CARTELLA STAMPA INTRODUZIONE « La più affascinante delle civiltà della storia », « Magica e misteriosa »… Non mancano gli aggettivi per designare l'antico Egitto, sorgente di fascino e di ammirazione, che continua a svelare segreti nascosti e tesori sepolti sotto una storia millenaria. Sono innumerevoli le esposizioni dedicate a questo tema, ma il Grimaldi Forum Monaco creerà un evento originale e senza precedenti puntando i riflettori, in uno spazio di quasi 4 000 m2, sui personaggi delle « Regine d’Egitto ». La curatrice dell'esposizione Christiane Ziegler, che ha diretto fino al maggio 2007 il prestigioso Dipartimento delle Antichità Egizie del Louvre di Parigi, ha riunito quasi 250 capolavori per illustrare il tema. Si tratta di pezzi provenienti dai più grandi musei del mondo: Il Cairo, Torino, Parigi, Berlino, Monaco di Baviera, Londra, New York e Mosca. La scenografia spettacolare è firmata François Payet, già autore di "Impérial SaintPétersbourg", la mostra del Grimaldi Forum che aveva tracciato nel 2004 la storia di San Pietroburgo dal regno di Pietro il Grande a quello di Caterina II. A partire dal 12 luglio, il pubblico potrà incontrare queste figure femminili egizie in modo assolutamente inedito - spose, madri e figlie di faraoni, donne che hanno influenzato tremila anni della storia d'Egitto - attraverso i ritratti di personalità d'eccezione come Cleopatra, Nefertiti, Nefertari o Hatshepsut e tante altre sovrane che chiedono solo di rivelarsi al grande pubblico. INFORMAZIONI PRATICHE La mostra « Regine d’Egitto » prodotta dal Grimaldi Forum Monaco e con il sostegno della Compagnie Monégasque de Banque (CMB), di d’Amico Tankers e MTN ICS S.a.m. Commissariato : Christiane Ziegler Scenografo : François Payet Location : Espace Ravel del Grimaldi Forum Monaco 10, avenue Princesse Grace - 98000 Monaco Sito Internet : www.grimaldiforum.mc Orari : Tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 20.00 Apertura serale i giovedì e sabati, alle ore 22.00 Prezzo d’ingresso : Tariffa piena = 10 € Tariffe ridotte : Grouppi (+ 10 persone) = 8 € - Studenti (-25 anni su presentazione della tessera) = 6 € - Bambini (fino a 11 anni) = gratuito Catalogo della mostra (Luglio 2008) in inglese e francese Formato : 23 x 30 cm 432 pagine con 465 illustrazioni Una co-edizione SOMOGY e GRIMALDI FORUM Prezzo pubblico consigliato : 49 € Biglietteria Grimaldi Forum Monaco Tel. +377 99 99 3000 - Fax +377 99 99 3001 – E-mail : [email protected] e punti vendita FNAC Servizio comunicazione per la mostra : Hervé Zorgniotti - Tel. : 00 377 99 99 25 02 - [email protected] Nathalie Pinto - Tel. : 00 377 99 99 25 03 - [email protected] VIAGGIO AL CUORE DELL’ESPOSIZIONE Poiché il ruolo delle regine è cambiato con il passare dei millenni, pur mantenendo alcune costanti, il soggetto viene spiegato lungo il percorso espositivo per blocchi tematici: lo status delle donne, della famiglia reale, lo stile di vita, il ruolo religioso, gli emblemi legati alla loro rappresentazione. Il tutto si ritrova nelle principali sezioni della mostra. Nel contempo Christiane Ziegler ha voluto mettere in scena figure emblematiche come Hatschepsout, Tiy, Nefertari e Cleopatra: queste grandi regine hanno trovato il proprio posto lungo il percorso, preservando quella parte del mito che vuole che le regine d’Egitto continuino a far sognare… La mostra si apre con Cleopatra, la più popolare regina d’Egitto sebbene fosse di origine greca. Dalla mitica Cleopatra, la cui immagine è oggi veicolata attraverso film e pubblicità, si passa al personaggio storico come riportano le documentazioni giunte fino a noi. La mostra si conclude con un’altra regina, meno nota al grande pubblico: Taousert, la cui tomba nella Valle dei Re si può visitare ancora oggi e che ha ispirato a Théophile Gautier il celebre «Romanzo della Mummia». Il visitatore si immergerà in un favoloso viaggio attraverso l’Antico Egitto nel corso del quale scoprirà le molteplici sfaccettature delle sovrane. In primis il loro status sociale: il titolo di regina è dato in relazione al sovrano regnante; può essere «madre del re» o «sposa del re». Alcune «figlie del re», titolo che noi tradurremmo con «principesse», si vedevano conferire dal padre il titolo di «spose del re». Si capirà subito che le dinamiche dei legami intimi del faraone con molteplici generazioni di donne vanno cercate nei racconti mitologici egizi: l’associazione madre-sposa-figlia è stata concepita come simbolo di creazione perpetua. A questo titolo le regine egizie hanno giocato un ruolo fondamentale nel rinnovamento del potere reale e nella vita ultraterrena del faraone. In seguito ci si addentrerà nel cuore di uno dei più celebri harem, l’harem di Gourob. Christiane Ziegler ha affidato questa sezione alla sua collaboratrice Marine Yoyotte, che sta preparando una tesi di dottorato su questo argomento. Le spose secondarie del re erano molto numerose. Tra queste si annoveravano alcune principesse straniere, per rafforzare le alleanze con i paesi vicini. La maggior parte delle donne e dei bambini della casa reale venivano raggruppati in quelle istituzioni che abitualmente chiamiamo «harem». Si trattava di un luogo di vita, un centro economico che non era immune dalle turbolenze della vita politica, infatti ai tempi delle piramidi si sono orditi complotti le cui eco sono pervenute fino a noi. La sezione successiva è consacrata all’immagine della regina. Le rappresentazioni delle sovrane, esaltandone la bellezza, si conformano a un ideale che varia a seconda delle epoche. Salvo rare eccezioni, sono raffigurate nel fulcro della giovinezza. I paramenti, i numerosi gioielli e gli oggetti da toilette, volti ad esaltarne la bellezza, testimoniano il lusso e la raffinatezza che le circondavano. Come il faraone, la madre del re e la sua «grande sposa reale» si distinguevano dal resto dell’umanità per gli emblemi “presi in prestito” dagli dei. In seguito se ne affronterà anche il ruolo religioso. Nelle scene di culto si vedranno le regine nell’adempimento dei riti a fianco del faraone. Sfruttando il loro fascino per piacere al dio, danzavano al ritmo degli strumenti di musica sacra graditi all’orecchio divino. La loro presenza è sintomo di una teologia in cui la sposa reale è solidale al faraone come garante dell’equilibrio del mondo. Si scoprirà la particolare rilevanza delle «divine adoratrici del dio Amon»: regine o principesse, videro la loro importanza crescere nel tempo. Sacerdotesse di Amon di Tebe, nel primo millennio erano la principale autorità religiosa e possedevano considerevoli ricchezze. Allora si votarono al celibato e la successione avveniva per adozione, era ambizione di tutti poter mettere la propria figlia in questa posizione strategica. Infine alcune regine vennero divinizzate dopo la morte, come nel caso di Ahmès Nefertari la cui personalità viene ricordata in questa mostra. Uno scintillante culto le fu consacrato all’epoca di Ramses, soprattutto nella zona sinistra di Tebe. Viene spesso adorata in compagnia del figlio, il re Aménophis Ier. Le regine esercitavano una reale influenza sulla condotta del paese? Di questo tratterà la sezione seguente attraverso diversi esempi. La regina Tiy sembra essere stata una consigliera ascoltata dal marito Amenhotep III. Ella intrattenne una corrispondenza diplomatica con i più grandi sovrani dell’epoca. Iahhotep, madre di Amosis, esercitò senza dubbio la propria reggenza in un periodo turbolento. Hatchepsout è stata una delle rare sovrane con potere assoluto, prendendo in prestito i titoli e l’immagine del faraone. L’esempio nubiano delle «candaci» o «regine nere» di Méroé (Sudan) mostra che in alcune epoche si ebbe una significativa divisione del potere nella valle del Nilo. RIFERIMENTI CRONOLOGICI Epoca tinita e Antico Regno 1° – 6° dinastia v. 3100-2200 a.C. Primo periodo intermedio 7° – 11° dinastia v. 2200-2030 a.C. Medio Regno 11° - 13° dinastia v.2030-1700 a.C. Secondo periodo intermedio 13° - 17° dinastia v. 1700-1540 a.C. 18° – 20° dinastia v.1540-1070 a.C. v.1540-1295 a.C. 18° dinastia - Regno Nuovo - Ahmosis (v.1540-1515) Hatshepsut (v. 1480-1455) Thutmoses III (v.1480-1425) Thutmoses IV (v. 14001390) Amenophis III (v. 13901350) Akhenaton (v.1350-1335) Tutankhamon (v.1335-1325) Horemheb (v. 1320-1295) v. 1295-1186 a.C. 19° dinastia - Ramsete 1° (v. 12951294) Sethi 1° (v.1294-1279) Ramsete II (v. 12791213) Sethi II (v.1200-1195) v. 1186-1070 a.C. 20° dinastia - Ramsete III (v.11841153) Terzo periodo intermedio 21° – 25° dinastia v. 1070-664 a.C. Età tarda 26° – 30° dinastia v. 664-332 a.C. Epoca tolemaica Conquista romana 332-30 a.C. 30 a.C. SINOSSI DELL’ESPOSIZIONE I. IL MITO: CLEOPATRA Nell’immaginario occidentale, la regina d’Egitto si incarna in Cleopatra. Perché è rimasta la più famosa di tutte? Gli antichi Romani ci hanno trasmesso la sua storia, nella quale si mescolano tutti gli ingredienti del successo: amore, potere, ricchezza, morte drammatica…Molti artisti hanno ricamato su questo tema, ispirandosi ai modelli faraonici popolarizzati dalle pubblicazioni scientifiche ma ricollocando spesso le scene in un Oriente idealizzato. Ancora oggi il cinema, la pubblicità e i fumetti sfruttano con successo questa figura mitica. Paradossalmente però la regina d’Egitto più conosciuta è una greca, discendente del generale Alessandro. È l’erede di una lunga dinastia di sovrane attestata a 4 millenni prima della nostra era, al momento della nascita dell’istituzione faraonica; sono ben poco familiari al pubblico le altre grandi sovrane: Hatchepsout, Nefertiti, Nefertari…Cleopatra è l’ultima regina d’Egitto ma anche l’ultimo faraone dal momento che esercitò potere personale, fatto molto raro per una donna. II. MADRE, SPOSA O FIGLIA DI RE: LO STATUS DELLE REGINE D’EGITTO Il titolo di regina si definisce in rapporto al sovrano regnante: può essere «madre del re» o «sposa del re». Alcune «figlie del re», termine che noi traduciamo con «principessa», si videro conferire dal padre il titolo di «sposa del re». Tutte comunque appartenevano a questa galassia femminile che circondava il faraone e nella quale ciascuna figlia del re poteva divenire sposa e sorella del re, poi madre del re. I legami intimi del faraone con diverse generazioni di donne della famiglia reale vanno senza dubbio cercati nella mitologia: l’associazione madre-sposa-figlia è stata concepita come simbolo di creazione perpetua. A questo proposito, le regine egiziane hanno giocato un ruolo fondamentale nel rinnovamento del potere reale e nella sopravvivenza del faraone nell’aldilà. II. 1. LA MADRE DEL RE La madre del re ricopriva un ruolo molto importante, infatti veniva spesso raffigurata a fianco del sovrano ed era oggetto di un culto specifico. Ricoprì il ruolo maggiore ai tempi delle piramidi, epoca in cui teologi elaborarono il dogma della natura divina del sovrano, nato dall’unione di un dio e una donna. Questo è quanto riporta un racconto del papiro Westcar dove si narra della nascita di tre re il cui padre è il dio sole Ra e la madre una semplice sacerdotessa: questo prodigio inaugura una nuova dinastia. Nel Nuovo Impero le scene della teogamia scolpite sui muri dei templi (Dei el Bahari, Luxor…) mostrano l’unione della regina e del dio Amon, che la va a visitare assumendo le sembianze del suo sposo: da questo matrimonio mistico nascerà il nuovo re. II. 2. LA GRANDE SPOSA REALE «È colei che vede Horus e Seth». È la madre del principe ereditario. In principio ne veniva nominata solo una per volta. Compariva a fianco del sovrano quando compiva i riti. Le origini della grande sposa sono molto diverse: figlia di aristocratici, di militari o di una nutrice reale; sorella o figlia del re (esisteva il problema dell’incesto e dei matrimoni fra consanguinei). Oggi sappiamo che la regalità non si trasmetteva attraverso le donne, lo stesso se matrimoni fra consanguinei rafforzavano il trono. A seconda delle epoche e delle personalità, la grande sposa è più o meno influente e molte rimangono a noi sconosciute. Ad esempio Nefertari, grande sposa di Ramesse II a cui fu consacrato il piccolo tempio di Abou Simbel. III. SPOSE SECONDARIE, HAREM E CONCUBINE Numerosi faraoni hanno sposato principesse di origine straniera, rafforzando così le alleanze con i paesi vicini. Un ricco tesoro in oro preveniente dalla tomba di tre spose secondarie di Thoutmosis III testimonia che portavano nomi di origine siriana. I documenti del Nuovo Impero, gli Annali di Thoutmosis III e la corrispondenza diplomatica di Amarna mostrano come fossero state affidate un gran numero di donne orientali alla Corte a garanzia della lealtà dei loro paesi. Queste venivano accompagnate da una schiera di servitori. L’entourage femminile del re era quindi molto numeroso. Qual era la sorte di questa moltitudine di donne? Le grandi spose risiedevano senza alcun dubbio nelle capitali, insieme al faraone. Regine madri e grandi spose disponevano di ricchi possedimenti con un personale proprio. È probabile che le favorite godessero di privilegi analoghi. La maggior parte delle donne della famiglia venivano raggruppate in quelle istituzioni che noi abitualmente chiamiamo «harem». Nell’accezione contemporanea, il termine non si addice, ma noi lo manterremo, a discapito della traduzione esatta. Se si seguono gli esempi più antichi, l’«harem» (ipet nesout) erano gli appartamenti del re. Non si trattava, come possiamo essere portati a pensare, di un luogo di reclusione per eunuchi e concubine. Regine, principi e principesse vi risiedevano liberamente in compagnia delle dame di corte o «ornamenti reali» e con un esercito di servitori, balie, precettori, parrucchieri e musicisti che vivevano lì con le loro famiglie. L’harem di Gourob era anche un centro economico: vi si tesseva il lino, si lavoravano il legno, l’avorio, la maiolica e il vetro con colori vivi. L’harem, ai tempi delle piramidi, era anche il luogo in cui si ordivano complotti, le cui eco sono giunte fino a noi. La posta in gioco era la conquista del potere. IV. L’IMMAGINE DELLA REGINA: BELLEZZA FEMMINILE E ATTRIBUTI DIVINI Le rappresentazioni delle regine ne esaltavano la bellezza, in conformità ad un ideale che varia a seconda delle epoche. Salvo rare eccezioni, sono raffigurate al fulcro della giovinezza, secondo una convenzione proprio a tutta l’arte egiziana. Il lusso e la raffinatezza che le circondavano si manifestano attraverso i paramenti, i numerosi gioielli e gli oggetti da toilette, volti ad esaltarne la bellezza. Come il faraone, la madre del re e la sua «grande sposa reale» si distinguono dal resto dell’umanità attraverso una simbologia presa dalle divinità. Portavano la corona neret (in pelle d’avvoltoio), il cobra-uro, la doppia piuma, l’ânkh (il segno di vita) a marcarne l’appartenenza divina. Questi attributi riflettono semplicemente l’eccezionale intimità che le donne della famiglia reale condividevano con il sovrano, figlio degli dei? O dimostrano che esisteva una controparte femminile del concetto divino della regalità faraonica? Quest’ultimo aspetto è stato messo in luce da recenti studi. V. IL RUOLO RELIGIOSO DELLA REGINA Le scene del culto mostrano spesso le regine compiere i riti a fianco del faraone. Usando il proprio fascino per conciliarsi con gli dei, ondeggiavano al ritmo degli strumenti musicali: i sistri, gli idiofoni sacri, la cui musica rabboniva e rallegrava le divinità; l’agitare delle fila di perle produceva un fruscio gradevole alle orecchie divine. Offerti agli dei, questi oggetti erano un pegno per rinnovare e rafforzare la seduttività di chi li possedeva e che i testi descrivono come «amante del sistro», «dama dell’esecuzione », «le cui mani pure tengono il sistro per affascinare il padre Amon con il suono della sua voce…». Una celebrazione religiosa particolarmente importante era la festa Sed o giubilo reale. Le rare rappresentazioni giunte fino a noi, alcuni bassi rilievi a Tebe e a Soleb per Amenhotep III, un’altra serie a Bubastis per Osorkon III, accordano molto spazio alla grande sposa reale. Così i testi ci dicono che Tiy compare dietro al suo sposo Amenhetep III «come la dea Maât accanto al dio Ra». Questo paragone tra la coppia reale e la coppia divina che presiede alla creazione del mondo viene rafforzata qualche anno più tardi in epoca amarniana, quando la bella Nefertiti era onnipresente insieme ad Akhénaton: nelle scene religiose in cui il culto sembra essere cocelebrato dal re e dalla regina accompagnati dalle figlie, nelle scene ufficiali in cui i due sposi ricevono insieme l’omaggio dei paesi stranieri, nelle scene di vita privata in cui la coppia reale è raffigurata teneramente abbracciata o nell’atto di scambiarsi un bacio. La manifestazione ostentata dell’amore che unisce gli sposi acquisisce qui valore universale e diventa la manifestazione dell’energia creatrice del demiurgo, garanzia di rinnovamento del mondo terrestre. V. 1. REGINE O PRINCIPESSE: LE DIVINE ADORATRICI Regine o principesse, le divine adoratrici del dio Amon videro la loro importanza crescere nel tempo. Sacerdotesse di Amon di Tebe, nel primo millennio erano la principale autorità religiosa e possedevano ricchezze considerevoli. Si votarono quindi al celibato e stabilirono che la successione avvenisse per adozione, tutti aspiravano a collocare la propria figlia in questa posizione strategica. V. 2. REGINE DIVINIZZATE: L’ESEMPIO DI AHMÈS NEFERTARI Evocazione di questa regina alla quale venne dedicato un culto all’epoca di Ramses, principalmente sulla parte sinistra di Tebe. Viene spesso adorata insieme al figlio, il re Amenophis I. VI. LA CONSIGLIERA: L’ESEMPIO DELLA REGINA TIY La regina Tiy aveva una personalità fuori dal comune. La smorfia leggermente sprezzante, l’espressione volitiva danno fascino ad alcune sue statue. Compare in numerosi monumenti in compagnia dello sposo Amenophis III. Regina letterata, si conosce un ex libris di papiro che la raffigura nella sua biblioteca, intrattenne una corrispondenza diplomatica con i più grandi sovrani dell’epoca. Le fu consacrato un tempio a Sedeinga in Nubia, controparte di quello costruito a Soleb per Amenophis III. Essendo sopravvissuta allo sposo, soggiornò nella nuova villa di Amarna dove dei bassorilievi la raffigurano mentre condivide la vita di Akhénaton e Nefertiti. VI. 1. LA REGGENTE: L’ESEMPIO DELLA REGINA IAHHOTEP Amosis, sovrano fondatore della XVIII dinastia, esalta i meriti della propria madre Iahhotep. Il testo, inciso su una stele del tempio di Karnak, mette in luce il ruolo decisivo che giocò la regina durante la fanciullezza di Amosis: senza dubbio ella governò in un periodo turbolento. L’archeologia conferma quanto trasmesso dalla tradizione scritta: nella tomba di una regina anch’essa chiamata Iahhotep compaiono dei pendenti d’oro a forma di mosca, ricompensa suprema solitamente riservata ai combattenti più valorosi. VI. 2. IL MONARCA: L’ESEMPIO DELLA REGINA HATCHEPSOUT È stata una delle pochissime regine ad aver esercitato potere assoluto, assumendo i titoli e le sembianze di un faraone. VI. 3. LA SPARTIZIONE DEL POTERE L’esempio nubiano: le «candaci» o «regine nere» di Meroe (Sudan). VII. EPILOGO: IL ROMANZO DELLA MUMMIA Sono state ritrovate poche tombe di regine e la maggior parte di queste erano state saccheggiate. I soli corredi funebri intatti sono quelli di Hetepheres, madre di Cheope, che sembra fosse stata sepolta in prossimità della grande piramide, e di Iahhotep, il cui sarcofago fu scoperto nel XIX secolo da Mariette sulla riva di sinistra di Tebe. Al contrario, gli archeologi hanno portato alla luce le sepolture delle concubine e delle spose secondarie: le principesse di Illahun e di Dachour nel Medio Impero, quelle di Thoutmosis III nel Nuovo Impero. La tomba di Nefertari oltre al magnifico decoro dipinto non rivela altro che insignificanti vestigia. In tal caso è inutile tentare di ricostruire il mobilio della tomba di una regina. Preferiamo, invece, concludere con l’evocazione della regina Taousert la cui tomba venne ritrovata nella Valle dei Re e che inspirò a Théophile Gautier il suo celebre «Romanzo della Mummia». LE OPERE EMBLEMATICHE DELL’ESPOSIZIONE Al centro di ciascuna sezione si trovano le “opere emblematiche”. Nella sezione dedicata a Cleopatra vengono ricordati i gioielli indossati da Elisabeth Taylor nel suo celebre film e, di tutt’altro registro, la magnifica statua in basalto nero che rappresenta la sovrana in piedi, vestita all’egiziana. Per quanto riguarda le madri del re, va menzionato lo squisito piccolo gruppo in alabastro traslucido raffigurante il re Pepi II sulle ginocchia materne; ma il pubblico potrebbe preferirgli la sfolgorante ricostruzione della camera da letto di Hetepheres, madre del famoso Cheope. Senza dimenticare il delicato basso rilievo raffigurante le figlie di Amenhotep III e una pittura delicatamente colorata che ne orna il palazzo. Il tesoro delle spose siriane di Thoutmosis III, con i gioielli d’oro e di pietre fini, lo specchio e il vaso d’argento, raccoglierà senza dubbio il favore dei visitatori; ma come non avere un debole per la deliziosa statua di legno della dama Touty proveniente dall’harem di Gourob? Molto meno spettacolare, è però un momento importante della mostra il papiro sul processo di una cospirazione in un harem. Altri due papiri sono altrettanto interessanti: uno relativo alla nascita divina di tre re ai tempi delle piramidi, l’altro consistente in un insegnamento del faraone al suo erede. La scena del bacio tra Akhénaton e Nefertiti è particolarmente toccante e rarissima perché non si sa quasi nulla sui sentimenti che univano la coppia reale. Due pezzi di oreficeria, il frustino della principessa Neferouptah e una piccola cuffia a forma di avvoltoio illustrano con chiarezza gli emblemi delle regine. Il visitatore rimarrà impressionato dall’imponente blocco di granito che mostra la regina Karomama officiare a fianco dello sposo. Una splendida statua di Amenardis alla quale fa eco un’imponente sfinge raffigurante Chepenoupet testimoniano l’importanza delle «divine adoratrici». La pittura raffigurante la regina Ahmes-Nefertari è assai notevole per la finezza dell’esecuzione e il contrasto dei colori meravigliosamente conservati: la regina divinizzata viene qui rappresentata con il viso nero, come il dio Osiris protettore dei morti. Nella sala che illustra l’esercizio del potere la monumentale statua di Tiy, scoperta di recente, catalizzerà tutta l’attenzione; ma non si potrà ignorare la tavoletta d’argilla incisa con caratteri cuneiformi che attesta l’esistenza di una corrispondenza diplomatica. Alcuni visi delle regine che scandiscono questa sezione ricordano l’abbagliante maschera dorata di una contemporanea della reggente Iahhotep e un frammento colorato proveniente da un colosso di Hatchepsout. Subito accanto la statua del suo architetto, Senenmout, con una piccola principessa tra le braccia è allo stesso tempo un’opera d’arte e un’evocazione dei grandi lavori intrapresi dalla sovrana. Il tesoro della regina Amanishakheto, che regnò sull’alto Nilo, è il punto di origine di questa sezione. Il visitatore non ha che da addentrarsi nell’ultima area tematica, dedicata al Romanzo della mummia, per ammirare la varietà di illustrazioni che questo tema ha ispirato agli artisti e che qui trovano il giusto valore. INCONTRO CON CHRISTIANE ZIEGLER, CURATORE DELLA MOSTRA «Mai si sono raccolti così tanti reperti per celebrare le Regine» 1 – Molte cose si sono dette e si sono viste sull’Egitto…Inquali aspetti la mostra del Grimaldi Forum si distingue dalle altre? È effettivamente la prima volta che viene dedicata una mostra viene alle regine d’Egitto. La sua unicità è data anche dalla qualità e dal numero di opere d’arte e reperti che sono stati qui raccolti, provenienti dai più grandi musei del mondo. Si scopriranno molti pezzi prestigiosi che non erano mai stati esposti in Europa prima d’ora. È il caso della bellissima «principessa d’Abydos», del sontuoso collier d’oro attribuito alla regina Tiy e della colossale statua sempre di questa sovrana, recentemente scoperta a Karnak, che lascia per la prima volta il museo del Cairo. E gli altri musei si sono mostrati altrettanto generosi. Ad esempio un grande bassorilievo raffigurante Touy, la madre di Ramses II, non era mai uscito dal museo di Toronto. Ma non posso qui citare tutti i reperti, tutti molto importanti. 2 – Cosa l’ha sedotta nell’approccio al tema delle regine? È un’idea che accarezzavo dai miei primi anni di egittologia. All’epoca Jean Leclant, il mio professore alla Sorbona, mi aveva assegnato le ricerche sull’iconografia della regina Tiy. Non c’erano quasi libri sulle regine ed era assolutamente appassionante per una giovane studentessa portare avanti questa indagine. Nel corso della mia carriera al Louvre ho orientato le mie ricerche in altre direzioni, in particolare quelle che diedero luogo a eccezionali scoperte nel corso degli scavi che diressi a Saqqara. Ma ancora oggi provo una tenerezza particolare per le regine e mi capita ancora di pubblicare sulle riviste scientifiche studi che trattano questo argomento. Più di recente ho avuto il privilegio di organizzare una mostra internazionale dedicata al faraone visitata da più di due milioni di persone. È stata la prima esposizione sull’istituzione faraonica. Nel preparare il catalogo sono rimasto impressionato dal fatto che «l’aspetto femminile della regalità» non era mai stato presentato al pubblico benché, negli ultimi anni, alcune ricerche avessero messo in luce il ruolo che giocavano le madri, le spose e le figlie del faraone. Inoltre questa mostra si rivolge a un pubblico e a dei media ben attenti, come testimoniano le diverse produzioni che sono prosperate dopo il suo annuncio: alla fine dello scorso anno è stato girato un film sulle regine per la televisione francese; in Italia sta per essere pubblicato un bel libro sulle regine e altre opere per il grande pubblico sono in preparazione. 3 – Si può parlare di una mostra femminista considerando tutti gli omaggi resi fino ad allora da numerosi re e faraoni? No, non si può parlare di femminismo. L’esposizione non è finalizzata a riabilitare le regine d’Egitto, anche se la memoria di alcune di esse come Hatchepsout e Cleopatra è stata portata avanti dai loro successori. Le ragioni sono sia politiche sia religiose. Hatchepsout era considerata un’usurpatrice. Gli autori antichi hanno attribuito tutti i vizi a Cleopatra, perché era nemica di Roma. La gran parte delle altre regine sono finite nell’oblio eccetto Nefertiti, la cui bellezza moderna ha sedotto i nostri contemporanei. Le loro tombe sono scomparse o sono state saccheggiate. Ma è pur vero che nell’Antico Egitto le donne godeva di una posizione privilegiata in rapporto alla condizione femminile di molte altre società. Anzi, potevano esercitare alcuni mestieri, essere membri del clero, possedere beni propri e lasciarli in eredità…Il dibattito sul loro grado di autonomia è lontano dall’essere chiuso. L’attività femminile per eccellenza si definisce con l’epiteto «padrona di casa» di cui si forgiavano le donne sposate della buona società. Che ne era delle regine? Alcune hanno esercitato il potere nelle epoche più remote e la loro presenza a fianco del faraone è ormai largamente attestata. Avevano un ruolo politico? O solo puramente religioso? Per quanto riguarda le regine madri questo è certo poiché l’origine divina del faraone derivava da un’unione mistica con la divinità; il ruolo della «grande sposa reale» garantiva, invece, l’equilibrio del mondo in quanto controparte divina del suo sposo. Qual era la sorte delle spose secondarie? La mostra tenta di rispondere proprio a tutte queste domande. 4 – Quali sono, secondo lei, le principali difficoltà incontrate nella narrazione di questo tema? Il tema è estremamente seducente, ma ben più complesso di quanto non si creda. Mi sono voluta rivolgere a un grande pubblico tenendo però conto delle più recenti scoperte scientifiche. È stato necessario costruire un discorso “storicamente corretto”, ma comprensibile ai più. Una mostra non è un libro, è innanzitutto un’esperienza visiva: io ho cercato opere che fossero allo stesso tempo significative e forti, capaci di imporsi con la loro presenza. La principale difficoltà è stata data dalla loro rarità. È stato facile illustrare temi come il faraone, i costumi funerari egiziani o la vita quotidiana, la documentazione a questo riguardo è abbondante. L’esercizio si è fatto più difficile quando si trattava delle regine. Man mano che proseguiva la preparazione della mostra, io constatavo che non c’erano molti oggetti in grado di “parlare” al visitatore. Questo è del tutto paradossale. Ad esempio tutti conoscono Nefertari, la cui immagine è stata resa popolare dai colossi di Abou Simbel e dal magnifico decoro della sua tomba nella Valle delle Regine, ma di fatto si può constatare che esistono pochi oggetti intatti che la rappresentino o che portino il suo nome. Lo stesso discorso vale per Cleopatra. Perché ci sono i grandi templi d’Egitto che mostrano le più evocative immagini delle regine ed esse sono raffigurate in bassorilievo sui muri e scolpite sulle statue colossali dei loro sposi. D’altra parte, molte tra le opere più celebri non possono viaggiare per via della loro estrema fragilità: è il caso della splendida testa di Nefertiti, orgoglio del museo di Berlino. Infine, alcuni reperti importanti sono già stati promessi ad altre esposizioni; il pubblico non può immaginare fino a che punto le opere d’arte circolino oggigiorno. 5 – Cosa si augura che rimanga al pubblico al termine della visita? Che dopo un’esperienza piacevole, si ritrovi più istruito e curioso di quanto non fosse prima. I MUSEI PIÙ IMPORTANTI PARTECIPANO ALLA GRANDE MOSTRA «REGINE D’EGITTO» La mostra raccoglie all’incirca 247 capolavori, di seguito vengono elencati alcuni dei principali prestiti: GERMANIA Ägyptisches Museum und Papyrussammlung, Berlino = 14 opere Staatliches Museum Ägyptischer Kunst, Monaco = 10 opere Kestner Museum, Hanovre = 2 opere Ägyptisches Museum der Universität, Lipsia = 2 opere Akademisches Kunstmuseum, Antikensammlung der Universität, Heidelberg = 2 opere BELGIO Musées Royaux, Bruxelles = 7 opere Musées Royal de Mariémont = 2 opere CANADA The Royal Ontario Museum, Toronto = 1 opera DANIMARCA NY Carlsberg Glyptotek, Copenhaghen = 1 opera EGITTO The Egyptian Museum, Cairo = 27 opere STATI UNITI The Metropolitan Museum of Art, New York = 26 opere Museum of Fine Arts, Boston = 5 opere Brooklyn Museum, New York = 5 opere University of Pennsylvania Museum Archaeology, Philadelphia = 3 opere Pheobe A. Hearst Museum of Anthropology University of California, Berkeley = 1 opera The Field Museum, Chicago = 1 opera The Cleveland Museum of Art, Cleveland = 1 opera FRANCIA Musée du Louvre, Parigi = 22 opere Maison de Balzac, Parigi = 6 opere Bibliothèque Nationale de France = 5 opere Musée d’Archéologie Méditerranéenne, Marseille = 2 opere Musée Carnavalet, Parigi = 1 opera Musée de Grenoble = 1 opera Musée de Beaux Arts de Marseille = 1 opera Musée de Guéret = 1 opera Paris = 5 fotos © Maxime Du Camp GRAN BRETAGNA The British Museum, Londra = 20 opere The Fitzwilliam Museum, Cambridge = 2 opere The Manchester Museum, Manchester = 7 opere ISRAELE The Israel Museum, Gerusalemme = 1 opera ITALIA Museo Egizio, Torino = 12 opere Musei Capitolini, Roma = 1 opera Musei Vaticani = 2 opere Museo Egizio, Firenze = 1 opera PAESI BASSI Riksmuseum Van Oudheden, Leiden = 16 opere RUSSIA The State Hermitage Museum, San Pietroburgo = 1 opera State Pushkin Museum of Fine Arts, Mosca = 1 opera SVIZZERA Musée d’Art et d’Histoire de Genève = 2 opere Antikemuseum Basel und Sammlung Ludwig, Bâle = 1 opera SUDAN Sudan National Museum = 2 opere 4 Collezioni private = circa 16 opere SCENOGRAFIA Attraverso una successione di allestimenti poetici o figurativi, attraverso ambienti inondati di luce o al contrario immersi nella penombra, attraverso luoghi dai colori ombrosi o cangianti, la mostra fa vivere al visitatore un’autentica epopea che lo proietta nella storia: la vita delle Regine d’Egitto. Il percorso scenografico si compone così di diversi luoghi: spazi interni (camere, palazzo…), elementi architettonici esterni, o ancora un battello che costeggia il Nilo, una tomba scavata nella montagna: tutti quei luoghi di vita, che mettono in luce le sfaccettature delle personalità e delle storie delle Regine d’Egitto. Per conferire il giusto valore alle opere, autentici capolavori dell’arte egizi, lo spazio dell’allestimento è concepito come uno scrigno. In ciascuna sala c’è poi uno spazio didattico confortevole e concepito specificatamente per presentare testi e schemi esplicativi riguardanti il tema della sala successiva. Per evocare i temi fondanti della storia dell’Antico Egitto, lungo il percorso sono state predisposte quattro sale di proiezione: l’Egitto e il suo territorio, l’Egitto e la sua storia (cronologia delle Regine), l’Egitto e la vita quotidiana delle Regine, l’Egitto e le sue divinità. Queste sale sono state concepite per dare modo al visitatore di capire allo stesso tempo le grandi nozioni storiche, geografiche e sociali di questa civiltà e avere le informazioni necessarie per comprendere e apprezzare le opere. Questo strumento associato alle sale didattiche d’introduzione, non interferisce in alcun modo con la presentazione delle opere e permette di disporre nelle sale una segnaletica minimale. PERCORSO ESPOSITIVO I – CLEOPATRA, IL MITO La mostra si apre con la più soave sensazione che il nostro immaginario ha dalla nascita del mito egizio: la rappresentazione hollywoodiana di Cleopatra. La scenografia ha un decoro rosso e dorato, tendaggi a frange, un grande set con un carro romano e sul fondale viene proiettato un estratto del film di Joseph L. Mankiewicz con Elizabeth Taylor e Richard Burton. II – CLEOPATRA E L’ANTICHITÀ Lo spazio espositivo successivo è ambientato sul pontile di una barca egizia. Al centro del ponte, il viso di Cleopatra concentra il proprio sguardo su Cesare che, girato di profilo, ricambia lo sguardo. Una grande statua di Cleopatra VII, prestata dal museo di San Pietroburgo, dal portamento dignitoso, sembra essere la guardiana della scena. L’allestimento si rifà alla crociera sul Nilo che Cesare e Cleopatra effettuarono presumibilmente nel 47 a.C. III – MADRE, SPOSA O FIGLIA DEL RE: LO STATUS DELLE REGINE D’EGITTO La scenografia delle madri si articola nella successione di tre stanze che rappresentano l’interno di un appartamento reale con le pareti di pietra pitturata con ocra rossa e alcune nicchie turchesi. Ognuno dei tre ambienti si apre su una finestra da cui si scorge il paesaggio di Giza e delle piramidi. IV – LA SALA DELLE SPOSE evoca un esterno, in cui ciascun blocco di pietra situato davanti a un tempio dia l’impressione di affogare nella luce abbagliante del paesaggio. Ciascun blocco presenta varie opere: gioielli, gli ushabti o colossi. Al fondo della scena la grande facciata del tempio con gli imponenti tramezzi e il portico d’ingresso dà la prospettiva. V – NELLA SALA DELLE FIGLIE il visitatore viene immediatamente coinvolto grazie ad una sequenza di pozzetti luminosi. I raggi di luce si appoggiano a grandi tulle sospese che il fascio carezza e disegna dall’alto come fosse un sole. I raggi nella loro caduta paiono inondare le vetrine con la loro luce. Ognuna di queste, dalla forma semi-piramidale, sembra emergere dal sole tendendo verso il cielo. VI – SPOSE SECONDARIE, HAREM E CONCUBINE Dopo queste articolate ricostruzioni del mondo esterno, e per prolungare la meraviglia del visitatore, la “tappa” successiva lo proietta nell’atmosfera ovattata e densa di una sala del palazzo. La sala è composta da una sequenza di alte colonne disposte in peristilio, il ritmo è pesante e potente, lo spazio tra le colonne sembra compresso, la loro dimensione sembra avere qualcosa di soprannaturale. Le opere disposte al centro di questa composizione sono come punti di luce intensi che catalizzano l’attenzione, ci sono gioielli, statuette, steli di scribi, papiri e altri oggetti artigianali: è l’insieme della vita che brulica nei dedali di quelle piccole città che erano gli harem. Intorno alla sala centrale altre sale adiacenti, di dimensioni più modeste e più intime, fanno rivivere altri aspetti della vita di questi “alveari”: l’educazione dei principi, i matrimoni diplomatici, gli intrighi e in un’alcova avviluppata da tulle…caste scene d’amore: «Akhenaton e Nefertiti si abbracciano, circondati da due delle loro figlie» (103) o «il rilievo raffigurante una regina abbracciata a Montouhotep II» (105); al centro del bozzolo dalla luce tenue, «un frammento di una statua colossale: due mani intrecciate» (107). I visitatori avanzano e si abbandonano alla deriva con diletto tra le ricchezze di questo spazio dove ciascun oggetto viene presentato solo sul proprio supporto. Potranno girare intorno e meravigliarsi. Ogni nuova vetrina protegge un tesoro. VII – L’IMMAGINE DELLA REGINA: BELLEZZA FEMMINILE E ATTRIBUTI DIVINI Qui, la potenza evocatrice della Bellezza si rivela fin dall’ingresso: i visi e i corpi scolpiti scaturiscono dalla penombra per presentarsi direttamente a noi. Sono tutti là, illuminati e rivolti verso il visitatore, e impongono la propria presenza a tutto lo spazio. I visitatori li incrociano o, più correttamente, li incontrano. Ci possono girare intorno: gli occhi e i corpi sono alla loro stessa altezza. Il dispositivo di base è a forma di bacili che bagnano di luce sfavillante e che si distribuisce a scacchiera nello spazio. VIII – IL RUOLO RELIGIOSO DELLA REGINA Lo spazio evoca i luoghi del rituale, compiuto tra quattro pareti inclinate che donano ai muri un effetto di massa, di potenza e suscitano rispetto. Il luogo è impressionante per la sua gravità. L’allestimento di questo spazio fa sì che il visitatore abbia la sensazione di entrare in una successione di alcove sempre più intime e interdette ai comuni mortali. Nell’ultima sala, in una nicchia, viene presentata la più emblematica opera della mostra. IX – L’ESERCIZIO DEL POTERE Questa sezione non è altro che un’immensa infilata di spesse mura che creano una sequenza di nicchie adatte alla presentazione delle opere (con insiemi da due a tre opere per vetrina). Il ritmo rettilineo delle scanalature e delle pietre evoca la forza del potere della classe dominante e il rispetto di un’autorità potente e stabile. X – EPILOGO: ROMANZO DELLA MUMMIA E SALA DELLE TOMBE: LA VERA TAOUSERT In quest’ultima sezione, il visitatore ritrova le ambientazioni e i decori che aveva visto all’inizio del percorso espositivo: ma qui – dopo essersi infilato nell’apertura di una parete rocciosa – scopre la tomba del sepolcro di Taousert…le mura sono decorate con pitture, il soffitto è a volta e l’illuminazione tremula è data dalla luce delle torce: quest’ambientazione così come l’allestimento delle tombe sarà un magico tuffo nell’universo del romanzo della mummia di Théophile Gautier. XI – IL ROMANZO DELLA MUMMIA Il visitatore si attarderà nella sala lettura di una biblioteca del XIX secolo, come quella di Théophile Gautier, fatta di boiserie, tavoli e libri. Qui il periplo che il visitatore ha compiuto nel percorso proposto avrà un esito: dal paesaggio del Nilo alle barche di Nefertiti, attraverso gli spazi illuminati nella penombra degli harem e il paesaggio delle bellezze femminili, fino alle pareti grosse e pesanti dei luoghi di culto e di autorità. Attraverso l’evocazione della morte e la sala delle tombe…il visitatore uscirà da questo cammino e da questo viaggio come risvegliato da un sogno… IMMAGINI DELLA SCENOGRAFIA Concetto di « Métaphores » François Payet PROSPETTIVE UNA NAVE LUNGO IL NILO COLONNE IN SUCCESSIONE SOTTO LA LUCE LA STANZA CLEOPATRA LA STANZA MADRE LA STANZA BELLEZZA LA STANZA POTERE BIOGRAFIE CHRISTIANE ZIEGLER, CURATORE DELLA MOSTRA Conservatore Generale Onorario del Dipartimento di antichità egizie del Museo del Louvre. Direttore della Missione archeologica del Museo del Louvre a Saqqara (Egitto). Christiane Ziegler è docente ordinario di storia. Ha sostenuto presso l’Università di Paris IV una tesi di dottorato sulle collezioni del Dipartimento di Antichità Egizie del Louvre, che ha diretto dal 1993 a maggio 2007. È membro dell’UMR 7041archeologie e scienze dell’antichità (CNRS – Università di Paris I – Università di Paris X), membro del Consiglio Scientifico e del Consiglio di Amministrazione dell’IFAO (Istituto Francese di Archeologia Orientale del Cairo), membro dell’Istituto Archeologico tedesco del Cairo, membro del Consiglio Scientifico di FranceMuseums, membro del Consiglio Scientifico del Museo delle Civiltà del Mediterraneo, membro del Consiglio Artistico dei musei di Francia, membro del Comitato Internazionale dell’UNESCO per i musei di Egittologia di cui è stata a lungo vice presidente, rappresentante della Francia presso il Comitato Esecutivo della campagna internazionale per la creazione del museo della Nubia ad Assuan e del museo nazionale della civiltà egizia al Cairo (UNESCO), vice presidente degli Amici dei musei egizi (UNESCO) e presidente del Centro di Archeologia di Menfi. Autrice di numerosi articoli scientifici e di opere di egittologia, membro di società scientifiche, ha ricevuto per l’impegno del suo lavoro il Premio Gaston Maspero conferito dalla Académie des Inscriptions et Belles-Lettres (Institut de France). In particolare ha studiato i monumenti dell’epoca delle piramidi (iscrizioni geroglifiche, statue, pitture e rilievi delle tombe), il sito di Saqqara, le arti del metallo in epoca faraonica (bronzi e oreficeria) e ha dedicato una monografia alla regine Tiy, sposa di Amenophis III. Ha curato la riedizione della Grammatica di Champollion, quella delle sue Lettere d’Egitto e di Nubia oltre a numerosi manuali di storia dell’arte egizia. A lungo docente di Archeologia egizia presso la Scuola del Louvre, Christiane Ziegler segue anche tesi di archeologia egizia. Ha curato grandi mostre dai soggetti innovativi: “Nascita della scrittura” (Grand Palais, 1982), “Tanis, l’oro dei Faraoni” (Parigi, Grand Palais – Edimburgo, 19871988), “Memorie d’Egitto” (Parigi – Berlino, 1990), “Egittomania”(Parigi – Ottawa – Vienna, 1994-1996), “L’arte egizia al tempo delle piramidi” (Parigi – New York – Toronto, 1999-2000), “I Faraoni” (Venezia – Parigi – Madrid – Bahrein – Valenciennes, 2002-2007), come anche una ventina di esposizioni in zona. Oggi sta preparando due mostre internazionali: “Regine d’Egitto” (luglio-settembre 2008, Grimaldi Forum, Monaco) e “Saqqara” (Piramide del Louvre). Avendo partecipato fin dal 1980 agli scavi del Museo del Louvre a Tod (alto Egitto), ha potuto beneficiare di una lunga esperienza sul campo e ha seduto per diversi anni alla Commissione per gli scavi del Ministero degli Affari Esteri. Nel periodo 1994-2004, è stata direttore dell’Unità di Ricerca Louvre/CNRS URA 1064 i cui lavori si concentrano nella regione di Tebe. Ancora oggi dirige, dal 1991, la missione archeologica del Museo del Louvre a Saqqara i cui lavori godono di grande notorietà sia nel mondo scientifico sia tra i media. Numerose sono i suoi interventi museografici in Francia come all’estero. In Egitto ha partecipato alla creazione del Museo Imhotep a Saqqara ed è membro della commissione dell’UNESCO per il Museo della Nubia e il Museo della Cività Egizia del Cairo. Ogni anno accoglie e guida al Museo del Louvre stagisti egiziani, studenti e ricercatori, che possono così familiarizzare con la pratica dell’egittologia e della museologia in seno a un grande museo occidentale. In Francia Christiane Ziegler ha, in particolare, diretto il rinnovamento del dipartimento egizio del Louvre nel corso dell’operazione Grand Louvre che ha portato, nel dicembre del 1997, a una presentazione interamente rinnovata delle collezioni in spazi ingranditi e modernizzati. Verrà nominata presso il Consiglio Scientifico dell’agenzia France Museum che è incaricata della creazione del nuovo Louvre Abou Dhabi. Christiane Ziegler è ufficiale della Legione d’Onore e Comandante dell’Ordine Nazionale del Merito. FRANÇOIS PAYET, SCENOGRAFO DELLA MOSTRA Architetto DPLG. Scenografo, museografo, ha firmato la scenografia della mostra “La San Pietroburgo imperiale da Pierre Legrand a Caterina II” del Grimaldi Forum nel 2004. Nasce a Nancy nel 1962. François Payet studia architettura tra Lione e Parigi dove approccia la spazialità moderna, la composizione degli appartamenti e la memoria del luogo alla scuola di architettura di Parigi Belleville. Da luglio 1987 a dicembre 1989 lavora, parallelamente agli studi, preso Henri e Bruno Gaudin. In questo periodo, lavorerà sull’esecuzione del cantiere degli Archivi di Parigi, l’elaborazione dei piani per il concorso della Très Grande Bibliothèque e il permesso di costruire la Casa dello Sport Francese dello stadio Charlety. 1991, diploma presso la scuola di architettura di Parigi Belleville. A luglio del 1990, incontra François Confino e scopre la scenografia delle mostre. 1991, capo d’agenzia responsabile di progetto presso l’agenzia Confino, di cui è il più stretto collaboratore per cinque anni. Ha sotto la propria responsabilità diversi progetti: la scenografia del Padiglione delle scoperte di Siviglia, la mostra “vista dall’aereo” a Montreal, la mostra “Cinema Avenue” in Giappone, vince la gara per il Padiglione dell’esposizione universale di Lisbona “L’acqua e le utopie”, la concezione generale di “Cité Ciné 2” presso la Défense a maggio del 1995. 1995, associato a Jean-François Bodin e Olivier Massart, creazione di A.M.I.S. (agenzia di Architettura, Museografia, Installazione, Scenografia). In questo periodo hanno realizzato 14 esposizioni museografiche, alla volta dei grandi musei parigini, del Grand Palais (Georges del La Tour) al Museo d’Arte Moderna della Città di Parigi (Soulages, Calder) o nelle città di provincia e d’Europa (Estuario – Nantes, I campi della scultura – Lisbona…). 1998, debutto come scenografo indipendente: Exposition Grand Halle de la Villette, Petit Palais, BNF… 2003, creazione di METHAPHORE{S.: atelier di scenografia. Allestimento permanente presso il Museo di Bretagna “I campi liberi”. 2006, François Payet ha esposto presso l’Arsenal in concomitanza con la mostra “Scenografie d’Architetti”, a fianco di Renzo Piano, Jean Nouvel, François Confino… IL GRIMALDI FORUM MONACO, TUTTA L’ARTE DELL’EVENTO Tra cielo e mare, il Grimaldi Forum Monaco è il palcoscenico d'eccezione di una programmazione culturale articolata intorno a tre assi portanti: mostre, musica e danza. Ogni estate, il Grimaldi Forum Monaco produce una grande mostra tematica, dedicata ad un movimento artistico maggiore, ad un soggetto del patrimonio culturale o di civilizzazione, a qualsiasi soggetto nel quale si esprima il rinnovamento della creazione. Un' occasione di mettere in valore le se qualità e specificità : offrire uno spazio di 4000 m2 per creare in piena libertà, mettere al servizio della scenografia gli strumenti tecnologici più efficaci, fare ricorso ai migliori specialisti in ogni campo per garantire la qualità scientifica delle sue esposizioni. Questa alchimia ha già dimostrato la sua efficacia mediante i lusinghieri successi ottenuti presso la stampa ed il grande pubblico: • « AIR-AIR » nel 2000, • « Cina, il secolo del 1° Imperatore » nel 2001, • « Giorni di Circo » nel 2002 • « SuperWarhol » nel 2003, • « Imperiale San-Pietroburgo, da Pietro il Grande a Caterina II » attraverso le collezioni del museo dell’Ermitage e dell’Accademia delle Belle-Arti nel 2004 • « Arts of Africa » dalle Arti Tradizionali alla Collezione Contemporanea di Jean Pigozzi nel 2005, • « New York, New York », 50 anni d’arte, architettura, cinema, performance, fotografia e video nel 2006 ; • “Gli anni Grace Kelly, Principessa di Monaco” nel 2007 Il Grimaldi Forum Monaco collabora con le massime istituzioni culturali del mondo – musei, fondazioni e gallerie – che riconoscono la sua riuscita prestando opere importanti. Forte della doppia vocazione che costituisce la sua particolarità, il Grimaldi Forum Monaco è al tempo stesso uno spazio espositivo ed un centro congressi che accoglie un centinaio di eventi professionali all'anno (congressi, saloni, conventions…). Il palcoscenico della Salle des Princes, il più grande auditorium del Principato con i suoi 1800 posti, ospita regolarmente delle cmmedie musicali come Grease, dei corpi di balli internazionali come quelli del Kirov o il Bolscioi, degli artisti pop rock del livello di Norah Jones, Mickey 3D, Rokia Traoré, Lou Reed, Black Eyed Peas. E' la cornice naturale per le entità tradizionali della cultura monegasca: i Balletti di Monte Carlo, l’Orchestra Filarmonica e l’Opera di Monte Carlo possono montare grandi produzioni sulla sua superficie scenica di 1000m², equivalente a quella dell’Opera Bastille di Parigi. L’agenda del Grimaldi Forum Monaco riflette questa diversità e questa ambizione intatta di superare le barriere per riunire tutte le forme di espressione artistica ed il mondo dell'impresa, per invtare un pubblico sempre più largo ad aprirsi sul mondo attraverso il « prisma » del Principato. Il Grimaldi Forum Monaco, significa : 35 000 m² di spazi espositivi e di riunione : la Salle des Princes (1800 posti), la sala Prince Pierre (800 posti), e la sala Camille Blanc (400 posti). Di cui 10 000m² di spazi espositivi • Lo spazio Ravel, 4180 m² di cui 2 500 m² senza pilastri • Lo spazio Diaghilev, 3 970 m² Co un fatturato di 13 milioni di euro, un budget di 4 milioni di euro per la cultura, 2,5 dei quali per la « mostra d'estate ». 151 collaboratori permanenti, 46 mestieri. I PARTNERS Fondata nel 1976, la CMB, Compagnie Monégasque de Banque, è la banca di riferimento del Principato di Monaco da più di 30 anni. L'affidabilità della CMB, riconosciuta dal rating A+ attribuito dall'agenzia Standard & Poors (S&P), il suo alto livello di specializzazione e la sua esperienza concreta del terreno le garantiscono competenza e solidità. La CMB è una banca di diritto monegasco, SAM (Società Anonima Monegasca) che beneficia della normativa bancaria monegasca e del vantaggio di operare nell'ambito di una piazza finanziaria importante e sofisticata. La CMB esercita la sua attività in maniera totalmente indipendente e concentra tutte le sue attività di decisione, di gestione patrimoniale e di contabilizzazione delle operazioni. La CMB è una banca unica che offre, sia ai privati che alle società, una gamma completa e diversificata di servizi bancari : conto corrente con carte di credito e domiciliazione bancaria, gestione patrimoniale personalizzata, fondi d’investimento, assistenza sui mercati internazionali, sala dei mercati (titoli e valute), ottimizzazione e pianificazione fiscale, assistenza nelle problematiche della successione, finanziamenti immobiliari, prodotti di assicurazione vita e leasing per imbarcazioni da diporto. La volontà di costruire rapporti duraturi, l’estrema rapidità del processo decisionale e la vasta gamma di servizi offerti, sono le qualità che caratterizzano la cultura della CMB, cultura basata innanzitutto su una fiducia attiva. D’AMICO TANKERS La d’Amico Tankers è la filiale della d’Amico International Shipping S.A., specializzata nel trasporto su autocisterna di prodotti petroliferi, oli vegetali e chimici del gruppo d’Amico Shipping, uno dei cinque leader mondiali del settore, per dimensione e tecnologia. La d’Amico International Shipping S.A. controlla una flotta di 36 barche di ultima generazione, interamente di proprietà o affidatele dai suoi partner, tutte di alta tecnologia, con doppio guscio, e una capacità di carico pesante che oscilla tra 30.000 e 51.000 tonnellate. Questa società ha gli uffici di rappresentanza a Londra, Dublino, Monte-Carlo, Singapore e nelle principali metropoli del mercato marittimo. Grazie a forti partnership internazionali creati nell’arco degli anni, ha così saputo posizionarsi ai vertici del settore di attività su navi-cisterna D’Amico International Shipping S.A. ha raggiunto nel 2007 un fatturato di 310,3 milioni di dollari USA, con un tasso di crescita medio annuo di 28,8% negli ultimi tre anni. La Società EBITDA, di sua proprietà, rappresentava il 42,1% del fatturato, cioè 106 milioni di dollari. Nel 2007, l'utile della società è stato di 75,1 milioni di dollari.