FOBIA SOCIALE E FOBIE SPECIFICHE FOBIA SOCIALE La fobia sociale è la paura, solitamente intensa e pervasiva, di trovarsi in una determinata situazione sociale o di dover svolgere una prestazione non familiare che comporta la possibilità di sottoporsi al giudizio di altre persone; il contatto con gli altri è segnato dalla paura di essere malgiudicati e di comportarsi in maniera imbarazzante e umiliante (Kaplan et al., 1997). È una sorta di “vergogna del proprio essere” in pubblico. Se la persona è costretta ad affrontare tali situazioni si trova molto a disagio, perché oltretutto tende a nascondere agli altri i propri sintomi d’ansia. Insorge solitamente prima dei 30 anni. Nella fobia sociale l’ansia è anticipatoria, ossia si manifesta anche molto tempo prima delle situazioni temute, diversamente da quanto avviene in caso di semplice timidezza. I pazienti tendono a isolarsi socialmente e giungono così ad adottare un comportamento di evitamento, tipico delle sindromi fobiche, che cronicizza il disturbo, poiché riduce il livello di autostima e alimenta i sentimenti di inferiorità e di inadeguatezza. Evitare le situazioni sociali, infatti, impedisce di vivere numerose e utili esperienze che contribuiscono alla maturità intellettiva, emotiva e relazionale. FOBIA SPECIFICA La fobia specifica consiste in una paura intensa e irrazionale di fronte a uno o più oggetti o situazioni ben determinate; il sintomo principale di questo disturbo è il fortissimo impulso ad evitare l'oggetto che incute timore. La persona fobica non può sottrarsi volontariamente alla sua paura, anche se ha un insight (autoconsapevolezza) sufficientemente buono da rendersi conto dell'irrazionalità e della sproporzionatezza di questa intensa paura, che permane per un determinato periodo di tempo e può determinare un disadattamento all’ambiente di vita. Per la psicoanalisi la fobia è dovuta a un evento traumatico, solitamente infantile, il cui impatto negativo viene “spostato” su una situazione o su un oggetto diversi. Secondo il comportamentismo, invece, la fobia nasce dall'associazione con un’esperienza spiacevole precedente che si riattiva ad ogni nuovo incontro con lo stesso oggetto o situazione. Secondo la psicoterapia cognitivo-comportamentale il disturbo deriva da un apprendimento negativo che può avvenire per processi di condizionamento classico o per apprendimento sociale. Il disturbo viene poi a mantenersi per condizionamento operante tramite il meccanismo dell'evitamento, che innesca un circolo vizioso: la fobia fa evitare un certo oggetto; ciò rinforza e mantiene l’idea di provare terrore davanti a esso; il mancato contatto impedisce che, con esperienze successive, la paura via via diminuisca fino a scomparire. L’IPNOSI NEL SPECIFICHE TRATTAMENTO DELLA FOBIA SOCIALE E DELLE FOBIE La psicoterapia della fobia sociale si rivolge in primo luogo alla riduzione dei livelli generali di ansia tramite tecniche cognitive, ipnotiche e di rilassamento (Granone, 1989); in secondo luogo interviene sull’immagine di sé attraverso l’approfondimento della consapevolezza e sulla percezione dell’ambiente interpersonale; può avvalersi di tecniche comportamentali (prescrizioni vere e proprie) che sfruttano un approccio molto graduale, e soprattutto tagliato (tailoring) sul soggetto, per ridurre nel tempo la reazione d’ansia alle situazioni temute. In molti casi si utilizzano tecniche immaginative e recupero di ricordi attraverso un training all’ipnosi e all’autoipnosi. La psicoterapia delle fobie specifiche interviene anch’essa per spezzare gli anelli del circolo vizioso che le fobie instaurano: dapprima si riducono i livelli generali d’ansia, attraverso rilassamento, tecniche immaginative, autoipnosi, training autogeno. Poi, generalmente, si opera sull’oggetto della fobia attraverso un percorso di desensibilizzazione sistematica, nel quale si parte dal semplice immaginare, in veglia o in stato di trance, l’oggetto temuto, per poi procedere a un avvicinamento immaginativo graduale allo stesso, mantenendo contemporaneamente sotto controllo l’ansia. Il percorso terapeutico può anche includere prescrizioni comportamentali di tipo strategico (Loriedo et al., 2006). La desensibilizzazione tramite ipnosi è frequentemente utile negli ospedali o negli studi dentistici per pazienti che mostrano fobia specifica in queste situazioni. Diversi studi, tra cui quello di Waxman (1978), hanno preso in esame l’effetto di induzioni ipnotiche mirate alla riduzione della reazione fobica. Il paziente può entrare nella situazione temuta a livello immaginativo; le immagini sperimentate in trance, realistiche e quasi allucinatorie (a seconda della profondità della trance), vengono associate durante l’ipnosi a suggestioni di sentimenti di totale calma e rilassamento. Questa tecnica si applica all’ansia fobica e anche a molti quadri nevrotici. Oltre che tramite la desensibilizzazione, l’ipnosi per la cura delle fobie può essere applicata alla tecnica condizionante e decondizionante comportamentale (Granone, 1989), sfruttando la facilità con cui in ipnosi si possono stabilire riflessi condizionati. L’immagine della situazione temuta viene suggerita al paziente in ipnosi e, mentre egli la esperisce, gli vengono impartite suggestioni relative alla tranquillità psicosomatica dello stato di trance; inoltre, gli si può suggerire che quella stessa tranquillità si potrà verificare anche quando incontrerà occasionalmente la situazione stressante, e che ciò potrà avvenire facilmente non appena compirà un certo gesto, come lo stringere il pugno o avvicinare due dita (creazione di un’àncora che funge da comando post-ipnotico: all’esecuzione del gesto, il soggetto sveglio entra in uno stato di trance vigile richiamando la tranquillità della trance, che si oppone all’ansia fobica). Alla desensibilizzazione e al condizionamento/decondizionamento si possono associare (Granone, 1989) sedute di ipnosi per il sostegno dell’Io, sedute di rilassamento, altre direttive con comandi post-ipnotici. Studi generali sull’utilità clinica dell’ipnosi, come quello di Dobbin et al. (2004), suggeriscono che semplici tecniche ipnotiche hanno un impatto significativo sulla salute mentale e possono essere utilizzate sia per il mantenimento dell’equilibrio psicologico in situazioni a rischio che per il trattamento dei disturbi psicologici.