Diagnosi e riqualificazione energetica del

annuncio pubblicitario
con il patrocinio di:
Coordinamento generale: Barbara Cestari, Direttore
della Fondazione
Progetto grafico ed impaginazione: Francesca Pozzi
Fotografie a cura degli autori dei testi
Segreteria organizzativa:
Fondazione degli Architetti di Ferrara
via Marcello Tassini, 6
44100 Ferrara
Stampato da :
Tipografia Gallerani
Via Uccellino, 92
Poggio Renatico (FE)
con Carta riciclata 100% senza l'utilizzo di sbiancanti e
disinchiostranti: CARTIERE PAOLO PIGNA
Si ringraziano:
- Tavolo di Climarchitettura che ci ha coinvolto
nell’iniziativa;
- Assessorato Provinciale all’Ambiente - Sportello
Ecoidea (Alida Nepa e Milena Felloni) per i prezioni
consigli;
- Tipolitografia Gallerani di Poggio Renatico in particolare
il Sig. Gianni per la collaborazione;
- il Consiglio dell’Ordine degli Architetti P.P.C. mandato
2005-2009;
- tutti coloro che sono intervenuti nella pubblicazione per
l’impegno e lo spirito collaborativo.
Diagnosi e riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente
pagina
Presentazione
Sergio Golinelli, Assessore all’Ambiente, Provincia di Ferrara
2
Prefazione
Riccardo Orlandi, Presidente Fondazione Architetti di Ferrara
1. Il patrimonio edilizio ferrarese: consumi ed emissioni
Dario Vinciguerra e Domenico Casellato, Ufficio Energia, Provincia di Ferrara
2. Diagnosi energetica e ipotesi di intervento su alcuni edifici ferraresi
2.1. ABC del risparmio energetico invernale
2.2. Casi studio
2.3. Tipologie costruttive dei casi studio
2.4. Ipotesi di intervento su alcuni edifici analizzati
2.5. Conclusioni
3
4
9
11
14
24
32
36
Anna Tambini, N.L. Properties & C. con Daniele Balboni, Luisa Bruzzo, Giovanni Chiapponi, Cinzia Folla,
Giandomenico Leprini, Andrea Mantovani, Paolo Mascellani, Manuela Menegatti, Simona Sabin, Maria Lucia Samorani
3. Villa Amalia: un esempio di ottimizzazione energetica nella ristrutturazione di un edificio liberty
38
Luisa Bruzzo e Andrea Mantovani, Archenergy S.r.l., Ferrara
4. Valutazione delle prestazioni energetiche degli edifici esistenti in relazione alla tipologia edilizia
Maurizio Biolcati Rinaldi, Dipartimento di Ingegneria, Università di Ferrara
5. Integrazione avanzata strumenti di rilievo non invasivi per l’analisi dell’involucro edilizio a fini
energetici e di restauro
Alessandro Pancaldi, DIAPREM, Facoltà di Architettura, Università di Ferrara
44
50
6. Finanziare il risparmio energetico e la qualità abitativa: una chiave per il futuro
Gian Luca Cazzola, Responsabile Imprese e Foreign Op.ve Dept., Cassa di Risparmio di Cento Spa
52
7. Considerazioni non finali
Riccardo Orlandi, Presidente Fondazione Architetti di Ferrara
54
Bibliografia Normativa
58
Presentazione
Sergio Golinelli, Assessore all’Ambiente, Provincia di Ferrara
A livello internazionale, il tema energetico viene
sempre più identificato con il problema dei cambiamenti
climatici e con i tentativi di limitarne la portata. La nostra
società si trova ad affrontare due sfide fondamentali:
reperire ed assicurare le risorse energetiche necessarie
ai Paesi sviluppati e, ancor più, a quelli in via di sviluppo;
mitigare i processi di cambiamento climatico in atto
garantendo la protezione dell’ambiente. Per perseguire
l’obiettivo di contenere l’innalzamento della temperatura
media entro i 2°C, valore oltre il quale i cambiamenti
climatici potranno determinare “catastrofi ecologiche
irreversibili e inversioni di tendenza dello sviluppo
umano”, “le nazioni ricche dovrebbero ridurre le
emissioni di almeno l’80%, con tagli del 30% entro il
2020, mentre le emissioni dei paesi in via di sviluppo
dovrebbero toccare l’apice intorno al 2020, e prevedere
tagli del 20% entro il 2050.” (Rapporto 2007/2008 sullo
Sviluppo Umano dell’UNDP).
L’andamento recente del prezzo del petrolio ci mostra
inoltre come, al di là della nostra volontà, l’epoca
dell’energia illimitata e a basso costo, almeno nella forma
che abbiamo conosciuto fino ad ora (fonti fossili e
soprattutto petrolio) sia definitivamente finita.
E’ necessario quindi mettere in campo una vera e
propria transizione verso un sistema energetico ed uno
sviluppo sostenibile: il prezzo del fallimento potrebbe
essere catastrofico. La tecnologia ci offre gli strumenti
per realizzare questa transizione; occorre la disponibilità
a cambiare comportamenti e a mettere in atto politiche
adeguate. L’Unione Europea ha recentemente varato una
serie di provvedimenti che fissano in modo vincolante il
percorso che intende intraprendere, da qui al 2020, per
contrastare gli effetti sul clima dell’attuale livello di
2
consumo energetico: almeno il 20% dell’energia primaria
dovrà essere prodotta con fonti rinnovabili, le emissioni
in atmosfera dovranno essere ridotte di un altro 20% e
ancora un 20% è il risparmio di energia che si intende
ottenere soprattutto attraverso un ampio recupero di
efficienza energetica. Si tratta di misure che incideranno
notevolmente sul modo di produrre e consumare energia
e che costituiranno per diversi paesi dell’Unione, Italia
compresa, una grande sfida per la competitività della
propria economia.
In questo contesto un ruolo decisivo deve svolgerlo
lo sviluppo delle fonti rinnovabili ma ancora più
importante è quello del risparmio e dell’uso razionale
dell’energia.
I materiali che verranno presentati nel convegno
“Diagnosi e riqualificazione energetica del patrimonio
edilizio esistente”, e che rappresentano il contenuto di
questo volume, vogliono essere un contributo affinché
sia possibile mettere in gioco l’enorme potenziale che,
da questo punto di vista, è legato al recupero di ciò che
è stato costruito nei decenni passati.
Prefazione
Riccardo Orlandi, Presidente Fondazione Architetti di Ferrara
L’ argomento di questo Quaderno è la diagnosi e la
riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente, ovvero una riflessione su un particolare aspetto della
ben più vasta tematica della sostenibilità, che, negli ultimi mesi, ha finalmente conquistato l’attenzione che merita anche nel settore dell’edilizia, sostenuta da una fervente attività normativa ad ogni livello e promossa, vorrei dire, con ogni mezzo da molte amministrazioni locali.
Nell’ultimo anno sono state molte le iniziative, i dibattiti e
le occasioni per affrontare e approfondire i diversi aspetti
dei temi energetici ed è proprio da uno di questi, maturato al Tavolo di Climarchitettura, che ha preso corpo la
riflessione svolta nel convegno dallo stesso titolo e del
quale il Quaderno raccoglie i contributi.
Senza voler anticipare i contenuti degli interventi qui
raccolti, crediamo che vi siano molti spunti e suggerimenti che, a nostro avviso, meritano di essere sviluppati
ulteriormente, tanto sul piano più strettamente tecnico
che su quello normativo e che sollecitano anche una riflessione più generale sugli esiti attesi e su quelli che
potremmo chiamare gli “effetti collaterali” delle azioni
prese sul piano normativo e tecnico.
Infine, i doverosi e sentiti ringraziamenti:
- agli Enti che hanno sostenuto l’iniziativa con il loro patrocinio;
- alla Provincia di Ferrara per il contributo economico;
- agli intervenuti per i loro interventi;
- agli amici del Tavolo di Climarchitettura per il lavoro
svolto e per le discussioni che hanno permesso di dare
corpo e testa all’iniziativa.
3
1. Il patrimonio edilizio ferrarese: consumi ed emissioni
Dario Vinciguerra e Domenico Casellato, Ufficio Energia, Provincia di Ferrara
keywords: CO2, kWh / m2 Anno, consumi, edifici
1.1. Premessa
Gli edifici italiani presentano uno dei minori consumi
energetici specifici per m2 fra quelli dei paesi sviluppati
ma uno dei maggiori consumi specifici per m2 e gradi
giorno.
Se ne deduce che i bassi consumi per m2 sono dovuti
alla mitezza del clima, ma che le nostre abitazioni hanno
involucri mal coibentati ed impianti mal progettati e gestiti.
Secondo recenti studi una famiglia media italiana potrebbe risparmiare, senza fare rinunce, ma semplicemente
usando meglio l’energia.
Oltre al miglior uso dell’energia, l’Efficienza
Energetica è uno degli obiettivi principali di una oculata
progettazione edilizia, sia rivolta alla nuova costruzione,
ma ancor meglio alla ristrutturazione e al recupero dell’esistente, che nella nostra provincia è una parte molto
consistente del patrimonio edilizio.
In Europa il contenimento dei consumi energetici negli edifici, anche a causa delle prime crisi energetiche
degli anni ‘70, ha ricevuto attenzione sia per sensibilità e
comportamenti virtuosi, sia per esigenza dei paesi nordici afflitti da notevoli consumi di energia per il riscaldamento invernale.
L’Italia, approfittando del suo clima mite, non si è per
nulla distinta, non perché non abbia legiferato in materia,
ma per la mancanza dei decreti di attuazione delle leggi
e per la difficile applicabilità delle norme ritenute cogenti.
In Italia si è iniziato a parlare di contenimento dei
consumi energetici negli edifici nel 1976 con la Legge
4
373/76, la quale regolamentava la “progettazione” del
riscaldamento negli edifici, in relazione al dimensionamento degli impianti. Successivamente, è stata
emanata la Legge 10/91 “Norme di attuazione del Piano
Energetico Nazionale in materia di uso razionale di energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti
rinnovabili di energia”, che ha abrogato la Legge 373/76
ed è diventata la legge di riferimento per quanto riguarda l’efficienza energetica.
L’Unione Europea attraverso direttive comunitarie ha
trattato negli anni la tematica del rendimento/risparmio
energetico in edilizia a partire dalla Direttiva Comunitaria 2002/91/CE che ha lo scopo principale di spingere gli
stati membri a dotarsi degli strumenti normativi e legislativi che tengano conto delle specifiche condizioni ambientali, climatiche e delle norme preesistenti a livello
nazionale; successivamente la Direttiva 2006/32/CE punta al miglioramento dell’efficienza degli usi finali dell’energia nel rapporto costi/benefici degli Stati membri.
Dal canto suo l’Italia ha recepito la Direttiva 2002/
91/CE con i D.Lgs. 192/05 e 311/06, innovando sostanzialmente la legislazione in materia di prestazione
energetica degli edifici.
La Regione Emilia Romagna, in base alla Legge Regionale 26/04 “Disciplina della programmazione energetica territoriale ed altre disposizioni in materia di energia” ha inteso inquadrare gli interventi di competenza
della Regione e degli Enti Locali.
In questo quadro trova collocazione il Piano Energetico Regionale (PER) che prevede misure ed interventi per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile
e di risparmio energetico ispirandosi al Protocollo di
Kyoto.
La Regione ha messo a punto un ulteriore strumento,
rivolto in maniera più specifica al rendimento energetico
e alla certificazione energetica degli edifici, recependo
la Direttiva 2006/32/CE con una Deliberazione della Assemblea Legislativa del 04/03/08: “Atto di indirizzo e
coordinamento sui requisiti di rendimento energetico e
sulle procedure di certificazione energetica degli edifici”. Esso risulta vincolante in molti suoi aspetti rispetto
al nuovo modo di costruire e soprattutto rispetto alle nuove
regolamentazioni che i vari Comuni dovranno adottare.
L’atto di indirizzo disciplina:
- l’applicazione di requisiti minimi di prestazione
energetica degli edifici e degli impianti;
- le metodologie per la valutazione della prestazione
energetica degli edifici e degli impianti;
- il rilascio degli attestati di qualificazione e certificazione
energetica degli edifici;
- il sistema di accreditamento degli operatori preposti
alla certificazione energetica degli edifici;
- l’attività di manutenzione degli edifici e degli impianti;
- il sistema informativo regionale per il monitoraggio dell’efficienza energetica degli edifici e degli impianti;
- le misure di sostegno e di promozione finalizzate all’incremento dell’efficienza energetica e alla riduzione delle
emissioni climalteranti.
Le disposizioni dell’atto regionale entreranno in vigore dal 1° luglio 2008. Da questa data ci sarà l’obbligo per
i nuovi edifici di non superare il consumo di 70-80 kWh /
m2 Anno e si dovrà identificare una classificazione degli
edifici in base ai consumi.
L’atto norma il rendimento energetico dei nuovi edifici e la ristrutturazione integrale degli edifici con superficie superiore ai 1.000 m2 e stabilisce prestazioni energetiche riferite ad interventi su impianti, tetto e sottotetto,
pareti e finestre.
Il provvedimento inoltre dispone l’utilizzo obbligatorio delle fonti rinnovabili, anticipando, in termini temporali, le disposizioni della Finanziaria 2008 (Art. 1 comma
289). In particolare, nel caso di edifici di nuova costruzione, l’impianto di produzione dell’energia termica dovrà essere progettato in modo che almeno il 50% del
fabbisogno di acqua calda sanitaria sia coperto da fonti
rinnovabili.
Diventa obbligatoria l’installazione di impianti a fonti
rinnovabili per la produzione di energia elettrica per una
potenza da installare non inferiore a 1 kW per unità
abitativa. Nell’obbligo di utilizzo di fonti energetiche
rinnovabili, l’atto prescrive solo dei valori minimi di impiego delle “energie pulite”, lasciando al costruttore la
possibilità di scegliere quale tecnologia adottare.
Il provvedimento dà avvio alla certificazione energetica degli edifici e dispone che l’attestato debba essere disponibile, con scadenze temporali differenziate, nei
casi seguenti:
Dal
Attività
Superficie
1°
Luglio
2008
- Compravendita
- Costruzione Nuovi
Edifici
- Demolizione Totale
e Ricostruzione
Qualsiasi
1° Luglio
2008
Ristrutturazione Integrale
> 1000 m2
Compravendita
Qualsiasi
Locazione
Qualsiasi
1° Luglio
2009
1° Luglio
2010
Intero Edificio e/o
Singola Unità Immobiliare
Intero
Edificio
Intero
Edificio
Intero Edificio
Singola Unità Immobiliare
Intero Edificio
Singola Unità Immobiliare
Il certificato energetico è obbligatorio per accedere
agli incentivi nazionali, regionali e locali che riguardino il
miglioramento della prestazione energetica dell’edificio.
La Provincia di Ferrara per poter “incidere” anche
sull’edilizia e i sistemi insediativi, assicurando la
sostenibilità degli insediamenti sulla qualità dell’aria e di
favorire pratiche edilizie ad alta efficienza energetica si
è dotata del Piano di Tutela e Risanamento della Qualità
dell’Aria (PTRQA). Fra le norme tecniche di attuazione
del piano ve ne sono alcune volte ad indirizzare le pratiche edilizie di tutti i Comuni della provincia di Ferrara
attraverso le necessarie integrazioni dei Regolamenti
Urbanistici Edilizi (RUE) in tema di:
5
- riduzione dei consumi energetici;
- previsione di un consumo massimo (kWh / m2 Anno)
per i nuovi edifici e per le ristrutturazioni;
- disincentivi all’utilizzo di combustibili inquinanti.
Tutti gli strumenti di pianificazione e programmazione
di settore degli Enti Locali dovranno essere conformi
agli indirizzi, alle direttive, alle prescrizioni contenute nel
PTRQA.
Altro strumento “normativo” volto alla programmazione in campo energetico del territorio della provincia di Ferrara è il Piano-Programma Energetico
Provinciale (PEP), che la Provincia di Ferrara sta elaborando, recependo le indicazioni fornite dalla Legge
Regionale 26/04 e dal PER di recente approvazione. Tale
strumento ha l’obiettivo “globale” di garantire maggiore
sicurezza degli approvvigionamenti, limitare la crescente dipendenza dalle fonti di importazione, ridurre la bolletta energetica e tutelare l’ambiente. In definitiva pianificare sul nostro territorio la possibilità di sviluppo e proliferazione di una energia più sostenibile, più competitiva,
più sicura. Il PEP sarà quindi veicolo della promozione
fattiva delle risorse rinnovabili e dell’efficienza energetica
e avrà tra le sue linee strategiche di riferimento la promozione del risparmio energetico e dell’uso razionale
dell’energia negli edifici e nei sistemi urbani e territoriali.
1.2. Tipi Edilizi
Conoscendo l’epoca di costruzione di un edificio, non
avendo “dati specifici”, si possono anche solo immaginare
le eventuali condizioni di degrado in cui possa versare.
Ciò grazie alla conoscenza delle tecnologie proprie del
periodo in cui un edificio è stato realizzato.
Il “parco” edifici in provincia di Ferrara è estremamente variegato, basti pensare alla città di Ferrara
Patrimonio dell’Unesco. Si spazia da edifici storici alla
edilizia ultrapopolare, passando dalle abitazioni signorili,
alle abitazioni di tipo rurale e villini.
Gli edifici d’epoca (così definiti dalle categorie cata6
stali) si presentano come unità abitative spaziose e di
altezza dei locali importante, che oggi in termini di
consumi energetici sono da considerarsi tra i più
energivori, anche se molti di essi sono stati oggetto di
interventi di riqualificazione.
Anche gli edifici popolari, costruiti dall’immediato
dopoguerra e sino almeno alla seconda metà degli anni
‘70 sono fonte di importanti dispersioni termiche; in molti
casi in quel periodo storico si è fatto anche ricorso all’uso
di prefabbricati e in genere di tecniche costruttive di
scarsa qualità.
Dalla seconda metà degli anni ’70 agli anni ‘90 le
tecniche costruttive e in minima parte la progettazione
impiantistica hanno fatto si che gli edifici mostrassero
un lieve miglioramento rispetto al consumo di energia.
A causa delle “maglie” legislative troppo larghe e ad
una ancora poca attenzione agli impianti tecnologici, in
quegli anni è stato possibile costruire dall’edificio
estremamente energivoro all’edificio meno energivoro
(in termine di consumi energetici si può comunque
ricondurre il consumo medio di edifici costruiti in quegli
anni a 150 kWh / m2 Anno).
Gli anni 2000, ormai alla fine, il Protocollo di Kyoto, le
direttive comunitarie e “l’ennesima crisi energetica”, ci
hanno portato a riflettere su come migliorare il nostro
stile di vita passando anche attraverso il “buon abitare”
in case che consumano poco, ci fanno risparmiare denaro
e inquinare sempre meno.
1.3. Stato di fatto dell’edilizia ferrarese e alcune considerazioni su consumi ed emissioni
Edifici ad uso abitativo per stato di conservazione ed epoca di costruzione
Edifici costruiti in Provincia di Ferrara per classi di età
20'000
22 %
Dopo il 1991
18'000
16'000
Dal 1982 al 1991
17 %
14'000
14 %
12'000
14 %
Dal 1972 al 1981
Ottimo
11 %
10'000
Buono
Dal 1962 al 1971
9%
8'000
7%
6'000
Mediocre
6%
Dal 1946 al 1961
Pessimo
4'000
Dal 1919 al 1945
2'000
0
Non
Prima Tra il
Tra il
Tra il
Tra il
Tra il Dopo il
indicat
del
1919 e 1946 e 1962 e 1972 e 1982 e 1991
FERRARA 7'348
11'591
9'180
17'935 14'029 11'511
6'027
Prima del 1919
0%
4'848
Il 35 % degli edifici ferraresi è anteriore al ‘45, il 55 % costruito
prima del ’61, quasi il 70 % prima del 1971. Negli ultimi 30
anni sono nate, quindi, circa il 30 % delle abitazioni esistenti.
Dai dati possiamo dedurre quale possa essere lo stato, dal punto
di vista energetico delle abitazioni sul territorio Ferrarese.
20%
40%
60%
80%
100%
Lo stato di manutenzione degli edifici decresce con l’anzianità
dello stesso; più del 60 % degli edifici di qualunque età è in
condizioni buone e quasi il 100 % in condizioni mediocri. Va
notato che la maggior parte degli edifici pur trovandosi in un
discreto stato di manutenzione presenta problemi legati a
inadeguati sistemi di isolamento termico.
Edifici ad uso abitativo per epoca di costruzione e numero di abitazioni nell'edificio
Opere o interventi alle abitazioni occupate
100%
90%
80%
70%
16 e più
60%
da 9 a 15
da 5 a 8
50%
3o4
40%
30%
44%
2
Non Intervento
1
Intervento
20%
56%
10%
0%
Prima del
1919
Dal 1919 al
1945
Dal 1946 al
1961
Dal 1962 al
1971
Dal 1972 al
1981
Dal 1982 al
1991
Dopo il 1991
Gli edifici “monofamiliari” (abitazioni unifamiliari) hanno
avuto una diminuzione fino al 1980 per poi ricominciare a
crescere fino ad oggi. Andamento pressoché opposto per gli
edifici con alto numero di abitazioni con un picco agli inizi
degli anni ‘70. Non esiste al 2001 una tipologia di edificio
prevalente per numero di abitazioni.
Il 56 % delle abitazioni ha subito interventi straordinari di
manutenzione (anche più di uno). Ciò comporta che molti
edifici degli anni ’50 e ’60 non hanno ancora subito gli interventi
significativi necessari.
Inoltre nel territorio ferrarese il 21,5% delle abitazioni risulta
non occupato.
7
C ons umi pe r r is c aldame nto inve r nale (KW h/anno) e d e mis s ioni (t C O 2 )
Diff. % 1991-2001 numero di edifici p er classe di sup erficie
6.000.000.000
1.200.000
5.000.000.000
1.000.000
4.000.000.000
800.000
3.000.000.000
600.000
2.000.000.000
400.000
1.000.000.000
200.000
30,00%
20,00%
10,00%
ep
15 0
12 0
iù
- 14
9
- 11
9
80
-
-30,00%
10 0
99
79
60
-
49
59
50
-
-20,00%
30
-
-10,00%
40
-
39
Me
no
di 3
0
0,00%
0
0
S ino al 1981 Dal 1982 al D al 1991 al
1991
2001
-40,00%
-50,00%
-60,00%
-70,00%
Tra il 1991 e il 2001 c’è stato un aumento delle superfici medie
delle abitazioni esistenti con incremento delle abitazioni di
superficie superiore a 50 m2.
Abitazioni per categorie catastali, anno 2006
k W h/A nno
Totale
t C O 2/A nno
Considerati il numero di edifici di ogni classe di età e le
metrature medie relative si desumono i consumi, per un totale
di circa 5 miliardi di kWh/Anno. Parimenti le emissioni di CO2
si aggirano sul milione di ton./Anno. L’84 % delle abitazioni
costruite prima dell’81 contribuisce all’ 89 % della CO2.
R isp a r m io C O 2 E dif ic i St o r ic i c o n in t e r v e n t i e c o n f r o n t o c o n a ut o
7 0 0 .0 0 0
Abitazioni di tipo SIGNORILE
6 0 0 .0 0 0
Abitazioni di tipo CIVILE
Abitazioni di tipo ECONOMICO
60%
Abitazioni di tipo POPOLARE
5 0 0 .0 0 0
d a 2 5 0 a 1 5 0 kW h /m2 A n n o
d a 2 5 0 a 1 0 0 kW h /m2 A n n o
4 0 0 .0 0 0
da 250 a
Abitazioni di tipo ULTRAPOPOLARE
15%
Abitazioni di tipo RURALE
3 0 0 .0 0 0
Abitazioni in VILLINI
2 0 0 .0 0 0
6 0 kW h /m2 A n n o
Abitazioni in VILLE
Abitazioni d'Epoca
1 0 0 .0 0 0
0
t CO 2 /A n n o
0%
0%
0%
13%
10%
1% 1%
Al 2006 prevalgono fortemente le abitazioni esistenti di tipo
economico (60 %), il 10 % è edilizia popolare, il 13 % villini.
2
Consumi standard per riscaldamento kWh/m Anno
"A u to mo b ili Ris p a r mia te "
Intervenendo su tutti gli edifici storici (ante ‘81) esistenti e
riducendo i consumi del 40, 60 o 76% si otterrebbero
abbattimenti significativi tra 350 a 650.000 ton. di CO2 l’anno.
Ciò porterebbe lo stesso effetto di una riduzione da 100 a
200.000 autovetture circolanti (il parco veicolare circolante in
provincia di Ferrara è di circa “217.000 veicoli”).
R is p a r m io d i t o n . C O 2 / A n n o ris t r u t t u r a n d o il 1 0 % d e g li e d ific i e s is t e n t i, c o n f ro n t a t o
c o n n u o v i e d ific i ( 1 ,5 % d e l t o t a le ) .
250
6 0 .0 0 0
200
5 0 .0 0 0
150
4 0 .0 0 0
250
D a 1 8 0 a 8 0 kW h /m 2 A n n o = - 5 6 %
180
100
D a 2 5 0 a 1 0 0 kW h /m 2 A n n o = - 6 0 %
3 0 .0 0 0
150
50
2 0 .0 0 0
60
D a 1 5 0 a 6 0 kW h /m 2 A n n o = - 6 0 %
6 0 kW h /m 2 A n n o
1 0 .0 0 0
0
Edifici
Storici
Legge
373/76
Legge
10/91
192/05 311/06
Per le classi di anzianità degli edifici individuate si possono
assumere dei valori medi rappresentativi di consumo in kWh /
m2 Anno della classe (ordini di grandezza).
8
0
Pr im a 1 9 8 1 - D a l 1 9 8 2 a l 1 9 9 1 - D a l 1 9 9 2 a l 2 0 0 1 - N u o v i e d if ic i
Ipotizzando interventi manutentivi più realistici, riqualificando
solo il 10% degli edifici esistenti (con riduzioni di consumi del
60% circa) risulta più efficace l’intervento sugli edifici più
vecchi (ante ’81) in quanto più numerosi ed energivori.
2. Diagnosi energetica e ipotesi di intervento su alcuni edifici ferraresi
Coordinatrice: Anna Tambini, N.L.Properties. Srl
Gruppo di lavoro: Daniele Balboni, Luisa Bruzzo, Giovanni Chiapponi, Cinzia Folla, Giandomenico Leprini, Andrea Mantovani,
Paolo Mascellani, Manuela Menegatti, Simona Sabin, Maria Lucia Samorani
keywords: diagnosi energetica, interventi di riqualificazione energetica, analisi costi e tempi di rientro dell’investimento
Introduzione
La finalità del presente studio è quella di valutare,
con modalità di ispezione e di calcolo standardizzate, la
prestazione energetica di alcuni edifici esistenti (sei residenziali e uno direzionale), riconducibili a diverse
tipologie edilizie, localizzati nel Comune di Ferrara.
La prestazione energetica1 di un edificio esprime la
quantità di energia effettivamente consumata, o che si
prevede possa essere necessaria, per soddisfare i vari
bisogni connessi ad un uso standard dell’edificio. Nella
presente analisi, si intende quella offerta dal sistema edificio – impianto relativamente alla climatizzazione invernale degli ambienti.
Trattandosi di edifici esistenti, l’analisi condotta ha
compreso sia la definizione di modalità idonee e ripetibili
da diversi operatori per l’acquisizione dei dati di ingresso, sia l’utilizzo dei dati rilevati ai fini della diagnosi e
della certificazione energetica dell’edificio.
Per diagnosi energetica2 di un edificio si intende, in
senso lato, l’individuazione delle eventuali anomalie del
sistema edificio – impianto, attraverso il confronto delle
caratteristiche calcolate e rilevate dei componenti, con
quelle facilmente ed economicamente ottenibili con l’applicazione delle tecnologie oggi disponibili. Le anomalie
possono riguardare diversi aspetti, e possono interessare
la stabilità, il consumo energetico, le caratteristiche
funzionali, la sicurezza o l’igiene ambientale.3 La diagnosi ha lo scopo di rendere evidente all’utente quali parti
del sistema edificio – impianto siano in particolar modo
inefficienti, ipotizzando criteri di intervento e valutandone la fattibilità tecnica e l’efficacia economica.
La certificazione energetica4 di un edificio è l’attestazione delle sue prestazioni energetiche attraverso
un documento che comprende alcuni dati di riferimento,
che consentano ai consumatori di valutare e raffrontare
tali prestazioni, nonché raccomandazioni per il loro miglioramento in termini di costi–benefici. Lo scopo della
certificazione è quindi quello di fare conoscere all’utente le caratteristiche oggettive del sistema edificio – impianto, di consentirgli il confronto con un edificio
energeticamente efficiente, e di indicargli gli eventuali
elementi sui quali potrà agire per migliorarne le caratteristiche.
Valutando le attività complessivamente, si potrebbe
affermare che così come definita dalla Direttiva 2002/
91/CE la certificazione energetica comprende, in quanto corredata di raccomandazioni per il miglioramento
del rendimento energetico in termini di costi – benefici,
anche le attività di diagnosi energetica.
Per le finalità del presente studio, si è reso indispensabile definire uno strumento standardizzato per
l’acquisizione dei dati di ingresso e condividere procedure e principi comuni finalizzati al calcolo della prestazione energetica degli edifici in esame. Tutti gli edifici oggetto di indagine sono stati descritti inizialmente
secondo una scheda di input, compilata sia in base a
dati o documentazione di progetto disponibili che rilevati a mezzo ispezione in loco.
I dati rilevati hanno riguardato principalmente le diverse stratigrafie delle strutture opache verticali ed orizzontali, le caratteristiche dei serramenti, la geometria
dei locali riscaldati, gli impianti nei suoi componenti di
9
produzione, distribuzione, regolazione ed emissione dell’energia.
Considerando che obiettivo della presente indagine
era l’individuazione, in un contesto di edilizia esistente,
delle principali anomalie degli edifici analizzati e la definizione di un percorso verso l’efficienza energetica, dopo
aver standardizzato le modalità di acquisizione dei dati,
si è trattato di definire le modalità di calcolo e gli indici
rappresentativi dell’efficienza - o dell’inefficienza energetica.
Il fabbisogno specifico di energia primaria o indice
di prestazione energetica per il riscaldamento, è il valore rappresentativo dei consumi teorici del sistema edificio-impianto rapportato ai m2 di superficie calpestabile.
Ai fini del suo calcolo si possono utilizzare sia strumenti
e procedure di calcolo di diagnosi e certificazione, sia
strumenti e procedure di calcolo per la progettazione
impiantistica.
I primi, basati in ogni caso su un corpo normativo
europeo e nazionale di riferimento, adottano forti semplificazioni, tali da minimizzare la discrezionalità dell’operatore e da massimizzare la trasparenza della procedura di certificazione energetica.
I secondi, basati sullo stesso corpo normativo ma con
maggiori possibilità di interpretazione e di modellazione
precisa del sistema edificio- impianto, sono principalmente utilizzati ai fini del corretto dimensionamento degli impianti, del rispetto dei limiti imposti dalla legislazione vigente, nonché di una più precisa valutazione in
termini di costi - benefici degli eventuali interventi migliorativi.
Se è vero che forti semplificazioni possono portare
ad approssimazioni nella valutazione della prestazione
energetica, è altrettanto vero che anche strumenti analitici devono sottostare a convenzioni normative che essendo standardizzate non possono rispecchiare fedelmente
il reale utilizzo.
Nel corso dell’indagine svolta, in fase preliminare e
10
sulla maggior parte degli edifici, sono stati utilizzati sia
procedure e sistemi di calcolo di diagnosi e certificazione
che strumenti di progettazione. E’ stata altresì condotta
una valutazione comparativa delle diverse prestazioni
energetiche dedotte dai differenti sistemi di calcolo.
Nel presente studio non siamo entrati nel merito
dell’affidabilità delle diverse procedure di calcolo. La
scelta degli strumenti è stata condotta considerando non
solo quanto prescritto a livello locale, ma anche quanto
effettivamente utilizzato dai componenti del gruppo di
lavoro.
La volontà di standardizzare i dati di output si è tradotta nella scelta di utilizzare una tra le procedure di calcolo suggerite dalla delibera di Giunta Comunale di
Ferrara N. 102803/06 del 31.01.2007. Si tratta della procedura CLASSENERGIA™ (nello specifico del modello di calcolo BestClass® 2.1) del SACERT – sistema di
accreditamento per la certificazione energetica degli edifici. Tale procedura di calcolo è gratuita e scaricabile dal
sito: http://www.sacert.eu/bestclass.php
Nel presente studio il valore, espresso in KWh/m2/
anno, calcolato con il software BestClass (che misura la
prestazione energetica ovvero il fabbisogno specifico di
energia primaria per il riscaldamento), è stato associato
alle classi energetiche definite dalla delibera di Giunta
Comunale di Ferrara sopra indicata.
Note
1, 2, 4
Vedi Glossarietto di pagina 13.
3
L. Socal, F. Soma, La Diagnosi e Certificazione Energetica,
Editore Edilclima S.r.l., 2004
2.1. ABC del risparmio energetico invernale
Gli edifici in cui viviamo e lavoriamo si possono considerare “sistemi termici”, che operano in modo integrato nel fornire e mantenere il comfort interno al variare
delle situazioni climatiche esterne. Per valutare se un sistema “edificio-impianto” è energeticamente efficiente,
occorre individuare e valutare i componenti che influiscono maggiormente sull’efficienza del sistema, verificando poi come tali componenti individualmente e complessivamente, si comportano in relazione al contesto
bioclimatico in cui è situato l’edificio. In tale frangente si
prendono in considerazione altitudine, Gradi Giorno4 e
irraggiamento solare relativi al Comune di riferimento,
nonché caratteristiche specifiche dell’edificio tipo orientamento, fattori esterni di ombreggiamento, ecc.
Nel presente studio ci occuperemo principalmente di
climatizzazione invernale, tralasciando altri fattori di consumo energetico relativi agli edifici (produzione di acqua
calda sanitaria, climatizzazione estiva, illuminazione, ecc).
Questo sia perché il riscaldamento è responsabile di oltre il 70% dei consumi energetici domestici, sia per l’interesse legato agli incentivi oggi disponibili, finalizzati a
ridurre tali consumi.
Le componenti del “sistema edificio-impianto” che
maggiormente influiscono sui consumi per il riscaldamento
invernale, sono l’involucro edilizio che tende a disperdere energia e l’impianto di riscaldamento che la fornisce.
L’involucro edilizio è il complesso di elementi (tetto,
pareti, serramenti, solai, ecc...) che racchiude il volume
riscaldato (V) dell’edificio, e lo separa dall’esterno o dalla
porzione di edificio non climatizzata.
L’analisi dell’involucro permette di valutare il
fabbisogno termico (QH)5 invernale dell’edificio, e cioè
la quantità di calore necessario all’edificio stesso per
mantenere, negli ambienti riscaldati, in un certo periodo
di tempo, la temperatura riconosciuta come comfort termico. Il fabbisogno termico dipende da:
- perdite di calore per trasmissione (involucro) Qt
- perdite di calore per ventilazione (apertura finestre, buchi, spifferi, ecc) Qv
- apporti gratuiti solari Qs
- Qt: perdite per trasmissione dal tetto
- apporti gratuiti interni (da elettrodomestici,calore umano o altro) Qi
Mentre gli apporti gratuiti interni e le perdite per ventilazione, per dare uniformità ai dati, sono calcolati con
parametri d’uso stabiliti dalla normativa e non sono
modificabili con interventi di riqualificazione energetica
(a meno che non venga installato un impianto di ventilazione meccanica), le altre due variabili (perdite per trasmissione dell’involucro e apporti solari) vanno analizzate caso per caso e sono l’oggetto della diagnosi energetica relativa all’involucro edilizio.
Le perdite per trasmissione dipendono dalla capacità
dei materiali che compongono gli elementi dell’involucro
di trattenere il calore, e dal loro spessore. Per la diagnosi
dell’involucro è necessario conoscere i valori relativi alla
conducibilità termica ( lambda)6 di tutti i materiali
che lo compongono. Il coefficiente di trasmittanza (U o
k)8 e il suo inverso, la resistenza termica7(R), esprimono la capacità complessiva di ogni componente dell’involucro - tetto, pareti verticali o orizzontali, serramenti 11
di trasmettere o trattenere il calore. Più il coeff. U è
basso, migliore è la capacità del pacchetto di impedire la
dispersione di calore, viceversa per il coefficiente R.
Gli apporti solari dipendono dall’orientamento dell’edificio, e incidono soprattutto sulle componenti trasparenti
dell’involucro (vetrate).
Oltre al fabbisogno termico dell’involucro, occorre
considerare le perdite energetiche dovute alle inefficienze
dell’impianto utilizzato per rispondere a tale fabbisogno.
Il parametro riassuntivo dell’efficienza energetica del sistema edificio-impianto è il fabbisogno di energia primaria (Q)9 (espresso in kwh/a), che, ricordiamo, per il
presente studio è riferito al solo riscaldamento. Se l’efficienza globale dell’impianto fosse del 100%, QH equivarrebbe a Q.
Nella verifica del rendimento globale degli impianti occorre prendere in considerazione le potenziali
perdite di rendimento dei vari componenti del sistema
im-piantistico nelle varie fasi operative:
- produzione (capacità del generatore di calore, es. la
caldaia o la pompa di calore o altro- di trasferire il calore
prodotto, es. dalla combustione, al fluido termovettore)
- distribuzione (perdite di calore nella rete di tubazioni
dalla centrale ai corpi scaldanti)
- emissione (efficacia del corpo scaldante di produrre
comfort a parità di temperatura: un sistema radiante diffuso - a pavimento, soffitto, parete - ha più efficacia e
dà più comfort di sistemi più tradizionali tipo termosifoni
o ventilconvettori, che scaldano l’aria e necessitano di
temperature più alte)
- regolazione (termoregolazione: più regolazioni possibili, minori gli sprechi)
Una volta calcolato il fabbisogno di energia primaria
(Q), si suddivide tale valore per i mq di superficie utile
riscaldata, ottenendo così l’indice di prestazione
energetica (EP)10 (espresso in Kwh/m2/a). Tale indice
determina la classe di efficienza energetica11 in cui
ricade l’edificio.
12
Un aspetto che incide sulla classe di efficienza
energetica, a prescindere dalle caratteristiche prestazionali dell’involucro e dell’impianto, è il cosiddetto fattore di forma S/V12: a parità di volume riscaldato, maggiore è la superficie disperdente dell’involucro, minore è
l’efficienza energetica complessiva. In termini assoluti
un grande cubo è l’edificio più efficiente: più l’immobile
è piccolo e/o frastagliato e meno sarà termicamente efficiente. Pertanto a parità di caratteristiche dell’involucro e dell’impianto, più l’edificio sarà compatto e grande, migliore sarà la sua classe energetica. Il D.Lgs. 192/
05 e 311/06, così come la Delibera Assembleare Regione E.R.156/08 individuano valori limite dell’indice di
prestazione energetica (EPlim)13 per edifici nuovi o totalmente ristrutturati, che tengono conto del fattore di
forma. E’ quindi consentito costruire immobili di forma
meno efficiente, ma è inevitabile che il fattore di forma
influisca sulle dispersioni e quindi sulla classificazione
energetica dell’edificio.
Un accenno al regime estivo: ciò che maggiormente
incide sulle prestazioni energetiche dell’edificio è l’inerzia termica14 dell’involucro, e cioè la capacità dei suoi
componenti di ridurre l’onda termica trattenendo il calore per un tempo necessario a raggiungere le ore notturne più fresche, durante le quali il calore stesso viene
rilasciato. Gli indicatori che esprimono l’inerzia dell’involucro sono il fattore di attenuazione (fa) 15, e il
coefficiente di sfasamento ( )16, che dipendono dalla
capacità termica17 dei materiali che costituiscono l’involucro stesso.
Glossarietto
1
prestazione energetica di un edificio: esprime la quantità di
energia effettivamente consumata, o che si prevede possa essere necessaria, per soddisfare i bisogni connessi ad un uso
standard dell’edificio.
2
diagnosi energetica: individua le anomalie del sistema edificio – impianto, attraverso il confronto delle caratteristiche calcolate e rilevate dei componenti con quelle facilmente ed economicamente ottenibili con l’applicazione delle tecnologie oggi
disponibili.
3
certificazione energetica: attesta le prestazioni energetiche
di un edificio attraverso un documento che comprende alcuni
dati di riferimento, che consentano ai consumatori di valutare
e raffrontare tali prestazioni, tra cui la classe di efficienza
energetica.
4
Gradi Giorno (GG): parametro convenzionale rappresentativo delle condizioni climatiche locali, utilizzato per stimare al
meglio il fabbisogno energetico necessario per mantenere gli
ambienti ad una temperatura prefissata.
5
fabbisogno termico dell’involucro (QH) (Kwh/anno): è il
fabbisogno di energia termica necessaria all’edificio per mantenere negli ambienti riscaldati la temperatura di progetto, in
regime di attivazione continua.
6
conducibilità termica ( ): espressa in (W/(m·K) di un materiale misura la capacità caratteristica del materiale di condurre
calore: è un valore di riferimento (fornito dal produttore o dalla norma UNI), che moltiplicato per lo spessore, serve a determinare la trasmittanza: deve essere il più basso possibile.
7
resistenza termica (R): espressa in (m2K/W) di un materiale è
l’inverso della trasmittanza termica, ed è la capacità di opporre
resistenza al flusso di calore. La R di una parete è data dalla
somma delle resistenze dei vari strati che la compongono. Deve
essere il più alto possibile.
8
coefficiente di trasmittanza termica (U) (W/m2K): misura la
capacità di una struttura o porzione di involucro di trasmettere calore: deve essere il più basso possibile. Indica la quantità
di calore che passa attraverso un metro quadrato di superficie
quando tra i due ambienti si ha una differenza di temperatura
di 1° K.
9
fabbisogno di energia primaria (Q) (Kwh/anno): l’energia
globalmente richiesta dagli impianti per mantenere negli ambienti riscaldati la temperatura di progetto, in regime di attivazione continuo (fabbisogno termico involucro x efficienza impianto espresso in %).
10
indice di prestazione energetica (EP): esprime il consumo
di energia primaria dell’edificio riferito all’unità di superficie
utile per edifici residenziali o paragonabili) o di volume lordo
(per edifici terziari).
11
classe di efficienza energetica: intervallo convenzionale
delimitato da soglie di riferimento volto a rappresentare sinteticamente la prestazione energetica di un edificio sulla base di
indicatori di prestazione energetica.
12
fattore di forma S/V: S [mq]: superficie disperdente: la superficie che delimita verso l’esterno, ovvero verso vani non
dotati di impianti di riscaldamento, il volume riscaldato V. V
[mc]: volume lordo riscaldato: è il volume lordo delle parti di
edificio riscaldate, definito dalle superfici che lo delimitano.
Edifici piccoli o molto articolati hanno un fattore di forma sfavorevole (valore alto), in quanto la capacità di dispersione di
calore per trasmissione è superiore, a parità di volume riscaldato.
13
valori limite dell’indice di prestazione energetica (EPlim)
edifici nuovi, totalmente ristrutturati o ristrutturati per una
superficie superiore a 1.000 mq, devono rispettare livelli
prestazionali minimi per la climatizzazione invernale. Questi
valori limite tengono conto del fattore di forma.
14
inerzia termica l’attitudine del contorno opaco di uno spazio ad accumulare calore e a riemetterlo nello spazio stesso,
mitigando così le variazioni di temperatura. Dipende dalla capacità termica dei materiali (massa x calore specifico).
15
fattore di attenuazione (fa) l’attenuazione di ampiezza della
variazione di temperatura tra le superfici esterna ed interna
della componente dell’involucro. Deve essere almeno pari a
0,3 (più è basso, meglio è).
16
coefficiente di sfasamento ( ) ritardo con cui si verifica la
variazione di temperatura tra le superfici esterna ed interna
della parete. Dovrebbe essere di almeno 9 ore, meglio se di 12.
17
capacità termica dei materiali: massa x calore specifico
13
2.2. Casi studio
A.
Condominio
via Barlaam
B.
Condominio
via Gandini
C.
Condominio
via Medini
D.
Villette
via Bagni
E.
Palazzo
Spisani
F.
Cassero
via Porta
Romana
G.
Villa Amalia
14
Dati climatici, Ferrara
Latitudine 44°50'
Longitudine 11°37'
Gradi giorno: 2326
Zona climatica: E
Altitudine: 9 mt slm
Temperatura interna aria di progetto: Ta [°C] 20
Temperatura esterna di progetto: Ti [°C] -5
Umidità interna Ui [%] 50.0
Stagione riscaldamento: 15 ottobre-15 aprile
Durata periodo di riscaldamento p [giorno] 183
CONDOMINIO VIA BARLAAM
via Barlaam 134-138
A
anno di costruzione: 1966
48 alloggi
L'edificio è stato progettato dall'architetto Vieri Quilici nel 19661967 all'interno della zona PEEP di Foro Boario. Pur facendo
parte di un piano per l'edilizia economico popolare, sono stati
realizzati alloggi di discreta qualità. Edificio a 6 piani, con 48
alloggi, copertura piana a terrazzo e garage nel seminterrato.La
soluzione strutturale è un telaio a vista in cemento armato con
tamponamento in laterizio faccia a vista che forma una bicromia
grigio chiara e rossa mattone.
pianta piano tipo
15
CONDOMINIO VIA GANDINI
via Gandini, 32-40
anno di costruzione: 1980
24 alloggi
L'edificio, costruito negli anni '80, si sviluppa su 3 piani abitabili
con piano terra in parte aperto su pilotis, in parte occupato da
garages non riscaldati.
In totale ospita 24 alloggi: 8 per piano.
La struttura è composta da un telaio in c.a. e tamponamento
in pannelli prefabbricati e solai in laterocemento.
Il pannello prefabbricato è stato coibentato all'interno con
materiale isolante e fodera in laterizio. La copertura è a falde
con sottotetto leggermente coibentato.
L'impianto di riscaldamento centralizzato è costituito da caldaia a gas metano con contabilizzatori di calore per le singole
unità ed usufruisce di contratto di servizio energia.
16
B
CONDOMINIO VIA MEDINI
via Medini, 15
C
anno di costruzione: 1983
27 alloggi
Edificio costruito nei primi anni '80 come edilizia popolare ad
uso residenziale e tutt'ora è di proprietà dell'A.C.E.R.
Presenta una struttura con telaio in c.a. e tamponamento in
laterizio intonacato. Si sviluppa su 3 piani con balconi che
formano piccole logge creando dei vuoti/pieni sulla facciata
principale. E' composto da 27 alloggi di 3 diverse tipologie:
alloggi A di 44,83 mq, alloggi B di 67,00 mq e alloggi C di 91,53
mq; ad ogni piano sono presenti, per ogni appartamento, vani
non riscaldati adibiti a cantina. I garages sono in parte ubicati
nell'immobile, ed in parte in un separato edificio.
17
VILLETTE VIA BAGNI
via Bagni, 46-48
anno di costruzione: 1993
unifamiliare
Si tratta di due villette a schiera adiacenti (una di testa e una
intermedia), edificate nel 1993 e sviluppate su tre piani, dei
quali l'ultimo è mansardato. Le pareti sono a cassetta composti da due pareti in laterizio intonacato internamente e faccia
vista esternamente, con interposto isolante. Il riscaldamento
è autonomo.
18
D
PALAZZO SPISANI
via Aldighieri, 10
E
anno di costruzione: fine ‘500
12 uffici
Palazzo storico risalente al '600 (la pianta è del '500) sviluppato su quattro piani, con muratura in mattone, attualmente adibito ad uffici.
Il piano primo (cosiddetto piano nobile) presenta soffitti a
cassettoni e un grande camino antico in pietra; di pregio anche il portale su via Aldighieri.
Completamente ristrutturato nel 2005/06. Il riscaldamento è
centralizzato, collegato alla rete di teleriscaldamento cittadina.
sezione
19
CASSERO VIA PORTA ROMANA
via Porta Romana, 31
anno di costruzione: ‘600
unifamiliare
L’edificio è presente nei catasti e nelle mappe storiche della
città di Ferrara a partire dal secolo XVII.
L’immobile presenta una distribuzione planimetrica tipica del
cassero ferrarese su due piani e sottotetto con scala lineare di
distribuzione collocata nell’androne passante che mette in
collegamento l’ingresso con la corte retrostante. L'edificio è
esposto verso S-E (prospetto giardino) e N-O (prospetto su
via P. Romana).
La struttura portante è in mattoni pieni a due teste, i solai di
piano sono in legno e la copertura è a travi portanti in legno e
manto in tavelle in cotto e coppi in laterizio.
20
F
G
VILLA AMALIA
viale Cavour, 194
anno di costruzione: 1905
3 alloggi
L’edificio, già noto come villino Santini, dal nome del committente, è stato completato nell’agosto del 1905 su progetto
dell’ing. Ciro Contini di Ferrara. E' un edificio indipendente
sui quattro lati sviluppato su un piano seminterrato, un piano
rialzato, un piano primo ed un sottotetto.
La struttura portante verticale è costituita da muratura piena
con sezioni murarie a due e tre teste in laterizio; le strutture
portanti orizzontali sono in voltine in laterizio e putrelle in profili
metallici per il solaio al piano rialzato e in legno con massetti
cementizi per i solai degli altri livelli; la copertura è in legno
con capriate e manto in tavelloni di laterizio.
pianta piano rialzato
21
QUADRO DI RAFFRONTO DATI OUTPUT
La tabella mostra un riepilogo dei dati più
significativi relativi ai 7 immobili analizzati.
Si può notare come le prestazioni
energetiche migliorino sensibilmente negli
edifici di più recente costruzione grazie alla
presenza di una pur minima coibentazione
nelle pareti esterne e nelle coperture. Anche il fattore di forma S/V influisce in modo
importante a determinare il fabbisogno dell'involucro: in generale i condomini con piante piuttosto compatte hanno un comportamento energetico migliore rispetto a villette
a schiera o unifamiliari in quanto a parità di
volume riscaldato aumenta la superficie che
disperde verso l'esterno. Ad esempio Villa
Amalia, che ha un fattore di forma sfavorevole S/V= 0,75, pur avendo una struttura
con coefficienti di trasmittanza simili a Via
Barlaam, che ha S/V= 0,39, ha un indice di
prestazione energetica più che doppio .
L'energia scambiata per trasmissione è la
componente preponderante delle dispersioni
di un edificio, anche se non sono da sottovalutare le perdite causate dalla ventilazione e l'energia che viene sprecata dall'impianto in funzione del rendimento dei propri
componenti. Come si evince dal grafico di
pag. 29, le prestazioni dell'involucro edilizio
degli edifici analizzati risultano insufficienti
rispetto ai valori minimi di legge per il periodo invernale; al contrario per il periodo estivo lo sfasamento dell'onda termica è soddisfacente, in quanto i pacchetti analizzati
sono tutti dotati di massa, anche se risultano carenti nell'attenuazione.
22
23
2.3. Tipologie costruttive dei casi studio
PACCHETTI COPERTURE
PALAZZO SPISANI
VIA BARLAAM
Dati generali
Dati generali
spessore
trasmittanza=U
0.303
1.518 W/m2K
spessore
trasmittanza=U
Parametri dinamici
fattore di attenuazione
sfasamento
n.
descrizione strato
s (m)
1
intonaco di cemento,
sabbia e calce
0.010
0.90
0.2886
9h 57
fattore di attenuazione
sfasamento
n.
descrizione strato
s (m)
18.00
1
malta di calce,
0.020
0.90
36.00
0.022
2
solaio in pignatte e travetti + 0.200
massetto ripartitore armato
1.58
219.00
0.315
3
guaina impermeabilizzante 0.010
0.17
12.00
0.059
4
mattonelle in cemento
finitura ghiaia lavata
1.20
40.00
0.017
307.00
0.413
0.011
soletta interna generica
in laterizio
0.200
0.55
280.00
0.364
3
calcestruzzo di sabbia
e ghiaia
0.040
1.26
80.00
0.032
4
guaina bituminosa
0.003
0.17
3.60
0.018
5
malta cementizia
0.040
1.40
80.00
0.029
6
gres
0.010
1.70
23.00
0.006
484.60
0.460
0.303
Parametri dinamici
massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW)
2
Totale
Totale
VIA BAGNI
0.020
0.250
massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW)
Dati generali
spessore
trasmittanza=U
0.2833
0.626 W/m2K
spessore
trasmittanza=U
Parametri dinamici
fattore di attenuazione
sfasamento
24
0.4762
7h 6
CASSERO
Dati generali
n.
descrizione strato
s (m)
1
legno di abete
0.010
2
soletta mista da 16cm
in laterizio + 2
0.1800
0.1775
9h 23
fattore di attenuazione
sfasamento
1.160
0.083
n.
descrizione strato
181.00
0.300
1
2
0.030
4
bitume
0.030
0.17
36.00
0.176
5
polietilene in fogli
0.0003
0.350
0.29
0.001
6
polistirene espanso estruso 0.0300
0.035
1.05
0.857
7
cartone bitumato
0.230
3.30
0.013
286.14
1.456
0.2833
Parametri dinamici
4.50
calcestruzzo di sabbia
e ghiaia
0.0300
0.050
1.74 W/m2K
0.1315
12h 26
massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW)
0.120
3
Totale
0.250
1.681 W/m2K
60.00
0.026
s (m)
massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW)
tavelle in cotto
0.030
114.00
0.36
coppi di laterizio
0.020
36.00
0.700
0.050
150.00
1.060
Totale
PACCHETTI PARETI
PALAZZO SPISANI
VIA BARLAAM
Dati generali
Dati generali
spessore
trasmittanza=U
0.300
1.833 W/m2K
spessore
trasmittanza=U
Parametri dinamici
fattore di attenuazione
sfasamento
n.
descrizione strato
s (m)
1
intonaco di cemento
e sabbia
0.025
2
mattoni pieni a due teste
s=25 cm
0.250
3
intonaco di cemento,
sabbia e calce
0.025
Totale
0.90
0.90
0.300
Parametri dinamici
0.2876
9h 21
fattore di attenuazione
sfasamento
massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW)
n.
45.00
1
mattoni pieni per facci a vista 0.12
2
intercapedine d’aria
non ventilata
0.04
3
mattoni forati
foratura 63%
0.08
4
intonaco di cemento,
sabbia e calce
0.020
0.028
450.00
0.320
45.00
0.028
540.00
0.376
descrizione strato
Totale
VIA BAGNI
0.3117
7h 40
massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW)
s (m)
0.04
0.90
256.00
0.180
0.04
0.180
62.00
0.200
36.00
0.022
0.26
0.582
VIA GANDINI
Dati generali
Dati generali
spessore
trasmittanza=U
0.340
0.591 W/m2K
spessore
trasmittanza=U
Parametri dinamici
fattore di attenuazione
sfasamento
n.
descrizione strato
s (m)
1
intonaco di cemento,
sabbia e calce
0.010
2
blocco forato, foratura 60% 0.18
3
polistirene espanso
0.03
sinterizzato da 25Kg/mc in lastre
4
mattoni pieni per
faccia a vista
Totale
0.260
1.329 W/m2K
0.12
0.34
0.295
0.686 W/m2K
Parametri dinamici
0.1885
12h 16
fattore di attenuazione
sfasamento
0.238
8h 50
massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW)
0.90
0.04
18.00
0.011
153.00
0.610
0.45
0.750
216.00
0.150
387.45
1.521
massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW)
n.
descrizione strato
s (m)
1
cls di sabbia e ghiaia
0.16
2.150
384.00
0.074
2
polistirene espanso
sinterizzato in lastre
0.04
0.044
1.00
0.909
3
tramezza 8x25x25
0.8
0.300
62.00
0.267
4
intonaco di calce e gesso
0.015
0.700
21.00
0.021
468.00
1.271
Totale
0.295
25
PACCHETTI BASAMENTI
VILLA AMALIA
VIA BARLAAM
Dati generali
Dati generali
spessore
trasmittanza=U
0.340
1.73 W/m2K
spessore
trasmittanza=U
Parametri dinamici
fattore di attenuazione
sfasamento
n.
descrizione strato
s (m)
1
profili INP
0.13
2
mattoni pieni in laterizio
0.05
3
sottofondo inerti
0.06
4
sottofondo calce e cemento
0.07
5
pavimento in battuto di marmo0.03
Totale
Parametri dinamici
0.1508
10h 40
fattore di attenuazione
sfasamento
massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW)
n.
descrizione strato
s (m)
60
1014.00
0.0025
1
piastrelle di ceramia
0.010
1.00
23.00
0.01
0.7
62.00
0.02
2
calcestruzzo di perlite
e vermiculite
0.02
1.48
449.00
0.014
0.7
72.00
0.091
3
caldana impianti
0.08
1.40
160.00
0.057
1.2
140.00
0.060
4
massetto ripartitore armato
0.04
1.48
880.00
0.027
5
solaio in pignatte e travetti
0.16
171.00
0.30
6
intonaco di cemento,
sabbia e calce
0.02
36.00
0.022
522.00
0.43
1.4
0.34
81.00
1369.00
0.374
CASSERO
massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW)
0.90
0.33
VIA GANDINI
Dati generali
Dati generali
spessore
trasmittanza=U
0.385
2.19 W/m2K
spessore
trasmittanza=U
Parametri dinamici
fattore di attenuazione
sfasamento
0.40
0.647 W/m2K
Parametri dinamici
0.1567
11h 20
fattore di attenuazione
sfasamento
descrizione strato
s (m)
1
vespaio in ghiaione
0.25
0.120
675.00
0.1786
n.
descrizione strato
s (m)
2
soletta in c.a.
0.07
2.30
168.00
0.0324
1
piastrelle di ceramia
0.010
1.00
23.00
3
sottofondo in cemento
per pavimento
0.05
1.40
110.00
0.0337
2
sottofondo di cemento magro 0.06
0.70
0.6
0.086
3
cls di sabbia e ghiaia
0.04
2.150
355.00
0.019
4
solaio tipo predalles
0.24
0.857
96.00
0.280
5
polestirene espanso
sinterizzato
0.06
0.044
96.00
0.909
6
pannello di cartongesso
0.01
0.600
23.00
0.017
579.60
1.546
pavimento in gres o ceramica0.015
Totale
0.385
0.936
11h 49
massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW)
n.
4
0.2623
9h 32
0.021
Totale
1.40
34.50
0.0150
987.5
0.260
Totale
26
0.33
1.299 W/m2K
0.40
massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW)
0.01
CONFRONTO FRA VALORI REALI E VALORI DI NORMA
(rif. D.Lgs. 311/06 - valori limite dall’01/01/2010)
Andrea
27
CONFRONTO DEI RISULTATI OTTENUTI DAI DIVERSI SOFTWARE DI CALCOLO
28
Il sistema di classificazione adottato dal Comune di
Ferrara con delibera di Giunta Comunale n. 102803/06
del 31/01/2007 stabilisce le seguenti classi di consumo:
classe
consumo
CLASSE A
CLASSE B
CLASSE C
CLASSE D
CLASSE E
CLASSE F
CLASSE G
Quando consumo
è minore di
25 kwh (mq/a)
42 kwh (mq/a)
58 kwh (mq/a)
75 kwh (mq/a)
100 kwh (mq/a)
132 kwh (mq/a)
>132 kwh (mq/a)
Categoria
consumo
molto basso
basso
basso
medio
medio alto
alto
molto alto
Sulla base di tale sistema di classificazione i sette
edifici analizzati ricadono in classi energetiche a consumo alto o molto alto (classe F e classe G). Come indicato nella tabella di pag. 28 sistemi di calcolo diversi portano a risultati leggermente diversi tra loro. Come già accennato le differenze dipendono dalle semplificazioni
adottate dai vari sistemi. Le maggiori differenze riguardano il calcolo degli apporti gratuiti (solari e interni), delle perdite per ventilazione, delle superfici disperdenti, dei
volumi e superfici nette riscaldate.
Nel presente lavoro ci siamo concentrati maggiormente sulle dispersioni della struttura edilizia per trasmissione rispetto a quelle per inefficienza degli impianti, in
quanto:
- l’involucro degli edifici esistenti è responsabile di circa
il 70% delle dispersioni di calore; solo il 30% è imputabile
agli impianti. Rispetto al clima di cui gode, l’Italia ha le
case con i peggiori involucri edilizi d’Europa.
- gli interventi sull’involucro hanno solitamente un impatto anche architettonico, e sottintendono quindi scelte
di maggiore impatto sugli interessi della collettività
- a differenza che per l’involucro, per gli impianti esistono già diversi studi su interventi di miglioramento dell’efficienza in edifici esistenti.
Relativamente agli impianti ci limiteremo ad una descrizione del rendimento nelle sue componenti di produzione, distribuzione, emissione e regolazione, indicando
per ognuna di esse i parametri ottenibili con l’impiego di
tecnologie oggi ampiamente diffuse. Tali dati possono
essere confrontati con quelli rilevati nel corso della diagnosi energetica.
A seguire esporremo poi alcune proposte di intervento sulla struttura edilizia ritenute dai progettisti più efficaci al fine di ridurre le dispersioni per trasmissione, tenuto conto dei tempi di rientro dell’investimento. Tale
ultimo dato esprime il numero di anni che servirebbero a
pagare l’investimento di riqualificazione energetica, se
si mantenesse fisso il costo del consumo (teorico) attuale di riscaldamento. Il calcolo effettuato tiene conto degli incentivi fiscali disponibili (55%).
L’obiettivo minimo degli interventi proposti è il rispetto dei limiti di trasmittanza termica necessari per usufruire degli sgravi fiscali del 55 %. Tali valori sono previsti
dal D.Lgs. 311/06 a partire dal 2010, mentre l’Atto di
indirizzo della Regione Emilia Romagna 156/08 li considera cogenti dal luglio 2008.
Da un primo confronto tra i valori di trasmittanza,
rilevati ed i valori previsti dalle norme citate, risulta che
gli edifici presi in esame hanno involucri edilizi con prestazioni inadeguate per il periodo invernale. Assieme ai
dati invernali nella stessa tabella sono riportati anche i
valori di sfasamento e attenuazione rilevanti per il periodo estivo, che risultano quasi sufficienti rispetto ai limiti
di legge.
Nei casi esaminati i serramenti risultano particolarmente inadeguati, e rileviamo che in generale è meglio
affrontare il problema della trasmittanza dell’intero “sistema disperdente”, che comprende, oltre all’infisso vero
e proprio, ove presenti, il cassonetto, il bancale e la nicchia del termosifone.
29
Rendimento degli impianti
Per mantenere in un edificio (sia esso isolato o meno)
la temperatura ambiente di progetto, l’energia QH dispersa (fabbisogno termico) deve essere reintegrata
dall’impianto di riscaldamento. In realtà i corpi scaldanti
(radiatori, ventilconvettori, pannelli radianti, ecc.) dovranno fornire una quantità di energia maggiore di QH, e la
caldaia dovrà bruciare una quantità di energia primaria
ancora maggiore di quella fornita al corpo scaldante, in
quanto i sistemi di riscaldamento reali non sono in grado
di eliminare completamente alcune perdite di calore. Il
discorso vale, naturalmente, anche per gli impianti serviti dalle reti di teleriscaldamento, dove il generatore di
calore è sostituito da uno scambiatore.
In altre parole, più basso è il rendimento globale dell’impianto, maggiore è la quantità di energia primaria
necessaria, secondo il rapporto:
Q = QH / g
dove Q è appunto l’energia primaria che bisogna fornire, QH il fabbisogno termico dell’edificio e g il rendimento globale medio stagionale.
Ciò significa che il miglioramento delle prestazioni
termiche di un impianto di riscaldamento non può prescindere dall’analisi dei quattro rendimenti che lo caratterizzano:
= e. c. d. p
g
essendo:
= rendimento medio stagionale di emissione
e
= rendimento medio stagionale di regolazione
c
= rendimento medio stagionale di distribuzione
d
= rendimento medio stagionale di produzione.
p
Poiché i rendimenti possono essere riferiti ad un periodo di tempo prefissato (solitamente un anno), occorre
chiarire che quelli interessanti ai fini del risparmio
energetico sono quelli medi stagionali, dai quali dipende il consumo di energia primaria (combustibile).
I quattro rendimenti descritti dipendono da una serie
di fattori tutti ricollegabili alla tecnica impiantistica, inte30
sa come scelta della tipologia di impianto e dei relativi
componenti.
Rendimento di emissione
Dipende essenzialmente dal tipo di terminali (corpi
scaldanti) utilizzati. Il suo valore può variare in un range
abbastanza limitato: in genere si va da un minimo di 0,95
per pannelli radianti annegati a pavimento o a soffitto, ad
un massimo di 0,99 per i termoconvettori, mentre i classici radiatori presentano un rendimento di emissione pari
a 0,96. Tali dati si riferiscono, naturalmente, a terminali
in buone condizioni. E’ chiaro che elementi molto vecchi
possono presentare ostruzioni e depositi che ne limitano
fortemente la funzionalità. In tali casi può essere opportuno un lavaggio dell’impianto e, nei casi peggiori, la sostituzione dei corpi scaldanti.
Rendimento di regolazione
Per regolazione di un impianto termico s’intende quel
complesso di operazioni con le quali si vuole realizzare e
mantenere il comfort climatico negli ambienti abitati,
controllando la temperatura ambiente. Perciò attraverso
un sistema di regolazione si è in grado di controllare il
funzionamento dell’impianto in seguito a variazioni di temperatura interna o esterna all’ambiente.
Ai sensi del DPR 412/93 l’adozione di sistemi di
termoregolazione (e contabilizzazione) è obbligatoria sia
per tutti gli impianti centralizzati di potenza superiore ai
35 kW, sia per gli impianti autonomi di ogni singola unità
immobiliare negli edifici di nuova costruzione. Inoltre, al
fine di non determinare sovrariscaldamento nei singoli
locali di una unità immobiliare (per apporti solari e apporti gratuiti interni) è opportuna l’installazione di
dispositivi per la regolazione automatica della temperatura ambiente nei singoli locali o nelle singole zone. E’ il
caso, ad esempio, delle valvole termostatiche a bassa
inerzia termica che, installate sui singoli radiatori sono in
grado di “strozzare” il circuito di alimentazione degli stessi,
riducendo automaticamente la potenza termica immessa
nel locale in base alla temperatura ambiente.
L’adozione dei diversi dispositivi di termoregolazione
(cronotermostati di zona, sonda esterna di temperatura,
valvole termostatiche, ecc.) adatti al tipo di impianto,
consente di sfruttare in modo molto più razionale l’energia termica prodotta dal generatore di calore.
I valori di rendimento di regolazione convenzionale
sono definiti dal prospetto II della norma UNI 10348:
l’adozione di sistemi di regolazione efficaci consente di
raggiungere valori elevati (0,96 ¸ 0,97). Ciò non è possibile per gli impianti dove detti sistemi non ci sono. Occorre aggiungere che tra gli interventi possibili da realizzare in un edificio per migliorarne l’efficienza energetica,
quello di adottare un idoneo sistema di regolazione (meglio se accoppiato alla contabilizzazione del calore) può
essere uno dei meno onerosi, ma significativo dal punto
di vista del rendimento.
Rendimento di distribuzione
Tale rendimento caratterizza l’influenza della rete di
distribuzione sulla perdita di energia termica non direttamente ceduta agli ambienti da riscaldare: se il generatore è posto all’interno dell’edificio, la norma di riferimento è la UNI 10348, se all’esterno la norma è la UNI
10347. Appare già chiaro, anche intuitivamente, che ciò
che influisce in modo determinante sul rendimento in
questione è la coibentazione delle tubazioni e in generale
degli organi (valvole, collettori, ecc.) in cui circola l’acqua calda per il riscaldamento. E’ questo il motivo per
cui il DPR 412/93 prescrive che tutte le tubazioni di distribuzione del calore, comprese quelle montanti in traccia o situate nelle intercapedini delle tamponature a cassetta, anche quando queste ultime siano isolate
termicamente, devono essere installate e coibentate, secondo opportune modalità, con materiali e spessori idonei. Tubazioni non isolate correttamente dal punto di vista termico influiscono negativamente e in modo signifi-
cativo sul rendimento di distribuzione (caso molto diffuso nei vecchi edifici), soprattutto se i percorsi sono estesi. Nel caso di coibentazioni realizzate a regola d’arte,
invece, il rendimento di distribuzione può arrivare a 0,95.
Rendimento di produzione
Il rendimento di produzione medio stagionale è il rapporto fra il calore utile prodotto dal generatore nella stagione di riscaldamento e l’energia fornita nello stesso
periodo sotto forma di combustibile ed energia elettrica.
= Qu / (Qc + Qe)
p
dove Qu è l’energia utile prodotta dal generatore in
una stagione di riscaldamento, Qc quella fornita dal combustibile e Qe quella fornita dalla rete elettrica, sempre
nello stesso periodo, per l’azionamento del bruciatore e
delle pompe.
Essenzialmente p dipende dal fatto che non tutta
l’energia “consumata” dal generatore viene trasferita
all’acqua. Si tratta di un parametro migliorabile, adottando caldaie di nuova generazione, sia di tipo standard (rendimenti del 97 ¸ 98%), sia a condensazione (che nel funzionamento a bassa temperatura possono arrivare a rendimenti del 107% sfruttando il calore di condensazione
dei fumi in uscita).
31
CASSERO VIA PORTA ROMANA
32
2.4. Ipotesi di intervento su alcuni edifici analizzati
CONDOMINIO VIA BARLAAM
33
CONDOMINIO VIA GANDINI
34
CONDOMINIO VIA MEDINI
35
2.5. Conclusioni
Il deficit di fonti energetiche e il surriscaldamento globale rendono il risparmio energetico una della maggiori
sfide globali del nuovo secolo. L’Italia ha il triste primato
di maggiore produttore europeo di CO2 da emissioni
imputabili alle case, e ciò dipende principalmente dallo
spreco energetico derivante dalle perdite per trasmissione dell’involucro edilizio e dal basso rendimento degli
impianti. Il patrimonio edilizio italiano è costituito prevalentemente (70-80%) di edifici costruiti prima dell’entrata in vigore delle leggi per il risparmio energetico (la
prima è stata la 373/76), e solo il 5-10% dopo l’entrata in
vigore della più restrittiva L.10/91. Il nuovo incide pochissimo sul bilancio energetico complessivo (tra l’1 e il
2%). E’ evidente che il campo sul quale si combatterà la
sfida del risparmio energetico è quello della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente.
Il continuo rialzo dei prezzi dei combustibili fossili sta
rendendo sempre più vantaggioso investire nella riqualificazione energetica degli edifici:
1) gli sgravi fiscali e altri incentivi previsti dal governo e
dagli enti locali, danno la possibilità di detrarre fiscalmente oltre la metà del valore dell’investimento per la
riqualificazione energetica dei propri immobili.
2) tali investimenti portano una riduzione dei costi
energetici, che ultimamente incidono sempre di più sui
bilanci delle famiglie
3) gli immobili non possono più essere messi sul mercato senza una “pagella energetica”, pertanto i dati sui
consumi energetici influiranno sempre di più sul valore
di mercato degli stessi
Con particolare riferimento a questo ultimo punto, già
dal 2007, in caso di vendita di edifici superiori a 1.000
mq è obbligatorio allegare al rogito il certificato energetico
dell’immobile, pena la nullità dell’atto. Dal 2008 tale regola si applicherà agli atti relativi ad edifici indipendenti
di qualsiasi dimensione e dal 2009 ad ogni singola unità
36
immobiliare. Dal 2010 anche alle locazioni.
In Alto Adige, dove già da tempo esiste la pagella
energetica degli edifici, si è riscontrato da un lato un sensibile apprezzamento dei valori degli immobili con prestazioni energetiche virtuose e dall’altro un altrettanto
sensibile deprezzamento di quelli invece meno
performanti. E’ probabile che grazie alle nuove normative,
lo stesso fenomeno si diffonda nel resto d’Italia.
Oggi più che mai quindi, se si intende investire in lavori di manutenzione straordinaria e/o per migliorare la
qualità del proprio immobile, conviene valutare anche
l’aspetto energetico dell’intervento. A tal fine è molto
utile ricorrere ad una analisi energetica preventiva, in
grado di indirizzare le scelte tecniche sulle soluzioni più
efficaci e con il miglior rapporto costi-benefici, valutando a priori il miglioramento di classe energetica per l’immobile.
Questa analisi, che ha costi relativamente bassi, ha
l’obiettivo di individuare i nodi critici del sistema edificioimpianto, calcolare su quali elementi conviene intervenire, e a quali obiettivi prestazionali tendere. Ciò permette
di investire più consapevolmente, ottenendo i migliori
benefici per le proprie tasche e per l’ambiente. E’ chiaro
che nel caso di interventi significativi, alla diagnosi
energetica preventiva dovrà seguire un progetto di
riqualificazione energetica più raffinato, che avrà il compito di entrare nel dettaglio delle scelte tecnologiche e
dei materiali più idonei a raggiungere gli obiettivi prefissati. In tal caso sarebbe auspicabile approfondire anche
altri aspetti legati al comfort e alla qualità dell’immobile,
tipo la climatizzazione estiva, il comfort acustico, ecc.
Le diagnosi energetiche preventive sono maggiormente influenzate dalla scelta del programma di calcolo, in
quanto normalmente, per motivi di economicità, standardizzazione e trasparenza, si utilizzano sistemi di calcolo
semplificati ed adatti alla certificazione energetica. Le
diverse scelte di semplificazione e di classificazione
energetica previste da tali programmi infatti, pur non
discostandosi molto tra loro, possono produrre per lo stesso edificio, diagnosi e soprattutto classi di prestazione
energetica diverse.
Affinchè la classificazione energetica venga riconosciuta dal mercato come valido parametro di valutazione
degli immobili, dovrebbe derivare da un unico sistema di
calcolo e di classificazione. Dovrebbero inoltre essere
previsti controlli da parte di un ente terzo rispetto sia al
comittente che al progettista. Al contrario, il ritardo del
Governo nell’approvazione dei decreti attuativi per la
certificazione energetica e l’accreditamento dei
certificatori, ha di fatto incentivato la proliferazione di
vari sistemi di diagnosi energetica. Ciò sta creando molta confusione sia tra gli operatori che nel mercato, con
l’effetto di rallentare gli investimenti in riqualificazione
energetica, che avrebbero invece bisogno di essere accelerati.
Nonostante l’incertezza di alcuni riferimenti normativi,
è comunque auspicabile oltre che conveniente iniziare il
percorso di riqualificazione energetica del patrimonio
edilizio esistente.
Il presente studio intende offrire un contributo al dialogo con l’Amministrazione pubblica, con i concittadini e
gli operatori del settore immobiliare, sul tema della
riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente, anche in vista della discussione dei nuovi strumenti
normativi locali.
Secondo recenti studi di Nomisma, il 65% del patrimonio edilizio esistente è energeticamente obsoleto e
necessita di interventi manutentivi straordinari. Offre
pertanto l’occasione di procedere con una importante
opera di riqualificazione energetica. Negli edifici analizzati il risparmio conseguibile (considerando i soli interventi sull’involucro edilizio) è mediamente del 40%, con
punte minime del 25% e massime del 70%; i tempi medi
di rientro dell’investimento sono di 7 anni, considerando
gli sgravi fiscali del 55% e considerando stabili i costi
energetici.
La differenza tra i risultati ottenuti è da imputare al
fatto che in alcuni casi è possibile intervenire su diversi
elementi del sistema edificio-impianto, mentre in altri casi
gli interventi sono solo parzialmente attuabili. Problemi
legati alla morfologia dell’immobile, motivi di tutela del
prospetto architettonico (va infatti tenuto conto che
Ferrara è città patrimonio dell’Unesco), di convenienza
economica, di giurisdizione (non sempre si ha il diritto di
intervenire autonomamente su tutti i lati dell’involucro
edilizio) ecc., possono limitare gli interventi possibili.
Riqualificando energeticamente la parte di patrimonio edilizio esistente che più necessita di manutenzione
straordinaria, si otterrebbero dei risultati economici ed
ambientali notevoli.
A solo titolo di esempio, ipotizziamo di estendere i
risultati emersi dal presente studio al 65% delle circa
184.000 unità immobiliari della provincia di Ferrara:
- consideriamo per tali immobili un indice di prestazione
energetica media pari a 185 kwh/mq;
- consideriamo attuabili con le attuali tecnologie, investimenti in riqualificazione energetica dell’involucro con
tempi di ritorno attorno ai 7 anni, finalizzati ad ottenere il
40% di risparmio energetico ad esso riferito;
Passando da una classe energetica G ad una classe
energetica F si otterrebbe un risparmio di emissioni di
CO2 equivalente alla riduzione di 74.000 automobili dalle
strade provinciali. Tutto ciò senza considerare eventuali
benefici derivanti da interventi sugli impianti, che sulla
base dei dati da noi rilevati disperdono mediamente il
30% dell’energia.
Due anni fa Adiconsum ha commissionato uno studio
specifico relativo ad interventi di solo efficientamento
degli impianti su edifici esistenti, i cui risultati hanno
evidenziato una riduzione dei consumi energetici tra il
30% e il 40% a fronte di investimenti i cui tempi di
ammortamento si mantengono attorno ai 3 anni, tenuto
conto delle detrazioni Irpef al 55% previste dalla legge
finanziaria.
37
3. Villa
Amalia: un esempio di ottimizzazione energetica nella ristrutturazione
di un edificio liberty
Andrea Mantovani e Luisa Bruzzo, Archenergy s.r.l. Ferrara
L’edificio oggetto di ristrutturazione, noto come villino Santini, dal nome del committente, è stato completato
nell’agosto del 1905 su progetto dell’ing. Ciro Contini di
Ferrara. La denominazione di “Villa Amalia” deriva da
un omaggio ad Amalia Torri, moglie del proprietario Paolo Santini, committente della villa e proprietario di una
fabbrica metallurgica1. Il villino presenta una pianta molto
articolata e sviluppata su quattro piani con ampia terrazza al secondo piano.
La struttura portante è in muratura di mattoni pieni a
due teste in elevazione e a tre nella parte basamentale
38
con rivestimenti ad intonaco; le cornici, le paraste, i
bancali ed i marcapiani sono in cemento così come il cornicione con mensole decorate che orna l’ultimo piano.
Le finiture interne, porte e pavimenti originali, conservati in gran parte, sono stati restaurati e recuperati,
compresi il soffitto ligneo cinquecentesco proveniente da
una casa di via A. Lollio a Ferrara e la sottostante fascia
dipinta dal pittore Augusto Pagliarini; i suggestivi pavimenti in battuto “alla veneziana” sono stati interamente
restaurati e parzialmente completati nelle parti danneggiate dal passaggio dei vecchi impianti di riscaldamento
e da modifiche interne succedutesi negli anni.
L’intervento ha previsto un progetto di adeguamento
impiantistico ed insieme un intervento di consolidamento
strutturale e risanamento energetico per una riduzione
del fabbisogno di energia primaria.
3.1. Interventi
Il piano seminterrato presentava problemi di umidità di risalita con distacco dell’intonaco sulle pareti perimetrali e dispersioni termiche attraverso il solaio
controterra costituito da un sottofondo di sabbia e inerti
di diversa granulometria e da un massetto in cls.
L’intervento ha previsto il risanamento e la coibentazione del basamento e delle pareti perimetrali portanti.
Nel solaio controterra sono stati realizzati un vespaio
a secco in ghiaia, una soletta in c.a. e pannelli isolanti in
polistirene estruso, un massetto in alleggerito per gli impianti e il sottofondo per il pavimento con un passaggio
da un valore di trasmittanza U di 1,54 W/m2K ad un
valore di 0,29 W/m2K.
Il risanamento delle pareti perimetrali esterne è stato
ottenuto mediante una controparete interna in pannelli di
calcio silicato, che hanno un’elevata porosità e proprietà
termoisolanti in grado di garantire un clima confortevole
grazie alla regolazione attiva dell’umidità dell’aria.
Al piano rialzato e al piano primo, dove maggiori
erano i vincoli dati dagli elementi di pregio, l’intervento
di miglioramento delle prestazioni energetiche ha riguardato l’integrale sostituzione degli infissi esistenti, già particolarmente compromessi, con serramenti di disegno e
39
materiali analoghi a quelli originali ma ad alto isolamento
con vetri basso-emissivi e vetrocamera con gas Argon e
con trasmittanza complessiva dell’infisso Uw=1,36 W/
m2K.
Il risanamento energetico più completo è stato possibile nel sottotetto che prima dell’intervento era utilizzato come locale di servizio. L’isolamento della copertura è stato realizzato all’intradosso della struttura non
essendo possibile aumentare lo spessore esterno della
linea di gronda del cornicione.
La posa dell’isolamento, in fibra di legno, ha richiesto
un lavoro molto accurato; i pannelli sono stati fissati alla
struttura lignea esistente e successivamente sono stati
posti in opera un freno al vapore perfettamente sigillato
con un particolare nastro a tenuta ed il cartongesso lasciando a vista la struttura lignea principale.
La controparete interna, isolata sempre con lo stesso
sistema e montata su una struttura in listelli di legno, ha
permesso la continuità dell’isolamento dell’intero involucro verso l’esterno ed il vano scala non riscaldato e la
riduzione dei ponti termici; tutti i passaggi impiantistici
verso l’esterno sono stati sigillati con apposite nastrature
di tenuta all’aria.
Dall’analisi energetica effettuata sull’edificio risultava che il piano primo, soprattutto in corrispondenza della
terrazza sovrastante, presentava notevoli dispersioni
termiche.
L’intervento ha previsto un isolamento all’estradosso
della terrazza con cm 8 di pannelli battentati in polistirene
estruso, il massetto alleggerito in pendenza e, per una
maggiore tenuta all’acqua, una guaina impermeabile in
poliestere stesa sotto il pavimento in piastre di cemento.
Da un valore di trasmittanza pari a 1,20 W/m2K si è
passati ad un valore di 0,21 W/m2K riducendo quindi in
modo consistente le dispersioni termiche del vano
40
sottostante la terrazza.
Dove sono stati restaurati i pavimenti originali della
villa la progettazione impiantistica ha previsto il mantenimento del sistema tradizionale con terminali in ghisa
e la sostituzione delle vecchie caldaie con l’impiego di
generatori ad alta efficienza e valvole termostatiche. La
produzione di acqua calda sanitaria è ottenuta mediante
collettori solari con tubi sottovuoto posti sopra la copertura e relativi serbatoi di accumulo collocati nel piano
seminterrato.
Nel piano sottotetto sistemi a bassa temperatura a
pannelli radianti con bassa inerzia termica consentono
un uso più flessibile dell’impianto, minori consumi di combustibile, maggior comfort rispetto ai sistemi a radiatori
e l’integrazione all’impianto a collettori solari.
Per il rifacimento di alcune parti dei solai dei piani
rialzato, primo e sottotetto sono stati utilizzati sottofondi
a secco con livellante granulare in calcestruzzo cellulare
minerale essiccato, senza impiego di leganti umidi. L’utilizzo di questi sistemi consente una drastica diminuzione
dei tempi di cantiere con l’eliminazione dell’umidità residua presente invece nei sottofondi tradizionali ed un miglioramento dell’isolamento acustico dei solai. Nel
sottotetto si è utilizzato un pacchetto di sottofondo integrato con l’impianto a pannelli radianti a pavimento completamente a secco costituito da granulare, pannelli di
isolamento e anticalpestio e pannelli sagomati per
l’alloggiamento delle tubazioni dell’impianto radiante.
41
3.2. Conclusioni
L’edificio in oggetto prima dell’intervento presentava un fabbisogno energetico dovuto alle scarse prestazioni dell’involucro pari a 404,49 kWh/m2anno ed un impianto di riscaldamento centralizzato a bassa efficienza;
complessivamente la classe energetica dell’involucro lo
poneva in una classe G.
L’intervento di risanamento ha previsto la suddivisione dell’edificio in tre unità distinte con relativi generatori
per il riscaldamento; l’analisi delle caratteristiche termiche ha permesso di individuare negli infissi, nella copertura, nel basamento e nel terrazzo non isolato le componenti dell’involucro responsabili di rilevanti dispersioni.
Il miglioramento delle prestazioni energetiche è stato
possibile solo in alcune parti dell’edificio a causa di vincoli oggettivi quali le finiture interne e gli elementi
architettonici e decorativi esterni da salvaguardare; pur
non riuscendo a raggiungere una classe energetica soddisfacente, si è calcolato, dopo il risanamento, un
fabbisogno energetico specifico dell’involucro nel suo
complesso pari a circa 245 kWh/m2anno che dimezza i
consumi precedenti.
Prendendo in considerazione ogni unità abitativa si è
calcolato che il sottotetto, dove è stato possibile un intervento più completo anche dal punto di vista impiantistico,
è rientrato in una classe energetica D, con un fabbisogno
specifico dell’involucro di circa 75 kWh/m2anno. Anche
nei piani rialzato e primo i consumi dell’involucro dopo il
risanamento si sono ridotti arrivando rispettivamente fino
a 186 kWh/m2anno e 165 kWh/m2anno.
Da un’analisi dei costi relativi al solo miglioramento
delle prestazioni energetiche dell’involucro, si è ricavato
un costo aggiuntivo di circa 200 €/mq, dovuto sia all’impiego di materiali naturali e certificati, quali fibra di legno
e pannelli in calcio-silicato, sia alle difficoltà di posa oggettive date dagli elementi architettonici e decorativi quali
voltine, cornici, modanature e finiture interne. Considerando la possibilità di usufruire delle detrazioni fiscali del
42
55% si è stimato un tempo di ritorno dell’investimento di
7,4 anni, senza tenere conto degli incrementi di costo dei
combustibili per il riscaldamento.
In seguito a questa esperienza si può concludere che
un intervento di risanamento energetico in un edificio di
pregio storico ed architettonico è particolarmente complesso e richiede una stretta collaborazione ed un attento coordinamento fra tutte le professionalità che si alternano nel cantiere.
Si rende indispensabile un’analisi accurata del manufatto che permetta di individuare le principali cause di
inefficienza energetica e di condurre un progetto di
ristrutturazione che integra interventi di consolidamento
strutturale, restauro degli apparati decorativi, rifacimento delle linee impiantistiche, con interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche.
La riqualificazione energetica del patrimonio edilizio
esistente è un processo che deve essere sostenuto ed
incentivato, perché anche parziali interventi di ristrutturazione possono essere un’occasione per ridurre sprechi e consumi.
Proprietà:
Maria Chiara Lega e Maria Rita Lega
Progettisti:
arch. Luisa Bruzzo e arch. Andrea Mantovani,
Archenergy s.r.l, Ferrara
Direzione Lavori:
arch. Andrea Mantovani
Progettazione impiantistica:
p.i. Marino Galli, Ferrara
Impresa edile:
Lavori Edili di Massari Pietro, Ferrara
Impianti idrosanitari e riscaldamento:
Termoidraulica Mazzini & Lamborghini, Ferrara
Impianti elettrici:
Veronesi impianti elettrici di Veronesi p.i. Carlo, Ferrara
Serramenti in legno:
Franciosi & Ronchi s.a.s., Ferrara
Opere in ferro:
Fratelli Casetti s.r.l., Ferrara
inizio lavori: marzo 2007
fine lavori: luglio 2008
Note
1
Da: L. Scardino, Ciro Contini ingegnere e urbanista, Liberty
house, Ferrara 1987, pp. 86-90.
43
4. Valutazione delle prestazioni energetiche degli edifici esistenti in relazione
alla tipologia edilizia
Maurizio Biolcati Rinaldi, Dipartimento di Ingegneria, Università di Ferrara
keywords: riqualificazione edilizia, risparmio
energetico, classificazione esistente
4.1. Ambito della ricerca
Le recenti normative sul miglioramento del
rendimento energetico dei fabbricati ribadiscono che
l’unico modo di procedere correttamente è la
“progettazione integrata” del sistema edificio-impianti
unendo indissolubilmente le scelte geometrico-formali e
bilancio energetico della costruzione, il riscaldamento
invernale e gli apporti solari, la climatizzazione estiva e
l’illuminazione artificiale, il rendimento degli impianti e
le fonti rinnovabili. Vengono distinti gli edifici esistenti
da quelli di nuova costruzione, che, avendo una vita più
lunga, presentano un potenziale di consumo più elevato,
e per i primi si prevede l’applicazione graduale dei requisiti minimi prestazionali in relazione al tipo di intervento.
Col presente studio si vuole fornire alle Amministrazioni locali un contributo di conoscenza tramite analisi
energetiche condotte su edifici esistenti per comprendere
le situazioni di consumo di edifici plurifamiliari e i livelli
di risparmio energetico ottenibili con una progressione
di interventi migliorativi.
Le aree tematiche su cui è possibile lavorare sono:
a) Prestazioni dell’involucro, b) Efficienza energetica
degli impianti, c) Fonti energetiche rinnovabili, d)
Sostenibilità ambientale.
Nell’ambito degli interventi su edifici esistenti per
quanto riguarda le prestazioni dell’involucro nulla può
essere modificato per l’orientamento dell’edificio, mentre
si possono effettuare interventi significativi nell’isolamento termico dell’involucro e nelle prestazioni dei
serramenti.
44
Negli interventi di ristrutturazione, che si potrebbero
definire “leggeri”, l’area tematica efficienza energetica
degli impianti è facilmente affrontabile per quanto
riguarda la produzione di calore ad alto rendimento,
tramite la sostituzione del generatore di calore esistente
con un sistema a condensazione e con l’inserimento di
valvole termostatiche ad ogni radiatore, mentre risultano
praticamente impossibili altri tipi di intervento come
l’impiego di sistemi a bassa temperatura (pannelli radianti
integrati nei pavimenti, nelle pareti o nelle solette dei
locali da climatizzare) per il riscaldamento invernale,
oppure l’installazione di un sistema di ventilazione ad
azionamento meccanico controllato, oppure ancora i tetti
verdi per ridurre gli effetti ambientali in estate.
Anche l’applicazione di sistemi che impiegano fonti
energetiche rinnovabili risulta agevole solo per l’utilizzazione del teleriscaldamento. Situazione più complessa
si presenta con l’inserimento di collettori solari su tetti
piani oppure su falde esposte a Sud (eventuali vincoli
della Soprintendenza, superfici di falde limitate rispetto
al fabbisogno, verifica strutturale per l’inserimento di
vasche di accumulo sul tetto, costruzione di ambienti a
terra per contenere le vasche, ecc.). Per l’installazione
di impianti solari fotovoltaici, invece, a risulta rilevante
la non convenienza economica in assenza di condizioni
economiche favorevoli, come contributi, ecc.
Un’ultima considerazione, infine, sugli aspetti progettuali relativi alla sostenibilità ambientale, con particolare
riguardo alla riduzione del consumo di acqua potabile
tramite l’utilizzo delle acque meteoriche, raccolte dalle
coperture degli edifici, per l’irrigazione del verde pertinenziale, la pulizia dei cortili e dei passaggi ci deve essere
almeno una superficie destinata a verde pertinenziale e/
o a cortile superiore a 30 m2.
Dalle brevi considerazioni sopra riportate si può
affermare che l’applicazione di misure per incrementare
la Classe di edifici esistenti fatti oggetto di interventi
“leggeri” sono possibili ma l’applicazione di misure per
ottenere incrementi di classe sono limitati a: 1) aumento
della coibentazione delle pareti verticali esterne, delle
coperture e dei basamenti, 2) sostituzione dei serramenti,
3) sostituzione della caldaia, 4) inserimento di termostati.
4.2. Le tipologie edilizie oggetto di analisi
energetica
Sono stati analizzati alcuni tipi di edifici plurifamiliari
e pluripiano a struttura portante di laterizio, uno in centro
storico (palazzo Muzzarelli), un edificio in linea a tre
piani con due corpi scala con 18 appartamenti nella zona
di espansione del primo dopoguerra sulla via Foro Boario
e un uno a tre piani e sei appartamenti nella prima zona
di espansione degli anni ’50 ed uno a tre piani e sei appartamenti nella prima zona di espansione degli anni ’50.
Palazzo Muzzarelli, su via de’ Romei, ha nove
appartamenti variamente distribuiti in una pianta
irregolare con superficie 932 m2, volume 3452 m3 ed un
rapporto S/V di 0,714, mentre il fabbisogno energetico
primario di 456 kWh/m 2 anno. L’edificio a 18
appartamenti, (nove per ogni vano scala) situato in via
Foro Boario ha superficie 2040 m2, volume 4038 m3 ed
un rapporto S/V di 0,51, mentre il fabbisogno energetico
primario di 306,8 kWh/m 2 anno. L’edificio a sei
appartamenti, situato in via Dogali ha superficie 1023
m2, volume 1577 m3 ed un rapporto S/V di 0,65, mentre
il fabbisogno energetico primario di 430,3 kWh/m2 anno.
Premesso che i calcoli delle dispersioni energetiche
sono stati effettuati puntualmente creando ogni volta
precise tabelle di calcolo per avere dati reali di fabbisogno
e non farsi fuorviare dalle semplificazioni delle procedure
codificate dai vari sistemi di qualificazione, si può vedere
che dai dati del fabbisogno energetico si deducono due
cose: primo che mediamente i fabbisogni sono più elevati
di quel valore medio (EPi 160-180 kWh/m2 anno) indicato
dalle norme regionali, e secondo che sono così lontani i
dati della “classificazione altamente virtuosa” (classe
A) e così difficile da raggiungere che è opportuno mettere
in evidenza il risparmio energetico sulla situazione attuale
ottenuto con i diversi tipi di intervento piuttosto che il
raggiungimento di una certa classe che apparirà sicuramente “poco virtuosa” (classi D, E, F, G).
Se si procede con un’analisi puntuale dei possibili
interventi su Palazzo Muzzarelli, anche se non è soggetto alla normativa sul risparmio energetico perché edificio
protetto dalla Soprintendenza, si possono rilevare alcune cose interessanti. Intanto non è possibile procedere
con una protezione a cappotto nemmeno all’interno,
perché presenta lesene, capitelli, volte affrescate che
non possono essere nascoste alla vista, per cui viene
meno un buon strumento di risparmio. Tuttavia con interventi puntuali si possono limitare i fabbisogni di oltre il
26% tramite la sostituzione della caldaia e di oltre il 9%
con la sostituzione degli infissi, anche se va messo in
evidenza che in almeno due dei nove appartamenti il
risparmio supera il 15%. Se, invece, oltre i due tipi di
intervento sopraccitati, viene applica una protezione
termica adeguata alla copertura (10 cm. di termoisolante) ed al sottofondo del piano terra il risparmio
globale è quasi il 67%. Per i regolamento della Regione
Emilia-Romagna l’edificio è ancora in classe E mentre
per il Comune di Ferrara è in classe G. Anche se la
classificazione esprime un giudizio punitivo, l’intervento
ha ottenuto un risparmio di circa due terzi rispetto al
consumo attuale, e questo è sicuramente un buon
risultato.
Più agevole è stato lo studio energetico degli altri
due edifici, poiché la forma regolare ha consentito analisi
più spedite e si potuto verificare gli effetti della protezione
continua dell’involucro.
L’edificio di via Foro Boario (che disperde 306,8 kWh/
45
m2 anno e ha un EPi limite di 62,42 kWh/m2 anno) subisce un forte miglioramento di circa il 36% tramite la sostituzione della caldaia con una ad alta efficienza e l’inserimento di termostati-ambiente nei radiatori esistenti.
Un altro 5% circa si ottiene sostituendo le finestre munite di un vetro camera 4-15-4 oppure un 6% circa con un
vetro triplo 4-12-4-12-4; in definitiva si arriva a oltre il
41% di risparmio con tre tipi di intervento di scarsa complessità “invasiva” sulla vita degli abitanti. Il rivestimento dell’involucro con 10 cm. di termoisolante (pareti, solaio di copertura, solaio di piano terra) porta ad un risparmio del 76% se non viene isolato il solaio del vano
scala ed all’82% se viene isolato, e si arriva a sfiorare
l’85% se si isolano anche le spallette delle finestre con 5
cm. di termoisolante. L’impiego di pannelli radianti al
posto dei radiatori fornisce un ulteriore miglioramento
del 9-10% se non si ricopre l’edificio col termoisolante,
ma con il cappotto sulle pareti orizzontali e sui solai aggiunge un modesto vantaggio inferiore all’1%. Analogo
effetto si ha riscaldando il vano scala: da un miglioramento del 9-10% si scende velocemente sotto l’1% con
la realizzazione del cappotto. Il consumo di 46,9 kWh/m2
anno colloca l’edificio in classe C per il Comune di Ferrara
ed in classe B per la Regione, ma il risultato di un risparmio dell’85% senza energie alternative è decisamente di
grande entità.
L’edificio di Via Dogali (che disperde 430,3 kWh/m2
anno e ha un EPi limite di 74,25 kWh/m2 anno) presenta,
ovviamente, un comportamento simile a quello di Foro
Boario e consente un risparmio di quasi il 37% montando una caldaia ad alta efficienza, termostati-ambiente
nei radiatori; un altro 8% si ottiene con finestre con
vetrocamera, per arrivare all’86 % con un cappotto sulle pareti perimetrali, sulla copertura e in cantina, cui si
può aggiungere un altro 2,5% isolando termicamente le
spallette delle aperture, per un risparmio totale di 88,4%
(EPi 49,9 kWh/m2, cioè classe B per la Regione e classe
C per il Comune) ed il 90,22% se si riscalda il vano scala
46
(EPi 42,1% kWh/m2, cioè classe B per Regione e classe
C per il Comune).
4.3. Verso nuove regole di classificazione degli
edifici esistenti
I risultati ottenuti con i vari tipi di intervento per il
risparmio energetico su edifici esistenti evidenziano la
necessità di impostare un criterio di classificazione che
tenga conto della quantità di risparmio ottenibile rispetto
alle condizioni attuali e sottolinei lo sforzo di
miglioramento ottenuto. Usare lo stesso metro di
classificazione per edifici nuovi ed edifici esistenti crea
danno di immagine agli sforzi che si possono
ragionevolmente attuare per migliorare i consumi
energetici e danno economico al valore della costruzione.
Viene di seguito presentata una delle possibili proposte
di classificazione energetica.
EDIFICIO VIA DOGALI, 8 - FERRARA
PIANTA PIANO TIPO
47
EDIFICIO VIA FORO BOARIO, 18 - FERRARA
PIANTA PIANO TIPO
48
PALAZZO MUZZARELLI, VIA DE’ ROMEI, 15 - FERRARA
PROSPETTO INTERNO
49
5. Integrazione
avanzata strumenti di rilievo non invasivi per l’analisi
dell’involucro edilizio a fini energetici e di restauro
Alessandro Pancaldi, DIAPREM, Facoltà di Architettura, Università di Ferrara
keywords: riqualificazione energetica, diagnosi
dell’esistente, rilievo integrato
Le problematiche relative alla tematica della riqualificazione energetica scaturiscono essenzialmente da un
contesto, quello italiano, storico e tecnico e culturale in
cui i consumi di energia legati ai fabbisogni di riscaldamento e raffrescamento degli edifici rap-presentano
una quota determinante (e a volte preoccupante) del
bilancio energetico del Paese. Se da un lato sempre più
si diffondono e si perfezionano logiche di progettazione
attente alla necessità di contenere i consumi energetici
nell’ambito delle nuove costruzioni, i progressi registrati
nel “recupero” di edifici esistenti e nella soluzione delle
problematiche ad esso associate non appaiono sufficientemente incisivi: tutto questo, a causa di una normativa non stringente, di difficoltà tecniche e di considerazioni economiche. La prima domanda che sorge,
nell’ottica di sviluppare ricerche sull’energia in ambito
edilizio, è la seguente:
è possibile, con l’ausilio e l’integrazione di tecnologie
per il rilievo dell’esistente, già conosciute e impiegate
singolarmente, aumentare il fattore di conoscenza per
una migliore risposta diagnostica e critica nel percorso
di calcolo del rendimento energetico, il quale calcolo
(secondo la normativa) può essere portato a termine
anche avendo a disposizione pochissimi fattori informativi?
Sulla base di questi interrogativi ci si è proposti, in sede
di ricerca, di capire e sintetizzare le richieste tecnico –
normative e di effettuare una fase di test sull’applicazione
e l’integrabilità delle tecnologie hardware e software
conosciute.
50
Una delle modalità della ricerca condotta in ambito
universitario è stata quella di sperimentare l’integrazione
tra alcuni dei “know how” già acquisiti e consolidati
nell’ambito del rilievo strumentale e testare in che modo
possono essere incrociati i dati ottenuti da strumentazioni,
hardware e software, già conosciute e fortemente
caratterizzate da proprie tecnologie. In particolare, si è
fatto affidamento sullo strumento di rilievo laser scanner,
sulla stazione totale di rilievo topografico e sulla
termocamera digitale ad infrarossi.
In questa sede si ha avuto modo di affrontare la lettura
e l’analisi critica dell’esistente e si è cercato di stabilire
qual è la relazione tra forma dell’architettura e il
rendimento energetico della stessa. Ci si è proposti altresì
di trovare scientificamente un legame il più possibile
codificabile tra le principali macro-problematiche legate
al consumo energetico e le principali tipologie edilizie
sofferenti o, quantomeno, caratterizzate da tali patologie.
Inquadramento del problema scientifico
Il problema scientifico rientra in un quadro che
individua percorsi distinti ma destinati ad intersecarsi: il
primo conduce necessariamente alla comprensione e al
recepimento di una normativa non ancora stringente in
materia di risparmio energetico e di linee guida che
ancora non sono state specificate e definite ufficialmente
ed in modo univoco.
Il secondo percorso parte dal presupposto per cui
sembrano non ricevere la necessaria attenzione le
difficoltà tecniche, legate all’adeguamento di costruzioni
esistenti, e quelle economiche che, comunque, restano
alla base di un problema, quello del contenimento dei
consumi energetici, non ancora radicato nella collettività,
anche a livello culturale.
Alla luce di tali considerazioni, è stato scelto di
indagare in che modo i fattori morfologici (oppure, come
preferiamo definirli, morfometrici) in architettura e in
edilizia intervengono a condizionare il comportamento
energetico.
Si segnala in questa sezione l’enorme valore scientifico che hanno assunto, nell’ambito delle sperimentazioni svolte e nell’ambito di una ricerca sui comportamenti
energetici in architettura, l’approfondimento della
termografia come tecnica di innovazione al rilievo non
invasivo e la possibilità di testare inten-samente i nuovi
strumenti di indagine termografica e termoflussimetrica
rivolte alla diagnostica sia in materia energetica, sia in
materia di salvaguardia dei beni architettonici.
Obiettivi della ricerca
La ricerca condotta si è posta alcuni importanti
obiettivi in materia di energia, così definibili e sintetizzabili:
- leggere, comprendere e identificare le grandezze fisiche
ed i parametri che intervengono nelle procedure di
valutazione energetica;
- stabilire in che modo le caratteristiche fisiche proprie
dell’organismo edilizio esistente influiscono nel
rendimento energetico dello stesso, confrontando le
prescrizioni derivanti dalla regolamentazione normativa
in materia energetica con i dati sperimentali acquisiti;
- formulare, sulla base delle conoscenze acquisite, un
quadro di considerazioni che fungano da indicazione di
ricerca e che possano costituire le basi di uno sviluppo
tecnologico che ha come obiettivo la progressiva
automazione di tecnologie per la valutazione energetica;
tali tecnologie, ad oggi, dipendono ancora fortemente
dalla post produzione “manuale” con conseguenti margini
di tolleranze ed elevati tempi/costi di elaborazione.
Percorso della ricerca
Il percorso condotto si è proposto di sperimentare
l’integrazione tra alcuni dei “know how” già consolidati
nell’ambito del rilievo strumentale e di comprendere in
che modo possono essere intersecati, uniti o confrontati
i dati ottenuti da strumentazioni, sensoristiche, hardware
e software, già conosciuti ma, probabilmente, mai usati
in modo simultaneo e, soprattutto, complementare.
In questa sede si è voluto testare se, generando
elevate “qualità” e “quantità” dei dati di partenza,
specializzandoli successivamente per una precisa
richiesta di analisi, potessero subire sensibili variazioni:
- il margine di tolleranza (tenendo presente che una
misura è sempre soggetta ad una lettura “umana” e che
misure ripetute di una stessa grandezza forniscono
sempre valori diversi, anche se con differenze minime);
- il fattore di attendibilità nel calcolo del rendimento
energetico di un edificio.
E’ stato possibile stilare un primo quadro di ragionamenti metodologici che hanno riguardato sia la procedura dell’acquisizione, sia la prassi di elaborazione
comunemente implementata.
Si è giunti quindi ad una prima serie di conclusioni che
hanno riguardato l’opportunità e/o la convenienza di
seguire, nell’acquisizione e nell’elaborazione, operazioni
comunemente codificate oppure percorsi metodologici da
considerarsi “in fase di ottimizzazione” ai fini della
velocità specifica e del valore di integrazione tra due o
più, delle tecniche utilizzate.
Su questa base è stato possibile redigere un bilancio
realmente riassuntivo e comparativo dei limiti degli
strumenti, se utilizzati singolarmente, delle potenzialità di
integrazione di tecnologie diverse, della opportunità e
convenienza insite in una base dati perfettamente
organizzata, della necessità e della portata di un intervento
manuale in post acquisizione.
51
6. Finanziare il risparmio energetico e la qualità abitativa: una chiave per il futuro
Gian Luca Cazzola, Responsabile Imprese e Foreign Op.ve Dept., Cassa di Risparmio di Cento Spa
keywords: visione banca del territorio, riduzione
costi, finanziamenti specifici, ammortamento con
rimborso fiscale
La Cassa di Risparmio di Cento, come banca del territorio, intende partecipare ad ogni iniziativa che possa
aiutare a raggiungere obiettivi che migliorano la qualità
della vita e comportano la riduzione dei costi per famiglie ed imprese, dare sostenibilità al bilancio energetico
del nostro paese e contribuire a salvaguardare l’ambiente ed il clima.
Ritiene quindi decisamente importante il tema del risparmio energetico negli edifici civili, residenziali e dei
servizi, e considera meritoria questa iniziativa della Fondazione degli Architetti della nostra provincia, per sensibilizzare alla necessità di ristrutturazioni certificate secondo la direttiva europea 2002/91, e stimolare l’avvio di
iniziative formative ed operative per i tecnici e le imprese, finalizzate al concreto raggiungimento dell’obiettivo
di minori consumi energetici degli immobili residenziali e
dei servizi, oltre che ad operare indirettamente per un miglioramento delle tecnologie edili, utili ad allineare il
comparto italiano alle più avanzate esperienze europee
nell’interesse dei privati consumatori e del nostro paese.
La Cassa ha già strutturato i finanziamenti specifici
necessari per le ristrutturazioni e la costruzione di edifici
certificati per il risparmio energetico, oltre ai finanziamenti
per impianti per la produzione di energie rinnovabili, quali gli impianti fotovoltaici, per cogenerazione di energia,
a biomasse, ritenendo che il risparmio e l’efficienza
energetica saranno le principali, seppur parziali, soluzioni del problema che nasce dalle limitate risorse energetiche e dall’incremento dei consumi della popolazione
dei paesi emergenti; con il conseguente miglioramento
52
delle condizioni di vita queste rappresentano le principali
concause di un costante aumento del costo dell’energia,
tendenza prevedibile anche dei prossimi anni.
Urge l’avvio di interventi finalizzati al risparmio sui
costi di climatizzazione degli edifici, oltre che la costante
ricerca di un più efficiente utilizzo dell’energia, per il problema delle fonti energetiche incrementabili solo in misura limitata dalle fonti rinnovabili, per il petrolio la cui
capacità di estrazione è in prospettiva in decremento, per
un nucleare ancora problematico e dagli elevati costi, e
comunque per le limitate quantità di energia producibili.
La previsione di ulteriori aumenti dei costi energetici
per famiglie ed imprese impone il rapido ed efficace avvio di interventi indirizzati alla riduzione dei consumi
energetici ed a migliorie dell’efficienza energetica di processi e strutture.
L’Italia dovrà emulare esperienze positive, come quella tedesca più avanzata della nostra nella produzione di
energie alternative e nella riduzione dei consumi dei processi produttivi e degli edifici residenziali, industriali e dei
servizi.
E’ esemplare anche il caso virtuoso e di successo dell’Alto Adige (CasaClima-Klimahaus) nato dalla volontà
dell’amministrazione pubblica locale, oggi presente anche
nei regolamenti di numerose amministrazioni italiane, che
ha dimostrato che è possibile procedere, con edilizia ad
alto risparmio energetico, a fortissime riduzioni nei consumi per riscaldamento e condizionamento, a costi di investimento convenienti e con forti risparmi di costi di
esercizio, che danno, grazie alla certificazione indipendente, maggiore valore alla proprietà. Vediamo che questa
esperienza di successo è in via di sviluppo in altre regioni
italiane, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Emilia
Romagna, Toscana, Lazio. Dopo la espressione di condivisione della certificazione CasaClima da parte tedesca, è sorprendente il forte interesse evidenziato sulla
stampa dei giorni scorsi da parte di enti governativi brasiliani.
Si può ritenerla esperienza virtuosa e di successo, da
condividere nelle regioni italiane.
Evidenziamo anche che circa il 45% della bolletta
energetica italiana è correlata a usi residenziali.
E’ quindi possibile contribuire efficacemente con le
ristrutturazioni ad alta efficienza energetica del residenziale al riequilibrio e alla sostenibilità della bolletta
energetica italiana, mentre la mancata azione o ritardi
ulteriori esporrebbero il nostro paese a problemi enormi
negli anni a venire e per la prossima generazione.
I numerosi interventi realizzati in Italia dimostrano che
l’investimento sul miglioramento energetico di una struttura esistente è più facilmente ammortizzabile se si punta ad un alto livello di rendimento ed all’azzeramento della
bolletta energetica, poichè con il contributo 55% si dimezzano i costi d’intervento e con l’alta efficienza si tende
ad azzerare i costi di gestione negli anni successivi.
Buone notizie sono arrivate recentemente da fonti del
Ministero Sviluppo Economico e dell’ Enea, che hanno
dichiarato che sono state 106 mila le documentazioni inoltrate all’ente per la richiesta di detrazione fiscale 55%
per interventi di riqualificazione energetica, di cui il 94%
riguarda il settore residenziale ed il 43% è relativo a case
unifamiliari. Il dato del risparmio energetico permesso
dagli interventi di riqualificazione viene stimato a a 880
Gigawattora, con una minore emissione di 193 mila tonnellate di CO2.
Il dato globale degli importi degli interventi, 1,4/miliardi
di Euro, è da considerare elevato, specie se correlato
all’ancora recente provvedimento agevolativo.
Per gli interventi di ristrutturazione finalizzata all’efficienza energetica di cittadini privati, condomini, immobiliari, imprese edili ed industriali, la Cassa di Risparmio
di Cento concede finanziamenti a tassi agevolati, strutturati in modo specifico con piani di ammortamento
decurtabili anche con l’incasso del beneficio fiscale.
Si tratta di mutui rapidamente e facilmente ottenibili,
anche perché la nostra banca vede in un immobile certificato ad alta efficenza energetica (secondo direttiva
2002/91 da ente terzo) pregio e maggior valore, che agevolano la finanziabilità per la capacità di creare indirettamente reddito futuro per le famiglie e le imprese, e per
la certezza di minori spese di conduzione dell’immobile
che renderanno poi più facile il regolare rimborso del finanziamento.
Riteniamo quindi esistano tutte le condizioni per sviluppare, anche con il nostro supporto, interventi di
recupero, ristrutturazione, nuova costruzione, sul nostro
patrimonio edilizio; interventi motivati dal costante aumento dei costi dell’energia, per cui una famiglia media purtroppo già oggi spende la tredicesima mensilità non per
andare in vacanza, ma per riscaldare la casa.
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7. Considerazioni non finali
Riccardo Orlandi, Presidente Fondazione degli Architetti di Ferrara
Qualcuno potrebbe pensare che le questioni affrontate nel convegno e qui raccolte siano semplicemente un
utile contributo al più vasto tema energetico così come
inquadrato in premessa da Sergio Golinelli e, certo, le ricerche condotte, i suggerimenti e le riflessioni che ciascuna di esse contiene, possono consentire qualche passo avanti, anche a livello locale, nella giusta direzione.
Tuttavia, io penso che ci sia anche altro.
C’è innanzitutto la rappresentazione che il tema del
contributo richiesto ai settori dell’edilizia e dell’impiantistica ai fini del risparmio energetico e dello sviluppo
sostenibile, sotto la spinta innegabile delle nuove normative e dell’azione delle amministrazioni locali, è giunto a
maturazione e, superata l’inerzia iniziale, si comincia a
manifestare una diffusione della attenzione a queste
tematiche che ormai si estende tanto agli operatori - imprese e professionisti - che al mercato.
Un interesse che si misura non solo nella partecipazione ad eventi ed iniziative come questa o altre recentemente attuate, ma nel fiorire di esempi e realizzazioni
anche nella nostra provincia. Del resto, come sempre
accade, quando un tema comincia ad essere patrimonio
condiviso, cresce il bisogno di discutere e sperimentare,
per trovare il miglior modo per tradurre principi ed obiettivi in pratiche concrete e quotidiane, per coniugare costi
ed efficacia delle soluzioni.
L’esperienza di Bolzano e della sua CasaClima e una
recente ricerca condotta dal CRESME su scala nazionale, mostrano come l’edilizia ad alto contenuto energetico può fare premio anche in un momento di flessione cospicua del mercato, segnalando che tanto la domanda
quanto l’offerta condividono una quasi equivalente consapevolezza del tema del risparmio energetico. Certo sa54
rebbe ingenuo pensare che le ragioni di tale fenomeno
siano del tutto virtuose, dovendosi considerare da parte
della domanda il desiderio di tradurre il contenimento dei
consumi in risparmio economico possibilmente prolungato
nel tempo, e da parte dell’offerta la necessità di affrontare il mercato con qualche cartuccia in più. Ma tant’è, i
dati di Bolzano e del CRESME ci dicono che il segmento dell’edilizia sostenibile rimane in salute e mostra un’attività che, per certi aspetti, pare perfino sopravanzare le
più recenti normative. Nel nord est, ad esempio, si sta diffondendo la pratica di richiedere in appalto non più solo
la certificazione dei prodotti usati, ma di fornire la
certificazione dei pacchetti costruttivi che dimostri la corrispondenza effettiva dell’edificio alle prestazioni richieste. Va detto che questa prassi ha motivazioni, di nuovo
non particolarmente virtuose, rispondendo principalmente
alla necessità di ridurre il contenzioso, e, tuttavia, va osservata con attenzione perché la sua diffusione ha un
effetto collaterale rilevante, ossia traduce e diffonde la
“buona pratica” dell’uso dei singoli prodotti, ne mette a
prova in concreto le prestazioni testate in laboratorio, e,
in definitiva, ne persegue l’ottimizzazione e lo sviluppo.
Una seconda questione che emerge o, meglio, traspare
dal materiale qui raccolto è quella che potremmo chiamare l’abbondanza legislativa: si vedano le pagine dedicate alla bibliografia normativa.
Al riguardo credo che si possano fare alcune considerazioni e, pur ribadendo il merito del contenuto stringente delle norme più recenti nella crescita di attenzione
ai temi energetici da parte dell’intero settore edilizio, non
si può non notare che la quantità di provvedimenti a diverse scale di competenza nel perdurare della mancanza di un quadro di riferimento stabile, completo, unico e
nazionale sotto il profilo dei principi, del metodo e degli
strumenti rischia di essere fonte di confusione ed altro.
Se pure è apprezzabile, e per certi versi necessaria, l’attenzione sussidiaria di regioni, province e comuni al tema del risparmio energetico, che si è tradotta appunto in
svariate leggi e regolamenti anche locali, l’assenza, fin
qui , di un comune linguaggio in materia, determina, a mio
avviso, un certo disorientamento non solo tra gli operatori, ma anche nel mercato. Se per i primi le differenze
normative, interpretative e pratiche si traducono immediatamente nella necessità di disporre di diversi modi
operativi e, alla fine, anche in un aumento dei costi, per il
secondo la presenza di oggetti che rispondono a differenti
requisiti (o, che è lo stesso, a medesimi obiettivi diversamente interpretati) ne impedisce la comparazione e, in definitiva, rallenta la diffusione di “buone pratiche” con effetti potenzialmente distorsivi sul piano economico e sul
piano della concorrenza.
Da quanto appena detto, pare opportuno sottolineare
che anche interventi di carattere normativo a livello locale ristretto vadano affrontati con molta cautela, magari progettando anche percorsi alternativi per raggiungere i medesimi obiettivi: per esempio individuando il minimo comune terreno normativo a più larga diffusione e
condivisione territoriale ed affiancando ad esso un Patto
per la sostenibilità tra enti pubblici e operatori del settore al quale affidare, su base volontaria, l’individuazione
degli obiettivi più ambiziosi, la diffusione delle buone pratiche come degli elementi e dei parametri di valutazione,
della promozione delle ricerca nel rispetto dei caratteri
specifici dei diversi territori.
L’altra considerazione che è necessario fare riguardo alla normativa vigente è che questa si occupa principalmente, anche se non solo, degli edifici che verranno, i
quali peraltro rappresentano percentuali minime del patrimonio edilizio, mentre la quasi totalità dei consumi è
generata dalle costruzioni realizzate prima delle prime
timide - potremmo dire oggi - leggi in materia di rispar-
mio energetico, come è ben dimostrato dalla ricerca di
Dario Vinciguerra e Domenico Casellato.
Con ciò non si vuole dire che le norme vigenti siano
errate o incomplete, che necessitino di integrazioni, perché credo che sia ben comprensibile, e condivisibile, la
ratio delle stesse, ma non si può negare che il citato
contrasto tra l’impianto legislativo e la realtà dei consumi del settore edilizio sollecita alcune domande e, poiché
l’obiettivo del risparmio energetico deve essere conseguito da leggi ma anche da “politiche”, chiede qualche
risposta.
Se possiamo, per un attimo, dare per scontato che
l’edilizia prossima ventura - sia nuova che di recupero (quella, per intenderci, che sarà oggetto dei futuri Permessi a costruire), sarà per norma energeticamente virtuosa, quali azioni possono essere messe in campo per il
patrimonio edilizio esistente, quali obiettivi possono essere
ragionevolmente essere fissati, con quali mezzi possono
essere raggiunti?
Le ricerche di Anna Tambini e il suo gruppo e di
Maurizio Biolcati Rinaldi ci dicono non solo che sull’esistente si può intervenire, ma che si può fare con tecniche non invasive, che tengano conto anche della convenienza economica, con risultati più che soddisfacenti, e
che, se sollecitati e sostenuti, possono dare un grande
contributo al risparmio complessivo. Certo deve essere
chiaro che il risultato di questo tipo di interventi non può
essere paragonato a quello atteso per il nuovo, che la sua
forza intrinseca non è tanto nella prestazione del singolo
edificio quanto nella somma crescente dei risparmi conseguiti.
Le due ricerche ci dicono, tra le righe, che una delle
chiavi per realizzare gli obiettivi attesi di risparmio
energetico complessivo può stare nella manutenzione
dell’esistente. Il problema diviene, quindi, decidere
innanzitutto se tale chiave deve essere perseguita e, se
si, con quali mezzi.
Ma prima di entrare in argomento, occorre fare un’al55
tra constatazione: le ricerche qui raccolte e quanto fin qui
argomentato ci dicono che il tema energetico muta radicalmente il nostro rapporto con il patrimonio edilizio esistente, così come si è costruito negli ultimi quaranta anni
nelle politiche economiche, sociali ed urbanistiche di questo paese.
Se è vero, come io penso che sia, che il certificato
energetico da allegare alle compravendite degli immobili costituirà anche un fattore di valutazione economica,
come sostiene Anna Tambini, arriveremo al paradosso
che una casa in periferia energeticamente virtuosa varrà di più di un vecchio ed energeticamente inefficiente
cassero medievale in centro? Che per l’edilizia degli anni
’50 e ’60 delle prime periferie il mercato decida essere
più conveniente la sostituzione integrale piuttosto che
inseguire un risparmio anche consistente come mostra
Biolcati Rinaldi, ma che non migliora la classe energetica?
Domande provocatorie, si dirà, ma utili per mostrare
che la questione energetica del patrimonio edilizio esistente non può essere affrontata solo ragionando di “involucro” e di “efficienza degli impianti” , ma chiama in causa scelte economiche , sociali ed urbanistiche sulle quali
soprattutto le amministrazioni locali sono chiamate ad
intervenire, rappresentando la vera sfida per contribuire
in modo fattivo al tema energetico, piuttosto che inseguire al rialzo gli obiettivi normativi. E se l’orizzonte del 2020
di cui parla Golinelli non pare troppo lontano, dodici anni
di tempo non sono pochi per impostare e cominciare ad
attuare delle scelte.
Dal punto di vista urbanistico mi pare evidente che
nella definizione dei criteri di conservazione del patrimonio esistente debba essere introdotta anche la variabile
energetica, valutando la possibilità di introdurre accanto
al rispetto dei limiti imposti dalla normativa, una serie di
possibili obiettivi di risparmio energetico, da parametrare
magari sull’esempio proposto da Biolcati Rinaldi, legati
ai gradi di intervento ammissibili in modo da rendere più
chiaro e trasparente il rapporto tra il valore di conserva56
zione e gli altri fattori, tra i quali anche quelli energetici.
Anche su questo piano si può essere provocatori,
recuperando all’interno del linguaggio urbanistico temi
come il diradamento e la densificazione, la sostituzione
al posto della ristrutturazione. Chi ha avuto la fortuna di
assistere a qualcuna delle iniziative del recente Festival
della città e del territorio, ha potuto sentire come i primi due già agiscano in quella che si chiama città diffusa;
chi lavora da qualche anno in questo settore sa bene come
la cultura giuridica abbia svuotato e trasformato il concetto di ristrutturazione fino al paradosso della demolizione
e ricostruzione tal quale, obbrobri compresi.
Dal punto di vista economico, mi pare che da tutto
quanto sopra si possa trarre la conclusione che il tema
del risparmio energetico del patrimonio edilizio esistente,
è rilevante tanto sul versante dei consumi e delle emissioni globali quanto sul versante dei costi. I primi numeri
statistici che cominciano a girare sull’uso delle detrazioni
fiscali non sembrano indicare un successo di tale misura. E del resto il meccanismo previsto per le detrazioni
sembra premiare gli interventi legati ad operazioni immobiliari piuttosto che non promuovere la manutenzione a
fini di contenimento dei consumi.
Mi permetto di suggerire una probabile ragione.
Se si mettono a confronto i dati della proprietà immobiliare - ossia circa il 70% delle case sono abitate dai rispettivi proprietari - con la distribuzione del reddito - circa il 20% della ricchezza nazionale detenuto da circa
l’80% della popolazione- è facile concludere che la maggior parte del patrimonio edilizio esistente - quello che
produce i maggiori consumi - è abitato da cittadini a basso
e medio reddito; se si aggiunge che la proprietà delle abitazioni è raggiunta attraverso mutui pluridecennali, che i
cicli di manutenzioni delle costruzioni superano di poco
la durata dei mutui, che la proprietà degli immobili è altamente parcellizzata, che i meccanismi di detrazione agiscono principalmente sul lato fiscale, è facile comprendere la ragione dello scarso successo nella attivazione di
manutenzioni virtuose.
Ma è altrettanto semplice capire che questo della
incentivazione della manutenzione è lo spazio maggiormente disponibile all’azione delle amministrazioni locali,
perché è quello meno coperto dalle normative, che giustamente si occupano di migliorare le parti su cui si interviene, ma non sollecitano interventi di maggior peso
e, quindi, con migliori risposte prestazionali. E’ quello il
campo dove le risorse disponibili possono avere l’ambizione di coniugare l’ottenimento di un buon livello delle
prestazioni energetiche con una più equa distribuzione dei
benefici di tale risultato.
Come si sarà ormai capito, io non credo che sia necessario “premiare” il o i migliori risultati, per i quali le
esperienze citate più sopra - di Bolzano e del Nord estci indicano che sarà l’esito sul mercato a premiarle.
Si tratta di decidere se sia meglio ridurre fino al 60%
il consumo di dieci case (esistenti) o avere una o due case
ad alte prestazioni energetiche, e di mettere in atto politiche conseguenti, magari di minor impatto comunicativo, ma di più ampia prospettiva. La gara per il 2020 è
ancora aperta.
Per concludere questo intervento e tenere fede al titolo, vorrei proporre due ultime considerazioni, due provocazioni su temi da affrontare prossimamente.
I temi del risparmio energetico nell’edilizia mettono in
evidenza una contraddizione del settore - imprese e professionisti - con la quale bisognerà fare i conti. Mi riferisco alla congenita arretratezza del comparto nel nostro
paese, fatta per lo più da ditte individuali o a basso numero di addetti, poco inclini all’innovazione, contrapposta alla crescente necessità di utilizzare e mettere in opera
tecnologie sempre più raffinate, dal fotovoltaico ancora
in evoluzione agli impianti geotermici, dagli isolanti a ciclo produttivo corto all’ormai immancabile biossido di
titanio. Si è detto che le nuove frontiere in termini di prestazioni energetiche potranno contribuire ad un aumento
della qualità della risposta del settore, che si potrà rag-
giungere per formazione e per selezione. Sul versante
della formazione già oggi possiamo vedere l’impegno delle
associazioni di categoria, e, dunque, ciò non desta preoccupazioni. Ma è sul lato della selezione che il discorso
si fa più difficile. Io credo che non basti affidarsi alle leggi
del Mercato e che giudicare “patologico” il crescere delle
ditte individuali, che poi lavorano in subappalto o a fattura, sia necessario ma non sufficiente a liquidare la questione e che sul piano politico e sociale la riflessione non
sia neppure cominciata. In un periodo economico e sociale caratterizzato dalla sindrome della terza settimana, c’è
bisogno di riflettere sulle possibili conseguenze della selezione, della opportunità di prevedere tempi e ammortizzatori come di avviare la pur necessaria ristrutturazione
del settore.
La seconda e ultima provocazione è più strettamente
disciplinare - da architetto - perché i temi trattati fin qui
hanno conseguenze rilevanti, sia teoriche che pratiche in
tale campo. Dei temi della densificazione e del
diradamento ho già detto sul piano urbanistico, ma su
quello architettonico c’è ancora da dire, a partire dalla
necessità, a mio avviso già manifesta, di ridefinire gli
standard tipologici per finire con l’impiego di nuovi materiali e il rapporto con i contesti, dalla transizione dalla
massa - intesa in senso fisico, murario - alla “pelle” e, oggi,
di nuovo alla massa - di nuovo in senso fisico! -, dal tetto
della tradizione alla comparsa di nuovi elementi formali
come i pannelli solari o fotovoltaici; per non parlare della necessità di adeguare la concezione della teoria e della pratica del recupero, di trasportare il concetto di sostenibilità dall’edificio fuori della porta di casa, della manutenzione che si traduce anche in un problema architettonico: capotto si o no? e se si, come?
Come si vede, di tematiche non piccole da discutere
ce ne sono.
In questo campo ci conforta però vedere che già si
cominciano ad affrontare: andate a vedere villa Amalia!
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Bibliografia Normativa
NORMATIVA COMUNITARIA:
- Direttiva 2002/91/CE
- Direttiva 2006/32/CE
NORMATIVA NAZIONALE:
- L. 10/91
- D.Lgs. 192/05 e D. Lgs. 311/06
- Finanziaria 2007 e 2008
- D.M. 19 febbraio 2007 già modificato dal D.M. 26 ottobre
2007 e coordinato con D.M. 7 aprile 2008, attuativo della Legge Finanziaria 2008 (“Decreto edifici”) – “Disposizioni in materia di detrazioni per le spese di riqualificazione energetica
del patrimonio edilizio esistente, ai sensi dell’articolo 1, comma
349, della legge 27 dicembre 2006, n. 296".
NORMATIVA REGIONALE:
- Piano Energetico Regionale (Delibera Assembleare della Regione Emilia Romagna n. 141 del 14/11/2007)
- Atto di indirizzo e coordinamento sui requisiti di rendimento
energetico e sulle procedure di certificazione energetica degli
edifici. (Delibera Assembleare della Regione Emilia Romagna
n. 156 del 04/03/2008)
NORMATIVA LOCALE:
- Carta di Ferrara e Dichiarazione di Sostenibilità (Delibera di
Giunta Provinciale prot. 6164 del 05/02/2000)
- Piano di tutela e risanamento qualità dell’aria e NTA (Delibera del Consiglio Provinciale di Ferrara n.24/12391del 29/02/08)
- Il Consiglio Comunale, nella seduta del 14/9/07, con delibera
P.G. 48352, ha adottato il Piano Strutturale Comunale.
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NORME TECNICHE DI RIFERIMENTO
FABBISOGNO ENERGETICO PRIMARIO
UNI 10339 Impianti aeraulici ai fini del benessere. Generalità
classificazione e requisiti. Regole per la richiesta d’offerta, l’offerta, l’ordine e la fornitura
UNI 10347, Riscaldamento e raffrescamento degli edifici –
Energia termica scambiata tra una tubazione e l’ambiente circostante – Metodo di calcolo
UNI 10348, Riscaldamento degli edifici – Rendimenti dei sistemi di riscaldamento – Metodo di calcolo
UNI EN 13465 Ventilazione degli edifici – Metodi di calcolo
per la determinazione delle portate d’aria negli edifici residenziali
UNI EN 13779 Ventilazione negli edifici non residenziali – Requisiti di prestazione per i sistemi di ventilazione e di
condizionamento
UNI EN ISO 13789, Prestazione termica degli edifici –
Coefficiente di perdita di calore per trasmissione – Metodo di
calcolo
UNI EN ISO 13790, Prestazione termica degli edifici – Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento
UNI EN ISO 13370, Prestazione termica degli edifici – Trasferimento di calore attraverso il terreno - Metodi di calcolo
PRESTAZIONI DEI COMPONENTI EDILIZI
UNI EN ISO 6946, Componenti ed elementi per edilizia – Resistenza termica e trasmittanza termica – Metodo di calcolo
UNI EN ISO 13786, Prestazione termica dei componenti per
edilizia – Caratteristiche termiche dinamiche – Metodi di calcolo
UNI EN ISO 10077-1, Prestazione termica di finestre, porte e
chiusure – Calcolo della trasmittanza termica – Generalità
UNI EN ISO 10077-2, Prestazione termica di finestre, porte e
chiusure – Calcolo della trasmittanza termica – Metodo numerico per i telai
UNI EN ISO 13788, Prestazione igrometrica dei componenti e
degli elementi per l’edilizia. Temperatura superficiale interna
per evitare l’umidità superficiale critica e condensazione
interstiziale – Metodo di Calcolo
UNI EN 1745:2005 – Muratura e prodotti per muratura –
Metodi per determinare i valori termici di progetto
PONTI TERMICI
UNI EN ISO 10211-1, Ponti termici in edilizia – Calcolo dei flussi termici e delle temperature superficiali – Metodi generali
UNI EN ISO 10211-2, Ponti termici in edilizia – Calcolo dei
flussi termici e delle temperature superficiali – Ponti termici
lineari
UNI EN ISO 14683, Ponti termici in edilizia – Coefficiente di
trasmissione termica lineica – Metodi semplificati e valori di
riferimenti
VALUTAZIONI PER IL PERIODO ESTIVO
UNI 10375, Metodo di calcolo della temperatura interna estiva degli ambienti
UNI EN ISO 13791, Prestazione termica degli edifici – Calcolo della temperatura interna estiva di un locale in assenza di
impianti di climatizzazione – Criteri generali e procedure di
validazione
UNI EN ISO 13792, Prestazione termica degli edifici – Calcolo della temperatura interna estiva di un locale in assenza di
impianti di climatizzazione – Metodi semplificati
NORME E ATTI DI SUPPORTO
UNI 10349, Riscaldamento e raffrescamento degli edifici – Dati
climatici
UNI 10351, Materiali da costruzione – Conduttività termica e
permeabilità al vapore
UNI 10355, Murature e solai – Valori della resistenza termica e
metodo di calcolo
UNI EN 410, Vetro per edilizia – Determinazione delle caratteristiche luminose e solari delle vetrate
UNI EN 673, Vetro per edilizia – Determinazione della
trasmittanza termica (valore U) - Metodo di calcolo
UNI EN ISO 7345, Isolamento termico – Grandezze fisiche e
definizioni
UNI EN ISO 15927-1, Prestazione termoigrometrica degli edifici – Calcolo e presentazione dei dati climatici – Medie mensili dei singoli elementi meteorologici
UNI-CTI TS 11300 - Prestazioni energetiche degli edifici
prEN 15603 - Energy performance of buildings - Overall
energy use and definition of energy ratings
SCHERMATURE ESTERNE
UNI EN 13561, Tende esterne requisiti prestazionali compresa la sicurezza (in obbligatorietà della marcatura CE)
UNI EN 13659, Chiusure oscuranti requisiti prestazionali compresa la sicurezza (in obbligatorietà della marcatura CE)
UNI EN14501, Tende e chiusure oscuranti - Benessere termico e visivo - Caratteristiche prestazionali e classificazione
UNI EN 13363-1, Dispositivi di protezione solare in combinazione con vetrate - Calcolo della trasmittanza solare e luminosa - Metodo semplificato
UNI EN 13363-2, Dispositivi di protezione solare in combinazione con vetrate - Calcolo della trasmittanza solare e luminosa, metodo di calcolo dettagliato
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Note:
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Tutti i diritti riservati
giugno 2008
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