pre-guerra.
Sappiamo quanto la Libia sia importante per la nostra sicurezza energetica
- è libico circa il 25% del petrolio che consumiamo – così come per la nostra
credibilità internazionale e per la sicurezza delle nostre stesse frontiere.
Non possiamo permetterci uno ‘Stato fallito’ a poche centinaia di chilometri
dal nostro Paese. Da qui l’interesse prioritario del Governo italiano per il
processo di transizione in Libia, per ogni iniziativa, anche di tipo economico, che possa aiutare la società libica a scegliere strade alternative a quelle
della guerra e della violenza.
Ma tutto ciò non basta, occorre affiancare agli aspetti di cooperazione economica altri progetti, come quello promosso da Minerva, a sostegno del
processo di ricostruzione della società civile e della valorizzazione dei giovani e delle donne.
Molte donne, soprattutto giovani, hanno partecipato attivamente alle ‘Primavere arabe’, prendendo parte sin dall’inizio alle manifestazioni, al dibattito pubblico e politico e alle elezioni, assumendo anche un ruolo attivo
nella società civile, nei media sociali e sui blog.
In Libia, come testimonia l’impegno coraggioso delle nostre amiche qui, la
costruzione della democrazia richiede la piena partecipazione delle donne:
la sfida principale sarà assicurare la partecipazione attiva delle donne negli
organismi responsabili della stesura delle nuove costituzioni e fare in modo
che le costituzioni riconoscano chiaramente la democrazia, i diritti delle
donne e la parità di genere.
All’indomani di un conflitto le donne costituiscono infatti il principale e
più motivato attore del processo di ricostruzione di un Paese. La spiegazione è semplice: sono le donne a pagare più di tutti i costi dell’esclusione,
dei conflitti accumulati, del mancato sviluppo del sistema economico, dell’assenza di democrazia.
Il ruolo e la sicurezza delle donne nei paesi arabi in fase di trasformazione
è decisivo per il futuro di questi paesi e si realizza anche attraverso una
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gli interventi istituzionali
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lotta senza tregua alla violenza di genere, per ripristinare ‘la verità necessaria’, per riprendere il titolo di una recente iniziativa della Camera
premessa irrinunciabile per ogni credibile processo di riconciliazione postbellica”.
Per questo è importante verificare l’attuazione del provvedimento, recentemente adottato dal governo libico, che riconosce come vittime di guerra
le donne che hanno subìto violenza sessuale nel corso degli otto mesi della
rivoluzione del 2011, garantendo loro una pensione mensile, cure mediche,
un percorso di studi in Libia o all’estero, priorità negli impieghi pubblici e
una assistenza nei processi contro gli stupratori.
Su un piano più vasto, è importante per la nostra cooperazione allo sviluppo promuovere iniziative volte ad istituire meccanismi di accompagnamento e di sostegno a favore dell'imprenditoria femminile, anche attraverso
la diffusione di informazioni, la protezione giuridica e la formazione in
materia di avanzamento professionale e di gestione. Credo che un’altra
priorità sia rappresentata dal sostegno di quei progetti di scambio che consentano alle organizzazioni di donne provenienti da paesi diversi di incontrarsi e condividere esperienze e conoscenze. In questa direzione
considero significativo che l’Italia abbia recentemente co-sponsorizzato un
evento specifico dedicato alla condizione della donna in Libia che si è svolto
lo scorso 17 marzo presso l’ONU a New York in occasione della 58 esima
commissione Onu sullo stato delle donne.
La parità e il riconoscimento del ruolo femminile, in altre parole, passano
attraverso una pluralità di interventi: promuovendo l’uguaglianza di genere attraverso riforme del quadro giuridico; appoggiando le organizzazioni della società civile in grado di perorare la causa dei diritti delle donne
e di contribuire a rafforzare la loro partecipazione al processo decisionale;
operando direttamente a livello delle collettività locali, allo scopo di modificare i comportamenti sociali e le tradizioni e di aprire spazi per le donne
nella vita sociale, economica e politica delle loro collettività.
Il Parlamento italiano è impegnato in questa direzione, innanzitutto sollecitando il Governo italiano a considerare prioritari i temi al centro di
questo vostro seminario nell’ambito della più complessiva azione per la
transizione democratica della Libia.
Al tempo stesso ritengo che le donne parlamentari italiane possano offrire
un aiuto concreto alla promozione della condizione femminile in Libia,
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anche mettendo a disposizione l’esperienza maturata nell’ultimo anno attraverso la creazione di un apposito gruppo parlamentare di contatto, come
quello che ho l’onore di presiedere con le donne afghane: la presenza di trentatré donne fra i componenti del Parlamento di transizione e di sei tra i
sessanta costituenti, rappresentano dei primi segnali positivi dai quali si
deve ripartire per rifondare un nuovo patto sociale inclusivo per la nuova
Libia democratica.
Non è casuale che il ruolo cruciale svolto dalle donne nel processo di transizione in Libia sia stato esplicitamente menzionato nelle conclusioni adottate in occasione della Conferenza Internazionale sul sostegno alla Libia
svoltasi a Roma lo scorso 6 marzo e che recitano testualmente: “ Recognizing the critical role played by women in Libya’s revolutionary transition,
Libya and international partners stressed the importance of full participation of women in Libya’s national decision-making process and in the
establishment of national institutions at all levels.”
Se, come ha giustamente sottolineato il nostro Ministro degli Esteri in occasione di quella Conferenza, “il problema della Libia non è militare ma
principalmente politico, se la comunità internazionale può aiutare un processo di riconciliazione ma non sostituirsi ai protagonisti libici, allora è essenziale che tra questi protagonisti ci siano in prima fila le donne, le più
pronte e le più interessate a costruire un futuro di pace e di democrazia per
loro e i loro figli”.
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gli interventi istituzionali
Min. Plen. Mauro Conciatori
Vicedirettore Generale
della Direzione Affari politici
e di Sicurezza del MAE
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“Il MAE ha ricevuto la presentazione di
questo progetto che ci è subito sembrato interessante e da sostenere perché si sposava
bene con le linee direttrici della nostra
azione in questo momento in Libia e più in
generale nel Mediterraneo e perché prendeva in considerazione la Libia, priorità
nella politica estera italiana, sottolineata
dalla geografia e rafforzata da vincoli storici e culturali e da debiti morali iscritti
nelle psicologie di entrambi i paesi.
La nostra azione nel Mediterraneo cerca di
partire da una analisi di quello che sta avvenendo in Libia e nei paesi del Mediterraneo in transizione. Noi pensiamo che nei Paesi della riva Sud del
Mediterraneo sia in atto una trasformazione epocale innescata dal cambiamento di elementi demografici ed educativi e che si tratta di un processo
che si scrive nella durata di cui non sarà possibile tirare un bilancio prima
di molti anni e i cui esisti sono impregiudicati.
Per questo motivo all’azione governativa e diplomatica noi cerchiamo di
coniugare un’azione fatta attraverso la società civile, per potere fare in
modo di contribuire, analizzare e capire questi profondi cambiamenti che
sono in corso ricorrendo alle forze reali che li hanno messi in movimento e
che hanno la possibilità di dargli una direzione.
A livello governativo ci impegniamo per cercare di mettere i nuovi paesi
in via di transizione nelle migliori condizioni di gestire il bene comune,
senza intrometterci nelle dinamiche di politica interna, ma cercando di
metterli in condizione di crescere in autonomia.
Cerchiamo di fare appello alle forze vive della società italiana, alla società
civile, ma anche al mondo produttivo, alle istanze partitiche, parlamentari,
al mondo dell’informazione, alle autonomie locali, le regioni e i comuni,
affinché avviino questa interazione che ci aiuti a comprendere dove vanno
i paesi della riva sud del Mediterraneo per dare loro qualche chiave, qualche
scambio di esperienza.
La società civile per noi è attore centrale, chi si sforza di interessarsi al
ruolo delle donne, fa un’azione meritevole perché si tratta di una delle
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grandi forze capaci di contribuire al salto di questi paesi verso formule sociali più aperte ed economie sempre più efficaci.
Sono curioso di conoscere percorsi professionali ma anche personali delle
amiche libiche, avere da loro il polso della situazione per capire dove va e
dove dovrebbe andare il loro Paese, e come il nostro Paese può contribuire
ad aiutarlo in modo concreto e reale.
Le donne libiche sono consapevoli che la problematica dei diritti femminili
è parte di un cambiamento epocale che la Libia è chiamata ad affrontare
che comporta la redazione di una nuova Costituzione, la legittimazione
reciproca delle forze politiche e sociali, la nascita di una dialettica istituzionale corretta e completa. Animate da un forte senso di appartenenza ad
un’unica comunità nazionale denunciano la difficile condizione di sicurezza, il divario territoriale, la debolezza delle istituzioni statali, l'urgenza
del disarmo delle milizie, il valore dell’istruzione, il timore dell’incapacità
di applicare correttamente le leggi ma senza ignorare la gradualità necessaria per questo processo.
Come operatori istituzionali di politica estera interessati alle mutazioni
nei paesi della riva sud del Mediterraneo, in particolare in LIbia, riteniamo che il successo dei processi di transizione dipenda dalle azioni di dialogo fra i vari segmenti della società tese a facilitare il percorso di
stabilizzazione e modernizzazione;in questo il ruolo del Parlamento è fondamentale e giustifica pienamente la richiesta delle donne per la rappresentanza percentuale garantita.
Attori del dialogo sono i partiti, cruciali per il funzionamento dello stato
democratico, le organizzazioni sindacali, imprenditoriali, le autonomie locali ma anche le associazioni non governative che promuovono incontri tra
esponenti qualificati della società libica, come in questa occasione, e consentono una diversa e più profonda compresione del radicamento storico di alcune problematiche.
L'impegno del Governo italiano si è concretiz zato nell’organizzazione
della Conferenza Internazionale sulla Libia che si è svolta lo scorso 6
marzo a Roma con la partecipazione di una delegazione inclusiva di tutte
le diverse sensibilità libiche in modo che le diverse componenti potessero recepire il sostegno internazionale nel processo di transizione e assumersi al
contempo la responsabilità di rispondere alle richeste per accelerarlo.
Dopo la conferenza, che ha visto la partecipazione dei ministri di 40 paesi,
il congresso ha stabilito una nuova road-map istituzionale, individuato
una data per le elezioni parlamentari, aperto un dialogo con le minoranze
etniche. La nuova Libia ha bisogno di un nuovo contratto sociale, di mettere intorno allo stesso tavolo tutte le forze che vedono la necessità, l’utilità
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gli interventi istituzionali
di una cornice unitaria affinchè il paese possa aspirare alla democrazia, solo
una massa critica può isolare le forze antisistema, i terroristi e quanti
hanno interesse a mantenere il caos per tornaconto politico o economico.
Credo di aver individuato nelle donne libiche una forza determinata e
concreta, nocciolo di quella massa critica in grado di creare una società moderna, coesa, prospera ed di allontanare lo spettro della somalizzazione”.
Andreina Marsella
Vice Capo Missione
Ambasciata d'Italia a Tripoli
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“è un piacere per me essere qui, in rappresentanza dell’Ambasciatore, all’apertura di questo importante seminario
organizzato da Minerva e da Law International su una strategia collettiva
per i diritti delle donne.
L’Italia crede fermamente nel ruolo delle
donne nella società così come in una collaborazione proficua con la Libia con
l’obiettivo di rafforzare il ruolo delle
donne libiche nella società.
Soprattutto nell’attuale periodo di transizione politica che la Libia sta affrontando, il contributo delle donne può
essere molto significativo ma affinché le
donne possano giocare il loro ruolo devono essere messe nelle condizioni di
farlo e pertanto devono avere la possibilità di agire nel contesto economico,
sociale e politico del loro Paese, così come devono avere la possibilità di sviluppare le loro capacità e le loro attitudini.
Per questo sono particolarmente lieta di constatare che ambedue questi
aspetti: far in modo che le donne possano agire nel loro Paese e aiutarle a
sviluppare le loro capacità e le loro attitudini, saranno trattati durante i
due giorni del seminario. Il problema della violenza contro le donne è un
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tema trasversale, nessun Paese né in Europa, né nel Mediterraneo ne è
esente. In Italia siamo arrivati a coniare la parola “femminicidio”, tanto è
diffuso il fenomeno;
Per prevenire la violenza contro le donne sono importanti le attività volte
a rendere le donne consapevoli dei loro diritti e la creazione di una rete di
assistenza e di protezione nei confronti delle donne che abbiano subito violenze.
Per queste ragioni è importante il lavoro che farete in questi due giorni di
seminario, durante i quali il tema della violenza contro le donne verrà
trattato proprio da queste prospettive;
La Libia sta facendo dei passi avanti, con la recente approvazione del decreto che equipara i crimini contro le donne ai crimini di guerra;
L’Italia anche in questo momento di transizione rimane accanto alla Libia,
con progetti come il progetto Ara Pacis e il progetto a favore del reinserimento delle famiglie delle vittime di Abu Slim.
Ringrazio nuovamente Minerva e Law International per aver organizzato questo seminario e per l’opportunità che mi viene data di presenziare
alla sua apertura. Vi auguro buon lavoro e sono certa che questi due giorni
di attività saranno molto proficui per affermare ancora una volta i diritti
delle donne nella società”.
Abdulrazag Abara
Vice Ministro della Cultura
e della Società Civile
“Vi è bisogno di un’autentica interpretazione islamica, la donna deve emergere,
avere i diritti che le spettano e questo lo
deve strappare con l’impegno perché i diritti non vengono mai da soli.
C’è un fortissimo legame fra Italia e Libia,
il Governo transitorio deve affrontare una
situazione difficile in cui bisogna correggere gli errori imparando anche dal Paese
esperienza italiana.
Occorre lavorare insieme, perché non riconoscere i diritti delle donne in Libia, significherebbe fallire tutti”.
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gli interventi istituzionali
Rubens Piovano
Direttore dell’Istituto Italiano
di Cultura a Tripoli
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“L’Istituto Italiano di Cultura di Tripoli si
sente particolarmente orgoglioso di aver fattivamente collaborato alla realizzazione del
seminario organizzato con successo dalla
Società Minerva e da Law International
a Roma lo scorso marzo, e ancor più di aver
reso possibile questo secondo incontro che
inizia oggi a Tripoli, dove saranno analizzati approfonditi e discussi i risultati delle
giornate romane.
L’intero programma è finanziato con fondi
del nostro Ministero degli Affari Esteri e si
iscrive nell’azione di cooperazione che il nostro Paese attua verso la nuova Libia, ma l’Istituto che dirigo ha ritenuto
che i temi e i problemi sul tappeto, sia pure affrontati sul versante giuridico
e sociale, fossero anche di natura culturale.
Le donne libiche possono dare un decisivo e sostanzioso contributo al risveglio culturale di un Paese che ha sofferto una deprivazione lunga 42
anni, con biblioteche chiuse, festival soppressi, sale di cinema e teatri chiusi,
libri e strumenti musicali bruciati, poeti e scrittori perseguitati, l’apprendimento delle lingue straniere osteggiato. Nel corso dei 22 mesi che ho trascorso in Libia, mi ha fatto piacere sentire la voce di poetesse libiche nel
tour che abbiamo fatto con i poeti internazionali, mi ha fatto piacere sapere
di gruppi musicali femminili, mi ha fatto piacere vedere che c’era una maggioranza di ragazze tra gli studenti che hanno seguito i nostri seminari
sull’arte murale. Certo potevano essere ancora più numerose, ma c’erano.
Ma è una scelta culturale, e non solo politica, quella di favorire la parità
di genere, che come recita una pubblicità governativa televisiva in Italia
aumenta la creatività e il dinamismo dei consigli di amministrazione delle
società pubbliche e private, aprendo nuove prospettive a tutta la società.
Saluto dunque con ammirazione le donne libiche presenti oggi, che hanno
avuto la forza e il coraggio di essere presenti, i nostri preziosissimi collaboratori Murad Heloni e Farida Haggiagi, l’eccellente lavoro svolto da
Pierluigi e Riccardo Severi e da Laura Guercio, e concludo prendendo a
prestito le parole pronunciate dall’Ambasciatore tedesco poco tempo fa a
Tripoli: le rivoluzioni possono abbattere i muri che ci dividono, possono
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abbattere i dittatori che ci opprimono, ma la vera rivoluzione deve avvenire nelle nostre teste e nei nostri cuori. Questa è senz’altro la strada che le
donne libiche sapranno percorrere, il futuro di questo Paese sta anche nelle
vostre mani”.
Giorgio Spangher
Preside Facoltà di Giurisprudenza
Università La Sapienza
“Buongiorno a tutti e grazie della vostra
presenza. Sono particolarmente lieto di
ospitare questo evento all’interno della Facoltà di Giurisprudenza.
Inizio col dire che i miei rapporti con la
Libia si intensificheranno nei prossimi
giorni, sarò a Tripoli per un incontro che è
stato organizzato nell'ambito della promozione e dell'evoluzione del sistema giudiziario in Libia, partendo proprio da un
confronto con l'esperienza italiana.
Io non sono mai stato in Libia e questa è
una prima occasione di contatto che approfondirò direttamente nel territorio. In qualità di preside sono lieto di aver accolto l'invito a ospitare questa iniziativa
per vari motivi: ci tengo che la facoltà riconquisti una sua centralità nella
presenza culturale, questa non è un’iniziativa che nasce dai docenti, ma
da alcuni amici che ringrazio e che mi hanno chiesto di ospitare questo
evento e io l'ho fatto ben volentieri perchè credo che l'istituzione pubblica,
se possibile e quando l'iniziativa è qualificata e si colloca in un contesto
omogeneo e in questo senso la condizione giuridica attiene alla facoltà, deve
aprirsi, deve crearsi le condizioni per diventare sede di dibattito e promozione, anche se quello che viviamo è un momento di difficoltà economica.
La Sapienza, in quest'ottica, cerca di conquistare un ruolo centrale che superi quelle che sono le mere esposizioni della ricerca universitaria in senso
stretto per assumere una dimensione più ampia.
Sono per questo lieto di ospitare questo evento perchè ritengo abbia un significato profondo, credo che l'evoluzione femminile sia veramente l'elemento fondamentale per l'evoluzione dell'intera società nella quale si colloca.
L'evoluzione dei comportamenti, dei modelli pur nella conservazione delle
tradizioni, è un elemento che favorisce lo sviluppo del Paese e della democrazia.
Vi ringrazio della vostra presenza che fa molto piacere alla Facoltà”.
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gli organizzatori
Pierluigi Severi
Capoprogetto Minerva
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L’idea guida del progetto su “La condizione giuridica e sociale delle donne in Libia” la sintetizzo
così: “ Un cambiamento e uno sviluppo vero non
avverrà nel mondo senza un cambiamento essenziale della condizione femminile”. l’obiettivo generale su cui si fonda il Progetto, di cui questo
Seminario è parte, è affermare la parità tra donna
e uomo come principio fondante della democrazia;
l’obiettivo specifico è realizzare un programma di
scambio formativo e di azioni utili ad una concreta
traduzione dei diritti delle donne libiche in leggi e norme, nella difficile fase
di transizione democratica che la Libia sta attraversando. Minerva, titolare
del progetto insieme a Law Int, è una no profit impegnata da 30 anni sul
tema dei diritti delle donne: nei decenni ha seguito, partecipato e favorito
la grande mutazione della condizione femminile in Italia, le conquiste vertiginosamente ottenute in Italia e in Europa; in questi anni sta affrontando
i rischi ed è impegnata a rimuovere gli ostacoli che l’uguaglianza donnauomo incontra ancora in Italia, in Europa, e laddove sono più forti le discriminazioni nel Mondo. Forte di questa pluriennale esperienza, e in
collaborazione con l’associazione Law Int., realizza progetti di formazione
e scambio di conoscenza nei paesi arabi, con il sostegno della DGAS del
MAE.
Ci tengo a sottolineare la parola “ Conoscenza”: essa è il nostro focus. Come
diceva Norberto Bobbio, massimo filosofo italiano del diritto e della politica
degli ultimi cinquant’anni, la CONOSCENZA è gioia di dialogare. La
conoscenza è la più potente energia per costruire nuove opportunità, nuove
solidarietà tra le persone e i popoli, energia necessaria per dare impulso alle
spinte di cambiamento della società. In questo seminario, relatrici e relatori
di entrambi i Paesi, si scambieranno esperienze e, appunto, conoscenza.
Un’ultima osservazione. Il maggiore ostacolo al processo di costruzione della
democrazia, nelle fasi di difficile transizione democratica- come è il caso
della Libia-, si chiama instabilità e, con essa, la “paura”. Ma, ricordiamoci,
dietro la paura si nasconde anche un grande senso di responsabilità e una
grande speranza nel futuro. è su questo senso di responsabilità e su questa
speranza che il popolo libico, le donne libiche, la comunità internazionale e
l’Italia devono fare leva e agire, anche attraverso progetti come il nostro,
per il riconoscimento e la protezione dei diritti umani, civili e sociali. Tra
questi, in primo luogo, la piena partecipazione delle donne alla vita economica, sociale e democratica della Libia; la fine di ogni violenza e discriminazione contro le donne; l’incoraggiamento di ruoli di leadership femminile.
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Laura Guercio
Responsabile scientifica e
“Vorrei, come mia abitudine, fare solo alcune brevi
Presidente LAW Intenational
considerazioni introduttive di carattere generale,
essendo poi molto più interessata al lavoro che più
mi appartiene e piace, ossia coordinare il lavoro di
approfondimento sulla condizione giuridica della
donna in Libia e lo scambio tra l’esperienza italiana e quella delle donne libiche che lottano per
affermare i loro diritti, finalizzato a dare sostanza al contributo di noi italiani.Un contributo
utile a individuare un terreno concreto di proposte
e iniziative legislative,
culturali, costituzionali che serva alle donne libiche a proseguire la loro azione nella travagliata e ancora incerta transizione democratica in Libia.
Sinteticamente, ecco le quattro considerazioni.
1. L’affermazione dei diritti delle donne è una questione universale che,
nel rispetto delle diversità delle culture, storie politiche, religioni, presenta tuttavia lo stesso impegno e le stesse tematiche in ogni realtà sociale
del mondo.
2. Non siamo qui, pertanto, a insegnare, ma a condividere le stesse “battaglie” sia pure nella consapevolezza che i traguardi raggiunti e i punti
da cui partire sono diversi, e che i metodi per raggiungere l’uguaglianza
tra donna e uomo devono essere contestualizzati tenendo conto delle
differenti realtà nazionali e talvolta anche interne ad ogni Stato.
3. Tanto è vero che anche in Italia il tema delle donne e del riconoscimento
dei loro diritti e della loro dignità è un tema che accompagna la storia
del nostro Paese fino ai giorni nostri. Si possono fare una serie di esempi:
il delitto d’onore abolito solo nel 1984; il reato di violenza sessuale che
solo dal 1996 è reato contro la persona fisica e non contro la morale; il
dibattito sulla proposta delle “quote rosa” bocciata recentemente in parlamento; l’esigenza di una legge specifica sul femminicidio recentemente
approvata; l’esigenza di una legge specifica sullo stalking. Qui mi fermo
con gli esempi.
4. Scopo del progetto, in tutte le sue fasi attuative, è dunque creare uno
scambio di esperienze di alto contenuto tecnico e scientifico in materia
giuridica tra esperti e rappresenti della società civile dei nostri due Paesi.
Non mi resta che augurare a tutti noi buon lavoro”.
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il percorso del progetto
Riccardo Severi,
Project Manager
Minerva
e Ms Hend Saki,
Member of the Libyan
Women's Forum
Nel rispetto dell’impegno assunto dal Governo italiano, il progetto “La
condizione giuridica e sociale delle donne in Libia”, sostenuto dal Ministero degli Affari Esteri, promosso e organizzato da MINERVA, la società
cooperativa con esperienza trentennale sulle tematiche femminili nazionali
e internazionali, in collaborazione con LAW International, onlus di avvocati e professionisti dei diritti umani e civili, nasce con l’obiettivo di contribuire alla creazione delle condizioni politiche e sociali per la rinascita
della Libia, in cui il ruolo culturale e politico delle donne è fondamentale,
e per aiutare il popolo libico a definire un nuovo patto sociale per costruire
insieme un progetto democratico nazionale di larga condivisione politica.
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Il Progetto, come prima indicato, è stato preceduto da un’intensa attività
di ricerca e raccolta della documentazione legislativa, normativa, giuridica
e sull’evoluzione storica dei diritti delle donne in Italia e in Europa, e del
quadro di riferimento politico e sociale al fine di evidenziare le criticità/potenzialità nella difficile transizione democratica libica; ricerca coordinata
da Laura Guercio, presidente Law Int. e responsabile scientifico del progetto, e da Pierluigi Severi, capoprogetto.
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Ne è seguita la missione del dott. Riccardo Severi, project manager Minerva, e dell’avv. Laura Guercio su indicazione dell’Ambasciatore S.E.
Giuseppe Buccino Grimaldi, dopo aver attentamente valutato le condizioni
di sicurezza. Due soli giorni di permanenza “blindata” nell’Hotel Al Waddan durante i quali, grazie alla collaborazione delPaeseAmbasciata e al
coinvolgimento del prof. Rubens Piovano, direttore dell’Istituto Italiano
di Cultura a Tripoli, per la Sua competenza ed esperienza della realtà libica, sono stati avviati contatti e incontri con numerose donne rappresentanti della società civile, del settore giustizia, delle istituzioni per definire
le tematiche dei due Seminari, il primo a Roma, poi svoltosi il 19 e 20
marzo presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università La Sapienza,
il secondo a Tripoli nei giorni 14 e 15 maggio 2014.
Laura Guercio, Presidente di Law International e Ms Hend Saki
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l’incontro con le donne libiche
20
A precedere i due giorni di Seminario che si sono svolti il 20 e 21
Marzo presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università La Sapienza di Roma, c’è stato un incontro con le relatrici libiche esponenti
della società civile che si è svolto mercoledì 19 marzo alle ore 19.00,
presso la Sala Cristallo dell’hotel Nazionale di Roma.
Alla presenza del Min. Pl. Mauro Conciatori, Vice Direttore Generale
per gli Affari Politici e di Sicurezza del MAE, 10 donne libiche, tra
cui una candidata a primo ministro, giudici, avvocati, presidenti di
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a Roma
associazioni femminili e imprenditrici, hanno dato vita ad un vivace
e interessante dibattito sulla situazione politica, coordinato da Sarina Biraghi, condirettore del quotidiano IL TEMPO e Marco Clementi, giornalista del TG1 RAI, entrambi esperti della realtà libica
per esperienza professionale e personale, come loro stessi hanno raccontato. Due ore di dibattito hanno permesso di conoscere attraverso
le testimonianze dirette delle donne libiche il fondamentale ruolo che
svolgono nella difficile fase di transizione democratica nel loro Paese.
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l’incontro con le donne libiche
Marco Clementi
Redazione Esteri
Tg1 RAI
“Io la Libia l’ho scoperta nel
periodo più difficile, ci sono
stato 4 volte durante la Rivoluzione: 40 giorni a Bengasi
sul fronte dei ribelli a febbraio
del 2011, poi ci sono tornato ad
agosto, poi ancora a Misurata quando è stato ucciso Gheddafi, infine
l’anno scorso per cercare di capire cosa sta succedendo in questo Paese.
Io faccio il giornalista sul campo, lavoro con le immagini, non sono
un’analista cerco di raccontare quello che vedo. Per questo vi mostrerò
un video, perché voglio mostrarvi cos’era la Libia nel 2011.
Sono tornato qualche mese fa per cercare di capire la Libia di ora e sono
stato a Misurata. Per
questo sono curioso di
ascoltare voi e le vostre testimonianze”.
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a Roma
Sarina Biraghi
Condirettore del quotidiano
IL TEMPO
“Sono molto contenta di essere
qui perché la Libia è un Paese
al quale sono molto legata: io
sono tornata dalla Libia esattamente 30 anni fa il 27 aprile
1984, dopo aver vissuto in
Libia 5 anni. Non abitavo a
Tripoli ma a Sebha, nel cuore della Libia, giovanissima con una bambina piccola, un marito ingegnere, direttore dei lavori di un aeroporto
militare voluto da Gheddafi, un’esperienza entusiasmante.
Ero una studentessa di architettura, non ancora una giornalista, li ho
iniziato a lavorare in un’impresa edile italiana, ma non mi bastava,
ho deciso di mettermi in gioco nell’ufficio di ragioneria, facevo le buste
paga per gli operai e quindi ho imparato l’arabo e a confrontarmi con
loro.
La cosa più entusiasmante per me è stata di sicuro l’amicizia con le
donne di quel territorio cosi lontano dalla città. Sono stata a Tripoli
poche volte, ci sono tornata nel 2007, 7 anni in cui sono successe tantissime cose, fondamentali per i Paesi che hanno vissuto questa Primavera
che 30 anni fa sembrava impensabile.
In Libia ho lasciato un pezzo di cuore e la cosa che mi ha entusiasmato
a partecipare questa sera è che vorrei sentire dalle vostre voci quanto è
cambiata, quanto potrei ritrovare tornando a Sebha e quanto voi donne
di Tripoli e della Libia vi sentite più vicine all’Italia, all’Europa, alle
donne che possono fare quello che vogliono, almeno in apparenza. Perché,
per fare un esempio, qui in Italia ci sono stati tre giorni di discussione
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l’incontro con le donne libiche
sulla parità di genere, ci sentiamo emancipate ma anche noi dobbiamo
conquistare tanto. Vorrei sentire da voi quanto siete fiere di quello che
avete raggiunto, quanto la vostra nazione è vicina alla donne e quanto
vi dà spazio”.
Amal Al-Taher El Haj
Prime Minister Candidate,
Free Communications
Development org - Board Director
24
“Cosa vi aspettate da una popolazione che ha vissuto 43
anni di dittatura? I nostri giovani sono entrati in battaglia e
nessuno ha avuto cura per loro,
per le conseguenze, per quello
che è successo.
Gheddafi faceva finta di difendere la donna ma in realtà lui ha creato una discriminazione molto
profonda e radicata, non credeva affatto nell’emancipazione della
donna, l’ha usata come alibi per un modernismo solo di facciata, per
fare propaganda davanti al mondo e dare di lui l’immagine di un dittatore aperto, ma lui i odiava le donne. La prima marcia di rivoluzione
a Benghasi è stata guidata dalle donne e nella parte iniziale della Rivoluzione lo sforzo delle donne era stato apprezzato da tutti, noi libici
volevamo liberarci da Gheddafi.
Quello che viviamo oggi dipende da molti fattori, da molte cause.
La donna adesso deve ritrovare il suo posto perché ancora non ce l’ha,
quando avremo un ruolo potremo fare di più, la società civile è delle
donne, ma molte donne non ne hanno ancora consapevolezza. Noi ab-
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a Roma
biamo organizzato un tour nel Paese e da questa esperienza posso dirvi
che molte donne non conoscono i loro diritti, cosa spetta loro e quando
glielo spieghiamo si “svegliano” e trovano la forza di rivendicarli.
Le donne non sono diverse, dal punto di vista di pensiero hanno le stesse
aspirazioni, la sola differenza è che ce ne sono alcune più preparate, e
molte povere, analfabete, non possiamo pretendere adesso che tutti rivendichino le stesse cose, quando c’è molto da fare.
Io mi sono candidata alla Presidenza del Consiglio e la mia candidatura
è tuttora in esame. Le donne guidano la società civile in Libia ma molte
non hanno ancora consapevolezza, cultura. Prima della rivendicazione
politica la donna deve ottenere pari opportunità sociale, economica, personale. Posso fare un esempio: la discriminazione inizia dai libri dove
nella descrizione della giornata il papà lavora, la mamma cucina, la
figlia lava i piatti e il fratello si siede. Questo è un modo di inculcare
una visione distorta e discriminatoria del ruolo della donna. Nei primi
due anni post rivoluzione la donna ha ottenuto dei traguardi, ma nell’ultimo periodo è tornata indietro, come se la donna avesse cominciato
a dimenticare l’importanza del suo ruolo; lo dobbiamo ricordare. è in
corso un tentativo di oscurare il ruolo della donna, chiunque ha seguito
la rivoluzione sa che il primo anno post rivoluzione il suo ruolo era
molto forte, ora è come se le Nazioni Unite, la comunità internazionale
si fossero fermati a guardare, osservare. Non serve fare workshop di
chiacchiere, perché alla fine non rimane niente, non rimane una sensibilizzazione della stampa. Dopo tre anni posso dire che purtroppo per
me siamo fermi, la società internazionale fino a un certo punto ha appoggiato la donna libica e poi l’ha lasciata da sola.
Mi è capitato di sentirmi dire: “Lei dice cose giuste, peccato che sia una
donna”, questo dimostra a che livello siamo. Adesso c’è una linea unica
fatta da uomini, io dico che noi abbiamo di due linee parallele perché
insieme dovremmo costruire. Le donne devono conoscere i loro diritti,
poi devono essere unite nel rivendicarli e noi donne libiche, in questa
fase, siamo assetate di diritti e di sapere cosa ci aspetta, sappiamo che il
nostro futuro non è solo cucinare o badare ai figli. Siamo in cammino,
è un cammino lento, ma dobbiamo andare avanti”.
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l’incontro con le donne libiche
Samira El Masoudi
President of The Lybian
Women Union, Tripoli
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“Sono Presidente dell’Unione
delle Donne libiche di Tripoli,
grazie al Ministero degli Affari
Esteri e all’organizzazione per
l’ospitalità a Roma. Prima
della Rivoluzione in Libia
c’erano leggi che garantivano i
diritti delle donne, ma non c’era l’applicazione di quelle leggi per colpa
di un regime corrotto, che la donna libica ha rifiutato, perché il regime
guardava la donna come un nemico. Non vi era politica, ma un regime.
Durante la Rivoluzione la donna libica ha avuto un ruolo molto attivo,
a fianco dell’uomo, ha partecipato a tutte le fasi della rivoluzione: è diventata la mamma del martire, la sorella del martire, la figlia del martire, la vedova del martire.
Secondo le ultime statistiche tutte le associazioni nella società civile sono
presiedute da donne.
Per quanto riguarda la partecipazione politica, durante la dittatura
non c’era, ma adesso la donna si candida al Parlamento, anche se non
possiamo negarlo, la società continua ancora ad avere una visione che
la considera un po’ meno dell’uomo nonostante la Libia abbia firmato
il protocollo per combattere ogni forma di discriminazione.
Per questo nella fase post rivoluzione dobbiamo puntare molto sulla Costituzione e per noi è importante che sia ben redatta perché in questo
momento di vuoto di potere, la carenza di sicurezza ci spaventa ed è
un incubo e la donna continua a lottare per rivendicare i suoi diritti.
Dobbiamo considerare poi che ci sono estremismi religiosi, noi vogliamo
che le donna sia tutelata, che possa scegliere di portare il velo ma la re-
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a Roma
ligione gioca un ruolo determinante. I conflitti armati continuano, la
società è imbevuta di questa discriminazione e la donna finisce al centro
di lotte e conflittualità”.
Amera Masoud Elmajdob
Judge
“Ho lavorato come giudice
istruttore soprattutto dopo la
Rivoluzione, sono attivista dei
diritti umani, vicina alla società
civile, perché ritengo che la società civile possa svolgere un ruolo centrale, molto importante nella costruzione di uno Stato di Diritto. Dopo la Rivoluzione c’è un vuoto di
potere, una situazione che ha ripercussioni specie nell’ambito politico e
legale e anche a livello di sicurezza c’è una fase di transizione che è naturale nella fase post Rivoluzione.
Oggi c’è una stampa molto vigile, si cerca di garantire i diritti di tutti,
ma abbiamo bisogno di tempo. l’uomo, ancora maschilista, tende a considerare la donna inferiore come capacità, competenza, specie nel settore
economico, sociale, politico. La donna invece è molto attiva nel settore
medico. Dobbiamo cambiare la mentalità culturale, non solo occupare
seggi in parlamento, ma cambiare mentalità. Deve passare il messaggio
che, in tutti i settori sociali e in tutti i mestieri, la donna è capace tanto
quanto un uomo.
Occorre poi considerare che la società libica è molto differenziata, in Me-
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l’incontro con le donne libiche
ridione c’è più arretratezza, nel Nord siamo più libere, le donne del sud
più oppresse e soggette alla tradizione.
Le leggi sono li, ci garantiscono, dobbiamo fare in modo che siano applicate. Per questo è importante la Costituzione a garanzia dei diritti
delle donne,oltre che di tutti, donne e uomini. Noi vogliamo diventare
uno stato di diritto che rispetti la legge per uomo e donna”
Hend Khaled Saki
Member of the Lybian
Women's Forum
and candidate to CSO
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“Voglio dire che non c’è frattura tra noi donne libiche, io
ad esempio sono berbera,
quindi faccio parte di una
minoranza, ma questo è ciò che si percepisce da fuori, noi come libici non
lo sentiamo. Le donne libiche non sentono nessuna differenza tra est,
ovest, nord e sud. Il ruolo della donna è essere garante di unità nazionale e tra lo stesso popolo. Adesso però purtroppo c’è il linguaggio delle
armi e le donne non hanno posto, dobbiamo aspettare che si superi questa
fase.
Nel nostro ultimo Forum abbiamo deciso che le donne si uniranno tutte
insieme, ma bisogna avere le idee chiare, dobbiamo riempire questo
vuoto, questo varco che divide la società. La nostra sfida maggiore è
avere un ruolo importante per convincere gli uomini a unirsi. Le mi-
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a Roma
lizie hanno creato questa frantumazione, noi donne dobbiamo unirci e
unire, senza armi tutto sarà possibile, perché sono le armi che ostacolano
qualsiasi riconciliazione, qualsiasi unificazione. Chi ha le armi è forte,
chi è forte non cede e tutto diventa una lotta di potere in cui si rifiuta
l’unificazione”.
Yolanda Zaptia
Entrepreneur
“Prima della Rivoluzione, sotto
la dittatura di Gheddafi, non
c’erano giornalisti né mezzi di
informazione liberi, non c’era
un punto di vista indipendente.
La gente aveva un pensiero, ma
non era possibile esprimerlo, tutti erano uniformati e dipendenti dallo
Stato.
Dopo la rivoluzione si stanno cercando spazi di libertà, le donne sono
insieme, ma ci sono ancora gli uomini che vogliono dividere, ricreare
quella dipendenza.
Il problema per le donne è cambiare il punto di vista, avere fiducia nelle
loro possibilità di fare cose nuove e sottolineo quest’aspetto perché ci sono
molti attivisti, ma tanti non hanno la forza di parlare con voce più
forte. Per questo ci vuole ancora tempo.
Ci sono donne del sud della Libia che hanno vita differente rispetto a
quelle del nord. Le donne di Tripoli, Misurata e Bengasi ad esempio
sono più aperte, le altre devono lavorare nella direzione di avere più
fiducia e sicurezza, che magari hanno ma ancora non riescono ad espimere completamente.
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l’incontro con le donne libiche
Dobbiamo procedere con calma, ci sono donne che hanno mariti, fratelli
che si impongono con forza, ma che vogliono cambiare la condizione di
subalternità. Per cambiare occorre avere una strategia intelligente. Il
cambiamento richiede tempo, non fretta. Le donne più impegnate
hanno un programma, sul loro esempio altre le seguiranno. Siamo in
un momento di transizione da affrontare con calma e strategia”.
Alham Ben Taboun
Head of Public Relations
at the Ministry of
Informationan - Human
Rights activist
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“Fin qui avete parlato di molti
argomenti, io vi dico che non ci
sono divisioni, io sono berbera
di origine, anche se sono nata e
cresciuta a Tripoli, e vi dico che siamo misti ma uniti, non c’è una frantumazione ma è vero che c’è una mancanza di sicurezza. In Libia c’è
sicuramente una mancanza di cultura generale, io per prima come cittadina ignoro i miei diritti e doveri.
Prima della Rivoluzione, Gheddafi si era costruito un’immagine femminista, mi riferisco alle Amazzoni, voleva dare un’immagine moderna, ma lui era antifemminista.
All’inizio della Rivoluzione le donne hanno avuto un ruolo chiave:
mentre gli uomini combattevano, loro protestavano. Dopo la caduta del
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a Roma
regime, le milizie hanno preso terreno e le volevano far tornare ancora
peggio della dittatura di Gheddafi, costringendo le donne a non uscire
se non per sposarsi o per un funerale, ad uscire solo accompagnate. Nonostante dettami religiosi di questo tipo, la donna continua in modo
testardo a andare avanti, a candidarsi in parlamento, a ricoprire le cariche, ma la comunità internazionale che prima era al nostro fianco,
adesso ci ha abbondonati. Non solo le donne, ma anche gli uomini”.
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il seminario di Roma
La condizione giuridica
e sociale
delle donne in Libia
Università “La Sapienza”
20-21 Marzo 2014
Il Seminario di Roma ha visto la partecipazione di un prestigioso panel
di relatori esperti giuridici libici italiani ed europei, che hanno
affrontato il tema dei diritti delle donne in Libia, partendo
dall’evoluzione legislativa, dal sistema giudiziario civile e penale in
Italia ed Europa e dalla realtà giuridica libica; i diritti civili e politici,
l’evoluzione del diritto di famiglia, l’assistenza e la sicurezza della
donna nel lavoro, la protezione penale contro le violenze.
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Ad aprire la prima sessione Women and society: development in civil
and political rights La donna nella società: evoluzione dei diritti civili
e politici, Esra Said Mhanna, operation manager of Libyan Private
Sector Development Institutions (LPSDI) Programme and
member of Ong Phoenix, Amal Al-Taher El-Haj Prime Minister
Candidate, Free Communications Development org - Board
Director , Carlo Guglielmo Izzo, Avvocato e già Magistrato del
Tribunale di Roma, Ersilia Francesca, docente di “Gender politics”
presso il Dipartimento Asia, Africa Mediterraneo dell’Università
di Napoli.
Nella sessione si sono focalizzati gli sviluppi dell’affermazione dei
diritti civili e politici delle donna in Italia e in Libia. Esra Said
Mhanna ha fatto un excursus della situazione in Libia prima della
Primavera Araba e di quello che sta vivendo attualmente la donna
in Libia, mentre Amal Al Taher El Haj ha evidenziato il
significato e le aspettative delle donne in Libia dopo la rivoluzione.
L’Avv. Izzo ha tracciato un interessante quadro della storia
delPaeseacquisizione dei diritti civili e politici delle donne in Italia,
quadro poi ripreso dalla Prof.ssa Ersilia in riferimento all’Europa
e ai paesi del Medio Oriente.
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il seminario di Roma
Nella seconda sessione Legal Status of women and the protection of their
fundamental rights Status legale della donna e la protezione dei suoi diritti
fondamentali , sono intervenute il giudice Amera Masoud Elmajdob,
Marco Pivetti, Magistrato della Corte di Cassazione, Barbara
Terenzi, Portavoce del Comitato nazionale per la istituzione della
Commissione indipendente per i diritti Fondamentali. Amera
Masoud Elmajdob ha rappresentato come la giurisprudenza in Libia,
con le componenti e le influenze della sharīa, diversamente da ciò che
comunemente si accredita, tenda a tutelare le condizioni delle donne
e come una delle questioni principali in Libia sia la mancanza
delPaeseeducazione e della formazione corretta della legge islamica.
Il Dott. Pivetti ha fatto un excursus della giurisprudenza della
suprema corte italiana e della corte costituzionale a tutela della donna.
Infine, la Dott.ssa Terenzi, ha parlato dell’esperienza della società
civile in Italia e di come questa lavora al fine di colmare il gap tra le
previsioni legislative e i dati di fatto.
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Nella terza sessione Women in politics: representation and influence
of women, sono intervenute Samira El Masoudi, President The
Libyan Women Union Tripoli; Sofia Amoddio, parlamentare
italiana, Luca Alteri, dottore di Ricerca in Sociologia Politica
presso l’Università degli Studi La Sapienza. Sono state esaminate
e dibattute le questioni più specificatamente attinenti agli
impedimenti che trovano le donne nell’assumere un ruolo
importante presso le sedi istituzionali e i centri di poteri
decisionali.
Samira El Masoudi ha parlato della questione delle “quote rosa”
in Libia, ripresa poi dalla parlamentare italiana Sofia Amoddio,
che è intervenuta sull’importanza del ruolo della donna nelle
istituzioni sottolineando come sia essenziale la presenza femminile
per lo sviluppo sociale e culturale del Paese. Un intervento teso a
valorizzare la centralità della figura femminile in politica,
sottolineando come l’attuale Parlamento italiano sia il primo nella
storia con un numero di elette così alto che alle donne sono stati
affidati ministeri strategici, come esteri e difesa, e che alla presenza
delle donne si deve la ratifica della convenzione di Instanbul e
l’approvazione della legge sul femminicidio. Attraverso un breve
excursus, ha richiamato alcune leggi che sono il risultato delle lotte
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il seminario di Roma
femminili fuori e dentro il Parlamento: la conquista del diritto al voto
nel ‘46 e la partecipazione alla costituente. Fondamentale per il
cambiamento della società italiana la legge del 1950 per tutela fisica
ed economica delle lavoratrici madri voluta dalle costituenti Noce e
Federici, segno dell’importanza delle donne in politica che tuttavia,
nonostante la legislazione prodotta a tutela della condizione
femminile, non garantisce una effettiva parità, dalla quale siamo
ancora lontani.
Luca Alteri ha illustrato i percorsi e le problematiche di carattere
sociologico che sono di ostacolo alle donne nell’ottenere ruoli di
rilevanza nei centri di potere decisionali, con un excursus critico anche
sulle Istituzioni europee, specificando che la rappresentanza
femminile nella settima legislatura del Parlamento europeo è pari al
34,6%. Sicuramente poco, per quanto gli ottimisti evidenzino la
tendenza positiva, dal momento che nel 1979 (primo Parlamento
europeo) le donne erano il 16,6%.
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Alla quarta sessione, Legal Status of Women in the family.
Condizione giuridica della donna nella famiglia, hanno partecipato
Hend Khaled Saki, member of Libyan Women’s Forum and
candidate to CSO, Donatella Pavone, giudice dell’Ufficio delle
Indagini preliminari del Tribunale penale di Roma, Maria Grazia
Benedetti, giudice Corte di Appello di Roma, Simonetta Matone,
magistrato, Capo Dipartimento per gli Affari di Giustizia del
Ministero di Giustizia.
Hend Khaled Saki ha svolto un toccante intervento illustrando
come le donne in Libia siano ancora oggetto di violazioni, abusi e
limitazioni, anche a causa di una mancanza di protezione
legislativa e giudiziaria. Simonetta Matone ha presentato un
excursus sui diritti civili e politici delle donne in Italia con accenni
al sistema penale. Donatella Pavone ha sviluppato il tema della
tutela penale delle donne in Italia, con riferimento alle ultime
legislazioni sullo stalking e sul femminicidio, mentre Maria
Grazia Benedetti ha relazionato su come in Italia le norme penali
sostanziali trovino una applicazione a livello processuale.
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il seminario di Roma
Il secondo giorno di seminario si è aperto con la sessione: Women
and the labor market: safety and social care security- La donna nel
mercato del lavoro: sicurezza ed assistenza sociale, nel corso della
quale hanno preso la parola Adela Suliman, avvocato e codirettrice dell’International Women in Libya (IWIL), Yolanda
Zaptia, imprenditrice, Antonella Marsala Capo Progetto del
Programma “La Femme” per la gestione della conciliazione lavoro
- famiglia- Italia Lavoro/Ministero del Lavoro, Elena Boghetich
Giudice della II sezione lavoro del Tribunale di Roma.
Adela Suliman è intervenuta sulla legislazione lavoristica in Libia
e sulle norme legislative che affermano una parità di trattamento
tra uomo e donna, sebbene poi non applicate nella pratica. La sua
analisi della donna nel mercato nel lavoro è partita dal confronto
tra due censimenti: quello del 1973 in cui la partecipazione
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economica del mondo femminile nel mercato del lavoro
rappresentava il 3% rispetto al 37% degli uomini, dunque, una
percentuale molto bassa; e quello del 2013 che attesta che c’è stato
un aumento, con le donne che hanno raggiunto il 43%, rispetto al
66% degli uomini. La percentuale della forza lavoro femminile
resta bassa, ma ha registrato un sensibile aumento da cui si può
partire.
Yolanda Zaptia ha raccontato la sua esperienza personale come
occidentale, sposata a un uomo libico, e come imprenditrice in
Libia nell’ambito dell’informazione, sottolineando come per i
media sia un momento di grande difficoltà, poiché ci sono gruppi
che vogliono oscurare la verità. Tanti giornalisti sono morti, altri
sono minacciati, a lei viene intimato di chiudere l’ufficio e non
parlare in pubblico perché chiudere la bocca a chi vuole raccontare
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il seminario di Roma
la verità è un modo di arrestare il cammino verso la libertà e far
tornare la Libia indietro nel tempo.
Antonella Marsala ha aperto il suo intervento facendo notare come
anche in Italia, i tassi di occupazione non siano molto diversi da
quelli libici: in Italia la media nazionale è del 50% per le donne,
del 70% per gli uomini. Ben 20 punti di differenza, considerando
che in alcune aree del Paese le donne che lavorano sono sotto al
35%, specie nel mezzogiorno, ne emerge un quadro preoccupante
con alcune regioni che sono molto in ritardo; Elena Boghetich ha
rappresentato le difficoltà delle donne lavoratrici in Italia nel
conciliare il lavoro con la famiglia e la relativa normativa sostanziale
e processuale a loro tutela.
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Nella seconda sessione
The role of education and
communication in the
process of aff irmation
women’s civil
and
fundamental rights. Il
ruolo dell’educazione e
dell’informazione
nel
processo di affermazione
dei diritti civili e
fondamentali della donna,
sono intervenute Ahlam
Ben Taboun, Direttore
delle relazioni pubbliche
del Ministero dell’Informazione e attivista per i diritti umani;
Girolamo Lanzellotto, Presidente del Tribunale di Terni e Raffaele
Federici, Professore di Sociologia dei processi culturali e della
comunicazione, Università di Perugia
Ahlam Ben Taboun ha raccontato la sua storia personale di
attivista per i diritti umani minacciata di morte in Libia per il suo
attivismo, rappresentando le difficoltà in Libia di poter parlare
liberamente e di poter fare formazione ed educazione sui diritti
umani. Ha sottolineato come nel periodo post rivoluzione, ci siano
ancora alcune aree, specie nel sud, in cui è proibito alle ragazze di
recarsi a scuola e siano ancora tantissime quelle vittime dei gruppi
di estremisti religiosi che vogliono imporre loro di coprirsi il capo
col velo, tanto che quelle che si rifiutano di indossarlo vengono
espulse da scuole e università.
Il tema della formazione e dell’educazione in Italia è stato
affrontato da Girolamo Lanzellotto da un punto di vista
normativo, con particolare riferimento a una vera e propria
rivoluzione normativa nell’ambito del nostro diritto di famiglia,
quella cioè che davanti alla legge ha equiparato la posizione dei
figli nati al di fuori del matrimonio rispetto a quella dei figli nati
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il seminario di Roma
all’interno del matrimonio. Grazie a questa “rivoluzione” normativa,
oggi non è più consentito di parlare di figli legittimi e figli naturali,
si parla solo di figli.
Il Prof. Federici ha parlato dei diversi modelli educativi in Italia e in
Europa partendo dalla considerazione che nelle nostre società manca
“amore”. Un intervento volto a valorizzare l’importanza di questa
componente affettiva troppo spesso sottovalutata nei sistemi
educativi, sottolineando, invece, come l’amore sia una chiave educativa
fondamentale, perché senza non è possibile produrre una vera lotta
per il riconoscimento sociale di qualsiasi diritto, soprattutto delle
donne. Vocazione e amore sono le due chiavi affinché nessun
bambino, nessun adulto rimanga indietro. Il percorso deve essere
quello delPaese“inclusività” perché è l’unico modo che ci consente il
confronto con l’altro; il riconoscimento dell’altro è possibile soltanto
attraverso questo passaggio obbligato.
Nella terza ed ultima sessione del secondo giorno, Protection and
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health care of women - Tutela e assistenza sanitaria della donna, sono
intervenuti Ibtesam El Oreibi, dal febbraio 2012 direttore dell’Ufficio
Legale del Medical Center di Bengasi. Precedentemente, dal giugno
2011, consulente legale del Ministero della Salute – Medical Council,
Giulia Malpica, medico Ginecologo, referente Consultorio Roma E,
Rocco Agostino già Primario Pediatria e Neonatologia Ospedale
Fatebenefratelli di Roma, docente presso le Scuole di Specializzazione
in Pediatria delle Università “Tor Vergata” e “La Sapienza” di Roma.
Ibtesam El Oreibi ha parlato delle forme di tutela sanitaria della
donna in Libia, mentre la dott.ssa Malpica ha spiegato il
funzionamento e lo scopo dei Consultori in Italia. Infine il prof.
Agostino è intervenuto sui sistemi di tutela sanitaria delle donne nella
loro dimensione genitoriale.
Durante tutto il seminario, ogni sessione ha visto un acceso dibattito
tra esperti italiani e libici e domande e interventi da parte del
pubblico, in prevalenza studenti universitari.
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il seminario di Tripoli
Cooperazione tra Italia
e Libia sui diritti
delle donne attraverso
una strategia comune
14-15 maggio 2014
Il Seminario, che si è tenuto a Tripoli lo scorso maggio, ha integrato e
approfondito alcuni temi sulla condizione della donna in Libia affrontati
nel Seminario di Roma, in particolare: la questione della quote e la
partecipazione delle donne in politica; l’importanza di “educare” alla
liberta’, fondamentale e necessaria in un contesto in cui per tanti anni i
cittadini non hanno avuto libertà e non hanno maturato la concezione
di libertà individuale, che li ha portati a restare legati a consuetudini,
idee e cui sono abituati in modo acritico: la richiesta di una partecipazione
delle donne che riguardi tutti i settori e tutti i livelli: la consapevolezza
che la conquista dei diritti e di una partecipazione concreta e reale necessita
di ulteriori battaglie perché la caduta del regime non cancella tutti i limiti
e le discriminazioni di una società che resta culturalmente maschilista.
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Il Seminario si è aperto
con la prima sessione
Libyan women: between the
Mediterranean and the
Maghreb; Samira Ali El
Elazzab, Legal adviser at
the Ministry of Oil and Gas, nel precisare l’importanza di
considerare la Libia come area del Mediterraneo, a tal punto da
proporre un esplicito richiamo in Costituzione, ha focalizzato
l’attenzione sulle armi e le migrazioni illegali come tra i più gravi
problemi, per il cui contrasto occorre fare pressione sul governo
per rafforzare i punti di frontiera anche con la partecipazione delle
donne. Ha poi evidenziato che occorre aumentare la
partecipazione delle donne libiche anche ai congressi
internazionali sulla Libia, denunciando come le donne, che hanno
avuto un ruolo forte nella rivoluzione, sono poi state emarginate.
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il seminario di Tripoli
Ha preso la parola il Prof. Canepa, professor of the Constitutional
Right of Mediterranean Countries, Faculty of Political Sciences
at University of Genoa, che ha rappresentato la situazione
costituzionale di altri Paesi in merito alla identificazione della
regionalità. Ha così precisato che nei testi costituzionali dei Paesi
africani, c’è un Preambolo con l’attenzione alle regionalità:
l’Algeria (1989) si definisce terra d’Islam, parte integrante del
Maghreb. Nella costituzione del 1959 è fedele all’Islam, e alla
famiglia araba; in Egitto, il popolo egiziano è definito parte della
popolazione araba, e islamica, e fa parte del continente africano;
il Marocco (2011), dichiara che opererà per l’unione del Maghreb,
la cooperazione e solidarietà con i paesi africani. Ha poi posto un
quesito: perché la tendenza ad affermare il regionalismo non fa parte
del costituzionalismo europeo?
Fornendo una serie di risposte che ha cosi motivato: in primo
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luogo, perché con l’affermazione del regionalismo vi può essere il
desiderio di fissare le linee politiche e strategiche per i futuri
governi, e ciò contrasta con l’idea di centralità dello Stato europeo;
in secondo luogo perche’ nel costituzionalismo europeo è
preponderante sancire la legittimità dello Stato, rispetto ai fatti
storici peculiari per i quali lo Stato è invece visto come una
ingerenza.
Quello che contraddistingue il mondo arabo è una ideologia
panarabista che invece supera il concetto di Nazione per optare
per una dimensione politica più ampia di quest’ultima.
Nel corso della seconda sessioneThe presence of Libyan women in
European and International meetings on Libya ha preso la parola
Samira Al Massoudi, president of The Libyan Women Union,
che ha illustrato un quadro di come le organizzazioni non
governative abbiano un ruolo centrale nella attuale società civile
libica, sottolineando che precedentemente il regime controllava e
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il seminario di Tripoli
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non permetteva iniziative libere, dando un’immagine negativa.
Dopo la rivoluzione e la donna libica ha rafforzato la presenza nella
società civile, anche se molto resta da fare.
Farida Haggiagi, dell’Istituto di Cultura Italiano in Libia, ha
sottolineato come le donne in tutto il mondo abbiano gli stessi
desideri: conoscere e riconoscere le esperienze delle altre. La società
libica è in fermento e dalle conferenze internazionali non si torna
mai uguali. La donna è stata la scintilla della rivoluzione. ma
bisogna continuare a lottare per garantirle una dignità duratura e
una libertà reale.
La Seconda Sessione Determining “female quotas” in political and
economic decision-making bodies - si è aperta con l’intervento del
giudice Amera Masoud Elmajdob, che ha sottolineato come sia
necessario lavorare al fine di garantire la partecipazione della donna
nelle istituzioni attraverso il riconoscimento di “una quota
minima”.
Il prof. Canepa ha illustrato un quadro della situazione
costituzionale degli altri paesi dell’area mediterranea, e non solo,
in merito alla questione delle quote. Si è richiamato, in particolare,
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alla costituzione tunisina e ha analizzato la particolare situazione
del Ruanda ove, a seguito del tragico genocidio degli uomini, si è
verificata un’immissione forzata delle donne che ha avuto come
risultato finale quello di cambiare il modo di fare politica: si è
passati, cioè, da una concezione vetero-maschile della politica,
intesa come potere e dominio fine a se stesso, a una concezione
volta alla realizzazione, come quella che, tendenzialmente,
dimostra di avere la donna nell’esercizio del potere.
Aisha Al-Amari ha sottolineato come molte donne non abbiano
consapevolezza del significato dei termini quale “quota rosa” nella
Costituzione, precisando che la mancanza di diritti non è
attribuibile solo a fattori religiosi, ma anche ad un deficit di
partecipazione e che è perciò importante, a tal fine, garantire
l’educazione fin dalle scuole elementari.
Elham Ferjani, Head International Cooperation Department, and
University Professor at the Faculty of Arts, ha voluto sottolineare
e insistere sulPaeseimportanza della cultura quale mezzo di
diffusione dei diritti politici delle donne. Il punto critico nella
società libica è l’ignoranza.
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il seminario di Tripoli
Howida Shebani ha precisato come la religione islamica abbia
sempre onorato la donna e come alcuni, strumentalmente, abbiano
voluto distorcere la religione ponendola come un limite per i diritti
civili e politici delle donne.
Yolanda Zaptia ha evidenziato che vi è spesso una non
corrispondenza tra quello che prevede la legge e quelle che sono
le effettive possibilità di lavoro per le donne presentando una serie
di interessanti schemi di possibili programmi di sostegno al lavoro
e alla formazione delle donne.
Il secondo giorno di Seminario si è aperto con la prima sessione
The need for a strong regulation concerning violence against women:
ha preso la parola Sara Elarani, Legal Consultant at Clyde & Co
a British Law firn, che ha presentato una sequenza di slides sulle
azioni che la società civile sta portando avanti a tutela della donna,
illustrando alcuni casi di donne vittime di violenza.
Ahlam Ben Taboun, Head of Public Relations at the Ministry of
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Information and human rights activist,
ha sottolineato come l’assenza della
libertà individuale per molti anni abbia
poi avuto ripercussioni negative nel
momento della ricostruzione della
società.
Amera Masoud ha mostrato una serie
di immagini raffiguranti le varie forme
della violenza di genere, sottolineando
come la donna libica abbia dovuto
tacere per anni e come la Rivoluzione
abbia rappresentato la rottura di una
barriera e l’inizio di un cammino verso
l’emancipazione. Purtroppo, la violenza e le discriminazioni sono
ancora radicate nella cultura e influenzano ogni aspetto della
condizione della donna, perché se è vero che il problema della
violenza sulle donne è un problema mondiale, è altrettanto vero
che in ogni Paese assume dei tratti specifici. Spesso le donne libiche
accettano di essere oggetto di violenza da parte del marito per
mantenere una sorta di quiete familiare, in questo modo
incoraggiano il protrarsi dei comportamenti violenti. Come ogni
altra vittima, la donna perde l’autostima e annulla la propria
personalità. Nei casi di stupro il condizionamento culturale spinge
a rinunciare alla denuncia, la vittima ha paura delle reazioni, di
essere a sua volta accusata di aver provocato l’attenzione del
maschio. Il governo non è in grado di garantire la sicurezza dei
cittadini, delle donne in particolare. La via da seguire è quella
dell’educazione, cambiare le usanze a livello scolastico, nessuna
punizione fisica, insegnare la non violenza. Tutte le donne
combattono questo problema, ma non sono ancora capaci di
opporsi con efficacia, devono capire che essere vittima non è essere
colpevole, che è giusto chiedere un risarcimento morale e concreto,
per interrompere questo ciclo di violenza.
Donatella Pavone ha rappresentato un quadro sul sistema
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il seminario di Tripoli
normativo italiano e tutela delle donne e sugli strumenti processuali.
Hend Khaled Saki, Member of the Libyan Women’s Forum and
candidate to CSO, ha presentato una serie di casi di donne che hanno
subito violenza, di cui si occupa personalmente, sottolineando che
occorre un’implementazione concreta ed effettiva delle
raccomandazioni internazionali.
Maria Grazia Benedetti ha illustrato la Convenzione internazionale
sulla condizione femminile ratificata dalla Libia. sottolineando la sua
importanza come strumento di lotta contro la violenza delle donne
in Libia.
Esra Said Mhanna, Operations manager at the Libyan Private Sector
Development Institutions (LPSDI) Programme and member of the
NGOPhoenix ha evidenziato come molto spesso le violenze sono fatte
con la complicità dello Stato. Ha inoltre precisato che sebbene la Libia
abbia ratificato nell’ottobre 2000 la convenzione Onu 1325, questa di
fatto non è applicata. Ha successivamente illustrato le violenze che le
donne hanno subito durante la rivoluzione.
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Nella Seconda Sessione Domestic strategies to educate and raise
awareness on women’s rights. Freedom of communication and expression
ha preso la parola il vicepresidente della stampa libica Reda Benmusa
che nel suo intervento ha sottolineato come i grandi periodi
riformatori della storia hanno sempre avuto come protagoniste le
donne e l’obiettivo
della stampa deve
essere quello di
diffondere ovunque i
diritti delle donne. Ha
fatto presente che
quattro pubblicazioni
in
Libia
sono
attualmente gestite da
donne, per questo la
stampa può e deve
essere uno strumento
potente
per
la
diffusione dei diritti.
La prof.ssa Fiorenza
Taricone ha illustrato
un dettagliato quadro
sociologico dello sviluppo dei diritti della donna in Italia
sottolineando l’importanza dei programmi di comunicazione ed
educazione.
Fatma Alomrani ha evidenziato che per aumentare le capacità
femminili bisogna affermare la dignità della donna come essere
umano, uguale a quella degli uomini, sottolineando come anche i testi
del Corano non siano contrari all’uguaglianza della donna rispetto
all’uomo, ma come il problema principale riguardi la cultura sociale e
il superamento di interpretazioni strumentali. Ha concluso
sottolineando come le giornaliste siano oggetto di continui attentati
volti a imporre il regime del silenzio e della censura.
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gli inviti
PANELISTS
Mr Rocco Agostino, Former Chief Paediatrician and Neonatologist at Fatebenefratelli Hospital in Rome, Lecturer at the postgraduate paediatric programmes of Sapienza University
of Rome and Tor Vergata University of Rome
Ms Samira Ali I Elazzabi, Legal adviser at the Ministry of Oil and Gas.
Ms Maria Grazia Benedetti, Judge at the Court of Appeal of Rome.
Ms Ahlam Ben Taboun, Head of Public Relations at the Ministry of Information and human rights activist.
Ms Elena Boghetich, Judge at the Court of Rome, II Labour and Employment Section.
Ms Monica Cirinnà, Senator and member of the permanent Justice Commission of the Italian Senate.
Mr Paolo De Nardis, Professor of Sociology at Sapienza University of Rome.
Ms Amal Al-Taher El-Haj, Prime Minister Candidate, Free Communications Development org - Board Director.
Ms Samira El Masoudi, President of The Libyan Women Union, Tripoli.
Ms Ibtesam El Oreibi, Director of the Legal Office at the Medical Center in Bengasi and legal consultant for the Ministry of Health – Medical Council.
Mr Emanuele Faraci, Lawyer.
Mr Raffaele Federici, Professor of Sociology of cultural processes and communication at the University of Perugia.
Ms Ersilia Francesca, Lecturer in “Gender politics” at the University of Naples, Department of Asian, African and Mediterranean Studies.
Mr Dario Imparato, Lawyer.
Mr Carlo Guglielmo Izzo, Lawyer and former Judge at the Court of Rome.
Mr Girolamo Lanzellotto, Presiding Judge of the Court of Terni.
Ms Simona Lanzellotto, Lawyer.
Ms Angela Leonardi, Lawyer.
Ms Giulia Malpica, Gynaecologist, formerly responsible for the Roma E local health centre.
Ms Beatrice Mancini, Journalist.
Ms Amera Masoud Elmajdob, Judge.
Ms Simonetta Matone, Judge, Head of the Department for Justice Affairs of the Ministry of Justice.
Ms Antonella Marsala, Project leader of “La Femme”, a programme to reconcile work and family - Italia Lavoro/Ministry of Labour.
Ms Donatella Pavone, Judge at the Criminal Court of Rome, Office for Preliminary Investigations
Mr Marco Pivetti, Judge at the Court of Cassation.
Mr Francesco Ricciardi, Lawyer.
Ms Esra Said Mhanna, Operations manager at the Libyan Private Sector Development Institutions (LPSDI) Programme and member of the NGO Phoenix.
Ms Hend Khaled Saki, Member of the Libyan Women’s Forum and candidate to CSO.
Mr Riccardo Severi, Journalist and sociologist.
Ms Adela Suliman, Lawyer and co-director of International Women in Libya (IWIL).
Ms Barbara Terenzi, Spokesperson of the National Committee for the Establishment of an Independent Commission for Fundamental Rights.
Ms Yolanda Zaptia, Entrepreneur.
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PANELISTS
Ms Samira Ali I Elazzabi, Legal adviser at the Ministry of Oil and Gas
Ms Aisha Al-Amari
Ms Shahrazad Al Maghrabi, President of forum of Libyan Women
Ms Fatma Alomrani, Reporter Annaba TV
Ms Asma Arabi
Ms Faten Babaa, Activist and photographer
Ms Ahlam Ben Taboun, Head of Public Relations at the Ministry of Information and human rights activist
Ms Maria Grazia Benedetti, Judge at the Court of Appeal in Rome
Ms Sarina Biraghi, Co-Editor Newspaper “Il Tempo”
Mr Aristide Canepa, Professor of the Constitutional Right of Mediterranean Countries, Faculty of Political Sciences at University of Genoa
Ms Howida Diab
Ms Sara Elarani, Legal Consultant at Clyde & Co a British Law firm
Ms Amal Al-Taher El-Haj, Prime Minister Candidate, Free Communications Development org - Board Director
Ms Samira El Masoudi, President of The Libyan Women Union, Tripoli
Ms Amera Masoud Elmajdob, Judge
Ms Elham Ferjani, Head, International Cooperation Department, and University Professor at the Faculty of Arts
Ms Mona Hadya, Active women from Al-khoms and now she is candidate in elections
Ms Raham Halab, Lybian High National Election Commission
Ms Naima Kilani, Judge
Ms Esra Said Mhanna, Operations manager at the Libyan Private Sector Development Institutions (LPSDI) Programme and member of the NGO Phoenix
Ms Farida Mohamed, President of Org. Saut El Haq of Libyan Women
Ms Donatella Pavone, Judge at the Criminal Court of Rome, Office for Preliminary Investigations
Ms Hend Khaled Saki, Member of the Libyan Women’s Forum and candidate to CSO
Ms Howida Shebani
Ms Adela Suliman, Lawyer and co-director of International Women in Libya (IWIL)
Ms Fiorenza Taricone, Associate Professor in History of Political Doctrines, University of Cassino
Ms Rydu Tubuly
Ms Yolanda Zaptia, Entrepreneur
Project Manager
Riccardo Severi
Mobile +39 338 6554330 • [email protected]
Organization Committee
Olga Mammoliti Severi –Editorial Producer
Mobile + 39 347 9335952 • [email protected]
Legislative and legal documentation
Simona Lanzellotto
Mobile +39 335 5393255 • [email protected]
Administration
Beatrice Mancini
Mobile + 39 347 1072523 • [email protected]
Press Office
Francesca Ceci
Mobile + 39 334 8896528• [email protected]
Minerva
Via Pacinotti, 13 – Rome- Italy
Donatella Trebbi
Tel.+39 6892972- Fax +39 06 68192977
[email protected]
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le raccomandazioni di Roma
La condizione politica
e sociale
delle donne in Libia
Seminario 20-21 Marzo 2014
Università “La Sapienza”
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 Garantire una quota rosa nelle
Istituzioni nazionali e regionali,
al fine di includere
le donne nei processi decisionali
relativi a questioni economiche,
politiche e sociali.
 Introdurre il concetto della
dimensione mediterranea della Libia
nella nuova Costituzione (che
attualmente riconosce la dimensione
africana e quella magrebina del Paese)
inserendo uno specifico articolo nel
testo costituzionale.
Assicurare l’effettiva rappresentanza
delle donne libiche nel Consiglio
delle Nazioni.
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le raccomandazioni
Unite, nonché in tutte le organizzazioni
e assemblee internazionali che
contribuiscono alla definizione di
un’agenda politica.
 Sollecitare l’Unione Europea affinché
promuova il coinvolgimento delle
rappresentanti delle donne libiche nel
dibattito europeo sulla Libia.
 Attuare la Convenzione internazionale
già ratificata dalla Libia (CEDAW
Committee on the Elimination of
Discrimination against Women)
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 Esercitare pressioni sul Governo libico
affinché proceda all’attuazione della
Risoluzione ONU n. 1325 mediante un
programma di formazione specifica, la
raccolta e l’analisi dei dati in materia, e
la redazione di rapporti periodici.
 Potenziare e attuare le leggi nazionali
per la tutela delle donne dalla violenza
domestica e da ogni forma di violenza o
molestie.
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le raccomandazioni
 Potenziare e attuare le leggi nazionali
sulla comunicazione e i mezzi di
informazione, prevedendo
l’adeguamento alla normativa
internazionale in materia e istituendo
dei centri per la tutela delle donne dalla
violenza, nonché dei consultori che
forniscano assistenza psicologica e
legale alle vittime.
 Garantire alle donne libiche
un’assistenza sanitaria di qualità.
60
 Attuare una strategia nazionale per la
diffusione delle conoscenze giuridiche
in materia di diritti fondamentali delle
donne attraverso i mezzi di
informazione, l’istruzione, e
l’organizzazione di eventi pubblici.
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 Sviluppare un programma didattico per
i minori volto alla definitiva
eliminazione di ogni forma di
estremismo e discriminazione.
 Sviluppare e attuare una campagna
d’informazione pubblica a livello
nazionale che consenta alle donne
libiche di venire a conoscenza dei
propri diritti e della relativa tutela
giuridica.
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le raccomandazioni
 Supportare l’Organizzazione delle
Donne locale e la collaborazione con il
governo affinché in tutta la Libia, e in
particolare nei villaggi
o nelle piccole città, le donne
acquisiscano consapevolezza dei propri
diritti.
 Istituire e mantenere attiva
una piattaforma nazionale per i diritti
delle donne.
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 Promuovere la condivisione delle
esperienze e l’effettiva cooperazione fra
le donne italiane e libiche e la società
civile, adottando una strategia collettiva
che consenta di lavorare insieme sui
diritti delle donne.
 Coinvolgere le donne libiche nel sistema
di sicurezza pubblica (forze dell’ordine)
per potenziare il supporto alle vittime di
violenza.
 Realizzare dei programmi di
formazione in materia
di assistenza alle vittime di violenza
(formazione rivolta ad agenti di polizia,
avvocati, giudici, e psicologi)
 Implementare delle attività di
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le raccomandazioni
formazione per le donne finalizzate a
migliorare le loro competenze
professionali e a sviluppare le loro
capacità, rendendo disponibili tali
attività di formazione non solo nelle
città più importanti, come Tripoli,
Bengasi e Sebha, ma anche nelle zone
rurali.
 Far sì che la comunità internazionale e
le Nazioni Unite possano monitorare
l’attività del governo libico
relativamente alla partecipazione delle
donne e al loro coinvolgimento in tutti i
settori della società.
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 Dare piena attuazione
alla normativa sui diritti delle
donne e prevedere pene severe
per le violazioni di tali diritti.
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le raccomandazioni di Tripoli
Cooperazione tra Italia e Libia
sui diritti delle donne
attraverso una strategia comune
Seminario
Tripoli, 14-15 maggio 2014
66
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1. Trovare
mezzi e strumenti adatti per
attuare una campagna di sensibilizzazione
rivolta alle donne, facendo loro conoscere
i propri diritti.
2. Creare dei punti di contatto fra la Libia e
l’Italia nel settore inerente i diritti delle
donne sfruttando le esperienze vissute da
ambo i paesi nell’ambito di una reciproca
cooperazione.
3. Far applicare le Convenzioni e gli
Accordi internazionali stipulati dalla
Libia e trovare il modo di renderli
efficaci a livello locale.
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le raccomandazioni
4. Modificare le leggi libiche affinché
possano essere coerenti con il rispetto dei
diritti delle donne in modo particolare per
quanto riguarda l’Articolo 424 che
garantisce l’impunibilità allo stupratore
nel caso accettasse di sposare la propria
vittima. Fare sì che la vittima di stupro sia
considerata vittima e come tale bisognosa
di attenzioni psichiche e mediche per via
dei rischi di contaggio di malattie, virali e
sessualmente trasmissibili, alle quali
potrebbe andare incontro, oltre ai danni
psicologici.
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5. Il Legislatore è tenuto a stabilire le pene
più severe contro gli stupratori,
soprattutto nel caso in cui la vittima ne
rimane incinta o portatrice di malattie,
come per esempio l’Aids, o subisca
conseguenze chirurgiche oltre
naturalmente a tutti i danni psicologici.
6. Stesura dell’Articolo della costituzione
libica in fase di redazione per quanto
riguarda l’ugualianza fra uomini e donne
nei diritti e doveri, e l’Articolo sulle Pari
Opportunità fra i generi nell’esercizio dei
diritti politici, economici e sociali.
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le raccomandazioni
7. Formazione dei membri della società
civile da parte di esperti affinché siano in
grado di compiere il loro lavoro in modo
corretto.
8. Formare un Team completo composto da
medici, psicologi e sociologi, così come
un gruppo di lavoro composto da
rappresentanti della società civile che
operino nel settore della lotta contro la
violenza e dell’assistenza alle vittime;
una formazione mirata alla denuncia,
alla raccolta di prove e documentazioni,
ad una maggiore interazione con la
Stampa e a tutte le forme necessarie di
aiuto a proteggere la vittima.
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9. Operare per la realizzazione di uno
sviluppo volto all’eliminazione
dell’analfabetismo, soprattutto per il
genere femminile.
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contributi stampa
Vengono qui di seguito riportati alcuni contributi alla stampa delle relatrici libiche,
scelti tra una rassegna media più ampia di articoli e interviste, anche radiofoniche
LIBIA: AMAL EL-HAJ,
PRIMA DONNA CHE PUNTA
A DIVENTARE PREMIER
Sbarca a Roma il volto femminile
del post Gheddafi
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Ha 45 anni, da tempo si batte per i
diritti delle donne, e punta alla poltrona più scomoda della Libia: quella
di premier. La notizia che Amal AlTaher El-Haj si sarebbe candidata
alla guida dell’esecutivo attualmente
presieduto dal ministro degli Interni,
Abdullah Al Thani, dopo il voto di sfiducia del Congresso di Tripoli nei
confronti dell’ex primo ministro Ali
Zeidan, si era già diffusa a gennaio.
E ora torna a ribadirla anche a
Roma. In questi giorni, infatti, El-Haj
è nella Capitale insieme ad altre 9
colleghe – attiviste, imprenditrici, avvocati, giudici, presidenti di associazioni femminili libiche – per
partecipare a un seminario sui diritti
delle donne nel Paese maghrebino –
organizzato dalla società cooperativa
Minerva e Law International, ONLUS
di avvocati e professionisti dei diritti
umani e civili, e sostenuto dal Ministero degli Esteri – alla Facoltà di
Giurisprudenza dell’Università La
Sapienza. ”Al vaglio del Congresso
nazionale ci sono altri 17 potenziali
candidati, tutti uomini”, racconta in
un’intervista all’ANSA, a margine di
un incontro organizzato in un hotel
della Capitale El-Haj. Il terreno su cui
intende sfidare i suoi avversari, come
era immaginabile, è quello della sicurezza e il rilancio dell’economia.
”Due cose che potranno avvenire
soltanto gradualmente”, afferma.
”Impossibile pensare che in un anno
la Libia si trasformi in un Paese sicuro e stabile. Ci vorrà molto più
tempo”, ammette. E proprio in questo
ambito che l’ex premier Zeidan, sfiduciato dal Congresso e poi fuggito
in Germania, ha perso la faccia. ”Zeidan non è stato in grado di mantenere la sicurezza e ricostruire un
esercito nazionale, né tantomeno ha
saputo imporre il potere centrale su
tutto il Paese”, sottolinea El-Haj, che
oltre a essere rappresentante libica
del United State Institute for Peace e
avere lavorato presso la Communications Association e la GM, è stata
manager nelle risorse umane per alcune internazionali. ”Finora non è
stato attuato nessun vero programma per la riconsegna delle armi
e nessun vero passo avanti è stato
compiuto per il dialogo e la riconciliazione nazionali”. La Cirenaica ne è
un esempio. ”Inizialmente i separatisti chiedevano soltanto meno centralizzazione del potere e più
autonomia, anche economica.
Ora hanno alzato notevolmente il
tiro. Ma sono tutti libici e devono essere coinvolti nel processo di riconciliazione nazionale”. Se dovesse
essere confermata la sua candidatura, nel suo programma di governo
El-Haj punterà su giovani, ”cui finora
è stata offerta un’unica alternativa,
diventare poliziotti o militari” – e
donne. ”Gheddafi fingeva di sostenerle, ma in realtà le odiava e le utilizzava.
Durante la rivoluzione sono riuscite
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a ricoprire un ruolo importante contribuendo alla rivoluzione”, rimarca.
Oggi, invece, ”sono vittime di questa.
E i religiosi emettono ancora fatwe
contro di loro, cui gli ignoranti credono”. E anche la comunità internazionale ”ha perso interesse nei nostri
confronti e ci ha abbandonato”. E
proprio alla comunità internazionale
e all’Italia in particolare, muove un’altra critica: ”A dispetto dei grandi proclami e delle grandi conferenze, non
vedo un impegno serio in Libia”. In
un quadro di forte instabilità e violenza, la sua candidatura sembra un
sogno. Eppure, ci crede. ”Sono
un’attivista nota e ho girato in moltissime località del Paese.
In tanti mi mandano messaggi di incoraggiamento”. Per ora non è
chiaro quando avverrà la nuova nomina al vertice dell’esecutivo. ”Al
Thani, rimarrà almeno per un altro
mese in carica”, anticipa. Quanto a
elezioni generali e nuova Costituzione, qualsiasi previsione per ora
sembra inopportuna.
DONNE LIBICHE A ROMA
PER SEMINARIO
SU DIRITTI E FUTURO
Si discuterà di donne e diritti, in Libia
ma non solo, al seminario internazionale organizzato a Roma il 20 e 21
marzo.
All’iniziativa “La condizione giuridica
e sociale delle donne in Libia. Affermare la protezione legale e processuale delle donne” parteciperanno
una decina di esponenti libiche di
vari settori della società civile, politici,
giudici, avvocati, imprenditrici e presidenti di associazioni femminili.
Insieme a loro, animeranno il dibattito esperti, italiani ed europei, interessati a sviluppare uno scambio di
opinioni, inquadrando il tema all’interno del più vasto processo di transizione democratica in corso nel
Paese nordafricano. Per due giorni,
presso la facoltà di Giurisprudenza
dell’Università La Sapienza, si parlerà di diritti partendo dall’evoluzione
legislativa, dal sistema giudiziario civile e penale in Italia e in Europa e
dalla realtà giuridica libica.
Tra i temi da affrontare nei vari panel,
anche i diritti civili e politici, l’evoluzione del diritto di famiglia, l’assistenza e la sicurezza della donna sul
lavoro e la protezione penale contro
le violenze.
Il seminario, sostenuto dalla Farnesina, è promosso e organizzato da
Minerva, società cooperativa con
esperienza trentennale sulle tematiche femminili nazionali e internazionali, in collaborazione con Law
International, ONLUS di avvocati e
professionisti dei diritti umani e civili.
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contributi stampa
SEMINAR ON COLLABORATION BETWEEN ITALY
AND LIBYA ON WOMEN’S RIGHTS
By Libya Herald staff
Photo: Sami Zaptia
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Tripoli, 15 May 2014:
Minerva and Law International, in
collaboration with the Italian Cultural Institute hosted the 2-day seminar:
“Cooperation between Italy and
Libya on women’s rights through
a collective strategy” at the Waddan hotel 14-15 May 2014.
The Deputy Minister of Culture,
Abdulrazag Abara and the Italian
Consulate General in Tripoli, as
well as the head of the Italian Cultural Institute in Tripoli, Mr. Rubens Piovano, officially welcomed
the guests.
A cross-section of women activists and NGOs attended and discussed issues of “female quotas”
in politics and in management,
training and professional development for women, and domestic
violence against women.
The event is the second leg of the
event, as part one was held in
Rome in March.
The event was supported by the
Italian Ministry of Foreign Affairs
and the Italian Cultural Institute in
Tripoli.
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Al Aiam
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contributi stampa
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Italia - Libia
proseguire il cammino
Il progetto ha contribuito ad affermare il principio e lo scopo indicati e che hanno motivato la sua realizzazione, ossia: fornire
alle donne libiche specifici contributi in materia costituzionale e
giuridica, come da loro richiesto nell’attuale fase costituente; esaminare insieme modalità e contenuti specifici per garantire una
concreta applicazione del principio costituzionale di uguaglianza
donna-uomo nelle leggi d’attuazione in ogni ambito di attività –
“quote rosa” in politica, lavoro, famiglia, maternità, salute, informazione, cultura, ecc.-, punto particolarmente sensibile sui cui le
donne libiche hanno insistito, mosse dal timore che la cultura
maschilista, l’arretratezza culturale, l’estremismo islamista, possano vanificare l’effettivo riconoscimento della parità di genere
in Costituzione.
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La stesura di raccomandazioni e indicazioni operative sugli obiettivi e le modalità per raggiungerli, dopo una appassionata e professionalmente approfondita discussione, hanno trovato l’accordo
unanime delle relatrici e relatori di entrambe le parti, italiana e libica.
A dimostrazione che, nel rispetto delle differenze culturali/politiche/religiose, l’impegno per l’affermazione dei diritti delle donne
libiche in Costituzione e nella società non è solo un problema di
un singolo Paese ma è questione internazionale di massima rilevanza, che per essere affrontata e risolta si deve avvalere del confronto tecnico-culturale ad alto livello attorno a misure e strumenti
riconducibile allo Stato di diritto, anch’essi non solo nazionali ma
anche, se non soprattutto, conosciuti, adottati e condivisi in Paesi
di consolidata democrazia e acquisiti in ambito sopranazionale.
Al termine del progetto è stato altresì unanimemente auspicato
di proseguire la cooperazione bilaterale creando un tavolo di confronto dialettico, di scambio di esperienze, che dia luogo ad una
partneship italo-libica, giuridico-legislativo e in materia di strumenti e iniziative culturali, che favorisca, accompagni e monitoraggi nel tempo l’effettiva affermazione e tutela del ruolo della
donna nella società e nelle istituzioni libiche, e più in generale il
processo di costruzione democratica in Libia che, al momento e
dopo tre anni dalla primavera araba, è sottoposto ad una allarmante instabilità politica e ad una incerta prospettiva.
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Foto © Archivio
finito di stampare nel mese di luglio 2014
presso la stamperia DELGROSSO srl
Via Aurelia 382/A - 00058 Santa Marinella (RM)
Numero Verde: 800-609451 - Cell.: +39 335 1239516
[email protected]
Donne e Diritti
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