con il patrocinio di: Coordinamento generale: Barbara Cestari, Direttore della Fondazione Progetto grafico ed impaginazione: Francesca Pozzi Fotografie a cura degli autori dei testi Segreteria organizzativa: Fondazione degli Architetti di Ferrara via Marcello Tassini, 6 44100 Ferrara Stampato da : Tipografia Gallerani Via Uccellino, 92 Poggio Renatico (FE) con Carta riciclata 100% senza l'utilizzo di sbiancanti e disinchiostranti: CARTIERE PAOLO PIGNA Si ringraziano: - Tavolo di Climarchitettura che ci ha coinvolto nell’iniziativa; - Assessorato Provinciale all’Ambiente - Sportello Ecoidea (Alida Nepa e Milena Felloni) per i prezioni consigli; - Tipolitografia Gallerani di Poggio Renatico in particolare il Sig. Gianni per la collaborazione; - il Consiglio dell’Ordine degli Architetti P.P.C. mandato 2005-2009; - tutti coloro che sono intervenuti nella pubblicazione per l’impegno e lo spirito collaborativo. Diagnosi e riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente pagina Presentazione Sergio Golinelli, Assessore all’Ambiente, Provincia di Ferrara 2 Prefazione Riccardo Orlandi, Presidente Fondazione Architetti di Ferrara 1. Il patrimonio edilizio ferrarese: consumi ed emissioni Dario Vinciguerra e Domenico Casellato, Ufficio Energia, Provincia di Ferrara 2. Diagnosi energetica e ipotesi di intervento su alcuni edifici ferraresi 2.1. ABC del risparmio energetico invernale 2.2. Casi studio 2.3. Tipologie costruttive dei casi studio 2.4. Ipotesi di intervento su alcuni edifici analizzati 2.5. Conclusioni 3 4 9 11 14 24 32 36 Anna Tambini, N.L. Properties & C. con Daniele Balboni, Luisa Bruzzo, Giovanni Chiapponi, Cinzia Folla, Giandomenico Leprini, Andrea Mantovani, Paolo Mascellani, Manuela Menegatti, Simona Sabin, Maria Lucia Samorani 3. Villa Amalia: un esempio di ottimizzazione energetica nella ristrutturazione di un edificio liberty 38 Luisa Bruzzo e Andrea Mantovani, Archenergy S.r.l., Ferrara 4. Valutazione delle prestazioni energetiche degli edifici esistenti in relazione alla tipologia edilizia Maurizio Biolcati Rinaldi, Dipartimento di Ingegneria, Università di Ferrara 5. Integrazione avanzata strumenti di rilievo non invasivi per l’analisi dell’involucro edilizio a fini energetici e di restauro Alessandro Pancaldi, DIAPREM, Facoltà di Architettura, Università di Ferrara 44 50 6. Finanziare il risparmio energetico e la qualità abitativa: una chiave per il futuro Gian Luca Cazzola, Responsabile Imprese e Foreign Op.ve Dept., Cassa di Risparmio di Cento Spa 52 7. Considerazioni non finali Riccardo Orlandi, Presidente Fondazione Architetti di Ferrara 54 Bibliografia Normativa 58 Presentazione Sergio Golinelli, Assessore all’Ambiente, Provincia di Ferrara A livello internazionale, il tema energetico viene sempre più identificato con il problema dei cambiamenti climatici e con i tentativi di limitarne la portata. La nostra società si trova ad affrontare due sfide fondamentali: reperire ed assicurare le risorse energetiche necessarie ai Paesi sviluppati e, ancor più, a quelli in via di sviluppo; mitigare i processi di cambiamento climatico in atto garantendo la protezione dell’ambiente. Per perseguire l’obiettivo di contenere l’innalzamento della temperatura media entro i 2°C, valore oltre il quale i cambiamenti climatici potranno determinare “catastrofi ecologiche irreversibili e inversioni di tendenza dello sviluppo umano”, “le nazioni ricche dovrebbero ridurre le emissioni di almeno l’80%, con tagli del 30% entro il 2020, mentre le emissioni dei paesi in via di sviluppo dovrebbero toccare l’apice intorno al 2020, e prevedere tagli del 20% entro il 2050.” (Rapporto 2007/2008 sullo Sviluppo Umano dell’UNDP). L’andamento recente del prezzo del petrolio ci mostra inoltre come, al di là della nostra volontà, l’epoca dell’energia illimitata e a basso costo, almeno nella forma che abbiamo conosciuto fino ad ora (fonti fossili e soprattutto petrolio) sia definitivamente finita. E’ necessario quindi mettere in campo una vera e propria transizione verso un sistema energetico ed uno sviluppo sostenibile: il prezzo del fallimento potrebbe essere catastrofico. La tecnologia ci offre gli strumenti per realizzare questa transizione; occorre la disponibilità a cambiare comportamenti e a mettere in atto politiche adeguate. L’Unione Europea ha recentemente varato una serie di provvedimenti che fissano in modo vincolante il percorso che intende intraprendere, da qui al 2020, per contrastare gli effetti sul clima dell’attuale livello di 2 consumo energetico: almeno il 20% dell’energia primaria dovrà essere prodotta con fonti rinnovabili, le emissioni in atmosfera dovranno essere ridotte di un altro 20% e ancora un 20% è il risparmio di energia che si intende ottenere soprattutto attraverso un ampio recupero di efficienza energetica. Si tratta di misure che incideranno notevolmente sul modo di produrre e consumare energia e che costituiranno per diversi paesi dell’Unione, Italia compresa, una grande sfida per la competitività della propria economia. In questo contesto un ruolo decisivo deve svolgerlo lo sviluppo delle fonti rinnovabili ma ancora più importante è quello del risparmio e dell’uso razionale dell’energia. I materiali che verranno presentati nel convegno “Diagnosi e riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente”, e che rappresentano il contenuto di questo volume, vogliono essere un contributo affinché sia possibile mettere in gioco l’enorme potenziale che, da questo punto di vista, è legato al recupero di ciò che è stato costruito nei decenni passati. Prefazione Riccardo Orlandi, Presidente Fondazione Architetti di Ferrara L’ argomento di questo Quaderno è la diagnosi e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente, ovvero una riflessione su un particolare aspetto della ben più vasta tematica della sostenibilità, che, negli ultimi mesi, ha finalmente conquistato l’attenzione che merita anche nel settore dell’edilizia, sostenuta da una fervente attività normativa ad ogni livello e promossa, vorrei dire, con ogni mezzo da molte amministrazioni locali. Nell’ultimo anno sono state molte le iniziative, i dibattiti e le occasioni per affrontare e approfondire i diversi aspetti dei temi energetici ed è proprio da uno di questi, maturato al Tavolo di Climarchitettura, che ha preso corpo la riflessione svolta nel convegno dallo stesso titolo e del quale il Quaderno raccoglie i contributi. Senza voler anticipare i contenuti degli interventi qui raccolti, crediamo che vi siano molti spunti e suggerimenti che, a nostro avviso, meritano di essere sviluppati ulteriormente, tanto sul piano più strettamente tecnico che su quello normativo e che sollecitano anche una riflessione più generale sugli esiti attesi e su quelli che potremmo chiamare gli “effetti collaterali” delle azioni prese sul piano normativo e tecnico. Infine, i doverosi e sentiti ringraziamenti: - agli Enti che hanno sostenuto l’iniziativa con il loro patrocinio; - alla Provincia di Ferrara per il contributo economico; - agli intervenuti per i loro interventi; - agli amici del Tavolo di Climarchitettura per il lavoro svolto e per le discussioni che hanno permesso di dare corpo e testa all’iniziativa. 3 1. Il patrimonio edilizio ferrarese: consumi ed emissioni Dario Vinciguerra e Domenico Casellato, Ufficio Energia, Provincia di Ferrara keywords: CO2, kWh / m2 Anno, consumi, edifici 1.1. Premessa Gli edifici italiani presentano uno dei minori consumi energetici specifici per m2 fra quelli dei paesi sviluppati ma uno dei maggiori consumi specifici per m2 e gradi giorno. Se ne deduce che i bassi consumi per m2 sono dovuti alla mitezza del clima, ma che le nostre abitazioni hanno involucri mal coibentati ed impianti mal progettati e gestiti. Secondo recenti studi una famiglia media italiana potrebbe risparmiare, senza fare rinunce, ma semplicemente usando meglio l’energia. Oltre al miglior uso dell’energia, l’Efficienza Energetica è uno degli obiettivi principali di una oculata progettazione edilizia, sia rivolta alla nuova costruzione, ma ancor meglio alla ristrutturazione e al recupero dell’esistente, che nella nostra provincia è una parte molto consistente del patrimonio edilizio. In Europa il contenimento dei consumi energetici negli edifici, anche a causa delle prime crisi energetiche degli anni ‘70, ha ricevuto attenzione sia per sensibilità e comportamenti virtuosi, sia per esigenza dei paesi nordici afflitti da notevoli consumi di energia per il riscaldamento invernale. L’Italia, approfittando del suo clima mite, non si è per nulla distinta, non perché non abbia legiferato in materia, ma per la mancanza dei decreti di attuazione delle leggi e per la difficile applicabilità delle norme ritenute cogenti. In Italia si è iniziato a parlare di contenimento dei consumi energetici negli edifici nel 1976 con la Legge 4 373/76, la quale regolamentava la “progettazione” del riscaldamento negli edifici, in relazione al dimensionamento degli impianti. Successivamente, è stata emanata la Legge 10/91 “Norme di attuazione del Piano Energetico Nazionale in materia di uso razionale di energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia”, che ha abrogato la Legge 373/76 ed è diventata la legge di riferimento per quanto riguarda l’efficienza energetica. L’Unione Europea attraverso direttive comunitarie ha trattato negli anni la tematica del rendimento/risparmio energetico in edilizia a partire dalla Direttiva Comunitaria 2002/91/CE che ha lo scopo principale di spingere gli stati membri a dotarsi degli strumenti normativi e legislativi che tengano conto delle specifiche condizioni ambientali, climatiche e delle norme preesistenti a livello nazionale; successivamente la Direttiva 2006/32/CE punta al miglioramento dell’efficienza degli usi finali dell’energia nel rapporto costi/benefici degli Stati membri. Dal canto suo l’Italia ha recepito la Direttiva 2002/ 91/CE con i D.Lgs. 192/05 e 311/06, innovando sostanzialmente la legislazione in materia di prestazione energetica degli edifici. La Regione Emilia Romagna, in base alla Legge Regionale 26/04 “Disciplina della programmazione energetica territoriale ed altre disposizioni in materia di energia” ha inteso inquadrare gli interventi di competenza della Regione e degli Enti Locali. In questo quadro trova collocazione il Piano Energetico Regionale (PER) che prevede misure ed interventi per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile e di risparmio energetico ispirandosi al Protocollo di Kyoto. La Regione ha messo a punto un ulteriore strumento, rivolto in maniera più specifica al rendimento energetico e alla certificazione energetica degli edifici, recependo la Direttiva 2006/32/CE con una Deliberazione della Assemblea Legislativa del 04/03/08: “Atto di indirizzo e coordinamento sui requisiti di rendimento energetico e sulle procedure di certificazione energetica degli edifici”. Esso risulta vincolante in molti suoi aspetti rispetto al nuovo modo di costruire e soprattutto rispetto alle nuove regolamentazioni che i vari Comuni dovranno adottare. L’atto di indirizzo disciplina: - l’applicazione di requisiti minimi di prestazione energetica degli edifici e degli impianti; - le metodologie per la valutazione della prestazione energetica degli edifici e degli impianti; - il rilascio degli attestati di qualificazione e certificazione energetica degli edifici; - il sistema di accreditamento degli operatori preposti alla certificazione energetica degli edifici; - l’attività di manutenzione degli edifici e degli impianti; - il sistema informativo regionale per il monitoraggio dell’efficienza energetica degli edifici e degli impianti; - le misure di sostegno e di promozione finalizzate all’incremento dell’efficienza energetica e alla riduzione delle emissioni climalteranti. Le disposizioni dell’atto regionale entreranno in vigore dal 1° luglio 2008. Da questa data ci sarà l’obbligo per i nuovi edifici di non superare il consumo di 70-80 kWh / m2 Anno e si dovrà identificare una classificazione degli edifici in base ai consumi. L’atto norma il rendimento energetico dei nuovi edifici e la ristrutturazione integrale degli edifici con superficie superiore ai 1.000 m2 e stabilisce prestazioni energetiche riferite ad interventi su impianti, tetto e sottotetto, pareti e finestre. Il provvedimento inoltre dispone l’utilizzo obbligatorio delle fonti rinnovabili, anticipando, in termini temporali, le disposizioni della Finanziaria 2008 (Art. 1 comma 289). In particolare, nel caso di edifici di nuova costruzione, l’impianto di produzione dell’energia termica dovrà essere progettato in modo che almeno il 50% del fabbisogno di acqua calda sanitaria sia coperto da fonti rinnovabili. Diventa obbligatoria l’installazione di impianti a fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica per una potenza da installare non inferiore a 1 kW per unità abitativa. Nell’obbligo di utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, l’atto prescrive solo dei valori minimi di impiego delle “energie pulite”, lasciando al costruttore la possibilità di scegliere quale tecnologia adottare. Il provvedimento dà avvio alla certificazione energetica degli edifici e dispone che l’attestato debba essere disponibile, con scadenze temporali differenziate, nei casi seguenti: Dal Attività Superficie 1° Luglio 2008 - Compravendita - Costruzione Nuovi Edifici - Demolizione Totale e Ricostruzione Qualsiasi 1° Luglio 2008 Ristrutturazione Integrale > 1000 m2 Compravendita Qualsiasi Locazione Qualsiasi 1° Luglio 2009 1° Luglio 2010 Intero Edificio e/o Singola Unità Immobiliare Intero Edificio Intero Edificio Intero Edificio Singola Unità Immobiliare Intero Edificio Singola Unità Immobiliare Il certificato energetico è obbligatorio per accedere agli incentivi nazionali, regionali e locali che riguardino il miglioramento della prestazione energetica dell’edificio. La Provincia di Ferrara per poter “incidere” anche sull’edilizia e i sistemi insediativi, assicurando la sostenibilità degli insediamenti sulla qualità dell’aria e di favorire pratiche edilizie ad alta efficienza energetica si è dotata del Piano di Tutela e Risanamento della Qualità dell’Aria (PTRQA). Fra le norme tecniche di attuazione del piano ve ne sono alcune volte ad indirizzare le pratiche edilizie di tutti i Comuni della provincia di Ferrara attraverso le necessarie integrazioni dei Regolamenti Urbanistici Edilizi (RUE) in tema di: 5 - riduzione dei consumi energetici; - previsione di un consumo massimo (kWh / m2 Anno) per i nuovi edifici e per le ristrutturazioni; - disincentivi all’utilizzo di combustibili inquinanti. Tutti gli strumenti di pianificazione e programmazione di settore degli Enti Locali dovranno essere conformi agli indirizzi, alle direttive, alle prescrizioni contenute nel PTRQA. Altro strumento “normativo” volto alla programmazione in campo energetico del territorio della provincia di Ferrara è il Piano-Programma Energetico Provinciale (PEP), che la Provincia di Ferrara sta elaborando, recependo le indicazioni fornite dalla Legge Regionale 26/04 e dal PER di recente approvazione. Tale strumento ha l’obiettivo “globale” di garantire maggiore sicurezza degli approvvigionamenti, limitare la crescente dipendenza dalle fonti di importazione, ridurre la bolletta energetica e tutelare l’ambiente. In definitiva pianificare sul nostro territorio la possibilità di sviluppo e proliferazione di una energia più sostenibile, più competitiva, più sicura. Il PEP sarà quindi veicolo della promozione fattiva delle risorse rinnovabili e dell’efficienza energetica e avrà tra le sue linee strategiche di riferimento la promozione del risparmio energetico e dell’uso razionale dell’energia negli edifici e nei sistemi urbani e territoriali. 1.2. Tipi Edilizi Conoscendo l’epoca di costruzione di un edificio, non avendo “dati specifici”, si possono anche solo immaginare le eventuali condizioni di degrado in cui possa versare. Ciò grazie alla conoscenza delle tecnologie proprie del periodo in cui un edificio è stato realizzato. Il “parco” edifici in provincia di Ferrara è estremamente variegato, basti pensare alla città di Ferrara Patrimonio dell’Unesco. Si spazia da edifici storici alla edilizia ultrapopolare, passando dalle abitazioni signorili, alle abitazioni di tipo rurale e villini. Gli edifici d’epoca (così definiti dalle categorie cata6 stali) si presentano come unità abitative spaziose e di altezza dei locali importante, che oggi in termini di consumi energetici sono da considerarsi tra i più energivori, anche se molti di essi sono stati oggetto di interventi di riqualificazione. Anche gli edifici popolari, costruiti dall’immediato dopoguerra e sino almeno alla seconda metà degli anni ‘70 sono fonte di importanti dispersioni termiche; in molti casi in quel periodo storico si è fatto anche ricorso all’uso di prefabbricati e in genere di tecniche costruttive di scarsa qualità. Dalla seconda metà degli anni ’70 agli anni ‘90 le tecniche costruttive e in minima parte la progettazione impiantistica hanno fatto si che gli edifici mostrassero un lieve miglioramento rispetto al consumo di energia. A causa delle “maglie” legislative troppo larghe e ad una ancora poca attenzione agli impianti tecnologici, in quegli anni è stato possibile costruire dall’edificio estremamente energivoro all’edificio meno energivoro (in termine di consumi energetici si può comunque ricondurre il consumo medio di edifici costruiti in quegli anni a 150 kWh / m2 Anno). Gli anni 2000, ormai alla fine, il Protocollo di Kyoto, le direttive comunitarie e “l’ennesima crisi energetica”, ci hanno portato a riflettere su come migliorare il nostro stile di vita passando anche attraverso il “buon abitare” in case che consumano poco, ci fanno risparmiare denaro e inquinare sempre meno. 1.3. Stato di fatto dell’edilizia ferrarese e alcune considerazioni su consumi ed emissioni Edifici ad uso abitativo per stato di conservazione ed epoca di costruzione Edifici costruiti in Provincia di Ferrara per classi di età 20'000 22 % Dopo il 1991 18'000 16'000 Dal 1982 al 1991 17 % 14'000 14 % 12'000 14 % Dal 1972 al 1981 Ottimo 11 % 10'000 Buono Dal 1962 al 1971 9% 8'000 7% 6'000 Mediocre 6% Dal 1946 al 1961 Pessimo 4'000 Dal 1919 al 1945 2'000 0 Non Prima Tra il Tra il Tra il Tra il Tra il Dopo il indicat del 1919 e 1946 e 1962 e 1972 e 1982 e 1991 FERRARA 7'348 11'591 9'180 17'935 14'029 11'511 6'027 Prima del 1919 0% 4'848 Il 35 % degli edifici ferraresi è anteriore al ‘45, il 55 % costruito prima del ’61, quasi il 70 % prima del 1971. Negli ultimi 30 anni sono nate, quindi, circa il 30 % delle abitazioni esistenti. Dai dati possiamo dedurre quale possa essere lo stato, dal punto di vista energetico delle abitazioni sul territorio Ferrarese. 20% 40% 60% 80% 100% Lo stato di manutenzione degli edifici decresce con l’anzianità dello stesso; più del 60 % degli edifici di qualunque età è in condizioni buone e quasi il 100 % in condizioni mediocri. Va notato che la maggior parte degli edifici pur trovandosi in un discreto stato di manutenzione presenta problemi legati a inadeguati sistemi di isolamento termico. Edifici ad uso abitativo per epoca di costruzione e numero di abitazioni nell'edificio Opere o interventi alle abitazioni occupate 100% 90% 80% 70% 16 e più 60% da 9 a 15 da 5 a 8 50% 3o4 40% 30% 44% 2 Non Intervento 1 Intervento 20% 56% 10% 0% Prima del 1919 Dal 1919 al 1945 Dal 1946 al 1961 Dal 1962 al 1971 Dal 1972 al 1981 Dal 1982 al 1991 Dopo il 1991 Gli edifici “monofamiliari” (abitazioni unifamiliari) hanno avuto una diminuzione fino al 1980 per poi ricominciare a crescere fino ad oggi. Andamento pressoché opposto per gli edifici con alto numero di abitazioni con un picco agli inizi degli anni ‘70. Non esiste al 2001 una tipologia di edificio prevalente per numero di abitazioni. Il 56 % delle abitazioni ha subito interventi straordinari di manutenzione (anche più di uno). Ciò comporta che molti edifici degli anni ’50 e ’60 non hanno ancora subito gli interventi significativi necessari. Inoltre nel territorio ferrarese il 21,5% delle abitazioni risulta non occupato. 7 C ons umi pe r r is c aldame nto inve r nale (KW h/anno) e d e mis s ioni (t C O 2 ) Diff. % 1991-2001 numero di edifici p er classe di sup erficie 6.000.000.000 1.200.000 5.000.000.000 1.000.000 4.000.000.000 800.000 3.000.000.000 600.000 2.000.000.000 400.000 1.000.000.000 200.000 30,00% 20,00% 10,00% ep 15 0 12 0 iù - 14 9 - 11 9 80 - -30,00% 10 0 99 79 60 - 49 59 50 - -20,00% 30 - -10,00% 40 - 39 Me no di 3 0 0,00% 0 0 S ino al 1981 Dal 1982 al D al 1991 al 1991 2001 -40,00% -50,00% -60,00% -70,00% Tra il 1991 e il 2001 c’è stato un aumento delle superfici medie delle abitazioni esistenti con incremento delle abitazioni di superficie superiore a 50 m2. Abitazioni per categorie catastali, anno 2006 k W h/A nno Totale t C O 2/A nno Considerati il numero di edifici di ogni classe di età e le metrature medie relative si desumono i consumi, per un totale di circa 5 miliardi di kWh/Anno. Parimenti le emissioni di CO2 si aggirano sul milione di ton./Anno. L’84 % delle abitazioni costruite prima dell’81 contribuisce all’ 89 % della CO2. R isp a r m io C O 2 E dif ic i St o r ic i c o n in t e r v e n t i e c o n f r o n t o c o n a ut o 7 0 0 .0 0 0 Abitazioni di tipo SIGNORILE 6 0 0 .0 0 0 Abitazioni di tipo CIVILE Abitazioni di tipo ECONOMICO 60% Abitazioni di tipo POPOLARE 5 0 0 .0 0 0 d a 2 5 0 a 1 5 0 kW h /m2 A n n o d a 2 5 0 a 1 0 0 kW h /m2 A n n o 4 0 0 .0 0 0 da 250 a Abitazioni di tipo ULTRAPOPOLARE 15% Abitazioni di tipo RURALE 3 0 0 .0 0 0 Abitazioni in VILLINI 2 0 0 .0 0 0 6 0 kW h /m2 A n n o Abitazioni in VILLE Abitazioni d'Epoca 1 0 0 .0 0 0 0 t CO 2 /A n n o 0% 0% 0% 13% 10% 1% 1% Al 2006 prevalgono fortemente le abitazioni esistenti di tipo economico (60 %), il 10 % è edilizia popolare, il 13 % villini. 2 Consumi standard per riscaldamento kWh/m Anno "A u to mo b ili Ris p a r mia te " Intervenendo su tutti gli edifici storici (ante ‘81) esistenti e riducendo i consumi del 40, 60 o 76% si otterrebbero abbattimenti significativi tra 350 a 650.000 ton. di CO2 l’anno. Ciò porterebbe lo stesso effetto di una riduzione da 100 a 200.000 autovetture circolanti (il parco veicolare circolante in provincia di Ferrara è di circa “217.000 veicoli”). R is p a r m io d i t o n . C O 2 / A n n o ris t r u t t u r a n d o il 1 0 % d e g li e d ific i e s is t e n t i, c o n f ro n t a t o c o n n u o v i e d ific i ( 1 ,5 % d e l t o t a le ) . 250 6 0 .0 0 0 200 5 0 .0 0 0 150 4 0 .0 0 0 250 D a 1 8 0 a 8 0 kW h /m 2 A n n o = - 5 6 % 180 100 D a 2 5 0 a 1 0 0 kW h /m 2 A n n o = - 6 0 % 3 0 .0 0 0 150 50 2 0 .0 0 0 60 D a 1 5 0 a 6 0 kW h /m 2 A n n o = - 6 0 % 6 0 kW h /m 2 A n n o 1 0 .0 0 0 0 Edifici Storici Legge 373/76 Legge 10/91 192/05 311/06 Per le classi di anzianità degli edifici individuate si possono assumere dei valori medi rappresentativi di consumo in kWh / m2 Anno della classe (ordini di grandezza). 8 0 Pr im a 1 9 8 1 - D a l 1 9 8 2 a l 1 9 9 1 - D a l 1 9 9 2 a l 2 0 0 1 - N u o v i e d if ic i Ipotizzando interventi manutentivi più realistici, riqualificando solo il 10% degli edifici esistenti (con riduzioni di consumi del 60% circa) risulta più efficace l’intervento sugli edifici più vecchi (ante ’81) in quanto più numerosi ed energivori. 2. Diagnosi energetica e ipotesi di intervento su alcuni edifici ferraresi Coordinatrice: Anna Tambini, N.L.Properties. Srl Gruppo di lavoro: Daniele Balboni, Luisa Bruzzo, Giovanni Chiapponi, Cinzia Folla, Giandomenico Leprini, Andrea Mantovani, Paolo Mascellani, Manuela Menegatti, Simona Sabin, Maria Lucia Samorani keywords: diagnosi energetica, interventi di riqualificazione energetica, analisi costi e tempi di rientro dell’investimento Introduzione La finalità del presente studio è quella di valutare, con modalità di ispezione e di calcolo standardizzate, la prestazione energetica di alcuni edifici esistenti (sei residenziali e uno direzionale), riconducibili a diverse tipologie edilizie, localizzati nel Comune di Ferrara. La prestazione energetica1 di un edificio esprime la quantità di energia effettivamente consumata, o che si prevede possa essere necessaria, per soddisfare i vari bisogni connessi ad un uso standard dell’edificio. Nella presente analisi, si intende quella offerta dal sistema edificio – impianto relativamente alla climatizzazione invernale degli ambienti. Trattandosi di edifici esistenti, l’analisi condotta ha compreso sia la definizione di modalità idonee e ripetibili da diversi operatori per l’acquisizione dei dati di ingresso, sia l’utilizzo dei dati rilevati ai fini della diagnosi e della certificazione energetica dell’edificio. Per diagnosi energetica2 di un edificio si intende, in senso lato, l’individuazione delle eventuali anomalie del sistema edificio – impianto, attraverso il confronto delle caratteristiche calcolate e rilevate dei componenti, con quelle facilmente ed economicamente ottenibili con l’applicazione delle tecnologie oggi disponibili. Le anomalie possono riguardare diversi aspetti, e possono interessare la stabilità, il consumo energetico, le caratteristiche funzionali, la sicurezza o l’igiene ambientale.3 La diagnosi ha lo scopo di rendere evidente all’utente quali parti del sistema edificio – impianto siano in particolar modo inefficienti, ipotizzando criteri di intervento e valutandone la fattibilità tecnica e l’efficacia economica. La certificazione energetica4 di un edificio è l’attestazione delle sue prestazioni energetiche attraverso un documento che comprende alcuni dati di riferimento, che consentano ai consumatori di valutare e raffrontare tali prestazioni, nonché raccomandazioni per il loro miglioramento in termini di costi–benefici. Lo scopo della certificazione è quindi quello di fare conoscere all’utente le caratteristiche oggettive del sistema edificio – impianto, di consentirgli il confronto con un edificio energeticamente efficiente, e di indicargli gli eventuali elementi sui quali potrà agire per migliorarne le caratteristiche. Valutando le attività complessivamente, si potrebbe affermare che così come definita dalla Direttiva 2002/ 91/CE la certificazione energetica comprende, in quanto corredata di raccomandazioni per il miglioramento del rendimento energetico in termini di costi – benefici, anche le attività di diagnosi energetica. Per le finalità del presente studio, si è reso indispensabile definire uno strumento standardizzato per l’acquisizione dei dati di ingresso e condividere procedure e principi comuni finalizzati al calcolo della prestazione energetica degli edifici in esame. Tutti gli edifici oggetto di indagine sono stati descritti inizialmente secondo una scheda di input, compilata sia in base a dati o documentazione di progetto disponibili che rilevati a mezzo ispezione in loco. I dati rilevati hanno riguardato principalmente le diverse stratigrafie delle strutture opache verticali ed orizzontali, le caratteristiche dei serramenti, la geometria dei locali riscaldati, gli impianti nei suoi componenti di 9 produzione, distribuzione, regolazione ed emissione dell’energia. Considerando che obiettivo della presente indagine era l’individuazione, in un contesto di edilizia esistente, delle principali anomalie degli edifici analizzati e la definizione di un percorso verso l’efficienza energetica, dopo aver standardizzato le modalità di acquisizione dei dati, si è trattato di definire le modalità di calcolo e gli indici rappresentativi dell’efficienza - o dell’inefficienza energetica. Il fabbisogno specifico di energia primaria o indice di prestazione energetica per il riscaldamento, è il valore rappresentativo dei consumi teorici del sistema edificio-impianto rapportato ai m2 di superficie calpestabile. Ai fini del suo calcolo si possono utilizzare sia strumenti e procedure di calcolo di diagnosi e certificazione, sia strumenti e procedure di calcolo per la progettazione impiantistica. I primi, basati in ogni caso su un corpo normativo europeo e nazionale di riferimento, adottano forti semplificazioni, tali da minimizzare la discrezionalità dell’operatore e da massimizzare la trasparenza della procedura di certificazione energetica. I secondi, basati sullo stesso corpo normativo ma con maggiori possibilità di interpretazione e di modellazione precisa del sistema edificio- impianto, sono principalmente utilizzati ai fini del corretto dimensionamento degli impianti, del rispetto dei limiti imposti dalla legislazione vigente, nonché di una più precisa valutazione in termini di costi - benefici degli eventuali interventi migliorativi. Se è vero che forti semplificazioni possono portare ad approssimazioni nella valutazione della prestazione energetica, è altrettanto vero che anche strumenti analitici devono sottostare a convenzioni normative che essendo standardizzate non possono rispecchiare fedelmente il reale utilizzo. Nel corso dell’indagine svolta, in fase preliminare e 10 sulla maggior parte degli edifici, sono stati utilizzati sia procedure e sistemi di calcolo di diagnosi e certificazione che strumenti di progettazione. E’ stata altresì condotta una valutazione comparativa delle diverse prestazioni energetiche dedotte dai differenti sistemi di calcolo. Nel presente studio non siamo entrati nel merito dell’affidabilità delle diverse procedure di calcolo. La scelta degli strumenti è stata condotta considerando non solo quanto prescritto a livello locale, ma anche quanto effettivamente utilizzato dai componenti del gruppo di lavoro. La volontà di standardizzare i dati di output si è tradotta nella scelta di utilizzare una tra le procedure di calcolo suggerite dalla delibera di Giunta Comunale di Ferrara N. 102803/06 del 31.01.2007. Si tratta della procedura CLASSENERGIA™ (nello specifico del modello di calcolo BestClass® 2.1) del SACERT – sistema di accreditamento per la certificazione energetica degli edifici. Tale procedura di calcolo è gratuita e scaricabile dal sito: http://www.sacert.eu/bestclass.php Nel presente studio il valore, espresso in KWh/m2/ anno, calcolato con il software BestClass (che misura la prestazione energetica ovvero il fabbisogno specifico di energia primaria per il riscaldamento), è stato associato alle classi energetiche definite dalla delibera di Giunta Comunale di Ferrara sopra indicata. Note 1, 2, 4 Vedi Glossarietto di pagina 13. 3 L. Socal, F. Soma, La Diagnosi e Certificazione Energetica, Editore Edilclima S.r.l., 2004 2.1. ABC del risparmio energetico invernale Gli edifici in cui viviamo e lavoriamo si possono considerare “sistemi termici”, che operano in modo integrato nel fornire e mantenere il comfort interno al variare delle situazioni climatiche esterne. Per valutare se un sistema “edificio-impianto” è energeticamente efficiente, occorre individuare e valutare i componenti che influiscono maggiormente sull’efficienza del sistema, verificando poi come tali componenti individualmente e complessivamente, si comportano in relazione al contesto bioclimatico in cui è situato l’edificio. In tale frangente si prendono in considerazione altitudine, Gradi Giorno4 e irraggiamento solare relativi al Comune di riferimento, nonché caratteristiche specifiche dell’edificio tipo orientamento, fattori esterni di ombreggiamento, ecc. Nel presente studio ci occuperemo principalmente di climatizzazione invernale, tralasciando altri fattori di consumo energetico relativi agli edifici (produzione di acqua calda sanitaria, climatizzazione estiva, illuminazione, ecc). Questo sia perché il riscaldamento è responsabile di oltre il 70% dei consumi energetici domestici, sia per l’interesse legato agli incentivi oggi disponibili, finalizzati a ridurre tali consumi. Le componenti del “sistema edificio-impianto” che maggiormente influiscono sui consumi per il riscaldamento invernale, sono l’involucro edilizio che tende a disperdere energia e l’impianto di riscaldamento che la fornisce. L’involucro edilizio è il complesso di elementi (tetto, pareti, serramenti, solai, ecc...) che racchiude il volume riscaldato (V) dell’edificio, e lo separa dall’esterno o dalla porzione di edificio non climatizzata. L’analisi dell’involucro permette di valutare il fabbisogno termico (QH)5 invernale dell’edificio, e cioè la quantità di calore necessario all’edificio stesso per mantenere, negli ambienti riscaldati, in un certo periodo di tempo, la temperatura riconosciuta come comfort termico. Il fabbisogno termico dipende da: - perdite di calore per trasmissione (involucro) Qt - perdite di calore per ventilazione (apertura finestre, buchi, spifferi, ecc) Qv - apporti gratuiti solari Qs - Qt: perdite per trasmissione dal tetto - apporti gratuiti interni (da elettrodomestici,calore umano o altro) Qi Mentre gli apporti gratuiti interni e le perdite per ventilazione, per dare uniformità ai dati, sono calcolati con parametri d’uso stabiliti dalla normativa e non sono modificabili con interventi di riqualificazione energetica (a meno che non venga installato un impianto di ventilazione meccanica), le altre due variabili (perdite per trasmissione dell’involucro e apporti solari) vanno analizzate caso per caso e sono l’oggetto della diagnosi energetica relativa all’involucro edilizio. Le perdite per trasmissione dipendono dalla capacità dei materiali che compongono gli elementi dell’involucro di trattenere il calore, e dal loro spessore. Per la diagnosi dell’involucro è necessario conoscere i valori relativi alla conducibilità termica ( lambda)6 di tutti i materiali che lo compongono. Il coefficiente di trasmittanza (U o k)8 e il suo inverso, la resistenza termica7(R), esprimono la capacità complessiva di ogni componente dell’involucro - tetto, pareti verticali o orizzontali, serramenti 11 di trasmettere o trattenere il calore. Più il coeff. U è basso, migliore è la capacità del pacchetto di impedire la dispersione di calore, viceversa per il coefficiente R. Gli apporti solari dipendono dall’orientamento dell’edificio, e incidono soprattutto sulle componenti trasparenti dell’involucro (vetrate). Oltre al fabbisogno termico dell’involucro, occorre considerare le perdite energetiche dovute alle inefficienze dell’impianto utilizzato per rispondere a tale fabbisogno. Il parametro riassuntivo dell’efficienza energetica del sistema edificio-impianto è il fabbisogno di energia primaria (Q)9 (espresso in kwh/a), che, ricordiamo, per il presente studio è riferito al solo riscaldamento. Se l’efficienza globale dell’impianto fosse del 100%, QH equivarrebbe a Q. Nella verifica del rendimento globale degli impianti occorre prendere in considerazione le potenziali perdite di rendimento dei vari componenti del sistema im-piantistico nelle varie fasi operative: - produzione (capacità del generatore di calore, es. la caldaia o la pompa di calore o altro- di trasferire il calore prodotto, es. dalla combustione, al fluido termovettore) - distribuzione (perdite di calore nella rete di tubazioni dalla centrale ai corpi scaldanti) - emissione (efficacia del corpo scaldante di produrre comfort a parità di temperatura: un sistema radiante diffuso - a pavimento, soffitto, parete - ha più efficacia e dà più comfort di sistemi più tradizionali tipo termosifoni o ventilconvettori, che scaldano l’aria e necessitano di temperature più alte) - regolazione (termoregolazione: più regolazioni possibili, minori gli sprechi) Una volta calcolato il fabbisogno di energia primaria (Q), si suddivide tale valore per i mq di superficie utile riscaldata, ottenendo così l’indice di prestazione energetica (EP)10 (espresso in Kwh/m2/a). Tale indice determina la classe di efficienza energetica11 in cui ricade l’edificio. 12 Un aspetto che incide sulla classe di efficienza energetica, a prescindere dalle caratteristiche prestazionali dell’involucro e dell’impianto, è il cosiddetto fattore di forma S/V12: a parità di volume riscaldato, maggiore è la superficie disperdente dell’involucro, minore è l’efficienza energetica complessiva. In termini assoluti un grande cubo è l’edificio più efficiente: più l’immobile è piccolo e/o frastagliato e meno sarà termicamente efficiente. Pertanto a parità di caratteristiche dell’involucro e dell’impianto, più l’edificio sarà compatto e grande, migliore sarà la sua classe energetica. Il D.Lgs. 192/ 05 e 311/06, così come la Delibera Assembleare Regione E.R.156/08 individuano valori limite dell’indice di prestazione energetica (EPlim)13 per edifici nuovi o totalmente ristrutturati, che tengono conto del fattore di forma. E’ quindi consentito costruire immobili di forma meno efficiente, ma è inevitabile che il fattore di forma influisca sulle dispersioni e quindi sulla classificazione energetica dell’edificio. Un accenno al regime estivo: ciò che maggiormente incide sulle prestazioni energetiche dell’edificio è l’inerzia termica14 dell’involucro, e cioè la capacità dei suoi componenti di ridurre l’onda termica trattenendo il calore per un tempo necessario a raggiungere le ore notturne più fresche, durante le quali il calore stesso viene rilasciato. Gli indicatori che esprimono l’inerzia dell’involucro sono il fattore di attenuazione (fa) 15, e il coefficiente di sfasamento ( )16, che dipendono dalla capacità termica17 dei materiali che costituiscono l’involucro stesso. Glossarietto 1 prestazione energetica di un edificio: esprime la quantità di energia effettivamente consumata, o che si prevede possa essere necessaria, per soddisfare i bisogni connessi ad un uso standard dell’edificio. 2 diagnosi energetica: individua le anomalie del sistema edificio – impianto, attraverso il confronto delle caratteristiche calcolate e rilevate dei componenti con quelle facilmente ed economicamente ottenibili con l’applicazione delle tecnologie oggi disponibili. 3 certificazione energetica: attesta le prestazioni energetiche di un edificio attraverso un documento che comprende alcuni dati di riferimento, che consentano ai consumatori di valutare e raffrontare tali prestazioni, tra cui la classe di efficienza energetica. 4 Gradi Giorno (GG): parametro convenzionale rappresentativo delle condizioni climatiche locali, utilizzato per stimare al meglio il fabbisogno energetico necessario per mantenere gli ambienti ad una temperatura prefissata. 5 fabbisogno termico dell’involucro (QH) (Kwh/anno): è il fabbisogno di energia termica necessaria all’edificio per mantenere negli ambienti riscaldati la temperatura di progetto, in regime di attivazione continua. 6 conducibilità termica ( ): espressa in (W/(m·K) di un materiale misura la capacità caratteristica del materiale di condurre calore: è un valore di riferimento (fornito dal produttore o dalla norma UNI), che moltiplicato per lo spessore, serve a determinare la trasmittanza: deve essere il più basso possibile. 7 resistenza termica (R): espressa in (m2K/W) di un materiale è l’inverso della trasmittanza termica, ed è la capacità di opporre resistenza al flusso di calore. La R di una parete è data dalla somma delle resistenze dei vari strati che la compongono. Deve essere il più alto possibile. 8 coefficiente di trasmittanza termica (U) (W/m2K): misura la capacità di una struttura o porzione di involucro di trasmettere calore: deve essere il più basso possibile. Indica la quantità di calore che passa attraverso un metro quadrato di superficie quando tra i due ambienti si ha una differenza di temperatura di 1° K. 9 fabbisogno di energia primaria (Q) (Kwh/anno): l’energia globalmente richiesta dagli impianti per mantenere negli ambienti riscaldati la temperatura di progetto, in regime di attivazione continuo (fabbisogno termico involucro x efficienza impianto espresso in %). 10 indice di prestazione energetica (EP): esprime il consumo di energia primaria dell’edificio riferito all’unità di superficie utile per edifici residenziali o paragonabili) o di volume lordo (per edifici terziari). 11 classe di efficienza energetica: intervallo convenzionale delimitato da soglie di riferimento volto a rappresentare sinteticamente la prestazione energetica di un edificio sulla base di indicatori di prestazione energetica. 12 fattore di forma S/V: S [mq]: superficie disperdente: la superficie che delimita verso l’esterno, ovvero verso vani non dotati di impianti di riscaldamento, il volume riscaldato V. V [mc]: volume lordo riscaldato: è il volume lordo delle parti di edificio riscaldate, definito dalle superfici che lo delimitano. Edifici piccoli o molto articolati hanno un fattore di forma sfavorevole (valore alto), in quanto la capacità di dispersione di calore per trasmissione è superiore, a parità di volume riscaldato. 13 valori limite dell’indice di prestazione energetica (EPlim) edifici nuovi, totalmente ristrutturati o ristrutturati per una superficie superiore a 1.000 mq, devono rispettare livelli prestazionali minimi per la climatizzazione invernale. Questi valori limite tengono conto del fattore di forma. 14 inerzia termica l’attitudine del contorno opaco di uno spazio ad accumulare calore e a riemetterlo nello spazio stesso, mitigando così le variazioni di temperatura. Dipende dalla capacità termica dei materiali (massa x calore specifico). 15 fattore di attenuazione (fa) l’attenuazione di ampiezza della variazione di temperatura tra le superfici esterna ed interna della componente dell’involucro. Deve essere almeno pari a 0,3 (più è basso, meglio è). 16 coefficiente di sfasamento ( ) ritardo con cui si verifica la variazione di temperatura tra le superfici esterna ed interna della parete. Dovrebbe essere di almeno 9 ore, meglio se di 12. 17 capacità termica dei materiali: massa x calore specifico 13 2.2. Casi studio A. Condominio via Barlaam B. Condominio via Gandini C. Condominio via Medini D. Villette via Bagni E. Palazzo Spisani F. Cassero via Porta Romana G. Villa Amalia 14 Dati climatici, Ferrara Latitudine 44°50' Longitudine 11°37' Gradi giorno: 2326 Zona climatica: E Altitudine: 9 mt slm Temperatura interna aria di progetto: Ta [°C] 20 Temperatura esterna di progetto: Ti [°C] -5 Umidità interna Ui [%] 50.0 Stagione riscaldamento: 15 ottobre-15 aprile Durata periodo di riscaldamento p [giorno] 183 CONDOMINIO VIA BARLAAM via Barlaam 134-138 A anno di costruzione: 1966 48 alloggi L'edificio è stato progettato dall'architetto Vieri Quilici nel 19661967 all'interno della zona PEEP di Foro Boario. Pur facendo parte di un piano per l'edilizia economico popolare, sono stati realizzati alloggi di discreta qualità. Edificio a 6 piani, con 48 alloggi, copertura piana a terrazzo e garage nel seminterrato.La soluzione strutturale è un telaio a vista in cemento armato con tamponamento in laterizio faccia a vista che forma una bicromia grigio chiara e rossa mattone. pianta piano tipo 15 CONDOMINIO VIA GANDINI via Gandini, 32-40 anno di costruzione: 1980 24 alloggi L'edificio, costruito negli anni '80, si sviluppa su 3 piani abitabili con piano terra in parte aperto su pilotis, in parte occupato da garages non riscaldati. In totale ospita 24 alloggi: 8 per piano. La struttura è composta da un telaio in c.a. e tamponamento in pannelli prefabbricati e solai in laterocemento. Il pannello prefabbricato è stato coibentato all'interno con materiale isolante e fodera in laterizio. La copertura è a falde con sottotetto leggermente coibentato. L'impianto di riscaldamento centralizzato è costituito da caldaia a gas metano con contabilizzatori di calore per le singole unità ed usufruisce di contratto di servizio energia. 16 B CONDOMINIO VIA MEDINI via Medini, 15 C anno di costruzione: 1983 27 alloggi Edificio costruito nei primi anni '80 come edilizia popolare ad uso residenziale e tutt'ora è di proprietà dell'A.C.E.R. Presenta una struttura con telaio in c.a. e tamponamento in laterizio intonacato. Si sviluppa su 3 piani con balconi che formano piccole logge creando dei vuoti/pieni sulla facciata principale. E' composto da 27 alloggi di 3 diverse tipologie: alloggi A di 44,83 mq, alloggi B di 67,00 mq e alloggi C di 91,53 mq; ad ogni piano sono presenti, per ogni appartamento, vani non riscaldati adibiti a cantina. I garages sono in parte ubicati nell'immobile, ed in parte in un separato edificio. 17 VILLETTE VIA BAGNI via Bagni, 46-48 anno di costruzione: 1993 unifamiliare Si tratta di due villette a schiera adiacenti (una di testa e una intermedia), edificate nel 1993 e sviluppate su tre piani, dei quali l'ultimo è mansardato. Le pareti sono a cassetta composti da due pareti in laterizio intonacato internamente e faccia vista esternamente, con interposto isolante. Il riscaldamento è autonomo. 18 D PALAZZO SPISANI via Aldighieri, 10 E anno di costruzione: fine ‘500 12 uffici Palazzo storico risalente al '600 (la pianta è del '500) sviluppato su quattro piani, con muratura in mattone, attualmente adibito ad uffici. Il piano primo (cosiddetto piano nobile) presenta soffitti a cassettoni e un grande camino antico in pietra; di pregio anche il portale su via Aldighieri. Completamente ristrutturato nel 2005/06. Il riscaldamento è centralizzato, collegato alla rete di teleriscaldamento cittadina. sezione 19 CASSERO VIA PORTA ROMANA via Porta Romana, 31 anno di costruzione: ‘600 unifamiliare L’edificio è presente nei catasti e nelle mappe storiche della città di Ferrara a partire dal secolo XVII. L’immobile presenta una distribuzione planimetrica tipica del cassero ferrarese su due piani e sottotetto con scala lineare di distribuzione collocata nell’androne passante che mette in collegamento l’ingresso con la corte retrostante. L'edificio è esposto verso S-E (prospetto giardino) e N-O (prospetto su via P. Romana). La struttura portante è in mattoni pieni a due teste, i solai di piano sono in legno e la copertura è a travi portanti in legno e manto in tavelle in cotto e coppi in laterizio. 20 F G VILLA AMALIA viale Cavour, 194 anno di costruzione: 1905 3 alloggi L’edificio, già noto come villino Santini, dal nome del committente, è stato completato nell’agosto del 1905 su progetto dell’ing. Ciro Contini di Ferrara. E' un edificio indipendente sui quattro lati sviluppato su un piano seminterrato, un piano rialzato, un piano primo ed un sottotetto. La struttura portante verticale è costituita da muratura piena con sezioni murarie a due e tre teste in laterizio; le strutture portanti orizzontali sono in voltine in laterizio e putrelle in profili metallici per il solaio al piano rialzato e in legno con massetti cementizi per i solai degli altri livelli; la copertura è in legno con capriate e manto in tavelloni di laterizio. pianta piano rialzato 21 QUADRO DI RAFFRONTO DATI OUTPUT La tabella mostra un riepilogo dei dati più significativi relativi ai 7 immobili analizzati. Si può notare come le prestazioni energetiche migliorino sensibilmente negli edifici di più recente costruzione grazie alla presenza di una pur minima coibentazione nelle pareti esterne e nelle coperture. Anche il fattore di forma S/V influisce in modo importante a determinare il fabbisogno dell'involucro: in generale i condomini con piante piuttosto compatte hanno un comportamento energetico migliore rispetto a villette a schiera o unifamiliari in quanto a parità di volume riscaldato aumenta la superficie che disperde verso l'esterno. Ad esempio Villa Amalia, che ha un fattore di forma sfavorevole S/V= 0,75, pur avendo una struttura con coefficienti di trasmittanza simili a Via Barlaam, che ha S/V= 0,39, ha un indice di prestazione energetica più che doppio . L'energia scambiata per trasmissione è la componente preponderante delle dispersioni di un edificio, anche se non sono da sottovalutare le perdite causate dalla ventilazione e l'energia che viene sprecata dall'impianto in funzione del rendimento dei propri componenti. Come si evince dal grafico di pag. 29, le prestazioni dell'involucro edilizio degli edifici analizzati risultano insufficienti rispetto ai valori minimi di legge per il periodo invernale; al contrario per il periodo estivo lo sfasamento dell'onda termica è soddisfacente, in quanto i pacchetti analizzati sono tutti dotati di massa, anche se risultano carenti nell'attenuazione. 22 23 2.3. Tipologie costruttive dei casi studio PACCHETTI COPERTURE PALAZZO SPISANI VIA BARLAAM Dati generali Dati generali spessore trasmittanza=U 0.303 1.518 W/m2K spessore trasmittanza=U Parametri dinamici fattore di attenuazione sfasamento n. descrizione strato s (m) 1 intonaco di cemento, sabbia e calce 0.010 0.90 0.2886 9h 57 fattore di attenuazione sfasamento n. descrizione strato s (m) 18.00 1 malta di calce, 0.020 0.90 36.00 0.022 2 solaio in pignatte e travetti + 0.200 massetto ripartitore armato 1.58 219.00 0.315 3 guaina impermeabilizzante 0.010 0.17 12.00 0.059 4 mattonelle in cemento finitura ghiaia lavata 1.20 40.00 0.017 307.00 0.413 0.011 soletta interna generica in laterizio 0.200 0.55 280.00 0.364 3 calcestruzzo di sabbia e ghiaia 0.040 1.26 80.00 0.032 4 guaina bituminosa 0.003 0.17 3.60 0.018 5 malta cementizia 0.040 1.40 80.00 0.029 6 gres 0.010 1.70 23.00 0.006 484.60 0.460 0.303 Parametri dinamici massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW) 2 Totale Totale VIA BAGNI 0.020 0.250 massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW) Dati generali spessore trasmittanza=U 0.2833 0.626 W/m2K spessore trasmittanza=U Parametri dinamici fattore di attenuazione sfasamento 24 0.4762 7h 6 CASSERO Dati generali n. descrizione strato s (m) 1 legno di abete 0.010 2 soletta mista da 16cm in laterizio + 2 0.1800 0.1775 9h 23 fattore di attenuazione sfasamento 1.160 0.083 n. descrizione strato 181.00 0.300 1 2 0.030 4 bitume 0.030 0.17 36.00 0.176 5 polietilene in fogli 0.0003 0.350 0.29 0.001 6 polistirene espanso estruso 0.0300 0.035 1.05 0.857 7 cartone bitumato 0.230 3.30 0.013 286.14 1.456 0.2833 Parametri dinamici 4.50 calcestruzzo di sabbia e ghiaia 0.0300 0.050 1.74 W/m2K 0.1315 12h 26 massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW) 0.120 3 Totale 0.250 1.681 W/m2K 60.00 0.026 s (m) massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW) tavelle in cotto 0.030 114.00 0.36 coppi di laterizio 0.020 36.00 0.700 0.050 150.00 1.060 Totale PACCHETTI PARETI PALAZZO SPISANI VIA BARLAAM Dati generali Dati generali spessore trasmittanza=U 0.300 1.833 W/m2K spessore trasmittanza=U Parametri dinamici fattore di attenuazione sfasamento n. descrizione strato s (m) 1 intonaco di cemento e sabbia 0.025 2 mattoni pieni a due teste s=25 cm 0.250 3 intonaco di cemento, sabbia e calce 0.025 Totale 0.90 0.90 0.300 Parametri dinamici 0.2876 9h 21 fattore di attenuazione sfasamento massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW) n. 45.00 1 mattoni pieni per facci a vista 0.12 2 intercapedine d’aria non ventilata 0.04 3 mattoni forati foratura 63% 0.08 4 intonaco di cemento, sabbia e calce 0.020 0.028 450.00 0.320 45.00 0.028 540.00 0.376 descrizione strato Totale VIA BAGNI 0.3117 7h 40 massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW) s (m) 0.04 0.90 256.00 0.180 0.04 0.180 62.00 0.200 36.00 0.022 0.26 0.582 VIA GANDINI Dati generali Dati generali spessore trasmittanza=U 0.340 0.591 W/m2K spessore trasmittanza=U Parametri dinamici fattore di attenuazione sfasamento n. descrizione strato s (m) 1 intonaco di cemento, sabbia e calce 0.010 2 blocco forato, foratura 60% 0.18 3 polistirene espanso 0.03 sinterizzato da 25Kg/mc in lastre 4 mattoni pieni per faccia a vista Totale 0.260 1.329 W/m2K 0.12 0.34 0.295 0.686 W/m2K Parametri dinamici 0.1885 12h 16 fattore di attenuazione sfasamento 0.238 8h 50 massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW) 0.90 0.04 18.00 0.011 153.00 0.610 0.45 0.750 216.00 0.150 387.45 1.521 massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW) n. descrizione strato s (m) 1 cls di sabbia e ghiaia 0.16 2.150 384.00 0.074 2 polistirene espanso sinterizzato in lastre 0.04 0.044 1.00 0.909 3 tramezza 8x25x25 0.8 0.300 62.00 0.267 4 intonaco di calce e gesso 0.015 0.700 21.00 0.021 468.00 1.271 Totale 0.295 25 PACCHETTI BASAMENTI VILLA AMALIA VIA BARLAAM Dati generali Dati generali spessore trasmittanza=U 0.340 1.73 W/m2K spessore trasmittanza=U Parametri dinamici fattore di attenuazione sfasamento n. descrizione strato s (m) 1 profili INP 0.13 2 mattoni pieni in laterizio 0.05 3 sottofondo inerti 0.06 4 sottofondo calce e cemento 0.07 5 pavimento in battuto di marmo0.03 Totale Parametri dinamici 0.1508 10h 40 fattore di attenuazione sfasamento massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW) n. descrizione strato s (m) 60 1014.00 0.0025 1 piastrelle di ceramia 0.010 1.00 23.00 0.01 0.7 62.00 0.02 2 calcestruzzo di perlite e vermiculite 0.02 1.48 449.00 0.014 0.7 72.00 0.091 3 caldana impianti 0.08 1.40 160.00 0.057 1.2 140.00 0.060 4 massetto ripartitore armato 0.04 1.48 880.00 0.027 5 solaio in pignatte e travetti 0.16 171.00 0.30 6 intonaco di cemento, sabbia e calce 0.02 36.00 0.022 522.00 0.43 1.4 0.34 81.00 1369.00 0.374 CASSERO massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW) 0.90 0.33 VIA GANDINI Dati generali Dati generali spessore trasmittanza=U 0.385 2.19 W/m2K spessore trasmittanza=U Parametri dinamici fattore di attenuazione sfasamento 0.40 0.647 W/m2K Parametri dinamici 0.1567 11h 20 fattore di attenuazione sfasamento descrizione strato s (m) 1 vespaio in ghiaione 0.25 0.120 675.00 0.1786 n. descrizione strato s (m) 2 soletta in c.a. 0.07 2.30 168.00 0.0324 1 piastrelle di ceramia 0.010 1.00 23.00 3 sottofondo in cemento per pavimento 0.05 1.40 110.00 0.0337 2 sottofondo di cemento magro 0.06 0.70 0.6 0.086 3 cls di sabbia e ghiaia 0.04 2.150 355.00 0.019 4 solaio tipo predalles 0.24 0.857 96.00 0.280 5 polestirene espanso sinterizzato 0.06 0.044 96.00 0.909 6 pannello di cartongesso 0.01 0.600 23.00 0.017 579.60 1.546 pavimento in gres o ceramica0.015 Totale 0.385 0.936 11h 49 massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW) n. 4 0.2623 9h 32 0.021 Totale 1.40 34.50 0.0150 987.5 0.260 Totale 26 0.33 1.299 W/m2K 0.40 massa sup. (Kg/m2) resistenza (m2KW) 0.01 CONFRONTO FRA VALORI REALI E VALORI DI NORMA (rif. D.Lgs. 311/06 - valori limite dall’01/01/2010) Andrea 27 CONFRONTO DEI RISULTATI OTTENUTI DAI DIVERSI SOFTWARE DI CALCOLO 28 Il sistema di classificazione adottato dal Comune di Ferrara con delibera di Giunta Comunale n. 102803/06 del 31/01/2007 stabilisce le seguenti classi di consumo: classe consumo CLASSE A CLASSE B CLASSE C CLASSE D CLASSE E CLASSE F CLASSE G Quando consumo è minore di 25 kwh (mq/a) 42 kwh (mq/a) 58 kwh (mq/a) 75 kwh (mq/a) 100 kwh (mq/a) 132 kwh (mq/a) >132 kwh (mq/a) Categoria consumo molto basso basso basso medio medio alto alto molto alto Sulla base di tale sistema di classificazione i sette edifici analizzati ricadono in classi energetiche a consumo alto o molto alto (classe F e classe G). Come indicato nella tabella di pag. 28 sistemi di calcolo diversi portano a risultati leggermente diversi tra loro. Come già accennato le differenze dipendono dalle semplificazioni adottate dai vari sistemi. Le maggiori differenze riguardano il calcolo degli apporti gratuiti (solari e interni), delle perdite per ventilazione, delle superfici disperdenti, dei volumi e superfici nette riscaldate. Nel presente lavoro ci siamo concentrati maggiormente sulle dispersioni della struttura edilizia per trasmissione rispetto a quelle per inefficienza degli impianti, in quanto: - l’involucro degli edifici esistenti è responsabile di circa il 70% delle dispersioni di calore; solo il 30% è imputabile agli impianti. Rispetto al clima di cui gode, l’Italia ha le case con i peggiori involucri edilizi d’Europa. - gli interventi sull’involucro hanno solitamente un impatto anche architettonico, e sottintendono quindi scelte di maggiore impatto sugli interessi della collettività - a differenza che per l’involucro, per gli impianti esistono già diversi studi su interventi di miglioramento dell’efficienza in edifici esistenti. Relativamente agli impianti ci limiteremo ad una descrizione del rendimento nelle sue componenti di produzione, distribuzione, emissione e regolazione, indicando per ognuna di esse i parametri ottenibili con l’impiego di tecnologie oggi ampiamente diffuse. Tali dati possono essere confrontati con quelli rilevati nel corso della diagnosi energetica. A seguire esporremo poi alcune proposte di intervento sulla struttura edilizia ritenute dai progettisti più efficaci al fine di ridurre le dispersioni per trasmissione, tenuto conto dei tempi di rientro dell’investimento. Tale ultimo dato esprime il numero di anni che servirebbero a pagare l’investimento di riqualificazione energetica, se si mantenesse fisso il costo del consumo (teorico) attuale di riscaldamento. Il calcolo effettuato tiene conto degli incentivi fiscali disponibili (55%). L’obiettivo minimo degli interventi proposti è il rispetto dei limiti di trasmittanza termica necessari per usufruire degli sgravi fiscali del 55 %. Tali valori sono previsti dal D.Lgs. 311/06 a partire dal 2010, mentre l’Atto di indirizzo della Regione Emilia Romagna 156/08 li considera cogenti dal luglio 2008. Da un primo confronto tra i valori di trasmittanza, rilevati ed i valori previsti dalle norme citate, risulta che gli edifici presi in esame hanno involucri edilizi con prestazioni inadeguate per il periodo invernale. Assieme ai dati invernali nella stessa tabella sono riportati anche i valori di sfasamento e attenuazione rilevanti per il periodo estivo, che risultano quasi sufficienti rispetto ai limiti di legge. Nei casi esaminati i serramenti risultano particolarmente inadeguati, e rileviamo che in generale è meglio affrontare il problema della trasmittanza dell’intero “sistema disperdente”, che comprende, oltre all’infisso vero e proprio, ove presenti, il cassonetto, il bancale e la nicchia del termosifone. 29 Rendimento degli impianti Per mantenere in un edificio (sia esso isolato o meno) la temperatura ambiente di progetto, l’energia QH dispersa (fabbisogno termico) deve essere reintegrata dall’impianto di riscaldamento. In realtà i corpi scaldanti (radiatori, ventilconvettori, pannelli radianti, ecc.) dovranno fornire una quantità di energia maggiore di QH, e la caldaia dovrà bruciare una quantità di energia primaria ancora maggiore di quella fornita al corpo scaldante, in quanto i sistemi di riscaldamento reali non sono in grado di eliminare completamente alcune perdite di calore. Il discorso vale, naturalmente, anche per gli impianti serviti dalle reti di teleriscaldamento, dove il generatore di calore è sostituito da uno scambiatore. In altre parole, più basso è il rendimento globale dell’impianto, maggiore è la quantità di energia primaria necessaria, secondo il rapporto: Q = QH / g dove Q è appunto l’energia primaria che bisogna fornire, QH il fabbisogno termico dell’edificio e g il rendimento globale medio stagionale. Ciò significa che il miglioramento delle prestazioni termiche di un impianto di riscaldamento non può prescindere dall’analisi dei quattro rendimenti che lo caratterizzano: = e. c. d. p g essendo: = rendimento medio stagionale di emissione e = rendimento medio stagionale di regolazione c = rendimento medio stagionale di distribuzione d = rendimento medio stagionale di produzione. p Poiché i rendimenti possono essere riferiti ad un periodo di tempo prefissato (solitamente un anno), occorre chiarire che quelli interessanti ai fini del risparmio energetico sono quelli medi stagionali, dai quali dipende il consumo di energia primaria (combustibile). I quattro rendimenti descritti dipendono da una serie di fattori tutti ricollegabili alla tecnica impiantistica, inte30 sa come scelta della tipologia di impianto e dei relativi componenti. Rendimento di emissione Dipende essenzialmente dal tipo di terminali (corpi scaldanti) utilizzati. Il suo valore può variare in un range abbastanza limitato: in genere si va da un minimo di 0,95 per pannelli radianti annegati a pavimento o a soffitto, ad un massimo di 0,99 per i termoconvettori, mentre i classici radiatori presentano un rendimento di emissione pari a 0,96. Tali dati si riferiscono, naturalmente, a terminali in buone condizioni. E’ chiaro che elementi molto vecchi possono presentare ostruzioni e depositi che ne limitano fortemente la funzionalità. In tali casi può essere opportuno un lavaggio dell’impianto e, nei casi peggiori, la sostituzione dei corpi scaldanti. Rendimento di regolazione Per regolazione di un impianto termico s’intende quel complesso di operazioni con le quali si vuole realizzare e mantenere il comfort climatico negli ambienti abitati, controllando la temperatura ambiente. Perciò attraverso un sistema di regolazione si è in grado di controllare il funzionamento dell’impianto in seguito a variazioni di temperatura interna o esterna all’ambiente. Ai sensi del DPR 412/93 l’adozione di sistemi di termoregolazione (e contabilizzazione) è obbligatoria sia per tutti gli impianti centralizzati di potenza superiore ai 35 kW, sia per gli impianti autonomi di ogni singola unità immobiliare negli edifici di nuova costruzione. Inoltre, al fine di non determinare sovrariscaldamento nei singoli locali di una unità immobiliare (per apporti solari e apporti gratuiti interni) è opportuna l’installazione di dispositivi per la regolazione automatica della temperatura ambiente nei singoli locali o nelle singole zone. E’ il caso, ad esempio, delle valvole termostatiche a bassa inerzia termica che, installate sui singoli radiatori sono in grado di “strozzare” il circuito di alimentazione degli stessi, riducendo automaticamente la potenza termica immessa nel locale in base alla temperatura ambiente. L’adozione dei diversi dispositivi di termoregolazione (cronotermostati di zona, sonda esterna di temperatura, valvole termostatiche, ecc.) adatti al tipo di impianto, consente di sfruttare in modo molto più razionale l’energia termica prodotta dal generatore di calore. I valori di rendimento di regolazione convenzionale sono definiti dal prospetto II della norma UNI 10348: l’adozione di sistemi di regolazione efficaci consente di raggiungere valori elevati (0,96 ¸ 0,97). Ciò non è possibile per gli impianti dove detti sistemi non ci sono. Occorre aggiungere che tra gli interventi possibili da realizzare in un edificio per migliorarne l’efficienza energetica, quello di adottare un idoneo sistema di regolazione (meglio se accoppiato alla contabilizzazione del calore) può essere uno dei meno onerosi, ma significativo dal punto di vista del rendimento. Rendimento di distribuzione Tale rendimento caratterizza l’influenza della rete di distribuzione sulla perdita di energia termica non direttamente ceduta agli ambienti da riscaldare: se il generatore è posto all’interno dell’edificio, la norma di riferimento è la UNI 10348, se all’esterno la norma è la UNI 10347. Appare già chiaro, anche intuitivamente, che ciò che influisce in modo determinante sul rendimento in questione è la coibentazione delle tubazioni e in generale degli organi (valvole, collettori, ecc.) in cui circola l’acqua calda per il riscaldamento. E’ questo il motivo per cui il DPR 412/93 prescrive che tutte le tubazioni di distribuzione del calore, comprese quelle montanti in traccia o situate nelle intercapedini delle tamponature a cassetta, anche quando queste ultime siano isolate termicamente, devono essere installate e coibentate, secondo opportune modalità, con materiali e spessori idonei. Tubazioni non isolate correttamente dal punto di vista termico influiscono negativamente e in modo signifi- cativo sul rendimento di distribuzione (caso molto diffuso nei vecchi edifici), soprattutto se i percorsi sono estesi. Nel caso di coibentazioni realizzate a regola d’arte, invece, il rendimento di distribuzione può arrivare a 0,95. Rendimento di produzione Il rendimento di produzione medio stagionale è il rapporto fra il calore utile prodotto dal generatore nella stagione di riscaldamento e l’energia fornita nello stesso periodo sotto forma di combustibile ed energia elettrica. = Qu / (Qc + Qe) p dove Qu è l’energia utile prodotta dal generatore in una stagione di riscaldamento, Qc quella fornita dal combustibile e Qe quella fornita dalla rete elettrica, sempre nello stesso periodo, per l’azionamento del bruciatore e delle pompe. Essenzialmente p dipende dal fatto che non tutta l’energia “consumata” dal generatore viene trasferita all’acqua. Si tratta di un parametro migliorabile, adottando caldaie di nuova generazione, sia di tipo standard (rendimenti del 97 ¸ 98%), sia a condensazione (che nel funzionamento a bassa temperatura possono arrivare a rendimenti del 107% sfruttando il calore di condensazione dei fumi in uscita). 31 CASSERO VIA PORTA ROMANA 32 2.4. Ipotesi di intervento su alcuni edifici analizzati CONDOMINIO VIA BARLAAM 33 CONDOMINIO VIA GANDINI 34 CONDOMINIO VIA MEDINI 35 2.5. Conclusioni Il deficit di fonti energetiche e il surriscaldamento globale rendono il risparmio energetico una della maggiori sfide globali del nuovo secolo. L’Italia ha il triste primato di maggiore produttore europeo di CO2 da emissioni imputabili alle case, e ciò dipende principalmente dallo spreco energetico derivante dalle perdite per trasmissione dell’involucro edilizio e dal basso rendimento degli impianti. Il patrimonio edilizio italiano è costituito prevalentemente (70-80%) di edifici costruiti prima dell’entrata in vigore delle leggi per il risparmio energetico (la prima è stata la 373/76), e solo il 5-10% dopo l’entrata in vigore della più restrittiva L.10/91. Il nuovo incide pochissimo sul bilancio energetico complessivo (tra l’1 e il 2%). E’ evidente che il campo sul quale si combatterà la sfida del risparmio energetico è quello della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente. Il continuo rialzo dei prezzi dei combustibili fossili sta rendendo sempre più vantaggioso investire nella riqualificazione energetica degli edifici: 1) gli sgravi fiscali e altri incentivi previsti dal governo e dagli enti locali, danno la possibilità di detrarre fiscalmente oltre la metà del valore dell’investimento per la riqualificazione energetica dei propri immobili. 2) tali investimenti portano una riduzione dei costi energetici, che ultimamente incidono sempre di più sui bilanci delle famiglie 3) gli immobili non possono più essere messi sul mercato senza una “pagella energetica”, pertanto i dati sui consumi energetici influiranno sempre di più sul valore di mercato degli stessi Con particolare riferimento a questo ultimo punto, già dal 2007, in caso di vendita di edifici superiori a 1.000 mq è obbligatorio allegare al rogito il certificato energetico dell’immobile, pena la nullità dell’atto. Dal 2008 tale regola si applicherà agli atti relativi ad edifici indipendenti di qualsiasi dimensione e dal 2009 ad ogni singola unità 36 immobiliare. Dal 2010 anche alle locazioni. In Alto Adige, dove già da tempo esiste la pagella energetica degli edifici, si è riscontrato da un lato un sensibile apprezzamento dei valori degli immobili con prestazioni energetiche virtuose e dall’altro un altrettanto sensibile deprezzamento di quelli invece meno performanti. E’ probabile che grazie alle nuove normative, lo stesso fenomeno si diffonda nel resto d’Italia. Oggi più che mai quindi, se si intende investire in lavori di manutenzione straordinaria e/o per migliorare la qualità del proprio immobile, conviene valutare anche l’aspetto energetico dell’intervento. A tal fine è molto utile ricorrere ad una analisi energetica preventiva, in grado di indirizzare le scelte tecniche sulle soluzioni più efficaci e con il miglior rapporto costi-benefici, valutando a priori il miglioramento di classe energetica per l’immobile. Questa analisi, che ha costi relativamente bassi, ha l’obiettivo di individuare i nodi critici del sistema edificioimpianto, calcolare su quali elementi conviene intervenire, e a quali obiettivi prestazionali tendere. Ciò permette di investire più consapevolmente, ottenendo i migliori benefici per le proprie tasche e per l’ambiente. E’ chiaro che nel caso di interventi significativi, alla diagnosi energetica preventiva dovrà seguire un progetto di riqualificazione energetica più raffinato, che avrà il compito di entrare nel dettaglio delle scelte tecnologiche e dei materiali più idonei a raggiungere gli obiettivi prefissati. In tal caso sarebbe auspicabile approfondire anche altri aspetti legati al comfort e alla qualità dell’immobile, tipo la climatizzazione estiva, il comfort acustico, ecc. Le diagnosi energetiche preventive sono maggiormente influenzate dalla scelta del programma di calcolo, in quanto normalmente, per motivi di economicità, standardizzazione e trasparenza, si utilizzano sistemi di calcolo semplificati ed adatti alla certificazione energetica. Le diverse scelte di semplificazione e di classificazione energetica previste da tali programmi infatti, pur non discostandosi molto tra loro, possono produrre per lo stesso edificio, diagnosi e soprattutto classi di prestazione energetica diverse. Affinchè la classificazione energetica venga riconosciuta dal mercato come valido parametro di valutazione degli immobili, dovrebbe derivare da un unico sistema di calcolo e di classificazione. Dovrebbero inoltre essere previsti controlli da parte di un ente terzo rispetto sia al comittente che al progettista. Al contrario, il ritardo del Governo nell’approvazione dei decreti attuativi per la certificazione energetica e l’accreditamento dei certificatori, ha di fatto incentivato la proliferazione di vari sistemi di diagnosi energetica. Ciò sta creando molta confusione sia tra gli operatori che nel mercato, con l’effetto di rallentare gli investimenti in riqualificazione energetica, che avrebbero invece bisogno di essere accelerati. Nonostante l’incertezza di alcuni riferimenti normativi, è comunque auspicabile oltre che conveniente iniziare il percorso di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente. Il presente studio intende offrire un contributo al dialogo con l’Amministrazione pubblica, con i concittadini e gli operatori del settore immobiliare, sul tema della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente, anche in vista della discussione dei nuovi strumenti normativi locali. Secondo recenti studi di Nomisma, il 65% del patrimonio edilizio esistente è energeticamente obsoleto e necessita di interventi manutentivi straordinari. Offre pertanto l’occasione di procedere con una importante opera di riqualificazione energetica. Negli edifici analizzati il risparmio conseguibile (considerando i soli interventi sull’involucro edilizio) è mediamente del 40%, con punte minime del 25% e massime del 70%; i tempi medi di rientro dell’investimento sono di 7 anni, considerando gli sgravi fiscali del 55% e considerando stabili i costi energetici. La differenza tra i risultati ottenuti è da imputare al fatto che in alcuni casi è possibile intervenire su diversi elementi del sistema edificio-impianto, mentre in altri casi gli interventi sono solo parzialmente attuabili. Problemi legati alla morfologia dell’immobile, motivi di tutela del prospetto architettonico (va infatti tenuto conto che Ferrara è città patrimonio dell’Unesco), di convenienza economica, di giurisdizione (non sempre si ha il diritto di intervenire autonomamente su tutti i lati dell’involucro edilizio) ecc., possono limitare gli interventi possibili. Riqualificando energeticamente la parte di patrimonio edilizio esistente che più necessita di manutenzione straordinaria, si otterrebbero dei risultati economici ed ambientali notevoli. A solo titolo di esempio, ipotizziamo di estendere i risultati emersi dal presente studio al 65% delle circa 184.000 unità immobiliari della provincia di Ferrara: - consideriamo per tali immobili un indice di prestazione energetica media pari a 185 kwh/mq; - consideriamo attuabili con le attuali tecnologie, investimenti in riqualificazione energetica dell’involucro con tempi di ritorno attorno ai 7 anni, finalizzati ad ottenere il 40% di risparmio energetico ad esso riferito; Passando da una classe energetica G ad una classe energetica F si otterrebbe un risparmio di emissioni di CO2 equivalente alla riduzione di 74.000 automobili dalle strade provinciali. Tutto ciò senza considerare eventuali benefici derivanti da interventi sugli impianti, che sulla base dei dati da noi rilevati disperdono mediamente il 30% dell’energia. Due anni fa Adiconsum ha commissionato uno studio specifico relativo ad interventi di solo efficientamento degli impianti su edifici esistenti, i cui risultati hanno evidenziato una riduzione dei consumi energetici tra il 30% e il 40% a fronte di investimenti i cui tempi di ammortamento si mantengono attorno ai 3 anni, tenuto conto delle detrazioni Irpef al 55% previste dalla legge finanziaria. 37 3. Villa Amalia: un esempio di ottimizzazione energetica nella ristrutturazione di un edificio liberty Andrea Mantovani e Luisa Bruzzo, Archenergy s.r.l. Ferrara L’edificio oggetto di ristrutturazione, noto come villino Santini, dal nome del committente, è stato completato nell’agosto del 1905 su progetto dell’ing. Ciro Contini di Ferrara. La denominazione di “Villa Amalia” deriva da un omaggio ad Amalia Torri, moglie del proprietario Paolo Santini, committente della villa e proprietario di una fabbrica metallurgica1. Il villino presenta una pianta molto articolata e sviluppata su quattro piani con ampia terrazza al secondo piano. La struttura portante è in muratura di mattoni pieni a due teste in elevazione e a tre nella parte basamentale 38 con rivestimenti ad intonaco; le cornici, le paraste, i bancali ed i marcapiani sono in cemento così come il cornicione con mensole decorate che orna l’ultimo piano. Le finiture interne, porte e pavimenti originali, conservati in gran parte, sono stati restaurati e recuperati, compresi il soffitto ligneo cinquecentesco proveniente da una casa di via A. Lollio a Ferrara e la sottostante fascia dipinta dal pittore Augusto Pagliarini; i suggestivi pavimenti in battuto “alla veneziana” sono stati interamente restaurati e parzialmente completati nelle parti danneggiate dal passaggio dei vecchi impianti di riscaldamento e da modifiche interne succedutesi negli anni. L’intervento ha previsto un progetto di adeguamento impiantistico ed insieme un intervento di consolidamento strutturale e risanamento energetico per una riduzione del fabbisogno di energia primaria. 3.1. Interventi Il piano seminterrato presentava problemi di umidità di risalita con distacco dell’intonaco sulle pareti perimetrali e dispersioni termiche attraverso il solaio controterra costituito da un sottofondo di sabbia e inerti di diversa granulometria e da un massetto in cls. L’intervento ha previsto il risanamento e la coibentazione del basamento e delle pareti perimetrali portanti. Nel solaio controterra sono stati realizzati un vespaio a secco in ghiaia, una soletta in c.a. e pannelli isolanti in polistirene estruso, un massetto in alleggerito per gli impianti e il sottofondo per il pavimento con un passaggio da un valore di trasmittanza U di 1,54 W/m2K ad un valore di 0,29 W/m2K. Il risanamento delle pareti perimetrali esterne è stato ottenuto mediante una controparete interna in pannelli di calcio silicato, che hanno un’elevata porosità e proprietà termoisolanti in grado di garantire un clima confortevole grazie alla regolazione attiva dell’umidità dell’aria. Al piano rialzato e al piano primo, dove maggiori erano i vincoli dati dagli elementi di pregio, l’intervento di miglioramento delle prestazioni energetiche ha riguardato l’integrale sostituzione degli infissi esistenti, già particolarmente compromessi, con serramenti di disegno e 39 materiali analoghi a quelli originali ma ad alto isolamento con vetri basso-emissivi e vetrocamera con gas Argon e con trasmittanza complessiva dell’infisso Uw=1,36 W/ m2K. Il risanamento energetico più completo è stato possibile nel sottotetto che prima dell’intervento era utilizzato come locale di servizio. L’isolamento della copertura è stato realizzato all’intradosso della struttura non essendo possibile aumentare lo spessore esterno della linea di gronda del cornicione. La posa dell’isolamento, in fibra di legno, ha richiesto un lavoro molto accurato; i pannelli sono stati fissati alla struttura lignea esistente e successivamente sono stati posti in opera un freno al vapore perfettamente sigillato con un particolare nastro a tenuta ed il cartongesso lasciando a vista la struttura lignea principale. La controparete interna, isolata sempre con lo stesso sistema e montata su una struttura in listelli di legno, ha permesso la continuità dell’isolamento dell’intero involucro verso l’esterno ed il vano scala non riscaldato e la riduzione dei ponti termici; tutti i passaggi impiantistici verso l’esterno sono stati sigillati con apposite nastrature di tenuta all’aria. Dall’analisi energetica effettuata sull’edificio risultava che il piano primo, soprattutto in corrispondenza della terrazza sovrastante, presentava notevoli dispersioni termiche. L’intervento ha previsto un isolamento all’estradosso della terrazza con cm 8 di pannelli battentati in polistirene estruso, il massetto alleggerito in pendenza e, per una maggiore tenuta all’acqua, una guaina impermeabile in poliestere stesa sotto il pavimento in piastre di cemento. Da un valore di trasmittanza pari a 1,20 W/m2K si è passati ad un valore di 0,21 W/m2K riducendo quindi in modo consistente le dispersioni termiche del vano 40 sottostante la terrazza. Dove sono stati restaurati i pavimenti originali della villa la progettazione impiantistica ha previsto il mantenimento del sistema tradizionale con terminali in ghisa e la sostituzione delle vecchie caldaie con l’impiego di generatori ad alta efficienza e valvole termostatiche. La produzione di acqua calda sanitaria è ottenuta mediante collettori solari con tubi sottovuoto posti sopra la copertura e relativi serbatoi di accumulo collocati nel piano seminterrato. Nel piano sottotetto sistemi a bassa temperatura a pannelli radianti con bassa inerzia termica consentono un uso più flessibile dell’impianto, minori consumi di combustibile, maggior comfort rispetto ai sistemi a radiatori e l’integrazione all’impianto a collettori solari. Per il rifacimento di alcune parti dei solai dei piani rialzato, primo e sottotetto sono stati utilizzati sottofondi a secco con livellante granulare in calcestruzzo cellulare minerale essiccato, senza impiego di leganti umidi. L’utilizzo di questi sistemi consente una drastica diminuzione dei tempi di cantiere con l’eliminazione dell’umidità residua presente invece nei sottofondi tradizionali ed un miglioramento dell’isolamento acustico dei solai. Nel sottotetto si è utilizzato un pacchetto di sottofondo integrato con l’impianto a pannelli radianti a pavimento completamente a secco costituito da granulare, pannelli di isolamento e anticalpestio e pannelli sagomati per l’alloggiamento delle tubazioni dell’impianto radiante. 41 3.2. Conclusioni L’edificio in oggetto prima dell’intervento presentava un fabbisogno energetico dovuto alle scarse prestazioni dell’involucro pari a 404,49 kWh/m2anno ed un impianto di riscaldamento centralizzato a bassa efficienza; complessivamente la classe energetica dell’involucro lo poneva in una classe G. L’intervento di risanamento ha previsto la suddivisione dell’edificio in tre unità distinte con relativi generatori per il riscaldamento; l’analisi delle caratteristiche termiche ha permesso di individuare negli infissi, nella copertura, nel basamento e nel terrazzo non isolato le componenti dell’involucro responsabili di rilevanti dispersioni. Il miglioramento delle prestazioni energetiche è stato possibile solo in alcune parti dell’edificio a causa di vincoli oggettivi quali le finiture interne e gli elementi architettonici e decorativi esterni da salvaguardare; pur non riuscendo a raggiungere una classe energetica soddisfacente, si è calcolato, dopo il risanamento, un fabbisogno energetico specifico dell’involucro nel suo complesso pari a circa 245 kWh/m2anno che dimezza i consumi precedenti. Prendendo in considerazione ogni unità abitativa si è calcolato che il sottotetto, dove è stato possibile un intervento più completo anche dal punto di vista impiantistico, è rientrato in una classe energetica D, con un fabbisogno specifico dell’involucro di circa 75 kWh/m2anno. Anche nei piani rialzato e primo i consumi dell’involucro dopo il risanamento si sono ridotti arrivando rispettivamente fino a 186 kWh/m2anno e 165 kWh/m2anno. Da un’analisi dei costi relativi al solo miglioramento delle prestazioni energetiche dell’involucro, si è ricavato un costo aggiuntivo di circa 200 €/mq, dovuto sia all’impiego di materiali naturali e certificati, quali fibra di legno e pannelli in calcio-silicato, sia alle difficoltà di posa oggettive date dagli elementi architettonici e decorativi quali voltine, cornici, modanature e finiture interne. Considerando la possibilità di usufruire delle detrazioni fiscali del 42 55% si è stimato un tempo di ritorno dell’investimento di 7,4 anni, senza tenere conto degli incrementi di costo dei combustibili per il riscaldamento. In seguito a questa esperienza si può concludere che un intervento di risanamento energetico in un edificio di pregio storico ed architettonico è particolarmente complesso e richiede una stretta collaborazione ed un attento coordinamento fra tutte le professionalità che si alternano nel cantiere. Si rende indispensabile un’analisi accurata del manufatto che permetta di individuare le principali cause di inefficienza energetica e di condurre un progetto di ristrutturazione che integra interventi di consolidamento strutturale, restauro degli apparati decorativi, rifacimento delle linee impiantistiche, con interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche. La riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente è un processo che deve essere sostenuto ed incentivato, perché anche parziali interventi di ristrutturazione possono essere un’occasione per ridurre sprechi e consumi. Proprietà: Maria Chiara Lega e Maria Rita Lega Progettisti: arch. Luisa Bruzzo e arch. Andrea Mantovani, Archenergy s.r.l, Ferrara Direzione Lavori: arch. Andrea Mantovani Progettazione impiantistica: p.i. Marino Galli, Ferrara Impresa edile: Lavori Edili di Massari Pietro, Ferrara Impianti idrosanitari e riscaldamento: Termoidraulica Mazzini & Lamborghini, Ferrara Impianti elettrici: Veronesi impianti elettrici di Veronesi p.i. Carlo, Ferrara Serramenti in legno: Franciosi & Ronchi s.a.s., Ferrara Opere in ferro: Fratelli Casetti s.r.l., Ferrara inizio lavori: marzo 2007 fine lavori: luglio 2008 Note 1 Da: L. Scardino, Ciro Contini ingegnere e urbanista, Liberty house, Ferrara 1987, pp. 86-90. 43 4. Valutazione delle prestazioni energetiche degli edifici esistenti in relazione alla tipologia edilizia Maurizio Biolcati Rinaldi, Dipartimento di Ingegneria, Università di Ferrara keywords: riqualificazione edilizia, risparmio energetico, classificazione esistente 4.1. Ambito della ricerca Le recenti normative sul miglioramento del rendimento energetico dei fabbricati ribadiscono che l’unico modo di procedere correttamente è la “progettazione integrata” del sistema edificio-impianti unendo indissolubilmente le scelte geometrico-formali e bilancio energetico della costruzione, il riscaldamento invernale e gli apporti solari, la climatizzazione estiva e l’illuminazione artificiale, il rendimento degli impianti e le fonti rinnovabili. Vengono distinti gli edifici esistenti da quelli di nuova costruzione, che, avendo una vita più lunga, presentano un potenziale di consumo più elevato, e per i primi si prevede l’applicazione graduale dei requisiti minimi prestazionali in relazione al tipo di intervento. Col presente studio si vuole fornire alle Amministrazioni locali un contributo di conoscenza tramite analisi energetiche condotte su edifici esistenti per comprendere le situazioni di consumo di edifici plurifamiliari e i livelli di risparmio energetico ottenibili con una progressione di interventi migliorativi. Le aree tematiche su cui è possibile lavorare sono: a) Prestazioni dell’involucro, b) Efficienza energetica degli impianti, c) Fonti energetiche rinnovabili, d) Sostenibilità ambientale. Nell’ambito degli interventi su edifici esistenti per quanto riguarda le prestazioni dell’involucro nulla può essere modificato per l’orientamento dell’edificio, mentre si possono effettuare interventi significativi nell’isolamento termico dell’involucro e nelle prestazioni dei serramenti. 44 Negli interventi di ristrutturazione, che si potrebbero definire “leggeri”, l’area tematica efficienza energetica degli impianti è facilmente affrontabile per quanto riguarda la produzione di calore ad alto rendimento, tramite la sostituzione del generatore di calore esistente con un sistema a condensazione e con l’inserimento di valvole termostatiche ad ogni radiatore, mentre risultano praticamente impossibili altri tipi di intervento come l’impiego di sistemi a bassa temperatura (pannelli radianti integrati nei pavimenti, nelle pareti o nelle solette dei locali da climatizzare) per il riscaldamento invernale, oppure l’installazione di un sistema di ventilazione ad azionamento meccanico controllato, oppure ancora i tetti verdi per ridurre gli effetti ambientali in estate. Anche l’applicazione di sistemi che impiegano fonti energetiche rinnovabili risulta agevole solo per l’utilizzazione del teleriscaldamento. Situazione più complessa si presenta con l’inserimento di collettori solari su tetti piani oppure su falde esposte a Sud (eventuali vincoli della Soprintendenza, superfici di falde limitate rispetto al fabbisogno, verifica strutturale per l’inserimento di vasche di accumulo sul tetto, costruzione di ambienti a terra per contenere le vasche, ecc.). Per l’installazione di impianti solari fotovoltaici, invece, a risulta rilevante la non convenienza economica in assenza di condizioni economiche favorevoli, come contributi, ecc. Un’ultima considerazione, infine, sugli aspetti progettuali relativi alla sostenibilità ambientale, con particolare riguardo alla riduzione del consumo di acqua potabile tramite l’utilizzo delle acque meteoriche, raccolte dalle coperture degli edifici, per l’irrigazione del verde pertinenziale, la pulizia dei cortili e dei passaggi ci deve essere almeno una superficie destinata a verde pertinenziale e/ o a cortile superiore a 30 m2. Dalle brevi considerazioni sopra riportate si può affermare che l’applicazione di misure per incrementare la Classe di edifici esistenti fatti oggetto di interventi “leggeri” sono possibili ma l’applicazione di misure per ottenere incrementi di classe sono limitati a: 1) aumento della coibentazione delle pareti verticali esterne, delle coperture e dei basamenti, 2) sostituzione dei serramenti, 3) sostituzione della caldaia, 4) inserimento di termostati. 4.2. Le tipologie edilizie oggetto di analisi energetica Sono stati analizzati alcuni tipi di edifici plurifamiliari e pluripiano a struttura portante di laterizio, uno in centro storico (palazzo Muzzarelli), un edificio in linea a tre piani con due corpi scala con 18 appartamenti nella zona di espansione del primo dopoguerra sulla via Foro Boario e un uno a tre piani e sei appartamenti nella prima zona di espansione degli anni ’50 ed uno a tre piani e sei appartamenti nella prima zona di espansione degli anni ’50. Palazzo Muzzarelli, su via de’ Romei, ha nove appartamenti variamente distribuiti in una pianta irregolare con superficie 932 m2, volume 3452 m3 ed un rapporto S/V di 0,714, mentre il fabbisogno energetico primario di 456 kWh/m 2 anno. L’edificio a 18 appartamenti, (nove per ogni vano scala) situato in via Foro Boario ha superficie 2040 m2, volume 4038 m3 ed un rapporto S/V di 0,51, mentre il fabbisogno energetico primario di 306,8 kWh/m 2 anno. L’edificio a sei appartamenti, situato in via Dogali ha superficie 1023 m2, volume 1577 m3 ed un rapporto S/V di 0,65, mentre il fabbisogno energetico primario di 430,3 kWh/m2 anno. Premesso che i calcoli delle dispersioni energetiche sono stati effettuati puntualmente creando ogni volta precise tabelle di calcolo per avere dati reali di fabbisogno e non farsi fuorviare dalle semplificazioni delle procedure codificate dai vari sistemi di qualificazione, si può vedere che dai dati del fabbisogno energetico si deducono due cose: primo che mediamente i fabbisogni sono più elevati di quel valore medio (EPi 160-180 kWh/m2 anno) indicato dalle norme regionali, e secondo che sono così lontani i dati della “classificazione altamente virtuosa” (classe A) e così difficile da raggiungere che è opportuno mettere in evidenza il risparmio energetico sulla situazione attuale ottenuto con i diversi tipi di intervento piuttosto che il raggiungimento di una certa classe che apparirà sicuramente “poco virtuosa” (classi D, E, F, G). Se si procede con un’analisi puntuale dei possibili interventi su Palazzo Muzzarelli, anche se non è soggetto alla normativa sul risparmio energetico perché edificio protetto dalla Soprintendenza, si possono rilevare alcune cose interessanti. Intanto non è possibile procedere con una protezione a cappotto nemmeno all’interno, perché presenta lesene, capitelli, volte affrescate che non possono essere nascoste alla vista, per cui viene meno un buon strumento di risparmio. Tuttavia con interventi puntuali si possono limitare i fabbisogni di oltre il 26% tramite la sostituzione della caldaia e di oltre il 9% con la sostituzione degli infissi, anche se va messo in evidenza che in almeno due dei nove appartamenti il risparmio supera il 15%. Se, invece, oltre i due tipi di intervento sopraccitati, viene applica una protezione termica adeguata alla copertura (10 cm. di termoisolante) ed al sottofondo del piano terra il risparmio globale è quasi il 67%. Per i regolamento della Regione Emilia-Romagna l’edificio è ancora in classe E mentre per il Comune di Ferrara è in classe G. Anche se la classificazione esprime un giudizio punitivo, l’intervento ha ottenuto un risparmio di circa due terzi rispetto al consumo attuale, e questo è sicuramente un buon risultato. Più agevole è stato lo studio energetico degli altri due edifici, poiché la forma regolare ha consentito analisi più spedite e si potuto verificare gli effetti della protezione continua dell’involucro. L’edificio di via Foro Boario (che disperde 306,8 kWh/ 45 m2 anno e ha un EPi limite di 62,42 kWh/m2 anno) subisce un forte miglioramento di circa il 36% tramite la sostituzione della caldaia con una ad alta efficienza e l’inserimento di termostati-ambiente nei radiatori esistenti. Un altro 5% circa si ottiene sostituendo le finestre munite di un vetro camera 4-15-4 oppure un 6% circa con un vetro triplo 4-12-4-12-4; in definitiva si arriva a oltre il 41% di risparmio con tre tipi di intervento di scarsa complessità “invasiva” sulla vita degli abitanti. Il rivestimento dell’involucro con 10 cm. di termoisolante (pareti, solaio di copertura, solaio di piano terra) porta ad un risparmio del 76% se non viene isolato il solaio del vano scala ed all’82% se viene isolato, e si arriva a sfiorare l’85% se si isolano anche le spallette delle finestre con 5 cm. di termoisolante. L’impiego di pannelli radianti al posto dei radiatori fornisce un ulteriore miglioramento del 9-10% se non si ricopre l’edificio col termoisolante, ma con il cappotto sulle pareti orizzontali e sui solai aggiunge un modesto vantaggio inferiore all’1%. Analogo effetto si ha riscaldando il vano scala: da un miglioramento del 9-10% si scende velocemente sotto l’1% con la realizzazione del cappotto. Il consumo di 46,9 kWh/m2 anno colloca l’edificio in classe C per il Comune di Ferrara ed in classe B per la Regione, ma il risultato di un risparmio dell’85% senza energie alternative è decisamente di grande entità. L’edificio di Via Dogali (che disperde 430,3 kWh/m2 anno e ha un EPi limite di 74,25 kWh/m2 anno) presenta, ovviamente, un comportamento simile a quello di Foro Boario e consente un risparmio di quasi il 37% montando una caldaia ad alta efficienza, termostati-ambiente nei radiatori; un altro 8% si ottiene con finestre con vetrocamera, per arrivare all’86 % con un cappotto sulle pareti perimetrali, sulla copertura e in cantina, cui si può aggiungere un altro 2,5% isolando termicamente le spallette delle aperture, per un risparmio totale di 88,4% (EPi 49,9 kWh/m2, cioè classe B per la Regione e classe C per il Comune) ed il 90,22% se si riscalda il vano scala 46 (EPi 42,1% kWh/m2, cioè classe B per Regione e classe C per il Comune). 4.3. Verso nuove regole di classificazione degli edifici esistenti I risultati ottenuti con i vari tipi di intervento per il risparmio energetico su edifici esistenti evidenziano la necessità di impostare un criterio di classificazione che tenga conto della quantità di risparmio ottenibile rispetto alle condizioni attuali e sottolinei lo sforzo di miglioramento ottenuto. Usare lo stesso metro di classificazione per edifici nuovi ed edifici esistenti crea danno di immagine agli sforzi che si possono ragionevolmente attuare per migliorare i consumi energetici e danno economico al valore della costruzione. Viene di seguito presentata una delle possibili proposte di classificazione energetica. EDIFICIO VIA DOGALI, 8 - FERRARA PIANTA PIANO TIPO 47 EDIFICIO VIA FORO BOARIO, 18 - FERRARA PIANTA PIANO TIPO 48 PALAZZO MUZZARELLI, VIA DE’ ROMEI, 15 - FERRARA PROSPETTO INTERNO 49 5. Integrazione avanzata strumenti di rilievo non invasivi per l’analisi dell’involucro edilizio a fini energetici e di restauro Alessandro Pancaldi, DIAPREM, Facoltà di Architettura, Università di Ferrara keywords: riqualificazione energetica, diagnosi dell’esistente, rilievo integrato Le problematiche relative alla tematica della riqualificazione energetica scaturiscono essenzialmente da un contesto, quello italiano, storico e tecnico e culturale in cui i consumi di energia legati ai fabbisogni di riscaldamento e raffrescamento degli edifici rap-presentano una quota determinante (e a volte preoccupante) del bilancio energetico del Paese. Se da un lato sempre più si diffondono e si perfezionano logiche di progettazione attente alla necessità di contenere i consumi energetici nell’ambito delle nuove costruzioni, i progressi registrati nel “recupero” di edifici esistenti e nella soluzione delle problematiche ad esso associate non appaiono sufficientemente incisivi: tutto questo, a causa di una normativa non stringente, di difficoltà tecniche e di considerazioni economiche. La prima domanda che sorge, nell’ottica di sviluppare ricerche sull’energia in ambito edilizio, è la seguente: è possibile, con l’ausilio e l’integrazione di tecnologie per il rilievo dell’esistente, già conosciute e impiegate singolarmente, aumentare il fattore di conoscenza per una migliore risposta diagnostica e critica nel percorso di calcolo del rendimento energetico, il quale calcolo (secondo la normativa) può essere portato a termine anche avendo a disposizione pochissimi fattori informativi? Sulla base di questi interrogativi ci si è proposti, in sede di ricerca, di capire e sintetizzare le richieste tecnico – normative e di effettuare una fase di test sull’applicazione e l’integrabilità delle tecnologie hardware e software conosciute. 50 Una delle modalità della ricerca condotta in ambito universitario è stata quella di sperimentare l’integrazione tra alcuni dei “know how” già acquisiti e consolidati nell’ambito del rilievo strumentale e testare in che modo possono essere incrociati i dati ottenuti da strumentazioni, hardware e software, già conosciute e fortemente caratterizzate da proprie tecnologie. In particolare, si è fatto affidamento sullo strumento di rilievo laser scanner, sulla stazione totale di rilievo topografico e sulla termocamera digitale ad infrarossi. In questa sede si ha avuto modo di affrontare la lettura e l’analisi critica dell’esistente e si è cercato di stabilire qual è la relazione tra forma dell’architettura e il rendimento energetico della stessa. Ci si è proposti altresì di trovare scientificamente un legame il più possibile codificabile tra le principali macro-problematiche legate al consumo energetico e le principali tipologie edilizie sofferenti o, quantomeno, caratterizzate da tali patologie. Inquadramento del problema scientifico Il problema scientifico rientra in un quadro che individua percorsi distinti ma destinati ad intersecarsi: il primo conduce necessariamente alla comprensione e al recepimento di una normativa non ancora stringente in materia di risparmio energetico e di linee guida che ancora non sono state specificate e definite ufficialmente ed in modo univoco. Il secondo percorso parte dal presupposto per cui sembrano non ricevere la necessaria attenzione le difficoltà tecniche, legate all’adeguamento di costruzioni esistenti, e quelle economiche che, comunque, restano alla base di un problema, quello del contenimento dei consumi energetici, non ancora radicato nella collettività, anche a livello culturale. Alla luce di tali considerazioni, è stato scelto di indagare in che modo i fattori morfologici (oppure, come preferiamo definirli, morfometrici) in architettura e in edilizia intervengono a condizionare il comportamento energetico. Si segnala in questa sezione l’enorme valore scientifico che hanno assunto, nell’ambito delle sperimentazioni svolte e nell’ambito di una ricerca sui comportamenti energetici in architettura, l’approfondimento della termografia come tecnica di innovazione al rilievo non invasivo e la possibilità di testare inten-samente i nuovi strumenti di indagine termografica e termoflussimetrica rivolte alla diagnostica sia in materia energetica, sia in materia di salvaguardia dei beni architettonici. Obiettivi della ricerca La ricerca condotta si è posta alcuni importanti obiettivi in materia di energia, così definibili e sintetizzabili: - leggere, comprendere e identificare le grandezze fisiche ed i parametri che intervengono nelle procedure di valutazione energetica; - stabilire in che modo le caratteristiche fisiche proprie dell’organismo edilizio esistente influiscono nel rendimento energetico dello stesso, confrontando le prescrizioni derivanti dalla regolamentazione normativa in materia energetica con i dati sperimentali acquisiti; - formulare, sulla base delle conoscenze acquisite, un quadro di considerazioni che fungano da indicazione di ricerca e che possano costituire le basi di uno sviluppo tecnologico che ha come obiettivo la progressiva automazione di tecnologie per la valutazione energetica; tali tecnologie, ad oggi, dipendono ancora fortemente dalla post produzione “manuale” con conseguenti margini di tolleranze ed elevati tempi/costi di elaborazione. Percorso della ricerca Il percorso condotto si è proposto di sperimentare l’integrazione tra alcuni dei “know how” già consolidati nell’ambito del rilievo strumentale e di comprendere in che modo possono essere intersecati, uniti o confrontati i dati ottenuti da strumentazioni, sensoristiche, hardware e software, già conosciuti ma, probabilmente, mai usati in modo simultaneo e, soprattutto, complementare. In questa sede si è voluto testare se, generando elevate “qualità” e “quantità” dei dati di partenza, specializzandoli successivamente per una precisa richiesta di analisi, potessero subire sensibili variazioni: - il margine di tolleranza (tenendo presente che una misura è sempre soggetta ad una lettura “umana” e che misure ripetute di una stessa grandezza forniscono sempre valori diversi, anche se con differenze minime); - il fattore di attendibilità nel calcolo del rendimento energetico di un edificio. E’ stato possibile stilare un primo quadro di ragionamenti metodologici che hanno riguardato sia la procedura dell’acquisizione, sia la prassi di elaborazione comunemente implementata. Si è giunti quindi ad una prima serie di conclusioni che hanno riguardato l’opportunità e/o la convenienza di seguire, nell’acquisizione e nell’elaborazione, operazioni comunemente codificate oppure percorsi metodologici da considerarsi “in fase di ottimizzazione” ai fini della velocità specifica e del valore di integrazione tra due o più, delle tecniche utilizzate. Su questa base è stato possibile redigere un bilancio realmente riassuntivo e comparativo dei limiti degli strumenti, se utilizzati singolarmente, delle potenzialità di integrazione di tecnologie diverse, della opportunità e convenienza insite in una base dati perfettamente organizzata, della necessità e della portata di un intervento manuale in post acquisizione. 51 6. Finanziare il risparmio energetico e la qualità abitativa: una chiave per il futuro Gian Luca Cazzola, Responsabile Imprese e Foreign Op.ve Dept., Cassa di Risparmio di Cento Spa keywords: visione banca del territorio, riduzione costi, finanziamenti specifici, ammortamento con rimborso fiscale La Cassa di Risparmio di Cento, come banca del territorio, intende partecipare ad ogni iniziativa che possa aiutare a raggiungere obiettivi che migliorano la qualità della vita e comportano la riduzione dei costi per famiglie ed imprese, dare sostenibilità al bilancio energetico del nostro paese e contribuire a salvaguardare l’ambiente ed il clima. Ritiene quindi decisamente importante il tema del risparmio energetico negli edifici civili, residenziali e dei servizi, e considera meritoria questa iniziativa della Fondazione degli Architetti della nostra provincia, per sensibilizzare alla necessità di ristrutturazioni certificate secondo la direttiva europea 2002/91, e stimolare l’avvio di iniziative formative ed operative per i tecnici e le imprese, finalizzate al concreto raggiungimento dell’obiettivo di minori consumi energetici degli immobili residenziali e dei servizi, oltre che ad operare indirettamente per un miglioramento delle tecnologie edili, utili ad allineare il comparto italiano alle più avanzate esperienze europee nell’interesse dei privati consumatori e del nostro paese. La Cassa ha già strutturato i finanziamenti specifici necessari per le ristrutturazioni e la costruzione di edifici certificati per il risparmio energetico, oltre ai finanziamenti per impianti per la produzione di energie rinnovabili, quali gli impianti fotovoltaici, per cogenerazione di energia, a biomasse, ritenendo che il risparmio e l’efficienza energetica saranno le principali, seppur parziali, soluzioni del problema che nasce dalle limitate risorse energetiche e dall’incremento dei consumi della popolazione dei paesi emergenti; con il conseguente miglioramento 52 delle condizioni di vita queste rappresentano le principali concause di un costante aumento del costo dell’energia, tendenza prevedibile anche dei prossimi anni. Urge l’avvio di interventi finalizzati al risparmio sui costi di climatizzazione degli edifici, oltre che la costante ricerca di un più efficiente utilizzo dell’energia, per il problema delle fonti energetiche incrementabili solo in misura limitata dalle fonti rinnovabili, per il petrolio la cui capacità di estrazione è in prospettiva in decremento, per un nucleare ancora problematico e dagli elevati costi, e comunque per le limitate quantità di energia producibili. La previsione di ulteriori aumenti dei costi energetici per famiglie ed imprese impone il rapido ed efficace avvio di interventi indirizzati alla riduzione dei consumi energetici ed a migliorie dell’efficienza energetica di processi e strutture. L’Italia dovrà emulare esperienze positive, come quella tedesca più avanzata della nostra nella produzione di energie alternative e nella riduzione dei consumi dei processi produttivi e degli edifici residenziali, industriali e dei servizi. E’ esemplare anche il caso virtuoso e di successo dell’Alto Adige (CasaClima-Klimahaus) nato dalla volontà dell’amministrazione pubblica locale, oggi presente anche nei regolamenti di numerose amministrazioni italiane, che ha dimostrato che è possibile procedere, con edilizia ad alto risparmio energetico, a fortissime riduzioni nei consumi per riscaldamento e condizionamento, a costi di investimento convenienti e con forti risparmi di costi di esercizio, che danno, grazie alla certificazione indipendente, maggiore valore alla proprietà. Vediamo che questa esperienza di successo è in via di sviluppo in altre regioni italiane, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Emilia Romagna, Toscana, Lazio. Dopo la espressione di condivisione della certificazione CasaClima da parte tedesca, è sorprendente il forte interesse evidenziato sulla stampa dei giorni scorsi da parte di enti governativi brasiliani. Si può ritenerla esperienza virtuosa e di successo, da condividere nelle regioni italiane. Evidenziamo anche che circa il 45% della bolletta energetica italiana è correlata a usi residenziali. E’ quindi possibile contribuire efficacemente con le ristrutturazioni ad alta efficienza energetica del residenziale al riequilibrio e alla sostenibilità della bolletta energetica italiana, mentre la mancata azione o ritardi ulteriori esporrebbero il nostro paese a problemi enormi negli anni a venire e per la prossima generazione. I numerosi interventi realizzati in Italia dimostrano che l’investimento sul miglioramento energetico di una struttura esistente è più facilmente ammortizzabile se si punta ad un alto livello di rendimento ed all’azzeramento della bolletta energetica, poichè con il contributo 55% si dimezzano i costi d’intervento e con l’alta efficienza si tende ad azzerare i costi di gestione negli anni successivi. Buone notizie sono arrivate recentemente da fonti del Ministero Sviluppo Economico e dell’ Enea, che hanno dichiarato che sono state 106 mila le documentazioni inoltrate all’ente per la richiesta di detrazione fiscale 55% per interventi di riqualificazione energetica, di cui il 94% riguarda il settore residenziale ed il 43% è relativo a case unifamiliari. Il dato del risparmio energetico permesso dagli interventi di riqualificazione viene stimato a a 880 Gigawattora, con una minore emissione di 193 mila tonnellate di CO2. Il dato globale degli importi degli interventi, 1,4/miliardi di Euro, è da considerare elevato, specie se correlato all’ancora recente provvedimento agevolativo. Per gli interventi di ristrutturazione finalizzata all’efficienza energetica di cittadini privati, condomini, immobiliari, imprese edili ed industriali, la Cassa di Risparmio di Cento concede finanziamenti a tassi agevolati, strutturati in modo specifico con piani di ammortamento decurtabili anche con l’incasso del beneficio fiscale. Si tratta di mutui rapidamente e facilmente ottenibili, anche perché la nostra banca vede in un immobile certificato ad alta efficenza energetica (secondo direttiva 2002/91 da ente terzo) pregio e maggior valore, che agevolano la finanziabilità per la capacità di creare indirettamente reddito futuro per le famiglie e le imprese, e per la certezza di minori spese di conduzione dell’immobile che renderanno poi più facile il regolare rimborso del finanziamento. Riteniamo quindi esistano tutte le condizioni per sviluppare, anche con il nostro supporto, interventi di recupero, ristrutturazione, nuova costruzione, sul nostro patrimonio edilizio; interventi motivati dal costante aumento dei costi dell’energia, per cui una famiglia media purtroppo già oggi spende la tredicesima mensilità non per andare in vacanza, ma per riscaldare la casa. 53 7. Considerazioni non finali Riccardo Orlandi, Presidente Fondazione degli Architetti di Ferrara Qualcuno potrebbe pensare che le questioni affrontate nel convegno e qui raccolte siano semplicemente un utile contributo al più vasto tema energetico così come inquadrato in premessa da Sergio Golinelli e, certo, le ricerche condotte, i suggerimenti e le riflessioni che ciascuna di esse contiene, possono consentire qualche passo avanti, anche a livello locale, nella giusta direzione. Tuttavia, io penso che ci sia anche altro. C’è innanzitutto la rappresentazione che il tema del contributo richiesto ai settori dell’edilizia e dell’impiantistica ai fini del risparmio energetico e dello sviluppo sostenibile, sotto la spinta innegabile delle nuove normative e dell’azione delle amministrazioni locali, è giunto a maturazione e, superata l’inerzia iniziale, si comincia a manifestare una diffusione della attenzione a queste tematiche che ormai si estende tanto agli operatori - imprese e professionisti - che al mercato. Un interesse che si misura non solo nella partecipazione ad eventi ed iniziative come questa o altre recentemente attuate, ma nel fiorire di esempi e realizzazioni anche nella nostra provincia. Del resto, come sempre accade, quando un tema comincia ad essere patrimonio condiviso, cresce il bisogno di discutere e sperimentare, per trovare il miglior modo per tradurre principi ed obiettivi in pratiche concrete e quotidiane, per coniugare costi ed efficacia delle soluzioni. L’esperienza di Bolzano e della sua CasaClima e una recente ricerca condotta dal CRESME su scala nazionale, mostrano come l’edilizia ad alto contenuto energetico può fare premio anche in un momento di flessione cospicua del mercato, segnalando che tanto la domanda quanto l’offerta condividono una quasi equivalente consapevolezza del tema del risparmio energetico. Certo sa54 rebbe ingenuo pensare che le ragioni di tale fenomeno siano del tutto virtuose, dovendosi considerare da parte della domanda il desiderio di tradurre il contenimento dei consumi in risparmio economico possibilmente prolungato nel tempo, e da parte dell’offerta la necessità di affrontare il mercato con qualche cartuccia in più. Ma tant’è, i dati di Bolzano e del CRESME ci dicono che il segmento dell’edilizia sostenibile rimane in salute e mostra un’attività che, per certi aspetti, pare perfino sopravanzare le più recenti normative. Nel nord est, ad esempio, si sta diffondendo la pratica di richiedere in appalto non più solo la certificazione dei prodotti usati, ma di fornire la certificazione dei pacchetti costruttivi che dimostri la corrispondenza effettiva dell’edificio alle prestazioni richieste. Va detto che questa prassi ha motivazioni, di nuovo non particolarmente virtuose, rispondendo principalmente alla necessità di ridurre il contenzioso, e, tuttavia, va osservata con attenzione perché la sua diffusione ha un effetto collaterale rilevante, ossia traduce e diffonde la “buona pratica” dell’uso dei singoli prodotti, ne mette a prova in concreto le prestazioni testate in laboratorio, e, in definitiva, ne persegue l’ottimizzazione e lo sviluppo. Una seconda questione che emerge o, meglio, traspare dal materiale qui raccolto è quella che potremmo chiamare l’abbondanza legislativa: si vedano le pagine dedicate alla bibliografia normativa. Al riguardo credo che si possano fare alcune considerazioni e, pur ribadendo il merito del contenuto stringente delle norme più recenti nella crescita di attenzione ai temi energetici da parte dell’intero settore edilizio, non si può non notare che la quantità di provvedimenti a diverse scale di competenza nel perdurare della mancanza di un quadro di riferimento stabile, completo, unico e nazionale sotto il profilo dei principi, del metodo e degli strumenti rischia di essere fonte di confusione ed altro. Se pure è apprezzabile, e per certi versi necessaria, l’attenzione sussidiaria di regioni, province e comuni al tema del risparmio energetico, che si è tradotta appunto in svariate leggi e regolamenti anche locali, l’assenza, fin qui , di un comune linguaggio in materia, determina, a mio avviso, un certo disorientamento non solo tra gli operatori, ma anche nel mercato. Se per i primi le differenze normative, interpretative e pratiche si traducono immediatamente nella necessità di disporre di diversi modi operativi e, alla fine, anche in un aumento dei costi, per il secondo la presenza di oggetti che rispondono a differenti requisiti (o, che è lo stesso, a medesimi obiettivi diversamente interpretati) ne impedisce la comparazione e, in definitiva, rallenta la diffusione di “buone pratiche” con effetti potenzialmente distorsivi sul piano economico e sul piano della concorrenza. Da quanto appena detto, pare opportuno sottolineare che anche interventi di carattere normativo a livello locale ristretto vadano affrontati con molta cautela, magari progettando anche percorsi alternativi per raggiungere i medesimi obiettivi: per esempio individuando il minimo comune terreno normativo a più larga diffusione e condivisione territoriale ed affiancando ad esso un Patto per la sostenibilità tra enti pubblici e operatori del settore al quale affidare, su base volontaria, l’individuazione degli obiettivi più ambiziosi, la diffusione delle buone pratiche come degli elementi e dei parametri di valutazione, della promozione delle ricerca nel rispetto dei caratteri specifici dei diversi territori. L’altra considerazione che è necessario fare riguardo alla normativa vigente è che questa si occupa principalmente, anche se non solo, degli edifici che verranno, i quali peraltro rappresentano percentuali minime del patrimonio edilizio, mentre la quasi totalità dei consumi è generata dalle costruzioni realizzate prima delle prime timide - potremmo dire oggi - leggi in materia di rispar- mio energetico, come è ben dimostrato dalla ricerca di Dario Vinciguerra e Domenico Casellato. Con ciò non si vuole dire che le norme vigenti siano errate o incomplete, che necessitino di integrazioni, perché credo che sia ben comprensibile, e condivisibile, la ratio delle stesse, ma non si può negare che il citato contrasto tra l’impianto legislativo e la realtà dei consumi del settore edilizio sollecita alcune domande e, poiché l’obiettivo del risparmio energetico deve essere conseguito da leggi ma anche da “politiche”, chiede qualche risposta. Se possiamo, per un attimo, dare per scontato che l’edilizia prossima ventura - sia nuova che di recupero (quella, per intenderci, che sarà oggetto dei futuri Permessi a costruire), sarà per norma energeticamente virtuosa, quali azioni possono essere messe in campo per il patrimonio edilizio esistente, quali obiettivi possono essere ragionevolmente essere fissati, con quali mezzi possono essere raggiunti? Le ricerche di Anna Tambini e il suo gruppo e di Maurizio Biolcati Rinaldi ci dicono non solo che sull’esistente si può intervenire, ma che si può fare con tecniche non invasive, che tengano conto anche della convenienza economica, con risultati più che soddisfacenti, e che, se sollecitati e sostenuti, possono dare un grande contributo al risparmio complessivo. Certo deve essere chiaro che il risultato di questo tipo di interventi non può essere paragonato a quello atteso per il nuovo, che la sua forza intrinseca non è tanto nella prestazione del singolo edificio quanto nella somma crescente dei risparmi conseguiti. Le due ricerche ci dicono, tra le righe, che una delle chiavi per realizzare gli obiettivi attesi di risparmio energetico complessivo può stare nella manutenzione dell’esistente. Il problema diviene, quindi, decidere innanzitutto se tale chiave deve essere perseguita e, se si, con quali mezzi. Ma prima di entrare in argomento, occorre fare un’al55 tra constatazione: le ricerche qui raccolte e quanto fin qui argomentato ci dicono che il tema energetico muta radicalmente il nostro rapporto con il patrimonio edilizio esistente, così come si è costruito negli ultimi quaranta anni nelle politiche economiche, sociali ed urbanistiche di questo paese. Se è vero, come io penso che sia, che il certificato energetico da allegare alle compravendite degli immobili costituirà anche un fattore di valutazione economica, come sostiene Anna Tambini, arriveremo al paradosso che una casa in periferia energeticamente virtuosa varrà di più di un vecchio ed energeticamente inefficiente cassero medievale in centro? Che per l’edilizia degli anni ’50 e ’60 delle prime periferie il mercato decida essere più conveniente la sostituzione integrale piuttosto che inseguire un risparmio anche consistente come mostra Biolcati Rinaldi, ma che non migliora la classe energetica? Domande provocatorie, si dirà, ma utili per mostrare che la questione energetica del patrimonio edilizio esistente non può essere affrontata solo ragionando di “involucro” e di “efficienza degli impianti” , ma chiama in causa scelte economiche , sociali ed urbanistiche sulle quali soprattutto le amministrazioni locali sono chiamate ad intervenire, rappresentando la vera sfida per contribuire in modo fattivo al tema energetico, piuttosto che inseguire al rialzo gli obiettivi normativi. E se l’orizzonte del 2020 di cui parla Golinelli non pare troppo lontano, dodici anni di tempo non sono pochi per impostare e cominciare ad attuare delle scelte. Dal punto di vista urbanistico mi pare evidente che nella definizione dei criteri di conservazione del patrimonio esistente debba essere introdotta anche la variabile energetica, valutando la possibilità di introdurre accanto al rispetto dei limiti imposti dalla normativa, una serie di possibili obiettivi di risparmio energetico, da parametrare magari sull’esempio proposto da Biolcati Rinaldi, legati ai gradi di intervento ammissibili in modo da rendere più chiaro e trasparente il rapporto tra il valore di conserva56 zione e gli altri fattori, tra i quali anche quelli energetici. Anche su questo piano si può essere provocatori, recuperando all’interno del linguaggio urbanistico temi come il diradamento e la densificazione, la sostituzione al posto della ristrutturazione. Chi ha avuto la fortuna di assistere a qualcuna delle iniziative del recente Festival della città e del territorio, ha potuto sentire come i primi due già agiscano in quella che si chiama città diffusa; chi lavora da qualche anno in questo settore sa bene come la cultura giuridica abbia svuotato e trasformato il concetto di ristrutturazione fino al paradosso della demolizione e ricostruzione tal quale, obbrobri compresi. Dal punto di vista economico, mi pare che da tutto quanto sopra si possa trarre la conclusione che il tema del risparmio energetico del patrimonio edilizio esistente, è rilevante tanto sul versante dei consumi e delle emissioni globali quanto sul versante dei costi. I primi numeri statistici che cominciano a girare sull’uso delle detrazioni fiscali non sembrano indicare un successo di tale misura. E del resto il meccanismo previsto per le detrazioni sembra premiare gli interventi legati ad operazioni immobiliari piuttosto che non promuovere la manutenzione a fini di contenimento dei consumi. Mi permetto di suggerire una probabile ragione. Se si mettono a confronto i dati della proprietà immobiliare - ossia circa il 70% delle case sono abitate dai rispettivi proprietari - con la distribuzione del reddito - circa il 20% della ricchezza nazionale detenuto da circa l’80% della popolazione- è facile concludere che la maggior parte del patrimonio edilizio esistente - quello che produce i maggiori consumi - è abitato da cittadini a basso e medio reddito; se si aggiunge che la proprietà delle abitazioni è raggiunta attraverso mutui pluridecennali, che i cicli di manutenzioni delle costruzioni superano di poco la durata dei mutui, che la proprietà degli immobili è altamente parcellizzata, che i meccanismi di detrazione agiscono principalmente sul lato fiscale, è facile comprendere la ragione dello scarso successo nella attivazione di manutenzioni virtuose. Ma è altrettanto semplice capire che questo della incentivazione della manutenzione è lo spazio maggiormente disponibile all’azione delle amministrazioni locali, perché è quello meno coperto dalle normative, che giustamente si occupano di migliorare le parti su cui si interviene, ma non sollecitano interventi di maggior peso e, quindi, con migliori risposte prestazionali. E’ quello il campo dove le risorse disponibili possono avere l’ambizione di coniugare l’ottenimento di un buon livello delle prestazioni energetiche con una più equa distribuzione dei benefici di tale risultato. Come si sarà ormai capito, io non credo che sia necessario “premiare” il o i migliori risultati, per i quali le esperienze citate più sopra - di Bolzano e del Nord estci indicano che sarà l’esito sul mercato a premiarle. Si tratta di decidere se sia meglio ridurre fino al 60% il consumo di dieci case (esistenti) o avere una o due case ad alte prestazioni energetiche, e di mettere in atto politiche conseguenti, magari di minor impatto comunicativo, ma di più ampia prospettiva. La gara per il 2020 è ancora aperta. Per concludere questo intervento e tenere fede al titolo, vorrei proporre due ultime considerazioni, due provocazioni su temi da affrontare prossimamente. I temi del risparmio energetico nell’edilizia mettono in evidenza una contraddizione del settore - imprese e professionisti - con la quale bisognerà fare i conti. Mi riferisco alla congenita arretratezza del comparto nel nostro paese, fatta per lo più da ditte individuali o a basso numero di addetti, poco inclini all’innovazione, contrapposta alla crescente necessità di utilizzare e mettere in opera tecnologie sempre più raffinate, dal fotovoltaico ancora in evoluzione agli impianti geotermici, dagli isolanti a ciclo produttivo corto all’ormai immancabile biossido di titanio. Si è detto che le nuove frontiere in termini di prestazioni energetiche potranno contribuire ad un aumento della qualità della risposta del settore, che si potrà rag- giungere per formazione e per selezione. Sul versante della formazione già oggi possiamo vedere l’impegno delle associazioni di categoria, e, dunque, ciò non desta preoccupazioni. Ma è sul lato della selezione che il discorso si fa più difficile. Io credo che non basti affidarsi alle leggi del Mercato e che giudicare “patologico” il crescere delle ditte individuali, che poi lavorano in subappalto o a fattura, sia necessario ma non sufficiente a liquidare la questione e che sul piano politico e sociale la riflessione non sia neppure cominciata. In un periodo economico e sociale caratterizzato dalla sindrome della terza settimana, c’è bisogno di riflettere sulle possibili conseguenze della selezione, della opportunità di prevedere tempi e ammortizzatori come di avviare la pur necessaria ristrutturazione del settore. La seconda e ultima provocazione è più strettamente disciplinare - da architetto - perché i temi trattati fin qui hanno conseguenze rilevanti, sia teoriche che pratiche in tale campo. Dei temi della densificazione e del diradamento ho già detto sul piano urbanistico, ma su quello architettonico c’è ancora da dire, a partire dalla necessità, a mio avviso già manifesta, di ridefinire gli standard tipologici per finire con l’impiego di nuovi materiali e il rapporto con i contesti, dalla transizione dalla massa - intesa in senso fisico, murario - alla “pelle” e, oggi, di nuovo alla massa - di nuovo in senso fisico! -, dal tetto della tradizione alla comparsa di nuovi elementi formali come i pannelli solari o fotovoltaici; per non parlare della necessità di adeguare la concezione della teoria e della pratica del recupero, di trasportare il concetto di sostenibilità dall’edificio fuori della porta di casa, della manutenzione che si traduce anche in un problema architettonico: capotto si o no? e se si, come? Come si vede, di tematiche non piccole da discutere ce ne sono. In questo campo ci conforta però vedere che già si cominciano ad affrontare: andate a vedere villa Amalia! 57 Bibliografia Normativa NORMATIVA COMUNITARIA: - Direttiva 2002/91/CE - Direttiva 2006/32/CE NORMATIVA NAZIONALE: - L. 10/91 - D.Lgs. 192/05 e D. Lgs. 311/06 - Finanziaria 2007 e 2008 - D.M. 19 febbraio 2007 già modificato dal D.M. 26 ottobre 2007 e coordinato con D.M. 7 aprile 2008, attuativo della Legge Finanziaria 2008 (“Decreto edifici”) – “Disposizioni in materia di detrazioni per le spese di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente, ai sensi dell’articolo 1, comma 349, della legge 27 dicembre 2006, n. 296". NORMATIVA REGIONALE: - Piano Energetico Regionale (Delibera Assembleare della Regione Emilia Romagna n. 141 del 14/11/2007) - Atto di indirizzo e coordinamento sui requisiti di rendimento energetico e sulle procedure di certificazione energetica degli edifici. (Delibera Assembleare della Regione Emilia Romagna n. 156 del 04/03/2008) NORMATIVA LOCALE: - Carta di Ferrara e Dichiarazione di Sostenibilità (Delibera di Giunta Provinciale prot. 6164 del 05/02/2000) - Piano di tutela e risanamento qualità dell’aria e NTA (Delibera del Consiglio Provinciale di Ferrara n.24/12391del 29/02/08) - Il Consiglio Comunale, nella seduta del 14/9/07, con delibera P.G. 48352, ha adottato il Piano Strutturale Comunale. 58 NORME TECNICHE DI RIFERIMENTO FABBISOGNO ENERGETICO PRIMARIO UNI 10339 Impianti aeraulici ai fini del benessere. Generalità classificazione e requisiti. Regole per la richiesta d’offerta, l’offerta, l’ordine e la fornitura UNI 10347, Riscaldamento e raffrescamento degli edifici – Energia termica scambiata tra una tubazione e l’ambiente circostante – Metodo di calcolo UNI 10348, Riscaldamento degli edifici – Rendimenti dei sistemi di riscaldamento – Metodo di calcolo UNI EN 13465 Ventilazione degli edifici – Metodi di calcolo per la determinazione delle portate d’aria negli edifici residenziali UNI EN 13779 Ventilazione negli edifici non residenziali – Requisiti di prestazione per i sistemi di ventilazione e di condizionamento UNI EN ISO 13789, Prestazione termica degli edifici – Coefficiente di perdita di calore per trasmissione – Metodo di calcolo UNI EN ISO 13790, Prestazione termica degli edifici – Calcolo del fabbisogno di energia per il riscaldamento UNI EN ISO 13370, Prestazione termica degli edifici – Trasferimento di calore attraverso il terreno - Metodi di calcolo PRESTAZIONI DEI COMPONENTI EDILIZI UNI EN ISO 6946, Componenti ed elementi per edilizia – Resistenza termica e trasmittanza termica – Metodo di calcolo UNI EN ISO 13786, Prestazione termica dei componenti per edilizia – Caratteristiche termiche dinamiche – Metodi di calcolo UNI EN ISO 10077-1, Prestazione termica di finestre, porte e chiusure – Calcolo della trasmittanza termica – Generalità UNI EN ISO 10077-2, Prestazione termica di finestre, porte e chiusure – Calcolo della trasmittanza termica – Metodo numerico per i telai UNI EN ISO 13788, Prestazione igrometrica dei componenti e degli elementi per l’edilizia. Temperatura superficiale interna per evitare l’umidità superficiale critica e condensazione interstiziale – Metodo di Calcolo UNI EN 1745:2005 – Muratura e prodotti per muratura – Metodi per determinare i valori termici di progetto PONTI TERMICI UNI EN ISO 10211-1, Ponti termici in edilizia – Calcolo dei flussi termici e delle temperature superficiali – Metodi generali UNI EN ISO 10211-2, Ponti termici in edilizia – Calcolo dei flussi termici e delle temperature superficiali – Ponti termici lineari UNI EN ISO 14683, Ponti termici in edilizia – Coefficiente di trasmissione termica lineica – Metodi semplificati e valori di riferimenti VALUTAZIONI PER IL PERIODO ESTIVO UNI 10375, Metodo di calcolo della temperatura interna estiva degli ambienti UNI EN ISO 13791, Prestazione termica degli edifici – Calcolo della temperatura interna estiva di un locale in assenza di impianti di climatizzazione – Criteri generali e procedure di validazione UNI EN ISO 13792, Prestazione termica degli edifici – Calcolo della temperatura interna estiva di un locale in assenza di impianti di climatizzazione – Metodi semplificati NORME E ATTI DI SUPPORTO UNI 10349, Riscaldamento e raffrescamento degli edifici – Dati climatici UNI 10351, Materiali da costruzione – Conduttività termica e permeabilità al vapore UNI 10355, Murature e solai – Valori della resistenza termica e metodo di calcolo UNI EN 410, Vetro per edilizia – Determinazione delle caratteristiche luminose e solari delle vetrate UNI EN 673, Vetro per edilizia – Determinazione della trasmittanza termica (valore U) - Metodo di calcolo UNI EN ISO 7345, Isolamento termico – Grandezze fisiche e definizioni UNI EN ISO 15927-1, Prestazione termoigrometrica degli edifici – Calcolo e presentazione dei dati climatici – Medie mensili dei singoli elementi meteorologici UNI-CTI TS 11300 - Prestazioni energetiche degli edifici prEN 15603 - Energy performance of buildings - Overall energy use and definition of energy ratings SCHERMATURE ESTERNE UNI EN 13561, Tende esterne requisiti prestazionali compresa la sicurezza (in obbligatorietà della marcatura CE) UNI EN 13659, Chiusure oscuranti requisiti prestazionali compresa la sicurezza (in obbligatorietà della marcatura CE) UNI EN14501, Tende e chiusure oscuranti - Benessere termico e visivo - Caratteristiche prestazionali e classificazione UNI EN 13363-1, Dispositivi di protezione solare in combinazione con vetrate - Calcolo della trasmittanza solare e luminosa - Metodo semplificato UNI EN 13363-2, Dispositivi di protezione solare in combinazione con vetrate - Calcolo della trasmittanza solare e luminosa, metodo di calcolo dettagliato 59 Note: 60 Tutti i diritti riservati giugno 2008