direttore responsabile: Vera Paola Termali ISBN: 978-88-98371-02-0 - ISNN: 2282-0183 Rivista Scientifica di: MEDICINA - RICERCA - STANDARD DI QUALITA’ - EUROPROGETTAZIONE Anno 5 Nr.1 Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale - 70% DCB Perugia Una donna come direttore di una rivista cosi delicata come quella che tratta la Medicina di Frontiera. Una sfida che ormai è al quarto anno di vita www.dsmm.it Mediazione e futuro Neuroscienze Neurospiscologia conflittuale al via Medicina di Frontiera Iscrizione al Tribunale di Como N° 3/2011 Direttore responsabile: Vera Paola Termali Editoriale: Siamo donne e abbattiamo le frontiere di Federica Sciacca pag. 3 Redazione: Federica Sciacca Responsabile di redazione Libera università, scuola di alta formazine: chi può erogare diplomi e master di Federica Sciacca pag. 4 Federica Peci Copertina dedicata a: Il direttore e fondatore della testata Samorindo Peci Vaccinazioni: di Giovanni Greco pag. 6 Miele infusione di Giorgio Capoterra pag. 8 Neuroni Specchio di Federica Peci pag. 9 Direttore scientifico Comitato scientifico Massimo Saita Sergio Pandolfi Fabio Catalano Concetto Battiato Giovanna Sartor Emanuela Cafiso Anna Frisinghelli Gioacchino Giugliano Paolo Ferroli Massimo Lemma David satanassi Fabio Ghigi Vitamina D di Giuseppe Realdi pag. 13 Test C4D di Samorindo Peci pag. 16 Formazione in Neuropsicologia conflittuale di Vera Paola Termali pag. 17 AllergoAtp Processo di Federica Peci pag. 20 La mediazione: la strada buona e “civile” per risolvere le controversie da danno medico e sanitario di Vera Paola Termali pag. 22 Collaboratori Giorgio D’alessandro Michela Palvarini Melina Castiglione Fracesco Acerbi Morgan Brogi Giovanni felisati Mauro Arcicasa Alberto Maccari Stefano Giraudi Donatella Vasaturo GIOVANNi GRECO Elisabetta Montano AllergoAtp Autovaccino di Vera Paola Termali pag. 24 Immunità delle mucose Pubblicazione scinetifica Peci et al. pag. 27 Cerifos è anche questo addio di Vera Paola Termali pag. 32 Lettera alla redazione pag. 33 Psiconcologia: intercettare i bisogni psicologici del paziente Addetto stampa: [email protected] Editing - Grafica - Impaginazione: Cerifos Tel. 02 26416162 - Fax 02 89038641 Email: [email protected] sito: medicinadifrontiera.cerifos.it Flipping: ebook.cerifos.it Amministrazione: Via Paisiello 24 20131 Milano Editore: Cerifos Stampa: Litograf editor srl Citta di Castello Pg Info pubblicità: [email protected] ISBN: 9788898371051 ISNN: 2282-0183 di Federica Sciacca pag. 34 3 Siamo donne e abbattiamo le frontiere Federica Sciacca Una formazione germanista, uno spirito da combattente e una curiosità insaziabile. Alla guida dei Medicina di Frontiera non poteva che esserci una donna che le frontiere è abituata ad abbatterle Interprete, naturopata, Bach Foundation Registered Practitioner, presidente del S.I.H.eN, Sindacato Italiano Heilpraktiker e Naturopati, presidente della Federazione per il Diritto alla Libertà di Cura, Fe.Di.l.Co, giornalista scientifico, oltre che mediatrice civile nel “tempo libero”, la dottoressa Vera Paola Termali, tra molti impegni, è soprattutto alla guida di Medicina di Frontiera, l’avventura edita da Cerifos giunta ormai al suo quinto anno di vita. Il titolo della rivista si deve a lei, voluto temi scottanti come la libertà di morire. Medicina di Frontiera, perché così evocativo da racchiudere in cuore pulsante del Centro di Ricerca e Formazione Scientifico nuce l’obiettivo che il progetto editoriale Cerifos, per volontà del suo Direttore da cinque anni diffonde si poneva, di fronte all’alba della prima tutto ciò che i medici di frontiera odierni portano avanti con copia stampata: “Questo nome Medicile loro ricerche, tutto ciò che nel settore della salute è poco na di Frontiera contiene il concetto di conosciuto, ma vicino al paziente, e lo sa senza reticenze né valicare un limite, saltare un ostacolo, asservimenti, per informare i pazienti sulle verità nel mondo lo stesso che, siamo convinti, ostacodella salute e per stimolare la discussione tra gli addetti ai lali troppo spesso la realizzazione di una vori, attingendo soprattutto da loro, professionisti sanitari, risocietà più sana e più giusta spiegava la cercatori e professori, nuova linfa per nuovi temi da mettere dottoressa Termali in uno dei suoi primi sotto i riflettori. editoriali. Siamo coscienti di quanto il Tutto, con un mix di sensibilità e competenza che, forse, solo limite sia troppo spesso mentale, fatto una donna che si descrive come una che “coltiva la capacità di di pregiudizio e di senso di imprigionaindignarsi per sentirsi minimamente libera” poteva realizzare. mento in un sistema che frustra lo spirito La copertina è dedicata al direttore della rivista Medicina di primigenio della ricerca scientifica, diriFrontiera e, attraverso di lei, in qualche modo anche a tutto lo gendola verso risultati interessati delle staff di Cerifos, anche questo prevalentemente in rosa. Ma che aziende finanziatrici e per questo la nocon le quote rosa, davvero nulla ha a che fare... stra è una rivista libera che sostiene la ricerca italiana indipendente, trattando temi che valicano “Mi piace osservare e i confini degli studi cercare di capire la gente, scientifici per sbarcare scrivere e fare il pane in anche in terreni più casa, perché ci sono gesti pragmatici, come che hanno l’europrogettazione un’intrinseca saggezza. e l’economia sanitaria”. E soprattutto coltivo la Dalle prime battute e capacità di indignarmi che dalla prima pubblicazione, mi permette di sentirmi ormai, sono passati tre minimamente libera” anni e la rivista ha portato avanti, in un misto altalenante di soddisfazioni, rallentamenti, ma soprattutto fatica, passione e tenacia, esattamente i temi che si proponeva di trattare: dalla ricerca scientifica nel campo dell’immunologia, endocrinologia e della medicina rigenerativa, alle novità metodiche chirurgiche e terapeutiche. Un centro di ricerca come editore Dall’economia sanitaria all’europrogettazione, passando per le inchieste e per 4 Libere università, accademie, scuola di alta formazione: chi può erogare diplomi e master? Guidati da un’esperta del Miur ci inerpichiamo nel fitto ginepraio della formazione superiore per capirci di più Che differenza c’è tra i corsi di perfezionamento e i corsi per master. Cosa è una libera università? Chi può rilasciare un diploma? A volte, diciamolo pure, il settore formazione sembra una fitta giungla in cui il cittadino rischia di essere abbagliato da dizioni che lasciano intendere ciò che poi non è. Nel settore medico e sanitario la cosa è particolarmente evidente e induce in errore coloro i quali sono disperatamente alla ricerca di un “titolo”. Fa chiarezza sull’argomento la dottoressa Vanda Lanzafame, dirigente della Direzione generale per lo studente, lo sviluppo e l’internazionalizzazione della formazione superiore del MIUR. Che differenza c’è tra corsi di perfezionamento e corsi per Master? Entrambi sono corsi post-laurea di alta formazione finalizzati allo sviluppo di specifiche competenze professionali, ma naturalmente ci sono differenze: i corsi di perfezionamento sono corsi di alta formazione finalizzati all’acquisizione e allo sviluppo di particolari competenze in determinati settori tecnici e professionali; hanno una durata compresa tra 3 mesi e 1 anno e non danno diritto al conseguimento di alcun titolo. Al termine del corso agli iscritti è rilasciato un attestato di partecipazione con l’indicazione dei crediti (CFU) acquisiti, che devono essere comunque inferiori a 60. I corsi per master universitari, invece, sono strutturalmente più complessi: prevedono obbligatoriamente uno stage, hanno durata non inferiore a un anno, danno diritto al titolo di Master Universitario, nonché all’acquisizione di almeno 60 crediti (CFU). Quindi chi ha una laurea o un titolo equivalente si può iscrivere ad un Master di 1° livello, chi una laurea magistrale o un titolo equivalente, ad un Master di 1° o di 2° livello. I Master universitari possono essere erogati solo dalle strutture accreditate dal Miur. Unica pecca burocratica, se così la si può chiamare, è che, a differenza dei corsi di laurea di primo e secondo livello e dei dottorati, i master possono venire liberamente attivati o disattivati annualmente dagli atenei a seconda delle esigenze e delle richieste degli studenti, cioè non devono essere programmati molto tempo prima, hanno una certa flessibilità, insomma, e questo a volte genera confusione. In più il titolo è spesso abusato. Cioè esistono dei master che sono erogati da enti non accreditati al Miur, ma attenzione perchè in questo caso non sono master universitari e non hanno valore legale. Cioè, ad esempio, anche le associazioni culturali possono erogare dei master? Ma non sono master universitari e non hanno valore legale, cioè non lo hanno a fini concorsuali nè professionali. Un master attivato da un istituzione privata scientifica, per fare un esempio, può conferire dei crediti ECM, se approvato dal Ministero della Salute e può valere anche come formazione continua, a cui molte categorie professionali sono obbligate. Nel caso di associazioni culturali può trattarsi di corsi di approfondimento culturale ma, ancora una volta, non sono titoli che hanno valore legale. Il titolo di master in questo momento è il più gettonato; tutti li vogliono erogare, tutti li vogliono frequentare e questo crea confusione per la richiesta elevata che causa un’offerta spesso non conforme né alle leggi, né alle aspettative dei di- 5 scenti. I master sono stati inseriti nell’ordinamento italiano abbastanza recentemente e hanno anche un diverso valore rispetto ad un master straniero, visto che negli altri paesi il titolo di master è equiparabile alla nostra laurea magistrale e quindi tutto questo spesso ci pone un po’ in difficoltà anche per quanto riguarda l’equiparazione dei titoli stranieri. Per attivare un corso con l’etichetta “di alta formazione” è necessario essere tra gli Atenei riconosciuti dal MIUR? Non c’è una protezione del titolo di “alta formazione”, cioè questa viene indicata anche da enti che non sono universitari, ma in questo caso i documenti finali che rilascia non hanno valore legale, non a fini concorsuali o professionali. Per il MIUR l’Alta Formazione è sinonimo di alta formazione universitaria. Come ad esempio lo sono il conservatorio o l’Accademia delle Belle Arti. Per sapere se un ente, accademia o università, può rilasciare un titolo con valore legale, si può andare sul sito del MIUR www. istruzione.it cliccando “università”. Un centro di ricerca può rilasciare il titolo di Alta Formazione? Non esattamente. Un centro di ricerca può consorziarsi con un ateneo o un’università italiana e proporre un corso di dottorato o di alta formazione, ma il titolo deve essere sempre rilasciato dall’Ateneo, tra le strutture accreditate dal MIUR. Un centro di ricerca può dunque collaborare nella parte pratica con le strutture del MIUR che fanno da garante, ma non direttamente rilasciare un titolo e parlo sempre di titoli con valore legale. Tuttavia, ci sono delle norme che consentono agli istituti di ricerca, con determinate caratteristiche, di attivare dei corsi di perfezionamento. La normativa di riferimento è il dpr. 382 dell’80, art. 74. Chi non è ateneo, può usare questa dizione? No. Sia la denominazione di Accademia che di Ateneo o Politecnico è protetta. È vietato l’uso di questa etichetta a chi non ha superato la prova di accreditamento presso il MIUR. Qualora il MIUR ne venga a conoscenza denuncia al garante chi fa una promozione ingannevole e un uso illegittimo di questo titolo perché si tratta di una violazione delle norme. Cosa è una libera università? Può essere un’associazione culturale pura e semplice? La libera università è un’università privata. Se la dizione è “Libera università Riconosciuta e il nome dell’Istituto”, significa, salvo false etichette, che è un’università privata che, dopo aver seguito un iter di riconoscimento che poi ha portato a un decreto del ministro e alla pubblicazione in gazzetta, è riconosciuta dal MIUR. Per farlo bisogna avere particolari requisiti di struttura e di docenza. Va presentato lo statuto, il regolamento didattico dell’ateneo, insieme ad altra documentazione, che poi viene vagliata dal CUN (Consiglio universitario nazionale) e dall’ANVUR (l’Agenzia per la valuta- zione del sistema universitario e della ricerca, istituito nel 2012), che sono rispettivamente l’organo interno e esterno preposto alla valutazione. Accreditiamo sia gli istituti sia gli enti sia i corsi. E tutti e tre seguono diversi iter burocratici. (Legge 140 del 2010). L’istituzione di nuove università private avviene ogni 3 anni con l’approvazione di un piano triennale di sviluppo dell’ateneo che va vagliato sempre da questi due enti. Chi può conferire un diploma alla fine di un percorso formativo? Per avere un valore legale, sia da parte delle scuole che degli enti universitari, deve essere erogato sempre da un’istituzione riconosciuta dal MIUR. Possiamo quindi concludere che la legge tutela la dizione di “ateneo”, “accademia” e “politecnico”, mentre non tutela il nome “master” o “diploma”, “corso di alta formazione” o “di perfezionamento”. Quando questi titoli vengono erogati da enti di formazione iscritti al MIUR, essi hanno valore legale. Negli altri casi ci troviamo difronte ad una dizione non proibita, ma comunque inducente in inganno, se non correttamente specificato altrimenti. 6 a cura del Dott. Giovanni Greco Calendario vaccinale RAGIONATO La questione dei vaccini è nell’occhio del ciclone mediatico da mesi. Il dottor Giovanni Greco, pediatra, spiega quali sono i metodi per ottimizzare una pratica, sulla quale si basa tanta parte della profilassi dello Stato. Nei mesi scorsi si è fatto un gran parlare delle vaccinazioni obbligatorie, con prese di posizione talebane da parte dei fautori delle vaccinazioni e di chi è contrario all’obbligo, quando in realtà la scelta se vaccinare o meno i propri figli dovrebbe attenere a quell’ambito dei diritti personalissimi del cittadino, fatti salvi gli obblighi dello Stato alla tutela della salute pubblica. L’allarme del Ministero della Salute è scattato a seguito di una minima flessione del trend vaccinatorio, che si mantiene però ben al di sopra dell’85% di popolazione infantile vaccinata, ritenuto la soglia di criticità. Che il danno da vaccino esista è inconfutabile, tanto che lo Stato ha istituito un fondo per risarcire le famiglie. È vero anche che le famiglie vorrebbero scegliere quando e contro cosa vaccinare, ma temono la ricaduta economica di una scelta diversa e vengono quindi poste davanti ad una scelta radicale: o sì e tutto o no e niente. Riteniamo quindi utile sottoporre all’attenzione del lettore un calendario ragionato che aiuti il medico a proporre qualcosa di sensato e le famiglie a scegliere nei confronti di una sola e grave malattia alla volta, nel con consapevolezza. momento in cui il piccolo può essere a rischio. Andrebbe pertanto eseguito una “studio” preventivo Considerazioni sul calendario vaccinale sul paziente, sui genitori e parenti prossimi: potremmo a cura del Dott. Giovanni Greco, pediatra perciò parlare di vaccinazione “ad personam”. Ovvero il vaccino giusto, al momento giusto, per la persona Una vaccinazione “ad personam” L’idea di ridistribuire i vaccini in uno spazio tempo- giusta. rale diverso, tenendo conto del soggetto da immuniz- Credo pertanto che un bambino, dopo una attenta visita zare (se maschio o femmina) e dalla condizioni cli- ed anamnesi del proprio pediatra, debba essere vacciniche sue e dei suoi genitori è la corretta via per una nato dopo 15-18 mesi di vita. Un sistema immunitario di due mesi di vita non può vaccinazione sicura e più efficiente. L’idea di fondo è quella di vaccinare un bimbo sano, essere aggredito con 19 antigeni contemporaneamente! 7 Pertanto un possibile calendario potrebbe essere il seguente: Il calendario per la prima dose Antipolio: 15-18 mesi Antitetanica: 18-24 mesi Antipneumococco: 22 – 24 mesi (al momento della scolarizzazione) Antidifterite 24 mesi (il bimbo vive in città o in campagna?) Antimeningococco: 24 - 36 mesi (al momento della scolarizzazione) Antiepatite B: 6 - 10 anni (è trasmessa per vie sessuali o trasfusionali) Antirosolia: 10 – 12 anni (solo per le donne) Le successive dosi dovrebbero seguire il normale regime di somministrazione previsto nei bugiardini dei produttori di vaccini. Resta soltanto il problema della pertosse, una patologia seria nel primo anno di vita o poco più, per cui quando effettuare il vaccino resta una questione di non facile soluzione che va stabilita caso per caso. Sarebbe auspicabile una nuova generazione di vaccini (per esempio un nuovo vaccino anti-morbillo) con una diversa via di somministrazione (orale è più fisiologica) e formulato in maniera differente. In ultimo sarebbe necessaria maggiore trasparenza sugli effetti collaterali dei vaccini e sulla reale efficacia degli stessi. Qual è il reale rapporto rischio/beneficio? La domanda resta aperta a risposte individuali basate su un serio approfondimento. Vaccini, tutto quello che c’è da sapere *Le vaccinazioni obbligatorie in Italia sono 4: antidifterica, antitetanica, antipoliomielitica, antiepatite virale B. Tutti le altre sono facoltative. *In 15 nazioni della Ue non esistono vaccinazioni obbligatorie, mentre in 14 ne esiste almeno una. *Le vaccinazioni dell’infanzia andrebbero effettuate nel centro vaccinale della propria Asl, ma è comunque possibile farle dal pediatra. *Tempistica ed elenco delle immunizzazioni offerte dal Servizio Sanitario Nazionale sono contenuti in un apposito calendario vaccinale riportato e aggiornato nel “Piano nazionale prevenzione vaccinale” *In Italia, dopo la riforma dell’articolo V della Costituzione, molte Regioni hanno regolamentato la materia: il Veneto ha sospeso in via temporanea l’obbligatorietà, mentre Lombardia, Provincia di Trento, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Umbria, Sardegna, non sanzionano i genitori che non vaccinano i figli. Miele infusione Miele - 5ml soluzione sterile e filtrata di miele al 10% per iniezione Produzione in proprio secondo §13 AMG Abs.2b Cenni storici sull’utilizzo del miele iniettabile Antinfiammatorio Favorente la perfusione capillare Sostegno alla rigenerazione cellulare Miglioramento del metabolismo cellulare A partire dall’uso esterno del miele quale favorente la guarigione delle ferite, uso tradizionale conosciuto fin dall’antichità, più di cinquant’anIndicazioni: ni fa l’azienda tedesca Woelm Pharma produce Infiammazioni acute e croniche va il „Melcain“ e il „Melcain forte“, una for Terapia integrativa nei tumori mula che univa miele, procaina, HCI. Disturbi circolatori Nella letteratura scientifica dell’epoca il pro Difficoltà di guarigione di ferite dotto veniva indicato per la distonia vegetativa, Pulizia di ferite la gastrite, ulcus ventriculis, angiospasmi, ipereCome collirio nella congiuntivite mesi gravidica, disturbi post-comiziali. Miglioramento dell’assorbimento cellulare Nella rivista „Hippokrates“ a nome del Uso e Dosi: Dr. med. F. Hieber, Orthopädische Klinik St. Prima somministrazione: Paulsstift Landau/Pfalz appare l’articolo „Con2ml di soluzione diluita in 10ml -20ml di fisiologica, per endovenosa lenta tributo della terapia locale e intravenosa di una oppure come piccola infusione 5ml in 50ml NaCl 0,9% per 30 minuti. soluzione di miele e procaina in ambito ortopeIn base all’occorrenza 1-2 Ampolle alla settimana. dico“. Effetti collaterali: Questa formulazione permette il legame di parte Sensazione leggera di calore oppure dopo una trentina di minuti sensazione di della procaina libera con gli zuccheri del miele freddo di breve e bassa entità. con la formazione di procaingluoside. Più alta A volte si riscontra una crisi di guarigione con immediata scomparsa di dolori è la concentrazione di miele, più procaina viene diffusi in ambito vascolare e nei distretti più deboli con sintomatologia leggera. legata. Questa formulazione ha un doppio vanConservazione: al riparo dalla luce, in frigorifero a circa 8/15° taggio: la diminuzione notevole della tossicità Durata: 1 anno del procainglucoside e il prolungamento dell’effetto. Provenienza del miele 548 pazienti con dolori cronici furono trattati Esso proviene da azienda agricola biologica certificata della Germania meridio- con una tollerabilità assolutamente soddisfacennale e viene raccolto in primavera quando fiorisce l’arnica. te, tranne in due casi in cui si riscontrò una caEsso viene gentilmente trasferito dalle arnie ai contenitori sterili attraverso aspi- duta pressoria. razione, quindi congelato e consegnato sempre al riparo della luce. Il miglioramento del dolore venne giudicato fra buono e ottimo nel 77,2% dei casi, moderato nel 16% dei casi e nullo nel 6,8% dei casi. utte le nostre produzioni sono accompagnate da certificazione del laboratorio Nella rivista „Der Landarzt“ Zeitschrift für Allche ne attesta la purezza e la qualità di esecuzione. gemeinmedizin, il Dr. med. Fink pubblica „Trattamento di Herpes zoster con miele e procaina“ Egli descrive 36 casi, trattati con iniezioni endovenose di “Melcain forte”. Nella maggior parte dei casi dopo 6 iniezioni si aveva la remissione delle pustole erpetiche. Al prodotto Fink aggiungeva Vitamina B1 e un antidolorifico (Judolor®), sottolineando l’ottima tollerabilità e il successo terapeutico. Neuroni specchio 9 intervista di Federica Peci 10 Ripristino della fisiologia e neuroni specchio: la sottile linea della riabilitazione di frontiera La nuova frontiera della riabilitazione passa attraverso i neuroni specchio: neuroni bimodali, localizzati nella corteccia premotoria e nel lobo parietale (aree prive di funzioni cognitive) che si attivano, sia quando compiamo una data azione, sia quando vediamo eseguirla da altri. L’ultimo lavoro made in Cerifos, a firma del dottor Samorindo Peci, direttore scientifico del Centro di Ricerca e Formazione Scientifica milanese, torna a puntare sul ripristino della fisiologia: il paziente può essere riabilitato, anche quando la malattia ha comportato una perdita funzionale, grazie ai neuroni specchio, perché determinate competenze vengono apprese a livello cerebrale, al di là di averle compiute o meno. Ne parliamo con lui. Dottor Peci, come è possibile quanto appena detto? I neuroni specchio attivano una rappresentazione interna dell’azione, svincolata da qualsiasi tipo di esecuzione. Di conseguenza attivarli può essere considerata una condizione di facilitazione del processo riabilitativo. Se si osserva, ad esempio, la corteccia pre-motoria di un bambino che assiste ad un cartone, in cui i personaggi compiono dei movimenti mirabolanti, si vedrà che questa si attiva freneticamente, preparando quei movimenti e, in qualche modo, eccitando il sistema nervoso centrale del bambino. Come si è arrivati a tutto questo? È da molti anni che vengono eseguite delle ricerche per cercare di approfondire questa correlazione. In uno dei primi studi, alcuni ricercatori hanno osservato l’attività di 532 neuroni, localizzati nell’area F5 della corteccia premotoria frontale dei primati. Gli esperimenti consistevano nell’invitare la scimmia ad osservare determinate azioni eseguite nella sperimentazione, come ad esempio la manipolazione di un oggetto, e ad imitarle in un secondo momento. La registrazione dell’attività neuronale della scimmia è stata effettuata sia durante l’osservazione che durante l’esecuzione da parte di essa, ed è stato evidenziato che 92 neuroni su 532 considerati, sono stati attivi in entrambi le fasi di osservazione e di esecuzione dell’azione. Ma quali stimoli sono più significativi per l’attivazione dei neuroni specchio? Soprattutto le azione di afferrare, posizionare e manipolare, anche combinate tra loro, e in misura minore quella di trattenere un oggetto. A quale conclusione si può giungere, quindi? Lo stretto legame tra le risposte visive e quelle motorie dei neuroni specchio sembra indicare che la mera osservazione dell’azione compiuta da altri evochi nel cervello dell’osservatore un atto motorio potenziale analogo a quello spontaneamente attivato durante l’organizzazione dell’effettiva esecuzione di quell’azione. 11 La differenza è che in un caso resta il principio riabilitativo che disabilitativo. allo stadio di atto potenziale, mentre nell’altro si traduce in una conQuindi tutti noi siamo provvisti di un sistema specchio ma non creta serie di movimenti. tutti riusciamo ad attivarlo? Presupposto fondamentale per l’atSi, ma la soglia di attivazione può essere migliorata arricchendo il tivazione dei neuroni specchio non nostro vocabolario motorio. è un input sensoriale, ma la nostra Ora sappiamo che le relazioni sociali sono determinate prima che conoscenza motoria. Anche se predall’intelletto, dalla capacità corporea di risuonare con gli altri. Quesente un input sensoriale, infatti, sto non significa che lo sportivo sappia risuonare meglio di un altro come ad esempio l’abbaiare di un che non lo è: il motorio è una complessa serie di strutture funzionali cane, i neuroni specchio non si attiche compongono ogni strato comunicativo. vano perché tale atto non ci apparIn uno studio di fMRI Calvo-Merlino e coll. del 2005 è stato dimotiene, cioè perché non è incluso nel strato, ad esempio, come la vista di atti eseguita da altri, comporti nostro bagaglio motorio. una diversa attività cerebrale, a seconda delle competenze motorie L’area F5, cioè la corteccia motospecifiche dei soggetti in questione. ria, in pratica, consente una sorIl campione dei volontari comprendeva danzatori classici, maestri di ta di vocabolario di atti motori, le ballo latino americano e persone che non avevano mai preso lezioni cui parole sono rappresentate da di ballo. Bene, la proiezione di video in cui venivano rappresentati popolazioni di neuroni. Dagli atti passi di danza classica attivava il sistema dei neuroni specchio dei più naturali e elementari, come afdanzatori classici più di quello dei ballerini e, naturalmente, dei prinferrare del cibo con la mano o con cipianti, e viceversa. la bocca, a quelli più sofisticati, che Se il nostro vocabolario motorio è ben fornito si riesce ad instaurare richiedono particolari abilità, come uno spazio di azione condiviso. Mi spiego: gli atti osservati hanno eseguire un passo di danza, i neuroun significato immediato per l’osservatore, senza far ricorso a nesni specchio consun ragionamento, se essi sono insentono al nostro seriti nel vocabolario motorio, ogni “Stamattina ho avvertito una strana cervello di correatto ed ogni catena di atti, nostro o sensazione che si è trasformata in una lare i movimenti altrui, appaiono immediatamente grande gioia: ho percepito che la mia mano iscritti e compresi, senza che ciò riosservati a quelli propri, e di rico- destra non era più legata. Ora non sento chieda alcuna esplicita o deliberata noscere così il più impedimento e i miei movimenti sono operazione conoscitiva. significato. Essi Facciamo un esempio: se vediamo fluidi, anche se ancora lenti”. riconoscono lo qualcuno afferrare con la mano del L’intervista per comprendere come e scopo dell’atto cibo o una tazzina, comprendiamo perché è cambiata (e migliorata) la motorio e codiimmediatamente quello che sta fariabilitazione motoria ficano l’organizcendo. Che egli lo voglia o meno, zazione temporale dei movimenti nell’istante in cui percepiamo i primi movimenti della sua mano, utili all’atto stesso. essi ci comunicano qualcosa, ovvero il significato d’atto. Questo sistema specchio geneQuesto è quello che conta, ed è proprio quello che, grazie all’attivara una rappresentazione interna zione delle nostre aree motorie, condividiamo con colui che agisce. dell’azione osservata: in altri terSi tratta quindi di un meccanismo che consente di comprendere immini, seleziona nel “vocabolario” mediatamente il significato delle azioni degli altri e persino delle motorio dell’individuo la “parola” loro intenzioni, senza ricorrere a nessun tipo di ragionamento. corrispondente all’azione. E questo vocabolario di atti offre al sistema Ma questo ribalta un po’ il legame corpo-mente. motorio un “serbatoio” di azioni Per molti anni le aree motorie della corteccia cerebrale sono state che è alla base delle funzioni coassociate a funzioni attuative, operative e a funzioni cognitive. gnitive tradizionalmente attribuite La maggior parte degli studiosi era concorde a ritenere che l’azione ai sistemi sensoriali, perciò il ricofosse preceduta dalla sensazione. Ogni azione era la risultante genoscimento degli altri e delle loro nerata da un modello ritenuto assiomatico: Percezione-cognizioneazioni e perfino delle loro intenziomovimento. ni, dipende, in prima istanza, dal Uno schema del genere poteva essere convincente, però, finché del nostro patrimonio motorio, sia per sistema motorio si aveva un’immagine estremamente semplificata. 12 In particolare, è stato visto che la rappresentazione del Dopo la scoperta dei neuroni specchio, il modelmovimento induce un’intensificazione dello scambio lo potrebbe essere così formulato: gassoso, un’accelerazione della respirazione e della freConoscenza motoria- cognizione. quenza cardiaca, l’aumento della pressione sanguigna, Processi di solito considerati di ordine superiore una maggiore sensibilità della visione periferica, e l’aue attribuiti a sistemi di tipo cognitivo, come ad mento dell’eccitabilità dei nervi periferici. esempio, la percezione e il riconoscimento deIl terapeuta mostrava al paziente un movimento da esegli altri, ma anche l’imitazione e le stesse forme guire con l’arto sano e, una volta eseguito, veniva redi comunicazione gestuale o vocali, possono rimandare al sistema motorio e troAzioni osservate Numero di neuroni gistrato dai sensori. Poi, provava a farlo eseguire vare in esso il proprio substrato attivati anche con l’arto paretico, neuronale. Afferrare 30 seguendo nel modo più Ecco perché se si arricchisce il Posizionare 7 fedele possibile quello virvocabolario di atti motori e quinManipolare 7 tuale. di il sapere del corpo, si porta al Interazioni di amni 5 Sapete la sua reazione miglioramento dell’attivazione Trattenere 2 dopo? “Stamattina ho avdei neuroni specchio. Afferarre posizionare 20 vertito una strana sensaAfferarre interazione 3 zione che si è trasformata Quindi si può sfruttare questo Afferrare/trattenere 5 in una grande gioia” ha meccanismo per migliorare e Afferare con la bocca 3 detto. “Ho percepito che rendere più rapida la riabilitaPosizionare/trattenere 1 la mia mano destra non era zione motoria? Interzioni di mani 1 più legata. Ora sento che Certamente. Tradizionalmente in Afferare/manipolare 1 la mia mano non è più un riabilitazione motoria gli stimoli Afferare/posizoione/trat4 impedimento e i miei moutilizzati sono vestibolari, visitenere vimenti sono fluidi, anche vi, propriocettivi, tattili e uditivi. se ancora lenti. È una senDopo le ultime acquisizioni vansazione strana, ma molto piacevole”. no considerati invece anche l’azione osservata e l’immagine motoria. Sì, ma come? Ad esempio sottoponendo i pazienti a stimoli visivi appositamente costruiti in forma di videoclip: si possono proiettare immagini di azioni di vita quotidiana, anche banali, ad esempio afferrare una tazza di caffè, mettere lo zucchero, mescolare e portare la tazza alle labbra e dopo chiedere al paziente di ripetere il gesto. I risultati? Ottimi. Recentemente, ad esempio, diversi studi hanno messo in luce il ruolo svolto dall’immagine motoria nella riabilitazione dei movimenti dell’arto superiore in pazienti che avevano subito un danno cerebro-vascolare. 13 Vitamina D a cura del Prof. Giuseppe Realdi A cosa serve, quando si dice carente e come si può integrare: il focus su questa preziosa vitamina condotto attraverso la lente del professor Giuseppe Realdi, professore di Medicina interna dell’Università di Padova Cos’è la vitamina D e quali sono i suoi effetti benefici? La vitamina D è una vitamina liposolubile, cioè che viene assorbita nell’intestino con i grassi. Il suo effetto è ottimale sullo scheletro, sul metabolismo del calcio e a livello di molti tessuti dell’organismo. Inoltre è oggi riconosciuto il ruolo importante e significativo che ha nel ridurre il rischio di molte malattie croniche dell’organismo, anche invalidanti, compresi i tumori e nell’aumentare significativamente la spettanza di vita. Gli effetti benefici però sussistono quando la sua concentrazione nel sangue è superiore a 75 nanomoli/L, corrispondenti a 30 nanogrammi /ml. Come si fa a sapere quanto ne abbiamo? L’elemento che consente con certezza di stabilire i livelli ematici di tale vitamina nell’organismo è il dosaggio della calcidiolo (25-idroissi-vitamina D3). I valori ottimali sono uguali o superiori a 75 nanomoli/L, o 30 nanogrammi /ml: la dose giornaliera raccomandata per un bambino è di 600 UI, per un adulto di 1500-2000 UI al giorno, in gravidanza almeno 2000 UI/die, durante l’allattamento 40006000 UI/die. Mentre valori superiori a 375 nanomoli/L o a 150 nanogrammi/ml suggeriscono una stato di intossicazione, che va evitato, e valori inferiori, indicano insufficienza. Entrando nello specifico, a livello internazionale, si parla di carenza quando i livelli sono inferiori a 50 nanomoli/L (20 nanogrammi /ml) e insufficienza, con livelli compresi tra 50 e 75 nanomoli/L (20-30 nanogrammi /ml). E purtroppo, si parla di questo in moltissimi casi: la vitamina D è infatti il fattore nutrizionale più carente a livello mondiale, sia nel bambini, sia negli adulti. Un deficit, tra l’altro molto spesso ignorato per la mancanza di sintomi e segni tipici, almeno fino a quando non diventa grave e prolungato. Perché si registra così frequentemente? La tabella 1 propone una sintesi di questo problema. L’unica sorgente di vitamina D è stata per millenni la luce solare. Infatti, le risorse di tale vitamina contenute negli alimenti naturali sono oltremodo scarse (circa il 10% del fabbisogno) e tali ridotte quantità non sono assolutamente sufficienti a fornire dosi adeguate di vitamina per i bisogni dell’organismo. I cibi con presenza (peraltro insufficiente ai bisogni dell’organismo) di vitamina D sono il pesce grasso, come il salmone selvatico, le sardine, lo sgombro, m anche tonno e merluzzo, ed i funghi secchi, mentre quantità molto più basse si trovano nei derivati del latte intero e nelle uova. A causa dello scarso contenuto nei cibi, così, i diversi popoli hanno provveduto all’arricchimento in diversi modi: negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei, ad esempio, lo si è fatto con l’aggiunta di vitamina D al latte, contribuendo così alla sostanziale eradicazione del rachitismo, mentre nei paesi in cui questa pratica non prese piede, tra cui l’Italia, con la somministrazione di olio di fegato di merluzzo, ricchissimo in vitamina D. Tuttavia, a partire dagli anni 50 e 60, questa consuetudine economica per irrobustire le ossa dei bambini divenne via via sempre meno frequente, fino a diventare desueta, con la conseguenza, anche se parziale, di aumentare l’incidenza di rachitismo nei bambini e di osteomalacia negli adulti. Inoltre va aggiunto che le creme solari a protezione 8 o 30, non aiutano in questo perché riducono la produzione di vitamina D, rispettivamente del 92 e 95%, e che la produzione si riduce anche con l’età: per intenderci, a 70 anni è inferiore del ben 70% rispetto ai giovani. Altre cause rilevanti nel determinare carenza sono, poi, l’inquinamento atmosferico, il malassorbimento, le malattie croniche epatiche e renali e l’uso dei cortisonici. Quali sono le conseguenze dell’insufficienza di vitamina D? Nei bambini la conseguenza principale del deficit di tale vitamina è il rachitismo con ridotto assorbimento di calcio, ipocalcemia, (la carenza di calcio e di fosforo causa un difetto di mineralizzazione della matrice collagena), 14 iperparatiroidismo secondario, ridotto riassorbimento di fosfato nel rene e sua eliminazione con le urine. Nell’adulto, invece, il deficit di vitamina D causa aumento di PTH, con aumento dell’attività osteoclastica e rimozione della matrice ossea e di sali minerali dallo scheletro e come conseguenza si può avere una riduzione del contenuto minerale osseo, osteopenia e osteoporosi, fino all’osteomalacia (ridotta mineralizzazione). In questi ultimi anni, poi, si è assistito a un drammatico aumento del numero e della gravità delle fratture da fragilità, in particolare negli anziani, con aumento soprattutto delle fratture vertebrali, presenti anche nei trapiantati renali, mentre studi controllati e randomizzati hanno dimostrato che la vitamina D è in grado di ridurle in modo significativo. Per tale motivo, infatti, ad esempio in molte regioni del mondo e nel Veneto in particolare, si va attuando la prevenzione delle fratture negli anziani con dosi annuali di vitamina D. Oltre alle manifestazioni ossee, la carenza di vitamina D si associa negli anziani a una riduzione della forza muscolare, atrofia delle fibre muscolari di tipo II, perdita della massa muscolare (sarcopenia), aumento del rischio di cadute. La carenza di vitamina D è correlata anche con altre malattie? Sì, molti studi osservazionali condotti in quest’ultimo decennio hanno evidenziato una correlazione tra bassi valori di vitamina D e un aumentato rischio di varie malattie ad evoluzione cronica e di alcuni tumori, come riportato nella tabella 1, anche se va precisato che solo pochi studi condotti con metodologia adeguata hanno dato risultati convincenti circa l’efficacia della vitamina D nella prevenzione primaria di alcune malattie croniche e tumorali. Altri studi randomizzati e controllati sono attualmente in corso per verificare l’efficacia della vitamina D in malattie a larga diffusione, come le patologie cardiovascolari, i tumori, le malattie autoimmuni. Un dato particolarmente interessante riguarda la riduzione della mortalità grazie all’impiego di vitamina D: si tratta dl risultati di metanalisi e pertanto affidabili. Il più recente riguarda una metanalisi effettuata su 56 trials randomizzati, comprendenti oltre 95.000 pazienti, seguiti con un follow-up medio di 4.4 anni, ai quali era stata somministrata vitamina D3 per compensare situazioni di insufficienza o di carenza, verificate all’inizio dello studio. La maggior parte dei pazienti arruolati negli studi aveva un’ età superiore a 70 anni, e il 77% era di sesso femminile. Qiuindi? È stato evidenziato che la vitamina D3 associata a calcio è responsabile di un aumento della calcolosi renale, mentre l’impiego di calcitriolo, al posto di colecalciferolo, è causa di ipercalcemia. Questo risultato, che assomma molteplici studi precedenti, sottolinea il ruolo metabolico rilevante della vitamina D nel mantenere efficienti organi e appararti e nel ridurre significativamente la mortalità globale. Quando è bene fare un dosaggio? Il dosaggio va effettuato in presenza di fattori di rischio suggestivi di insufficienza o carenza, quali lo stato nutrizionale, l’uso di farmaci, specie steroidi, la presenza di malattia cronica epatica o renale o metabolica, patologie granulomatose, patologie croniche intestinali, patologie endocrine, in particolare tiroide e paratiroidi, patologie neoplastiche, alterazioni del calcio e fosforo sierici, alcune patologie scheletriche e metaboliche ereditarie, l’obesità, la mancata esposizione alla luce solare. Molto si è discusso sull’opportunità dello screening nella popolazione generale asintomatica. Attualmente non ci sono sufficienti prove scientifiche che suggeriscano tale valutazione nella popolazione generale. Come si spiegano gli effetti multisistemici della vitamina D nell’organismo? Per comprendere le molteplici conseguenze dell’ipovitaminosi D è importante considerare sinteticamente il suo metabolismo (Tabella 2). La vitamina D3, derivante dall’azione dei raggi UV sulla cute o dall’alimentazione (ancheintegrata con prodotti farmacologici), viene convertita nel fegato a calcidiolo che rappresenta la forma circolante nel sangue e dosabile. A livello renale il calcidiolo è convertito a calcitriolo (1,25 diidrossi-vitaamina D3), che è la forma attiva a rapido metabolismo (emivita 6-8 ore). Gli enzimi coinvolti in questo metabolismo sono espressi non solo nelle cellule dei tubuli renali, ma anche in molti altri tessuti (intestino, cute, cuore, vasi, mammella, osso, polmone, linfonodi e macrofagi). Il calcitriolo poi si lega a recettori intracellulari, tramite un recettore della vitamina D (VDR), 15 universalmente espresso sulle cellule nucleate dell’organismo, compresi i linfociti T e B e i macrofagi. Il suo ruolo è di regolare la trascrizione genica. Questi dati spiegano la molteplicità degli effetti metabolici della vitamina D nell’organismo. La sua funzione biologica maggiore è di promuovere la differenziazione degli enterociti el’assorbimento intestinale del calcio e dei fosfati, fattori indispensabili alla formazione e metabolismo dell’osso. Inoltre sopprime direttamente il paratormone (PTH), regola la funzione degli osteoblasti e l’attivazione degli osteoclasti indotta dal PTH e il conseguente riassorbimento osseo. Come si effettua la prevenzione e la cura? In Italia sono disponibili alcuni alimenti contenenti integrazione con vitamina D. Conviene peraltro ricorrere ad alcuni farmaci, seguendo strettamente il consiglio del medico, allo scopo di assumere quantità ben definite di vitamina, onde evitare situazioni di sovradosaggio. Tali farmaci sono a base di: Colecalciferolo, soluzione e fiale per os; calcidiolo, soluzione; Ergocalciferolo, fiale per os o im; Calcitriolo, compresse. Quali sono le raccomandazioni che può dare a chi è in terapia con vitamina D? È opportuno ripetere il dosaggio sierico di 25-idrossi-vitamina D (calcidiolo) dopo almeno tre mesi di terapia per assicurare la correzione del deficit. L’obiettivo è quello di raggiungere i valori considerati ottimali, come sopra riportato. Successivamente si dovrà provvedere all’assunzione di una dose di mantenimento che assicuri i dosaggi giornalieri precedentemente indicati, anche con assunzioni settimanali o mensili. Risulta opportuno, specie nei soggetti con fattori di rischio, un controllo della vitamina D annuale. Oltre all’assunzione del farmaco, pazienti e persone sane sono incoraggiati alla esposizione alla luce solare (braccia e gambe) per almeno 20-30 minuti nelle ore di mezzo della giornata, e per almeno 2 o 3 volte alla settimana. Ai genitori è raccomandata la somministrazione di vitamina D, specie ai bambini allattati al seno, mentre a quelli più grandi una integrazione adeguata anche con calcio. [email protected] Bibliografia Adami S, Romagnoli E, Carnevale A et al. Linee guida su prevenzione e trattamento dell’ipovitaminosi D con colecalciferolo. Reumatismo, 2011; 63: 129-147 Leyssen C, Verlinden L, Verstuyf A. Antineoplastic effect of 1,25(OH)2D3 and its analogs in brest, prostate and colorectal cancer. Endocrine-Related Cancer 2013; 20, R31-R47 Bjelakovic G, Gluud LL, Nikolova D, et al. Vitamin D supplementation for prevention of mortality in adults. Cochrane Database of Systematic Reviews 2014, Issue 1. Art. No.: CD007470. DOI: 10.1002/14651858.CD007470.pub3 Chowdhury R, Kunutsor S, Vitezova A, et al. Vitamin D and risk of cause specific death: systematic review and metaanalysis of observational cohort and randomised intervention studies. BMJ 2014; 348:g1903 Manson JE, Bassuk SS. Vitamin D Research and Clinical Practice At a Crossroads. JAMA 2015; 313:1311-1312 LeFevre ML, US Preventive Services Task Force. Screening for Vitamin D Deficiency in Adults: US preventive Services Task Force Recommendation Statement. Ann Intern Med 2015; 162:133-140 Pazirandeh S, Bums D. Overview of vitamin D. In: UpToDate, Post TW (Ed), UpToDate, Waltham, MA. Accessed on November 25, 2015 16 17 Deutsche Schule M Cos’è la Scuola di Medicina Conflittuale secondo i Codici Biologici? Dopo vent’anni di esperienza clinica con i Codici Biologici, il Dott. Samorindo Peci e il suo gruppo di ricerca sono in grado di offrire la più completa scuola di formazione in medicina conflittuale esistente sul territorio. La collaborazione clinica che accomuna i docenti italiani e tedeschi della DSMM ha portato all’elaborazione di modelli operativi innovativi, specifici dell’approccio della Medicina Conflittuale. Partendo dai principi diagnostici elaborati dal Dott. Ryke Geerd Hamer negli anni 80, basato comunque sugli studi di neurologi più anziani che hanno inciso il loro nome su aree specifiche del cervello, e le neuroscenze, si parte per un viaggio entusiasmante verso la medicina del futuro. Dall’andamento bifasico della malattia, alla manifestazione della conflittolisi, alla risoluzione conflittuale, alla meravigliosa capacità di dare una prognosi certa, alle terapie, convenzionali e non, alla tempistica della loro introduzione, agli effetti del corretto utilizzo delle diverse metodiche integrative fino al concetto e alla pratica della riabilitazione funzionale, alla continua scoperta del senso biologico della malattia e della sua risoluzione. Il tutto sulla base del progresso delle neuroscienze che permettono oggi di supportare scientificamente ciò che prima potevamo soltanto constatare con l’empirismo. Tutti gli argomenti vengono analizzati attraverso la lente dei Codici Biologici e così parleremo di embriologia, di filogenesi e patogenesi, di disturbi del comportamento finora letti in chiave psicologica, ma realmente biologici, delle malattie di questi anni come l’autismo, il Parkinson, l’Alzheimer. A chi si rivolge la Scuola di Alta Formazione in Neurospicologia? TAC Encefalo La Scuola di Alta Formazione in Codici Biologici propone un corso di perfezionamento a medici, professionisti sanitari, naturopati e cultori della materia che vogliono acquisire un approccio innovativo che integri il loro lavoro dalla diagnosi alla riabilitazione. Il percorso formativo si compone di: • 1 seminario propedeutico • 7 seminari di Codici Biologici • 4 giorni di laboratorio didattico • 2 settimane di tirocinio finale Il corpo docenti è coordinato dal fondatore, il Dott. Samorindo Peci, Medico Chirurgo, Endocrinologo e Psiconcologo. Dottore in ricerca in scienze metaboliche ed endocrine, con oltre 20 anni di esperienza clinica in Medicina Conflittuale secondo ì Codici Biologici. La collaborazione clinica che accomuna i docenti italiani e tedeschi della DSMM ha portato all’elaborazione di modelli operativi innovativi, specifici dell’approccio della Medicina Conflittuale Creare una squadra per la medicina del futuro Ce.Ri.Fos è un centro di ricerca e formazione scientifica nato nel 2006 con l’obiettivo principale di approfondire la ricerca nel campo dell’immunologia, dell’endocrinologia e della medicina rigenerativa, sempre considerando gli aspetti conflittuali della malattia. Intento non secondario della vocazione formativa di Cerifos è creare un gruppo di professionisti che si confronti sulla propria esperienza clinica, al fine di sviluppare insieme approcci sempre più divulgabili alle patologie prese in esame. I risultati delle ricerche verranno pubblicati su Medicina di Frontiera, il trimestrale edito da Cerifos. 18 Metabolische Medizin PROPEDEUTICO IL PROGRAMMA FORMATIVO Il corso propedeutico fornisce il quadro logico in cui si innestano teoria e pratica clinica in Medicina Conflittuale. Il corso propedeutico non è quindi soltanto per chi è digiuno della materia, ma costituisce un valido ripasso e un ampliamento della base concettuale anche per i più esperti. 7 SEMINARI DI CODICI BIOLOGICI -LETTURA ESAMI DI LABORATORIO: Senso biologico del risultato degli esami di laboratorio. Relazioni di causa-effetto. Strategie funzionali e compensative per ottenere esami di laboratorio che evidenzino la vera funzionalità dell’organo. Rivalutazione esami delle urine. -LETTURA DELLA TAC: Saper individuare i conflitti su una Tac; riscontri visibili e sovrapponibili con le conoscenze che ci derivano dalle neuroscienze. -MAPPATURA CEREBRALE E SUE EVOLUZIONI -CERVELLO ANTICO, TRONCO E CERVELLETTO: La mappatura è indispensabile per comprendere la fase espansiva della malattia, quali relè toccherà e quindi quali sintomi aspettarci e persino quali manifestazioni comportamentali. -MAPPATURA CEREBRALE E SUE EVOLUZIONI-CERVELLO GIOVANE, MIDOLLO E CORTECCIA: La mappatura è indispensabile per comprendere la fase espansiva della malattia, quali relè toccherà e quindi quali sintomi aspettarci e persino quali manifestazioni comportamentali. -IL RUOLO DEI NERVI CRANICI NELL’ACCESSO CONFLITTUALE: La percezione del mondo esterno avviene attraverso le 12 paia di nervi cranici ed è attraverso di esse che il conflitto si fa strada. Sviluppo embrionale e nervi cranici. Mutazione nell’arco dello sviluppo. Modelli riabilitativi. -FUNGHI, BATTERI E VIRUS: Funghi, batteri e virus: una famiglia di alleati, se non patogeni. Ogni foglietto embrionale lega con il saprofita di riferimento. Conoscere l’alleato o il patogeno in base al foglietto embrionale ci consente un approccio clinico più sicuro. -LE COSTELLAZIONI SCHIZOFRENICHE: Le costellazioni schizofreniche come progetto biologico sensato per salvaguardare la salute. Spiegazione di come due aree conflittuali contemporaneamente attive possano interagire, generando una patologia completamente diversa dall’origine delle singole aree: Parkinson, Autismo, Alzheimer, ecc. LABORATORIO DIDATTICO: Il laboratorio didattico offre agli allievi gli strumenti indispensabili all’applicazione dei Codici Biologici nella pratica clinica. In questa fase si affrontano le metodiche terapeutiche, convenzionali e non, analizzate secondo Codici Biologici. Il laboratorio didattico avrà struttura residenziale ed una durata di 4 giorni consecutivi durante il periodo estivo. TIROCINIO: L’ allievo verrà affiancato da un tutor medico nell’elaborazione di un processo riabilitativo di un paziente. A completamento del percorso verrà rilasciato un attestato di Alta Formazione in Codici Biologici, ed un certificato di qualità professionale emesso della Deutsche Schule für Metabolische Medizin, riconosciuto in Italia e Germania. 19 AllergoAtp 20 Le mucose costituiscono l’ingresso principale per la maggior parte degli agenti patogeni microbici, ma anche per antigeni innocui derivati dal cibo ingerito. Un sistema immunitario innato della mucosa, vasto ed altamente specializzato, protegge le superfici delle mucose ed il corpo interno da potenziali lesioni dall’ambiente. Il sistema immunitario della mucosa ha sviluppato una varietà di meccanismi immunitari in grado di discriminare invasori non patogeni e patogeni. È in grado di mantenere la tolleranza contro la pletora di antigeni ambientali e di indurre potenti immunità protettive al fine di evitare la colonizzazione della mucosa e l’invasione dell’organismo da parte di patogeni microbici pericolosi. L’immunizzazione della mucosa con elementi anticorpali ed antigeni appropriati immunostimolanti inducono ad immunità contro agenti patogeni dannosi. In alternativa, si genera la tolleranza muco indotta contro auto antigeni o allergeni per mezzo della somministrazione per via mucosa di tali antigeni o anticorpi autologhi da soli o con immunomodulatori, potenziando le risposte regolatorie. L’autovaccino AllergoAtp è composto da 10 fla- coni, numerati dal numero 1 al numero 9. Un fla cone è numerato 0 rappresenta la matrice, utilizzabile per la ripetizione dell’autovaccino. La somministarzione sublinguale dell’autovaccino parte dal flacone 9 fino al flacone 5, seguendo la tabella di seguito (tabella n°1). Il flacone 4 sarà somministrato dopo l’incontro con il medico che deciderà in base al raggiungimento degli obiettivi dell’autovaccino. I flaconi 3 e 2 saranno utilizzati come sommnistrazioni in caso di ripresa della reazione allergica. La somministrazione dovrà essere fatta lontano dai pasti e direttamente in bocca senza diluire le gocce. Non ci sono controindicazioni alcune alla somministrazione; bisogna; avere soltando, accortezza di prelevare il plasma nei giorni successivi alla reazione e non oltre i 30 gg . Flacone Quantità frequenza 9 15 gtt tre volte/giorno 8 15 gtt una volta/giorno 7 10 gtt due volte/giorno 6 5 gtt due volte/giorno 5 5 gtt una volta/giorno 4 5 gtt una volta/giorno Nel grafico sono descritte le proprietà del sistema immunitario della mucosa riguardo i progressi nello sviluppo di vaccini della mucosa per la protezione contro le infezioni e per il trattamento di disturbi infiammatori, come le malattie autoimmuni o allergie di Tipo I. Nel tracciato in tabella, monitorando la sintomatologia su 20 pazienti, si evidenzia in modo marcato che l’assunzione dal 9° all’8° flacone ha come unico scopo la preparazione alle somministrazioni successive. Mentre i flaconi dove si manifesta una riduzione marcata della sintomatologia sono il 5° ed il 4°. Atp GmbH Germany [email protected] Tel. 02 70635354 21 CODICI BIOLOGICI – SCUOLA DI NEUROPSICOLOGIA CONFLITTUALE IL PROGETTO Operatori della riabilitazione motoria, psicologi, medici, infermieri e logopedisti, a seguito di un percorso di alta formazione mirato, avranno l’opportunità di entrare a far parte del circuito Cerifos e integrare il gruppo di ricerca, mirato alla riabilitazione del paziente attraverso il sistema encefalico. La plasticità del cervello è tale da permettere la riabilitazione del danno cerebrale anche a lungo termine e la long term rehabilitation acquisisce, nell’ottica interpretativa dei Codici Biologici, la sua eccezionale pregnanza e valenza terapeutica, per garantire una ripresa funzionale anche a chi dopo i primi mesi di tentativi veniva abbandonato a sé stesso. LA FORMAZIONE Le figure sanitarie saranno integrate al gruppo di ricerca a seguito di un percorso formativo all’interno della Scuola di Alta Formazione in Neuropsicologia Conflittuale il cui obiettivo formativo non è il mero passaggio di conoscenze e competenze, ma la creazione di una squadra di ricerca che sia traghettatrice verso la medicina del futuro. Il percorso formativo prevede un seminario propedeutico che ha l’obiettivo di fornire un quadro generale della conflittualità neuropsicologica ed esplorare il punto in cui si innestano teoria e pratica clinica, a cui seguiranno 7 seminari di Codici Biologici, 4 giorni di laboratorio didattico e 2 settimane di tirocinio finale per imparare a conoscere gli strumenti mentali e tecnologici, indispensabili all’applicazione dei codici biologici nella pratica clinica. Le basi di Embriologia e Filogenesi resteranno il filo conduttore di questo innovativo approccio diagnostico, al quale, dopo anni di pratica clinica, si è riusciti a conferire valore prognostico e terapeutico. LE TECNOLOGIE D’AVANGUARDIA E I CODICI BIOLOGICI Oggi le neuroscienze offrono nuovi strumenti per mettere in atto i principi della riabilitazione conflittuale secondo i Codici Biologici. È più che chiaro ormai che la plasticità del cervello è tale da permettere la riabilitazione del danno cerebrale anche a lungo termine. L’essenziale è affiancare ai concetti, tecnologie innovative che vadano a stimolare le aree giuste, intercettando il senso biologico della lesione. Tutto parte dai neuroni specchio: essi sono scientificamente dimostrati presenti nelle aree motoria e pre-motoria, mentre l’evidenza clinica li colloca in tutte le aree del cervello, aprendo un mondo ai nostri principi riabilitativi. Tradizionalmente gli stimoli utilizzati per riabilitare un paziente dopo un danno motorio, erano vestibolari, visivi, propriocettivi, tattili e uditivi, ma oggi, dopo le acquisizioni e gli studi del sistema neurologico, è impensabile limitarsi a questo e non sfruttare anche l’azione osservata e l’immagine motoria che fanno da stimolo (non cognitivo) per eseguire determinati gesti. Sottoponendo i pazienti a stimoli visivi appositamente costruiti con le nuove tecnologie, sappiamo che il paziente prova ad eseguire movimenti anche con l’arto paretico, seguendo nel modo più fedele possibile quello virtuale. Ecco, il fine del nuovo gruppo di ricerca è approfondire aspetti come questi e portare avanti di pari passo studi e clinica www.dsmm.it 22 La mediazione: la strada buona e "civile" per risolvere le controversie da danno medico e sanitario Avv. Demetrio Calveri Cosa è la mediazione civile? E perché può essere utile a un medico accusato di danno professionale, prima ancora di finire in giudizio? Ne parliamo con l’esperto, l’avvocato Demetrio Calveri, presidente dell’Associazione Professionale A.I.R.A.C. (Associazione Italiana per la Risoluzione Alternativa dei Conflitti) e responsabile della formazione della Camera di Mediazione Nazionale di Vera Paola Termali Gli ultimi dati disponibili, che fanno riferimento allo scorso anno, parlano di circa sei milioni di cause civili all’anno, in Italia. Un numero che, oltre a lasciare di stucco, a leggerlo in trasparenza, fa da specchio alle difficoltà relazionali con cui oggi facciamo i conti un po’ tutti, specialmente nei campi in cui c’è di mezzo il portafoglio, in cui la relazione gioca un ruolo fondamentale e in cui, soprattutto, c’è in ballo la salute di qualcuno, così fertile terreno di scontro. Non a caso, nella top-ten delle controversie a essere protagonisti sono spesso medici e pazienti, schierati su fazioni opposte, proprio come, idealmente, non dovrebbe mai essere. Eppure è, perché nella realtà, evidentemente, qualcosa può andare storto: un’incomprensione, una distrazione o uno sbaglio possono infatti rompere, a volte irreversibilmente, questo equilibrio delicato, con le annesse conseguenze, per entrambe le parti coinvolte, a più livelli, fisico, emotivo e anche legale. In questo senso, la Mediazione civile, assume l’aspetto della via d’uscita, della strada più facile per dimenticare rapidamente l’intoppo e proseguire le proprie vite con maggiore serenità. Cerchiamo di capirne di più. Avvocato Calveri, cosa s’intende con Mediazione civile? “Per mediazaione civile intendiamo l’attività svolta da un soggetto imparziale, - il mediatore appunto - finalizzata ad assistere due o più soggetti nella ricerca di un accordo amichevole per la risoluzione di una controversia. L’obiettivo è quello di evitare la lite nelle aule giudiziarie, con le comuni conseguenze che ne derivano in termini di costi, spesso elevati, di energia spesa e soprattutto di tempo, e di arrivare ad una ricomposizione bonaria della lite. Si tratta di un istituto piuttosto giovane, introdotto con l’entrata in vigore del D. Lgs. 28/2010, la cui diffusione, però, è già ca- pillare: soltanto il nostro organismo, la Camera di Mediazione Nazionale, infatti, si avvale ormai di oltre 700 esperti mediatori in tutto il territorio che, nelle oltre 180 sedi accreditate al Ministero della Giustizia, si impegnano a dirimere ogni tipo di controversia relativa ai diritti disponibili, mettendo a disposizione competenza, strutture e personale per risolvere in via stragiudiziale il contenzioso”. Per quali tipi di controversie è utile? Oggi la mediazione deve essere esperita, a pena di improcedibilità, nei casi di controversie relative a diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di azienda, contratti assicurativi, bancari e finanziari, risarcimento del danno derivante da responsabilità medica e sanitaria, da diffamazione a mezzo stampa o altro mezzo di pubblicità e condominio. Questo significa che prima di rivolgersi al giudice, se l’oggetto della lite riguarda le materie su indicate, è obbligatorio cercare di dirimere la controversia avvalendosi del Mediatore. Si stima, infatti, che siano fra 900.000 e 1.000.000 le liti civili che quest’anno dovranno “passare” obbligatoriamente per la mediazione. Quali vantaggi presenta? 23 Prima di tutto un notevole risparmio di riceve da parte del paziente tempo per entrambe le parti, perché per che si reputa danneggiato, legge il procedimento di mediazione, a la diffida/lettera di messa in differenza di quello legale tradizionale, mora, può contattare l’organon può durare più di 3 mesi, (un perio- nismo di mediazione. do, tra l’altro, non soggetto a sospensio- Questo, a sua volta, convone feriale) e il primo incontro delle parti cherà la controparte per avdeve essere fissato entro 30 giorni dal viare la procedura di mediadeposito della domanda. zione, nella sede più vicina Poi, altro aspetto fondamentale, oltre al al luogo di residenza del mefatto di poter scegliere un percorso con dico. In questo caso si parla procedure chiare e definite, libero dalle di mediazione proattiva e il solite incognite e dall’alea che caratte- nostro organismo prevede rizza ogni giudizio civile e penale, è che facilitazioni e sconti per il la Mediazione civile consente di gestire personale sanitario che decile controversie, coinvolgendo sin dall’i- de di rivolgersi a noi per dinizio tutti i soggetti potenzialmente re- rimere le controversie relatisponsabili e instaurando un rapporto che ve a presunte responsabilità sia il meno conflittuale e il più coopera- mediche-professionali”. tivo possibile con le controparti. Anche dal punto di vista economico, in- Si può optare volontariafine, i vantaggi sono notevoli: innanzi- mente per questa via antutto i costi della mediazione sono noti che per le controversie già fin dall’inizio, in quanto determinati per in corso? legge; inoltre l’art.17 del citato decreto, “Sì, è possibile avviare una prevede che tutti gli atti, i documenti e procedura di mediazione ani provvedimenti relativi al procedimen- che per quelle già pendenti to siano esenti dall’imposta di bollo e nei tribunali. Peraltro, in qualsiasi grado di giudizio è sempre più da ogni spesa, tassa o diritto di qualsiasi frequente il caso in cui il giudice dispone la procedura di mediazione anche a procedimento iniziato. specie e natura. È contemplata poi, anche l’esenzione Insomma, la mediazione può essere promossa “prima”, al fine di dall’imposta di registro del verbale, en- evitare il passaggio alla fase contenziosa; “durante”, perché potrebtro il limite di valore di 50.000,00 euro, be risultare conveniente raggiungere un’intesa con la controparte nell’ipotesi in cui si alla luce di particolari elementi raggiunga l’accordo. (perizie, documenti di varia natuI vantaggi della Mediazione civile Infine, il costo legara, testimonianze) prima del giuRapidità: l’Organismo organizza il primo incontro ento alla procedura per dizio sconosciute; “dopo” l’emistro 30 giorni dal deposito della domanda di mediazione. cui è previsto un cresione del lodo o della sentenza, La procedura ha una durata non superiore ai 3 mesi. dito di imposta fino a perché può servire a precisare o Certezza dei costi: Il costo della mediazione è fissato 500,00 euro. modificare concordemente le moda tabelle stabilite dal Ministero della Giustizia ed è a corpo, non dipendente cioè dal numero dalità di esecuzione di quanto stadegli incontri necessari. Poniamo il caso di un bilito dall’arbitro o dal giudice”. Elasticità: la procedura può essere adattata dal mediamedico che scopre di tore e dalle parti in base alle esigenze del caso e non vi Se il medico sceglie la strada delessere stato accusato è un limite minimo o massimo al numero degli incontri la mediazione, può fare a meno per qualche presundell’avvocato? tra le parti in causa e il mediatore. Riservatezza: il mediatore, le parti, e chiunque prenta imperizia: qual è “Si, scegliendo volontariamente da parte alla procedura o presti la propria attività per il momento giusto la mediazione, con un taglio sil’Organismo, sono tenuti al più stretto riserbo su tutto per scegliere la stragnificativo dei costi sostenuti per quanto avviene durante le sedute. Le informazioni da della mediazione risolvere le problematiche proacquisite non possono essere utilizzate nell’ambito di civile? fessionali che lo riguardano”. un’eventuale successivo procedimento giudiziale. Libertà: le parti sono libere di trovare o meno un “Suggerirei un apaccordo... Soprattutto sono libere nel ricercare la proccio pro-attivo. soluzione che più le soddisfa, senza essere “legate” Appena il medico o la www.cameradimediazionenazionale.it alla domanda iniziale. struttura in cui opera [email protected] 24 AllergoAtp AllergoAtp, la scie L’autovaccino è una preparazione farmaceutica laboratoristica che si può produrre partendo dal materiale biologico di ogni individuo. Nel mondo germanico esso ha una lunga tradizione alle spalle sia per quel che riguarda le malattie croniche, sia per impedire il ripresentarsi continuo di recidive o di infezioni diverse. Nella pratica medica sappiamo bene quanto le affezioni croniche siano difficili da trattare, quanto invalidanti possano essere per il paziente, quanto i più anziani mal sopportino il carico collaterale sugli emuntori che le terapie tradizionali portano con sé. Ciò è particolarmente vero in caso di allergie e di patologie per le quali esista anche soltanto il sospetto di una reazione autoimmune. Allergie ambientali Patologie autoimmuni Multi allergie AllergoAtp Reazioni dermiche Infezioni recidivamti www.curaleallergie.it Autovaccino Allergo Atp la soluzione alle patologie allergiche multiple 25 enza dice che: Autovaccino ematico in sintesi Indicazioni: Allergie Asma bronchiale Malattie autoimmuni Vantaggi: Non è necessario conoscere antigene e allergene Non è necessario fare un test allergologico L’inizio della terapia è possibile anche in fase acuta Mancanza di effetti collaterali Nessun limite d’età Trattamento anche delle malattie autoimmuni Trattamento di pazienti con allergie multiple In pratica la procedura per la preparazione La procedura per la preparazione di un autovaccino ematico: Il medico preleva 3 cc di sangue venoso e lo spedisce al laboratorio con apposito conservante (nel caso di altri elementi biologici sufficiente pochi ml). Il momento migliore per effettuare il prelievo in caso di malattie acute è proprio quello dell’apice sintomatico, che presenta un alto titolo di anticorpi patogeni. Nel caso si rendesse necessario un intervento urgente con immunosoppressivi, il prelievo deve essere fatto prima della prima somministrazione. Nelle malattie croniche il momento migliore per il prelievo è quello della poussé acuta. Se il paziente è sotto terapia cortisonica, essa dovrebbe essere ridotta a 5 mg/die prima di effettuare il prelievo. Dopo 30-40 giorni il medico riceve 10 flaconi, di cui uno contiene la matrice e gli altri le diluizioni. Pazienti trattati con allergoAtp 1400 1200 1000 800 600 400 200 0 Rinite allergica Asma bronchiale Numero casi Neuro dermatiti Esito positovo Nessun esito Dermatiti La tabella mostra i risultati ottenuti dal Dott. Heiss con pazienti affetti da diversi quadri allergici nel corso di due anni. Alle voce “altre allergie” sono stati inseriti pazienti in cui l’allergia era soltanto sospetta. I risultati si riferiscono ad un solo ciclo di terapia senza ulteriori medicamenti. La tabella che segue mostra i risultati ottenuti dal Dott. Peci, affiancando all’autovaccino una cura di supporto fitoterapico. Sono state considerate senza esito le terapie in cui i pazienti non mostravano miglioramento o risultati perduranti. Sono state considerate con esito positivo le terapie in cui i pazienti mostravano miglioramento o addirittura scomparsa totale della sintomatologia. La comparazione fra le due tabelle mostra che è possibile aumentare il già buon risultato dell’autovaccino con un’ adeguata terapia fitoterapica e stili nutrizionali. 27 IMMUNITÀ DELLA MUCOSA E VACCINAZIONE Review Peci et al. ABSTRACT Le mucose costituiscono l’ingresso principale per la maggior parte degli agenti patogeni microbici, ma anche per gli antigeni innocui derivati dal cibo ingerito, dall’inalazione o da batteri simbionti. Un sistema immunitario innato della mucosa, vasto ed altamente specializzato, protegge le superfici delle mucose ed del corpo interno da potenziali attacchi dall’ambiente. Il sistema immunitario della mucosa ha sviluppato una varietà di meccanismi in grado di discriminare invasori non patogeni e patogeni. Esso è in grado di mantenere la tolleranza contro la pletora di antigeni ambientali e di indurre potenti immunità protettive, al fine di evitare la colonizzazione della mucosa e l’invasione da parte degli organismi patogeni microbici pericolosi. L’immunizzazione della mucosa con antigeni appropriati e con molecole immunostimolanti può indurre a prospettive di immunità contro gli agenti patogeni dannosi. In alternativa, potenziando le risposte regolatorie per mezzo della somministrazione per via mucosa di tali antigeni da soli o con immunomodulatori, può essere generata una tolleranza muco-indotta contro gli auto- antigeni o gli allergeni. Nel presente, sono state prese in esame le proprietà del sistema immunitario della mucosa e si è discusso brevemente riguardo i progressi nello sviluppo dei vaccini della mucosa per la protezione contro le infezioni e per il trattamento di disturbi infiammatori, come le malattie autoimmuni o le allergie di Tipo I. Immunità della mucosa e lo sviluppo dei vaccini Le mucose offrono una superficie di contatto di circa 400 m2 con l’ambiente esterno, costituendo la porta d’ingresso principale per il cibo, ma anche per gli agenti microbici. Esse sono caratterizzate da proprietà meccaniche, fisico-chimiche ed immunologiche, che agiscono sinergicamente per evitare l’invasione da parte di corpi estranei. Il sistema immunitario associato alle mucose (SIAM) è un complesso altamente specializzato, e ha delle caratteristiche che lo distinguono dal sistema immunitario generale. Queste proprietà uniche hanno attirato l’interesse degli esperti in vaccinologia nell’ambito dello sviluppo di vaccini della mucosa contro vari agenti patogeni microbici. Inoltre, esso può indurre un fenomeno di annullamento sistemico denominato tolleranza orale a causa della somministrazione di alcuni immunogeni per via mucosa. Questa caratteristica è stata sfruttata per sviluppare vaccini terapeutici contro alcune malattie autoimmuni e contro le allergie di Tipo I. Le mucose offrono una copertura del tratto aerodigestivo ed urogenitale, della congiuntiva, della parete dell’orecchio interno e dei canali delle ghiandole esocrine. Le superfici delle mucose sono protette dalle aggressioni esterne da meccanismi di difesa fisico-chimiche e da un sistema immunitario innato delle mucose specifiche e specializzate. Il sistema immunitario associato alla mucosa (SIAM) (mucosa associated lymphoid tissue, MALT) comprende circa l’80% delle cellule im- munitarie dell’organismo e costituisce il più importante sistema linfoide dei mammiferi [1]. Esso ha tre grandi funzioni: (1) proteggere le superfici della mucosa contro la colonizzazione e contro l’invasione da parte di agenti patogeni microbici; (2) impedire l’internalizzazione dei batteri commensali o antigeni non degradati come le proteine derivate dal cibo e dall’ambiente; ed (3) impedire lo sviluppo di reazioni infiammatorie indesiderate contro alcuni antigeni che attraversano la barriera epiteliale. Il tessuto linfoide associato alla mucosa Il SIAM ha dei siti induttori, dove i linfociti nativi vengono attivati dalle cellule presentanti antigene (CPAg), e dai siti effettori, dove le cellule effettrici (linfociti attivati e cellule dell’immunità innata) controllano localmente agenti estranei. Ad esempio, il tessuto linfoide associato al tratto digerente (gut-associated lymphoreticular tissue, GALT) comprende le placche di Peyer, i gangli mesenterici, l’appendice o ancora le tonsille, gli organi linfoidi organizzati, i quali sono i principali siti di induzione delle risposte immunitarie intestinali [2]. I siti effettori della mucosa consistono nell’epitelio di rivestimento in cui si concentrano le cellule T intraepiteliali (LIE) e gli anticorpi secretori, particolarmente secretori IgA (S-IgA). Il vano sottoepiteliale, o la lamina propria, è un diffuso del sito in cui si accumulano le cellule effettrici (cellules NK-like, i macrophages, lymphocytes B et T). Le CPAg tra le cellule dentritiche (CD), le sentinelle del sistema immunitario, sono presenti anche nel 28 tessuto linfoide associato della mucosa, pronto a catturare agenti estranei. Meccanismi induttori Gli antigeni presenti sulla superficie della mucosa possono essere catturati dalle cellule epiteliali o dalle cellule M presenti in alcuni tessuti delle mucose e specializzati nel campionamento degli antigeni (Per la review, vedi [3]). In breve, gli antigeni in questo modo assorbiti, o i loro derivati, sono trasmessi alle mucose CPAg (cellule B, i macrofagi, CD). Tra questi CPAg, i CD sono in grado di catturare direttamente anche gli antigeni alla luce della mucosa, grazie all’estensione dei loro dendriti tra cellule epiteliali. Quindi, i CPAg migrano verso i siti induttori per attivare i linfociti T CD4+ e CD8+ nativi. Alcuni antigeni possono essere presentati anche dalle cellule epiteliali alle vicine cellule T intraepiteliali (cellule Γδ, cellule NKT ...). La natura degli antigeni, la loro concentrazione e la loro biodisponibilità, il tipo di CPAg coinvolti ed il microambiente sono parametri che influenzeranno una risposta immunitaria indotta. Così, la presentazione dell’antigene da parte delle mucose CD, la maggior parte delle molecole estranee non patogene, porta ad un fenomeno di immunosoppressione chiamato tolleranza orale. Questo tipo di risposta è principalmente spiegato dalla generazione dei linfociti T helper di tipo 2 (Th2) e dei linfociti T regolatori che producono IL-10 o TGF-β [4]. Al contrario, gli antigeni e le molecole immunostimolanti costituiscono la maggior parte degli agenti patogeni, i quali sono portatori di modelli molecolari specifici o PAMP (pathogenassociated molecular patterns), che costituiscono segnali di pericolo. I PAMP sono riconosciuti dai recettori specifici o da sensori di pericolo (compreso il tipo di recettori Toll-like) espressi dalle cellule epiteliali, da alcuni macrofagi o da CD. L’attivazione di questi diversi rivelatori di pericolo scatenano una cascata di segnalazioni che portano all’apertura di risposte immunitarie umorali e cellulari anti-infettive, ed al controllo della tolleranza orale [2, 3]. I linfociti B e T attivati migrano all’interno della circolazione sanguigna attraverso la via linfatica efferente e si disperdono in modo selettivo nei tessuti effettori della mucosa, per poi differenziarsi nelle cellule effettrici (plasmacellule secernenti anticorpi, le cellule citotossiche, cellule regolatorie). Un contingente dei linfociti attivati nei siti induttori si converte in cellula di memoria che circola tra i differenti siti induttori. La migrazione delle cellule effettrici verso la mucosa si ha in risposta a fattori chemiotattici (chemiokines) e/o dei prodotti infiammatori dal microambiente della mucosa. La loro domiciliazione della mucosa è coordinata da meccanismi molecolari di riconoscimento limitato alle mucose, che coinvolge le integrine e le addressine specifiche [5] (Tabella I). I CD dei siti induttori della mucosa sembrano giocare un ruolo importante nella migrazione selettiva dei linfociti delle mucose. Pertanto, le murine CD isolate dai gangli mesenterici e dalle placche di Peyer aumentano l’espressione dell’integrina α4β7 e del recettore CCR9 per che- miochina CCR9 sulla superficie dei linfociti T, che attivano una firma molecolare di un’evoluzione intestinale [6, 7]. L’acido retinoico prodotto da alcune popolazioni di CD intestinali sembra essere coinvolto in questo effetto [8]. Di recente, è stato dimostrato anche come CD intestinali che esprimono l’integrina αEβ7 (CD103) fossero responsabili per la differenziazione delle cellule T CD4 e CD8 nelle cellule effettrici nel diventare mucosa [9, 10]. Tutti questi dati spiegano in parte il concetto di compartimentazione del SIAM, suggerito dall’esame di una redistribuzione preferenziale dei linfociti attivati a livello di una mucosa di origine o di una mucosa distante, piuttosto che un di organo sistemico. Questo implica che, in un approccio vaccinale, il percorso verso l’immunizzazione è selezionata in funzione del sito dove deve essere espressa la risposta effettrice. Come mostrato nella Figura 1, mentre l’immunizzazione per via orale può indurre notevoli risposte anticorpali nell’intestino crasso, nel colon ascendente e nelle ghiandole salivari e mammarie, questo percorso è inefficace per la produzione di anticorpi del tipo IgA a livello del segmento distale del colon, delle tonsille e della mucosa genitale femminile [13, 14]. L’immunizzazione nasale induce risposte di anticorpi preferibilmente nel tratto mucose del tratto respiratorio e delle secrezioni respiratorie regionali (nasale e salivari) [14, 15]. Inoltre, l’immunizzazione per via nasale può indurre risposte anticorpali nella mucosa cervicovaginale, un’osservazione particolarmente interessante per lo sviluppo di vaccini contro le malattie sessualmente trasmissibili [14, 15]. Meccanismi effettori Le membrane delle mucose sono dotate di tre livelli di difesa contro gli agenti estranei, che si attivano sulla base del livello di pericolo: (1) le cellule epiteliali prodotte dal muco e dai fattori anti-microbici o difensori; (2) le cellule del sistema immunitario innato (neutrofili, macrofagi, cellule NK-like, mastociti, CD) reclutati a livello delle mucose possono innescare una risposta immunitaria aspecifica immediata contro gli agenti patogeni; (3) i CD sono il collegamento tra immunità innata ed immunità specifica e sono coinvolti all’inizio delle risposte immunitarie specifiche anti-infettive e regolatorie. Risposte immunitarie protettive Le difese immunitarie umorali specifiche delle superfici delle mucose immunitarie sono controllate principalmente da immunoglobuline di secrezione del tipo IgA (S-IgA), dagli anticorpi predominanti delle secrezioni umane (Tabella II). La produzione di IgA specifiche si dirige contro i patogeni delle mucose o contro gli antigeni proteici solubili T-dipendenti. [16]. Le citochine, tra cui TGF-β e IL-10 prodotte dalle diverse cellule del tessuto della mucosa (cellule epiteliali ma anche fibroblasti e cellule dell’immunità innata) contribuiscono, insieme alle cellule T helper, alla commutazione isotipa dei linfociti B della mucosa e alla loro differenziazione in cellule del plasma secretorie di IgA. Ciò suggerisce l’importanza del microambiente della mucosa in questo fenomeno [17]. Le immunoglobuline di tipo IgM o IgG di origine mucosa o di origine sierica contribuiscono anche alle difese immunitarie della mucosa urogenitale e del tratto respiratorio. 29 I linfociti T citotossici (CTL) della mucosa sono delle cellule effettrici importanti per la difesa immunitaria contro alcune infezioni da parte di agenti patogeni (virus e parassiti intracellulari) [18, 19]. Così, dopo una vaccinazione orale, nasale, rettale o vaginale con tali antigeni, in presenza di molecole immunostimolanti, i cosiddetti adiuvanti, essenziali risposte CTL, si esprimono localmente, ed in alcuni casi in modo sistemico [20, 21]. I patogeni, o i vettori vivi attenuati, inducono in modo più efficace risposte T citotossiche nei tessuti delle mucose. Le tossine batteriche native o i loro derivati detossificati possono stimolare anche l’induzione CTL [22]. La generazione dei linfociti T CD4+ ausiliari che potrebbe attivare i fagociti durante un’infezione virale o batterica o dopo un’immunizzazione della mucosa con adiuvanti, sembra essere indispensabile per la difesa immunitaria contro alcuni virus o batteri. Pertanto, i topi deficienti al complesso maggiore di istocompatibilità di Classe II, immunizzati per via nasale, non sono protetti da infezione da H. Pylori [23]. Risposte immunitarie regolatorie Inoltre, il SIAM ha sviluppato proprietà di tolleranza immunologica che permettono di controllare le reazioni infiammatorie contro la pletora di antigeni non patogeni presenti nell’ambiente. La tolleranza della mucosa è indotta da differenti meccanismi regolatori, che includono la delezione o l’anergia dei linfociti attivi, o l’induzione dei linfociti T regolatori [24]. Diversi tipi di linfociti regolatori possono partecipare al controllo delle risposte della mucosa: (1) i linfociti T specifici dell’antigene1; (2) i linfociti T CD4+ CD25+ naturali (Treg) che controllano la proliferazione per contatto cellulare. Queste sembrano giocare un ruolo centrale nella differenziazione delle cellule T di tipo Tr1 o Th3-tipo [25]. Si noti che i linfociti Tγδ intraepiteliali ed i linfociti intraepatici possono partecipare in egual misura, rispettivamente alla regolazione delle risposte immunitarie indotte per inalazione o per fagocitazione di antigene [26, 27]. Oltretutto, alcuni macrofagi intestinali possono controllare anche l’infiammazione legata alla presenza di agenti patogeni attraverso un meccanismo di anergia innato anti-infiammatorio, pur mantenendo l’attività battericida [28, 29]. L’attivazione, l’espansione e la sopravvivenza di diversi linfociti effettori (protettori e/o regolatori) sono controllati dai CPAg. Tra questi, infine, i CD che si trovano nel tessuto della mucosa svolgono un ruolo determinante. Come illustrato nella Figura 2, il grado di differenziazione e la localizzazione dei tessuti di questi CD della mucosa, così come la natura dell’antigene che catturano e dopo espongono ai linfociti, hanno un effetto maggiore sul/ sui tipo/i delle risposte immunitarie indotte, i quali agiscono sulle risposte produttive o sulle risposte di tolleranza [4, 30]. Questa nozione è importante per lo sviluppo dei vaccini per la somministrazione alla mucosa, che non solo inducono al reclutamento, ma anche la maturazione CD della mucosa. Vaccini anti-infettivi La maggior parte delle infezioni comincia con il contatto delle mucose e richiede spesso l’applicazione di un vaccino nel sito di penetrazione del patogeno per l’induzione di immunità protettiva. Questo è il caso delle infezioni gastrointestinali causate da H. pylori, V. cholerae, E.coli, Shigella spp, Clostridium difficile, rotavirus e calicivirus, per le infezioni respiratorie causate da Mycoplasma pneumoniae, per il virus dell’influenza e per il virus respiratorio sinciziale e, infine, per le infezioni genitali sessualmente trasmissibili causate da HIV o virus herpes, Chlamydia trachomatis e Neisseria gonorrhoeae. Si noti, tuttavia, che in alcuni casi, anche non proteggendo l’ingresso dal patogeno, le IgG sistemiche sono sufficienti per la protezione (per esempio per il poliovirus). La sfida della vaccinazione della mucosa è ottenere una barriera immunitaria della mucosa adatta al patogeno, costituito da S-IgA neutralizzati e/o linfociti T helper e citotossici. Gli anticorpi secretori possono bloccare la colonizzazione dell’epitelio della mucosa dai batteri non invasivi, o prevenire la fissazione di tossine microbiche sulle cellule epiteliali, i linfociti T citotossici possono eliminare le cellule infette ed impedire la moltiplicazione microbica. Ad esempio, nel casi di infezioni gastrointestinali causate da V. cholerae ed ETEC (Enterotoxigenic E. coli, responsabile delle diarree da viaggio), la produzione locale di S-IgA è fondamentale per la protezione dell’ospite e per indurre alla memoria immunologica. Nonostante il potenziale di attrazione della vaccinazione della mucosa, lo sviluppo di tale vaccini è limitato dalla mancanza di adiuvanti idonei per gli esseri umani in grado di indurre risposte secretorie e cellulari soddisfacenti. Oggi soltanto sei vaccini vengono comunemente somministrati attraverso la mucosa (Tabella III) (per recensione vedi [31]). Vaccini anti-infiammatori Il sistema immunitario si è evoluto per evitare reazioni infiammatorie indesiderate attraverso diversi tipi di meccanismi di regolazione. La proprietà di tolleranza della mucosa si dimostra una strategia interessante per il controllo di patologie associate a risposte infiammatorie contro gli allergeni o contro i propri antigeni. I vaccini contro le malattie autoimmuni L’induzione di tolleranza della mucosa è specifica per l’antigene utilizzato, ma può avere un impatto non specifico localmente, quando è dovuto alla produzione di citochine regolatrici quali TGF-β e IL-10. In diversi modelli animali, è possibile impedire o ritardare l’insorgenza di malattie autoimmuni sperimentali, l’artrite reumatoide o il diabete tipo I [31, 32]. La dose di auto-antigene utilizzato, così come l’itinerario e la frequenza di somministrazione, influenza la natura della risposta. Così, i linfociti sintetizzati IL-10 sono prodotti in risposta ad un antigene somministrato a basse dosi per via nasale, mentre lo stesso antigene stimola preferibilmente i linfociti produttori T di TGF-β quando somministrato per via orale. Tuttavia, grandi dosi di antigeni favoriscono l’anergia delle cellule T specifiche o addirittura 30 la morte. Tale approccio terapeutico si è tuttavia dimostrato deludente negli esseri umani, in diversi studi clinici di fase III di induzione alla tolleranza per via orale, per esempio nel diabete di tipo I [33] o nella sclerosi multipla [34]. È difficile in questa fase comprendere se la natura e/o le dosi di autoantigeni usati sono responsabili dei risultati negativi ottenuti, o se questi risultati indicano che la tolleranza orale è inducibile rispetto al soggetto non sensibilizzato. Date le diverse osservazioni, quest’ultima possibilità sembra essere improbabile. In effetti, la co-somministrazione per via orale o nasale di autoantigeni legati alla subunità B della tossina del colera (CTB), vettori target cellulari a proprietà tollero-geniche, nelle condizioni sperimentali prestabilite promuove la tolleranza delle mucose in diversi modelli animali [32]. È interessante notare che il trattamento orale nei pazienti con malattia di Behcet da CTB, accoppiato con un peptide immunodominante dell’HSP 65, (heat shock protein) (fase I Clinical Trial / II di cui 8 pazienti) è efficace come suggerito dalla mancanza di uveite. [35] L’efficacia clinica di questo approccio deve essere confermata da uno studio di Fase III effettuato su un numero maggiore di pazienti. Vaccini anti-allergici Le allergie Tipo I sono dovute all’attivazione delle cellule T helper CD4+ specifiche di allergeni coinvolti nella differenziazione dei plasmociti IgE, queste immunoglobuline sono responsabili della patologia allergica. La strategia terapeutica attualmente utilizzata, chiamata immunoterapia antiallergica specifica o desensibilizzazione, consiste nel somministrare per via sottocutanea, con dosi crescenti e ripetute, gli allergeni per ridurre la produzione di IgE, eliminando o deviando le risposte patologiche T CD4. L’immunoterapia per somministrazione di allergene sublinguale utilizzata nello studio fase clinica II / III, si è dimostrata efficace nei casi di rinite ed asma (Tabella IV). Questa nuova strategia è non invasiva e permette l’auto-somministrazione di allergeni. Inoltre, è interessante notare che, non si ha nessuno shock anafilattico segnalato, anche quando sono somministrate alte dosi di allergeni per questa via. L’immunoterapia sublinguale è quindi un approccio raccomandato dalle linee guida dell’OMS dal 1998. Gli estratti di allergene somministrati a dosi elevate, sono stati utilizzati nella maggior parte degli studi clinici. Nuovi approcci stanno utilizzando la vaccinazione con analoghi peptidi di allergeni, in combinazione con composti immunomodulanti somministrati per via mucosa, i quali potrebbero aumentare la sicurezza e l’efficacia di immunoterapia anti-allergia. Ottimizzazione vaccini della mucosa I vaccini della mucosa, preventivi o terapeutici, devono essere progettati per indirizzare il sistema immunitario locale. Il vaccino ideale deve: (1) conservare gli antigeni del vaccino dalla degradazione enzimatica o chimica e limitare la loro eliminazione o la diluizione eccessiva; (2) le cellule bersaglio devono essere in grado di catturare l’an- tigene, le cellule epiteliali cella o le cellule dendritiche; (3) stimolare adeguatamente l’immunità innata e specifica al fine di indurre l’immunità specifica adatta. Il sistema del targeting degli antigeni cellulari al momento della somministrazione della mucosa Sono stati utilizzati una moltitudine di sistemi di targeting cellulari antigene, inclusi i vettori inerti (rivestimento dei vari complessi lipidici antigeni, particelle biodegradabili a base lattico o acido glicolico, proteine di trasporto che mirano alle cellule epiteliali o dendritiche), i vettori virali (adenovirus, virus del morbillo o il vaiolo) o vettori batterici attenuati (derivato da S. typhi, B. pertussis o batteri commensali) [32]. Nonostante la loro efficacia su diversi modelli animali, non è stato ancora approvato nessuno di questi vettori per l’applicazione della terapia all’uomo. Si noti che l’utilizzo di pseudovirus o VLP (particelle virali privi di acido nucleico), è potenzialmente utile come vettori di target cellulari di antigeni proteici o DNA, ma anche come molecole immunostimolanti, indotti da risposte IgA secretorie e da risposte delle cellule T citotossiche della mucosa protettiva in diversi sistemi sperimentali di infezione della mucosa [36]. Adiuvanti della mucosa La tossina del colera (CT) o l’enterotossina dell’E. coli (LT) termolabile sono gli adiuvanti della mucosa più potenti conosciuti fino ad oggi [32]. Molte opere hanno cercato di sviluppare tossine detossificate per mantenere un potere adiuvante accettabile ed utilizzabile negli esseri umani. Tra questi derivati, il ricombinante CTB viene utilizzato per aumentare l’immunità secretoria o per indurre la tolleranza della mucosa contro autoantigeni o allergeni. Le mutazioni della subunità A tossiche permettono di comprendere le mutazioni CT e LT che hanno un citotossicità ridotta, ma il loro potere adiuvante è inferiore. Inoltre, il potere adiuvante delle molecole contenenti PAMP, di cui sopra, sono in corso di valutazione, i quali potrebbero diventare la prossima generazione di adiuvanti. Tra questi PAMP, i DNA batterici non metilati (CpG) specifici del recettore TLR-9 sono promettenti, e stimolano l’immunità innata e l’immunità specifica dopo la vaccinazione per via nasale, per via orale e per via genitale. È interessante notare che, l’attività adiuvante delle molecole di tipo CpG in risposta alla mucosa può essere altamente amplificata dal loro accoppiamento di CTB. [32] Conclusioni e prospettive I progressi metodologici degli ultimi dieci anni hanno permesso una migliore comprensione del SIAM. Tali progressi dovrebbero facilitare lo sviluppo di vaccini della mucosa anti-infettivi ed anti-infiammatori. Negli studi clinici sugli esseri umani sono stati sviluppati dei metodi analitici per monitorare le risposte immunitarie secretorie ed umorali. Al contrario, la scarsità o l’assenza di tecniche affidabili permettono di valutare l’attività tollerogenica di formulazioni di vaccini, o la capacità di un determinato vaccino di indurre risposte CTL, costituisce uno dei maggiori ostacoli per lo sviluppo di vaccini anti-infiammatori ed anti-virali. Lo sviluppo di un numero maggiore di vaccini della mucosa richiede l’accesso a vettori di trasporto e la consegna di antigeni ed adiuvanti che permetteranno di stimolare e di guidare con precisione risposte immunitarie, al fine di ottenere l’effetto desiderato. Gli sviluppi recenti in questi due settori dovrebbero facilitare lo sviluppo di nuovi vaccini della mucosa anti-infettivi ed anti-infiammatori. Queste formulazioni della mucosa devono però essere valutati sugli esseri umani, nei quali la diversità genetica, come anche le differenze della flora intestinale, delle abitudini alimentari e dell’anamnesi immunologica sono tutti testati per la sicurezza e per l’efficacia dei vaccini proposti. In questo senso, alcuni vaccini della mucosa, come il vaccino orale contro la poliomielite o i vaccini orali contro il colera o contro il rotavirus e la febbre tifoide si sono dimostrati meno efficaci nei paesi in via di sviluppo, piuttosto che in paesi industrializzati. Bibliografia 1. Mestecky J, Lamm ME, Strober W, et al. Mucosal immunology, 3rd ed. San Diego: Academic Press, 2005 : 1868 p. 2. Mowat AM. Anatomical basis of tolerance and immunity to intestinal antigens. Nat Rev Immunol 2003 ; 3 : 331-41. 3. Kelsall BL, Leon F. Involvement of intestinal dendritic cells in oral tolerance, immunity to pathogens, and inflammatory bowel disease. Immunology 2005 ; 6 : 132-48. 4. 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Leggera nei suoi pochi chili, tenuta dritta dalla volontà, non voleva smettere di lottare Paola, perché era ancora indomita, caparbia, volitiva e non voleva essere sconfitta dal dubbio che si fa strada nella paura, nel mancato riconoscimento di sé, di lui, il tumore. Voleva diventare l’eroina di chi ce l’aveva fatta, Paola, ma a stento superò Capodanno. Come ci eravamo dette quella sera, sull’onda dell’emozione, ecco qua alcuni suoi scritti, frettolosi, irriverenti della punteggiatura, suoi, chiusi in un pdf quella stessa sera, messaggio in bottiglia fra due donne che si sono guardate nell’anima per una frazione di secondo. DONNA....una forza della vita Era tornato non se lo aspettava un vortice che ti risucchia....… ma Donna non per niente…... Donna vera resisti, prendi colpi combatti ,anche false vittorie prima con paura ,misto a speranza, poi con la consapevolezza che mai più sarai come prima ma sempre Donna! Che ama che esulta ,che lotta, che piange ,che spera ,che non molla... La vita gira ,gira intorno tu Donna ci sei sempre......... appartieni a due mondi............. la realta’.. il sogno...ti sostiene Donna ti chiami ! La realta’ dove “la bestia” cerca di mangiarti la vita......... e tu Donna tradita dal tuo seno simbolo della tua femminilita’. Tu Donna ,non gli permetterai mai......... Io, noi ,tutte Donne vere darci per sconfitte una sfida, una guerra si combatte..................... Paola de Piccoli 33 I pensieri N fanno spazio Al sonno Rassegnarsi mai Accettare la realtà Quale? N vedo le luci della festa N mi appartengono Combatto senza avere scelta Mi domando che succederà O meglio Succeda quel che succeda? Mi aggrappo con le unghie Alla vita Al massacro di sta cosa Al massacro L’urlo della battaglia. Lettera di un paziente Paola de Piccoli @diritti riservati L’amore che resta di noi tutto Il tempo va oltre La luna grande ti raccontera’ di me Quando correvamo verso il futuro Quando pensavamo che sarebbe stato infinito E ti prendo le mani E ti guardo negli occhi Con lo sguardo stupendo L’innocenza di noi La luna nel cielo Ti mostra una faccia Lei maliziosa e vanitosa Ti raccontera’ di me La nebbia sale lentamente E n fa vedere nulla Mi chiami non rispondo Ma se ascolti ci sono Torneremo a correre sulla spiaggia Torneremo a sorriderci negli occhi Prendimi le mani Senti le mie mani Si le sento lo so Il mio sorriso e’ nelle stanze Ascolta la mia musica La mia musica E danzero’ Danzero’ per tutta la notte Sorgerà il sole Sai che ci sono Allora sorridi sorridi e’ giorno Resta tutto di noi Amore che resta infinito Amore che tocchi Sorridi son qui. Paola de Piccoli @diritti riservati “Caro Dottor Samorindo (mi permetta questa confidenza), l’autunno è ormai alle porte e il mio pensiero ritorna alla situazione che vivevo un anno fa, quando gli specialisti consultati avevano emesso una sentenza impietosa: Parkinson. La mia situazione era drammatica e andava peggiorando progressivamente. Sono un appassionato del gioco delle carte, ma non riuscivo più neanche a tenerle in mano o a mescolarle per via del tremore delle mani. Ogni piccola cosa, persino la più banale, era diventata difficile: infilarsi le calze, estrarre le banconote dal portafoglio, svitare il tappo di una bottiglia d’acqua. Non guidavo più e mi capitava di addormentarmi nel bel mezzo di una partita. Il mio futuro si tingeva di nero nei miei pensieri e la speranza di tornare a condurre una vita normale svaniva giorno dopo giorno, non riuscivo più nemmeno a fingere con i miei cari per rassicurarli. Fino a quando mia figlia mi spinse ad un ultimo tentativo, un ultimo consulto da uno specialista di cui aveva sentito parlare: il dottor Samorindo Peci. Oggi, ad un anno dall’inizio delle sue cure, dottore, mi sento ringiovanito di 10 anni. Ho ripreso a guidare l’auto, mi sono tornate le forze ed è svanito quel nero intorno a me. Di certo non so cosa mi riserverà il futuro, ma oggi mi sento di ringraziarla per questo anno di vita che mi è stato regalato. Grazie”. 34 Psiconcologia: intercettare i bisogni psicologici del paziente oncologico Il paziente, il cancro e quelli dall’altro lato della barricata. La più delicata tra le imprese, che non può prescindere da esperienza e competenza. di Federica Sciacca Un senso di confusione, di sbandamento, un vero e proprio shock. La parola cancro è impossibile sussurrarla. Una volta detta, sfreccia alla velocità della luce e colpisce in modo irrimediabile. Benché la ricerca non faccia passi da giganti, ma voli in questa branca, suona sempre e in ogni caso come una specie di condanna a morte. Sarà per questo che la comunicazione della malattia tumorale rappresenta ancora uno degli eventi più stressanti per le figure sanitarie che si trovano ad affrontarla. Bisogna trovare risposte a domande che spesso non ne hanno alcuna, come “Perché è successo proprio a me?”, “Cosa mi accadrà adesso?”, “Sarò in grado di affrontare la malattia?, consci che da quelle risposte dipenderà anche l’andamento stesso della malattia. qualità di vita successiva alla diagnosi, ma anche la compliance ai trattamenti medici e il decorso biologico della malattia. È proprio da questi assunti, infatti, come una sorta di auto-aiuto, che è emersa man mano la psiconcologia, la disciplina a metà tra l’oncologia e la psicologia che, dopo anni di clinica, si impone sempre più come imprescindibile in un percorso terapeutico oncologico. Come ormai si sa, infatti, l’atteggiamento e lo stile di coping utilizzato dai medici, paramedici e caregivers nei confronti del paziente influenzano non solo la sua Gli assunti di questa disciplina affondano chiaramente le radici in quella concezione della malattia che vede intrecciati psiche e soma. La malattia tumorale, quin L’obiettivo è prendere in carico le complesse problematiche psicologiche ed emozionali che intervengono in tema di cancro e porvi attenzione, focalizzando sia gli aspetti più soggettivi espressi dal paziente attraverso i suoi sintomi e la sua sofferenza, sia quelli più oggettivi e tangibili dei medesimi sintomi, della medesima sofferenza. 35 di, inquadrata nell’ottica della centralità dell’ individuo, rivela come siano importanti i bisogni del malato e come si rivelino fondamentali per gli esiti stessi dell’andamento clinico e terapeutico. Formare adeguatamente a tutto ciò le figure sanitarie e l’équipe medica che accompagnano il paziente, fornire loro gli strumenti adatti per riconoscere i bisogni del paziente e ad aiutarlo ad affrontare il grande percorso di cambiamento fisico e psicologico che lo attende è, dunque, inevitabilmente un percorso che può essere fatto solo dopo anni di esperienza clinica. La Scuola di Alta Formazione in Neuropsicologia Conflittuale, secondo i Codici Biologici, l’unica in Italia a dedicarsi a questi temi, conscia dell’approfondita competenza nella comunicazione con il paziente oncologico e i suoi familiari, ha per questo deciso di integrare ai suoi corsi in calendario anche il corso di perfezionamento: Comunicazione con il paziente oncologico. Un percorso formativo della durata di 2 giorni, durante i quali, il Dott. Samorindo Peci, Medico Chirurgo, Endocrinologo, Psiconcologo e Fondatore del pensiero Nocebo, docente del corso, introdurrà psicologi, psicoterapeuti, medici, ma anche assistenti, OSS e caregiver alle teorie più recenti sulle modalità comunicative da mettere in atto, in relazione alle varie fasi del percorso terapeutico. Il corso, che partirà ad ottobre 2016, prevede un massimo di 20 iscritti per sessione (quella dedicata a psicologi, psicoterapeuti, medici e quella rivolta ad assistenti, OSS e caregiver). Per saperne di più, leggere il programma del corso e scaricare il modulo di iscrizione, visitate il sito ufficiale della scuola, all’indirizzo www.dsmm.it. Corso di perfezionamento: “Comunicazione con il paziente oncologico” DSMM Programma Psicologi, psicoterapeuti e Medici I giorno - Cornice teorica di riferimento - Teoria e tecnica della comunicazione - La comunicazione di cattive notizie - Esercitazione in gruppo - La comunicazione con il paziente nelle varie fasi del percorso terapeutico: ingresso in reparto, iter diagnostico, diagnosi, momenti specifici del percorso terapeutico, stop therapy, progressione di malattia, recidiva, terapia palliativa II giorno - Comunicazione con i familiari - Comunicazione con i figli - Presentazione strumento per la comunicazione con i figli minorenni - Esercitazione in gruppo e tecniche di stimolazione. Programma assistenti OSS e Caregiver I giorno - Cornice teorica di riferimento - Teoria e tecnica della comunicazione - La comunicazione con il paziente nelle varie fasi di assistenza domiciliare o in aree di lunga degenza, approcci stimolativi e tecniche di riabilitazione II giorno - Comunicazione e modelli comunicativi relazionali di assistenza - approcci di comunicazione e di disturbo al pensiero quotidiano - Esercitazione in gruppo in tecniche non psicologiche ma assistenziali Certezza scientifica dal 2012 In Italia il Piano oncologico nazionale 2010-2012 per la prima volta ha sottolineato in maniera specifica il ruolo e l’importanza della psiconcologoia, indicando che “la rilevazione precoce delle dimensioni psicosociali (screening del disagio emozionale, rilevazione dei bisogni del paziente e della sua qualità di vita) rappresenta il presupposto per individuare le persone che necessitano di interventi mirati”. Viene inoltre stabilito che “l’attivazione, nelle diverse neoplasie e fasi di malattia, di percorsi psico-oncologici di prevenzione, cura e riabilitazione del disagio emozionale, siano essi di supporto o più specificamente psicoterapeutici (individuali, di gruppo, di coppia, familiari) risulta fondamentale per il paziente e per la sua famiglia”.