filarmonica laudamo

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Programma
FILARMONICA
LAUDAMO
ALEKSANDR SKRJABIN
24 Preludi op. 11
MESSINA
Sonata n. 4 in fa diesis magg. op. 30
Andante. Prestissimo volando
ente morale onlus
domenica 4 gennaio 2015 ore 18
Palacultura “Antonello da Messina”

ANTONINO PIRRONE
Tre poemetti latini per pianoforte
Dies autem (2011) - Quaerendo et inveniendo (2012) - Quid nugarum (2012)
VIOLETTA EGOROVA
Onda di Suoni e Amore (2014)
(nuova commissione della Filarmonica Laudamo - prima esecuzione assoluta)
“CENTENARIO DELLA MORTE
DI ALEKSANDR SKRJABIN”
pianoforte
ALEKSANDR SKRJABIN
Sonata-Fantasia n. 2 in sol diesis min. op. 19
Andante - Presto
Sonata n. 9 op. 68 “Messa nera”
Moderato quasi andante. Molto meno vivo. Allegro molto. Alla marcia.
Allegro. Presto. Tempo primo
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Regione Siciliana - Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo
Amministrazione Comunale di Messina
Provincia Regionale di Messina
E.A.R. Teatro di Messina
Fondazione Bonino Pulejo - Messina
www.eurekaoffice.it
domenica 11 dicembre 2015 ore 18 • Palacultura “Antonello da Messina”
MAZZARINO/FIORAVANTI/BAGNOLI
vi augura buon ascolto
Giovanni Mazzarino pianoforte Ettore Fioravanti contrabbasso
Stefano Bagnoli batteria
“Songs”
musiche di C. Porter, J.J. Johnson, S. Swallow, G. Gershwin, G. Miller, C. Haden
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stagione concertistica 2014-2015
11º concerto • 2042º dalla fondazione
VIOLETTA EGOROVA è una pianista russa di fama internazionale. Nel corso della sua carriera è stata vincitrice di numerosi concorsi internazionali fra cui il primo premio alla XXª
Edizione del Concorso Pianistico Internazionale Alessandro Casagrande di Terni, nel 1990
si è classificata seconda al Viotti International Music Competition di Vercelli, e nel 1992 ha
ottenuto il 4º posto al Gina Bachayer International Piano Competition di Salt Lake City, UT
(USA), nel 2006 si è classificata seconda al Sigismund Thalberg di Napoli (Italia).
Le vittorie in queste importanti competizioni hanno aperto la strada alla giovane musicista per
importanti stages e concerti negli Stati Uniti, in Italia, in Francia, Turchia, Egitto, Monaco,
Russia.
È ormai ospite usuale di molte orchestre di fama mondiale, fra cui: State Academic Orchestra
of Russia, Moscow State Symphonic Orchestra, Young Russia Orchestra, Utah Symphony,
Orchestra del Festival Pianistico Internazionale di Bergamo e Brescia, Orchestra Sinfonica
di Perugia, Cairo Symphony Orchestra, Chamber Orchestra Kremlin; ed ha suonato sotto la
direzione di eminenti nomi, come Augustino Orizio, Pavel Kogan, Joseph Silverstain, Arnold
Katz, Mark Gorenstein, Juliano Silvery, Urij Tsuruk, Ahmed AlSaedy, Michel Adamovich,
Constantine Orbeljan, Misha Rahlevsky.
Violetta Egorova più di una volta ha partecipato al Festival di Musica Internazionale dei Due
Mondi di Spoleto, al Pontino in Musica a Sermonette, al Sanat Harber ad Istanbul, al Music
of XXth Century a Mosca, al Natale al Cremlino e all’Inverno Russo. Le brillanti apparizioni
della Egorova si distinguono per la profondità e l’originalità del pensiero, l’innovazione nell’interpretazione, e per le eleganti e inaspettate sfumature.
“Centenario della morte di Aleksandr Skrjabin”
Guida all’ascolto
L’intera parabola creativa di Skrjabin si concentra principalmente sulla produzione pianistica
comprendente alcune composizioni giovanili e ben 65 numeri d’opus realizzati tra il 1883 e il
1914. Le altre opere, a parte alcuni lavori cameristici scritti in giovane età, includono il Concerto per pianoforte e orchestra op. 20, due Sinfonie opp. 26 e 29 e tre Poemi per orchestra: il
Poema Divino op. 43 (chiamato anche terza sinfonia), il Poema dell’Estasi op. 54 e il Prometeo op. 60.
Per tradizione, come afferma B. De Schloezer, la produzione di Skrjabin si divide in tre fasi: la
prima dal 1883 al 1904, la seconda dal 1904 al 1910 e l’ultima dal 1910 al 1914. Le opere che
fungono da spartiacque sono la Quarta Sonata op. 30 del 1904 e il Prometeo op. 60 del 1910,
che dividono rispettivamente la prima fase dalla seconda, e la seconda dalla terza.
I brani in programma della prima fase compositiva sono l’opp. 11 e 19.
24 preludi op. 11
Nell’arco dell’intera opera skrjabiniana, è sempre presente la produzione pianistica di prelu-
di, studi, mazurche, valzer, appartenenti al genere del pezzo caratteristico di ascendenza
romantica e tardoromantica. I 24 preludi op. 11 coprono tutte le tonalità maggiori e minori
della scala cromatica. Nella storia della musica ci sono molte raccolte pianistiche che si
avventurano ad esplorare tutte le tonalità. Tra gli esempi più noti ci sono i due volumi di preludi e fughe del Clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach e i 24 preludi op. 28
di Frederic Chopin. Proprio questi preludi chopiniani fungono da modello per i preludi skrjabiniani. I brani sono infatti un proseguimento dello stile chopiniano, una sorta di Chopinesque, non solo nella forma, nella melodia, nelle armonie, ma anche nell’ ordine di presentazione delle tonalità: Do maggiore - La minore, Sol maggiore - Mi minore, Re maggiore - Si
minore e così via. In molti di questi preludi è comunque già vivo lo stile riconoscibile del futuro Skrjabin.
Sonata - Fantasia n. 2 in sol diesis minore op. 19
Dal punto di vista formale, questa sonata non aggiunge niente di nuovo rispetto alla sonata
romantica e tardo-romantica, ma fonde le caratteristiche dei due compositori che più degli altri
influenzano la formazione dello stile pianistico di Skrjabin: Liszt e Chopin. Nell’op. 19 gli
influssi lisztiani si evidenziano non solo nella padronanza della tastiera, ma anche nella macrostruttura. Skrjabin, come Liszt, rifiuta la canonica suddivisione in quattro tempi tradizionali:
nella Sonata in Si minore di Liszt i quattro tempi sono fusi in un solo blocco, nella Sonata-Fantasia ve ne sono due strettamente collegati fra loro.
I tratti stilistici ereditati da Chopin sono principalmente quattro: a) il principio dell’elaborazione motivica, la capacità cioè di creare temi apparentemente nuovi, ma legati tra loro da un’unica cellula generatrice; b) la tendenza a procedere per sezioni giustapposte, utilizzando come episodio di collegamento fra un tema e l’altro un decremento ritmico nell’andamento e nell’intensità dinamica; c) l’uso della simmetria delle frasi melodiche, a volte vera e propria quadratura;
d) il principio della variazione: a livello motivico, con fioriture e cascate cromatiche; a livello
ritmico, con gruppi in contrasto ravvisabili soprattutto nel primo movimento.
Della seconda fase compositiva è in programma l’op. 30.
Sonata n. 4 in fa diesis maggiore op. 30
Questa sonata composta nel 1903 e pubblicata un anno dopo, apre un periodo totalmente nuovo,
staccato dallo stile precedente, il periodo atonale. Come la Sonata-Fantasia n.2, l’op. 30 ha una
struttura in due tempi, uno lento e uno veloce, ma gli accordi di terze sovrapposte, lasciano il
posto agli accordi di quarte. La sonata è definita da Piero Rattalino un’ Ouverture da concerto
in forma ciclica: con il tema dell’Andante introduttivo, seguito da un Prestissimo volando in
forma-sonata, che ritorna con un’apoteosi finale.
Volando e ailé sono espressioni tipiche di molte partiture delle opere più mature di Skrjabin: da
questa sonata in poi, tali indicazioni riferite al volo s’incontrano frequentemente. Il motivo del
volo si manifesta con una successione di note rapide, arpeggi di cinque note che conferiscono
un impulso carico di energia e rendono tale gesto particolarmente riconoscibile.
La terza fase compositiva è qui rappresentata dall’op. 68.
Sonata n. 9 op. 68 “Messa nera”
L’ascolto delle 10 sonate per pianoforte di Skrjabin per molti risulta sconcertante; è incredibile
pensare che lo stile del compositore russo sia cominciato con un pianismo eccessivamente
romantico e finito con uno stile totalmente criptico e atonale. In effetti da un’analisi attenta si
percepisce un cammino lento, un viaggio intellettuale e una continuità coerente e unitaria.
La nona sonata è conosciuta comunemente come Messa nera, un titolo non dato, ma approvato, dal compositore. Skrjabin aveva già battezzato la sua settima sonata come Messa bianca,
mostrando una passione per il misticismo e anche anormali manie di grandezza. La maggior
parte dei temi della sonata si basa su intervalli di nona minore, un intervallo altamente dissonante e instabile. Il tema iniziale è trasformato continuamente, diventando non solo il motivo
del volo, ma anche il motivo della sensualità, il motivo-fanfara e il motivo del delirio. Questo
rapporto motivo-simbolo è fondamentale per comprendere pienamente l’ars componendi di
questa sonata e dell’ultima produzione del compositore. L’ideologia di Skrjabin e le sue pretese metafisiche danno origine alla sua opera e la informano ad un punto tale da determinare la
struttura e persino il linguaggio.
Roberto Scarcella Perino
“Tre poemetti latini per pianoforte” - “Onda di Suoni e Amore”
di Antonino Pirrone
ANTONINO PIRRONE, diplomato in Canto e Strumentazione per Banda, ha avuto maestri
come Cecilia Fusco, Bernardo Vincenzo Modaro, Michele Ventre, Salvatore Sciarrino, Franco
Donatoni, che contribuiscono alla sua formazione di autodidatta per vocazione. Negli anni ’80,
poco più che ventenne, dirige l’Orchestra d’Archi “F. Cilea” del Conservatorio di Reggio Calabria, il Ludus Ensemble di Messina, l’Orchestra “A. Corelli” di Rieti. Collabora con Melo Freni
alla regia di Cavalleria Rusticana e Bohème al Teatro V.E. di Messina. Nel 1994, per Fiumara
D’Arte prepara e dirige La Serva Padrona di Pergolesi ed è direttore artistico dei Corsi Musicali Estivi. Sue composizioni sono state eseguite, tra gli altri, per il Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria, il Centro Cultural “Pablo Picasso” di Torremolinos, Santa Festival di Santa Margherita Ligure, Museo di Roma in Trastevere.
Insegna Armonia complementare, Teorie e Tecniche dell’Armonia, Fondamenti di Composizione Musicale al Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Palermo.
“Nasce e prende forma alle prime luci dell’alba “Dies autem...,” più volte ripreso in quell’ora
in cui la mente ritorna a un versetto dell’Apostolo (Rm 13,12).
Ancòra nel libero gioco delle analogie e reminiscenze “Quid nugarum...” e “Quaerendo et
inveniendo”, il cui tema trasfigura il ricordo di un corale.
Da un verso di di Salvatore Quasimodo “Onda di suoni e amore”.
Antonino Pirrone
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