Nota a cura di Serena Manfrè

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REGINE DELLA SCIENZA
Note dell’autore
1. Donne
C’e chi crede che siamo venute fuori dalla costola di un uomo, il primo: Adamo. Chi come
alcuni illustri poeti ha, fin dalla notte dei tempi, cantato le nostre grazie e intessuto le nostre
lodi. Chi per secoli ha provato a ghettizzarci ritagliando per noi uno spazio, una categoria
possibile solo per le femmine: quella delle temutissime streghe. Chi, come Zucchero Fornaciari
ha scritto di noi “Donne, pianeti dispersi, per tutti gli uomini così diversi”, che io voglio qui,
forse forzando un po’ la mano, interpretare come l’ammissione di una certa difficoltà da parte
degli esponenti del sesso “forte” di comprendere fino in fondo la nostra essenza, così diversa
dalla loro. Perché siamo diversi, sì, anche se oggi - almeno in Occidente - tutti godiamo degli
stessi diritti, facciamo gli stessi lavori, ci misuriamo nelle medesime realtà di vita. Per quanto
vero, infatti, che maschio e femmina siano alla fine solo mere catalogazioni sessuali destinate a
crollare di fronte al mescolarsi di elementi maschili e femminili in ambo i sessi, vero è pure che
questi, nella loro più intrinseca essenza biologico-sessuale, finiscono sempre e comunque per
differenziarsi. Le donne hanno delle qualità. Gli uomini altre. Poi ve ne sono alcune, di qualità,
che appartengono a entrambi, però non fanno al caso nostro perché non ci aiutano a
contraddistinguere le donne dagli uomini. E noi, in questa sede, parleremo di donne, e
soprattutto di cinque donne, le protagoniste di un libro, le quali, pur diverse per origini, contesto
storico di riferimento e formazione, non lo sono dal punto di vista dell’anima: sono tutte
innamorate, tutte hanno, ciascuna a modo suo, una grande fede. E hanno in comune di certo
un’enorme forza di volontà, una determinazione toccante, a volte commovente, che manifestano
nel difendere il desiderio e il diritto alla conoscenza. Il nostro libro porta il titolo di Regine della
scienza ed è edito dalla romana Edizioni Anicia.
Ecco: questo tipo di forza, tenace e desiderosa, definisce di certo la categoria donna. Siamo
tutte, anche quella più fragile di noi, quella più sconosciuta o quella più “normale”, accomunate
da una capacità di resistenza che il più delle volte non appartiene all’uomo. E questa resistenza
ci permette di portare avanti - come di recente ho potuto ironicamente leggere su Facebook - i
tanti “compiti a noi assegnati”. La frase sul social network era questa: “È difficile essere donna.
Devi pensare come un uomo, comportarti come una signora, sembrare una ragazzina e lavorare
come un mulo”. Immaginate che sforzo!
Ironia a parte, la verità è questa: negli ultimi 150 anni o giù di lì, noi donne occidentali, oltre a
crescere i nostri figli, occuparci delle nostre case e dei nostri mariti, degli anziani spesso malati,
e negli ultimi tempi anche del nostro lavoro fuori dalle pareti domestiche, siamo state capaci di
lottare per ottenere l’uguaglianza dei diritti sociali. E abbiamo fatto enormi conquiste. Di sicuro
abbiamo dimostrato tenacia, passione, determinazione. Ce l’avrebbero fatta con questo
sovraccarico loro, gli uomini? Forse. Non lo sapremo mai. Quel che è certo è che per secoli
sono stati bravi nell’arte del procacciare i viveri che hanno consentito la sopravvivenza della
nostra specie.
Ora: lungi, dal voler dar voce a rivendicazioni femministe, - e uso quest’ultimo termine
unicamente nell’accezione positiva della parola femminismo - che ritengo ormai abbastanza
obsolete, riconosco comunque l’attuale necessità di sottolineare, anche nel 2014, in Europa,
quanto di meraviglioso ci sia in questa forza tutta femminile. Perché di strada da fare ne
abbiamo ancora e perché non proprio tutti sono a tutt’oggi pienamente consapevoli del fatto che,
come disse Rita Levi Montalcini, una delle protagoniste di Regine della scienza: “Siamo uguali,
maschi e femmine, anche se diversi nell’approccio alla vita. Siamo, maschi e femmine, tutti un
serbatoio infinito di potenzialità!”.
E io ho provato, lo dico a voce alta, una grande soddisfazione nello scrivere questo libro.
Perché mi ha permesso di fare onore a questa forza-donna e alla verità del concetto di
uguaglianza-diversità fra uomini e donne. E naturalmente sono ben felice per aver tentato,
scrivendolo, di trasmettere una serie di valori a un pubblico di giovanissimi.
2. Le cinque regine
Regine della Scienza è un libro rivolto a ragazzi dai nove ai cent’anni. No. Non mi sono
sbagliata con le età. È solo una provocazione, ma non troppo. Il target è nove-tredici, però ci
tengo a specificare che tutti gli adulti che l’hanno letto sono stati concordi sul fatto che le
notizie riportate e i messaggi intrinseci possono sicuramente interessare anche a un pubblico
adulto. Insomma, anche i più grandi pare abbiano tratto insegnamento dalle pagine di questo
testo. Un insegnamento che non è solo notizia di accadimenti storici, ma anche e soprattutto
conoscenza di anime.
L’idea nasce due anni fa durante una delle tante chiacchierate fra me e l’illustratrice, Amalia
Caratozzolo. Che non si dica, quindi, che parlando si perde tempo! È allora che Amalia mi dice
che le piacerebbe illustrare un libro al femminile e lancia l’idea di un testo per ragazzi che parli
di donne famose. Per me è un invito a nozze: mi piace il genere biografico e amo le donne! Così
ci mettiamo a lavorare a una prima bozza di progetto nella quale Rita Levi Montalcini occupa
un posto preminente nella lista delle priorità. È una scienziata del nostro Paese, del nostro
tempo. È un premio Nobel ed è - o meglio era - ancora viva alle soglie dei 103 anni. E a
proposito di scienza, proprio l’editore ci fornisce del materiale interessante: un’opera di
biografie che porta la firma di Livio Gratton, importante astrofisico italiano, messa a
disposizione dai suoi eredi. Leggo e m’ispirano in particolare due figure: l’olandese Caroline
Herschel, sorella dello scopritore del pianeta Urano, William, e Virginia Galilei, figlia del
notissimo Galileo. Quest’ultima non è una scienziata, ma una suora. Però la sua è una
personalità di forte impatto e, da quanto emerge da un epistolario tra lei e suo padre, una sorta di
elemento-guida nella vita di Galileo. Le altre due regine presecelte saranno invece Maria
Montessori e Ipazia d’Alessandria. La prima, medico e pedagogista di fama internazionale,
viene scelta soprattutto perché il libro è rivolto a un pubblico di giovanissimi; la seconda è un
personaggio storico a me molto caro. Emblema di saggezza e sapienza, uccisa dall’ignoranza di
un mondo che correva a gambe levate verso l’oscurantismo medievale e l’anti-scienza, Ipazia è
un’eroina vera.
Queste cinque protagoniste, così lontane come dicevamo prima in termini spazio-temporali, ma
così vicine, si ritrovano quindi insieme, in questo libro, nell’intenzione di fare una specie di
mini excursus storico e perché tutte hanno amato il Sapere. Per questo hanno un ruolo di primo
piano nell’ambito della ricerca e della scoperta scientifica. E sono, infine, rappresentanti a pieno
diritto di eserciti di donne fatte di forza-donna. Eserciti che io e Amalia Caratozzolo, sin da
piccole, abbiamo ammirato e cercato di emulare.
Serena Manfrè
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