Regione Liguria LINEE GUIDA per la sensibilizzazione sulle problematiche relative al Rischio Sismico e alla Gestione dell’Emergenza Liguria Liguria Ricerche Ricerche S.r.l. S.r.l. Unione Europea MEDOCC Università di Genova Progettazione editoriale: Responsabile editoriale: Mario Carminati, Sara Laguzzi Coordinamento editoriale: Supervisione per il progetto RINAMED: Anna Doris Genesin Coordinatore scientifico: Sergio Lagomarsino Comitato scientifico: Andrea Balbi, Sonia Giovinazzi, Sergio Lagomarsino, Danilo Cortellesi, Guglielmo De Luigi Testi: Andrea Balbi, Sonia Giovinazzi, Sergio Lagomarsino Illustrazioni e Immagini: Andrea Balbi, Sonia Giovinazzi, Sergio Lagomarsino Progettazione grafica e Impaginazione: Andrea Balbi Si ringraziano: tutti i partners del Progetto RINAMED Il presupposto fondamentale per la riduzione delle conseguenze e delle perdite causate da un terremoto, è la conoscenza del fenomeno in tutti i suoi aspetti. E’ utile conoscere le cause scatenanti l’evento e in che modo questo possa colpire il territorio. E’ necessario essere al corrente di quali azioni possano essere intraprese prima dell’occorrenza di un evento ed essere consapevoli di quali siano i comportamenti corretti da assumere durante l’emergenza. E’ altresì fondamentale capire attraverso quali strumenti, il ritorno alla normalità sia accelerato e favorito. La monografia “LINEE GUIDA PER LA SENSIBILIZZAZIONE SULLE PROBLEMATICHE RELATIVE AL RISCHIO SISMICO E ALLA GESTIONE DELL’EMERGENZA E DELLA POST-EMERGENZA” si inquadra all’interno del progetto RINAMED, un progetto europeo che ha come obiettivo la sensibilizzazione alla conoscenza dei Rischi Naturali attraverso supporti informativi di diverso genere. Questa monografia è stata realizzata da Liguria Ricerche s.r.l., avvalendosi della collaborazione del DISEG (Dipartimento di Ingegneria Strutturale e Geotecnica - Università degli Studi di Genova) e della Protezione Civile della Regione Liguria, ed è finalizzata alla sensibilizzazione degli amministratori pubblici locali alla problematica del Rischio Sismico. L’auspicio è inoltre che possa rappresentare uno strumento utile a coinvolgere e a interessare i cittadini su questo tema. LINEE GUIDA per la sensibilizzazione sulle problematiche relative al Rischio Sismico e alla Gestione dell’Emergenza Indice Il TERREMOTO ... questo sconosciuto Un fenomeno naturale....................................................................................................... 6 Come si misura un terremoto?.......................................................................................... 8 Che effetti produce?........................................................................................................... 10 Il TERRITORIO ... esposto al RISCHIO SISMICO Cosa si intende per Rischio Sismico?................................................................................ 14 La Pericolosità Sismica...................................................................................................... 15 L’Esposizione...................................................................................................................... 16 La Vulnerabilità Sismica.................................................................................................... 17 Cosa fare PRIMA: la Mitigazione del Rischio e la Preparazione all’Emergenza Mitigazione del Rischio...................................................................................................... 18 Preparazione all’Emergenza.............................................................................................. 23 Cosa fare DURANTE: la Gestione dell’Emergenza Risposta in breve termine all’evento................................................................................. 28 La Gestione dell’Emergenza.............................................................................................. 29 Agibilità e Messa in sicurezza delle Strutture................................................................... 31 Cosa fare DOPO: la Fase Post-Emergenza e il Ritorno alla Normalità La fase Post-Emergenza..................................................................................................... 36 Il Ritorno alla Normalità.................................................................................................... 38 5 Il TERREMOTO ... questo sconosciuto “Some say the Earth was fevrous and did shake” William Shakespeare, Macbeth, II, 3 6 Un fenomeno naturale Cos’è un evento sismico? Tra le placche che costituiscono la litosfera, sette hanno dimensioni continentali: l’Eurasia, l’Africa, il Nord e il Sud America, l’Indo-australia, il Pacifico e l’Antartico, mentre altre hanno dimensioni sub-continentali come i Caraibi, le Filippine, le Cocos e Nazca. Principali moti relativi tra placche Struttura interna della Terra Fin dall’antichità i terremoti sono stati riconosciuti dall’uomo come una delle peggiori catastrofi naturali, a causa del forte impatto distruttivo sugli ambienti naturali ed antropici, ma anche per la loro quasi totale imprevedibilità. Il terremoto è un fenomeno naturale che si manifesta con un rapido scuotimento della superficie della Terra, in seguito alla rottura delle rocce in profondità che liberano in questo modo l’energia accumulata per effetto dei movimenti della crosta terrestre. La teoria della tettonica a placche rappresenta la litosfera (la parte più esterna della Terra) come un insieme di placche o zolle in movimento le une rispetto alle altre, secondo moti convergenti, divergenti o trascorrenti. Durante un evento sismico, le rocce si fratturano lungo linee preferenziali, le cosiddette faglie, in cui l’energia viene rilasciata sotto forma di calore prodotto dall’attrito e di onde sismiche che sono la causa diretta dello scuotimento in superficie. In genere queste onde trasportano l’energia nelle rocce compatte e coerenti rispetto ai terreni sciolti. Il punto in cui ha inizio la frattura è chiamato ipocentro o fuoco, mentre il punto sulla superficie terrestre che giace sulla verticale passante per l’ipocentro prende il nome di epicentro. 7 L’effetto fisico diretto prodotto dal terremoto consiste essenzialmente in un moto vibratorio variabile da punto a punto che può essere interpretato come la combinazione di onde di volume (onde P e S) e onde di superficie (onde di Love e di Rayleigh). Onde P Onde di Love Onde S Onde di Rayleigh Dove si verifica? Gli eventi sismici non avvengono con la stessa frequenza su tutta la Terra, ma sono concentrati principalmente in una ristretta fascia che circonda l’Oceano Pacifico, nella zona asiatica centrale e nell’area sub-europea. Inoltre si notano degli allineamenti di attività sismica all’interno delle zone oceaniche, spesso in corrispondenza di archi insulari. In Europa l’attività sismica è abbastanza diffusa, soprattutto nei paesi meridionali quali Portogallo, Italia, exJugoslavia, Romania, Grecia e Turchia dove da sempre si registrano i terremoti più devastanti. Le principali zone sismogenetiche (cioè le zone responsabili dell’attività sismica) sono localizzate in corrispondenza delle maggiori catene montuose: i Pirenei, le Alpi, gli Appennini, i Carpazi, i Balcani, il Pindo e il Tauro. Raramente in Europa si hanno terremoti di magnitudo notevole (> 7), ma gli eventi di media magnitudo (4-6) sono abbastanza frequenti e causano spesso perdite consistenti, poiché il patrimonio edilizio è costituito per lo più da costruzioni storiche o comunque realizzate senza accorgimenti antisismici. Distribuzione mondiale dei terremoti nel ventennio 1975-1995. Come si misura un TERREMOTO? 8 Molteplici criteri Vel. [cm/s] Le storie temporali (o time histories) rappresentano l’andamento nel tempo di parametri significativi del moto al suolo, quali l’accelerazione, la velocità e lo spostamento, cioè grandezze che hanno un ben preciso significato fisico e come tali possono essere rilevate da appositi strumenti. I sismometri consentono di rilevare gli spostamenti verticali o orizzontali di un punto della superficie terrestre, utilizzando un dispositivo simile ad un pendolo che agisce da sensore; se al sismometro si aggiunge un apparato in grado di registrare su supporto cartaceo o in formato digitale i movimenti rilevati dal sensore, si ha il cosiddetto sismografo. Spost. [cm] Storie temporali Acc. [cm/s2] Il terremoto può essere misurato per mezzo di diversi criteri, a seconda del punto di vista sotto cui interessa analizzare il fenomeno. Una caratterizzazione distingue tra le cosiddette misure intrinseche del terremoto (magnitudo, energia meccanica irradiata) e quelle estrinseche (accelerazione del suolo, intensità macrosismica), cioè dipendenti oltre che dall’evento sismico anche dal sito preso di volta in volta in esame. Un’altra classificazione separa i criteri di misura che richiedono rilevamenti strumentali (registrazioni accelerometriche, magnitudo, energia) da quelli che richiedono solamente osservazioni visive post-sismiche (intensità macrosismica). Tempo [s] Diagrammi del moto al suolo espresso in termini di accelerazione, velocità e spostamento. Magnitudo Se si incrementa la magnitudo di un’unità (per esempio da 5 a 6) si ha un aumento di 30 volte dell’energia liberata. Questo concetto può essere visualizzato facilmente considerando delle sfere di volume proporzionale all’energia. Magnitudo 2: esplosione in una cava Magnitudo 4: piccola esplosione nucleare Magnitudo 6: Terremoto del Belice (15/01/68) La magnitudo è una misura oggettiva dell’energia meccanica rilasciata durante un terremoto, che si basa sull’ampiezza massima dello scuotimento del suolo in un punto a una certa distanza dall’epicentro del sisma. La magnitudo è un parametro indipendente dagli effetti che il terremoto provoca sull’uomo e sulle costruzioni; essa permette di costruire una scala, comunemente chiamata scala Richter (1935), che consente di confrontare tra loro eventi sismici avvenuti nelle diverse parti del mondo ed in tempi differenti. La magnitudo è espressa in numeri con al massimo con una cifra decimale, anche se a rigori non avrebbe senso parlare di scala, in quanto un terremoto può essere caratterizzato da qualsiasi valore di energia liberata, e quindi di magnitudo. 9 Intensità macrosismica Una misuraalternativa per la valutazione della severità del terremoto è costituita dall’intensità macrosismica, che consiste nell’osservazione degli effetti provocati da un terremoto su determinati “sensori” quali le persone, gli edifici e il territorio. Generalmente viene introdotta una scala convenzionale basata su una descrizione qualitativa e parzialmente anche quantitativa dei danni, i quali consentono di assegnare all’evento in esame un valore di intensità. La prima scala macrosismica pubblicata ufficialmente è stata la scala De Rossi-Forel (1883), ma quella che ha avuto il primo grande consenso internazionale è la scala Mercalli (1897), da cui sono state derivate la maggior parte delle scale (MCS, MSK, EMS)* utilizzate soprattutto in Europa. L’utilizzo dell’intensità macrosismica risulta molto vantaggioso in quanto per rilevare gli effetti del terremoto non è necessario alcun equipaggiamento speciale, ma è sufficiente la semplice osservazione. Inoltre le scale macrosismiche consentono di associare un valore di intensità anche ai terremoti del passato, laddove siano disponibili documenti storici che descrivono l’impatto del sisma. GRADI DI INTENSITA’ DELLA SCALA EMS-98 I NON SENTITO II DEBOLMENTE SENTITO III LIEVE IV AMPIAMENTE OSSERVATO V FORTE VI LEGGERMENTE DANNEGGIANTE VII DANNEGGIANTE Gradi di Danno per gli edifici in muratura secondo la scala EMS-98. Grado 1: Danno da trascurabile a leggero Grado 2: Danno moderato Grado 3: Danno da sostanziale a pesante VIII FORTEMENTE DANNEGGIANTE IX DISTRUTTIVO X MOLTO DISTRUTTIVO XI DEVASTANTE XII COMPLETAMENTE DEVASTANTE Grado 4: Danno molto pesante Grado 5: Distruzione *MCS = Mercalli-Cancani-Sieberg, MSK = Medvedev-Sponheuer-Karnik, EMS = European Macroseismic Scale. Che effetti produce? 10 Un disastro complesso L’impatto di un evento sismico produce una serie di conseguenze sull’ambiente naturale, sulle costruzioni, sulle persone, sull’economia e, più in generale, sull’intera società. Il terremoto rappresenta indubbiamente una delle peggiori catastrofi naturali in quanto è un disastro complesso, vale a dire caratterizzato da effetti multipli che producono danni temporanei e permanenti, sia diretti sia indiretti. Dislocazione dei binari ferroviari a seguito del terremoto di Kobe (Giappone) del 17/01/1995. Schematizzazione degli effetti provocati da un evento sismico Le conseguenze sull’ambiente naturale Il terremoto è interpretato come una frattura delle rocce che sostanzialmente produce due effetti principali o diretti: la formazione delle faglie e lo scuotimento del terreno. Le faglie talvolta si propagano fino alla superficie provocando manifestazioni quali fratture, sollevamenti verticali e spostamenti orizzontali. Quando il terremoto interessa la crosta oceanica, la rottura della faglia può dare origine ad una serie di onde marine, talvolta particolarmente distruttive, che prendono il nome di maremoto o tsunami. Tra gli effetti più comuni indotti dallo scuotimento sismico sul territorio, invece, si rilevano i cedimenti del suolo, fenomeni che comunemente sono di entità limitata, ma che possono connotarsi come vere e proprie frane (caduta di massi, scorrimento di pendii, colate di detriti). Un fenomeno più raro è la liquefazione, che consiste nella perdita della resistenza dei terreni granulari, come le sabbie, determinando in presenza di falda superficiale un comportamento simile a quello di un liquido. Alcune faglie si possono osservare direttamente sulla superficie terrestre. Il 13 gennaio 2001, il terremoto di El Salvador innescò numerose frane con conseguenze devastanti. 11 Le conseguenze sull’ambiente antropico Le conseguenze sulle strutture antropiche sono strettamente collegate a quelle riguardanti l’ambiente naturale, dove le costruzioni dell’uomo si inseriscono e interagiscono. Le faglie, ad esempio, si sviluppano lungo linee di decine o anche centinaia di km: possono, quindi, compromettere i sistemi a rete quali gli acquedotti, i gasdotti, le infrastrutture stradali e ferroviarie. Gli tsunami (rari in Europa) e le colate di detriti sono talvolta in grado di radere al suolo interi quartieri o porzioni di città, con una forza impattante spesso superiore anche a quella dello stesso terremoto. La liquefazione può innescare l’affondamento di costruzioni, lo scorrimento di pendii, il collasso di terrapieni, argini, palificate, rilevati stradali e marittimi. Effetti indotti sulle strutture dalla liquefazione (a sinistra) e dall’instabilità dei pendii (a destra). Il terremoto provoca danni tanto agli edifici che alle infrastrutture quali strade e ferrovie. I cedimenti del suolo e le frane sono responsabili del lesionamento, della danneggiamento e del collasso di edifici nonché dell’interruzione dei sistemi a rete. Tuttavia l’aspetto che fondamentalmente caratterizza il terremoto è lo scuotimento della superficie terrestre, perché coinvolge l’intera area investita dall’evento ed è, in particolare, la prima fonte di danneggiamento del costruito, sia per quanto riguarda gli elementi portanti (muri, pilastri, travi, solai), sia per gli elementi costruttivi non strutturali (tamponamenti, rivestimenti, impianto idraulico, elettrico, ecc.). Quanto appena detto si ripercuote poi sull’aspetto più drammatico, le conseguenze sulle persone, prioritariamente in termini di morti, di feriti e di senzatetto, che indicano la gravità di un evento. Ancor più di altre calamità, il terremoto produce inoltre effetti negativi sull’impianto sociale, economico, politico che stanno alla base del sistema umano; talvolta con dinamiche imprevedibili e incontrollabili. 13 Il TERRITORIO ... esposto al RISCHIO SISMICO Cosa si intende per Rischio Sismico? 14 Tre fattori di cui tener conto Con il termine Rischio Sismico si intende una stima delle perdite complessive (vittime, feriti, danni economici e sociali) causate da un terremoto di data intensità in una determinata area. Il rischio dipende fortemente dai rapporti tra il sistema geofisico e quello umano, ed è correlato alla capacità che quest’ultimo ha di assorbire gli effetti di una calamità naturale, nel caso specifico il terremoto. A definire il rischio sismico concorrono tre fattori: la pericolosità, la vulnerabilità e l’esposizione. La pericolosità o hazard misura la probabilità che in un certo periodo di tempo e in un dato luogo si verifichi un evento sismico capace di produrre danni. L’esposizione è rappresentata dalle caratteristiche (consistenza, valore, posizione) degli elementi a rischio che possono essere influenzati direttamente o indirettamente da un evento sismico. La vulnerabilità è la probabilità o grado di perdita di un dato elemento a rischio (persone, beni, attività) al verificarsi di un determinato terremoto. Il rischio sismico dipende in larga misura dalla densità di popolazione, dalla qualità delle costruzioni e dalla preparazione alle emergenze da parte delle autorità e della stessa popolazione. Perciò ne deriva che livelli comparabili di rischio possono aversi in situazioni molto diverse: per esempio nel caso di bassa e modesta pericolosità accoppiata ad elevata vulnerabilità, come accade di frequente in Europa o, viceversa, nel caso di elevata pericolosità associata a bassa vulnerabilità, come si rileva spesso in Giappone o negli Stati Uniti. Distruzioni causate dal terremoto del 23 febbraio 1887, che interessò la Liguria occidentale (Italia) e la Côte d’Azur (Francia). La Pericolosità Sismica 15 Il terremoto dalla sorgente al sito La stima della pericolosità (o hazard) costituisce una valutazione della severità dell’azione sismica che si può attendere in una determinata zona ed entro un dato periodo di tempo. Nella fattispecie, nei confronti della localizzazione degli effetti sismici, la pericolosità può essere espressa alla sorgente (pericolosità regionale) oppure in situ (pericolosità locale). La prima caratterizzazione si riferisce sostanzialmente agli aspetti più intrinseci del fenomeno terremoto, quali l’energia messa in gioco ovvero la sua magnitudo. L a pericolosità regionale dipende sostanzialmente dalle caratteristiche sismogenetiche della regione (presenza di faglie e loro attività) e che viene quantificata, a livello normativo, attraverso la zonazione del territorio in categorie sismiche. La pericolosità in situ, invece, è legata agli effetti sismici locali e, in particolare, a quelle condizioni che possono incrementare l’azione sismica: geologia di superficie (natura e geometria dei depositi di terreno e delle formazioni rocciose), proprietà dinamiche dei terreni di fondazione e morfologia (presenza di rilievi più o meno accentuati). Gli studi di microzonazione consentono di valutare l’amplificazione del moto sismico attraverso uno spettro di risposta. Le normative tecniche propongono spettri di risposta differenziati per diverse tipologie di terreno. Come stimare il terremoto atteso Per valutare la pericolosità sismica di un luogo serve innanzitutto conoscere la relativa “storia sismica”, o almeno disporre di una lista dei terremoti dell’area la più completa ed estesa nel tempo possibile. In secondo luogo occorre associare i terremoti avvenuti nel passato alle informazioni geologiche disponibili, cosa generalmente fatta dalla zonazione sismogenetica; cioè dalla tecnica che individua le possibili sorgenti sismiche. Infine si simula come si propagano i terremoti, cioè come l’energia si irradia dalle sorgenti; in maniera analoga all’impianto di riscaldamento di una casa, in cui si studia come il calore diminuisce man mano che ci si allontana dalla caldaia. Poiché non si tratta di eventi sicuri ma soltanto possibili, nel caso della pericolosità si parla di stima probabilistica. Per questo non si indica solo quanto dovrebbe essere forte il terremoto che ci si può aspettare, ma anche la probabilità che quel livello di scuotimento possa venire superato in un certo periodo di tempo. Mappa della pericolosità sismica dell’area mediterranea espressa in termini di accelerazione massima al suolo (PGA = Peak Ground Acceleration) che ha una probabilità del 10% di essere superata nei prossimi 50 anni. 16 L’Esposizione In una regione esposta al rischio sismico gli elementi che concorrono a definire l’esposizione sono molteplici, infatti occorre analizzare la distribuzione, la struttura e le condizioni economiche della popolazione insediata, la quantità e le funzioni del patrimonio edilizio residenziale, pubblico e produttivo, il sistema delle infrastrutture, l’insieme delle attività economiche presenti e le relazioni dell’area esaminata con quelle circostanti. È evidente, tuttavia, come una procedura del tipo ora descritto sia complessa e laboriosa, per cui solitamente si ripartisce l’esposto vulnerabile in categorie, a ciascuna delle quali corrispondono diverse componenti fisiche, per poter valutare, a parità di danno fisico occorso, l’entità e la tipologia delle perdite attese. Allo scopo di effettuare un’analisi di rischio significativa è necessario ricondurre le diverse componenti fisiche, riconoscibili sul territorio, all’interno di categorie specifiche. Vale la pena di sottolineare che uno stesso livello di danno associato a categorie diverse comporta un differente impatto in termini di perdite attese. Per esempio, a seguito di un sisma significativo, i danni al patrimonio edilizio potrebbero comportare un certo numero di morti, feriti e senzatetto, mentre i danni alle strutture sanitarie e logistiche potrebbero compromettere la tempestività e l’efficacia dei soccorsi. Altrettanto temibili sono i danni al sistema industriale, alle infrastrutture e alle reti, perché potrebbero pregiudicare lo sviluppo economico, causando gravi crisi produttive ed occupazionali, con inevitabili ripercussioni sul piano sociale. Un’altra categoria di grande interesse, soprattutto per l’Europa, è quella rappresentata dal patrimonio monumentale (storico, artistico, ecc.), la cui rilevanza va ben oltre il semplice danno fisico alle strutture, ma coinvolge i valori della civiltà, della religione e della storia. La Vulnerabilità sismica 17 La vulnerabilità sismica rappresenta la propensione di persone, beni o attività a subire danni in seguito ad un determinato evento sismico. Essa misura da una parte la perdita o la riduzione di efficienza, dall’altra la capacità residua a svolgere e assicurare le funzioni che l’elemento considerato normalmente esplica a regime. Nell’ottica di un’analisi completa della vulnerabilità si pone il problema di individuare non solo i singoli elementi che possono collassare sotto l’effetto del sisma, ma anche di individuare e quantificare gli effetti che il loro collasso o danneggiamento determinano sulla funzionalità di altri elementi. In tal senso si può distinguere: vulnerabilità diretta, definita in rapporto alla propensione del singolo elemento semplice o complesso a subire danneggiamento (ad esempio la vulnerabilità di un edificio, di un ponte o di un insediamento); vulnerabilità indotta, definita in rapporto agli effetti di crisi dell’organizzazione del territorio generati dal danneggiamento/collasso di uno degli elementi fisici (ad esempio la crisi del sistema dei trasporti indotto dall’ostruzione di una strada); vulnerabilità differita, definita in rapporto agli effetti che si manifestano nelle fasi successive all’evento, e sono tali da modificare il comportamento delle popolazioni insediate (ad esempio il disagio della popolazione conseguente alla riduzione dei posti di lavoro per i danni causati ad un’industria). La vulnerabilità del costruito TIPOLOGIE EDILIZIE Muratura di pietre grezze (pietrame, ciottoli, mista) Case in terra Muratura di pietre sbozzate o a spacco Vulnerabilità sismica Osservando un insediamento colpito da un terremoto, si può avere l’impressione visiva di una distruzione apparentemente senza ordine; in realtà, la distribuzione del danno tra gli edifici non è casuale, ma può essere spiegata considerando le caratteristiche del terremoto, la tipologia del terreno sul quale gli edifici sono costruiti e la loro qualità. In questo frangente entra in gioco la capacità delle strutture di interagire con il sisma in maniera tale da equilibrare le forze e sopportare le deformazioni. In generale i danni causati dai sismi hanno mostrato come alcune tipologie di costruzioni tendano a comportarsi peggio di altre, e dunque ad essere più vulnerabili. Gli edifici in muratura, ad esempio, generalmente subiscono conseguenze più gravi rispetto alle strutture in calcestruzzo armato, in acciaio o in legno. La risposta della struttura al terremoto è inoltre influenzata da svariati fattori, quali ad esempio la regolarità in pianta e in altezza, i particolari strutturali, adeguati collegamenti tra gli elementi strutturali, presenza di catene, cordoli, il tipo di fondazioni, lo stato di manutenzione, l’interazione tra edifici adiacenti, ecc. Muratura di mattoni / blocchetti di cls con solai flessibili Telai in c.a. senza progettazione antisismica Muratura di pietra squadrata Muratura di mattoni con solai in c.a. Pareti di taglio in c.a. senza progettazione antisismica Telai in c.a. con livello medio di progetto antisismico Muratura rinforzata Strutture in legno Pareti di taglio in c.a. con livello medio di progetto antisismico Telai in c.a. con livello elevato di progetto antisismico Strutture in acciaio Pareti di taglio in c.a. con livello elevato di progetto antisismico 19 Cosa fare PRIMA: la Mitigazione del Rischio e la Preparazione all’Emergenza Mitigazione del RISCHIO 20 Le possibili azioni rispetto alla Pericolosità Sistema di faglie attive della penisola iberica. La prevenzione sismica comincia dalla scelta dei siti dove realizzare un insediamento, costruire un nuovo edificio, installare un impianto produttivo. E’ infatti in relazione alle risposte dei siti ai terremoti attesi che devono essere dimensionate le strutture per resistere ai terremoti. E’ evidente quindi come la classificazione sismica e la microzonazione siano strumenti di prevenzione per eccellenza nella pianificazione urbanistica e nella progettazione di strutture conformi alla peculiarità del territorio. La classificazione sismica (valutazione della pericolosità sismica regionale) consiste essenzialmente nel definire: - La severità dei terremoti attesi con una certa probabilità di occorrenza e il terremoto di riferimento, cioè quel terremoto che può ritenersi significativo per l’area in esame; - Le caratteristiche del moto sismico e uno o più accelerogrammi di riferimento su roccia. La microzonazione (valutazione della pericolosità sismica locale) consiste nell’individuazione di: - Siti in prossimità di faglie attive; - Siti in cui sono possibili fenomeni di instabilità (frane, scivolamenti e caduta di massi); - Siti in cui sono possibili fenomeni di amplificazione della risposta sismica locale (dovuta al tipo di terreno presente). Studio di microzonazione relativo all’abitato di Ripabottoni (Molise, Italia), colpito dal sisma del 31 ottobre 2002. Mappa di pericolosità del territorio italiano espressa in termini di accelerazione massima al suolo (PGA) con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni. Le possibili azioni rispetto all’Esposizione Mitigare il rischio sismico agendo sull’esposizione significa eliminare, ridurre, controllare la quantità e la qualità degli elementi esposti. In questo frangente, come nel caso della pericolosità, risultano fondamentali la localizzazione e la distribuzione delle persone, dei beni e delle attività umane. Per affrontare queste tematiche le discipline coinvolte sono diverse: dalla geografia all’urbanistica, dall’economia alla sociologia. Tuttavia, la pianificazione urbanistica è l’operazione che meglio traduce in termini di criteri d’uso del territorio, sia a scala provinciale (con riferimento soprattutto alle infrastrutture) sia a scala comunale (con riferimento alla localizzazione delle aree di espansione e agli interventi sull’esistente) gli esiti degli studi di rischio sismico. Una pianificazione urbanistica responsabile comporta che vengano tenute nella giusta considerazione le problematiche sismiche e post sismiche, scegliendo, in modo da minimizzare i possibili danni, le aree per gli insediamenti abitativi, le zone per le attività industriali, per il passaggio di infrastrutture vitali (linee elettriche, gasdotti, etc.) per la collocazione di manufatti ad alto rischio. Per quanto riguarda il costruito esistente, deve essere contrastato il fenomeno dell’abusivismo edilizio con grande convinzione e con adeguati strumenti. L’edilizia illegale, realizzata nel passato senza alcun supporto normativo, indubbiamente rappresenta oggi una delle tipologie di costruito più vulnerabili. Gli abusi in genere consistono in corpi aggiunti ad edifici esistenti, con un notevole peggioramento del comportamento sismico complessivo. 21 22 Le possibili azioni rispetto alla Vulnerabilità Partendo dal presupposto che prevenire è meglio che curare, la riduzione del rischio sismico consente diversi spazi di manovra soprattutto agendo sulla vulnerabilità, cioè migliorando la capacità dell’elemento esposto a resistere al terremoto. La progettazione antisismica delle nuove opere ingegneristiche e l’adeguamento sismico del patrimonio edilizio esistente sono l’obiettivo cardine della prevenzione sismica; esse sono guidate da normative a livello europeo, nazionale e regionale e devono confrontarsi con i vincoli urbanistici e lo stato dell’arte. Considerando la scarsità di nuove edificazioni e la tendenza alla riabilitazione dell’esistente, si pone la questione su dove e come intervenire al fine di conseguire il massimo risultato a partire dalle risorse disponibili. Per conseguire le finalità di riduzione della vulnerabilità, sono disponibili diverse tipologie di intervento che utilizzano tecniche tradizionali o moderne o che prevedono materiali e tecnologie innovative (fibre di carbonio, leghe a memoria di forma); comunemente le opere vengono distinte in relazione alla tipologia di elemento strutturale coinvolto: fondazioni, elementi verticali, elementi orizzontali. Gli interventi in fondazione possono avere come obiettivo il miglioramento del terreno: le iniezioni e i dreni, ad esempio, consentono di incrementare la resistenza del suolo; agendo direttamente sulla fondazione, invece, si cerca di ottenere il collegamento e l’irrigidimento dei diversi elementi attraverso cordoli, pali, sottomurazioni. Le strutture verticali presentano una vulnerabilità legata ai dissesti (lesioni, spanciamenti) già presenti, dove è opportuno adottare quelle opere che ripristino le funzioni strutturali o al più limitino il processo di decadimento delle prestazioni; è il caso di contrafforti, cerchiature (nel caso di pilastri), armature di rinforzo, tiranti e cuciture. Esiste poi un’ulteriore fonte di vulnerabilità che è rappresentata dalla risposta dell’intero organismo strutturale; per ridurre l’impatto del terremoto deve essere garantito il cosiddetto comportamento d’insieme utilizzando incatenamenti, ammorsamenti e cerchiature. In maniera analoga, per gli orizzontamenti si cerca di garantire connessione, irrigidimento e resistenza, rinforzando con materiali e tecniche diverse in funzione della tipologia e tenendo conto dell’esigenze di conservazione nel caso di edifici storici (tavolati di legno, armature e piastre di acciaio, fibre di carbonio, resine, ecc.). Per gli archi e le volte l’obiettivo è quello di contrastare le spinte laterali utilizzando le catene, oppure si può intervenire riducendo l’entità dei carichi agenti sull’arco/volta attraverso l’alleggerimento dei rinfianchi e la collaborazione di armature e/o profilati metallici. Preparazione all’EMERGENZA Essere preparati all’evento La riduzione delle conseguenze che l’occorrenza di un fenomeno sismico potrebbe produrre è subordinata a una risposta ben coordinata all’emergenza, alla disponibilità di personale addetto agli interventi di emergenza, soccorso e assistenza alle popolazioni colpite, alla disponibilità di mezzi e materiali indispensabili per attuare i soccorsi. La mancanza di coordinamento nei momenti successivi all’occorrenza dell’evento può rendere la situazione caotica, con azioni non organizzate, mancanza di comunicazione tra i gruppi di intervento e una generale ignoranza della popolazione su cosa fare e su come comportarsi. Il reperimento di mezzi e materiali, se non immediatamente disponibili, può portare a una drastica riduzione del tempo utile per l’intervento; il tempo è essenziale: molte persone intrappolate nelle macerie potrebbero morire se non portate in salvo nel giro di poche ore. Il modo migliore per assicurare che la situazione post-evento possa essere efficacemente gestita è dotarsi di un piano di emergenza: questo consente di prendere un grande numero di decisioni prima dell’evento e di identificare quali decisioni dovranno essere adottate durante la crisi, in modo da poter creare le condizioni per autorizzarle rapidamente. In ogni caso è sempre necessaria da parte di tutti gli organi chiamati ad intervenire una buona conoscenza delle necessità e delle priorità che potrebbero verificarsi in caso di emergenza; tale conoscenza può consentire di individuare un’efficace risposta all’emergenza se il piano non fosse disponibile o si rivelasse inappropriato al momento dell’applicazione. 23 24 Quali STRUMENTI per affrontare l’emergenza? Essere preparati all’emergenza significa poter disporre in qualunque momento di uomini, strutture, mezzi e più in generale strumenti adeguati per affrontare la calamità naturale. E’ primario l’utilizzo delle risorse umane sia per organizzare sia per prestare i soccorsi; in questo frangente il livello di preparazione preventiva è fondamentale. Va precisato che non esiste un ente che abbia da solo la capacità di gestire le conseguenze di un terremoto distruttivo, e non esistono forze armate “dedicate” pronte da utilizzare in fase di emergenza. Viene impiegato personale normalmente addetto ad altri compiti, preparato per la mobilitazione in caso di necessità, proveniente da enti pubblici, enti locali, enti di ricerca, ecc. Ovviamente, al momento dell’impiego, il personale necessita di un forte coordinamento, che può essere fornito solo grazie a uno strumento appropriato come il piano di emergenza. Altrettanto importante è l’utilizzo di tecnologie innovative quali il GIS (Sistema Informatico Georeferenziato), le immagini satellitari che consentono di stimare/valutare le conseguenze del sisma con una percezione sensibilmente più significativa. Un piano di emergenza stabilisce le relazioni tra vari gruppi, come operano e quali saranno le loro aree di attività in modo da non creare conflitti di competenze. E’ essenziale stabilire una catena di comando che sia ininterrotta e senza ambiguità (e che preveda la creazione di un centro di comando e controllo) e una catena di avvertenza che chiama il personale al suo posto durante la prima fase dell’impatto (ogni piano deve essere corredato di un elenco dei contatti, elenco del personale addetto, con gli indirizzi e i numeri telefonici sia di residenza che di lavoro). Il piano deve essere attentamente progettato e ripetutamente testato e continuamente aggiornato; in fase di progettazione tutti gli enti e i servizi potenzialmente coinvolti in fase di attuazione devono essere sentiti durante la redazione del piano in modo da assicurarsi che il piano sia riconosciuto e condiviso da tutti. Il piano deve inoltre prevedere il censimento, il reperimento, l’immagazzinamento e la manutenzione dei veicoli e dell’attrezzatura necessaria per affrontare un’emergenza. Informazione della POPOLAZIONE Tra gli strumenti più efficaci per prevenire e reagire all’ evento sismico, nonché per mitigare il rischio, riveste notevole importanza l’informazione e l’educazione al terremoto. La divulgazione della cultura antisismica costituisce un obbiettivo significativo, non solo per la sua rilevanza e la sua utilità, ma anche perché si muove e si intreccia con il forte radicamento della popolazione al proprio territorio, consuetudini e tradizioni. Gli strumenti che si possono impiegare sono molteplici, dalle campagne di sensibilizzazione a vario livello (rivolte ad amministratori, studenti, popolazione in genere attraverso pubblicazioni, prodotti multimediali, incontri) alle esercitazioni di protezione civile. La popolazione dovrebbe essere al corrente del rischio sismico inerente al proprio territorio e nel contempo conoscere le principali norme di comportamento da adottare in caso di evento. NORME DI COMPORTAMENTO IN CASO DI TERREMOTO 1. Cercare un posto sicuro Se siete in casa quando cominciano le scosse, non precipitatevi fuori. Ponetevi invece al riparo sotto il vano di una porta, sotto un tavolo solido, una scrivania, un letto, per evitare di rimanere feriti in seguito alla caduta di calcinacci.Nelle case moderne, mettetevi sotto gli architravi interni alla struttura di cemento armato, che sono i punti più sicuri. 2. Allontanarsi dalle finestre State lontani dalle finestre, i cui vetri probabilmente andranno in frantumi. 3. Spegnere tutto Spegnete fornelli, caminetti, stufe, lampade o elettrodomestici in funzione, in quanto costituiscono possibili fonti di incendio. 4. Domare eventuali incendi Soffocate immediatamente (con acqua, coperte, tendaggi pesanti, ecc.) qualsiasi piccolo focolaio di incendio. 5. Chiudere GAS Chiudete il rubinetto del contatore del gas, onde evitare il pericolo di fughe. 6. Disattivare impianto elettrico Se rilevate danni all’impianto elettrico, disattivate l’impianto stesso, facendo scattare l’interruttore generale in posizione “aperto”. 7. Non usare ascensori Se dovete abbandonare l’edificio, non usate ascensori o montacarichi, perché potrebbe venire a mancare l’energia elettrica proprio mentre vi trovate chiusi all’interno della cabina. 8. Limitare l’uso del telefono Evitate per il possibile di usare il telefono: la rete deve restare libera per i servizi di soccorso. 9. Tenersi informati Tenetevi informati sulla situazione attraverso la radio e seguite le istruzioni trasmesse dalle autorità. 25 27 Cosa fare DURANTE: la Gestione dell’Emergenza Risposta in breve tempo all’evento 28 Il momento fatale Immagini satellitari della cittadella di Bam (Iran), investita dal terremoto il 26 dicembre 2003 (fonte: Space Imaging). Una volta che il fenomeno sismico viene rilevato grazie alla sorveglianza continua della rete sismica nazionale e internazionale, la prima priorità (e sicuramente la prima problematica) è quella di quantificare l’entità dell’emergenza. Una prima idea di quale potrebbe essere lo scenario di danno sul territorio, potrebbe essere ottenuta implementando un modello di previsione, se opportunamente predisposto, grazie a un sistema GIS. Si può, inoltre, fare riferimento ai rapporti che, secondo quanto stabilito dal piano di emergenza, ciascuna area dovrebbe redigere e trasmettere all’organo di coordinamento centrale (centro di comando). E’, però, possibile che proprio le aree maggiormente colpite siano incapaci di trasmettere il rapporto. E’, quindi, vitale investigare rapidamente le informazioni disponibili per avere delle certezze in termini di severità dell’impatto, estensione geografica e distribuzione spaziale, in modo da identificare le località più bisognose di aiuto. Queste non saranno necessariamente individuate una volta che sia identificata la zona epicentrale; alcune zone potrebbero avere subito conseguenze più disastrose a causa di effetti di amplificazione locale o per una maggiore vulnerabilità del costruito o ancora a causa della maggiore densità abitativa. Nel periodo immediatamente successivo all’occorrenza dell’evento, si può contare solo sulle organizzazioni locali esistenti, il cui sfruttamento deve pertanto essere ottimizzato, indirizzando le forze a disposizione nelle zona maggiormente colpite. Per eventi di particolare gravità, un riconoscimento rapido e a basso costo sulla zona disastrata, sarà ottenuto attraverso una perizia aerea (solitamente attraverso elicotteri) o utilizzando immagini satellitari; in questo modo saranno stabilite le priorità su larga scala (regionale). Una volta individuate le aree più disastrate occorre procedere a livello urbano con una verifica di maggior dettaglio. A livello urbano un volo aereo sarà solo in grado di identificare rapidamente quali quartieri abbiano subito danni e quali strade siano bloccate, ma non consente di stabilire una graduatoria degli edifici collassati e gravemente danneggiati per graduare la priorità degli interventi. Risulta di fondamentale importanza la verifica del piano di emergenza previsto: occorre accertarsi che gli ospedali, le caserme e gli edifici strategici in generale, sui quali il piano faceva affidamento, siano effettivamente funzionali e occorre verificare la residua funzionalità della rete stradale, fondamentale per indirizzare l’aiuto, per il trasporto dei feriti e per l’evacuazione dei sopravvissuti dalle aree a rischio. E’ indispensabile accertarsi anche quale del personale previsto dal piano sia effettivamente reperibile. La gestione dell’Emergenza Estrazione dei feriti dalle macerie I fattori che determinano il numero di persone che, estratte dalle macerie, riescono a sopravvivere sono l’entità delle ferite che hanno subito e la rapidità con la quale vengono portate in salvo e ricevono assistenza medica. La velocità dei soccorsi dipende sicuramente dalla disponibilità di uomini e mezzi, ma è indispensabile la preparazione dei soccorritori: alla presenza di squadre appositamente preparate (unità cinofile, SAR = Search and Rescue team) e di personale esperto, la localizzazione delle persone intrappolate sotto le macerie e il loro recupero può essere ottenuto attraverso tecniche relativamente semplici e utilizzando gli strumenti disponibili. La localizzazione è favorita dall’abilità delle persone intrappolate di attirare l’attenzione su se stesse. Per non ostacolare questa possibilità è importante limitare il più possibile la rumorosità dell’ambiente circostante (posizionando generatori e compressori il più lontano possibile e consentendo l’accesso a un numero limitato di persone). Almeno un membro delle squadre di soccorso deve essere un medico, in modo da fornire indicazioni ai soccorritori su come recuperare le vittime per non compromettere ulteriormente le loro condizioni e in modo da fornire assistenza medica immediata ( nel caso fossero necessari trattamenti in sito: reidratazione, somministrazione di analgesici, trasfusioni di plasma o sangue). La presenza di un medico è inoltre fondamentale per stabilire le priorità per il trasporto dei feriti negli ospedali. Il trasferimento in ospedale deve essere il più rapido possibile: se il terremoto avrà compromesso tutte le strutture ospedaliere facilmente raggiungibili, dovranno essere approntati degli ospedali da campo in prossimità della zona terremotata. 29 30 Assistenza ai senzatetto Le attività assistenziali post-terremoto sono finalizzate ad assicurare alle popolazioni colpite le funzioni urbane e sociali preesistenti al terremoto, preferibilmente nelle località di abituale residenza, in attesa della ricostruzione. Oltre al primo soccorso ed agli aspetti sanitari d’emergenza, è di fondamentale importanza l’allestimento di strutture in grado di assicurare un ricovero a coloro che hanno dovuto abbandonare la propria abitazione. Questo si realizza attraverso: strutture improprie (alberghi, centri sportivi, strutture militari, campeggi, ecc.), tendopoli e/o roulottopoli e campi containers, insediamenti abitativi d’emergenza. La scelta di tende e roulotte costituisce la migliore e più veloce risposta possibile ai tempi imposti dall’emergenza, pur essendo all’ultimo posto in quanto a comfort. Tende e roulotte non rispondono però all’esigenza di ripresa dell’attività socio-economiche che si può invece realizzare attraverso insediamenti abitativi d’emergenza. Bisogna, inoltre, tenere presente, che la sistemazione provvisoria dura a lungo e che le istallazioni di emergenza diventano ben presto inadatte: le tende dopo qualche settimana, le roulottes dopo qualche mese i moduli containers dopo una o due stagioni. Gli insediamenti abitativi d’emergenza, realizzati con moduli abitativi provvisori, consentono di mantenere la popolazione nei propri territori, necessità molto sentita dalle persone psicologicamente colpite dalla perdita della “casa” intesa come luogo della memoria e della vita familiare. Consente inoltre di mantenere le popolazioni interessate come “soggetti attivi”, in grado cioè di partecipare alla ripresa delle proprie attività, contribuendo in questo modo ad una più rapida ripresa sociale ed economica dell’area interessata dall’evento. Il controllo del territorio Le attività assistenziali post-terremoto sono finalizzate ad assicurare alle popolazioni colpite le funzioni urbane e sociali preesistenti al terremoto. Dopo un evento sismico è necessario ristabilire il prima possibile il controllo del territorio da parte delle autorità, questo per consentire la sorveglianza delle proprietà e delle strutture abbandonate, evitare l’accesso alle zone a rischio e tutelare le zone ad elevato rischio di calamità secondaria (come le stazioni termoelettriche, le dighe, le fonti di inquinamento). Questo consente anche di ristabilire la fiducia nella popolazione dopo un evento così destabilizzante. E’ inoltre importante garantire il ripristino della viabilità stradale e ferroviaria, restaurare la funzionalità degli aeroporti, riparare i danni alle piste di atterraggio sistemare i magazzini per il ricevimento e lo smistamento dei viveri. Agibilità e Messa in sicurezza delle STRUTTURE Agibilità Per alleggerire il carico delle attività assistenziali e ripristinare una situazione di normalità è necessario conoscere al più presto lo stato degli edifici per permettere, dove possibile, il rientro una volta cessata l’attività sismica. Per questo sono condotte delle campagna sistematiche di sopralluoghi agli edifici lesionati per la valutazione del danno e dell’agibilità. La valutazione dell’agibilità è un’operazione socialmente rilevante che ha un notevole impatto sul territorio perché consente di ridurre il disagio della popolazione riducendo il numero dei senzatetto e consentendo un più facile rientro alle attività socio-economiche pre-evento. Inoltre è un’operazione di responsabilità perché investe il campo della pubblica incolumità quando si afferma l’agibilità. L’agibilità è l’esistenza dei requisiti che rendono un edificio idoneo ad accoglierne gli occupanti; nel caso d’agibilità post-sismica l’edificio idoneo deve poter essere utilizzato lasciando protetta la vita umana anche in presenza di una successiva crisi sismica. Il danno e l’agibilità sono valutati da tecnici mediante sopralluoghi su: - edifici pubblici per la loro importanza strategica per le funzioni stesse di protezione civile (ospedali, sedi comunali, Prefetture, caserme, ecc.) o perché contenitori di particolari tipi di popolazione (ospizi) o riutilizzabili per gli sfollati (scuole); - chiese perché hanno spesso caratteristiche di pregio storico, artistico o architettonico o sono luoghi di riferimento per le popolazioni colpite; - edifici privati perché il loro danneggiamento costringe gli occupanti ad essere evacuati in tendopoli o villaggi provvisori. Affinché il giudizio di agibilità sia il più possibile oggettivo, l’evento di riferimento deve essere lo stesso per tutti i rilevatori e quindi stabilito prima del sopralluogo, solitamente viene preso come riferimento un evento paragonabile a quello della scossa che ha motivato l’ispezione. I sopralluoghi devono avvenire rispettando precisi comportamenti nel muoversi in territori danneggiati perché, in genere, la crisi sismica è ancora in atto e sono possibili repliche. In Italia i risultati della verifica di agibilità sugli edifici sono codificati in cinque casi: edificio agibile quando non sono presenti danni o in presenza di danno lieve non diffuso su tutta la struttura edificio inagibile in presenza di danno superiore al medio diffuso su tutta la struttura edificio parzialmente agibile in presenza di danno superiore al medio, ma molto localizzato edificio agibile con provvedimenti di pronto intervento ma temporaneamente non agibile, quando la situazione di pericolo è dovuta ad elementi non strutturali facilmente rimovibili o consolidabili con un’idonea protezione edificio temporaneamente inagibile da rivedere con approfondimento, ad esempio nel caso di diffusione sistematica di danno lieve con manifestazioni di danno medio Può inoltre verificarsi il caso di un edificio che, seppur senza danni, debba essere dichiarato inagibile a causa del rischio indotto dai vicini edifici pericolanti 31 32 Messa in sicurezza delle strutture Quando un terremoto danneggia gli edifici in modo molto grave rendendoli pericolanti, è necessario provvedere alla delimitazione delle aree potenzialmente interessabili da un crollo, limitando gli accessi tramite transennamenti. La demarcazione di aree “non accessibili” deve essere limitata quanto possibile a singoli edifici o ad aree altamente a rischio, per non ostacolare la ripresa delle normali attività economiche e sociali. Nel caso di edifici non di valore storico e irrimediabilmente danneggiati può risultare utile la immediata demolizione totale o parziale. Quando un terremoto danneggia gli edifici senza farli crollare uno dei primi interventi necessari è la loro messa in sicurezza per evitare il progredire del danno in seguito ad altre scosse, tutelare l’incolumità delle persone e dei soccorritori e ripristinare rapidamente le normali attività economiche e sociali. L’urgenza di un intervento immediato permette di realizzare solo opere provvisorie, che siano semplici da installare e che impieghino materiali facilmente reperibili e lavorabili anche nelle difficili condizioni dell’emergenza postterremoto. Le opere per la messa in sicurezza sono provvisorie, cioè destinate ad essere rimosse dopo un tempo più o meno lungo. Ciò permette l’uso di materiali a basso costo e rapidi da mettere in opera, anche perché, una volta rimossi, non possono più essere utilizzati. Tuttavia la sicurezza deve essere comunque garantita, anche in previsione di altre scosse paragonabili a quella principale. Quali opere eseguire? La scelta del tipo di intervento provvisionale viene fatta in base alla tipologia d’intervento, ad una facile e corretta esecuzione e all’ottimizzazione dei costi. I tipi di opere sono sostanzialmente tre: puntellamenti, tirantature, cerchiature. I puntelli sono dispositivi di sostegno alla costruzione nella parte debole, tali da surrogare la capacità portante dell’elemento compromesso dal terremoto. In questo caso svolgono una funzione sostitutiva dell’elemento. In altri casi possono svolgere una funzione cautelativa (quando la costruzione resiste ancora ma si teme un cedimento improvviso) o protettiva (quando c’è il rischio del distacco di qualche parte o frammento). I tiranti o catene sono elementi di acciaio che unendo due muri paralleli li tengono aderenti al solaio o al muro ortogonale che li collega. Le cerchiature vengono impiegate per impedire la dilatazione trasversale degli elementi murari sottoposti a compressione verticale, aumentando così la resistenza alla compressione, attraverso l’inserimento intorno all’elemento da consolidare di anelli o cerchioni distanziati, di un tondino continuo elicoidale o di fasce di poliestere ad alta resistenza. La cerchiatura può essere fatta anche su interi edifici in alternativa al puntellamento. 33 35 Cosa fare DOPO: la Post-Emergenza e il Ritorno alla Normalità La fase POST-EMERGENZA 36 Quadro del danno occorso La semplice valutazione di agibilità non è sufficiente a consentire una valutazione economica del danno occorso e a fornire indirizzi per la ricostruzione. E’ necessario quindi organizzare una campagna di rilievo più approfondita, utilizzando strumenti schedografici studiati ad hoc per una più precisa lettura e registrazione del danno e differenziati per specifiche tipologie edilizie: edifici ordinari (distinguendo gli edifici in muratura da quelli con struttura portante in cemento armato), edilizia monumentale e pubblica, attività produttive. L’approccio da seguire non è quello della descrizione del danno, ma quello di un’interpretazione comportamentale, volta a mettere il luce quale sia stato,sotto l’azione sismica, il comportamento dei diversi elementi costruttivi e come tale comportamento abbia generato il danno. Sulla base di tale analisi, l’intervento più appropriato sarà identificato come quello in grado di contrastare la specifica vulnerabilità che ha generato il danno; avendo definito l’entità dell’intervento sarà possibile avanzare una stima dei costi. Schedatura del danno Lo strumento principe in fase di accertamento del danno è rappresentato dalle cosiddette schede di rilevamento, cioè documenti predisposti per raccogliere agevolmente e ordinatamente le informazioni riguardanti l’edificio esaminato. La letteratura scientifica e l’esperienza sul campo vantano ormai numerosi contributi in questo settore; molteplici, infatti, sono le schede elaborate per rilevare un determinato bene piuttosto che un altro (edificio ordinario, chiesa, ecc.) oppure caratterizzate da un differente livello di dettaglio. Una scheda di rilevamento in genere contiene sempre un pacchetto minimo di dati relativi alla costruzione quali la localizzazione, le dimensioni principali, la tipologia strutturale, l’uso e l’età, nonché, ovviamente, l’estensione e il livello di danno. Le schede di ultima generazione sono state messe a punto per essere il più possibile semplici e comprensibili, eliminando la richiesta di informazioni inessenziali; inoltre sono state corredate da note esplicative così da agevolare i rilevatori. Brick masonry with wooden slabs Mean Damage Grade 5 upper curve median curve lower curve Lisbon Banja Luca'69 Bucharest '77, 1 Bucharest '77, 2 Bucharest '77, 3 Bucharest '77, 4 Irpinia '80 4 3 2 1 0 5 6 7 8 9 EMS-98 Intensity 10 11 12 Le schede di rilevamento costituiscono un mezzo molto potente in quanto, oltre a fornire il danno subito dal patrimonio edilizio, sono anche di supporto alle indagini per la misura dell’intensità macrosismica che è proprio basata sul danno osservato. Disponendo di un numero significativo di schede inoltre, i dati raccolti consentono di definire delle correlazioni tra la severità del terremoto e il danno cioè, in altre parole, delle misure di vulnerabilità differenziate per ogni tipologia costruttiva. 37 Il Ritorno alla Normalità 38 Ripristino, miglioramento e adeguamento sismico La valutazione del quadro di danno occorso consente di stabilire la priorità degli interventi e di stimare i costi necessari ad approntarli. Tale stima delle conseguenze prodotte dal terremoto costituisce il primo passo che le amministrazioni locali e i cittadini devono effettuare per accedere ai finanziamenti stanziati a livello centrale. Lo Stato, ovviamente, stabilisce una soglia minima di danno per ammettere l’edificio al finanziamento; nel passato, sovente, tale soglia è stata identificata con la dichiarazione di inagibilità dell’edificio, ma ad oggi si preferisce svincolarsi dal giudizio di agibilità, in modo da non incorrere in dichiarazioni forzate nell’ottica di ottenere un finanziamento. Quando si parla di interventi nella fase post-sismica ci si trova di fronte ad un panorama alquanto variegato per tipologia, tecnologia, efficacia e costo. In generale, gli interventi possono essere classificati in tre gruppi in funzione dell’incremento della sicurezza che apportano nei confronti del terremoto; si distinguono così interventi di ripristino, di miglioramento e di adeguamento sismico. Gli interventi di ripristino consistono nell’esecuzione delle opere necessarie per ristabilire la funzione statica ordinaria della struttura danneggiata. maggior grado di sicurezza nei confronti del terremoto. Il miglioramento sismico, invece, è rappresentato dagli interventi riguardanti singoli elementi strutturali dell’edificio, con lo scopo di conseguire un maggior grado di sicurezza nei confronti del terremoto. Gli interventi di adeguamento, infine, sono quel complesso di opere volte a modificare in maniera sostanziale il comportamento globale dell’edificio, raggiungendo così la resistenza necessaria per equilibrare le azioni sismiche attese. Le amministrazioni pubbliche dovrebbero scegliere strategicamente interventi che non siano solo di ripristino, ma che siano volti ad un potenziamento delle prestazioni della struttura attraverso il miglioramento o l’adeguamento sismico, cioè interventi che consentano di ridurre la vulnerabilità sismica. Sebbene l’adeguamento rappresenti la soluzione auspicabile, in vero è anche notevolmente oneroso; il miglioramento, al contrario, a fronte della sicurezza non porta ad una sostanziale differenza rispetto a quelli che sarebbero i costi di un solo ripristino. Naturalmente, le opere che si realizzano devono conseguire un effettivo miglioramento, agendo, prima di tutto, nei confronti dei meccanismi di danno che si sono attivati e che sono stati messi in luce dal rilievo del danno. Controllo dei progetti Il punto di partenza per effettuare un controllo dei progetti è rappresentato dalla normativa tecnica di riferimento a livello europeo, nazionale e regionale. La conformità alla legge, tuttavia, da sola non è sufficiente per validare l’efficacia di un progetto; infatti risulta necessario verificare anche che l’intervento sia finalizzato ad eliminare le vulnerabilità specifiche messe in luce dal quadro del danno rilevato. Il miglioramento apportato alla costruzione effettuando l’intervento previsto dal progetto dovrebbe poter essere quantificabile. Indicazioni per la progettazione di interventi mirati al contrasto di meccanismi di collasso specifici, possono essere proposti nella forma di codice di pratica o linee guida; tali codici saranno messi a punto attraverso studi specifici che tengano conto delle realtà costruttive locali e redatti nella forma di manuali ad uso dei tecnici incaricati di eseguire e seguire i progetti di miglioramento. 39 Dove recuperare ulteriori informazioni Alcune delle infomazioni e delle immagini riportate nel testo sono state tratte dai riferimenti sottoelencati. L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare, nonché per eventuali omissioni o inesattezze della citazione delle fonti. Il TERRITORIO ... esposto al RISCHIO SISMICO Siti internet http://www.ingv.it http://gndt.ingv.it http://emidius.mi.ingv.it http://www.serviziosismico.it http://earthquake.usgs.gov http://www.eqnet.org http://nisee.berkeley.edu/lessons/general.html http://www.eerc.berkeley.edu http://www.seismo.ethz.ch Cosa fare PRIMA: la mitigazione del Rischio e la Preparazione all’Emergenza Siti internet www.edurisk.it Testi di approfondimento Coburn A., Spence R. Earthquake Protection John Wiley & Sons, Chichester 1992. Tiedemann H., Earthquake and Volcanic Eruptions – a Handbook on Risk Assessment . Swiss Re Pubblication, Zurich. Cosa fare DURANTE: la Gestione dell’emergenza Siti internet http://www.fema.org http://www.disastermanagement.it/ http://www.protezionecivile.it http://geohaz.org/home.htm Cosa fare DOPO: la Post emergenza e il ritorno alla normalità Materiale informativo AA.VV. Manuale per la compilazione della scheda di I livello di rilevamento danno, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell’emergenza post-sismica (AeDES) Dip.to di Protezione Civile, Roma 2002. Testi di approfondimento AA. VV., Guerrieri, F., (a cura di). Manuale per la riabilitazione e la ricostruzione postsismica degli edifici. DEI Tipografia del Genio Civile, Roma 1999.