25 ottobre 2015: SI E' CONCLUSO A BONDENO (FE)
IL FESTIVAL DELLA LUCE 2015
Il resoconto
Nota di Rodolfo Calanca del 5 nov. 2015
Siti informativi:
I video del festival:
https://youtu.be/i53tFe3heRE
https://youtu.be/Ym_0_Sw7bIg
https://youtu.be/ry74IvhGpcQ
https://youtu.be/Ts1EpyVrlCE
http://bondenocultura.jimdo.com/
www.eanweb.com/attivita/festival-della-luce-2015/
http://www.asastellata.com/
Secondo l’UNESCO, l'Anno Internazionale della Luce 2015 che si sta per concludere, è
un’iniziativa globale che mira ad accrescere la conoscenza e la consapevolezza di ciascuno
di noi sul modo in cui le tecnologie basate sulla luce promuovano lo sviluppo sostenibile e
forniscano soluzioni alle sfide globali ad esempio nei campi dell’energia, dell’istruzione,
delle comunicazioni, della salute e dell' agricoltura.
Nella risoluzione dell’ONU che proclama l’Anno Internazionale della Luce, si fa
notare che il 2015 “coincide con gli anniversari di una serie di importanti pietre miliari
nella storia della scienza della luce” ma dimentica del tutto il grandissimo contributo dato
alla conoscenza del fenomeno della diffrazione della luce dal gesuita bolognese Francesco
Maria Grimaldi
(allievo dello stellatese Giovanni Battista Riccioli) autore del
fondamentale trattato: “De lumine”, pubblicato postumo a cura di Riccioli, esattamente
350 anni fa, nel 1665.
Il Festival della Luce di Bondeno ha voluto valorizzare i contributi di Grimaldi e di Riccioli
alla conoscenza della luce e, in particolare, della luce della Luna, il cui disco fu disegnato
magistralmente da Grimaldi e i cui crateri e “mari”, in molti casi, ancora oggi, portano i
nomi introdotti da Riccioli nella sua enciclopedica opera: Almagestum Novum pubblicata
nel 1651. Per inciso, ricordiamo che il termine “Luna” deriva dalla radice indoeuropea leuk,
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che significa “luce riflessa”. Gli studi empirici di Grimaldi sulla diffrazione della luce e le
successive teorie fenomenologiche della luce e dei colori formulate da grandi scienziati nei
tre secoli successivi, hanno portato contributi fondamentali alle tecnologie che sono alla
base della moderna società dell’informazione.
23 ottobre: Inaugurazione del Festival
In apertura del Festival, il mattino del 23 ottobre, nella bella Sala 2000 di Corso Matteotti,
il Sindaco Fabio Bergamini ha portato i saluti dell’Amministrazione a tutti i convenuti, in
una sala gremita da giovani ed appassionati.
Il saluto del Sindaco Bergamini ai convenuti. Alla sua sinistra
Claudio Gavioli, presidente ASA, a destra: Daniele Biancardi
(presidente Associazione Bondeno Cultura) e Rodolfo Calanca
(Direttore della webzine Astronomia Nova) . Sotto un’immagine del
pubblico in sala.
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23 ottobre - La prima giornata
CONVEGNO DI SELENOGRAFIA ANTICA
Il Convegno sulla Selenografia del Seicento ha costituito l’occasione per un ampio excursus
sulla nascita della cartografia lunare. Tenuta a battesimo dal Sidereus Nuncius di Galileo
Galilei (la prima pubblicazione a stampa che contiene disegni della Luna eseguiti con
l’ausilio del cannocchiale) la selenografia fu in continua evoluzione per tutto il secolo e
culminò nell’opera astronomica di Giovanni Domenico Cassini, autore di una grande carta
lunare che costituisce un autentico compendio di tutte le conoscenze relative al nostro
satellite, fino ad allora acquisite dalla comparsa del cannocchiale.
La carta lunare di 54 cm di diametro
disegnata da Giovanni Domenico
Cassini e pubblicata nel 1679 è
indubbiamente la migliore tra quelle
pubblicate nel Seicento.
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Nel mezzo di quel secolo così fecondo, il problema della toponomastica lunare accese una
disputa che rifletteva le profonde divisioni in seno alla stessa cristianità. A contendersi
l’esclusivo diritto di mettere un proprio sistema di nomenclature sugli “oceani” e le
asperità della Luna, alcune figure di spicco dell’astronomia secentesca, principalmente
Johannes Hevelius, l’astronomo luterano di Danzica, ed il gesuita stellatese Giovan
Battista Riccioli. Prevalse la nomenclatura di quest’ultimo.
La carta lunare disegnata da Grimaldi che riporta la nomenclatura
proposta da Riccioli (dall’ Almagestum Novum, Bologna 1651)
Nel corso del convegno sono stati descritti anche gli aspetti strumentali (i primi telescopi a
lenti semplici, la loro risoluzione ed ingrandimenti) ed il loro impatto sulla qualità delle
osservazioni astronomiche. E’ pure stato esaminato il contributo di Grimaldi e Riccioli e
della scuola gesuitica all’astronomia (tra Tolomeo e Copernico), attraverso le grandi opere
collettive compilate alla metà del Seicento: l'imponente Almagestum Novum e la "nuova"
astronomia nell'Astronomia Reformata.
La moderna osservazione scientifica del cielo, e della Luna in particolare, ha avuto inizio
nel primo decennio del Seicento, grazie al cannocchiale di Galileo, che scrutava il cielo a
poche decine di chilometri a nord della città estense – dal giardino della sua casa di Padova
- mentre la toponomastica lunare, ancora oggi ampiamente in uso, è stata inventata, un
decennio dopo la morte di Galileo, dallo stellatese Giovanni Battista Riccioli, quando
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insegnava nel collegio gesuitico di Bologna, quindi a poche decine di chilometri a sud dalla
sua città d’origine.
CONFERENZE PER IL CONVEGNO del 23 ottobre
“LA SELENOGRAFIA NEL SECOLO
DI RICCIOLI E GRIMALDI”
Da sinistra: Rodolfo Calanca, Alberto Righini, Claudio Marazzini, Giorgio Strano,
Maria Teresa Borgato, Ivana Gambaro, Ivano Dal Prete.
CONFERENZA
A sinistra, Daniele Biancardi presenta la conferenza della prof.ssa M.T. Borgato
Maria Teresa Borgato, "Giambattista Riccioli e i sistemi del mondo"
Nella sua conferenza, la prof.ssa Borgato ha confrontato i sistemi cosmologici tolemaico,
copernicano e ticonico, e le prove teoriche e sperimentali a sostegno o contro l’uno e gli
altri, così come sono stati esposti da Riccioli nel suo Almagestum Novum del 1651.
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Riccioli conclude con il sostegno al sistema ticonico con una variante da lui introdotta, in
cui i pianeti Mercurio, Venere e Marte sono satelliti del Sole, mentre Giove e Saturno
orbitano, assieme alla Luna e al Sole, attorno alla Terra. In tutti questi sistemi, la Luna è
l'unico corpo celeste che continua a girare intorno alla Terra. La relatrice rileva che nella
carta lunare di Riccioli e Grimaldi i nomi dei maggiori crateri sono assegnati a scienziati
della Compagnia di Gesù, a partire da Cristoforo Clavio.
Maria Teresa Borgato, laureata con lode in matematica presso l’Università di Ferrara
nel 1973, dal 1 gennaio 2008 è professore ordinario di Matematiche Complementari presso
la stessa Università.
Le sue ricerche hanno riguardato inizialmente la teoria geometrica della misura,
attualmente si svolgono nel campo della Storia e della Didattica della Matematica.
E' autrice di oltre novanta lavori originali, pubblicati in riviste specializzate italiane e
straniere sottoposte a referee, o in volumi miscellanei a cura dei maggiori specialisti
internazionali.
CONFERENZA
Il dr. Giorgio Strano durante la sua conferenza
Giorgio Strano: "Le origini del telescopio: da Hans Lippehey a Galileo"
Il dr. Strano ha illustrato la storia del cannocchiale tra il 1608 ed il 1610, nel momento in
cui dall’Olanda il cannocchiale, da semplice curiosità diventa, nelle mani di Galileo, un
potentissimo strumento scientifico. In pochi mesi Galileo perfezionò lo strumento
portandolo, all'inizio del 1610, fino a oltre trenta ingrandimenti. Cosa ancora più
eccezionale, dall'estate del 1609 egli puntò lo strumento, che diverrà in seguito noto come
telescopio, verso il cielo. La possibilità di raccogliere più luce di quanta ne raccolga la
pupilla umana e di ingrandire sensibilmente gli oggetti celesti, permise a Galileo di
realizzare una sorprendente serie di scoperte e, forse ancora più significativamente, di
inaugurare una nuova branca dell'astronomia: l'osservazione telescopica della
conformazione degli astri.
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Giorgio Strano è curatore delle Collezioni dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza di
Firenze. Ha studiato fisica all’Università di Firenze e astronomia all’Osservatorio
Astrofisico di Arcetri, quindi si è dedicato alla storia della scienza e, in particolare, alla
storia dell’astronomia dall’Antichità al Seicento. Ha pubblicato oltre 40 articoli di ricerca e
divulgativi, con predilezione per i problemi dell’astronomia antica e della conservazione
degli strumenti scientifici. È inoltre General Editor della collana Scientific Instrument and
Collections, nata per diffondere gli studi di maggior pregio presentati alla Scientific
Instrument Commission dell’International Union for History and Philosophy of Science.
CONFERENZA
Il professor Righini durante la sua conferenza; a destra la copertina del suo libro su Galileo
Alberto Righini, "Galileo Galilei e l'inizio della selenografia scientifica".
In questa conferenza, il prof. Righini parla ampiamente del cannocchiale galileiano e del
suo utilizzo da parte del grande scienziato che, a partire dalla seconda metà del 1609,
prima ne prospetta un uso militare e poi, grazie alla sua straordinaria sagacia ed abilità
tecnica, lo punta verso il cielo anche in importanti occasioni pubbliche, come ad esempio,
durante la presentazione al granduca di Toscana, al quale mostrò le caratteristiche della
superficie lunare. Galileo era particolarmente interessato all’aspetto della Luna della quale
eseguì diversi disegni. Infatti, nel libretto pubblicato nel marzo del 1610, in cui annuncia al
mondo la sua scoperta dei satelliti di Giove, troviamo ben cinque incisioni con immagini
della Luna, ottenute da una selezione dei disegni fatti nei mesi precedenti. La grande
qualità di queste immagini è provata dalla possibilità di identificare alcune strutture lunari
e in base alla loro illuminazione stabilire le date in cui i disegni furono eseguiti.
Da un'analisi eseguita sui disegni si copre che l'errore medio delle posizioni delle diverse
strutture è dell'ordine del 5% del diametro del disco lunare.
Secondo il prof. Righini, questo dimostra che i disegni erano stati realizzati con intenti
scientifici, potremmo dire “cartografici” e ad esse, a buon diritto, possiamo far risalire gli
inizi della selenografia scientifica.
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Alberto Righini è Professore Associato di materie astronomiche presso il Dipartimento
di Fisica ed Astronomia dell'Università degli Studi di Firenze. Con i colleghi
dell'Osservatorio di Arcetri ha partecipato ed organizzato a grandi campagne internazionali
per la ricerca dei siti ottimali per la costruzione di osservatori di nuova generazione. Ha
seguito, nei primi anni della sua carriera scientifica diverse spedizioni per osservare la
corona solare durante le eclissi totali di Sole.
Alberto Righini è anche uno studioso della Storia della Scienza, ha condotto e conduce
un'intensa attività divulgativa facendo lezioni per le scuole e per il pubblico su Galileo e
sulla sua vicenda umana e scientifica. Su Galileo ha scritto un libro dal titolo «Galileo tra
Scienza Fede e politica» edito dall'Editrice Compositori di Bologna.
Ad Alberto Righini gli amici del Gruppo Astrofili Montagna Pistoiese hanno dedicato un
asteroide da loro scoperto chiamandolo «Bertorighini»
Alberto Righini è stato coordinatore del Dottorato in Astronomia dell'Università degli
Studi di Firenze dall'Ottobre dal 2010 al 2012.
CONFERENZA
Il prof. Ivano Dal Prete durante la sua conferenza
Ivano Dal Prete, “Nec Homines Lunam Incolunt" (“Non ci sono uomini sulla Luna”):
selenografia e vita extraterrestre nel Seicento.
L'invenzione del telescopio portò la Luna al centro della controversia sull'esistenza di altri
mondi abitati. La relazione del prof. Dal Prete ha esaminato lo sviluppo storico del
dibattito, e le implicazioni culturali e religiose delle selenografie seicentesche. In
particolare, intendo mostrare che la possibilità di vita intelligente oltre la Terra era
discussa liberamente tra Medioevo e Rinascimento, e ritenuta generalmente compatibile
con la rivelazione cristiana.
Ivano Dal Prete è Hanna Kiel Fellow presso Villa I Tatti / The Harvard University Center
for the Italian Renaissance (Firenze). Ha conseguito il dottorato in “Storia della Società
Europea” presso l’Università di Verona nel e ha svolto attività di ricerca presso il
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CNR/ISPF di Milano e l’Università del Piemonte Orientale (Vercelli). Dopo il 2008 ha
insegnato e svolto ricerca presso l’Università del Minnesota (Minneapolis), Columbia
University, l’Italian Academy for Advanced Studies in America (New York), la Huntington
Library (San Marino, California) e Yale University (New Haven, Connecticut). Ivano Dal
Prete ha pubblicato articoli e saggi sulla relazione tra astronomia planetaria e storia della
Terra nel primo Settecento, reti di comunicazione scientifica e teorie sulla generazione in
età moderna, e sulla storia della Terra nel Rinascimento. Il suo prossimo libro tratterà
dell’età della Terra in età moderna, il successivo dell’idea di vita extra-terrestre
dall’antichità ad oggi.
CONFERENZA
Rodolfo Calanca presenta il prof. Claudio Marazzini
Claudio Marazzini, I nomi della Luna. Riccioli astronomo e la storia della selenografia.
L’intervento del prof. Marazzini ha dato conto dei tre tentativi messi in atto nel sec. XVII
per fissare la geografia della Luna con i relativi nomi di montagne, mari e crateri: quello di
Van Langren (Langrenus) del 1645, quello del 1647 di Johannes Hevel o Jan Heweliusz o
Hőwelcke (latinizzato nel nome più noto e costante “Hevelius”), e infine quello del nostro
Riccioli, nell’Almagestum novum del 1651. Il confronto delle diverse tecniche di
nominazione ha chiarito perché il Riccioli ebbe successo più dei concorrenti, e perché (con
nostra soddisfazione) i nomi della Luna siano rimasti sostanzialmente i suoi. La
ricognizione sulla selenografia nascente nel sec. XVII è stata anche occasione utile per
esaminare la struttura dell’Almagestum novum e per sondare il rapporto tra Riccioli e il
primo osservatore della Luna, il grande Galileo, infine per verificare gli eventuali interessi
di Galileo stesso per l’assegnazione dei nomi alle cose e agli oggetti spaziali. Alle spalle di
tutto questo, sta un discorso più generale sul rapporto tra lingua italiana, lingua latina e
studi astronomici da Galileo in poi. Galileo, com’è noto, dopo il primo momento adottò la
lingua toscana con scelta quasi rivoluzionaria. Riccioli ritornò al latino, universale
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strumento dei dotti del tempo. Un’occasione, forse, per riflettere sull’uso di italiano e
inglese nella scienza di oggi.
Claudio Marazzini, titolare della cattedra di Storia della lingua italiana nella Facoltà di
Lettere dell'Università del Piemonte Orientale "A. Avogadro", è nato a Torino il
26.10.1949. E’ autore di numerosi saggi su temi di storia della lingua italiana, sulla
questione della lingua, sulla storia linguistica regionale, sui rapporti lingua-dialetto, sul
linguaggio letterario, sulla cultura popolare, sulla storia della linguistica, e ha pubblicato
anche due interventi su temi legati alla storia dell'astronomia, entrambi connessi a Galileo.
Dal 2010 è Socio corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Torino per la Classe di
Scienze morali, storiche e filologiche. Dal 2014 è presidente dell'Accademia della Crusca di
Firenze, accademia di cui fece parte anche Galileo dal 1605.
CONFERENZA
La prof.ssa Ivana Gambaro durante il suo intervento
sulla figura di Riccioli, astronomo e gesuita.
Ivana Gambaro, “Giovan Battista Riccioli: astronomo e padre gesuita”.
Negli ultimi suoi anni Galileo, ormai vecchio e cieco, discute con Fortunio Liceti, un
aristotelico padovano suo corrispondente, intorno alla luce presente sulla superficie lunare
nei noviluni. La nota polemica che ne discende e che conduce Galileo alla stesura della
Lettera al Principe Leopoldo, accende l'interesse dei savants della Compagnia di Gesù che
negli anni Quaranta e Cinquanta mobilita le sue menti migliori per affrontare i temi
astronomici e fisici più stimolanti del tempo. Per i padri gesuiti, tuttavia, la curiositas per il
problema scientifico si accompagna alla necessità di rispettare la tradizione tomistica in
teologia ed aristotelica in filosofia. In questa chiave analizzerò sia il problema della natura
dei corpi celesti, in particolare quella della Luna, affrontato nelle opere a stampa di G. B.
Riccioli e nel suo epistolario con A. Kircher, sia i problemi associati ad alcune delle
tecniche di osservazione e misurazione impiegate dall'astronomo gesuita nella sua attività
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osservativa. Ma le questioni scientifiche non restano confinate negli ambienti degli
scienziati, poiché si intrecciano con le problematiche connesse alla sensibile riduzione
degli spazi d’autonomia riconosciuti agli studiosi italiani, da cui non sono esenti i padri
gesuiti. Essi, infatti, dagli anni Quaranta vedono il controllo preventivo sulle loro opere
destinate alla stampa farsi ancora più serrato, mentre i Revisori Generali della Compagnia
di Gesù attentamente compilano nuove liste di proposizioni proibite. G. B. Riccioli è
profondamente coinvolto in questo contrastato processo di transizione da una vecchia ad
una nuova visione del mondo, e nel suo Almagestum Novum accanto a contributi
innovativi presenta anche elementi tradizionali, talora in modo contraddittorio.
Ivana Gambaro, laureata in Fisica e successivamente in Storia presso l'Università di
Genova. Già docente di fisica, ha insegnato storia e filosofia. Ha svolto attività di ricerca in
qualità di ricercatore CNR presso l' Office for the History of Science and Technology
dell'Università della California a Berkeley, in qualità di ricercatore associato CERN nel
History of CERN Project e di ricercatore CNRS presso il Centre de Recherche en Histoire
des Sciences et des Techniques della Villette, Paris. Ha pubblicato contributi relativi alla
storia dell'astronomia del '600 e alla storia della fisica delle alte energie del '900. Dal 1999
insegna presso l'Università di Genova Storia della scienza e Filosofia della scienza nei corsi
di formazione per docenti di area umanistica e scientifica.
24 ottobre – seconda giornata
Convegno: “Scienza e tecnologia della luce”
E’ un convegno che vede la partecipazione di astronomi, scienziati, ingegneri della luce ed
esperti di illuminotecnica, inquinamento luminoso, laser, ecc., nel 350° della
pubblicazione del De Lumine di Francesco Maria Grimaldi, che sarà in contemporanea con
“Le giornata della Creatività”,
La conoscenza della luce è sempre andata a braccetto con i progressi nella conoscenza e
nella tecnologia: dai Led premiati con il Nobel nel 2014, alle connessioni Internet
superveloci, dalla fotosintesi che nutre le piante al fotovoltaico.
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Senza dimenticare la luce che riceviamo dallo spazio cosmico, e ci conduce, oltre
l'atmosfera terrestre, verso l'immensità dell'universo, fonte della luce e dell’energia
luminosa che impieghiamo sulla terra. Si diviene così consapevoli dell' “inquinamento
luminoso”, dei suoi effetti negativi per chi si occupa di ricerca scientifica osservando il cielo
notturno, e su come fermarlo.
Convegno “Tecnologia e scienza della Luce”. Da sinistra: Rodolfo Calanca, Costantino De Angelis,
Francesco Paresce, Carlo Andrea Rozzi, Giorgio Lulli, Roberto Bedogni, Massimo Mazzoni,
Claudio Gavioli. Vedi anche sotto.
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CONFERENZA
Il prof. Roberto Bedogni presentato da Claudio Gavioli
Roberto Bedogni, Osservatorio Astronomico INAF di Bologna, "Luci, colori ed
immagini astronomiche".
La luce in Astronomia è fondamentale perché è da essa che ricaviamo la conoscenza della
struttura della Via Lattea e, a scale ancor maggiori, dell'Universo.
In particolare con la fotometria e la spettroscopia otteniamo informazioni sulla luminosità
e la composizione chimica di stelle, nubi e pianeti.
La tecnologia digitale ha reso l'acquisizione delle immagini, nelle diverse bande delle
spettro elettromagnetico, molto efficace ma ne ha "alterato" la resa visiva con quelli che,
impropriamente, vengono chiamati "falsi colori".
In questa conferenza vedremo che i "falsi colori" sono in realtà una necessità per le
immagini astronomiche. Le condizioni per poter "vedere" le grandi nebulose della Via
Lattea sono infatti diverse da quelle che quotidianamente ci accompagnano quando
fissiamo su di una macchina fotografica le nostre foto digitali.
Quindi i "falsi colori" astronomici sono in realtà non una limitazione ma una risorsa in più
nell'interpretazione del significato astrofisico dei corpi celesti.
Roberto Bedogni è nato a MODENA nel 1952 e si è Laureato all' Università degli Studi di
BOLOGNA il 25-3-1977 in Astronomia con la votazione di 110 e la menzione di lode. Dal
16-2-1979 è assegnato, in qualità di Astronomo, all' Istituto di Astronomia della Università
di Bologna; dal 3-5-1982 Astronomo ad Esaurimento dell' Osservatorio Astronomico di
Bologna.
Dal 26-9-1986 al 25-9-87 è stato in Congedo Straordinario per motivi di studio presso il
Dipartimento di Astronomia della Università del Minnesota. Dal 1-12-1988 è Ricercatore
Astronomo dell' Osservatorio Astronomico di Bologna.
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CONFERENZA
Il prof. Massimo Mazzoni in un momento della sua conferenza
Massimo Mazzoni, "Le Onde Buie della Gravitazione"
I corpi celesti non emettono solo radiazione luminosa e particelle. Infatti da un secolo la
Teoria einsteiniana prevede che essi possano anche rilasciare, in certe condizioni, onde
legate al fenomeno della gravitazione: le Onde gravitazionali, appunto. Ad oggi, nonostante
importanti successi, queste onde non sono ancora state rilevate direttamente. Eppure la
tecnologia è disponibile, ci sono i finanziamenti e le antenne adatte, ma nessuno le ha
ancora osservate. Il fatto è che si tratta di quasi impercettibili "fremiti" dello spaziotempo, e queste increspature costituiscono una delle massime sfide per la Fisica moderna.
Il ruolo dell'Italia su questo fronte è tra i maggiori al mondo.
Massimo Mazzoni, laureato in Fisica nell’indirizzo astronomico, è stato ricercatore
dell’Università di Firenze, al Dipartimento di Astronomia e Scienza dello Spazio. Ha
insegnato Fisica Generale I e II alla Facoltà di Ingegneria, ed Ottica per i Beni Culturali,
alla Facoltà di Scienze. In passato ha svolto ricerca ed insegnato anche presso università
straniere come la canadese St. Francis Xavier University (NS) e lo Zeeman Laboratory
dell'Università di Amsterdam.
La sua ricerca riguarda la Fisica Atomica e la Gravitazione ed ha pubblicato oltre 150
articoli specialistici su riviste internazionali, oltre ad alcuni libri di Fisica e di Storia della
Fisica italiana. Organizza convegni, esperimenti scientifici pubblici e mostre sulla Storia
della Scienza, sulla strumentazione e gli archivi astronomici, approfondendo gli argomenti
della Fisica e dell’Astronomia comuni con altre discipline, sia scientifiche che umanistiche.
Collabora con il Museo Galileo di Firenze. Membro di varie Accademie italiane e di Società
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di storia dell'Astronomia, ricopre attualmente la carica di Segretario della Società
Astronomica Italiana.
CONFERENZA
Il prof. Francesco Paresce durante il suo intervento
e, a destra, la copertina del suo libro.
Francesco Paresce, “Guglielmo Marconi e la sua ‘Luce’ per comunicare”.
Marconi usò la luce a vari MHz per rivoluzionare il mondo delle comunicazioni e della
scienza. I risultati sono stati veloci e stupefacenti in un cammino senza precedenti verso
l'interconnettività del mondo e del sistema solare intero. In questa relazione il prof.
Paresce ha "illuminato" le fasi salienti di questo cammino.
Francesco Paresce è attualmente fisico associato all’Istituto Nazionale di Astrofisica
(INAF) svolgendo le sue ricerche presso l’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica a
Bologna. É anche consulente dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per il progetto
congiunto ESA/NASA per il Hubble Space Telescope. Ha lavorato in passato per l’ESA
come responsabile scientifico della Faint Object Camera su HST e per il European
Southern Observatory come responsabile scientifico del Very Large Telescope
Interferometer (VLTI). Si è laureato in Fisica alla Sapienza di Roma e ha ottenuto il suo
dottorato all’Università della California, Berkeley dove ha lavorato per varie missioni
spaziali della NASA. Ha scritto più di 200 articoli scientifici ed è autore di un libro
intitolato Tra Razzi e Telescopi, DiRenzo editore, 2005. Prosegue anche la sua attività
divulgativa della ricerca scientifica mediante conferenze nei licei, circoli culturali, istituti
professionali e organizzazioni varie in Italia e all’estero.
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CONFERENZA
Il prof. Giorgio Lulli durante la sua conferenza. A destra, la copertina del suo libro.
Giorgio Lulli, "Onde, corpuscoli o ...? L'esperimento più bello e il "mistero" della
meccanica quantistica."
L'esperimento che nel 2002 un sondaggio della rivista Phisics World scelse come il "più
bello" della fisica è la versione quantistica del classico esperimento di interferenza della
luce di Young, applicato al caso degli elettroni singoli. Ideato come esperimento mentale
da Einstein nel 1927, fu giudicato per molti anni impossibile da farsi per le difficoltà
tecniche che comporta. A dispetto di queste difficoltà venne finalmente realizzato nel 1976
da un team ricercatori bolognesi dell'Università e del CNR che utilizzarono allo scopo un
microscopio elettronico. L'esperimento evidenzia quello che Richard Feynman definì
l'"unico mistero" della meccanica quantistica, ovvero il fatto che oggetti microscopici come
elettroni, fotoni, atomi e perfino molecole, si comportano per certi versi come corpuscoli e
per altri come onde. Questa proprietà, inspiegabile secondo i criteri della fisica classica, è
uno degli aspetti peculiari della rivoluzione concettuale che la meccanica quantistica portò
nella fisica durante i primi decenni del 1900. La presentazione del prof. Lulli ha raccontato
questo esperimento, la sua storia e le sue implicazioni, cercando di rendere conto delle
motivazioni che gli hanno consentito di aggiudicarsi il prestigioso riconoscimento del
Physics World.
Giorgio Lulli, Primo Ricercatore presso l'Istituto per la Microelettronica e i Microsistemi
del CNR e coordinatore della Commissione Divulgazione dell'Area della Ricerca CNRINAF di Bologna. Dal 2009 gestisce il sito web dedicato all'esperimento più bello della
fisica (http://l-esperimento-piu-bello-della-fisica.bo.imm.cnr.it). Nel 2010 ha coordinato
un progetto MIUR per la realizzazione di un DVD contenente la copia rimasterizzata del
film del 1976 "Interferenza di elettroni" e un documentario che narra la storia di questo
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esperimento. Nel 2013 ha pubblicato con Apogeo il libro "L'esperimento più bello.
L'interferenza di elettroni singoli e il mistero della meccanica quantistica". Sul tema
dell'esperimento più bello e, più in generale, dell'introduzione alla meccanica quantistica,
ha tenuto numerose conferenze ed ha collaborato a progetti didattici (Piano Lauree
Scientifiche, Tirocini Formativi Abilitanti) rivolti a studenti o insegnanti degli ultimi anni
delle scuole superiori.
CONFERENZA
Il prof. Costantino De Angelis durante la sua conferenza. A destra, il logo del progetto Erasmus,
NANOPHI Project
Costantino de Angelis, Università di Brescia, "I materiali bidimensionali nell'anno
internazionale della Luce"
Nell'Anno internazionale della Luce e delle tecnologie basate sulla Luce, vogliamo qui
fornire una rapida panoramica sul settore della fotonica per ricordare le principali scoperte
scientifiche e le rivoluzioni tecnologiche la cui reale portata innovativa, anche dal punto di
vista sociale, ci è ancora in parte sconosciuta.
Il 20 dicembre 2013, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2015 Anno
internazionale della Luce e delle tecnologie basate sulla Luce (International Year of Light,
IYL 2015, http://www.light2015.org).
Il termine fotonica deriva dalla parola fotone che a sua volta deriva dal greco φῶς che
significa luce e che viene usata per indicare il quanto di energia della radiazione
elettromagnetica. Nell'anno internazionale della luce, il sogno della comunità scientifica
internazionale è di contribuire a fare sì che il 21-esimo secolo possa essere per il fotone
quello che il 20-esimo secolo è stato per l'elettrone.
Dal punto di vista tecnico si può dire che oggi si parla di fotonica ogni volta che si ha a che
fare con la generazione, l'emissione, la trasmissione, la modulazione, la commutazione,
l'amplificazione e la rivelazione della luce.
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Un ambito importantissimo nel quale la fotonica si impone oggi per le fondamentali
ricadute tecnologiche è quello delle nanotecnologie e delle relative applicazioni. Gli
importanti risultati ottenuti negli ultimi anni dalle nanotecnologie consentono infatti di
avere a disposizione processi di fabbricazione in grado di controllare su scala nanometrica
la produzione di strutture guidanti e la deposizione di film e particelle su substrati
dielettrici. Ciò ha permesso di progettare dispositivi che non erano nemmeno
lontanamente immaginabili fino a pochi anni fa.
Un altro settore che, anche in ragione del rapido sviluppo dimostrato negli ultimi anni e in
considerazione delle importantissime potenzialità, è doveroso menzionare è l'ottica del
grafene e più in generale una nuova classe di materiali che promette di rivoluzionare la
nostra concezione dei dispositivi, quella dei materiali bidimensionali.
Dopo essere stato isolato nel 2004, il grafene viene oggi studiato sia per meglio
comprenderne le proprietà fondamentali sia per esplorare le sue grandissime potenzialità
applicative. Gli investimenti in ricerca di base e applicata su questo materiale sono oggi
ingenti a livello internazionale e l'Unione Europea ha un ruolo di primo piano anche grazie
al programma di ricerca “Graphene Flagship”. All'interno di questo programma di ricerca
decennale la fotonica ha già dato prova di potenziali rivoluzioni tecnologiche e molte altre
sono ancora attese.
Costantino De Angelis è professore ordinario di Campi Elettromagnetici presso il
Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università degli Studi di Brescia.
L’attività di ricerca di Costantino De Angelis riguarda le tecnologie fotoniche e in
particolare le loro applicazioni in ambito sensoristico e nel settore delle telecomunicazioni.
Dopo essersi laureato con lode in Ingegneria Elettronica nel 1989 presso l’Università degli
Studi di Padova, Costantino De Angelis ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Ingegneria
delle Telecomunicazioni presso l’Università degli Studi di Padova. Dal 1994 al 1998 è stato
ricercatore universitario presso l’Università degli Studi di Padova e dal 1998 professore di
Campi Elettromagnetici presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione
dell’Università degli Studi di Brescia. Nel corso della sua attività di ricerca ha prestato
servizio come professore invitato presso l’Università di Limoges (1996), presso il MIT,
Massachusetts Institute of Technology, (2010 e 2011) e l’Università di Jena (2012).
Costantino De Angelis è autore di più di 300 articoli su riviste e convegni, ha avuto la
responsabilità scientifica di svariati progetti nazionali e internazionali sulla fotonica e
attualmente coordina un progetto Erasmus Mundus dedicato alle applicazioni delle
nanotecnologie in ambito fotonico (http://nanophi.unibs.it).
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CONFERENZA
Il prof. Fabio Falchi durante il suo intervento. A destra, una incredibile immagine di buona parte
del continente europeo fortemente inquinato da fonti luminose artificiali.
Fabio Falchi, Presidente Associazione Cielo Buio , “L’inquinamento luminoso nel mondo.
Anteprima del nuovo atlante”.
A circa 15 anni di distanza dalla pubblicazione del primo atlante, il mio gruppo di ricerca
ha prodotto una nuova versione con miglioramenti nel software di calcolo, nei dati di
radianza da satellite e nei dati di brillanza del cielo da terra. Il software di propagazione
dell'inquinamento luminoso in atmosfera ora tiene conto dell'altitudine delle sorgenti e
dell'osservatore, oltre che della schermatura dovuta alla curvatura terrestre. Il software
inoltre permette di calcolare l'inquinamento luminoso prodotto da sorgenti con funzioni di
emissione verso l'alto non standard e calibrate mediante misure da terra. La calibrazione
mediante misure da terra si avvale di un database con decine di migliaia di dati provenienti
da tutto il mondo grazie anche alla 'citizen science', oltre che di misure molto precise
ottenute in USA dal National Park Service ed Europa. I dati satellitari di radianza della
città sono stati ottenuti dal nuovo satellite SUOMI NPP con il VIIRS Visible Infrared
Imaging Radiometer Suite che ha una risoluzione oltre quattro volte migliore rispetto a
quella dei satelliti DMSP utilizzati in tutti i precedenti studi.
Fabio Falchi, fisico, è presidente di CieloBuio e, oltre ad insegnare, studia l’inquinamento
luminoso come membro di ISTIL, anche in collaborazione con la National Oceanic and
Atmospheric Administration, l'US National Park Service e l'OPCC Cilena.
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Il prof. Carlo Andrea Rozzi durante la sua conferenza
Carlo Andrea Rozzi, Istituto Nanoscienze CNR, Modena, "L'energia solare: dalla foglia
alle nanostrutture".
Lo sfruttamento dell'energia solare è un complesso problema che, per essere risolto,
richiede la convergenza tra conoscenze scientifiche di base, tecniche, ed ingegneristiche. In
questo campo molto si può imparare studiando processi naturali, quali la fotosintesi. In
questo incontro ha illustrato come la fisica dei quanti permetta di comprendere i
meccanismi fondamentali che stanno alla base della conversione della luce in energia
chimica o elettrica, e mostrato come i questi principi trovino applicazione nelle
nanostrutture per la fotosintesi artificiale, o per le celle solari di nuova generazione.
Carlo Andrea Rozzi si è laureato in Fisica all'Università di Pavia ed ha conseguito il
Dottorato di Ricerca in Fisica presso l'Università di Modena. Da allora si è dedicato alla
ricerca scientifica nel campo della fisica della materia presso il Dipartimento di Fisica
dell’Università di Modena, l'Istituto Nazionale di Fisica della Materia, e l’Institut für
Theoretische Physik della Freie Universität Berlin. La sua attività scientifica consiste
principalmente nello sviluppo di metodi teorici e numerici per lo studio delle proprietà
elettroniche della materia alla nanoscala, e in particolare riguarda lo studio di materiali
innovativi per le celle solari e fotosintesi artificiale, e la simulazione di spettroscopie
ultraveloci. È tra gli sviluppatori del codice octopus, un'applicazione open source per lo
studio delle proprietà della materia mediante la teoria funzionale della densità dipendente
dal tempo. Attualmente è ricercatore presso il Centro S3 dell'Istituto Nanoscienze del CNR
in Modena.
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CONFERENZA
Il prof. Giuseppe Malaguti durante la sua conferenza
Giuseppe Malaguti, Direttore dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica cosmica INAF Bologna, “Le Luci dell’Universo Invisibile”.
Come ci apparirebbe la volta della Cappella Sistina di Michelangelo se la potessimo
guardare solo dal buco della serratura? Non lo sappiamo, ma sicuramente perderemmo
molto della sua realtà. Lo stesso varrebbe per l’Universo se lo osservassimo solo coi nostri
occhi, limitati alla sottile banda della luce visibile. Una finestrella minuscola se confrontata
con l’ampiezza cosmica dello spettro elettromagnetico. Oggi sappiamo che la luce
dell’Universo splende a tutte le frequenze: nelle onde radio, alle microonde,
nell’ultravioletto, in raggi X e in raggi gamma. Ma l’astronomia dell’invisibile è una scienza
giovane. Nonostante l’animale uomo (e forse anche altri animali) scruti il cielo da tempo
immemorabile, solo da 4 secoli a questa parte, da Galileo in poi, il nostro occhio è aiutato
da cannocchiali e telescopi, diventati poi sempre più potenti. Ed è solo col XX secolo che si
aprono le finestre dell’invisibile. Che ci offrono un Universo prima sconosciuto: le stelle di
neutroni, i resti di supernova, i nuclei galattici attivi, i buchi neri, gli ammassi di galassie,
la radiazione di fondo cosmica. E poi la materia scura, l’energia scura. Le finestre sulla luce
invisibile consentono all’uomo di usare al meglio il più grande laboratorio di fisica
esistente al mondo: l’Universo.
Giuseppe Malaguti si Laurea con Lode a Bologna nel 1989 e consegue il titolo di Dottore
di Ricerca in Astronomia nel 1993. Dopo un periodo presso l’Università di Southampton in
UK e successivamente all’ASI - Agenzia Spaziale Italiana, entra nei ruoli del Consiglio
Nazionale delle Ricerche e, nel 2002, dell’INAF – Istituto Nazionale di Astrofisica. Si
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occupa principalmente di nuclei galattici attivi e di astrofisica delle alte energie, con
particolare riferimento alle tecnologie spaziali e aerospaziali. Ha partecipato allo sviluppo
di missioni spaziali nell’ambito di consorzi internazionali e ha ricoperto numerosi
incarichi, tra cui: docente del corso di “Strumentazioni per l’Astrofisica” presso l’Università
di Bologna (2005-2009), responsabile nazionale dell’ufficio attività spaziali dell’INAF
(2009-2010), componente del comitato tecnico-scientifico dell’ASI (2011-2014),
componente del consiglio di amministrazione del Festival della Scienza di Genova (20112012), coordinatore del gruppo di esperti del MIUR per il monitoraggio del “Programma
nazionale di Ricerche Aerospaziali” (dal 2013). Dal 2010 è Direttore dell’Istituto di
Astrofisica Spaziale e Fisica cosmica di Bologna dell’INAF. È autore di più di 200
pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali.
24-25 ottobre – Festival della Luce - Bondeno
“Le Giornate della Creatività”
Start Up, Spin Off ed altre meraviglie”
Una sezione importante del Festival della Luce di Bondeno, intitolata “Le Giornate della
Creatività”, ha riguardato le Start Up, le Spin Off universitarie e le aziende innovative ad
alto contenuto scientifico e tecnologico. Esse sono state direttamente coinvolte nel Festival,
con i loro prodotti ed idee, nell’ambito della fotonica, dell’energia solare, nelle sue varie
forme, nonché nell’aerospaziale. Come si vedrà nel seguito, abbiamo dato ampio spazio ad
interventi e discussioni pubbliche, rivolte a studenti, insegnanti ed appassionati, finalizzati
a comunicare lo stato dell’arte nei settori tecnologici di punta di questo inizio millennio,
attraverso l’ illustrazione di prodotti e di idee altamente innovative presentate dalle
diverse aziende. Ciò ha costituito uno dei momenti più stimolanti ed entusiasmanti del
Festival.
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Una parte del gruppo di
relatori
che
hanno
partecipato alle “Giornate
della creatività”
Materiale in esposizione al Festival: una stampante 3D e, a destra, missili e razzi
Il materiale esposto per il Nimbus Project
Giochi scientifici a disposizione dei più piccoli
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CONFERENZA
Rodolfo Calanca presenta l’intervento di Simone Paternostro
Simone Paternostro, ingegnere aerospaziale, "La missione Amadee15"
L’Austrian Space Forum è un’associazione scientifica composta da professionisti dello
spazio e astrofili appassionati. In collaborazione con istituti di ricerca nazionali e
internazionali sta lavorando ad una missione scientifica che si è tenuta dal 3 al 14 agosto al
confine tra Austria e Italia, sul ghiacciaio Kaunertal. Amadee15 ha simulato una missione
su Marte. Analog Astronauts in tuta spaziale hanno emulato l’esplorazione di una regione
ghiacciata su Marte, interagendo con veicoli robotici e con il supporto di un centro di
controllo internazionale.
ERAS, European Mars Analog Station, è un programma della Italian Mars Society, il cui
obiettivo principale è creare sulla Terra una stazione spaziale adatta all’ambiente di Marte,
all’interno della quale effettuare test per le future missioni. V-ERAS è l’interfaccia virtuale
con la quale gli Analog Astronauts dell’Austrian Space Forum hanno condotto alcune
sessioni di addestramento e con cui
hanno effettuato ulteriori test durante la missione, contribuendo alla realizzazione di una
realtà virtuale specifica, con cui i futuri equipaggi potranno interagire prima che la
stazione sia effettivamente costruita.
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CONFERENZA
L’ing. Franco Cappiello durante la conferenza. A sinistra il telescopio spaziale INFINITY
Franco Cappiello, ingegnere ed imprenditore: “Missione INFINITY”.
Dopo aver analizzato le tecnologie dei satelliti DIY, come per esempio CUBESAT,
TUBESAT, ARDSAT, ho analizzato la reale possibilità di mettere in orbita un piccolo
telescopio da 8 pollici di diametro. Dopo Aver verificato l’effettiva tecnologia e i reali
problemi di una missione di questo tipo, ho deciso che era possibile, sia nella costruzione
del piccolo telescopio, sia nella costruzione del Vettore che porterà il telescopio in orbita.
In alternativa alla costruzione del Vettore, sarà possibile utilizzare un vettore commerciale
o russo o europeo (il costo non cambia). L’orbita scelta è a circa 600Km dalla superficie
terrestre, la velocità di rotazione permetterà al satellite di fare il giro del globo in 1.5 ore.
La telemetria sarà scelta in funzione delle frequenze che daranno la miglior affidabilità per
poter fare un download delle immagini anche in differita. Sarà un progetto sfidante ma
sicuramente appassionante; il tempo stimato per il lancio è entro 5 anni dalla partenza del
progetto. E’ già stata costituita una società che si chiama Sierrafox srl,
www.sierrafoxhobbies.com , la quale si occupa di vettori in generale, anche per scopi
ludici. Questo progetto sarà finanziato interamente da enti privati, con finanza privata,
avrà sicuramente una grande attenzione mediatica.
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CONFERENZA
La dott.ssa Nicoletta Marigo, durante la conferenza. A destra, uno dei pannelli solari prodotti da Film4sun.
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Dott.ssa Nicoletta Marigo, amministratrice della Film4sun, "Il progetto Ubuntu-PV:
energia solare come strumento di lotta alla povertà”.
Film4Sun e' uno spin-off del CNR di Parma che sviluppa prodotti fotovoltaici innovativi
che possono essere utilizzati sia in Italia/Europa che in contesti dove l'autonomia nergetica
può rappresentare una reale opportunità di sviluppo e di miglioramento delle condizioni di
vita. Ubuntu-PV nasce con l'obbiettivo di migliorare i servizi energetici della popolazione
che vive nelle aree rurali e peri-urbane dell'Africa trasferendo le competenze tecniche
ecessarie a produrre in loco moduli fotovoltaici e sistemi solari a basso costo e appropriati
per l'uso locale.
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CONFERENZA
Giordano Mancini, titolare della Nova Somor, durante la sua conferenza. A destra, una elio pompa della Nova
Somor.
Giordano Mancini, titolare della Nova Somor, "I motori termodinamici Nova Somor".
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I motori termodinamici Nova Somor" applicazione di innovativi sistemi termodinamici a
bassa temperatura al sollevamento delle acque. L'utilizzo dell'energia solare e del calore
perduto per alimentare cicli termodinamici in grado di dare lavoro utile risale ai tempi
dell'autarchia degli anni Trenta. Nova Somor ha recuperato, attualizzandole, le tecnologie
del passato abbandonate quando non c'era sensibilità ecologica e l'energia aveva costi
bassi. Oggi è di nuovo il loro tempo.
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CONFERENZA
Gli ingg. Matteo Poli e Filippo Trevisi durante la loro conferenza sul progetto Nimbus
Matteo Poli e Filippo Trevisi, “Nimbus Project”
I relatori hanno spiegato cos'è il Nimbus Project e la loro storia: come nasce il progetto,
cosa stanno facendo e qual è il loro obiettivo. Hanno fatto cenni al SAGITTA II (sounding
rocket da 100km), ed ai suoi obiettivi con una spiegazione del progetto e delle sue
caratteristiche, funzioni, innovazione. Il SAGITTA II è stato illustrato nei suoi componenti
(fusoliera, struttura interna, motore) e nelle procedure svolte, test motore a terra, test
strutturali su mock-up, analisi numeriche. Inoltre è stato visualizzato il software con le
relative spiegazioni dei grafici presenti in modo interattivo.
In sostanza, il team di Nimbus sta mettendo a punto un razzo-sonda per rilevazioni
meteorologiche ed analisi dell’atmosfera, a basso costo e del tutto recuperabile. Il vettore
sonda è totalmente riutilizzabile, garantisce inoltre misurazioni precise ad un basso costo
di utilizzo e d’investimento iniziale e permette un rapido sgombro dello spazio aereo. Le
rilevazioni sono effettuate in una decina di minuti anziché impiegare da una a dieci ore,
eventualmente necessarie con l’utilizzo di altre tecnologie quali ad esempio palloni sonda e
droni aerei.
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CONFERENZA
Il dott. Emanuele Borasio durante la sua conferenza.
Emanuele Borasio, "WEAR: Location Intelligence e Realtà aumentata"
La Realtà aumentata è una nuova tecnologia che permette un nuovo stile di comunicazione
che si può applicare ad una vasta gamma di settori. Wear si occupa anche di Location
Intelligence una tecnologia che rappresenta il metodo più innovativo e diretto di
raccogliere e interpretare una quantità potenzialmente illimitata di dati basati sulla
localizzazione.
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CONFERENZA
L’arch. Matteo Fabbri durante la sua conferenza.
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Matteo Fabbri, "La stampa 3D".
La Stampa 3D rappresenta la naturale evoluzione della stampa 2D e permette di avere una
riproduzione reale di un modello 3D realizzato con un software di modellazione 3D. Inoltre
essa è considerata una forma di produzione additiva mediante cui vengono creati oggetti
tridimensionali da strati di materiali successivi.
Il lancio delle stampanti 3D ha fornito un'alternativa pratica ed economica alle macchine
di modellazione industriali. Con le stesse dimensioni di una fotocopiatrice, queste
stampanti possono creare facilmente e velocemente oggetti tridimensionali, specialmente
modelli, di vari formati, dai più semplici ai più complessi, anche a colori. Sono gestite da
un normale computer che usa uno speciale software di modellazione 3D.
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CONFERENZA
Il dott. Pietro Aliprandi durante il suo intervento al Festival della Luce di Bondeno
Pietro Aliprandi, “Viaggi nel tempo e nello spazio”
Ogni volta che guardiamo una stella, vediamo il passato. Se oggi dalla Galassia di
Andromeda qualcuno stesse osservando la Terra, ci vedrebbe ancora agli albori della
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nostra civiltà. La luce del Sole giunge ai nostri occhi con otto minuti di ritardo. E quando
riceviamo delle immagini da Marte, esse sono state inviate quasi un'ora prima, eppure
viaggiano alla velocità della luce.
Pietro Aliprandi, medico triestino e unico candidato italiano alla prima missione umana su
Marte, ha spiegato le sfide, le difficoltà e i benefici di un'impresa senza precedenti.
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La scienza dei giocattoli
Bondeno - Sala 2000
25 ottobre dalle 9:30 alle 18:30
Si tratta di una mostra laboratorio che ha come obiettivo quello di far scoprire i segreti
della fisica racchiusi nei giocattoli. L'esposizione è costituita da circa una settantina di
giocattoli che, oltre ad essere divertenti, funzionano in base a importanti principi fisici.
L'intento è quello di catturare l'attenzione del visitatore, di incuriosirlo, avvicinandolo ai
fenomeni fisici in modo semplice e familiare... perché possa comprendere che la scienza
non si trova solo nei grandi centri di ricerca e non è poi così lontana dalla realtà che ci
circonda.
Partendo da un ricchissimo patrimonio di esperienze e materiali prodotti dal Laboratorio
di Comunicazione delle Scienze Fisiche dell’Università di Trento, ForMATH ha realizzato
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dei percorsi studiati appositamente per essere utilizzati sia con gli alunni delle scuole che
con il grande pubblico. Si lavorerà con orsetti equilibristi, paperi bevitori, trottole, molle
per iniziare a scoprire le meraviglie della scienza.
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