MUSICHE DI SCRIABIN, OBUKHNOV, STRAVINSKY, PROKOFIEV, SHOSTAKOVICH, PÄERT, SUMERA E SILVESTROV Questo CD raccoglie musiche dell’area russa e baltica dai primi del Novecento a oggi ed è il primo di un progetto ideato da Gianluca Cascioli dedicato al ‘bello’ nella musica moderna e contemporanea. Scriabin apre l’appassionante viaggio di Gianluca Cascioli alla ricerca - e all’interpretazione esatta e coinvolgente - di musica moderna e contemporanea bella e ispirata in grado di avvicinare un pubblico ampio. GIANLUCA CASCIOLI 900 Street date: 23 settembre 2016 CD 4812809 / DIGITALE TRACKLIST SCRIABIN (1872 – 1915) Prelude Op. 11 No. 1, 2, 13, 14 Désir Op. 57 No. 1 Poème Op. 32 No. 1 Prelude Op. 74 No. 1-5 SHOSTAKOVIC (1906 – 1975) Fantastic Dances, No. 1-3 Prelude and Fugue Op. 87 No. 1 PÄRT (1935) OBUKHOV (1918 – 1989) Aimons-nous les uns les autres Für Alina Variatione zur Gesundung von Arinuschka Für Anna Maria STRAVINSKY (1882 – 1971) SUMERA (1950 – 2000) PROKOFIEV (1891 – 1953) SILVESTROV (1937) Piano Rag Music Sonata Op. 28 No. 3 Sonatina Pastorale Op. 59 No. 3 Conte de la vielle grand’mère Op. 31 No. 2 3 Paysage Op. 59 No. 2 Gavotte Op. 32 No. 3 Piece from the Year 1981 Hymn 2001 Questo disco, dedicato alla musica d’area russa dai primi del Novecento a oggi, offre molti spunti di riflessione: storici, teorici, interpretativi. Sin dal XVI secolo, in grembo alla modalità e agli albori del temperamento, nascono le armonie simmetriche: costruite da accordi con strutture intervallari bilanciate. Esse convivono poi con la tonalità fino a quando, nella seconda metà dell’Ottocento, diventano sempre più numerose e indipendenti. Autori come Fryderyk Chopin (1810-1849) e Franz Liszt (1811-1886) impiegano con disinvoltura le armonie simmetriche entro la tonalità, ma a cavallo del XIX e XX secolo il flusso armonico conduce a un bivio: da una parte l’esplorazione delle parziali armoniche del suono, dall’altra l’esclusiva indagine sulle simmetrie. Aleksandr Skrjabin (1872-1915) incarna questa scissione: in un primo momento esaurisce la ricerca di accordi complessi costruiti su armoniche alte (dalla 13a alla 27a), successivamente indaga, meglio di chiunque altro, i modi simmetrici di Boleslav Javorskij (1877-1942), teorico ucraino autore nel 1908 del Strojenjie muzïkal’noj rechi [La struttura del discorso musicale]. Nella prima produzione scrjabiniana è forte il debito verso Chopin, autore già di una sonorità personale profondamente debitrice verso gli accordi simmetrici. Di questo periodo sono i 24 preludi, op. 11 (1888-1896), composti da Skrjabin sulla scorta dei 24 preludi, op. 28 (1835-1839) di Chopin. Come il compositore polacco, Skrjabin attribuisce a ogni preludio una delle 24 tonalità maggiori e minori, in ordine, partendo da do maggiore con il relativo la minore e seguendo successivamente tutto il ciclo delle quinte. Si deve alla ditta produttrice di strumenti musicali meccanici M. Welte & Söhne con sede a Friburgo in Brisgovia, l’invenzione nel 1904 del procedimento Welte-Mignon di riproduzione pianistica meccanica tramite rulli di carta perforata in grado di restituire in modo piuttosto fedele l’esecuzione. Skrjabin registra con questo sistema diverse sue composizioni e Gianluca Cascioli non è nuovo al confronto con le esecuzioni degli autori, spezzando finalmente un paradosso sconcertante: nonostante le molte testimonianze, tra rulli e incisioni di compositori che suonano o dirigono le proprie opere, gli esecutori odierni ben di rado le prendono in esame. Ma chi, meglio dell’autore può dare giusta lettura e interpretazione delle proprie opere? Il paradosso cade nel ridicolo quando poi si attribuisce ai compositori una tecnica strumentale o direttoriale inferiore (come si suol dire dello Stravinskij direttore d’orchestra) rispetto a quella di specialisti del campo. E se anche fosse? Le soluzioni interpretative, le scelte dinamiche, gli stacchi di tempo, e tutte le infinite sfumature che definiscono il ‘carattere’ non solo dell’opera ma anche dell’autore, sono certo più autentiche rispetto a quelle di qualsiasi altro interprete. Ecco dunque, l’intuizione di Cascioli: ignorare le mode esecutive del momento per studiare il più possibile le inflessioni e il temperamento del compositore tramite le registrazioni di sue esecuzioni. Una volta colta l’indole di un autore, Cascioli può trasferire le stesse caratteristiche su altri lavori dello stesso, ora anche senza testimonianze dirette. Questo avviene con lo Skrjabin qui inciso. Dell’opera 11 n. 1, 2, 13 e 14 abbiamo, infatti, testimonianza su rulli Welte-Mignon registrati a Mosca nel 1910 da Skrjabin stesso. Nell’espressione Skrjabin è estremamente passionale, viscerale, a volte febbrile, quasi scomposto; i suoi tempi hanno centinaia di sfumature non definibili in partitura, nelle sue esecuzioni sostituisce ritmi, profili di arpeggi (per esempio da discendenti ad ascendenti), aggiunge note, respiri inaspettati... Insomma, Skrjabin è significativo indicatore dell’incompletezza della partitura, oggetto approssimativo rispetto alle reali intenzioni. Cascioli associa il proprio atto interpretativo alla personalità del compositore, mitiga leggermente gli eccessi ma segue tutti i dettagli, riproponendo qualsiasi differenza che la registrazione del compositore presenta rispetto la partitura. Rende più limpidi i momenti di massimo slancio, aggiunge dettagli di intensità, di tocco, esalta i moti melodici interni, tutti particolari che, nel caso di tecnica di registrazione Welte-Mignon vanno persi. In più sfrutta il campo timbrico del suo gran coda Steinway & Sons, proiettando in una dimensione tridimensionale quello che nel rullo appare compresso, appiattito. Nell’esecuzione vigono mode e tendenze del momento, per lo più ben lontane dagli originali intenti dell’autore: atteggiamento forse lecito ma non necessariamente leale. L’interpretazione è un’esposizione, non una parafrasi. Anche Désir, op. 57 n. 1 e Poème op. 32 n. 1 vengono registrati a Mosca nel 1910 da Skrjabin per la Welte-Mignon. Nel caso dell’op. 32 n.1 abbiamo una precedente registrazione di Skrjabin del 1908 per la Hupfeld Phonola, strumento inventato a Lipsia nel 1902 da Robert Frömsdorf e concorrente della WelteMignon ma privo delle sfumature di intensità. Se l’op. 32 n. 1 (1903) risuona ancora dell’influenza chopiniana, dalla quale il compositore russo stava progressivamente sganciandosi alla ricerca di nuove soluzioni armoniche ed estetiche, in Désir, op. 57 (1908) Skriabin ha già toccato la vetta del Le Poème de l'extase (Il Poema dell'estasi), op. 54 (1905-1908). In quel periodo è già influenzato dalla teosofia e considera la musica la più evoluta delle arti e l’estasi la più evoluta delle emozioni. Nel contempo inizia a utilizzare le simmetrie armoniche come più avanzato sistema compositivo. In Désir il senso di sospensione dato dalle simmetrie è evidente. I 5 Preludes op. 74 sono l’ultima opera di Skrjabin, il capolavoro che meglio rappresenta la proporzione in musica. Come egli stesso dice “È necessario che la forma risulti perfetta come una sfera, come un cristallo. Non posso terminare prima di essermi reso conto che la sfera è compiuta. Ho sempre sostenuto che nella composizione la matematica deve giocare un ruolo importante. Talvolta nelle mie composizioni si svolge tutto un calcolo matematico, il calcolo della forma... e il calcolo del piano della modulazione. Tale calcolo non deve essere casuale... altrimenti la sua forma non sarà cristallina”. Non ha lasciato registrazioni, ma Cascioli ricrea il carattere scrjabiniano di queste cinque limpide gemme. Proprio dall’ultimo Skrjabin prende spunto Nikolai Obukhov (1892-1954), anch’egli autore intriso di misticismo religioso. Prima dell’avvento della dodecafonia schönberghiana, Obukhov lavorò su un sistema armonico che si muoveva diatonicamente in aree di dodici suoni. Aimons-nous les uns les autres (1943) inizia proprio con una successione dodecafonica per inoltrarsi in un’intima e soave meditazione, non scevra di armonie tonali. Igor’ Stravinskij (1882-1971) nel 1934 incide Piano Rag Music (1919), brano che, sulle orme del suo Ragtime for Eleven Instruments (1918), evidenzia le coincidenze ritmiche del periodo ‘russo’ - quali sincopi, ostinati, accenti spostati - proprio con il ragtime e il suo ritmo ‘stracciato’. La polimetria, le sincopi, gli accenti, le interruzioni, generano quasi un effetto di ‘improvvisazione notata’, senza però trascendere quell’aspetto risoluto, insistente, ‘esatto’, cifra stilistica dell’autore. che va a sommarsi ad armonie tipicamente sue. Cascioli marca quel carattere imprevedibile sottolineando però la rigorosa logica del discorso. Il pianoforte diventa una vera orchestra, nella quale si riconoscono gli innumerevoli colori dello Stravinskij sinfonico. Sergej Prokof’ev (1891-1953) compone la Sonata n. 3 op. 28 nel 1917 durante il suo periodo russo. L’opera è composta da un solo movimento ed è costruita impiegando materiale tratto da una Sonata da lui scritta dieci anni prima. Pur essendo principalmente unitaria, ritmica e austera, questa composizione presenta ammalianti slanci melodici. A differenza della terza Sonata, l’op. 59 n. 2-3 (1934), l’op. 31 n. 2-3 e la Gavotte op. 32 n. 3 (tutte del 1918) sono state registrate da Prokof’ev tra il 1920 e il 1935. Le sue incisioni restituiscono un’interpretazione molto garbata, bilanciata, priva di qualsiasi eccesso, quasi di ‘buone maniere’. E qui si esplicita un forte contrasto con la consueta modalità interpretativa delle sue pagine, spesso consacrate a eccessi violenti; forse anche conseguenza di critiche d’epoca che descrivevano questa musica in grado di restituire emozioni antitetiche: dalla contemplazione a bruschi eccessi di collera. Cascioli, al contrario, leggendo queste pagine filtrate dal carattere interpretativo dell’autore, riesce a renderne l’autentica lucentezza, l’equilibrio, la sobrietà e la coerenza. Nonostante i primi sintomi della paralisi che lo colpirà definitivamente alla mano destra qualche anno dopo, nel 1958 Dmitrij Šostakovič (1906-1975) registra le 3 Fantastic Dances op. 5, Composizioni scritte nel 1922 all’età di soli sedici anni, primo brano pianistico del suo catalogo. Lo Šostakovič più maturo impiega la tecnica dei modi gregoriani ‘abbassati’, con alcune note calate di mezzo tono rispetto alle scale originali. L’universo modale che ne consegue supporta triadi, settime e qualsiasi altra armonia e può convivere con le strutture tonali, i cicli di quinte, di terze, di seconde. Šostakovič si può così permettere di realizzare i 24 Preludi e Fughe op. 87, lavoro iniziato in occasione del bicentenario dalla morte di Bach nel 1950, e poi terminato nel 1951 - un ciclo di composizioni su tutte le tonalità, come fece Bach con Il clavicembalo ben temperato. Anche diversi lavori dell’op. 87 furono incisi dall’autore al pianoforte, fra questi il n. 1 incluso in questo CD. Dalla Russia all’Estonia - repubblica dell’Unione Sovietica fino al 1991 - con due autori dalla voce intimamente nordica e baltica: Arvo Pärt (1935-viv.) e Lepo Sumera (1950-2000). Nella tonalità esistono note estranee all’armonia che convivono con essa in ‘simbiosi’. Il pedale armonico (nota ferma che coesiste con diversi cambi armonici) ne è stato un precursore, ma per trovare vere ‘simbiosi mutualistiche’ dobbiamo attendere Für Alina del 1976: l’esordio della tecnica tintinnabuli concepita da Arvo Pärt. In questo sistema compositivo la linea melodica può essere libera o vincolata da procedimenti strutturalisti, in ogni caso accompagnata da una (nel caso di Für Alina) o più linee in tintinnabuli, costruite unicamente sulle note di un solo accordo, ma che tallonano in modo automatico il movimento della melodia. Contribuendo ciascuna a un tutto inscindibile, melodia più armonia determinano la nascita di una simbiosi. Il motto di Pärt è proprio 1+1=1. Due entità ne generano una sola, ma composita. In Für Alina la mano destra suona la melodia, la sinistra il tintinnabuli. Il brano è dedicato ad Alina, figlia diciottenne di amici della famiglia Pärt, andata a studiare a Londra: rispecchia il cammino verso la novità. Variationen zur Gesundung von Arinuschka (variazioni sulla guarigione di Arinushka, 1977) è l’unico brano in tintinnabuli con un netta sostituzione di carattere, da malinconico a gioioso, corrispondente a un cambio di modo da la minore a la maggiore. I due caratteri espressi si rifanno proprio all’infermità e alla guarigione. Für Anna Maria (2006) viene scritto, invece, su richiesta di una bambina estone di sei anni: Anna Maria. La bimba riceverà la composizione, a lei dedicata, in occasione del suo decimo compleanno. Pärt concede qui libertà di scelta fra un tempo Allegro e uno Meditativo. Cascioli, alla ricerca di un suono luminoso, opta per il primo. Lepo Sumera, uno dei più influenti compositori estoni insieme a Pärt, fu ministro della cultura del suo paese dal 1988 al 1992, proprio durante il delicato periodo della restaurazione dell’indipendenza dei paesi baltici. Simbolicamente rappresenta la libertà, non solo per il suo paese ma anche per la musica. Gli estremismi modernisti in lui non attecchiscono, anzi, la sua musica pur essendo ben organizzata, spesso con vincoli anche strutturalisti, risulta sempre estremamente fresca, viva e positiva. Autore principalmente sinfonico, in Piece of the year 1981 (1981) realizza un raffinato automatismo che, in modo analogo a quelli di Pärt, finisce con l’essere estremamente comunicativo e appassionato. Il compositore ucraino Valentyn Syl'vestrov (1937-viv.), dopo aver partecipato alle varie fasi storiche dell’avanguardia, trova una strada sempre più personale reinventando la tonalità: ‘ho cercato di reimparare a scrivere la musica, cosa che le avanguardie avevano dimenticato’. In Hymn 2001 (2001) - brano reperibile anche in versione per orchestra d’archi e dedicato al grande compositore georgiano Gya Kancheli (1935viv.) - troviamo le caratteristiche tipiche del linguaggio odierno di Syl'vestrov. La musica è avvolta dal silenzio, da esso sorge con profonda pudicizia con un canto diafano e commosso. Come lui stesso dichiara, il silenzio di John Cage (4’33”) è latente, ma in Syl'vestrov agisce in modo ben diverso. In lui il silenzio è fatto di mancanze, di rallentati, di sospiri e viene esteso fino ad autentiche ‘paralisi del tempo’. Se nella musica c’è sempre stata la necessità d’interpolare le note al silenzio, con pause, respiri, corone, in quella di Syl'vestrov il silenzio non è più occasionale, bensì strutturale, proprio come nell’arte dei suoni del dedicatario: Kancheli. Al contrario di Skrjabin, Syl'vestrov cerca conforto in una notazione iperdeterministica, in particolare riguardo i cambi di tempo, postillati maniacalmente. Di questo brano esiste una registrazione del 2002 dello stesso Syl'vestrov: il suo suono è impalpabile, senza alcuna presa sulla tastiera, quasi a testimoniare l’incomunicabilità dell’ineffabile. Ancora una volta Cascioli riesce a calarsi in un insolito carattere e, pur mantenendo la propria voce e le proprie distintive capacità raffigurative, ci rende il suono di un mondo tanto lontano, ascetico e contemplativo quanto carico di affetti. La tematica del CD, oltre a quella topologica e cronologica dell’Est pianistico dal Novecento a oggi, è quella del ‘bello’ nella musica moderna e contemporanea. Lo sperimentalismo estremo ha portato nel Novecento al rifiuto della categoria del bello e alla civetteria del ‘non voler comunicare nulla’, col conseguente drammatico allontanamento del pubblico. Il filosofo francese di origini russe Vladimir Jankélévitch (19031985) al proposito scrive, già nel 1961: “In un’epoca in cui scimmiottare la ricerca scientifica è diventato costume quasi generale, i musicisti hanno sentito il dovere verso se stessi di diventare ‘ricercatori’ come tutti gli altri. Ma che cosa ricercano in definitiva? Un accordo sconosciuto? Una nuova particella? C’è da scommettere che la sete d’innovazione in questi casi si traduca solo in declino dell’ispirazione. Skrjabin era un vero ricercatore perché era un artista ispirato. Mentre coloro che non hanno niente da dire attribuiscono un’importanza esagerata alle novità del vocabolario.” In questo CD, proprio Skrjabin apre l’appassionante viaggio di Gianluca Cascioli alla ricerca - e all’interpretazione esatta e coinvolgente - di musica moderna e contemporanea bella e ispirata. Alberto E. Colla