l`autismo spiegazione di in enigma - tesi tesine temi appunti

www.tesinetemi.altervista.org
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA
di Antonella Bastone
Riassunti del testo "L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA" di Uta Frith Laterza. Adottato per l'esame di Psicopatologia dell'età evolutiva - Prof.ssa
Chiara Muttini - anno accademico 1999/2000 - Facoltà di scienze della
Formazione di Torino
Università: Università degli Studi di Torino
Facoltà: Scienze della Formazione
Esame: Psicopatologia dell'età evolutiva
Docente: Prof.ssa Chiara Muttini
Titolo del libro: L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA
Autore del libro: Uta Frith
Editore: Laterza
1. Teoria della mente
il bambino sviluppa gradualmente una concezione di come è fatta la mente propria e altrui, ciò
permette al
soggetto di capire l’altro, pensare a cosa pensa l’altro (gli stati mentali altrui).
A differenza del comportamentismo, per comprendere l’interlocutore non ci si ferma all’evidenza
(comportamento manifesto), ma si cerca di entrare nella mente dell’altro per giungere alle
intenzioni delle
sue azioni (prospettiva mentalistica).
Frith: autismo caratterizzato da assenza o inadeguato sviluppo di una teoria della mente all’interno
di una
costellazione di altri disturbi che riguardano diversi processi cognitivi (percezione, memoria,
ragionamento);
è una mente comportamentistica capace di comprendere l’azione altrui solo dal suo senso
manifesto. Per la
Frith la mente umana possiede geneticamente un modulo predisposto per sviluppare la t.d.m. e un
suo danno
arresta lo sviluppo di questa competenza fondamentale che permette di interagire con le altrui menti
a liv
mentalistico. Rifiuta l’interpretazione psicodinamica (autismo derivante dalla difficile relazione
madre/figlio) : il mentalismo della madre si scontra con il comportamento del figlio,
incomprensione che
varia in base al contesto familiare: qui il supporto terapeutico può essere importante per la madre
che ha
difficoltà ad interagire col figlio (x es. sensi di colpa, riconoscimento della natura biologica del
disturbo).
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 1 di 30
2. Che cos’è l’autismo?
Eliminare la convinzione per cui l’autismo sia un disturbo infantile, si inizia a notare nell’infanzia,
ma è un
disturbo dello sviluppo: colpisce tutto lo sviluppo mentale e i sintomi sono necessariamente diversi
nelle
diverse età, alcune caratteristiche si manifestano è tardi, altre scompaiono nel tempo.
Altro equivoco da eliminare: i bambini autistici non sono resi così dai loro genitori che non li
amano
abbastanza, l’origine biologica è da ricercare probabilmente prima della nascita.
Peter: il quadro clinico dell’autismo è molto diverso in base all’età, con cambiamenti inesorabili
(arretramenti e progressi) + un soggetto relativamente capace, cresciuto in un buon ambiente può
diventare
ben adattato (lo sviluppo mentale è ritardato e distorto, non raggiunge mai la maturità, al limite
successi
considerevoli in aree isolate, ma non permette una totale integrazione nella comunità adulta).
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 2 di 30
3. Come fu identificato l’autismo
Kanner nel 1943 e Asperger nel 1944: primi tentativi teorici di spiegazione, entrambi usano il
termine
autismo, introdotto da Bleuler nel 1911 riferito alla schizofrenia: restringimento delle relazioni con
persone
e mondo esterno tale da escludere qualsiasi cosa eccetto il proprio sé, può manifestarsi come un
allontanamento dal mondo e vita sociale verso se stesso. Osservano bambini che non sanno
allacciare delle
normali relazioni affettive con la gente.
--> Kanner: esame di 11 bambini, caratteristiche fondamentali sono isolamento autistico, desiderio
di
ripetitività, isolotti di capacità (incapacità di rapportarsi nel modo usuale a gente dai primi momenti
di vita,
buona relazione con oggetti, relazioni diverse con gente (profondo isolamento), rumori, movimento
e
prestazioni ripetitive, desiderio ossessivo di conservare la ripetitività, eccellente memoria
meccanica per
poesie, nomi, ricordo di figure e sequenze. La sua conclusone è: innata incapacità di fornire il
consueto
contatto affettivo.
--> Asperger: difficoltà notevoli nell’integrazione sociale (fallimento), pensiero originale, sguardo
periferico, povertà di espressioni facciali e gesti, movimenti stereotipati, uso del linguaggio
normale,
mancanza di attenzione alle richieste dell’ambiente, aree isoalte di interesse, creazione originale di
parole.
Elementi comuni = disturbo di contatto, difficoltà di comunicazione e adattamento sociale,
stereotipie di
movimenti e anormali successi intellettivi.
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 3 di 30
4. Le caratteristiche cardinali secondo Kanner
2 caratteristiche fondamentali per la diagnosi di autismo:
- Isolamento autistico: che pervade ogni comportamento, da non confondere con un’anormalità
sociale
(timidezza, rifiuto, evitamento), non significa solo stare solo fisicamente, ma mentalmente
- Insistenza ossessiva per le ritualità (rigidità, fissità), movimenti, espressioni e pensieri prodotti
ripetutamente + routine elaborate nell’azione, linguaggio e pensiero senza uno scopo apparente +
stretto
campo di interessi (esclusione di qualsiasi altra cosa)
Criteri diagnostici attuali
Nel DSM 4°:
- Disturbo qualitativo dell’interazione sociale reciproca
- Disturbo qualitativo della comunicazione verbale e non (assenza di linguaggio, acquisizione
ritardata,
uso anomalo, disturbo nella capacità di impegnarsi in una comunicazione)
- Repertorio nettamente ristretto di attività e interessi
Il sintomo + importante resta l’isolamento autistico, riscontrabile già prima dei 3 anni
1. È difficile diagnosticare l’autismo? La diagnosi è basata sul comportamento per cui è importante
avere
molte conoscenze cliniche ed esperienze; importante ascoltare la famiglia, osservare il paziente,
somministrare test psicologici e ricostruire la storia del disturbo + considerare l’età del bambino,
soprattutto
età mentale
2. Quanto precocemente si può identificare l’autismo? nella > dei casi si presenta dalla nascita, ma
non è
detto che ci si accorga molto presto, nel bambino molto piccolo può trattarsi di un ritardo evolutivo
con
possibili recuperi + anche nei bambini normali si possono riscontrare problemi passeggeri nello
sviluppo
sociale. Di solito si avverte intorno al 2°anno
3. Cosa accade al bambino autistico una volta cresciuto? Non è un disturbo che scompare
nonostante i
cambiamenti di comportamento, spesso però riescono a compensare l’handicap in modo notevole,
per es.
con inserimento nel contesto sociale dove le loro qualità possono fruttare. Di solito l’estremo
distacco
sociale si attenua, ma risulta sempre un deficit sottile e persistente come si ci fosse qualcosa che non
può
essere corretto.
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 4 di 30
5. La lezione del ragazzo selvaggio
L’autismo non è un fenomeno moderno, nei resoconti di medici del passato si trovano diversi indizi,
spesso
relazione tra autismo/ragazzi selvaggi (cresciuti allo stato selvaggio aldilà di qualsiasi contatto
umano, privi
di linguaggio), per indagare le 2 possibili cause dell’autismo (biologico e socioambientale): se una
dura e
prolungata privazione del contatto umano può portare all’autismo. Si valutano sei di questi soggetti
che
presentano le caratteristiche fondamentali dell’isolamento autistico tenendo conto che esso si
manifesta in
modo diverso nei diversi stadi di sviluppo.
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 5 di 30
6. Il caso del ragazzo selvaggio dell’Aveynon (Victor)
Fine 700: ragazzo selvaggio trovato in una foresta francese, di circa 12 anni, non parla, non reagisce
neppure
ai rumori, aspetto e comportamenti antisociali; si diffonde l’idea che fosse un bimbo perfettamente
normale
smarrito o abbandonato da piccolo e, vivendo fuori dalla società umana, si era bloccato il suo
sviluppo.
Tentativi del medico Hard di rieducarlo. Possibilità: Victor è autistico?
Prove favorevoli a sostegno dell’autismo:
- Serio disturbo delle interazioni sociali: non è attaccato a nessuno, lieve preferenza per il suo
guardiano
ma solo come espressione di bisogno per placare la fame
- Disturbo intellettivo specifico: non ha giudizio, memoria, immaginazione, attenzione non fissata
su nulla,
vocalizzazioni disarticolate, azioni prove di scopo
- Disturbo dell’attenzione sensoriale: non percezione di suoni acuti o vicini, ma percezione distinta
per
determinati suoni
- Mancanza di gioco di finzione: indifferente a tutti i giochi dei bambini
- Stereotipie: con cui riempie ore vuote prodotte da sua mancanza di immaginazione e interessi
(dondolamenti)
Sforzi di rieducazione portano a miglioramenti: resta muto, ma acquisisce una buona dose di lingua
dei
segni, non apprende alcuni valori sociali fondamentali, non dà segni di amicizia, compassione,
imbarazzo.
Dopo 5 anni il medico si rassegna, l’educazione resterà incompleta, progresso limitato (non può
imparare a
comprendere ciò che non poteva percepire). L’isolamento autistico di Victor è evidente anche se il
soggetto
è in mezzo alla gente e si diverte, è intenso a causa di un’incapacità di comprendere gli stati della
mente,
non si preoccupa degli effetti del suo comportamento e opinione altrui; da queste prove si può
ipotizzare che
fosse autistico.
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 6 di 30
7. Il caso Kasper Hauser
Non sa parlare, vissuto per tutta la vita in uno scantinato, separato da ogni comunicazione con il
mondo
dall’infanzia ai 17 anni, senza stimolazioni sensoriali. Inizia ad avere dei sogni e acquisisce la
capacità di
distinguerli dalla realtà, pur rimanendo diverso dalla gente normale (linguaggio impacciato e
semplice,
movimenti rigidi). Quadro clinico molto diverso da Victor perchè possiede un buon senso comune, i
deficit
sensoriali e motori possono essere il risultato della sua reclusione, non c’è segno di isolamento
autistico,
presenta giochi simbolici, desiderio di apprendere e comunicare.
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 7 di 30
8. Il caso di Genie
Simile a Kasper, ragazza trovata nel 1970 dopo 13 anni di privazione fisica e sociale, tenuta legata a
una
sedia in una stanza chiusa, totalmente priva di competenze sociali, non sa parlare e stare in
posizione eretta.
Ma mostra desiderio di comunicare e sviluppare attaccamenti affettivi, linguaggio appreso
rapidamente però
con anormalità permanenti. Non è autismo, ma anomalie evolutive prodotte dalla forte privazione.
3 casi che mostrano che gli effetti della privazione scoiale possono essere corretti, anche se non
totalmente,
l’autismo è molto + resistente.
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 8 di 30
9. Oltre l’incanto
La Bella Addormentata
• Tema del sonno/morte simile all’esperienza del bambino autistico (vicino e contemporaneamente
lontano).
• Cause della morte: fisica (mela avvelenata), maledizione (come nell’autismo: biologica e
psicogenetica)
• Possibile cura: il principe
In passato la gente si è imbattuta nell’autismo e ha cercato d’interagire con esso (combinazione
d’innocenza
infantile e follia = elaborazione simbolica perciò molte storie che evocano immagini di bambini
autistici).
Considerare le leggende relative all’autismo: per ricavare nuove idee dai primi tentativi di
comprendere il
disturbo.
I folli beati della vecchia Russia
Somiglianza con l’autismo, “beato” = benedetto dal dono della debolezza mentale più innocenza
divina.
Caratteristiche simili all’autismo: condotta eccentrica e irrazionale, insensibilità al dolore, vita
aldilà della
società, ingenuità e indifferenza per convenzione sociali, spesso muti (o al limite, se parlavano, non
per
rispondere in modo appropriato), azioni bizzarre e stereotipate, privi di regole della buona
educazione xchè
ignari dello status sociale. Si tratta soprattutto di una follia sociale prodotta da un’incapacità di
rapportarsi
alle persone in modo usuale (a quel tempo la follia = segno di grande fede religiosa)
Frate Ginepro
Dai fioretti di S.Francesco: serie di leggende del 300, con valore storico (tradizioni orali delle prime
generazioni di francescani). Frate Ginepro è autistico: perfetta comprensione letterale,
inconsapevole che le
altre persone possono avere pensieri e credenze diverse, incapacità di valutare gli effetti delle sue
azioni
sugli altri e aldilà del contesto più immediato, interpretazione delle virtù francescane in modo così
letterale
da essere imbarazzante.
Sherlock Holmes
Distaccati investigatori dei classici romanzi gialli, eccentrici, strani (limpida capacità di
osservazione e
deduzione non offuscata da emozioni quotidiane della gente comune, mancanza di attenzione per le
altre
persone e attenzione focalizzata su idee specifiche, tendenza a dimenticare le sottigliezze della vita
sociale
poiché le loro menti sono disturbate da semplici eventi della vita quotidiana) = da qui la capacità di
risolvere
il mistero grazie a indizi apparentemente trascurabili.
Spesso nei detective: un interesse specifico e circoscritto (routine rigide). Asperger parla di
intelligenza
autistica che ha qualità distinte, opposte a quella convenzionale e pensa che sia l’ingrediente vitale
di tutte le
creazioni di arte/scienza = caratteristiche che ricordano individui autistici molto dotati e intelligenti.
Il robot
L’automa intelligente senz’anima, riflette le percezioni dell’isolamento autistico e le relazioni:
obbedienti
solo a principi logici, indifferenti alle relazioni umane, incomprensione dei sentimenti, no senso
dell’humor,
comprensione tot letterale, qualità meccanica della voce, andatura rigida, svolgimento di lavori
senza
preoccuparsi degli aspetti generali con routine fissa, comportamento meccanico (ripetitività,
stereotipie,
mancanza di espressioni emotive e vivacità spontanea).
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 9 di 30
Leggende e scienza
Leggende e miti che sembrano rappresentare simbolicamente certi aspetti critici dell’autismo:
testimonianza
del fatto e molte sfaccettature dell’autismo appartengono alla coscienza collettiva. Ma sono solo
leggende,
non permettono di comprendere realmente la natura del problema, è necessario un metodo rigoroso
dell’indagine scientifica.
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 10 di 30
10. Studi sulle popolazioni
Quanti bambini autistici ci sono? Le indagini sulle popolazioni basate su determinati comportamenti
specifici.
1966 Victor Lotter fa il 1° studio epidemiologico sull’autismo; esamina tutti i bambini di 8-10 anni
in una
determinata data e contea del Middelesex (78000) + questionari iniviati a insegnanti e altre persone
impegnate professionalmente e identifica inizialmente tutti i bambini supposti autistici; consulta
cartelle
mediche, interviste individuali = 135 casi sospetti; dall’esame individuale molto accurato seleziona
35
soggetto simili al caso Kanner (incidenza del 4,5 su 10 mila casi con preponderanza di maschi).
Questi 35
soggetto presentano mancanza di contatti affettivi e desiderio ossessivo per ripetitività, divide
questo gruppo
in: caratteristiche accentuate (gruppo nucleare di 15 sogg) e inferiori.
Studi recenti parlano di un’incidenza di 10/10000, con maggioranza maschile. L’eccesso di maschi
autistici
già osservato da Kanner e Asperger e si ritrova in tutti gli studi, indizio tipico dell’origine biologica
del
disturbo.
Altri studi evidenziano che le femmine sono ritardate in modo molto + grave dei maschi in quasi
tutte le
capacità esaminate e hanno un num > di problemi aggiuntivi.
Ritardo mentale, studi:
- 40% ritardo serio (QI < 50)
- 30% lieve (50<QI<70)
- 30% QI> 70 di cui solo la metà nella media normale
Il ritardo mentale è segno di una disfunzione cerebrale di origine biologica.
Classe sociale: dallo studio del Middlesex sembrava + frequente nelle famiglie a livello
socioeconomico
alto, perciò si è giunti all’interpretazione psicodinamica (genitori intellettuali, madri fredde ed
emotivamente
distaccate). Critiche a questa ipotesi: studi non attendibili, distorsioni statistiche (genitori + colti
sono +
informati, hanno > probabilità di avere i contatti giusti con i centri psichiatrici).
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 11 di 30
11. L’incidenza del disturbo sociale grave nell’infanzia
Studi di Wing e Gould, ampione di 35 mila bambini tra 0/14 anni di cui 914 noti per qualche forma
di
handicap fisico/mentale, con lo scopo di scoprire quanti mostrassero una qualsiasi delle
caratteristiche
principali dell’autismo, rilevati 173 casi. L’autismo classico (Kanner) fu riscontrato con
un’incidenza di
2/10000 in accordo con conoscenze precedenti, ma il + importante criterio diagnostico (grave
disturbo
sociale) era presente in 62 soggetto che non avevano una storia tipica di autismo, ma ritardo
mentale molto
grave che il loro repertorio comportamentale era molto limitato. Lo stesso tipo di disturbo sociale
tipico
dell’autismo si trova frequentemente in soggetto con ritardo mentale non autistici. Il disturbo
sociale
patologico risulta da una particolare sistema cerebrale che non funziona in modo normale (probabile
patologia cerebrale diffusa) perciò alta incidenza del disturbo sociale grave; ma può esserci anche
un danno
esteso senza conseguenze sul sistema critico o un danno molto circoscritto che colpisce solo il
sistema
critico.
Il disturbo scoiale è identificato in 3 tipi distinti:
- Riservato (bambino in gabbia di vetro): a scuola e a casa è tot ritirato in se stesso, non risponde
agli
approcci sociali o linguaggio, non usa il contatto oculare o lo evita del tutto, rifiuta le coccole, non
cerca
consolazione se addolorato, sembra non riconoscere la madre, ma non rifiuta tot il contatto sociale,
avvicina
le persone per i bisogni + semplici (mangiare…)
- Passivo: accetta in modo indifferente gli approcci sociali da parte degli altri, fa quello che gli
viene detto
con rischi per sua condiscendenza, buon linguaggio, risponde volentieri e con tot sincerità, il
contatto sociale
fa parte della routine quotidiana ma non lo cerca spontaneamente, possibili attacchi d’ira per
qualsiasi
problema o cambiamento di routine
- Strano: piace stare con gli altri e toccarli, non sa giudicare se l’approccio è gradito o appropriato,
tendenze all’aggressione fisica, bisogno di sorveglianza continua
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 12 di 30
12. La triade dei disturbi
Il disturbo sociale patologico si può riscontrare anche a un livello di ritardo + profondo, ma non le
altre 2
caratteristiche fondamentali (comunicazione e immaginazione, che richiedono un certo liv di
maturità).
Dagli studi di Wing/Gould: tutti i bimbi con disturbo sociale nella fascia critica più alta di capacità
presentano un disturbo in ognuna delle 3 caratteristiche, esiste realmente una triade di disturbi (non
separati), non è una combinazione, esiste una singola spiegazione sottostante per questa
costellazione. La
triade è presente in ogni soggetto autistico classico, ma è applicabile anche a soggetto classificati
con ritardo
mentale e psicotici, la differenza tra i 2 gruppi è il liv medio d’intelligenza e la predominanza
maschile.
La triade è data da:
1. grave disturbo sociale (assenza di capacità di impegnarsi in una interazione reciproca)
2. grave disturbo della comunicazione verbale e non
3. assenza di attività immaginativa e comportamenti ripetitivi
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 13 di 30
13. Autismo e schizofrenia
La schizofrenia insorge raramente prima dell’adolescenza, l’autismo quasi sempre prima dei 3 anni;
c’è una
gran differenza se un disturbo colpisce il corso normale dello sviluppo dalla nascita o in un
organismo
maturo. Esiste un periodo sacro in cui il bambino è protetto dallo scoppio di psicosi infantile (3-5
anni), può
comparire poi tra 5 anni/pubertà: somigliano a schizofrenici adulti, molto diversi da autistici, infatti
a
quest’età lo sviluppo cognitivo/linguistico è pressoché completato e sono presenti i requisiti
fondamentali
della competenza adulta. Negli schizofrenici il QI < 65, negli autistici < 50. L’autismo come
disturbo
precoce dello sviluppo produce deficit intellettivi notevoli.
Come si può diagnosticare precocemente l’isolamento autistico?
L’autismo ha inizio precoce, tra nascita e 3 anni. I genitori in genere riferiscono di non aver
sospettato nulla
prima dei 2 anni. Anche se presenti le difficoltà a rapportarsi con gli altri e a considerarli come
persone, non
è detto che sia un indizio utile, potrebbe scomparire. Da più grandi questi sintomi sono più
attendibili per la
diagnosi. La diagnosi è difficile soprattutto se il repertorio comportamentale è limitato come nei
bambini
molto piccoli.
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 14 di 30
14. Le radici biologiche
Secondo la spiegazione psicodinamica, l’autismo è causato da conflitti madre/bambino o
dall’angoscia
provata dal bambino e si risolve curando i conflitti originari; non ci sono prove su questa
interpretazione.
Indubbiamente ha una causa biologica, è conseguenza di disfunzioni organiche.
Prove a sostegno dell’interpretazione biologica: si verifica in tutte le culture e famiglie (non solo
problematiche/conflittuali), le caratteristiche dei genitori influenzano l’allevamento dei figli, ma
non tutti i
bambini autistici hanno genitori inadeguati. Solo quando non sono presenti danni organici è
possibile
recuperare gli esseri umani eliminando i fattori ambientali avversi. Sicuramente l’ambiente può
aiutare a
sviluppare al meglio le potenzialità del sogg.
Segni che indicano un danno neurologico
- Frequenza di epilessia: in 1/3 di adolescenti autistici (sogg che nell’infanzia non presentavano
anormalità
neurologiche ma in base ai sintomi comportamentali sono classificati autistici), in adolescenza
iniziano gli
attacchi epilettici e probabilmente già dalla nascita c’erano anormalità neurologiche non notate
- Il deficit cognitivo: anche negli autistici con QI >, ci sono molti segni di disfunzione neurologica
(anormalità elettroncefalografiche, persistenza di riflessi infantili)
Prove importanti che però non chiariscono la natura dell’anormalità cerebrale, occorre chiarirla e
capire in
che modo dà luogo ad un insieme di sintomi.
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 15 di 30
15. Cosa può esserci che non va nel cervello?
L’autismo è un disturbo evolutivo, c’è un’anormalità di sviluppo sottostante. Nello sviluppo
normale del
cervello le cellule cerebrali prima proliferano e poi “seccano” durante lo sviluppo normale (il
cervello
immaturo ha cellule stipate più densamente e più sinapsi per ogni cellula). Un arresto evolutivo può
derivare
da un insuccesso a chiudere anziché attivare la comunicazione neuronale. Le cellule nervose
seguono le
istruzioni di crescita contenute nei geni perciò le anormalità compaiono se un programma genetico è
difettoso.
Necessità di distinguere le anormalità sulla base del periodo in cui insorgono e loro conseguenze
sullo
sviluppo. Le autopsie cerebrali sono ancora poche più studi sul cervello in vita attraverso
tomografia
computerizzata che fornisce misurazioni su spazi pieni di cellule e di liquidi. Molti studi anche con
risonanza magnetica che rende visibile il tessuto nervoso e lesioni (provano una patologia cerebrale
dell’autismo ma non focalizza una precisa area cerebrale). Da questi studi emerge un’insolita
malformazione
in una piccola parte del cervelletto. Le ricerche anatomiche non hanno fornito prove che escludono
una
patologia generale.
Le indagini biochimiche rivelano un aumento significativo di serotonina nel sangue di molti
soggetto
autistici, mentre è normale il livello nel liquido spinale e altre parti del corpo.
Studi psicofisiologici: si dedicano a studio delle funzioni neurovegetative (respirazione, battito
cardiaco,
conduttanza cutanea). Sui bambini autistici, studi che rivelano una grave immaturità. La più
importante
misura effettuata è la risposta di orientamento (quando si verifica un evento nuovo); nell’animale si
hanno
risposte come il drizzare delle orecchie, voltarsi verso la fonte dello stimolo, cambiamenti
dell’elettronecefalo e risposte neurovegetativa. Quando uno stimolo è comparso più volte, si ha
abituazione.
Negli autistici la risposta di orientamento si abitua tropo lentamente = incapacità di abituarsi,
possibile esito
di una disfunzione cognitiva, gli stimoli ripetuti non perdono il carattere di novità perchè non sono
elaborati
in modo appropriato. Non si abituano, ma presentano un basso stato di ansia (vedi battito cardiaco).
Non si sa a quale livello le misure ottenute rappresentino caratteristiche biologiche di base o
secondarie alla
disfunzione cognitiva, non dicono nulla di specifico, sono presenti in altri disturbi psichiatrici. La
misurazione neurovegetativa rivela un’anormalità di elaborazione delle informazioni ma la
spiegazione
viene da un’altra parte.
Ipotesi tratte dalla neurologia. Nel 78 Damasio/Maurer elaborano la 1°teoria di questo tipo, ipotesi
di un
danno al sistema dopaminergico del cervello (nuclei della base, lobi frontali e temporali); hanno
osservato
un’analogia con pazienti cerebrolesi e animali con lesioni, però non si può dire che il danno sia
nella stessa
sede. Teoria da valutare bene perchè tocca il problema delle specificità (sistema che comprende una
piccolissima parte del cervello che interessa diverse parti). Ad esso sarebbero associati i sintomi
neurologici
tipici dell’autismo (andatura strana, scarso controllo voce, inespressività, azioni ripetitive, disturbo
sociale).
Se ci fosse un disturbo del sistema dopaminergico, potrebbe essere causato da cellule che non
muoiono
(accrescimento num neuroni).
Anomalie genetiche. Studi su gemelli e consanguinei studiati per più generazioni; statisticamente
2% dei
fratelli di autistici sono anch’essi autistici. Uno studio del 77 individua 21 coppie di gemelli di cui
uno è
autistico, lo scopo è valutare se l’autismo è presente in gemelli mono/eterozigoti = concordanza di 4
su 11 di
mono e nessuna di etero (prova molto forte a favore delle cause genetiche).
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 16 di 30
Anormalità cromosomiche: sindrome del cromosma per fragile, spesso produce ritardo mentale, si
riscontra
più facilmente nei maschi, produce anomalie del linguaggio, mutismo, ritardo del linguaggio,
ecolalia,
avversione per sguardo e ripugnanza ad essere toccati. Pochi studi perciò è sconosciuta la
prevalenza di
autismo tra gli individui colpiti da sindrome, si ritiene che il 10-20% degli autistici abbia una
anormalità
cromosomica (probabile per fragile), spiegherebbe così la prevalenza maschile.
Danno cerebrale o perinatale: molti studi concordano su alta incidenza di rischi perinatali
nell’autismo
(37%), negli autistici c’è un > rischio durante gravidanza e nascita (x es. studi su gemelli di cui uno
solo
autistico: > problemi perinatali, come respirazione, convulsioni); ciò suggerisce ma non dimostra un
danno
cerebrale prodotto per es. da anossia.
Infezioni virali e disfunzioni immunologiche. È stato dimostrato che un’infezione virale in un
bimbo piccolo
precede l’inizio di sintomi tipici dell’autismo, prima di esso sviluppo apparentemente normale. I
disturbi
virali sono soggetti ad attacchi improvvisi, se il SNC è aggredito in un momento critico, prima/dopo
nascita,
può prodursi l’autismo (retrovirus che s’integrano tot nel materiale genetico delle cellule). Uno
studio rivela
alto num di madri di autistici originarie dei Caraibi e paesi tropicali (possibile causa: disturbo virale
per cui
le madri non avevano acquisito l’immunità).
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 17 di 30
16. La catena causale
Tutte queste prove indicano che non bisogna pensare a una causa, ma una catena causale i cui rischi
possono
essere diversi (geni imperfetti, anomalie cromosomiche, disturbi metabolici, virus, intolleranze
immunologiche, anossia) e ognuno può attaccare lo sviluppo del SN e produrre un danno
permanente nello
sviluppo di specifici sistemi cerebrali = danno +/- grave ma comunque produce l’arresto evolutivo
di un
sistema critico in un momento critico, in questo momento si verifica l’autismo. Non si sa quale sia
questo
sistema critico, può essere danneggiato in modo selettivo lasciando intatti altri sistemi come
dimostrano casi
di autismo puro in soggetto che non hanno un ritardo generale. Facilmente però il danno influisce
anche
altrove, perciò grande varietà di danni associati all’autismo = modello della catena causale (cause
multiple
handicap multipli). Ogni causa può influire sul sistema critico implicato nell’autismo associato o no
ad altri
sistemi (agenti diversi che danneggiamo una via comune).
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 18 di 30
17. L’intelligenza nei bambini autistici
-> L’esame dell’intelligenza
Problema dell’attendibilità del QI nei bambini autistici (difficoltà ad esaminarli). Secondo gli studi
epidemiologici, la > degli autistici ha ritardo mentale, però già Kanner e Asperger avevano notato
capacità e
interessi insoliti, espressione viva e molto diversa da altri soggetto con ritardo mentale,
comportamenti che
spesso rivelano capacità fuori dall’ordinario.
Alcuni studi hanno considerato il problema della valutazione del QI (confronto dei risultati iniziali
in
soggetto di 5 anni con risultati a 15 anni) più confronto del QI con rendimento scolastico e
adattamento
sociale = validità del QI rispetto ai criteri di vita reale e con il test del tempo = una valutazione
attenta delle
capacità intellettive degli autistici è attendibile, le stime del QI restano le stesse a 10 anni di
distanza anche
usando batterie e test diversi. I bassi valori del QI riflettono un fatto stabile in accordo con risultati
scolastici
e funzionamento quotidiano del sogg, rispecchiano un handicap reale.
-> L’”idiot savant” autistico
Rari individui che, nonostante il ritardo mentale, dimostrano prestazioni eccellenti in qualche
campo anche
> alle persone dotate. C’è una relazione del 50% di soggetto con un’area > do conoscenze e abilità
8es.
disegno, musica), difficilmente utilizzano professionalmente il loro talento perchè l’handicap
mentale lo
impedisce. Non si sa perchè diventi idiot savant, deve prodursi un grado di determinazione
ossessiva perchè
si perfezioni un’abilità particolare (es. assenza di vita sociale). I bambini autistici classici mostrano
un’insolita capacità di concentrazione focalizzata che faciliterebbe lo sviluppo di un’abilità isolata.
Tra le
abilità più frequenti: memoria automatica, abilità costruttive-spaziali. Kanner parla di isolotti di
capacità
(natura isolata di picchi di prestazioni).
-> Alti e bassi di prestazioni
Wisc: scala di intelligenza per bambini con cui solitamente si valutano gli autistici, mostrano un
profilo
molto più frastagliato di qualsiasi altro gruppo, di solito 2 poli opposti nonostante le variazioni
individuali:
• polo di prestazione peggiore: nei sub test che implicano un alto grado di competenza
comunicativa,
soprattutto di comprensione che richiede delle risposte di senso comune a domande ipotetiche
apparentemente semplici. Non è sufficiente che una risposta sia corretta, ma pertinente alla
domanda. Negli
autistici la comunicazione è disturbata e facilmente cadono in questi test, però nelle domande che
richiedono
un’informazione precisa su un argomento in cui il soggetto ha conoscenze speciali, danno risposte
perfette
• polo di prestazione migliore: copiare in un t stabilito un disegno astratto con piccoli cubi =
l’autistico
solitamente ottiene un punteggio buono o migliore dei soggetto normali (i soggetto con ritardo
mentale non
autistici trovano difficoltà)
non bisogna però soffermarsi sulla prestazione del test perchè non corrisponde alla capacità: una
prestazione
può essere migliorata/peggiorata con l’esercizio, non è un riflesso perfetto delle capacità sottostanti.
-> Intelligenza nei test e intelligenza nelle situazioni reali
Dai test emerge un deficit di comprensione verbale e nessun deficit delle abilità spaziali; negli
autistici
spesso lettura e capacità di pronuncia sono eccellenti come la prestazione a problemi matematici
astratti, ma
nella vita reale sono incapaci e indifesi. Riescono bene in quei test dove manca un contesto più
ampio (es.
matrici di Raven, Seguin, test che saggiano le competenze astratte che non dipendono dalla capacità
di
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 19 di 30
eseguire altri compiti) e vanno male dove il contesto è importante (invece nella vita reale lo stimolo
necessario per risolvere il compito si inserisce in un contesto più ampio). Negli autistici manca la
capacità di
contestualizzazione.
Le abilità di memoria meccanica: per es. memorizzazione di stringhe di parole, i non autistici si
orientano
verso il significato, la struttura e significato della frase agiscono da stimolo per mettere insieme le
parole e
farne un’unità coerente, gli autistici tendono molto meno a riordinare le frasi casuali, non sono
spinti a
organizzare gli stimoli in unità coerenti (nelle persone normali esiste la spinta a riorganizzare il
materiale
casuale).
Gli autistici non ricavano alcun vantaggio da frasi con senso, non c’è attenzione al significato
generale e
struttura non casuale della frase, possono ricordare allo stesso modo frasi con/senza senso =
mancanza di
preferenza per stimoli coerenti.
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 20 di 30
18. Le capacità spaziali e cosa c’è dietro
Il picco di prestazione è disegno con cubi: livelli di prestazione nella o sopra media, in soggetto che
nella >
di altri sub test hanno punteggi < alla media.
Test delle figure nascoste (una piccola forma che deve essere individuata in un disegno più grande
fatto di
linee che confondono): punteggio medio che migliora con l’età. Si ritiene che persone capaci di
trovare le
figure nascoste raggiungano una buona prestazione anche in altri test che dimostrano l’indipendenza
dal
campo (capacità di non tener conto del contesto); essa è associata anche all’indipendenza dal campo
sociale.
Esiste una tendenza naturale che mette insieme le informazioni: modello della mente basato
sull’elaborazione delle informazioni (come il mondo ext è rappresentato in quello int e come la
mente agisce
sul mondo). Meccanismi di input trasformano le sensazioni in percezione attraverso molti stadi di
elaborazione, il prodotto finale è l’informazione interpretata e utilizzabile: essa può essere ancora
interpretata in processi centrali attraverso molte elaborazioni (qui l’informazione è già elaborata a
un livello
molto alto), il sistema centrale interpreta confronta, immagazzina, dà inizio alle azioni.
Probabilmente nell’autismo sono colpiti i processi centrali e non periferici, la disfunzione specifica
probabilmente è focalizzata attorno ai processi centrali. Nel test delle fig. nascoste: esiste una forza
che
trascina insieme grandi quantità d’informazioni e che mette insieme le informazioni più piccole
(coesiva),
altrimenti la percezione è frammentaria = necessità di mettere insieme informazioni già elaborate e
interpretate attraverso una forza coesiva che agisce ad alto livello nel sistema di elaborazione
centrale,
altrimenti i frammenti restano tali e di uso limitato nel programma a lungo termine dell’organismo
per il suo
adattamento ambientale; però le forse centrali coesive devono saper resistere (capacità di distaccare
un’informazione dal contesto). Probabilmente nell’autismo la forza coesiva centrale di alto livello è
debole
(indipendenza dal campo, distacco del pensiero e distacco sociale, probabilmente si ha un mondo
incoerente
di esperienze frammentate).
Distacco e coerenza: l’ipotesi principale
Nel sistema cognitivo normale c’è una tendenza connaturata a formare la coerenza su una gamma di
stimoli
la più vasta possibile (questa forza permette i grandi sistemi di pensiero); questa capacità di
coerenza è
ridotta negli autistici, il loro sistema di elaborazione delle info e esistenza sono caratterizzati dal
distacco,
inteso come qualità del pensiero.
La normale operazione della coerenza centrale costringe gli uomini a dare priorità alla
comprensione del
significato (capacità di estrarre il significativo) più il senso è ricordato meglio se può essere
immesso in un
contesto più ampio = capacità di dare un senso, vedere il significato e struttura è utile, non possiamo
farne a
meno.
Nei bambini autistici: alte prestazioni nei compiti che richiedono l’isolamento degli stimoli e
favoriscono il
distacco più scarsa prestazione in quelli che richiedono connessioni di stimoli e favoriscono la
coerenza (la
forza coesiva centrale è una caratteristica naturale e utile, disturbata nell’autismo). Il quadro delle
capacità è
il derivato di una disfunzione cognitiva di una particolare caratteristica operativa dei processi
centrali ad alto
livello che provoca il tipico distacco.
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 21 di 30
19. un mondo frammentato
Sensazioni e ripetitività
Non ci sono disturbi sensoriali, ma ipersensività, percezioni come frammenti, gli stimoli sono
sempre diversi
e inaspettati perchè non inseriti in uno schema coerente, ripetitività associata a sensazioni piacevoli.
Scarsissimi studi su fenomeni ripetitivi (importanti perchè essi non scompaiono come i sintomi
secondari).
Ripetitività e frammentarietà appartengono allo stesso problema: mancanza di coerenza centrale (in
un
mondo frammentato le azioni formano unità separate e piccole, la ripetizione si manifesta con più
forza).
I 5 sensi
Indagare se uno di questi sia usato in modo meno efficiente dagli autistici, gli esperimenti
escludono deficit
sensoriali; il problema non è periferico (relativo agli apparati sensoriali), ma all’apparato mentale.
1° ipotesi: preferenza per sensi prossimali (tatto, gusto, olfatto), anziché distali, perciò tendenza a
toccare,
annusare persone e oggetti. Ma gli esperimenti dimostrano che ciò non è associato all’autismo, ma a
una
bassa età menale, come i bimbi piccoli.
2° ipotesi: l’informazione ricevuta da vista/udito non è elaborata in modo così efficiente come da
altri sensi,
difficoltà linguaggio e comunicazione . necessità di indagare i processi di pensiero centrale.
Discriminazione e categorizzazione
Spesso negli autistici capacità di discriminare dettagli visivi e uditivi fini, conferma l’ipotesi per cui
l’autismo non colpisce direttamente i processi di entrata di input e uscita di output
dell’elaborazione.
Capacità di classificazione: gli autistici forniscono una prestazione adeguata in base alla loro età
mentale, gli
insegnanti si lamentano dell’incapacità di generalizzare ciò che è appreso a lezione (apprendono
cose
specifiche ma non le applicano a situazioni simili) = non è l’incapacità di generalizzare o di vedere
somiglianze che blocca la capacità di applicare quanto appreso, ma l’incapacità di vedere il bisogno
di
generalizzare (possibile frutto di una debolezza nell’impulso a una coerenza centrale).
Il controllo dell’attenzione
L’attenzione è una componente di alto livello della mente che decide a cosa porre attenzione nella
massa di
sensazioni in arrivo; se la coerenza nella fase centrale è debole, la direzione dell’attenzione è
casuale, ma
non è un’attenzione scarsa, è peculiare (gli autistici spesso si fissano su caratteristiche secondarie
dell’ambiente, per es. un orecchio, senza prestare attenzione alla persona).
Significato e coerenza
Per gli autistici certi stimolo hanno un fascino inspiegabile e altri, solitamente interessanti e salienti,
li
lasciano indifferenti. La rilevanza di un elemento = le persone prestano attenzione a ciò che
percepiscono
importante, significativo o rilevante, uno stimolo è rilevante perchè appartiene a un insieme
(l’attenzione è
sotto controllo dei processi di pensiero centrali). Con un sistema di controllo centrale debole, il
comportamento attenzionale è casuale: la stranezza degli interessi degli autistici deriva non tanto
dal
contenuto, ma dalla ristrettezza. Un individuo autistico può fissarsi per un lungo periodo di t su un
contenuto
ristretto in virtù dell’interesse che riveste per lui, mentre un soggetto normale vi porrebbe attenzione
per
poco t, trovandolo interessante colo come parte di un insieme più esteso.
Gli autistici hanno anche una forma di coerenza, ma estremamente limitata negli scopi e autonoma
(locale)
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 22 di 30
più insistenza affinché i propri schemi restino coerenti, preoccupazione se si verificano discrepanze
inattese.
Il “puzzle” del puzzle
Le abilità eccezionali dell’idiot savant dipendono da capacità di attenzione sostenuta per uno
specifico
argomento, attività ripetitiva. Un esempio di isolotto di capacità è il puzzle: hanno un modo di
costruirlo tot
diverso, usano la forma dei bordi dei pezzi e ignorano l’immagine rappresentata all’interno, forse
ignorano
l’immagine. Il puzzle è una metafora che simbolizza il distacco autistico: resta un insieme di
frammenti
anche quando sono incastrati.
I movimenti stereotipati e l’autismo
La ripetitività senza senso era riconosciuta già da Kraeplin come sintomo tipico della demenza
precox.
Stereotipie spesso eccessive negli autistici può costituite un problema serio se provoca autolesione
(mordersi, sbattere la testa) più autolesionismo interpretato come desiderio di stimolazione
sensoriale
intensa non interpretata come dolore (nell’autismo eccesso di endorfine: sostanze con effetto
analgesico).
Le stereotipie delle persone normali: la presenza di altre persone, le fa diminuire, il comportamento
è
soggetto alle influenze ext perchè socialmente disapprovate. Negli autistici scarsa differenza tra
comportamento privato e pubblico.
Routine e rigidità
Nell’autismo, routine elaborate del comportamento (unità più ampie e complesse di azione),
consiste in
qualcosa di più di un piccolo frammento di azione, comprende sequenze lunghe e complesse di
pensieri o
fissazioni su interessi specifici. Sono associate a rigidità, perseverazione e resistenza al
cambiamento.
Tutte le varietà di comportamenti stereotipati e perseverativo sono manifestazioni di un deficit nei
processi
centrali di pensiero; a causa di ciò gli autistici vivono le sensazioni come esperienze frammentate
perciò
pianificano ed eseguono le azioni in forma frammentata. L’azione suddivisa in unità che non sono
parti del
tutto.
1. perchè i frammenti di comportamento sono ripetuti all’infinito? La ripetitività è la condizione
naturale
dei sistemi di input/output; essa è naturalmente bloccata quando i prodotti di questi sistemi sono
riconosciuti
dal sistema di controllo centrale di alto livello, il sistema centrale dà chiusura, nell’autismo
probabilmente
c’è sganciamento tra strumenti centrali e periferici perchè i processi centrali di controllo sono
troppo deboli
per chiudere adeguatamente
2. perchè la ripetizione è così rigida? La flessibilità è qualità di un meccanismo che usa un contesto
di
livello superiore
Incapacità di coerenza centrale e di cogliere il significato = distacco e frammentazioni in attività
prive di
senso.
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 23 di 30
20. la difficoltà di parlare con gli altri
Una comunicazione con una persona autistica non è un tot insuccesso, anche se estremamente
limitata:
tipico distacco, profonda mancanza d’interesse per i motivi delle domande e effetti delle risposte
sull’interlocutore; facilmente è costituita da domande dirette in cui domanda/risposta costituiscono
delle
piccole unità più ogni risposta è ridotta, conclusiva e interrompe il flusso della conversazione
Che cosa c’è che non va nel linguaggio dei bambini autistici
Nel linguaggio sono presenti molti aspetti della prestazione, richiede una vasta gamma di capacità
nascoste:
fonologia (capacità di elaborare suono verbali), sintassi (seguire le regole grammaticali), semantica
(comprendere/creare significati), pragmatica (usare il linguaggio a scopo comunicativo.
Anche bambini piccoli e Down presentano un disordine di comparsa di una vasta gamma di
strutture
sintattiche e grammaticali, ma nell’autismo gamma più ristretta di strutture grammaticali e
linguaggio più
ripetitivo e stereotipato. Può rivelarsi un ritardo nell’acquisizione del linguaggio conseguente però a
problemi di comunicazione; il processo normale di acquisizione del linguaggio è favorito dal
desiderio
innato di comunicare in modo intenzionale, nell’autismo questo desiderio è ridotto.
Come i bambini normali acquisiscono il linguaggio sentendolo parlare attorno), le nuove parole
sono
facilmente apprese se associate ad un ogg che ha rilevanza, ne colgono il significato preciso nella
situazione
in cui l’ogg è interesse condiviso con altre persone.
Gli autistici non afferrano le situazioni in cui un argomento rilevante è ogg d’interesse anche di altre
persone
che pronunciamo la parola giusta al momento giusto (< opportunità di apprendimento); imparano
parole
pronunciate da qualcuno sganciandole dal contesto senza rendersi conto della loro associazione con
l’evento
in cui le hanno udite. Il ritardo nell’acquisizione può essere interpretato come conseguenza di un
disturbo di
comunicazione e non come problema linguistico specifico.
Ecolalia: ¾ degli autistici che parlano (si osservano anche casi di afasia evolutiva o demenza),
capacità che
richiede un alto grado di competenza nell’elaborazione degli aspetti fonologici del materiale verbale
più
attenzione esclusiva ad esso isolandolo da tutti gli altri suoni e rumori. Le componenti del
linguaggio che
hanno > probabilità di essere ripetute sono il linguaggio rivolto direttamente al bambino, difficoltà a
ripetere
materiale registrato più situazioni ansiose ripete esortazioni fatte da genitori/insegnanti in passato.
L’ecolalia
rivela un evidente distacco tra sistema di elaborazione periferici e sistema centrale relativo al
significato, il
soggetto pone attenzione in modo selettivo al linguaggio e traduce il linguaggio udito in parlato in
modo
adatto, senza che questa elaborazione passi per il pensiero centrale. La semplice trasmissione del
messaggio
non arriva alla comprensione del messaggio stesso. Il bambino autistico pone attenzione solo a
piccoli
frammenti di informazione, una scarsa coerenza centrale preclude la capacità di apprezzare gli
aspetti
intenzionali più profondi della comunicazione.
Linguaggio metaforico (idiosincratico): apprendimento verbale associativo che non è rilevante per
alcun
scambio verbale (espressioni idiosincratiche = espressioni bizzarre che si basano su singole
associazioni,
non si riferiscono a esperienze più vaste accessibili a chi parla/ascolta). I bambini autistici si
ostinano a
usare frasi bizzarre, molto più dei soggetto normali o con ritardo o disturbo specifico del
linguaggio: è parte
di un disturbo più vasto della comunicazione. Il linguaggio idiosincratico indica la mancanza
d’interesse o
bisogno di condividere con chi ascolta un contesto più ampio di interazione in cui entrambi siano
coinvolti
in modo attivo. L’informazione trasmessa non appartiene a un insieme globale e coerente, ma è un
pezzo
unico e indipendente.
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 24 di 30
Io/tu inversione pronominale: considerare la funzione deittica dei pronomi personali, il loro uso è
relativo a
chi parla/ascolta (l’inversione è normale nei bambini piccoli). Dati sperimentali dimostrano che gli
autistici
non si confondono riguardo l’identità fisica propria/altrui, sono soggetto a una spinta per una
coerenza solo
locale, ma non globale; mettono insieme solo una quantità limitata d’informazioni, non
comprendono come i
pronomi si riferiscano a sostantivi già usati o reciprocamente compresi da chi parla/ascolta, non
sanno
scegliere la persona più adatta alla coesione del discorso.
Normalmente si controlla il significato di un messaggio da entrambi i punti di vista
(emittente/destinatario),
gli autistici hanno difficoltà a valutare i ruoli sociali.
Difficoltà con i tempi dei verbi: l’autistico non coglie il contesto in cui è collocata l’espressione.
Tutte queste difficoltà rivelano l’incapacità di valutare il significato più ampio che comprende le
intenzioni
del parlante, conseguenza di uno specifico deficit di comunicazione.
Competenza semantica: esistono soggetto autistici che non presentano disturbi semantici rilevanti
soprattutto
se gli argomenti appartengono al loro campo d’interesse, ma normalmente si nota che c’è qualcosa
di
sbagliato nel modo in cui parlano, come incapacità di cogliere i significati sottili delle parole perchè
restano
a livello percettivo, di cogliere l’intenzionalità, le sfumature del significato. La scelta di
un’espressione
dipende dal contesto e intento comunicativo (incomprensibile per l’autistico).
Gli usi del linguaggio nella comunicazione
Studi su caratteristiche prosodiche del linguaggio (intonazione, altezza suoni, ritmo discorso), gli
autistici
presentano incompetenza in questi strumenti, possono passare improvvisamente dal bisbiglio
all’urlo, come
se non sapessero valutare il volume necessario per raggiungere l’ascoltatore. L’elemento tipico è la
tot
mancanza di variazione (linguaggio cantilenante, monotono).
Nell’autismo la comunicazione intenzionale è disturbata rispetto alla semplice trasmissione dei
messaggi,
per cui non sono padroneggiati gli strumenti che consentono un livello sofisticato.
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 25 di 30
21. L’isolamento del bambino autistico
L’incapacità sociale degli autistici si mostra evidentemente nelel interazioni a vie. Non sono tot
privi di
interessi e risposte sociali, per es. nella cura di sé e semplici abilità quotidiane (sicurezza per strada,
attività
domestiche vanno abbastanza bene), ma peggio nella comunicazione interpersonale (partecipare,
collaborare, prendere in prestito, restituire); incapaci di apprezzare le reazioni emozionali degli altri
e di
esprimerle in modo significativo.
Apprendere ad essere sociali
Tutti gli autori concordano sul fatto che il disturbo sociale dell’autismo è duraturo nonostante i
cambiamenti
del comportamento. Verso 3-5 anni l’isolamento dal mondo degli altri è particolarmente netto, la
famiglia
sottolinea la mancanza di risposte emozionali. La difficoltà/assenza di linguaggio è un forte
impedimento
per la socializzazione più è difficile applicare l’approvazione/disapprovazione sociale perchè non
sembrano
capaci di valutare le intenzioni che stanno dietro a questi controlli del comportamento (x es. si
rattristano
dietro un piccolo rimprovero e ne ignorano uno importante). Dai 5 anni solitamente netto
miglioramento
delle abilità sociali, aumento della socializzazione anche se resta difficile apprendere come ci si
comporta in
modo appropriato con gli altri. Non provano senso di modestia, vergogna, colpa, il comportamento
pubblico
= a quello provato, non c’è comprensione dei tabù sociali.
Il mito dell’evitamento dello sguardo: i soggetto autistici non distolgono lo sguardo, ma ciò che è
disturbato
nelle relazioni è che lo sguardo non è usato per la comunicazione (non incrocia né distoglie lo
sguardo al
momento giusto). Lo sguardo è importante nella comunicazione, appartiene alle competenze sociali,
ci sono
diversi tipi di sguardi e il significato risiede negli stati mentali condivisi dalle persone = incapacità
di usare
il linguaggio degli occhi è diverso dall’evitare lo sguardo, è strettamente legato alla consapevolezza
delle
altre menti.
Le risposte sociali nell’infanzia
Il bambino normale è capace di produrre risposte sociali fin dalla 1°infanzia, per es. sorriso,
preferenza per
facce umane, paura per estranei (indica capacità di discriminare volti diversi e di attaccamento per
quelli
familairi), protendersi verso madre, adagiarsi al suo corpo, grida di gioia, scambio di sorrisi,
vocalizzi,
risposte corporee. L’interazione reciproca cresce sempre più via via con apprendimento del
linguaggio.
Nell’autismo deficit di quell’impulso innato a socializzare, ma non sempre assenti i segni sociali.
Questo
deficit si trova anche nei ritardi mentali senza autismo, è possibile che sia proprio il ritardo mentale,
più
dell’autismo, responsabile delle scarse capacità di risposte sociali..
Attaccamento: si basa su reazione all’estraneo (gli effetti dell’attaccamento: netto aumento delle
interazioni
spontanee con madre, reazioni di disagio quando la madre va via e gioia quando ritorna). Situazione
applicata con autistici di 2-5 anni, studi che non rivelano differenze con bambini ritardati non
autistici: gli
autistici mostravano un lieve ma significativo aumento di risposte sociali verso madre nel
ricongiungimento.
Attenzione condivisa: anche se non sono privi di risposte sociali, le loro interazioni hanno qualcosa
di tipico.
I soggetto normali a 10 mesi circa iniziano a indicare le cose alle persone probabilmente con scopo
di
condividere l’attenzione /funzione esclusivamente comunicativa), indicano che qualcosa è rilevante
non solo
per loro, ma anche per altre persone. L’attenzione condivisa manca nell’autismo, non mostrano mai
l’atto di
indicare, è la prova dell’incapacità di riconoscere le altre menti; se si desidera condivider ei propri
stati
mentali con un’altra persona, si comunica a parole o fatti ciò che è importante nel proprio vissuto,
l’indicare
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 26 di 30
un ogg è più di una semplice informazione, è la scelta di un ogg come obiettivo di un particolare
stato
mentale.
Il bambino autistico non fa distinzione tra ciò che sta nella sua mente e quella altrui e non si pone il
problema di condividere un contenuto mentale: la presenza dell’attaccamento in soggetto autistici
dimostra
che sono in grado di distinguere persone familiari da estranee, quando riconosce l’esistenza degli
altri in
quanto singole persone, ma difficoltà a riconoscere che le altre persone abbiano menti indipendenti.
La comprensione delle emozioni
Gli autistici mostrano una specifica difficoltà nel riconoscere le emozioni (capacità indipendente da
quelle
intellettive generali, strettamente legata a un meccanismo innato che consente le relazioni affettive).
Probabilmente questi bambini hanno una concezione inadeguata dei sentimenti perchè hanno una
concezione inadatta di tutti gli stati mentali: incapacità di cogliere il modo in cui si possono
esprimere i
sentimenti, è parte di un deficit cognitivo più generale relativo al riconoscimento degli stati mentali.
L’espressione delle emozioni: anche gli autistici fanno risatine felici o attacchi d’ira, sono prova
della
capacità di esprimere emozioni, si osserva una scarsa gamma di espressioni facciali, postura
corporea rigida,
voce monotona, mancanza di vero interesse per comunicazione.
Gesti: l’autistico usa l’adulto o parte del suo corpo come strumento per es. per prendere un ogg più
stranezza/povertà di gesti. Non fanno uso di gesti espressivi (usati nella comunicazione complessa
per
trasmetter estati della mente o sentimenti come imbarazzo, simpatia). Per esprimere sentimenti
relativi alla
propria valutazione di qualcosa è necessaria una comunicazione intenzionale (empatia).
Empatia: il disturbo sociale dell’autismo non è né globale né statico, non si impegnano a
condividere
l’attenzione, comprendono con difficoltà i sentimenti e li esprimono in modo particolare =
mancanza di
empatia (indifferenza per problemi altrui, incapacità di offrire/ricevere conforto, sapere cosa
pensa/prova
un’altra persona, condividere reazioni emotive). Empatia intesa come riconoscimento delle
differenze
interpersonali e capacità di adottare lo schema mentale altrui.
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 27 di 30
22. pensare sulle altre menti
La teoria della mente è un potente strumento mentale che ogni adulto normale possiede che fornisce
la
capacità di vedere relazioni tra i fatti ext e stati int della mente (capacità di mentalizzare = attività
compulsiva, sembra impossibile non trarre inferenze cause/effetti del comportamento,
probabilmente per il
bisogno di assemblare l’informazione in un insieme coerente).
L’esperimento di Sally e Anna: situazione in cui si verifica un evento di cui qualcun altro non è a
conoscenza per valutare la capacità di mentalizzare. Lo sviluppo della teoria della mante è un
processo che
si protrae per lungo t, prima dei 3-4 anni i bambini normali non riescono a realizzare le implicazioni
di una
falsa credenza (stato mentale), non colgono la differenza tra la loro credenza e quella altrui, non
credono che
ne possano esistere di diverse.
Nell’esperimento di Sally, la > degli autistici mostra incapacità ad elaborare l’inferenza.
Nella mentalizzazione le informazioni di fonti diverse, il risultato del vedere, dire, ricordare sono
messi
insieme in un’interpretazione coerente. Se c’è un debole impulso alla coerenza, appare un insieme
complesso di info frammentate.
Contatto affettivo e teoria della mente
Per sviluppare una teoria della mente è anche necessaria l’esperienza (avere esperienza di persone
che hanno
una relazione diversa tra loro e interessi diversi). Gli autistici sono caratterizzati da una particolar
ingenuità:
non hanno la tendenza a mettere insieme grandi quantità d’informazione, prendono il
comportamento per
quello che è, per le intenzioni che cambiano il significato del comportamento (inganno, adulazione,
ironia)
hanno difficili problemi d’interpretazione = interpretazione letterale, manca la comprensione delle
sfumature di significato. In essi è presente solo la consapevolezza dell’esistenza di altre persone
come
agenti di eventi fisici; questo non è un disturbo globale, non tutte le interazioni sociali sono legate
alla
mentalizzazione, ma non potendo bene concettualizzare gli stati mentali non sanno entrare in
empatia con
stati mentali e sentimenti altrui.
Il deficit di comunicazione intenzionale ordinaria = incapacità di rapportarsi affettivamente agli
altri. Il
deficit si rivela quando negli autistici dotati la comprensione del linguaggio e relazioni sociali resta
letterale.
Autismo e autocoscienza
Il difficile sviluppo di una teoria delle mante produce un difficile sviluppo dell’autocoscienza. I
bambini
autistici hanno rappresentazioni appropriate del sé corporeo (riconoscimento persone/oggetti,
familiari/estranei), ma scarsa autocoscienza nel senso dello sviluppo di una rappresentazione
appropriata dl
sé come gestore e manipolatore degli stati mentali. Gli altri non rappresentano dei compagni per la
mente,
non sono necessariamente preferibili alla compagnia delle cose prive di mente.
La capacità di dare un senso alle altre persone è anche la capacità di dare un senso a se stessi, la
teoria che si
applica alla mente altrui coincide con quella che si applica alla propria (ci richiamiamo a stati
mentali per
spiegare una nostra azione).
Le origini della teoria della mente
Sviluppo della capacità di mentalizzare. Secondo gli studi di Leslie, la finzione è precursore di una
teoria
della mente. La mente del bambino già dalla nascita è dotata di una conoscenza fondamentale delle
caratteristiche importanti del mondo, il neonato a un livello primitivo conosce concetti come tempo,
spazio,
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 28 di 30
causalità, gli ogg e persone cui risponde in modo diverso. Per apprendere delle nozioni specifiche
costruisce
delle rappresentazioni di persone, cose, eventi che portano il mondo della mente. Ad 1 anno il
bambino è
capace di costruire rappresentazioni di rappresentazioni (meta rappresentazioni).
Le rappresentazioni funzionano per il meccanismo distaccatore: è innato, matura dal 2°anno di vita,
così si
sviluppa la capacità di fingere e poi di mentalizzare, alla fine forma una teoria della mente tot
matura.
Nell’autismo sono disturbati mentalizzazione e gioco di finzione (spesso tot assente, passano gran
parte del t
in giochi orientati sulla realtà), la finzione è un aspetto fondamentale dello sviluppo normale.
L’operazione di distacco consente di sospendere i criteri di riferimento, verità ed esistenza, è libero
dai suoi
normali doveri di riferimento alla realtà e diventa parte di altri pensieri.
Spiegazione della triade dei disturbi di Wing
Teoria di Leslie permette di spiegare 3 sintomi che costituiscono la triade dei disturbi di Wing
riscontrati in
tutti gli autistici:
- Distrubi nelle relazioni sociali
- Di comunicazione
- Di gioco di finzione
Per Leslie la teoria della mente e finzione hanno origine dallo stesso meccanismo che compare
tardi. Ipotesi:
danno neurologico molto specifico che colpisce questa componente dello sviluppo cognitivo
8perciò la
diagnosi di autismo non prima dei 2-3 anni). La mancanza della teoria della mente dà senso a tutti i
sintomi
esaminati: i problemi di linguaggio (legato a semantica degli stati mentali), relazioni affettive
(conseguenza
dell’incapacità di rendersi conto di cosa significhi avere una mente e pensare, conoscere, avere
sentimenti
diversi da altri), apprendimento del comportamento sociale (acquisizione delle regole sociali),
mancanza di
attenzione condivisa (incapacità di considerare gli altri come individui con interessi simili o
diversi), scarso
uso del contatto oculare (incapacità di apprendere il linguaggio degli occhi o approccio
inappropriato). Altri
sintomi addizionali aldilà della triade (capacità intellettive e stereotipie) sono effetti di una
disfunzione
cognitiva centrale vista come un distacco, una spinta debole alla coerenza centrale di tutta
l’informazione.
Nell’autismo i vari elaboratori di stimoli specifici non mostrano un’assenza anomala di effetti di
coesione,
quest’assenza risulta solo a livello più alti del pensiero centrale (metarappresentazione). La capacità
di
mentalizzare è un congegno interpretativo unificante: spinge un’informazione complessa che deriva
da fonti
disparate a interarsi in un insieme che abbia significato.
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 29 di 30
23. una mente letterale
Conoscere come si conosce
Una forte spinta verso la coerenza di grandi quantità d’info è tipico di una mente normale e manca
nell’autismo. Per gli autistici il mondo è imprevedibile.
Come funziona la mentalizzazione: nell’elaborare info complessa di alto liv, la mente umana lavora
come
spinta da una forza coesiva centrale (spinta per coerenza), grazie a cui distinguiamo ciò che è
rilevante, così
pezzi rilevanti di info possono essere messi insieme in vista dello scopo prevalente di costruire
senso.
Normalmente cerchiamo interpretazioni coerenti all’int di un contesto più ampio che comprende le
nostre
esperienze sociali e culturali, per superare le interpretazioni frammentarie nella comunicazione
quotidiana e
dare priorità alle nostre ipotesi su cosa le altre persone possano pensare, conoscere, credere.
Nell’autismo
non c’è lo sforzo di dare coerenza all’interpretazione dell’input.
Contesto e comunicazione
Ciò che rende speciali gli esseri umani è l’andare aldilà della semplice trasmissione di info, ma
condividere
un ampio e incontrollato mondo int di relazioni e significati.
Il contesto è l’ingrediente più essenziale e immediato di una comunicazione intenzionale. Nella
comunicazione umana qualsiasi espressione può essere compresa propriamente solo se collocata nel
contesto (costrutto psicologico sul mondo). L’interpretazione dipende da molti fattori (nfo su
ambiente
fisico, aspettative future, ipotesi scientifiche, credenze, ricordi…).
Nell’autismo è utile adottare un modo letterale e comportamentale di comunicare, metter in risalto
ciò che è
importante, sviluppare con cura gli argomenti, reprimere le nostre intuizioni sui propri stati mentali
e altrui
perchè i soggetto non sanno mentalizzare.
Antonella Bastone Sezione Appunti
L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 30 di 30
Indice
1. Teoria della mente 1
2. Che cos’è l’autismo? 2
3. Come fu identificato l’autismo 3
4. Le caratteristiche cardinali secondo Kanner 4
5. La lezione del ragazzo selvaggio 5
6. Il caso del ragazzo selvaggio dell’Aveynon (Victor) 6
7. Il caso Kasper Hauser 7
8. Il caso di Genie 8
9. Oltre l’incanto 9
10. Studi sulle popolazioni 11
11. L’incidenza del disturbo sociale grave nell’infanzia 12
12. La triade dei disturbi 13
13. Autismo e schizofrenia 14
14. Le radici biologiche 15
15. Cosa può esserci che non va nel cervello? 16
16. La catena causale 18
17. L’intelligenza nei bambini autistici 19
18. Le capacità spaziali e cosa c’è dietro 21
19. un mondo frammentato 22
20. la difficoltà di parlare con gli altri 24
21. L’isolamento del bambino autistico 26
22. pensare sulle altre menti 28
23. una mente letterale 30