www.tesinetemi.altervista.org L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA di Antonella Bastone Riassunti del testo "L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA" di Uta Frith Laterza. Adottato per l'esame di Psicopatologia dell'età evolutiva - Prof.ssa Chiara Muttini - anno accademico 1999/2000 - Facoltà di scienze della Formazione di Torino Università: Università degli Studi di Torino Facoltà: Scienze della Formazione Esame: Psicopatologia dell'età evolutiva Docente: Prof.ssa Chiara Muttini Titolo del libro: L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Autore del libro: Uta Frith Editore: Laterza 1. Teoria della mente il bambino sviluppa gradualmente una concezione di come è fatta la mente propria e altrui, ciò permette al soggetto di capire l’altro, pensare a cosa pensa l’altro (gli stati mentali altrui). A differenza del comportamentismo, per comprendere l’interlocutore non ci si ferma all’evidenza (comportamento manifesto), ma si cerca di entrare nella mente dell’altro per giungere alle intenzioni delle sue azioni (prospettiva mentalistica). Frith: autismo caratterizzato da assenza o inadeguato sviluppo di una teoria della mente all’interno di una costellazione di altri disturbi che riguardano diversi processi cognitivi (percezione, memoria, ragionamento); è una mente comportamentistica capace di comprendere l’azione altrui solo dal suo senso manifesto. Per la Frith la mente umana possiede geneticamente un modulo predisposto per sviluppare la t.d.m. e un suo danno arresta lo sviluppo di questa competenza fondamentale che permette di interagire con le altrui menti a liv mentalistico. Rifiuta l’interpretazione psicodinamica (autismo derivante dalla difficile relazione madre/figlio) : il mentalismo della madre si scontra con il comportamento del figlio, incomprensione che varia in base al contesto familiare: qui il supporto terapeutico può essere importante per la madre che ha difficoltà ad interagire col figlio (x es. sensi di colpa, riconoscimento della natura biologica del disturbo). Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 1 di 30 2. Che cos’è l’autismo? Eliminare la convinzione per cui l’autismo sia un disturbo infantile, si inizia a notare nell’infanzia, ma è un disturbo dello sviluppo: colpisce tutto lo sviluppo mentale e i sintomi sono necessariamente diversi nelle diverse età, alcune caratteristiche si manifestano è tardi, altre scompaiono nel tempo. Altro equivoco da eliminare: i bambini autistici non sono resi così dai loro genitori che non li amano abbastanza, l’origine biologica è da ricercare probabilmente prima della nascita. Peter: il quadro clinico dell’autismo è molto diverso in base all’età, con cambiamenti inesorabili (arretramenti e progressi) + un soggetto relativamente capace, cresciuto in un buon ambiente può diventare ben adattato (lo sviluppo mentale è ritardato e distorto, non raggiunge mai la maturità, al limite successi considerevoli in aree isolate, ma non permette una totale integrazione nella comunità adulta). Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 2 di 30 3. Come fu identificato l’autismo Kanner nel 1943 e Asperger nel 1944: primi tentativi teorici di spiegazione, entrambi usano il termine autismo, introdotto da Bleuler nel 1911 riferito alla schizofrenia: restringimento delle relazioni con persone e mondo esterno tale da escludere qualsiasi cosa eccetto il proprio sé, può manifestarsi come un allontanamento dal mondo e vita sociale verso se stesso. Osservano bambini che non sanno allacciare delle normali relazioni affettive con la gente. --> Kanner: esame di 11 bambini, caratteristiche fondamentali sono isolamento autistico, desiderio di ripetitività, isolotti di capacità (incapacità di rapportarsi nel modo usuale a gente dai primi momenti di vita, buona relazione con oggetti, relazioni diverse con gente (profondo isolamento), rumori, movimento e prestazioni ripetitive, desiderio ossessivo di conservare la ripetitività, eccellente memoria meccanica per poesie, nomi, ricordo di figure e sequenze. La sua conclusone è: innata incapacità di fornire il consueto contatto affettivo. --> Asperger: difficoltà notevoli nell’integrazione sociale (fallimento), pensiero originale, sguardo periferico, povertà di espressioni facciali e gesti, movimenti stereotipati, uso del linguaggio normale, mancanza di attenzione alle richieste dell’ambiente, aree isoalte di interesse, creazione originale di parole. Elementi comuni = disturbo di contatto, difficoltà di comunicazione e adattamento sociale, stereotipie di movimenti e anormali successi intellettivi. Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 3 di 30 4. Le caratteristiche cardinali secondo Kanner 2 caratteristiche fondamentali per la diagnosi di autismo: - Isolamento autistico: che pervade ogni comportamento, da non confondere con un’anormalità sociale (timidezza, rifiuto, evitamento), non significa solo stare solo fisicamente, ma mentalmente - Insistenza ossessiva per le ritualità (rigidità, fissità), movimenti, espressioni e pensieri prodotti ripetutamente + routine elaborate nell’azione, linguaggio e pensiero senza uno scopo apparente + stretto campo di interessi (esclusione di qualsiasi altra cosa) Criteri diagnostici attuali Nel DSM 4°: - Disturbo qualitativo dell’interazione sociale reciproca - Disturbo qualitativo della comunicazione verbale e non (assenza di linguaggio, acquisizione ritardata, uso anomalo, disturbo nella capacità di impegnarsi in una comunicazione) - Repertorio nettamente ristretto di attività e interessi Il sintomo + importante resta l’isolamento autistico, riscontrabile già prima dei 3 anni 1. È difficile diagnosticare l’autismo? La diagnosi è basata sul comportamento per cui è importante avere molte conoscenze cliniche ed esperienze; importante ascoltare la famiglia, osservare il paziente, somministrare test psicologici e ricostruire la storia del disturbo + considerare l’età del bambino, soprattutto età mentale 2. Quanto precocemente si può identificare l’autismo? nella > dei casi si presenta dalla nascita, ma non è detto che ci si accorga molto presto, nel bambino molto piccolo può trattarsi di un ritardo evolutivo con possibili recuperi + anche nei bambini normali si possono riscontrare problemi passeggeri nello sviluppo sociale. Di solito si avverte intorno al 2°anno 3. Cosa accade al bambino autistico una volta cresciuto? Non è un disturbo che scompare nonostante i cambiamenti di comportamento, spesso però riescono a compensare l’handicap in modo notevole, per es. con inserimento nel contesto sociale dove le loro qualità possono fruttare. Di solito l’estremo distacco sociale si attenua, ma risulta sempre un deficit sottile e persistente come si ci fosse qualcosa che non può essere corretto. Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 4 di 30 5. La lezione del ragazzo selvaggio L’autismo non è un fenomeno moderno, nei resoconti di medici del passato si trovano diversi indizi, spesso relazione tra autismo/ragazzi selvaggi (cresciuti allo stato selvaggio aldilà di qualsiasi contatto umano, privi di linguaggio), per indagare le 2 possibili cause dell’autismo (biologico e socioambientale): se una dura e prolungata privazione del contatto umano può portare all’autismo. Si valutano sei di questi soggetti che presentano le caratteristiche fondamentali dell’isolamento autistico tenendo conto che esso si manifesta in modo diverso nei diversi stadi di sviluppo. Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 5 di 30 6. Il caso del ragazzo selvaggio dell’Aveynon (Victor) Fine 700: ragazzo selvaggio trovato in una foresta francese, di circa 12 anni, non parla, non reagisce neppure ai rumori, aspetto e comportamenti antisociali; si diffonde l’idea che fosse un bimbo perfettamente normale smarrito o abbandonato da piccolo e, vivendo fuori dalla società umana, si era bloccato il suo sviluppo. Tentativi del medico Hard di rieducarlo. Possibilità: Victor è autistico? Prove favorevoli a sostegno dell’autismo: - Serio disturbo delle interazioni sociali: non è attaccato a nessuno, lieve preferenza per il suo guardiano ma solo come espressione di bisogno per placare la fame - Disturbo intellettivo specifico: non ha giudizio, memoria, immaginazione, attenzione non fissata su nulla, vocalizzazioni disarticolate, azioni prove di scopo - Disturbo dell’attenzione sensoriale: non percezione di suoni acuti o vicini, ma percezione distinta per determinati suoni - Mancanza di gioco di finzione: indifferente a tutti i giochi dei bambini - Stereotipie: con cui riempie ore vuote prodotte da sua mancanza di immaginazione e interessi (dondolamenti) Sforzi di rieducazione portano a miglioramenti: resta muto, ma acquisisce una buona dose di lingua dei segni, non apprende alcuni valori sociali fondamentali, non dà segni di amicizia, compassione, imbarazzo. Dopo 5 anni il medico si rassegna, l’educazione resterà incompleta, progresso limitato (non può imparare a comprendere ciò che non poteva percepire). L’isolamento autistico di Victor è evidente anche se il soggetto è in mezzo alla gente e si diverte, è intenso a causa di un’incapacità di comprendere gli stati della mente, non si preoccupa degli effetti del suo comportamento e opinione altrui; da queste prove si può ipotizzare che fosse autistico. Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 6 di 30 7. Il caso Kasper Hauser Non sa parlare, vissuto per tutta la vita in uno scantinato, separato da ogni comunicazione con il mondo dall’infanzia ai 17 anni, senza stimolazioni sensoriali. Inizia ad avere dei sogni e acquisisce la capacità di distinguerli dalla realtà, pur rimanendo diverso dalla gente normale (linguaggio impacciato e semplice, movimenti rigidi). Quadro clinico molto diverso da Victor perchè possiede un buon senso comune, i deficit sensoriali e motori possono essere il risultato della sua reclusione, non c’è segno di isolamento autistico, presenta giochi simbolici, desiderio di apprendere e comunicare. Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 7 di 30 8. Il caso di Genie Simile a Kasper, ragazza trovata nel 1970 dopo 13 anni di privazione fisica e sociale, tenuta legata a una sedia in una stanza chiusa, totalmente priva di competenze sociali, non sa parlare e stare in posizione eretta. Ma mostra desiderio di comunicare e sviluppare attaccamenti affettivi, linguaggio appreso rapidamente però con anormalità permanenti. Non è autismo, ma anomalie evolutive prodotte dalla forte privazione. 3 casi che mostrano che gli effetti della privazione scoiale possono essere corretti, anche se non totalmente, l’autismo è molto + resistente. Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 8 di 30 9. Oltre l’incanto La Bella Addormentata • Tema del sonno/morte simile all’esperienza del bambino autistico (vicino e contemporaneamente lontano). • Cause della morte: fisica (mela avvelenata), maledizione (come nell’autismo: biologica e psicogenetica) • Possibile cura: il principe In passato la gente si è imbattuta nell’autismo e ha cercato d’interagire con esso (combinazione d’innocenza infantile e follia = elaborazione simbolica perciò molte storie che evocano immagini di bambini autistici). Considerare le leggende relative all’autismo: per ricavare nuove idee dai primi tentativi di comprendere il disturbo. I folli beati della vecchia Russia Somiglianza con l’autismo, “beato” = benedetto dal dono della debolezza mentale più innocenza divina. Caratteristiche simili all’autismo: condotta eccentrica e irrazionale, insensibilità al dolore, vita aldilà della società, ingenuità e indifferenza per convenzione sociali, spesso muti (o al limite, se parlavano, non per rispondere in modo appropriato), azioni bizzarre e stereotipate, privi di regole della buona educazione xchè ignari dello status sociale. Si tratta soprattutto di una follia sociale prodotta da un’incapacità di rapportarsi alle persone in modo usuale (a quel tempo la follia = segno di grande fede religiosa) Frate Ginepro Dai fioretti di S.Francesco: serie di leggende del 300, con valore storico (tradizioni orali delle prime generazioni di francescani). Frate Ginepro è autistico: perfetta comprensione letterale, inconsapevole che le altre persone possono avere pensieri e credenze diverse, incapacità di valutare gli effetti delle sue azioni sugli altri e aldilà del contesto più immediato, interpretazione delle virtù francescane in modo così letterale da essere imbarazzante. Sherlock Holmes Distaccati investigatori dei classici romanzi gialli, eccentrici, strani (limpida capacità di osservazione e deduzione non offuscata da emozioni quotidiane della gente comune, mancanza di attenzione per le altre persone e attenzione focalizzata su idee specifiche, tendenza a dimenticare le sottigliezze della vita sociale poiché le loro menti sono disturbate da semplici eventi della vita quotidiana) = da qui la capacità di risolvere il mistero grazie a indizi apparentemente trascurabili. Spesso nei detective: un interesse specifico e circoscritto (routine rigide). Asperger parla di intelligenza autistica che ha qualità distinte, opposte a quella convenzionale e pensa che sia l’ingrediente vitale di tutte le creazioni di arte/scienza = caratteristiche che ricordano individui autistici molto dotati e intelligenti. Il robot L’automa intelligente senz’anima, riflette le percezioni dell’isolamento autistico e le relazioni: obbedienti solo a principi logici, indifferenti alle relazioni umane, incomprensione dei sentimenti, no senso dell’humor, comprensione tot letterale, qualità meccanica della voce, andatura rigida, svolgimento di lavori senza preoccuparsi degli aspetti generali con routine fissa, comportamento meccanico (ripetitività, stereotipie, mancanza di espressioni emotive e vivacità spontanea). Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 9 di 30 Leggende e scienza Leggende e miti che sembrano rappresentare simbolicamente certi aspetti critici dell’autismo: testimonianza del fatto e molte sfaccettature dell’autismo appartengono alla coscienza collettiva. Ma sono solo leggende, non permettono di comprendere realmente la natura del problema, è necessario un metodo rigoroso dell’indagine scientifica. Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 10 di 30 10. Studi sulle popolazioni Quanti bambini autistici ci sono? Le indagini sulle popolazioni basate su determinati comportamenti specifici. 1966 Victor Lotter fa il 1° studio epidemiologico sull’autismo; esamina tutti i bambini di 8-10 anni in una determinata data e contea del Middelesex (78000) + questionari iniviati a insegnanti e altre persone impegnate professionalmente e identifica inizialmente tutti i bambini supposti autistici; consulta cartelle mediche, interviste individuali = 135 casi sospetti; dall’esame individuale molto accurato seleziona 35 soggetto simili al caso Kanner (incidenza del 4,5 su 10 mila casi con preponderanza di maschi). Questi 35 soggetto presentano mancanza di contatti affettivi e desiderio ossessivo per ripetitività, divide questo gruppo in: caratteristiche accentuate (gruppo nucleare di 15 sogg) e inferiori. Studi recenti parlano di un’incidenza di 10/10000, con maggioranza maschile. L’eccesso di maschi autistici già osservato da Kanner e Asperger e si ritrova in tutti gli studi, indizio tipico dell’origine biologica del disturbo. Altri studi evidenziano che le femmine sono ritardate in modo molto + grave dei maschi in quasi tutte le capacità esaminate e hanno un num > di problemi aggiuntivi. Ritardo mentale, studi: - 40% ritardo serio (QI < 50) - 30% lieve (50<QI<70) - 30% QI> 70 di cui solo la metà nella media normale Il ritardo mentale è segno di una disfunzione cerebrale di origine biologica. Classe sociale: dallo studio del Middlesex sembrava + frequente nelle famiglie a livello socioeconomico alto, perciò si è giunti all’interpretazione psicodinamica (genitori intellettuali, madri fredde ed emotivamente distaccate). Critiche a questa ipotesi: studi non attendibili, distorsioni statistiche (genitori + colti sono + informati, hanno > probabilità di avere i contatti giusti con i centri psichiatrici). Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 11 di 30 11. L’incidenza del disturbo sociale grave nell’infanzia Studi di Wing e Gould, ampione di 35 mila bambini tra 0/14 anni di cui 914 noti per qualche forma di handicap fisico/mentale, con lo scopo di scoprire quanti mostrassero una qualsiasi delle caratteristiche principali dell’autismo, rilevati 173 casi. L’autismo classico (Kanner) fu riscontrato con un’incidenza di 2/10000 in accordo con conoscenze precedenti, ma il + importante criterio diagnostico (grave disturbo sociale) era presente in 62 soggetto che non avevano una storia tipica di autismo, ma ritardo mentale molto grave che il loro repertorio comportamentale era molto limitato. Lo stesso tipo di disturbo sociale tipico dell’autismo si trova frequentemente in soggetto con ritardo mentale non autistici. Il disturbo sociale patologico risulta da una particolare sistema cerebrale che non funziona in modo normale (probabile patologia cerebrale diffusa) perciò alta incidenza del disturbo sociale grave; ma può esserci anche un danno esteso senza conseguenze sul sistema critico o un danno molto circoscritto che colpisce solo il sistema critico. Il disturbo scoiale è identificato in 3 tipi distinti: - Riservato (bambino in gabbia di vetro): a scuola e a casa è tot ritirato in se stesso, non risponde agli approcci sociali o linguaggio, non usa il contatto oculare o lo evita del tutto, rifiuta le coccole, non cerca consolazione se addolorato, sembra non riconoscere la madre, ma non rifiuta tot il contatto sociale, avvicina le persone per i bisogni + semplici (mangiare…) - Passivo: accetta in modo indifferente gli approcci sociali da parte degli altri, fa quello che gli viene detto con rischi per sua condiscendenza, buon linguaggio, risponde volentieri e con tot sincerità, il contatto sociale fa parte della routine quotidiana ma non lo cerca spontaneamente, possibili attacchi d’ira per qualsiasi problema o cambiamento di routine - Strano: piace stare con gli altri e toccarli, non sa giudicare se l’approccio è gradito o appropriato, tendenze all’aggressione fisica, bisogno di sorveglianza continua Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 12 di 30 12. La triade dei disturbi Il disturbo sociale patologico si può riscontrare anche a un livello di ritardo + profondo, ma non le altre 2 caratteristiche fondamentali (comunicazione e immaginazione, che richiedono un certo liv di maturità). Dagli studi di Wing/Gould: tutti i bimbi con disturbo sociale nella fascia critica più alta di capacità presentano un disturbo in ognuna delle 3 caratteristiche, esiste realmente una triade di disturbi (non separati), non è una combinazione, esiste una singola spiegazione sottostante per questa costellazione. La triade è presente in ogni soggetto autistico classico, ma è applicabile anche a soggetto classificati con ritardo mentale e psicotici, la differenza tra i 2 gruppi è il liv medio d’intelligenza e la predominanza maschile. La triade è data da: 1. grave disturbo sociale (assenza di capacità di impegnarsi in una interazione reciproca) 2. grave disturbo della comunicazione verbale e non 3. assenza di attività immaginativa e comportamenti ripetitivi Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 13 di 30 13. Autismo e schizofrenia La schizofrenia insorge raramente prima dell’adolescenza, l’autismo quasi sempre prima dei 3 anni; c’è una gran differenza se un disturbo colpisce il corso normale dello sviluppo dalla nascita o in un organismo maturo. Esiste un periodo sacro in cui il bambino è protetto dallo scoppio di psicosi infantile (3-5 anni), può comparire poi tra 5 anni/pubertà: somigliano a schizofrenici adulti, molto diversi da autistici, infatti a quest’età lo sviluppo cognitivo/linguistico è pressoché completato e sono presenti i requisiti fondamentali della competenza adulta. Negli schizofrenici il QI < 65, negli autistici < 50. L’autismo come disturbo precoce dello sviluppo produce deficit intellettivi notevoli. Come si può diagnosticare precocemente l’isolamento autistico? L’autismo ha inizio precoce, tra nascita e 3 anni. I genitori in genere riferiscono di non aver sospettato nulla prima dei 2 anni. Anche se presenti le difficoltà a rapportarsi con gli altri e a considerarli come persone, non è detto che sia un indizio utile, potrebbe scomparire. Da più grandi questi sintomi sono più attendibili per la diagnosi. La diagnosi è difficile soprattutto se il repertorio comportamentale è limitato come nei bambini molto piccoli. Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 14 di 30 14. Le radici biologiche Secondo la spiegazione psicodinamica, l’autismo è causato da conflitti madre/bambino o dall’angoscia provata dal bambino e si risolve curando i conflitti originari; non ci sono prove su questa interpretazione. Indubbiamente ha una causa biologica, è conseguenza di disfunzioni organiche. Prove a sostegno dell’interpretazione biologica: si verifica in tutte le culture e famiglie (non solo problematiche/conflittuali), le caratteristiche dei genitori influenzano l’allevamento dei figli, ma non tutti i bambini autistici hanno genitori inadeguati. Solo quando non sono presenti danni organici è possibile recuperare gli esseri umani eliminando i fattori ambientali avversi. Sicuramente l’ambiente può aiutare a sviluppare al meglio le potenzialità del sogg. Segni che indicano un danno neurologico - Frequenza di epilessia: in 1/3 di adolescenti autistici (sogg che nell’infanzia non presentavano anormalità neurologiche ma in base ai sintomi comportamentali sono classificati autistici), in adolescenza iniziano gli attacchi epilettici e probabilmente già dalla nascita c’erano anormalità neurologiche non notate - Il deficit cognitivo: anche negli autistici con QI >, ci sono molti segni di disfunzione neurologica (anormalità elettroncefalografiche, persistenza di riflessi infantili) Prove importanti che però non chiariscono la natura dell’anormalità cerebrale, occorre chiarirla e capire in che modo dà luogo ad un insieme di sintomi. Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 15 di 30 15. Cosa può esserci che non va nel cervello? L’autismo è un disturbo evolutivo, c’è un’anormalità di sviluppo sottostante. Nello sviluppo normale del cervello le cellule cerebrali prima proliferano e poi “seccano” durante lo sviluppo normale (il cervello immaturo ha cellule stipate più densamente e più sinapsi per ogni cellula). Un arresto evolutivo può derivare da un insuccesso a chiudere anziché attivare la comunicazione neuronale. Le cellule nervose seguono le istruzioni di crescita contenute nei geni perciò le anormalità compaiono se un programma genetico è difettoso. Necessità di distinguere le anormalità sulla base del periodo in cui insorgono e loro conseguenze sullo sviluppo. Le autopsie cerebrali sono ancora poche più studi sul cervello in vita attraverso tomografia computerizzata che fornisce misurazioni su spazi pieni di cellule e di liquidi. Molti studi anche con risonanza magnetica che rende visibile il tessuto nervoso e lesioni (provano una patologia cerebrale dell’autismo ma non focalizza una precisa area cerebrale). Da questi studi emerge un’insolita malformazione in una piccola parte del cervelletto. Le ricerche anatomiche non hanno fornito prove che escludono una patologia generale. Le indagini biochimiche rivelano un aumento significativo di serotonina nel sangue di molti soggetto autistici, mentre è normale il livello nel liquido spinale e altre parti del corpo. Studi psicofisiologici: si dedicano a studio delle funzioni neurovegetative (respirazione, battito cardiaco, conduttanza cutanea). Sui bambini autistici, studi che rivelano una grave immaturità. La più importante misura effettuata è la risposta di orientamento (quando si verifica un evento nuovo); nell’animale si hanno risposte come il drizzare delle orecchie, voltarsi verso la fonte dello stimolo, cambiamenti dell’elettronecefalo e risposte neurovegetativa. Quando uno stimolo è comparso più volte, si ha abituazione. Negli autistici la risposta di orientamento si abitua tropo lentamente = incapacità di abituarsi, possibile esito di una disfunzione cognitiva, gli stimoli ripetuti non perdono il carattere di novità perchè non sono elaborati in modo appropriato. Non si abituano, ma presentano un basso stato di ansia (vedi battito cardiaco). Non si sa a quale livello le misure ottenute rappresentino caratteristiche biologiche di base o secondarie alla disfunzione cognitiva, non dicono nulla di specifico, sono presenti in altri disturbi psichiatrici. La misurazione neurovegetativa rivela un’anormalità di elaborazione delle informazioni ma la spiegazione viene da un’altra parte. Ipotesi tratte dalla neurologia. Nel 78 Damasio/Maurer elaborano la 1°teoria di questo tipo, ipotesi di un danno al sistema dopaminergico del cervello (nuclei della base, lobi frontali e temporali); hanno osservato un’analogia con pazienti cerebrolesi e animali con lesioni, però non si può dire che il danno sia nella stessa sede. Teoria da valutare bene perchè tocca il problema delle specificità (sistema che comprende una piccolissima parte del cervello che interessa diverse parti). Ad esso sarebbero associati i sintomi neurologici tipici dell’autismo (andatura strana, scarso controllo voce, inespressività, azioni ripetitive, disturbo sociale). Se ci fosse un disturbo del sistema dopaminergico, potrebbe essere causato da cellule che non muoiono (accrescimento num neuroni). Anomalie genetiche. Studi su gemelli e consanguinei studiati per più generazioni; statisticamente 2% dei fratelli di autistici sono anch’essi autistici. Uno studio del 77 individua 21 coppie di gemelli di cui uno è autistico, lo scopo è valutare se l’autismo è presente in gemelli mono/eterozigoti = concordanza di 4 su 11 di mono e nessuna di etero (prova molto forte a favore delle cause genetiche). Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 16 di 30 Anormalità cromosomiche: sindrome del cromosma per fragile, spesso produce ritardo mentale, si riscontra più facilmente nei maschi, produce anomalie del linguaggio, mutismo, ritardo del linguaggio, ecolalia, avversione per sguardo e ripugnanza ad essere toccati. Pochi studi perciò è sconosciuta la prevalenza di autismo tra gli individui colpiti da sindrome, si ritiene che il 10-20% degli autistici abbia una anormalità cromosomica (probabile per fragile), spiegherebbe così la prevalenza maschile. Danno cerebrale o perinatale: molti studi concordano su alta incidenza di rischi perinatali nell’autismo (37%), negli autistici c’è un > rischio durante gravidanza e nascita (x es. studi su gemelli di cui uno solo autistico: > problemi perinatali, come respirazione, convulsioni); ciò suggerisce ma non dimostra un danno cerebrale prodotto per es. da anossia. Infezioni virali e disfunzioni immunologiche. È stato dimostrato che un’infezione virale in un bimbo piccolo precede l’inizio di sintomi tipici dell’autismo, prima di esso sviluppo apparentemente normale. I disturbi virali sono soggetti ad attacchi improvvisi, se il SNC è aggredito in un momento critico, prima/dopo nascita, può prodursi l’autismo (retrovirus che s’integrano tot nel materiale genetico delle cellule). Uno studio rivela alto num di madri di autistici originarie dei Caraibi e paesi tropicali (possibile causa: disturbo virale per cui le madri non avevano acquisito l’immunità). Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 17 di 30 16. La catena causale Tutte queste prove indicano che non bisogna pensare a una causa, ma una catena causale i cui rischi possono essere diversi (geni imperfetti, anomalie cromosomiche, disturbi metabolici, virus, intolleranze immunologiche, anossia) e ognuno può attaccare lo sviluppo del SN e produrre un danno permanente nello sviluppo di specifici sistemi cerebrali = danno +/- grave ma comunque produce l’arresto evolutivo di un sistema critico in un momento critico, in questo momento si verifica l’autismo. Non si sa quale sia questo sistema critico, può essere danneggiato in modo selettivo lasciando intatti altri sistemi come dimostrano casi di autismo puro in soggetto che non hanno un ritardo generale. Facilmente però il danno influisce anche altrove, perciò grande varietà di danni associati all’autismo = modello della catena causale (cause multiple handicap multipli). Ogni causa può influire sul sistema critico implicato nell’autismo associato o no ad altri sistemi (agenti diversi che danneggiamo una via comune). Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 18 di 30 17. L’intelligenza nei bambini autistici -> L’esame dell’intelligenza Problema dell’attendibilità del QI nei bambini autistici (difficoltà ad esaminarli). Secondo gli studi epidemiologici, la > degli autistici ha ritardo mentale, però già Kanner e Asperger avevano notato capacità e interessi insoliti, espressione viva e molto diversa da altri soggetto con ritardo mentale, comportamenti che spesso rivelano capacità fuori dall’ordinario. Alcuni studi hanno considerato il problema della valutazione del QI (confronto dei risultati iniziali in soggetto di 5 anni con risultati a 15 anni) più confronto del QI con rendimento scolastico e adattamento sociale = validità del QI rispetto ai criteri di vita reale e con il test del tempo = una valutazione attenta delle capacità intellettive degli autistici è attendibile, le stime del QI restano le stesse a 10 anni di distanza anche usando batterie e test diversi. I bassi valori del QI riflettono un fatto stabile in accordo con risultati scolastici e funzionamento quotidiano del sogg, rispecchiano un handicap reale. -> L’”idiot savant” autistico Rari individui che, nonostante il ritardo mentale, dimostrano prestazioni eccellenti in qualche campo anche > alle persone dotate. C’è una relazione del 50% di soggetto con un’area > do conoscenze e abilità 8es. disegno, musica), difficilmente utilizzano professionalmente il loro talento perchè l’handicap mentale lo impedisce. Non si sa perchè diventi idiot savant, deve prodursi un grado di determinazione ossessiva perchè si perfezioni un’abilità particolare (es. assenza di vita sociale). I bambini autistici classici mostrano un’insolita capacità di concentrazione focalizzata che faciliterebbe lo sviluppo di un’abilità isolata. Tra le abilità più frequenti: memoria automatica, abilità costruttive-spaziali. Kanner parla di isolotti di capacità (natura isolata di picchi di prestazioni). -> Alti e bassi di prestazioni Wisc: scala di intelligenza per bambini con cui solitamente si valutano gli autistici, mostrano un profilo molto più frastagliato di qualsiasi altro gruppo, di solito 2 poli opposti nonostante le variazioni individuali: • polo di prestazione peggiore: nei sub test che implicano un alto grado di competenza comunicativa, soprattutto di comprensione che richiede delle risposte di senso comune a domande ipotetiche apparentemente semplici. Non è sufficiente che una risposta sia corretta, ma pertinente alla domanda. Negli autistici la comunicazione è disturbata e facilmente cadono in questi test, però nelle domande che richiedono un’informazione precisa su un argomento in cui il soggetto ha conoscenze speciali, danno risposte perfette • polo di prestazione migliore: copiare in un t stabilito un disegno astratto con piccoli cubi = l’autistico solitamente ottiene un punteggio buono o migliore dei soggetto normali (i soggetto con ritardo mentale non autistici trovano difficoltà) non bisogna però soffermarsi sulla prestazione del test perchè non corrisponde alla capacità: una prestazione può essere migliorata/peggiorata con l’esercizio, non è un riflesso perfetto delle capacità sottostanti. -> Intelligenza nei test e intelligenza nelle situazioni reali Dai test emerge un deficit di comprensione verbale e nessun deficit delle abilità spaziali; negli autistici spesso lettura e capacità di pronuncia sono eccellenti come la prestazione a problemi matematici astratti, ma nella vita reale sono incapaci e indifesi. Riescono bene in quei test dove manca un contesto più ampio (es. matrici di Raven, Seguin, test che saggiano le competenze astratte che non dipendono dalla capacità di Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 19 di 30 eseguire altri compiti) e vanno male dove il contesto è importante (invece nella vita reale lo stimolo necessario per risolvere il compito si inserisce in un contesto più ampio). Negli autistici manca la capacità di contestualizzazione. Le abilità di memoria meccanica: per es. memorizzazione di stringhe di parole, i non autistici si orientano verso il significato, la struttura e significato della frase agiscono da stimolo per mettere insieme le parole e farne un’unità coerente, gli autistici tendono molto meno a riordinare le frasi casuali, non sono spinti a organizzare gli stimoli in unità coerenti (nelle persone normali esiste la spinta a riorganizzare il materiale casuale). Gli autistici non ricavano alcun vantaggio da frasi con senso, non c’è attenzione al significato generale e struttura non casuale della frase, possono ricordare allo stesso modo frasi con/senza senso = mancanza di preferenza per stimoli coerenti. Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 20 di 30 18. Le capacità spaziali e cosa c’è dietro Il picco di prestazione è disegno con cubi: livelli di prestazione nella o sopra media, in soggetto che nella > di altri sub test hanno punteggi < alla media. Test delle figure nascoste (una piccola forma che deve essere individuata in un disegno più grande fatto di linee che confondono): punteggio medio che migliora con l’età. Si ritiene che persone capaci di trovare le figure nascoste raggiungano una buona prestazione anche in altri test che dimostrano l’indipendenza dal campo (capacità di non tener conto del contesto); essa è associata anche all’indipendenza dal campo sociale. Esiste una tendenza naturale che mette insieme le informazioni: modello della mente basato sull’elaborazione delle informazioni (come il mondo ext è rappresentato in quello int e come la mente agisce sul mondo). Meccanismi di input trasformano le sensazioni in percezione attraverso molti stadi di elaborazione, il prodotto finale è l’informazione interpretata e utilizzabile: essa può essere ancora interpretata in processi centrali attraverso molte elaborazioni (qui l’informazione è già elaborata a un livello molto alto), il sistema centrale interpreta confronta, immagazzina, dà inizio alle azioni. Probabilmente nell’autismo sono colpiti i processi centrali e non periferici, la disfunzione specifica probabilmente è focalizzata attorno ai processi centrali. Nel test delle fig. nascoste: esiste una forza che trascina insieme grandi quantità d’informazioni e che mette insieme le informazioni più piccole (coesiva), altrimenti la percezione è frammentaria = necessità di mettere insieme informazioni già elaborate e interpretate attraverso una forza coesiva che agisce ad alto livello nel sistema di elaborazione centrale, altrimenti i frammenti restano tali e di uso limitato nel programma a lungo termine dell’organismo per il suo adattamento ambientale; però le forse centrali coesive devono saper resistere (capacità di distaccare un’informazione dal contesto). Probabilmente nell’autismo la forza coesiva centrale di alto livello è debole (indipendenza dal campo, distacco del pensiero e distacco sociale, probabilmente si ha un mondo incoerente di esperienze frammentate). Distacco e coerenza: l’ipotesi principale Nel sistema cognitivo normale c’è una tendenza connaturata a formare la coerenza su una gamma di stimoli la più vasta possibile (questa forza permette i grandi sistemi di pensiero); questa capacità di coerenza è ridotta negli autistici, il loro sistema di elaborazione delle info e esistenza sono caratterizzati dal distacco, inteso come qualità del pensiero. La normale operazione della coerenza centrale costringe gli uomini a dare priorità alla comprensione del significato (capacità di estrarre il significativo) più il senso è ricordato meglio se può essere immesso in un contesto più ampio = capacità di dare un senso, vedere il significato e struttura è utile, non possiamo farne a meno. Nei bambini autistici: alte prestazioni nei compiti che richiedono l’isolamento degli stimoli e favoriscono il distacco più scarsa prestazione in quelli che richiedono connessioni di stimoli e favoriscono la coerenza (la forza coesiva centrale è una caratteristica naturale e utile, disturbata nell’autismo). Il quadro delle capacità è il derivato di una disfunzione cognitiva di una particolare caratteristica operativa dei processi centrali ad alto livello che provoca il tipico distacco. Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 21 di 30 19. un mondo frammentato Sensazioni e ripetitività Non ci sono disturbi sensoriali, ma ipersensività, percezioni come frammenti, gli stimoli sono sempre diversi e inaspettati perchè non inseriti in uno schema coerente, ripetitività associata a sensazioni piacevoli. Scarsissimi studi su fenomeni ripetitivi (importanti perchè essi non scompaiono come i sintomi secondari). Ripetitività e frammentarietà appartengono allo stesso problema: mancanza di coerenza centrale (in un mondo frammentato le azioni formano unità separate e piccole, la ripetizione si manifesta con più forza). I 5 sensi Indagare se uno di questi sia usato in modo meno efficiente dagli autistici, gli esperimenti escludono deficit sensoriali; il problema non è periferico (relativo agli apparati sensoriali), ma all’apparato mentale. 1° ipotesi: preferenza per sensi prossimali (tatto, gusto, olfatto), anziché distali, perciò tendenza a toccare, annusare persone e oggetti. Ma gli esperimenti dimostrano che ciò non è associato all’autismo, ma a una bassa età menale, come i bimbi piccoli. 2° ipotesi: l’informazione ricevuta da vista/udito non è elaborata in modo così efficiente come da altri sensi, difficoltà linguaggio e comunicazione . necessità di indagare i processi di pensiero centrale. Discriminazione e categorizzazione Spesso negli autistici capacità di discriminare dettagli visivi e uditivi fini, conferma l’ipotesi per cui l’autismo non colpisce direttamente i processi di entrata di input e uscita di output dell’elaborazione. Capacità di classificazione: gli autistici forniscono una prestazione adeguata in base alla loro età mentale, gli insegnanti si lamentano dell’incapacità di generalizzare ciò che è appreso a lezione (apprendono cose specifiche ma non le applicano a situazioni simili) = non è l’incapacità di generalizzare o di vedere somiglianze che blocca la capacità di applicare quanto appreso, ma l’incapacità di vedere il bisogno di generalizzare (possibile frutto di una debolezza nell’impulso a una coerenza centrale). Il controllo dell’attenzione L’attenzione è una componente di alto livello della mente che decide a cosa porre attenzione nella massa di sensazioni in arrivo; se la coerenza nella fase centrale è debole, la direzione dell’attenzione è casuale, ma non è un’attenzione scarsa, è peculiare (gli autistici spesso si fissano su caratteristiche secondarie dell’ambiente, per es. un orecchio, senza prestare attenzione alla persona). Significato e coerenza Per gli autistici certi stimolo hanno un fascino inspiegabile e altri, solitamente interessanti e salienti, li lasciano indifferenti. La rilevanza di un elemento = le persone prestano attenzione a ciò che percepiscono importante, significativo o rilevante, uno stimolo è rilevante perchè appartiene a un insieme (l’attenzione è sotto controllo dei processi di pensiero centrali). Con un sistema di controllo centrale debole, il comportamento attenzionale è casuale: la stranezza degli interessi degli autistici deriva non tanto dal contenuto, ma dalla ristrettezza. Un individuo autistico può fissarsi per un lungo periodo di t su un contenuto ristretto in virtù dell’interesse che riveste per lui, mentre un soggetto normale vi porrebbe attenzione per poco t, trovandolo interessante colo come parte di un insieme più esteso. Gli autistici hanno anche una forma di coerenza, ma estremamente limitata negli scopi e autonoma (locale) Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 22 di 30 più insistenza affinché i propri schemi restino coerenti, preoccupazione se si verificano discrepanze inattese. Il “puzzle” del puzzle Le abilità eccezionali dell’idiot savant dipendono da capacità di attenzione sostenuta per uno specifico argomento, attività ripetitiva. Un esempio di isolotto di capacità è il puzzle: hanno un modo di costruirlo tot diverso, usano la forma dei bordi dei pezzi e ignorano l’immagine rappresentata all’interno, forse ignorano l’immagine. Il puzzle è una metafora che simbolizza il distacco autistico: resta un insieme di frammenti anche quando sono incastrati. I movimenti stereotipati e l’autismo La ripetitività senza senso era riconosciuta già da Kraeplin come sintomo tipico della demenza precox. Stereotipie spesso eccessive negli autistici può costituite un problema serio se provoca autolesione (mordersi, sbattere la testa) più autolesionismo interpretato come desiderio di stimolazione sensoriale intensa non interpretata come dolore (nell’autismo eccesso di endorfine: sostanze con effetto analgesico). Le stereotipie delle persone normali: la presenza di altre persone, le fa diminuire, il comportamento è soggetto alle influenze ext perchè socialmente disapprovate. Negli autistici scarsa differenza tra comportamento privato e pubblico. Routine e rigidità Nell’autismo, routine elaborate del comportamento (unità più ampie e complesse di azione), consiste in qualcosa di più di un piccolo frammento di azione, comprende sequenze lunghe e complesse di pensieri o fissazioni su interessi specifici. Sono associate a rigidità, perseverazione e resistenza al cambiamento. Tutte le varietà di comportamenti stereotipati e perseverativo sono manifestazioni di un deficit nei processi centrali di pensiero; a causa di ciò gli autistici vivono le sensazioni come esperienze frammentate perciò pianificano ed eseguono le azioni in forma frammentata. L’azione suddivisa in unità che non sono parti del tutto. 1. perchè i frammenti di comportamento sono ripetuti all’infinito? La ripetitività è la condizione naturale dei sistemi di input/output; essa è naturalmente bloccata quando i prodotti di questi sistemi sono riconosciuti dal sistema di controllo centrale di alto livello, il sistema centrale dà chiusura, nell’autismo probabilmente c’è sganciamento tra strumenti centrali e periferici perchè i processi centrali di controllo sono troppo deboli per chiudere adeguatamente 2. perchè la ripetizione è così rigida? La flessibilità è qualità di un meccanismo che usa un contesto di livello superiore Incapacità di coerenza centrale e di cogliere il significato = distacco e frammentazioni in attività prive di senso. Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 23 di 30 20. la difficoltà di parlare con gli altri Una comunicazione con una persona autistica non è un tot insuccesso, anche se estremamente limitata: tipico distacco, profonda mancanza d’interesse per i motivi delle domande e effetti delle risposte sull’interlocutore; facilmente è costituita da domande dirette in cui domanda/risposta costituiscono delle piccole unità più ogni risposta è ridotta, conclusiva e interrompe il flusso della conversazione Che cosa c’è che non va nel linguaggio dei bambini autistici Nel linguaggio sono presenti molti aspetti della prestazione, richiede una vasta gamma di capacità nascoste: fonologia (capacità di elaborare suono verbali), sintassi (seguire le regole grammaticali), semantica (comprendere/creare significati), pragmatica (usare il linguaggio a scopo comunicativo. Anche bambini piccoli e Down presentano un disordine di comparsa di una vasta gamma di strutture sintattiche e grammaticali, ma nell’autismo gamma più ristretta di strutture grammaticali e linguaggio più ripetitivo e stereotipato. Può rivelarsi un ritardo nell’acquisizione del linguaggio conseguente però a problemi di comunicazione; il processo normale di acquisizione del linguaggio è favorito dal desiderio innato di comunicare in modo intenzionale, nell’autismo questo desiderio è ridotto. Come i bambini normali acquisiscono il linguaggio sentendolo parlare attorno), le nuove parole sono facilmente apprese se associate ad un ogg che ha rilevanza, ne colgono il significato preciso nella situazione in cui l’ogg è interesse condiviso con altre persone. Gli autistici non afferrano le situazioni in cui un argomento rilevante è ogg d’interesse anche di altre persone che pronunciamo la parola giusta al momento giusto (< opportunità di apprendimento); imparano parole pronunciate da qualcuno sganciandole dal contesto senza rendersi conto della loro associazione con l’evento in cui le hanno udite. Il ritardo nell’acquisizione può essere interpretato come conseguenza di un disturbo di comunicazione e non come problema linguistico specifico. Ecolalia: ¾ degli autistici che parlano (si osservano anche casi di afasia evolutiva o demenza), capacità che richiede un alto grado di competenza nell’elaborazione degli aspetti fonologici del materiale verbale più attenzione esclusiva ad esso isolandolo da tutti gli altri suoni e rumori. Le componenti del linguaggio che hanno > probabilità di essere ripetute sono il linguaggio rivolto direttamente al bambino, difficoltà a ripetere materiale registrato più situazioni ansiose ripete esortazioni fatte da genitori/insegnanti in passato. L’ecolalia rivela un evidente distacco tra sistema di elaborazione periferici e sistema centrale relativo al significato, il soggetto pone attenzione in modo selettivo al linguaggio e traduce il linguaggio udito in parlato in modo adatto, senza che questa elaborazione passi per il pensiero centrale. La semplice trasmissione del messaggio non arriva alla comprensione del messaggio stesso. Il bambino autistico pone attenzione solo a piccoli frammenti di informazione, una scarsa coerenza centrale preclude la capacità di apprezzare gli aspetti intenzionali più profondi della comunicazione. Linguaggio metaforico (idiosincratico): apprendimento verbale associativo che non è rilevante per alcun scambio verbale (espressioni idiosincratiche = espressioni bizzarre che si basano su singole associazioni, non si riferiscono a esperienze più vaste accessibili a chi parla/ascolta). I bambini autistici si ostinano a usare frasi bizzarre, molto più dei soggetto normali o con ritardo o disturbo specifico del linguaggio: è parte di un disturbo più vasto della comunicazione. Il linguaggio idiosincratico indica la mancanza d’interesse o bisogno di condividere con chi ascolta un contesto più ampio di interazione in cui entrambi siano coinvolti in modo attivo. L’informazione trasmessa non appartiene a un insieme globale e coerente, ma è un pezzo unico e indipendente. Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 24 di 30 Io/tu inversione pronominale: considerare la funzione deittica dei pronomi personali, il loro uso è relativo a chi parla/ascolta (l’inversione è normale nei bambini piccoli). Dati sperimentali dimostrano che gli autistici non si confondono riguardo l’identità fisica propria/altrui, sono soggetto a una spinta per una coerenza solo locale, ma non globale; mettono insieme solo una quantità limitata d’informazioni, non comprendono come i pronomi si riferiscano a sostantivi già usati o reciprocamente compresi da chi parla/ascolta, non sanno scegliere la persona più adatta alla coesione del discorso. Normalmente si controlla il significato di un messaggio da entrambi i punti di vista (emittente/destinatario), gli autistici hanno difficoltà a valutare i ruoli sociali. Difficoltà con i tempi dei verbi: l’autistico non coglie il contesto in cui è collocata l’espressione. Tutte queste difficoltà rivelano l’incapacità di valutare il significato più ampio che comprende le intenzioni del parlante, conseguenza di uno specifico deficit di comunicazione. Competenza semantica: esistono soggetto autistici che non presentano disturbi semantici rilevanti soprattutto se gli argomenti appartengono al loro campo d’interesse, ma normalmente si nota che c’è qualcosa di sbagliato nel modo in cui parlano, come incapacità di cogliere i significati sottili delle parole perchè restano a livello percettivo, di cogliere l’intenzionalità, le sfumature del significato. La scelta di un’espressione dipende dal contesto e intento comunicativo (incomprensibile per l’autistico). Gli usi del linguaggio nella comunicazione Studi su caratteristiche prosodiche del linguaggio (intonazione, altezza suoni, ritmo discorso), gli autistici presentano incompetenza in questi strumenti, possono passare improvvisamente dal bisbiglio all’urlo, come se non sapessero valutare il volume necessario per raggiungere l’ascoltatore. L’elemento tipico è la tot mancanza di variazione (linguaggio cantilenante, monotono). Nell’autismo la comunicazione intenzionale è disturbata rispetto alla semplice trasmissione dei messaggi, per cui non sono padroneggiati gli strumenti che consentono un livello sofisticato. Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 25 di 30 21. L’isolamento del bambino autistico L’incapacità sociale degli autistici si mostra evidentemente nelel interazioni a vie. Non sono tot privi di interessi e risposte sociali, per es. nella cura di sé e semplici abilità quotidiane (sicurezza per strada, attività domestiche vanno abbastanza bene), ma peggio nella comunicazione interpersonale (partecipare, collaborare, prendere in prestito, restituire); incapaci di apprezzare le reazioni emozionali degli altri e di esprimerle in modo significativo. Apprendere ad essere sociali Tutti gli autori concordano sul fatto che il disturbo sociale dell’autismo è duraturo nonostante i cambiamenti del comportamento. Verso 3-5 anni l’isolamento dal mondo degli altri è particolarmente netto, la famiglia sottolinea la mancanza di risposte emozionali. La difficoltà/assenza di linguaggio è un forte impedimento per la socializzazione più è difficile applicare l’approvazione/disapprovazione sociale perchè non sembrano capaci di valutare le intenzioni che stanno dietro a questi controlli del comportamento (x es. si rattristano dietro un piccolo rimprovero e ne ignorano uno importante). Dai 5 anni solitamente netto miglioramento delle abilità sociali, aumento della socializzazione anche se resta difficile apprendere come ci si comporta in modo appropriato con gli altri. Non provano senso di modestia, vergogna, colpa, il comportamento pubblico = a quello provato, non c’è comprensione dei tabù sociali. Il mito dell’evitamento dello sguardo: i soggetto autistici non distolgono lo sguardo, ma ciò che è disturbato nelle relazioni è che lo sguardo non è usato per la comunicazione (non incrocia né distoglie lo sguardo al momento giusto). Lo sguardo è importante nella comunicazione, appartiene alle competenze sociali, ci sono diversi tipi di sguardi e il significato risiede negli stati mentali condivisi dalle persone = incapacità di usare il linguaggio degli occhi è diverso dall’evitare lo sguardo, è strettamente legato alla consapevolezza delle altre menti. Le risposte sociali nell’infanzia Il bambino normale è capace di produrre risposte sociali fin dalla 1°infanzia, per es. sorriso, preferenza per facce umane, paura per estranei (indica capacità di discriminare volti diversi e di attaccamento per quelli familairi), protendersi verso madre, adagiarsi al suo corpo, grida di gioia, scambio di sorrisi, vocalizzi, risposte corporee. L’interazione reciproca cresce sempre più via via con apprendimento del linguaggio. Nell’autismo deficit di quell’impulso innato a socializzare, ma non sempre assenti i segni sociali. Questo deficit si trova anche nei ritardi mentali senza autismo, è possibile che sia proprio il ritardo mentale, più dell’autismo, responsabile delle scarse capacità di risposte sociali.. Attaccamento: si basa su reazione all’estraneo (gli effetti dell’attaccamento: netto aumento delle interazioni spontanee con madre, reazioni di disagio quando la madre va via e gioia quando ritorna). Situazione applicata con autistici di 2-5 anni, studi che non rivelano differenze con bambini ritardati non autistici: gli autistici mostravano un lieve ma significativo aumento di risposte sociali verso madre nel ricongiungimento. Attenzione condivisa: anche se non sono privi di risposte sociali, le loro interazioni hanno qualcosa di tipico. I soggetto normali a 10 mesi circa iniziano a indicare le cose alle persone probabilmente con scopo di condividere l’attenzione /funzione esclusivamente comunicativa), indicano che qualcosa è rilevante non solo per loro, ma anche per altre persone. L’attenzione condivisa manca nell’autismo, non mostrano mai l’atto di indicare, è la prova dell’incapacità di riconoscere le altre menti; se si desidera condivider ei propri stati mentali con un’altra persona, si comunica a parole o fatti ciò che è importante nel proprio vissuto, l’indicare Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 26 di 30 un ogg è più di una semplice informazione, è la scelta di un ogg come obiettivo di un particolare stato mentale. Il bambino autistico non fa distinzione tra ciò che sta nella sua mente e quella altrui e non si pone il problema di condividere un contenuto mentale: la presenza dell’attaccamento in soggetto autistici dimostra che sono in grado di distinguere persone familiari da estranee, quando riconosce l’esistenza degli altri in quanto singole persone, ma difficoltà a riconoscere che le altre persone abbiano menti indipendenti. La comprensione delle emozioni Gli autistici mostrano una specifica difficoltà nel riconoscere le emozioni (capacità indipendente da quelle intellettive generali, strettamente legata a un meccanismo innato che consente le relazioni affettive). Probabilmente questi bambini hanno una concezione inadeguata dei sentimenti perchè hanno una concezione inadatta di tutti gli stati mentali: incapacità di cogliere il modo in cui si possono esprimere i sentimenti, è parte di un deficit cognitivo più generale relativo al riconoscimento degli stati mentali. L’espressione delle emozioni: anche gli autistici fanno risatine felici o attacchi d’ira, sono prova della capacità di esprimere emozioni, si osserva una scarsa gamma di espressioni facciali, postura corporea rigida, voce monotona, mancanza di vero interesse per comunicazione. Gesti: l’autistico usa l’adulto o parte del suo corpo come strumento per es. per prendere un ogg più stranezza/povertà di gesti. Non fanno uso di gesti espressivi (usati nella comunicazione complessa per trasmetter estati della mente o sentimenti come imbarazzo, simpatia). Per esprimere sentimenti relativi alla propria valutazione di qualcosa è necessaria una comunicazione intenzionale (empatia). Empatia: il disturbo sociale dell’autismo non è né globale né statico, non si impegnano a condividere l’attenzione, comprendono con difficoltà i sentimenti e li esprimono in modo particolare = mancanza di empatia (indifferenza per problemi altrui, incapacità di offrire/ricevere conforto, sapere cosa pensa/prova un’altra persona, condividere reazioni emotive). Empatia intesa come riconoscimento delle differenze interpersonali e capacità di adottare lo schema mentale altrui. Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 27 di 30 22. pensare sulle altre menti La teoria della mente è un potente strumento mentale che ogni adulto normale possiede che fornisce la capacità di vedere relazioni tra i fatti ext e stati int della mente (capacità di mentalizzare = attività compulsiva, sembra impossibile non trarre inferenze cause/effetti del comportamento, probabilmente per il bisogno di assemblare l’informazione in un insieme coerente). L’esperimento di Sally e Anna: situazione in cui si verifica un evento di cui qualcun altro non è a conoscenza per valutare la capacità di mentalizzare. Lo sviluppo della teoria della mante è un processo che si protrae per lungo t, prima dei 3-4 anni i bambini normali non riescono a realizzare le implicazioni di una falsa credenza (stato mentale), non colgono la differenza tra la loro credenza e quella altrui, non credono che ne possano esistere di diverse. Nell’esperimento di Sally, la > degli autistici mostra incapacità ad elaborare l’inferenza. Nella mentalizzazione le informazioni di fonti diverse, il risultato del vedere, dire, ricordare sono messi insieme in un’interpretazione coerente. Se c’è un debole impulso alla coerenza, appare un insieme complesso di info frammentate. Contatto affettivo e teoria della mente Per sviluppare una teoria della mente è anche necessaria l’esperienza (avere esperienza di persone che hanno una relazione diversa tra loro e interessi diversi). Gli autistici sono caratterizzati da una particolar ingenuità: non hanno la tendenza a mettere insieme grandi quantità d’informazione, prendono il comportamento per quello che è, per le intenzioni che cambiano il significato del comportamento (inganno, adulazione, ironia) hanno difficili problemi d’interpretazione = interpretazione letterale, manca la comprensione delle sfumature di significato. In essi è presente solo la consapevolezza dell’esistenza di altre persone come agenti di eventi fisici; questo non è un disturbo globale, non tutte le interazioni sociali sono legate alla mentalizzazione, ma non potendo bene concettualizzare gli stati mentali non sanno entrare in empatia con stati mentali e sentimenti altrui. Il deficit di comunicazione intenzionale ordinaria = incapacità di rapportarsi affettivamente agli altri. Il deficit si rivela quando negli autistici dotati la comprensione del linguaggio e relazioni sociali resta letterale. Autismo e autocoscienza Il difficile sviluppo di una teoria delle mante produce un difficile sviluppo dell’autocoscienza. I bambini autistici hanno rappresentazioni appropriate del sé corporeo (riconoscimento persone/oggetti, familiari/estranei), ma scarsa autocoscienza nel senso dello sviluppo di una rappresentazione appropriata dl sé come gestore e manipolatore degli stati mentali. Gli altri non rappresentano dei compagni per la mente, non sono necessariamente preferibili alla compagnia delle cose prive di mente. La capacità di dare un senso alle altre persone è anche la capacità di dare un senso a se stessi, la teoria che si applica alla mente altrui coincide con quella che si applica alla propria (ci richiamiamo a stati mentali per spiegare una nostra azione). Le origini della teoria della mente Sviluppo della capacità di mentalizzare. Secondo gli studi di Leslie, la finzione è precursore di una teoria della mente. La mente del bambino già dalla nascita è dotata di una conoscenza fondamentale delle caratteristiche importanti del mondo, il neonato a un livello primitivo conosce concetti come tempo, spazio, Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 28 di 30 causalità, gli ogg e persone cui risponde in modo diverso. Per apprendere delle nozioni specifiche costruisce delle rappresentazioni di persone, cose, eventi che portano il mondo della mente. Ad 1 anno il bambino è capace di costruire rappresentazioni di rappresentazioni (meta rappresentazioni). Le rappresentazioni funzionano per il meccanismo distaccatore: è innato, matura dal 2°anno di vita, così si sviluppa la capacità di fingere e poi di mentalizzare, alla fine forma una teoria della mente tot matura. Nell’autismo sono disturbati mentalizzazione e gioco di finzione (spesso tot assente, passano gran parte del t in giochi orientati sulla realtà), la finzione è un aspetto fondamentale dello sviluppo normale. L’operazione di distacco consente di sospendere i criteri di riferimento, verità ed esistenza, è libero dai suoi normali doveri di riferimento alla realtà e diventa parte di altri pensieri. Spiegazione della triade dei disturbi di Wing Teoria di Leslie permette di spiegare 3 sintomi che costituiscono la triade dei disturbi di Wing riscontrati in tutti gli autistici: - Distrubi nelle relazioni sociali - Di comunicazione - Di gioco di finzione Per Leslie la teoria della mente e finzione hanno origine dallo stesso meccanismo che compare tardi. Ipotesi: danno neurologico molto specifico che colpisce questa componente dello sviluppo cognitivo 8perciò la diagnosi di autismo non prima dei 2-3 anni). La mancanza della teoria della mente dà senso a tutti i sintomi esaminati: i problemi di linguaggio (legato a semantica degli stati mentali), relazioni affettive (conseguenza dell’incapacità di rendersi conto di cosa significhi avere una mente e pensare, conoscere, avere sentimenti diversi da altri), apprendimento del comportamento sociale (acquisizione delle regole sociali), mancanza di attenzione condivisa (incapacità di considerare gli altri come individui con interessi simili o diversi), scarso uso del contatto oculare (incapacità di apprendere il linguaggio degli occhi o approccio inappropriato). Altri sintomi addizionali aldilà della triade (capacità intellettive e stereotipie) sono effetti di una disfunzione cognitiva centrale vista come un distacco, una spinta debole alla coerenza centrale di tutta l’informazione. Nell’autismo i vari elaboratori di stimoli specifici non mostrano un’assenza anomala di effetti di coesione, quest’assenza risulta solo a livello più alti del pensiero centrale (metarappresentazione). La capacità di mentalizzare è un congegno interpretativo unificante: spinge un’informazione complessa che deriva da fonti disparate a interarsi in un insieme che abbia significato. Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 29 di 30 23. una mente letterale Conoscere come si conosce Una forte spinta verso la coerenza di grandi quantità d’info è tipico di una mente normale e manca nell’autismo. Per gli autistici il mondo è imprevedibile. Come funziona la mentalizzazione: nell’elaborare info complessa di alto liv, la mente umana lavora come spinta da una forza coesiva centrale (spinta per coerenza), grazie a cui distinguiamo ciò che è rilevante, così pezzi rilevanti di info possono essere messi insieme in vista dello scopo prevalente di costruire senso. Normalmente cerchiamo interpretazioni coerenti all’int di un contesto più ampio che comprende le nostre esperienze sociali e culturali, per superare le interpretazioni frammentarie nella comunicazione quotidiana e dare priorità alle nostre ipotesi su cosa le altre persone possano pensare, conoscere, credere. Nell’autismo non c’è lo sforzo di dare coerenza all’interpretazione dell’input. Contesto e comunicazione Ciò che rende speciali gli esseri umani è l’andare aldilà della semplice trasmissione di info, ma condividere un ampio e incontrollato mondo int di relazioni e significati. Il contesto è l’ingrediente più essenziale e immediato di una comunicazione intenzionale. Nella comunicazione umana qualsiasi espressione può essere compresa propriamente solo se collocata nel contesto (costrutto psicologico sul mondo). L’interpretazione dipende da molti fattori (nfo su ambiente fisico, aspettative future, ipotesi scientifiche, credenze, ricordi…). Nell’autismo è utile adottare un modo letterale e comportamentale di comunicare, metter in risalto ciò che è importante, sviluppare con cura gli argomenti, reprimere le nostre intuizioni sui propri stati mentali e altrui perchè i soggetto non sanno mentalizzare. Antonella Bastone Sezione Appunti L’AUTISMO. SPIEGAZIONE DI UN ENIGMA Pagina 30 di 30 Indice 1. Teoria della mente 1 2. Che cos’è l’autismo? 2 3. Come fu identificato l’autismo 3 4. Le caratteristiche cardinali secondo Kanner 4 5. La lezione del ragazzo selvaggio 5 6. Il caso del ragazzo selvaggio dell’Aveynon (Victor) 6 7. Il caso Kasper Hauser 7 8. Il caso di Genie 8 9. Oltre l’incanto 9 10. Studi sulle popolazioni 11 11. L’incidenza del disturbo sociale grave nell’infanzia 12 12. La triade dei disturbi 13 13. Autismo e schizofrenia 14 14. Le radici biologiche 15 15. Cosa può esserci che non va nel cervello? 16 16. La catena causale 18 17. L’intelligenza nei bambini autistici 19 18. Le capacità spaziali e cosa c’è dietro 21 19. un mondo frammentato 22 20. la difficoltà di parlare con gli altri 24 21. L’isolamento del bambino autistico 26 22. pensare sulle altre menti 28 23. una mente letterale 30