Michela Chiappini Formatrice ADI Verona 23 Febbraio 2015 Il concetto di intelligenza Possiamo dire cosa significa essere intelligenti? Diverse accezioni del termine intelligenza: differenti implicazioni di valore e grado riferimento ad abilità diverse nelle diverse culture in alcune culture il termine intelligenza sottende anche dimensioni non cognitive. Una definizione significativa è quella fornita da E. Boncinelli ne Il cervello, la mente e l’anima,1999 . “Capacità di vedere connessioni e legami significativi tra cose diverse, anche molto distanti tra di loro. Una conseguenza quasi immediata può essere la capacità di cogliere l’essenza di una situazione, reale o immaginaria, e vederne tutte le implicazioni. (…) Questo può condurre tanto alla risoluzione di un problema quanto alla capacità di cavarsela egregiamente nella vita. (…)La persona di grande intelligenza risolve brillantemente i problemi che le vengono posti. Quella di intelligenza eccezionale i problemi se li pone da sola” Nella storia del pensiero occidentale la riflessione sul concetto di intelligenza si è sviluppata tra due dicotomie: 1. Intelligenza unica Intelligenza molteplice 2. Intelligenza innata e immutabile Intelligenza legata all’ambiente è coltivabile Ogni assunto ha implicazioni notevoli sulla definizione e sulle funzioni dell’intelligenza, sulla sua misurazione, oltre che sulla progettazione delle attività formative. Luoghi comuni: i test di intelligenza L’approccio psicometrico classico è ateoretico e pragmaticamente mira a individuare prove critiche che differenzino il comportamento intellettivo a diverse età. Questa visione dell’intelligenza potrebbe essere rappresentata con una metafora geografica,“ in cui il cervello è l’intelligenza ed è occupato da un gran numero di punti, alcuni un po’ più grandi, altri un po’ più piccoli. Un test di intelligenza si limita a pescare casualmente alcuni punti più grossi, ipotizzando che, trattandosi di un buon numero di punti, l’intero cervello ne venga descritto” (Cornoldi, 2007). Sensibilità all’intelligenza cristallizzata, ma non a quella fluida prove decontestualizzate, lontane dal quotidiano totale relativismo cultura buona correlazione tra punteggi nei test e successo scolastico: ma perché? Orientamenti recenti nell’uso dei test: misurare non tanto la performance attuale quanto le potenzialità di apprendimento identificare punti di forza e di debolezza in prospettiva educativa valutare la complessità dei processi sottesi alle diverse sub-scale (e.g. controllo attentivo, WMC, inibizione…) C. SPEARMAN (1904): intelligenza: abilità generale fattore g Uso sistematico dell’analisi correlazionale, dalla quale emerge per ogni abilità misurata la presenza di una componente centrale legata all’abilità generale (una sorta di “energia mentale”) e una componente specifica legata alle caratteristiche particolari della prova. J. PIAGET (1964): concezione unitaria, evolutiva, in cui lo sviluppo dell’intelligenza viene identificato con la capacità crescente di ragionare su entità astratte. Fasi di sviluppo del bambino L. THURSTONE (1938): elabora una teoria multifattoriale, basata sull’ipotesi dell’esistenza di differenti forme di intelligenza primaria, individuando sette fattori, distinti ma correlati: • Comprensione verbale • Fluidità verbale • Abilità numerica • Memoria • Velocità percettiva • Ragionamento induttivo • Visualizzazione spaziale. Riconoscono molteplici forme di intelligenza, ma anche fattori organizzativi e di sintesi. P. VERNON (1971): elabora un modello gerarchico, per cui dal fattore G derivano fattori primari, secondari e specifici. J. CARROLL (1993): teoria a tre strati. Strato III più elevato; strato II con 8 abilità ampie e strato I con molti fattori specifici R. CATTELL e J. HORN (1971): elaborano una teoria concettualizabile in chiave gerarchica. G composto di due componenti, ordinate gerarchicamente: intelligenza fluida e intelligenza cristallizzata H. GARDNER (1983, 1999) ritiene che il cervello abbia sviluppato, nel corso dell’evoluzione, dispositivi diversi di elaborazione della informazione che corrispondono a facoltà multiple e distinte: 1. Linguistica 2. Logico-matematica 3. Spaziale 4. Musicale-ritmica 5. Corporeo-cinestetica 6. Interpersonale 7. Intrapersonale 8. Naturalistica 9. Esistenziale Due ragazzi camminano in una foresta. Sono molto diversi l'uno dall'altro. Gli insegnanti del primo lo considerano intelligente, cosa che pensano anche i suoi genitori: il risultato è che lui stesso ne è convinto. Ha punteggi alti nei test, prende bei voti e può presentare attestati di studio che nella sua vita scolastica lo porteranno lontano. Non sono in molti invece a considerare intelligente il secondo. I suoi punteggi ai test non sono un granché e i suoi voti non sono così alti, in generale tutti i suoi attestati hanno un valore minore. Camminando nella foresta i due ragazzi incontrano un problema, e cioè un gigantesco, furioso orso grizzly dall'aria affamata, che carica diritto su di loro. Il primo ragazzo calcola che il grizzly li raggiungerà esattamente in 17,3 secondi e viene preso dal panico. In questo stato, guarda il secondo ragazzo che, con assoluta calma, si toglie gli scarponi da montagna e si infila le scarpe da jogging. Il primo ragazzo dice al secondo: «Tu sei pazzo. È impossibile riuscire a correre più forte di quel grizzly!». Il secondo ragazzo replica: «È vero. Ma mi basta solo riuscire a correre più in fretta di te!» (Sternberg e Spear-Swerling, 1996, pag.17) Secondo R. J. STERNBERG (1997,2004), l’intelligenza si applica a diversi ambiti, in cui gli individui si differenziano: 1. Ambito analitico 2. Ambito creativo 3. Ambito pratico analitico creativo pratico Analisi Giudizio Valutazione Confronto Creazione Scoperta Produzione Immaginazione Uso di strumenti Applicazione e piani a livelli pratici SALOVEY e MAYER (1990) proposero per primi la definizione di “intelligenza emotiva”, ampliando la concezione dell’intelligenza fino a includere cinque abilità: 1. Consapevolezza delle proprie emozioni 2. Controllo delle emozioni 3. Capacità di ritardare la gratificazione e reprimere gli impulsi 4. Riconoscimento delle emozioni degli altri 5. Capacità di gestire le relazioni sociali controllando le emozioni degli altri D. GOLEMAN (1995) rielabora e integra questa analisi Caratterizza l’intelligenza nei termini delle funzioni cognitive che rendono possibile a un sistema di interagire in modo adeguato con il suo ambiente. Orientata alle spiegazioni causali, all’analisi dei processi mentali e all’analisi del compito indaga i principi strutturali sottostanti all’intelligenza che spiegano l’efficienza nelle varie operazioni mentali (velocità di elaborazione dell’informazione, memoria a lungo termine) Problemi aperti: il ruolo delle funzioni esecutive Attenzione e inibizione: focalizzare l’attenzione sulle informazioni rilevanti, processarle, inibire le informazioni irrilevanti Task management: organizzare i processi in compiti complessi che richiedono di spostare l’attenzione fra compiti o fra componenti all’interno di uno stesso compito (shifting) Pianificazione: pianificare sequenze di compiti per il raggiunger un obiettivo Monitoraggio degli step nei compiti sequenziali Codifica delle rappresentazioni per luogo e tempo di comparsa La teoria di Gardner propone l’educazione centrata sull’individuo, al fine di esplorare e sviluppare il potenziale di ognuno nei diversi ambiti del talento intellettivo. Il Project spectrum nasce nel 1984 presso la Harvard University. Propone programmi di intervento didattico rivolti a bambini tra i 5 e i 7 anni, con l’obiettivo di valutare lo spettro delle loro potenzialità intellettive e di allestire un ambiente scolastico che ne consenta sviluppo e potenziamento, anche in ambiti estranei alle tradizionali abilità scolastiche (ad esempio, musica o psicomotricità). La teoria triarchica di Sternberg è mirata a incrementare non tanto ambiti differenziati del talento, quanto differenti utilizzi della conoscenza umana, per finalità analitiche, creative o pratiche. La teoria dell’intelligenza emotiva, partendo dall’assunto che il buon funzionamento della nostra mente dipenda dal giusto equilibrio tra abilità cognitive ed emotive, si focalizza dell’ importanza dell’“alfabetizzazione emozionale”, intesa come educazione esplicita delle competenze sociali ed emotive. L’intelligenza è un costrutto elusivo, di difficile definizione, non solo in quanto i fenomeni sono vastissimi e diversi, ma anche perché sono in costante divenire. • L’universo delle capacità cognitive è amplissimo e in continua espansione: a ogni invenzione umana (stampa, computer, etc.) corrisponde l’emergere di nuove capacità. • Sono sfumate le linee di demarcazione tra le diverse abilità cognitive o addirittura tra queste e altre caratteristiche umane, quali la motivazione, il temperamento, la sfera emozionale, lo stile cognitivo, etc. “Cosa vediamo quando osserviamo un’abilità in azione? Vediamo più abilità – forse tutte le abilità – e vediamo molte altre cose: motivazione, impulso, sensazioni, e così via. Perciò le abilità non sono segmenti di comportamento, ma astrazioni che noi applichiamo a un visibile flusso di comportamenti.” (Horn e Noll, 1994, pag. 154) Gli ostacoli alla piena realizzazione del potenziale intellettivo provengono non solo dal contesto di apprendimento e dalla struttura dei problemi quotidiani, ma da molte variabili non cognitive che condizionano la performance dei pensatori (Sternberg e SpearSwerling, 1996). Allo stato attuale delle conoscenze psicologiche sembra di poter concludere che sia possibile influire, almeno in parte, sullo sviluppo dell’intelligenza umana. Non si identifica tuttavia una chiave di accesso univoca alla stimolazione intellettiva, ma il miglioramento sembra essere correlato all’intervento su diversi livelli, quali ad esempio abilità specifiche, componenti cognitive di base, abilità metacognitive. Cruciale la promozione della capacità di riflettere sulle proprie abilità e sulla propria mente, ma più in generale di pensare se stessi come persone dotate di punti di forza e di debolezza, in grado di sviluppare strategie volte a superare le difficoltà e migliorare il proprio funzionamento.( METACOGNIZIONE) L’apprendimento avviene per mezzo dell’interazione tra vari fattori: caratteristiche individuali del bambino (ad es. temperamento, motivazione, aspettative, attitudini e preferenze) competenze cognitive(ad es. memoria, linguaggio, attenzione) capacità di autoregolazione caratteristiche del materiale o delle abilità da apprendere caratteristiche della qualità dell’istruzione(ad es. scelte didattiche e capacità di comunicazione dell’insegnante) L’ apprendimento può essere considerato: Costruttivo Strategico Interattivo 1.L’apprendimento costruttivo: a. L’apprendimento viene costruito: la conoscenza non è semplicemente registrata o recepita b. L’apprendimento è influenzato dalla conoscenza precedente e da come questa è organizzata c. L’apprendimento si organizza in schemi, cioè strutture astratte di conoscenza che si formano attraverso l’esperienza e diventano automatiche 2. Apprendimento strategico: una strategia è una modalità, procedura per affrontare un compito in vista di un obiettivo da raggiungere le strategie sono intenzionali e controllate dal bambino (anche se con l’esperienza possono diventare automatiche) le strategie possono essere apprese e si modificano con l’esperienza e con l’età e lo sviluppo del bambino Nell’apprendimento strategico le strategie sono abilità che aiutano il bambino a gestire il proprio apprendimento puntando sull’autonomia e l’autoregolazione 3. L’apprendimento interattivo: interazione tra conoscenze vecchie e conoscenze nuove interazione fra processi cognitivi, aspetti emotivi, motivazione, modalità didattica I disturbi dell’apprendimento: una definizione – I Gruppo eterogeneo di disturbi che si manifestano con significative difficoltà nell’acquisizione e nell’uso di capacità quali l’espressione, la lettura, la scrittura, il ragionamento e il calcolo Tali disordini, che sono intrinseci all’individuo, si presume che siano dovuti a disfunzioni del sistema nervoso centrale e che possano manifestarsi durante tutto l’arco della vita. Problemi nell’autoregolazione dei comportamenti, nella percezione sociale e nelle interazioni sociali possono coesistere con i disturbi di apprendimento, ma non possono costituire essi stessi una difficoltà di apprendimento. Sebbene le difficoltà di apprendimento possano coesistere con altre condizioni di handicap (ad esempio impedimenti sensoriali, ritardo mentale, disturbi sociali ed emotivi) o con altre condizioni estrinseche (come differenze culturali, istruzione insufficiente o inappropriata) esse non sono il risultato di tali condizioni o delle influenze di queste. National Joint Committee on Learning Disabilities, 1988 Questa definizione: considera i disturbi di apprendimento non solo in relazione al periodo scolastico ma all’intero arco di vita riconosce la natura eterogenea dei disturbi di apprendimento ammette l’ipotesi di una disfunzione del sistema nervoso centrale distingue i disturbi specifici di apprendimento dai disturbi di apprendimento associati o conseguenti ad altre condizioni La Consensus Conference (2007): Riconosce nella “specificità” la principale caratteristica dei DSA Individua nella “discrepanza” tra abilità nel dominio specifico e livello intellettivo generale il principale criterio per l’individuazione del DSA Riconosce il carattere neurobiologico dei deficit che caratterizzano i DSA Implicazioni: misure standardizzate esclusione la presenza di altri fattori I disturbi specifici dell’apprendimento : Caratteristiche generali Compromissione significativa e persistente della funzione interessata (-2ds) Capacità intellettive nella norma(entro 1ds) Assenza di deficit sensoriali Assenza di danno neurologico Assenza di disturbi relazionali (primari) Presenza di normali opportunità educative I DSA vanno distinti dalle normali variazioni nel rendimento scolastico. Perciò è importante considerare: la qualità dell’istruzione ricevuta dal bambino il contesto ambientale e familiare di provenienza del bambino tutte le possibili cause della difficoltà di apprendimento I DSA si modificano nel corso del tempo e la gravità del disturbo deve essere valutata in relazione all’età del soggetto I DSA sono un gruppo eterogeneo di disturbi; occorre conoscere un sistema di classificazione dei disturbi Familiarità per il disturbo nel 60-70% dei casi Prevalenza accentuata nei maschi Consistente associazione tra i diversi DSA Eterogeneità dei quadri funzionali Eterogeneità dei profili di sviluppo Associazione con altri disturbi psicopatologici Disturbi di lettura (dislessia) Disturbi dell’espressione scritta Disturbo specifico di comprensione del testo scritto Disturbi dell’apprendimento matematico Disturbo delle competenze visuo spaziali(disturbo dell’apprendimento nonverbale) Cornoldi(2007) ha proposto una classificazione sulla base di due dimensioni: contenuti dell'apprendimento: su base linguistica o su base matematica e visuo-spaziale grado di controllo cognitivo necessario: apprendimenti che implicano processi a basso controllo e maggiormente automatizzabili (decodifica, ortografia, calcolo, visualizzazione) e apprendimenti che implicano processi ad alto controllo (comprensione del testo, espressione scritta, soluzione di problemi, elaborazione attiva di immagini) La psicologia cognitiva e la neuropsicologia clinica hanno messo in evidenza come i processi cognitivi complessi (ad esempio la lettura) possono essere analizzati in relazione alle specifiche componenti messe in gioco e possono essere scomposti in singole operazioni La corretta valutazione di un eventuale disturbo cognitivo è pertanto legata alla identificazione delle specifiche funzioni o ai processi che possono essere coinvolti Si analizzano i seguenti : Funzioni esecutive Attenzione Memoria di lavoro Consapevolezza fonologica Metacognizione Velocità di elaborazione 1. Livello biologico Fattori genetici Malformazioni corticali Anomalie attivazioni Pet e MRI 2. Livello cognitivo Difficoltà di elaborazione verbale, visiva, temporale 3. Ambiente Contesti socio-culturali ed emotivi inadeguati Tipo di ortografia Metodi di insegnamento inadeguati I bambini con DSA hanno spesso: 1. Un concetto di sé più negativo (Tabassam e Grainger, 2002) 2. Provano più ansia e hanno poca autostima (Hall, Spruill e Webster, 3.Tendono a sentirsi meno responsabili del proprio apprendimento (Anderson-Inman, 1999 4.Tendono a persistere poco ovvero ad abbandonare il compito alle prime difficoltà (Bouffard e Couture, 2003) 2002) 1. Fallimenti attribuiti alla mancanza di abilità (“Non sono bravo..) 2. Percezione di non potere fare nulla per cambiare Talvolta è associata a una continua ricerca di conferme da parte dell’adulto (‘sono stato bravo ?’che voto mi dai ?’) o a rabbia verso genitori o insegnanti Accusati di non aiutare (‘ce l’hanno con me!) 3. MANCANZA DI CONTROLLO = io non posso fare niente per sottrarmi al fallimento o per migliorare sbaglierò sempre, quindi è meglio non applicarsi e rinunciare INTERVENIRE STRUMENTI COMPENSARE ASPETTI EMOTIVI RELAZIONALI DISPENSARE 1. Andare a modificare lo stile attributivo dell’alunno 2. Puntare a promuovere la sua motivazione 3. Accogliere la sua difficoltà Definizione: Processi attraverso i quali ogni individuo analizza i suoi successi o insuccessi per capire: 1. Chi o che cosa è responsabile della riuscita o meno di compiti di diverso tipo 2. Ricercare cause di quello quotidianamente nella vita 3. Sono riflessioni inconsapevolmente che che ognuno ci di succede noi fa Presenza o assenza di: 1.IMPEGNO (interna – instabile – controllabile) 2.CAPACITA’ 3.AIUTO (interna – stabile – incontrollabile) (esterna – instabile – controllabile) 4.FACILITA’ (esterna – stabile – incontrollabile) 5.FORTUNA (esterna – instabile – incontrollabile) E’ lo schema personale e tendenzialmente stabile di attribuzioni con il quale ciascun individuo spiega i propri successi o insuccessi Ciascuno stile attributivo si caratterizza per la scelta di una causa per spiegare gli eventi Alcuni stili sono più funzionali all’apprendimento e altri meno 1. Esperienze passate (ripetuti fallimenti possono far imparare che non esiste alcuna relazione tra impegno e risultato) 2. Dallo stile attributivo di insegnanti e genitori Il rapporto tra attribuzioni dei bambini e degli adulti di riferimento dipende : 1. dalla tendenza dei bambini a inferire le attribuzioni degli adulti partendo dalle loro risposte di tipo emotivo in caso di successo o insuccesso COLLERA: indicherebbe che l’adulto pensa che il bambino non si è impegnato ma che potrebbe farcela COMPASSIONE: rivela la credenza di mancanza di abilità e la preclusione di ogni possibilità di miglioramento 2. dalla teoria dell’intelligenza degli adulti di riferimento 1. 2. 3. 4. 5. Stile Stile Stile Stile Stile Impegno Strategico Abile Depresso Negatore Pedina E’ quello stile attributivo che riconosce l’importanza dell’impegno inteso come capacità di usare strategie adatte affinché il compito possa essere risolto con successo (“strategico” in quanto porta alla ricerca e all’uso di strategie efficaci per riuscire in un compito) Tendenza ad attribuire il successo all’impegno e l’insuccesso alla mancanza di impegno IN CASO DI SUCCESSO: Conferma dell’efficacia delle strategie scelte e applicate Consente di mantenere un buon livello di fiducia nelle proprie possibilità e la percezione di poter controllare personalmente la situazione IN CASO DI FALLIMENTO: Pensare di non aver fatto abbastanza per riuscire Ovvero di non aver usato le strategie più adatte al tipo di compito Un senso di incapacità appreso attraverso esperienze fallimentari vissute come il riflesso della propria mancanza di abilità Accompagnata da aspettative di: INEVITABILE FALLIMENTO SENSAZIONE CHE NON SIA POSSIBILE FARE NIENTE PER AFFRONTARE POSITIVAMENTE LA SITUAZIONE La scelta della causa per spiegare i propri successi/insuccessi influenza l’apprendimento scolastico perché influenza la probabilità di usare strategie adeguate per risolvere un compito. La spiegazione del perché si riesce o si fallisce rappresenta un aspetto importante della vita di uno studente: dalla risposta data, si costruiscono e dipendono i comportamenti successivi (Weiner, 1979) 1. 2. 3. Tende a lavorare per migliorare le proprie competenze piuttosto che per dimostrare le proprie abilità Persiste nel cercare di portare a termine le attività proposte Anche di fronte a difficoltà che si possono presentare nell’esecuzione Dweck, 2000 1. 2. 3. 4. 5. Possono mostrare disinteresse Possono presentare scarso impegno verso le attività proposte Tendono a non sforzarsi in situazioni che richiedono un alto carico cognitivo Abbandonano facilmente il compito Rischiano di non sviluppare abilità anche se le possiedono De Beni e Moè, 1995 Stipek, 1996 SCOPO: Portare il bambino, già a partire dalla scuola dell’infanzia, a riconoscere l’impegno come causa principale dei propri successi o insuccessi abituandolo ad essere responsabile in prima persona In QUALI CASI? 1. Bambini che attribuiscono successi e insuccessi principalmente a cause esterne 2. Bambini che valutano in scarsa misura il ruolo del loro impegno personale nel portare a termine compiti scolastici e non A QUALE ETA’? Importanza di un intervento precoce Lo stile individuale che riconosce l’importanza dell’impegno tende a stabilizzarsi e a mantenersi tale per tutta la vita a partire dagli 8-10 anni (Frieze e Snyder, 1980; De Beni, Moè e Ravazzolo, 1998; Skinner, 1990) con giovani adulti (De Beni e Moè, 1997) e con anziani (De Beni, 1993; Cornoldi e De Beni, 1995) si possono fare interventi efficaci 2.Più strutturato: 1. Interventi strutturati: Da proporre nel caso in cui il bambino attribuisca i propri successi/insuccessi principalmente a cause esterne Svolto mediante schede che gli insegnanti propongano prima, durante e dopo lo svolgimento di un compito 3.Interventi meno strutturati: Più legato a situazioni particolari Da utilizzare nel caso in cui il bambino non riconosca il ruolo dell’impegno in determinate Nel caso in cui l’insegnante si accorga che il bambino in situazioni reali presenti talvolta modalità attributive che riconoscono poco il ruolo dell’impegno Fornire subito al bambino un feedback ad hoc, legato a quella particolare situazione specifica 1. 2. 3. CONTINGENTE SPECIFICO CREDIBILE 1. 2. 3. 4. 5. Erogato a tutti in maniera indipendente dal risultato A parità di risultati alcuni premiati altri no Si riferisce alla prestazione in sé piuttosto che al miglioramento rispetto ai risultati precedenti Sostiene la competitività e il confronto con i compagni piuttosto che focalizzarsi sul lavoro del singolo Sottolinea il compiacimento dell’adulto piuttosto che l’impegno del ragazzo “Tu hai detto che sei riuscita bene perché la storia letta era facile…” “A me sembra di aver visto che ti impegnavi, eri attenta, concentrata, interessata sia mentre la ascoltavi sia mentre lo raccontavi..” 1.Ripetere 2.Invitare la risposta del bambino alla riflessione sul lavoro svolto, sulla strategie usate e guidare il bambino alla consapevolezza che il successo dipende da lui Sottolineare l’importanza dell’impegno strategico dicendo ad esempio: “Oggi vi ho visto lavorare con molto impegno. Ho visto che prima di iniziare a scrivere avete letto la consegna senza distrarvi. Ho visto che alla fine, prima di consegnare, avete controllato il compito. Bene, continuate così, a lavorare con molto impegno” Come evidenziato da Feuerstein e Vigotskij l’ intelligenza umana è sviluppabile ed adattabile. Non si può infatti parlare di un concetto unitario di intelligenza legato al QI ma si dovrebbe parlare di una forte differenza tra le risorse interne all’ individuo e i comportamenti manifesti (Minuto:2008) Pertanto si lascia alla sinergia tra scuola e famiglia il compito di osservare, riconoscere e implementare emotivamente queste possibilità dell’ individuo di sfruttare al meglio le proprie risorse. Le risorse di tutti i ragazzi ed in particolare dei DSA dovrebbero quindi essere individuate e poi abilitate all’ uso attraverso la scoperta e la sperimentazione per giungere ad un apprendimento personalizzato e fruibile. Gli stimoli che arrivano dalla famiglia e dagli insegnanti dovrebbero essere un esempio di quel percorso che poi il ragazzo sarà reso capace di intraprendere in modo autonomo. Infatti l’ insegnante e la famiglia dovrebbero 1. Riconoscere le difficoltà 2. Condividere idee di intervento dopo la diagnosi 3. Valutare l’ esistenza di possibili barriere fisiche e non nell’ambiente 4. Valutare tutti i requisiti necessari in ogni materia 5. Preparare insieme un piano di studio che metta in luce le aree di intervento, le difficoltà ed i punti di forza dei ragazzi DSA. 6. Sarà poi compito dell’ insegnante pianificare interventi mirati per ogni materia che verranno trasmessi all’alunno evitando un processo di mothering ma fornendo gli strumenti strategici e un metodo di studio. Questo percorso verrà monitorato, condiviso e migliorato grazie al dialogo tra le parti interessate. Le strategie di memorizzazione e di studio sono alla base di un apprendimento efficace. ( De Beni, Cornoldi,1993) Imparare a studiare non rende solo i ragazzi più autonomi, ma diminuisce sensibilmente il rischio di frustrazione e bassa autostima. Soprattutto il soggetto DSA deve essere in grado di riconoscere le sue abilità di fronte ad un nuovo compito ed affrontarlo strategicamente, riattivando laddove possibile le esperienze pregresse. Questo per dare ordine, un senso di direzione e di sicurezza che sono prerequisiti fondamentali per un effective learning . Parlando di metacognizione Reid la definisce « thinking about thinking» e secondo Flavell(1979) essa rende l’ apprendimento più consapevole e significativo. Alcune delle aree connesse allo sfruttamento delle risorse cognitive disponibili e alla realizzazione di strategie di studio sono: 1.La concentrazione 2.La capacità di autovalutazione 3.Strategie di preparazione ad una prova 4.Sensibilità metacognitiva (De Beni, Cornoldi) L’ insegnante ha come ruolo quello di essere flessibile. Harmer ( 2006) parla di insegnante facilitatore, tutor, mediatore e questo rientra nella complessa rete di competenze che andrebbero sviluppate in un life-long learning process. Anche in una famiglia come a scuola le ansie ed i traumi possono essere archiviati in un bagaglio di esperienze negative ma non traumatiche se si hanno due principali elementi: 1.Capacità di ascolto 2.Analisi autentica dei bisogni dell’ altro Di conseguenza l’ insegnante efficace è colui che con autorevolezza guida il ragazzo nel suo percorso di apprendimento dandogli strumenti e metodi che se ben assimilati potranno garantirgli un’ autonomia reale. 1. 2. 3. a. b. c. d. e. f. Organizzare il lavoro Imparare a prendere appunti in classe Imparare a studiare : Sottolineare Annotare Schematizzare Piano di ripasso Ripetizione guidata Feedback In classe l’ insegnante dovrebbe pertanto esplicitare gli obiettivi, pianificare con gli studenti un metodo di lavoro sul compito e preferire un insegnamento democratico e cooperativo. Infatti Nunan( 1998) sottolinea l’ importanza di un self- directed teaching in cui i ragazzi sono attori nel processo di apprendimento che si svolge prevalentemente alternando lezioni frontali con group and peer work o problem solving. Per concludere ogni attività andrebbe monitorata e autovalutata dai ragazzi, per arrivare ad una valutazione formativa. ( Hedge : 2006) Come sottolineato precedentemente uno degli obiettivi dell’ utilizzo di strategie metacognitive risiede nella necessità di rendere i ragazzi DSA più autonomi. E’ altrettanto la vero comprensione dei se si pensa processi agli cognitivi effetti che coinvolti nell’ apprendimento hanno sull’ autostima . I ragazzi DSA, spesso con diagnosi tardiva nelle classi di scuola secondaria superiore, hanno accumulato esperienze demotivanti e negative che li hanno portati a non sentirsi intelligenti o a non entrare in relazione con gli altri. (Schneider:2003) Pertanto è proprio un’ atteggiamento negativo verso l’ apprendimento a portare anche a rabbia o atteggiamenti oppositori che potrebbero far etichettare il ragazzo DSA come aggressivo. Essere accettati e motivati attraverso l’ iterazione con i compagni rispettando i tempi emotivi permette al ragazzo di aprirsi e partecipare alle attività. ( Scneider:2003) Anche in questo caso il dialogo con la famiglia è fondamentale. I genitori sono un punto di riferimento essenziale per i ragazzi, per cui la loro osservazione dei comportamenti dopo la scuola rilevazione di disagio scolastico. può permettere la Per concludere, se i ragazzi DSA vedono nell’ insegnante una minaccia (dovuta magari ad eccessivo autoritarismo o alla paura di essere giudicati) la loro performance risulterà di livello inferiore anche perché associata ad attribuzioni emozionali negative già formate sul sé. ( Wells:2002) Anche in questo caso la scuola e la famiglia possono collaborare nel tentativo di modificare lo stile di insegnamento nel professore e attributivo nel ragazzo. Tra gli strumenti compensativi citati nella normativa si ricordano per l’ area matematica : 1. La calcolatrice 2. La tavola pitagorica 3. Mappe e schemi 4. La linea dei numeri Tra gli strumenti compensativi per l’ area linguistica si hanno: 1.La 2.Il sintesi vocale correttore ortografico 3.Le mappe o schemi 4.Libro Ad con immagini ( pictorial/ visual) esse si affiancano le misure dispensative, che riguardano aree di difficoltà per i ragazzi DSA. Esse comprendono la lettura a voce alta, il calcolo a mente e la correzione degli errori ad esse conseguenti anche nel testo scritto. Le tecnologie sono un aiuto fondamentale per l’ apprendimento. Si possono scegliere software sempre più complessi che vanno da quelli a pagamento (es. Anastasis ed Erickson) a quelli open source. Lo sviluppo di queste nuove risorse da la possibilità all’ insegnante di diventare un trampolino per l’ alunno DSA ( Stella:2010) Infatti partendo dalla conoscenza e corretto uso dei software il ragazzo potrà lavorare autonomamente anche a casa superando difficoltà complesse, perseguendo pertanto obiettivi raggiungibili ( Lucangeli: 2012) Nei paesi anglosassoni in genere si considerano disortografia e disgrafia come tipi di dislessia, anche per la forte comorbidità. Si includono però nei DSA anche: disturbo specifico del linguaggio (F80.0-F80.2/315.3) disprassia disturbo dell'elaborazione auditiva disturbo dell'apprendimento non verbale Tutti questi disturbi, colpendo direttamente o indirettamente l’area linguistica, per lo meno nella sua forma scritta, sono di ostacolo all’apprendimento di una lingua straniera (o ALS), come e più che non nel caso della lingua materna o di una lingua seconda. Infatti, l’apprendimento di una lingua straniera in un ambiente guidato presenta di per sé numerosi svantaggi rispetto all’apprendimento di una lingua acquisita in modo naturale e spontaneo, perché: 1.L’ambiente è artificiale e poco motivante 2.Gli scopi di utilizzo sono in genere deboli 3.Il tempo di esposizione e di elaborazione della lingua è limitato 4.Il docente, fonte principale di input linguistico, è spesso nonmadrelingua (Non Native teacher) LA DISLESSIA: E’ il DSA più diffuso e più studiato, e anche il più pervasivo. E’ una difficoltà tipicamente associata con l’apprendimento e la conoscenza linguistica, che può colpire l’abilità dell’apprendente nella lettura, nella scrittura e/o nell’ortografia. Più che a problemi di identificazione grafica, è dovuta principalmente a difficoltà di decodifica fonologica. IMPLICAZIONI PER L’ALS: Le implicazioni per l’apprendimento della LS sono molteplici: Difficoltà di memorizzazione dei vocaboli Difficoltà di analisi grammaticale Difficoltà di pronuncia Difficoltà di lettura (lentezza, confusione tra diverse parole, mancata comprensione del testo, ecc.) Difficoltà di scrittura (soprattutto nell’ortografia) LA DISGRAFIA: E’ un disturbo specifico della scrittura nella riproduzione di segni alfabetici e numerici; può essere legata ad un quadro di disprassia, può essere secondaria ad una lateralizzazione incompleta, è caratterizzata dalla difficoltà a riprodurre segni alfabetici e numerici e infine riguarda esclusivamente il grafismo. Potrebbe essere collegata ad un’anomalia cerebellare che colpisce la motilità fine. IMPLICAZIONI PER L’ALS: Chiaramente la disgrafia incide sull’apprendimento di una LS, ma soltanto nella resa dei segni della L1, rimangono solo le difficoltà generali già riscontrate riguardo a quest’ultima. LA DISORTOGRAFIA: La disortografia è la difficoltà a tradurre correttamente i suoni che compongono le parole in simboli grafici. Può derivare da una difficoltà di linguaggio, da scarse capacità di percezione visiva e uditiva, da un’ organizzazione spazio-temporale non ancora sufficientemente acquisita, da un processo lento nella simbolizzazione grafica. Essa si presenta con errori sistematici che possono essere così distinti: 1. Confusione tra fonemi simili (es. /f/ e /v/, /l/ e /r/, /t/ e /d/) 2. Confusione tra grafemi simili (es. /b/ e /d/, /q/ e /p/, /C/ e /G/) 3. Omissioni (es. di un segmento delle doppie (leto per letto) , di una parte di un dittongo (ovo per uovo) , di parte di un gruppo consonantico (catare per cantare) 4. Inversioni (es. Gevona per Genova, sefamoro per semaforo) IMPLICAZIONI PER L’ALS: Come la dislessia (con cui presenta una forte comorbidità), può avere gravi conseguenze sull’apprendimento di una LS, specialmente se essa ha una grafia opaca, cioè se la corrispondenza grafema/ fonema presenta forti irregolarità (v. sotto). IL DISTURBO SPECIFICO DELLA COMPITAZIONE: E’ una difficoltà nello sviluppo delle abilità di compitazione, cioè di suddivisione in sillabe delle parole; solitamente è associato a problemi di disgrafia ma non fonetici. Le abilità di pronunciare e scrivere correttamente le parole sono entrambe compromesse. IMPLICAZIONI PER L’ ALS: Il disturbo della compitazione, compromettendo le capacità di pronunciare e di scrivere correttamente le parole, va a colpire sia la produzione orale che quella scritta della LS, soprattutto per quanto riguarda la combinazione e sequenziazione dei grafemi e dei fonemi. LA DISCALCULIA: E’ una difficoltà specifica nell’apprendimento del calcolo che si manifesta nel riconoscimento e nella denominazione dei simboli numerici, nella scrittura dei numeri, nell’associazione del simbolo numerico alla quantità corrispondente, nella numerazione in ordine crescente e decrescente, nella risoluzione di situazioni problematiche. IMPLICAZIONI PER L’ ALS: L’influsso sull’apprendimento di una LS non è diretto, ma molte delle funzioni linguistiche di base implicano l’uso dei numeri e del calcolo numerico (es. denaro, ora e data, età, pesi e misure, quantità, distanze, direzioni, destra e sinistra). PERCHE’CI CONCENTRIAMO SOPRATTUTTO SULLA DISLESSIA? A. E’ il disturbo più comune B. E’ anche il più rappresentativo C. E’ quello che crea maggiori difficoltà nell’ALS D. E’ pertanto il più studiato in generale E. C’è spesso comorbidità tra gli altri disturbi e la dislessia LA COMPETENZA FONOLOGICA La competenza fonologica, o coscienza fonemica, è l’abilità metalinguistica che permette all’individuo di analizzare il parlato in unità sonore dal valore distintivo (e cioè, in ultima analisi, semantico), che chiamiamo fonemi (es. essere consci che le due parole sole e sale si distinguono soltanto per il primo suono vocalico, e cioè per la sostituzione del fonema /o/ con il fonema /a/). Lo sviluppo della competenza fonologica è strettamente legato alla letto-scrittura, in quanto il linguaggio scritto può essere compreso solamente se si parte dal rapporto esistente tra il segno sonoro (il fonema o, in una scrittura sillabica come quella giapponese, la sillaba) e quello grafico (il grafema). Si possono identificare due processi di lettura: 1. La lettura decifrativa o strumentale, che implica la mera transcodifica grafema/ fonema. 2. La comprensione del testo, che richiede una più ampia consapevolezza dell’organizzazione dei grafemi e dei lessemi in unità più grandi e della coerenza tematica di queste ultime. Si può inoltre procedere in due modi: Bottom-up, cioè partendo dalla decodifica delle unità più piccole per poi combinarle in unità sempre più grandi fino alla comprensione dell’intero testo. Top-down, cioè basandosi su una più generale conoscenza del mondo e del contesto per giungere alla decifrazione delle singole parole. Un buon lettore, naturalmente, utilizza entrambi i procedimenti (procedimento interattivo). SECONDO FRITH (1985), SI POSSONO DISTINGUERE QUATTRO FASI: 1.Stadio logografico: si riconoscono alcune parole a livello globale, senza conoscerne l’ortografia né la struttura fonologica. 2.Stadio alfabetico: si discriminano le varie lettere, stabilendo una conversione grafema-fonema. 3.Stadio ortografico: si imparano le regolarità e le irregolarità della lingua letta. 4.Stadio lessicale: si riconoscono le parole in modo diretto, senza dover recuperare il fonema associato ad ogni grafema. a. b. c. d. Si possono riconoscere diversi tipi di dislessia evolutiva, che riguardano diversi aspetti del processo di decodifica/ codifica fonologica e grafemica: Dislessia fonologica b. Dislessia superficiale c. Dislessia mista d. Iperlessia Secondo l’ “ipotesi delle differenze di codifica linguistica” di Ganschow et al. (1998), c’è una forte correlazione tra le abilità (e quindi le difficoltà) riscontrate da un individuo nell’acquisizione della lingua materna (LM) e quelle riscontrate nell’apprendimento di una lingua straniera o seconda (v. anche il modello dell’Iceberg di J. Cummins, 1979). Pertanto, un ragazzo dislessico o disortografico tenderà ad incontrare nell’apprendimento della LS ostacoli analoghi a quelli incontrati nella LM (es. difficoltà nella lettura di numeri e ore, di riconoscimento della destra dalla sinistra, di ricerca dei vocaboli nel dizionario, di riconoscimento e categorizzazione grammaticale, di memorizzazione di parole irregolari e della loro ortografia, di produzione dei suoni), con l’ulteriore svantaggio di chi si trova a dover fronteggiare una lingua non familiare, in un ambiente artificiale, con scarsissima esposizione e stimolo motivazionale e in età più avanzata. IL ‘MAPPING DILEMMA’: Le difficoltà aumentano con la lontananza della lingua target dalla lingua materna, ma anche a seconda della marcatezza grammaticale e/o ortografica della stessa. Il grado di complessità del processo di transcodifica tra parlato e scritto - tra fonemi (o altre unità fonologiche come le sillabe) e grafemi - varia infatti da lingua a lingua (mapping dilemma, Ziegler & Goswami 2005). In particolare, esistono lingue che, a differenza dell’italiano, presentano una scarsa corrispondenza tra i suoni parlati e i grafemi scritti: sono cioè lingue opache o profonde. Tra queste, alcune delle lingue a noi più vicine e più spesso studiate, come l’inglese e il francese. Questo rappresenta un ulteriore problema per l’alunno con DSA, che generalmente presenta difficoltà di memorizzazione e/o assimilazione delle corrispondenze grafema-fonema, soprattutto quando egli abbia imparato o stia imparando a leggere una lingua madre che presenta corrispondenze differenti e molto più trasparenti, come l’italiano. Questo vale soprattutto per i dislessici di tipo ‘superficiale’, che usano prevalentemente la via fonologica per decifrare la lingua scritta, ma anche, naturalmente, per chi soffre di dislessia mista, e abbiamo visto come questi siano la maggioranza. La maggior parte degli studiosi (es. Daloiso, Stella, Kvilekval), tuttavia, non sono di questo parere. Nonostante tutte le difficoltà sopra riportate, è importante dare agli studenti affetti da DSA la possibilità di studiare una LS, per le seguenti ragioni: Conoscere altre lingue è indispensabile per comunicare in ambienti eterolinguistici, anche non all’estero Da’ accesso ad una più vasta gamma di professioni Da’ accesso ad una più vasta gamma di fonti di informazione E’ utile anche al fine dello sviluppo cognitivo generale Aumenta la capacità di comunicare, anche nella L1 Aiuta a migliorare le abilità e le caratteristiche comuni con la L1 (punti di convergenza) Può aumentare la coscienza metalinguistica Può migliorare l’alfabetizzazione Porta a contatto con altre culture e aiuta a sviluppare un atteggiamento positivo verso di esse Aiuta a stabilire legami con altre culture Aiuta a capire testi e ipertesti nella vita di tutti i giorni e nello studio delle discipline I ragazzi affetti da DSA possono sentirsi umiliati se li si esclude da certe attività educative L’ALS può anzi accrescere l’autostima del soggetto con DSA, se le attività vengono opportunamente calibrate e il feedback è positivo L’ALS è insomma un’abilità chiave che tutti dovrebbero poter acquisire: è una vera e propria questione di pari opportunità (Mc Keown 2004) SOLUZIONI ALTERNATIVE: Assegnare compiti diversi, sia quantitativamente che qualitativamente Valutare il contenuto e le competenze comunicative piuttosto che quelle linguistico-strutturali Dare maggiore importanza alla produzione orale piuttosto che a quella scritta Dimostrare che si comprendono le difficoltà dell’alunno senza farlo sentire compatito Utilizzare tecniche di rilassamento e costruire un ambiente positivo in modo da aumentare la motivazione e l’autostima Permettere all’allievo di registrare le lezioni Dilatare i tempi di consegna e di risposta Fornire appunti o schemi degli argomenti che si affronteranno UTILIZZARE PARTICOLARI TECNICHE DI INSEGNAMENTO: Utilizzare particolari strumenti compensativi (software, libri parlati, sussidi audiovisivi, ecc.) Favorire il lavoro di gruppo distribuendo adeguatamente i compiti Scrivere alla lavagna in stampatello maiuscolo Eliminare il co-testo in eccesso (es. coprire tutte le linee del foglio sotto quella che lo studente sta leggendo) Scrivere il più possibile al computer e con caratteri più facili da distinguere (es. Arial, Verdana o Comic Sans piuttosto che Times New Roman, senza giustificare il testo) Intensificare le attività che aiutino a sviluppare la coscienza fonologica dell’allievo Abbinare la memorizzazione linguistica ad attività senso-motorie o di gruppo TECNICHE DI INSEGNAMENTO PARTICOLARMENTE UTILI: Tecniche per allenare la memoria (giochi di parole, bingo, flashcards, ecc.) Tecniche di overlearning e ripetizione automatica (drills contestualizzati e significativi) Annotazione sistematica di schemi linguistici, mappe semantiche e regole grammaticali Incoraggiamento all’autocorrezione Tecniche di ascolto (parole-chiave, contorni intonativi, indizi contestuali) Attività di skimming o scanning per una lettura più rapida ed efficiente L’ alunno dsa che apprende una Lingua straniera dovrebbe: avere una situazione sistematica, ben strutturata dall‘ insegnante che possa renderlo sicuro perché graduata sulle sue reali abilità. L’ insegnante dovrebbe fornire ai ragazzi non solo una lezione frontale ma utilizzare tecniche quali il noticing ( Scmidt:1990) che permette ai ragazzi di notare la regola per poi lavoraci attivamente ed interiorizzarla. Daloiso ( 2012) sottolinea l’ importanza di favorire: Una riflessione metacognitiva a mappatura, dove gli alunni possano schematizzare gli obiettivi, i contenuti e le attività svolte durante la lezione o la UDA. Un approccio multisensoriale ( Reid:2006) che permetta a studenti con stili cognitivi diversi di acquisire o rinforzare le proprie abilità in modo autentico ed efficace. Tecniche di ridondanza, segmentazione e semplificazione delle attività possono supportare l’ apprendimento della lingua straniera in modo efficace. Verifiche strutturate immagini/parole, Versioni con criteri accessibili quali griglie facilitate di cloze, , vero/falso con supporto semiotico. Attività orali su topics conosciuti e elaborati con mappe o prompts TECNICHE DI AIUTO ALLA LETTURA: Tecniche sublessicali (Tressoldi et al. 2003): 5-6 ore al mese, 6 fasi: Pa-ro-la: suddivisione e fusione della parola in unità sublessicali Sillaba: ripetizione delle sillabe per memorizzarle Composizione di parole: partendo dalla sillaba, formare le parole Gruppi ortografici ‘dispettosi’: esercizi che si concentrano sul riconoscimento di gruppi ortografici problematici (es. It. gn, ch, ingl. ght, aw) Riconoscimento veloce di parti di parola (es. desinenze, gruppi consonantici) Giochi con le parole: per rendere più automatica l’identificazione delle parole in modo rapido e globale e giungere all’autocorrezione ATTIVITÀ PER LO SVILUPPO DELLA COSCIENZA FONEMICA: 1. riconoscimento del suono iniziale delle singole parole 2. riconoscimento di analogie tra le lettere iniziali di parole diverse 3. suddivisione della sequenza costitutiva delle parole in fonemi isolati 4. suddivisione in sillabe 5. riconoscimento e formazione di rime 6. sostituzione di fonemi per formare parole nuove 7. riconoscimento di (gruppi di) grafemi omofoni ma non omografi 8. riconoscimento di (gruppi di) grafemi omografi ma non omofoni ABBINAMENTO CON ATTIVITÀ SENSO-MOTORIE: J.Asher, è un metodo che abbina risposte non-verbali, soprattutto di tipo motorio, agli input verbali in LS. Adatto soprattutto ad apprendenti molto giovani e nelle prime fasi dell’ALS, può essere però esteso ad un pubblico di età più avanzata e a concetti più complessi (es. la morfologia o le espressioni idiomatiche). L’enfasi sull’ascolto e la comprensione, l’interiorizzazione inconscia delle strutture linguistiche, l’aspetto ludico e creativo e la memorizzazione contestualizzata alle azioni compiute lo rendono particolarmente adatto a soggetti affetti da DSA. SVILUPPO DELLE ABILITÀ SENSORIALI: Secondo Carola Robinson-Tait, l’ALS può essere reso più accessibile e i concetti ad esso legati più facilmente memorizzabili se si abbinano gli stimoli linguistici a stimoli sensoriali, attraverso l’uso di gestualità, disegno, flashcards, canzoni e filastrocche, oggetti reali, codifica tramite i colori, giochi di manipolazione degli elementi linguistici (es. acronimi, rime, puzzle, indovinelli, bingo), giochi di ruolo e di mimica. (http://www.dyslexia-parent.com/mag46s.html). Dispensa dalla lettura ad alta voce Dispensa dal prendere appunti Dispensa dalla dettatura veloce Dispensa dall’uso di dizionari cartacei Dispensa da verifiche puramente grammaticali Dispensa da interrogazioni non programmate Evitamento di caratteri piccoli o fancy Evitamento di testi lunghi e densi Evitamento di presentazioni con sfondi bianchi o vivacemente colorati, sottofondi musicali e parole in movimento Questo tipo di dispense può facilmente passare inosservato e persino essere esteso A tutta la classe, evitando così che l’alunno con DSA si senta emarginato. Le verifiche vanno differenziate con discrezione e somministrate con naturalezza. Esistono diversi tipi di intervento (anche questi possono spesso essere estesi a tutta la classe): 1.Intervento sui contenuti della verifica (es. testi più brevi, incremento della parte orale, compiti più semplici, informazioni supplementari…) 2.Intervento sulla forma (es. forma e grandezza dei caratteri, utilizzo di uno strumento compensativo, maggior uso di figure…) 3.Allungamento dei tempi di consegna o di risposta 4.Simulazioni di verifica in preparazione alla verifica vera e propria (VEDI ALLEGATO) 5.Monotematicità della verifica 6.Esplicitazione degli obiettivi e della valutazione (griglie)della stessa 7.Spiegazione a voce delle consegne 8.Intervento sui modi di correzione (maggiore importanza data al parlato piuttosto che allo scritto, ai contenuti piuttosto che alla forma, al progresso fatto piuttosto che ai risultati assoluti) L’alunno affetto da DSA potrebbe non accettare con facilità gli strumenti dispensativi e compensativi perché non vuole sentirsi diverso e si vergogna I compagni possono vedere l’attenzione data all’alunno con DSA come un favoritismo I docenti possono non essere in grado di utilizzare determinati strumenti compensativi Individualizzare i compiti anche per gli altri alunni (ogni apprendente è unico e nessuno è migliore o peggiore) Permettere anche agli altri alunni di accedere almeno in parte agli strumenti compensativi e/o far loro capire perché non ne hanno (o ne hanno meno) bisogno Lavorare sull’autonomizzazione dell’alunno con DSA Incoraggiare la cooperazione e lo spirito di gruppo Fornire costanti possibilità di aggiornamento per gli insegnanti Favorire la collaborazione con altri insegnanti con abilità diverse Per consentire attività di reading ai DSA si dovrebbero evitare attività in cui si associano Do activities ( quindi la lettura stessa) con altre attività quali : Riassumere Parafrasare Tradurre Il listening/reading dovrebbero essere a bassa complessità cognitiva, evitando attività come numerazione, sequenze, e listen and read and answer the question ( sovrapposizione di skills) Da ritenersi indicate sono: Vero/falso o multiple choice Read and listen and complete the sentence-table Listen and tick the words you hear E’ necessario però ricordare che a causa della difficoltà di decodifica i brani andrebbero ascoltati più volte e comunque contestualizzati. The Dangerous Dingos (testo) The Dingos are wild dogs that live in Australia. They were brought there by the first people to live in Australia called Aborigens. Dingos are fairly large dogs that have yellowish brown fur. They rarely bark and mostly howl. If dingos are caught as puppies they make good pets. Dingos’ most important food is small kangaroo called wallaby, but they also kill sheep. Because of this, the Australian governement has spent a lot of money to catch and poison them. 1. CREARE INFERENZE DAL TITOLO. Di che cosa stiamo parlando? 2. Mappare il testo con le WH- questions: What? Who? Where? How? When ? Lo speaking è da sempre un’ attività complessa per tutti gli apprendenti di LS. In particolare per il filtro affettivo, per attivazione di comprensione e produzione in modo simultaneo e per lo sforzo mnemonico che lo studio del lessico adeguato richiede. Le attività piu’ indicate per lo speaking sono: Dramatizzazione Dialogo di dialoghi ( in pairs or groups) su traccia ( con modello anche modificabile) Tecniche di information gap Scambio di informazioni graduato ed in peer tutoring Role play Ognuna di queste attività va proposta conoscendo bene gli apprendenti e soprattutto con PROGRESSIONE GRADUALE in modo da permettere un’ efficace AUTOMATIZZAZIONE per l’ allievo DSA. La produzione creativa in LS è sempre un punto di arrivo per ogni allievo. Per i DSA non è da ritenersi impossibile ma deve essere ben strutturato per partire da MODELLI ed arrivare alla COMPOSIZIONE LIBERA. Privilegiare dunque le seguenti PROCEDURE: Iniziare una riflessione METACOGNITIVA sui Writing skills (struttura della tipologia testuale, coerenza e coesione testuale, adeguatezza delle scelte linguistiche, appropriatezza lessicale) Privilegiare tecniche di scrittura a completamento ( all’inizio) per arrivare a tecniche più libere. Importante è ricordare nell’ atto della valutazione di tener conto di quanto sopra descritto come fase metacognitiva DESCRIBE YOUR NEXT WEEKEND [scritto oppure orale] On Saturday afternoon I _____________________________________ __________________________________________________________ Then in the evening I _______________________________________ __________________________________________________________ And at night I _____________________________________________ __________________________________________________________ ___________________________________________________________ On Sunday morning I ________________________________________ ____________________________________________________________ After t hat I ________________________________________________ ____________________________________________________________ And finally I _______________________________________________ ____________________________________________________________ Lo studio della grammatica risulta molto complesso per allievi DSA. Questo in particolare quando lo si percepisce come un discorso astratto e non adeguato ad una concretezza necessaria per acquisire competenze. La procedura che si può seguire è dunque basata su: 1.NOTICING 2.Usare ( notiamo la regola) strategie multi sensoriali per fissare quanto notato ( es. tabelle colorate per past simple ragruppando i verbi in insiemi a seconda della loro similarità) 3.Fissare le regole con esercizi chiari, coerenti e soprattutto contestualizzati 4.Scegliere esercizi con spiegazione chiara della privilegiando scelta risposta corretta o abbinamento consegna A. CHOOSE THE RIGHT FUTURE FORM: 1. A: I’m thirsty B.(I’ll bring/ I’m bringing /I’m going to bring) you some water. 2. A. Would you like to come with us? B. I’m sorry, I (am going to/ will/ won’t) play tennis with Bob at 7. 3. Fred (is going to buy will buy/ is buying ) some drink for the party. 4. A. Your appointment is at 9 tomorrow morning. B. Don’t worry. I (won’t/am going to / will) be late. 5. A. Did you post those letters this morning? B. Oh, I forgot. I (am posting/ am going to post / will post ) them tomorrow. 6. A. Why is Steve wearing his shorts? B. He (is going to play/ is playing / will play) football with Bill. CHOOSE THE RIGHT FUTURE FORM: ------------------------------------------------------------------------------------------1. A: I’m thirsty B.(I’ll bring/ I’m bringing /I’m going to bring) you some water. -------------------------------------------------------------------------------------------2 . A. Would you like to come with us? B. I’m sorry, I (am going to/ will/ won’t) play tennis with Bob at 7. ______________________________________________________________ 3. Fred (is going to buy will buy/ is buying ) some drink for the party. -------------------------------------------------------------------------------------------4. A. Your appointment is at 9 tomorrow morning. B. Don’t worry. I (won’t/am going to / will) be late. -------------------------------------------------------------------------------------------5. A. Did you post those letters this morning? B. Oh, I forgot. I (am posting/ am going to post / will post ) them tomorrow. -------------------------------------------------------------------------------------------6. A. Why is Steve wearing his shorts? B. He (is going to play/ is playing / will play) football with Bill. THERE IS THERE ARE ON/UNDER/ NEXT TO/ BEHIND/ Per acquisizione del lessico si richiede un carico di lavoro sulla memoria non eccessivo! AA.V Dislessia e altri dsa a scuola,(2013) Erickson Balboni, P. e Luise, M. C. (1994) Interdisciplinarità e continuità nell’educazione linguistica, Roma, Armando. Celce-Murcia, M. (2001) Teaching English as a second or foreign language, 3rd edition, Boston: Heinle & Heinle. Chapelle, C.A. (2001) Computer applications in second language, Cambridge: CUP. Coltheart, M. (1978) Lexical access in simple reading tasks. In G. Underwood (ed.) Strategies of Information Processing , New York: Academic Press. Crombie M. e McColl H. (2000) Dyslexia and the teaching of modern foreign languages, David Fulton Publishers, London. Crombie M. e McColl H. (2000) Multilingualism, literacy and Dyslexia, David Fulton Publishers, London. De Luca, K. e Papalia, F. (2006) Dislessia e lingue straniere, Edizioni Dr Antonio Sfanemi, Messina. Daloiso, M. (2009) la dislessia evolutiva: un quadro linguistico, psicolinguistico e glottodidattico, Studi di Glottodidattica 2009, 3, 25-43. Daloiso,M. (2012) Lingue straniere e dislessia evolutiva. Teoria e metodologia per una didattica accessibile, Novara, Utet Daloiso,M. (2012) La dislessia nella classe di Inglese. Una guida metodologica, Oxford,Oup Ganschow, L., Sparks, R.L. e Javorsky, J. (1998) Foreign language learning difficulties: an historical perspective. Journal of Learning Disabilities, 31.1, pp. 248-258. Ianes,D,Camerotti,S.,(2013) Alunni con BES, Erickson Harrington, M. Levy M. (2001) CALL begins with a “C”: interaction in computer-mediated lanuage learning, System 29, 15-26. Kvilekval P. (2007) Insegnare l'inglese ai bambini dislessici – un metodo sicuro per tutti, Libriliberi: Firenze. Reid,G. (2012) Dislexia,Bloomsbury Schneider, E. e Crombie, M. (2003) Dyslexia and foreign language learning, London: David Fulton Publisher. Serragiotto G. (a cura di, 2004) Le lingue straniere nella scuola. Nuovi percorsi, nuovi ambienti, nuovi docenti, Torino: Utet Libreria. Stella, G. (2004) “ La Dislessia evolutiva in Italia”. Dislessia, giornale italiano di ricerca clinica ed applicativa, Marzo 2004 Turner,E.,Pughe,J.(2003) Dislexia and English,David Fulton Publishers Ventriglia L, Olivieri,A. (2012)Dsa, strumenti per una didattica inclusiva,Mondadori Usai, C., Zanobini,M.,(1995) Psicologia della disabilità e della riabilitazione. I soggetti, le relazioni, i contesti in prospettiva evolutiva, Milano, Franco Angeli Dyslexia Online Magazine e....... www.bda.com http://www.dyslexia-parent.com/magazine.html Consigli di un esperto per migliorare il metodo di studio: http://www.ademario-lobrano.it/ Software per la dislessia: http://www.dyslexia-parent.com/software.html Consigli per migliorare le strategie di apprendimento: http://www.clifton-partnership.org.uk/prod-learn-skillscurriculum.asp Sintetizzatore vocale per varie lingue straniere: http://www.oddcast.com/home/demos/tts/tts_example.php?sitepal Documenti legislativi sulle lingue: http://ec.europa.eu/education/policies/lang/key/legislation_en.html Pubblicazioni europee sull’insegnamento delle lingue: http://ec.europa.eu/dgs/education_culture/publ/multiling_en.html Nota n. 4674 del 10/5/2007: http://www.aiditalia.org/it/nota_ministeriale_4674_del_10_maggio_2007.html DDL del 29/09/2010: http://www.agiad.it/index.php?option=com_content&view=article&id=117&Itemid=118 Gazzetta Ufficiale N. 244 del 18 Ottobre 2010: http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/alfresco/d/d/workspace/SpacesStore/217240f2-6e0e-4b5f-8231a2489da4b1f5/Legge18-10-10_170.pdf Grazie dell’ attenzione! [email protected]