PROFESSIONAL In collaborazione con Società Optometrica Italiana SOPTI II PARTE Applicazione di lenti a contatto su cornee operate di chirurgia refrattiva per la correzione della presbiopia in soggetti ipermetropi Charles Di Benedetto - Optometrista CASE REPORTS In questa seconda parte dell’articolo, verranno descritti alcuni casi clinici, seguiti presso il centro optometrico Vision Lab a Desenzano del Garda (responsabile dell’area di contattologia: Paolo Soragni). Caso n°1 Applicazione lenti a contatto morbide toriche Il paziente, uomo 50enne, è stato operato di LASIK per la correzione dell’ipermetropia e presbiopia. In figura 1 e 2, sono riportate le mappe dell’occhio destro e sinistro, acquisite con un sistema Sheimpflug, che permette di misurare sia la superficie anteriore, sia posteriore della cornea. Per ciascun occhio sono rappresentate la mappa dello spessore corneale, la map- pa tangenziale della superficie anteriore, la mappa di elevazione della superficie anteriore e posteriore. Dall’analisi della mappa dell’occhio destro, s’intuisce lo scopo dell’intervento: al centro della cornea è presente un potere maggiore per la visione prossima, mentre andando verso la periferia, diminuisce gradualmente per la visione a distanza. Infatti, vediamo che a 2,5 mm di apertura pupillare, il potere è pari a 47,33 D mentre a 7 mm a 44,46 D, quindi ci sono circa 3 D di differenza; sull’occhio sinistro, invece, la differenza di potere equivale a circa 1 D. La differenza di potere maggiore si ha sulla cornea destra, questo è dimostrazione del fatto che l’occhio destro, essendo quello non dominante, è stato trattato per avere un potere adatto alla visione prossima (tecnica della monovisione modificata). Fig. 1 Mappa topografica occhio destro. 36 | PROFESSIONAL OPTOMETRY | AGOSTO 2014 PROFESSIONAL Il valore di aberrazione sferica longitudinale tende ad aumentare (in valore assoluto), diventando sempre più negativo, passando da -0.91 D a 3 mm di apertura pupillare a -3.63 D a 6 mm; questo rende possibile la visione prossima con diametri pupillari piccoli e una visione più remota con diametri più grandi. Dopo l’intervento (quindi prima dell’applicazione), il paziente vedeva 8/10 con l’occhio destro e 5/10 con il sinistro, con una refrazione di: OD: sf +1.50 cil +2.00 asse 45°; OS: sf +3.25 cil +1.25 asse 40°. Al paziente sono state applicate delle lenti a contatto morbide su misura, toriche a toro interno, con sistema di stabilizzazione prismatico. I poteri delle lenti a contatto erano i seguenti: OD: sf +5.00 cil -3.50 asse 130°; AV 9/10 OS: sf +5.50 cil -1.50 asse 150°; AV 9-10/10 Sono state scelte lenti morbide, poiché il paziente non le avrebbe utilizzate sempre, ma solo durante la guida e la caccia, quindi questa tipologia risultava più confortevole e ugualmente funzionale rispetto a quella delle lenti RGP, che è stata comunque provata. Caso n° 2 Applicazione lac morbida torica multifocale Il paziente, uomo di 42 anni operato di LASIK per ipermetropia e presbiopia, nel post-chirurgia presentava una scarsa visione binoculare dovuta anche ad una leggera ambliopia sull’occhio sinistro. Il visus era 8-9/10 con l’occhio destro, e 5-6/10 con il sinistro e la refrazione pari a: OD: sf +0.50 cil +1.00 asse 87°; Fig 2 Mappa topografica occhio sinistro. Fig. 3 Mappa topografica occhio destro. PROFESSIONAL OPTOMETRY | AGOSTO 2014 | 37 PROFESSIONAL OS: sf +0.75 cil +3.25 asse 94°. In figura 3 e 4, sono riportate le mappe dell’occhio destro e sinistro. Per ciascun occhio sono rappresentate la mappa dello spessore corneale, la mappa tangenziale della superficie anteriore, la mappa di elevazione della superficie anteriore e posteriore. Visto il buon visus che l’occhio destro aveva raggiunto nel post-chirurgia, è stato deciso di applicare la lente a contatto solo sull’occhio sinistro. La prima lente provata è stata una morbida torica a geometria inversa con toricità sulla faccia posteriore, essa presentava un’inversione di 0.30 mm, un raggio base Ro di 8.50 mm di diametro 14.5 mm; con sistema di stabilizzazione dinamica. Il paziente però riscontrava disagio per la visione prossima, infatti, con la lente a contatto applicata vengono eliminate gran parte delle aberrazioni, tra cui anche l’aberrazione sferica (Fig. 5 e 6), la quale come già affermato in precedenza, permette all’occhio di avere una messa a fuoco per distanze prossime all’osservatore. È stata quindi provata una lente con le stesse caratteristiche della precedente, ma avente una multifocalità a progressione esterna, con addizione pari a +0,75 D centro per vicino (Fig. 7). Il potere della lente era: sf +4.50 cil -4.00 asse 16°, con essa è stato raggiunto un visus di 9-10/10. Con questo tipo di lente a contatto è stato possibile compensare gran parte dei problemi che l’occhio sinistro presentava nel post-chirurgia ed è stata resa possibile anche la visione prossimale, ma soprattutto è stata migliorata la visione binoculare, “eliminando” l’elevato astigmatismo che creava una leggera anisometropia (che andava a sommarsi alla condizione di ambliopia). Caso n° 3 Applicazione lente a contatto ad asfericità evolvente Questo paziente, uomo di 68 anni, dopo l’intervento LASIK, presentava una cornea fortemente modificata da apparire come un cheratocono. Fig. 4 Mappa topografica occhio sinistro. Fig. 5 -Aberrazione sferica senza lac. Fig. 6 - Aberrazione sferica con lac. Fig. 7 - Fotografia alla lampada a fessura con luce diffusa della lac morbida torica a geometria inversa, toro interno dinamica e con faccia anteriore multifocale. 38 | PROFESSIONAL OPTOMETRY | AGOSTO 2014 PROFESSIONAL Nelle figure 8-12, sono riportate le mappe topografiche ed aberrometriche. Limitandoci ad osservare le variazioni di colore delle mappe, è evidente che, con apertura pupillare di 6 mm, su entrambe le cornee, sono presenti aberrazioni elevate. Essendo state le due superfici corneali molto prolate e assimilabili a quelle ectasiche, è stata presa in considerazione la possibilità di applicare lenti con geometrie per cheratocono. Le lenti utilizzate sono state delle RGP tetraconiche ad asfericità evolvente, che permettono di avere una buona conformità con il profilo della superficie corneale. Questa tipologia di lente per cheratocono, sfrutta un approccio diverso per l’applicazione di lenti sul cono, perché osservando l’immagine fluoroscopica alla lampada a fessura, non andiamo più a valutare il classico appoggio a 3 punti, da sempre utilizzato ed efficace, ma a verificare una clearence costante e uniforme sotto tutta la lente, con un sollevamento sul bordo che permette il ricambio lacrimale. La situazione post-intervento era: OD : sf: +0.50 cil: -1.00 asse 120° per lontano con AV pari a 6/10; sf: +3.00 cil: -1.00 asse 120° per vicino; OS : sf: +1.00 cil: -1.50 asse 150° per lontano con AV pari a 8/10; sf: +3.50 cil: -1.50 asse 150° per vicino. I parametri delle lenti sono: lente destra: sf = +1.25 ; Ro = 6.70 mm ; dia = 9.60 mm; lente sinistra: sf = +1.75 ; Ro = 7.25 mm ; dia = 9.60 mm. È stato raggiunto un visus pari a 7/10 sull’occhio destro, e 10/10 sul sinistro. Nelle figure 13 e 14, sono illustrate le fotografie alla lampada a fessura della lente destra e sinistra, durante l’esame fluoroscopico. Fig. 8 Mappe topografiche di entrambi gli occhi. Fig. 9 Mappa aberrometrica occhio destro a 3 mm di apertura pupillare. PROFESSIONAL OPTOMETRY | AGOSTO 2014 | 39 PROFESSIONAL Fig. 10 Mappa aberrometrica occhio destro a 6 mm di apertura pupillare. Fig. 11 Mappa aberrometrica occhio sinistro a 3 mm di apertura pupillare. Fig. 12 Mappa aberrometrica occhio sinistro a 6 mm di apertura pupillare. 40 | PROFESSIONAL OPTOMETRY | AGOSTO 2014 PROFESSIONAL Caso n° 4 Applicazione lenti a contatto post-intervento INTRACOR Questo paziente, è un uomo di 55 anni, che inizialmente, fu operato per la prima volta solo sull’occhio destro. Durante l’anamnesi il paziente non è in grado di spiegare a che tipo di chirurgia era stato sottoposto. Alla prima visita di controllo, presentava una haze con una sottocorrezione di sf +2.00 cil +0.75 asse 110°. La massima AV raggiungibile con foro stenopeico era 6/10, la refrazione sull’occhio sinistro (mai operato), era pari a sf +1.00 cil +0.50 asse 10°, con massima AV raggiungibile di 9-10/10. Nel mese successivo furono operati entrambi gli occhi di PRK. Dopo circa un anno l’AV era la seguente: OD: 5/10 ; OS: 10/10. Era comunque presente la lieve opacità sulla cornea destra, risolta con una cura locale a base di steroidi. Dopo circa due anni, la refrazione era: OD sf +0.75 cil +0.75 asse 120° con visus pari a 5/10; Fig. 13 Immagine fluorosopica della lente destra definitiva. Fig. 14 Immagine fluorosopica della lente sinistra definitiva. OS sf +0.75 cil +0.50 asse 15° con visus pari a 9-10/10. Per vicino, la refrazione era: OD sf +2.75 cil +0.75 asse 120°; OS sf +2.75 cil +0.50 asse 15°. A questo punto, fu deciso di procedere con l’intervento INTRACOR sull’occhio destro, il risultato post-operatorio fu 5-6/10 naturali. Dieci mesi dopo il destro, fu consigliato lo stesso intervento anche per l’occhio sinistro. La refrazione dopo l’INTRACOR era: OD sf +0.50 cil +0.75 asse 15°; OS sf +0.50 cil +0.75 asse 180°; con presenza di haze periferico sull’occhio destro. A distanza di circa un anno dall’intervento sull’occhio sinistro, la situazione è andata degenerandosi: il paziente lamentava una scarsa visione, soprattutto durante la notte e, dovendo per motivi di lavoro guidare spesso di sera, riscontrava grossi disagi. Le schede esaminate non contengono indicazioni relative al residuo refrattivo presente, ma la visione era talmente deteriorata da richiedere un intervento correttivo ulteriore. Dunque, dopo circa due anni dall’ultimo intervento (INTRACOR), furono operati nuovamente entrambi gli occhi di LASIK, con l’intenzione di eliminare quel residuo refrattivo. Dopo qualche mese dal nuovo intervento, la situazione era la seguente: visus naturale: OD 1.25/10; OS 4/10, con refrazione: OD sf – 2.00, con un visus massimo raggiungibile pari a: 1-2/10 OS sf – 0.50 / -1.25 ax 50, con massimo visus raggiungibile pari a: 5-6/10. Fu così richiesta dall’oculista l’applicazione di lenti a contatto rigide su entrambi gli occhi. La cornea post-operazione presenta le stesse caratteristiche di quella trattata di LASIK, ma ancora più accentuate. Infatti, come è possibile vedere dalla figura 15, la cornea diventa molto più piatta passando dal centro alla periferia. Anche in questo caso, troviamo un aspetto topografico simile a un cheratocono. Osservando le mappe aberrometriche, possiamo vedere che i valori RMS di coma e delle aberrazioni di alto ordine aumentano su entrambe le cornee, passando dai 3 mm ai 6 mm di apertura pupillare. Il valore di aberrazione sferica longitudinale della superficie anteriore della cornea destra, diventa negativo passando da -5.61 D a -12.53 D, in midriasi. Per quanto riguarda la cornea sinistra, il decentramento apicale determina valori elevati di coma. Inizialmente furono provate lenti tetraconiche TK4. Nell’occhio destro la lente risultava ben applicata, inPROFESSIONAL OPTOMETRY | AGOSTO 2014 | 41 PROFESSIONAL Fig. 15 Mappa topografica cornea destra. Fig. 16 Mappa aberrometrica occhio sinistro a 3 mm di apertura pupillare. Fig. 17 Mappa aberrometrica occhio destro con apertura pupillare di 3 mm. 42 | PROFESSIONAL OPTOMETRY | AGOSTO 2014 PROFESSIONAL ducendo anche un certo modellamento, tipo effetto ortocheratologico (Fig. 21); sul sinistro, la lente risultava corneoconforme, senza indurre alcun modellamento (Fig. 22). Ritenendo utile un certo grado di modellamento della superficie corneale, poiché avrebbe reso possibile un eventuale utilizzo ortocheratologico delle lenti a contatto, sull’occhio sinistro è stata scelta una geometria diversa, una pentacurva inversa, per creare un modellamento più adeguato (Fig. 23). Al fine di ottimizzare questo effetto ortocheratologico, è stato deciso di far utilizzare le lenti durante la notte. In figura 24 sono riportate le mappe differenziali dell’occhio destro e sinistro, esse raffigurano il modellamento della lente indotto durante il porto notturno, così è possibile fare la differenza tra la mappa eseguita prima dell’applicazione e quella effettuata nella mattina seguente al porto notturno della lente. I parametri “pre” riguardano la cornea di partenza, senza trattamento ortocheratologico. Alla sinistra della mappa differenziale in figura 24, troviamo i parametri corneali relativi alla topografia effettuata prima del porto notturno, alla destra troviamo invece quelli riferiti alla topografia della mattina seguente la notte. Come si può notare, il modellamento indotto dalla lente durante la notte, riduce l’astigmatismo e la curva centrale; dunque è effettivamente presente l’effetto del trattamento ortocheratologico sulla superficie corneale. Di seguito sono riportati i parametri delle lenti definitive: OD: lente tetraconica TK4–3B, Ro = 6.95, dia = 9.80, potere : +1.00 D OS: lente a geometria inversa, pentacurva ricettata, Ro = 8.40, dia = 10.40, potere +4.25 D Alla fine dell’applicazione, una volta decise e stabilite Fig. 18 Mappa aberrometrica occhio destro con apertura pupillare di 6 mm. Fig. 19 Mappa aberrometrica occhio sinistro con apertura pupillare di 3 mm. PROFESSIONAL OPTOMETRY | AGOSTO 2014 | 43 PROFESSIONAL le lenti, al paziente sono state proposte due alternative di utilizzo: uso notturno o diurno. Il paziente, dopo un periodo di prova, ha preferito la scelta dell’utilizzo diurno, poiché quello notturno non gli garantiva una buona visione soggettiva per tutta la giornata. Questo è riscontrabile anche dai visus: AV con lenti: OD: 8/10; OS: 10/10; AV dopo il porto notturno: OD: 5/10; OS: 8-9/10. In conclusione, si è passati da un visus pari a circa 5/10 binoculari prima dell’applicazione, a quello finale di 10/10 sempre binoculare, con le lenti indossate. CONCLUSIONI I nuovi interventi per la correzione della presbiopia, possono essere d’aiuto per il soggetto che vuole fare a meno di occhiali o lenti a contatto, a volte però può capitare che la correzione del difetto non vada perfettamente a buon fine, portando il soggetto a riscontrare diverse problematiche, che con il solo utilizzo di occhiali sono difficilmente compensabili. In queste circostanze, l’unica soluzione per riottenere una discreta visione, è costituita dall’impiego di lenti a contatto. Esse permettono di eliminare gran parte delle irregolarità (dal punto di vista ottico), compensando aberrazioni e poteri diottrici. Come abbiamo visto, ci sono diverse tecniche da poter scegliere nei casi di post-intervento (con problemi refrattivi) di cheratoplastica LASIK e INTRACOR, per la correzione della presbiopia in soggetti ipermetropi. Non esiste un approccio applicativo migliore di un altro, ma è fondamentale valutare per ogni singolo caso la migliore soluzione ottenibile; quindi a volte può capitare che un’applicazione di lenti morbide risulti migliore di una con lenti rigide, poiché queste possono garantire un visus migliore, ma allo stesso tempo un peggior comfort. Tuttavia come abbiamo visto nei casi trattati, sicuramente l’applicazione di lac in queste circostanze garantisce un miglioramento della qualità visiva. Fig. 20 Mappa aberrometrica occhio sinistro con apertura pupillare di 6 mm. Fig. 21 Fotografia lente tetraconica destra. Fig. 22 Fotografia lente tetraconica sinistra. Fig. 21 44 | PROFESSIONAL OPTOMETRY | AGOSTO 2014 Fig. 22 PROFESSIONAL La monovisione modificata effettuata con le lenti a contatto, è un’alternativa per la compensazione di presbiopie medie/incipienti, per quelle persone che fanno una vita dinamica e che non richiedono una visione prossima e lontana perfetta; ma che preferiscono a questa una visione globale di “compromesso” che permetta loro di poter svolgere la maggior parte delle attività quotidiane. La tecnica è utilizzata frequentemente ed ha il vantaggio (rispetto a quella LASIK) di essere completamente reversibile, quindi se un soggetto non riesce ad adattarsi, si può cambiare tipologia di lente oppure ritornare all’uso di occhiali. Per coloro che non vogliano portare lenti a contratto né occhiali e vogliano sottoporsi all’intervento chirurgico, sarebbe opportuno che prima dell’intervento LASIK per la correzione della presbiopia, ci fosse un periodo di prova della monovisione modificata da parte del paziente, ottenuta con l’applicazione di lenti a contatto multifocali, che permetterebbe di capire se il soggetto è in grado di adattarsi. La prova serve anche a stabilire se ci sono problemi di tollerabilità: disturbi nella visione binoculare e nella percezione stereoscopica o della percezione visiva dello spazio. Una linea di ricerca importante potrebbe essere quella di condurre studi che evidenziassero la giusta tipologia di lac (geometria e multifocalità) da applicare ai soggetti che si vogliono sottoporre al trattamento chirurgico, affinché si possano ottenere multifocalità paragonabili a quelle ottenute con la tecnica LASIK per presbiopia. In tal modo, si eviterebbero problemi post-intervento dovuti all’incapacità del paziente di adattarsi all’anisometropia e alla monovisione, ottenendo risultati più certi. Fig. 23 Fig. 23 Fotografia lente a geometria inversa, pentacurva dell’occhio sinistro. Charles Di Benedetto Ha conseguito il diploma di Ottico presso l’istituto professionale I.P.S.I.A. G. Fascetti a Pisa nel 2009, il diploma di Contattologia presso l’istituto Regionale di Studi Ottici e Optometrici IRSOO, Vinci nel 2012 e la Laurea in Ottica e Optometria presso l’Università degli Studi di Firenze, nel febbraio del 2013. Nel 2008 ha partecipato alla Gara Nazionale di Ottica svoltasi nel Cividale del Friuli, classificandosi secondo. È membro dell’European Academy of Orthokeratology (EUROK) e partecipa a vari corsi di aggiornamento professionale e congressi. Attualmente svolge l’attività di optometrista in privato. Fig. 24 - A sinistra valori cheratometrici pre trattamento; al centro mappa differenziale occhio destro; a destra valori cheratometrici post trattamento. PROFESSIONAL OPTOMETRY | AGOSTO 2014 | 45