ANSIA E PRINCIPALI DISTURBI D’ANSIA L'ansia è una condizione psicologica e corporea caratterizzata da agitazione, preoccupazione, paura o angoscia di durata e intensità variabili, collegata a uno stimolo, esterno o interno, non sempre facilmente individuabile. Prende origine da una normale risposta di adattamento dell’organismo, l’attivazione psicofisiologica generale di fronte a eventi imprevisti o pericolosi, o a situazioni che richiedono impegno e che hanno un certo valore (Kandel et al., 2003); solo che, quando questa normale risposta di attivazione supera una certa soglia, si manifesta con emozioni negative e, anziché preparare il corpo e la mente per la reazione opportuna, tende a peggiorare la prestazione. Può essere caratterizzata da respiro difficoltoso, tachicardia, dolori al petto, tremore, nausea, e può essere collegata ad alcuni problemi medici, inclusi disturbi psichiatrici. L’ansia è mediata da un’iperattività della branca simpatica del sistema nervoso autonomo (Kaplan, Sadock, 1997). La mente prepara l'organismo ad affrontare una minaccia (reazione d'emergenza): si incrementano pressione, frequenza cardiaca, flusso sanguigno verso i più importanti gruppi muscolari e sudorazione, mentre le funzioni dei sistemi immunitario e digestivo vengono ridotte. I segni somatici visibili dell'ansia sono pallore, dilatazione delle pupille, tremore, aumento della sudorazione. Da quanto detto, risulta che l'ansia non sempre è patologica o non-adattiva: è un'emozione comune come la paura, la rabbia, la tristezza e la felicità e riveste una funzione importante in relazione alla sopravvivenza (Kandel et al 2003). Se, però, ricorre cronicamente e in misura eccessiva, fino a modificare in varia misura la vita di una persona, si può diagnosticare un disturbo d'ansia, caratterizzato da «ansia patologica». Dal punto di vista comportamentale, in caso di ansia patologica, si possono presentare azioni volontarie e involontarie dirette alla fuga o all'evitamento dello stimolo ansiogeno. L’ansia patologica può manifestarsi solo in momenti di particolare stress, oppure essere stabile, cioè configurarsi come una caratteristica fissa della personalità. Ovviamente esistono le condizioni intermedie, in cui un individuo la sperimenta solo in certi periodi della vita. I più comuni disturbi d’ansia sono il disturbo d'ansia generalizzato (DAG), il disturbo da attacchi di panico (DAP), la fobia sociale e le fobie specifiche, il disturbo post traumatico da stress (DPTS) e il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC). DISTURBO D'ANSIA GENERALIZZATO Il disturbo d'ansia generalizzato è un disturbo d’ansia cronico comune (più frequente nel sesso femminile), caratterizzato da uno stato di ansia durevole e fluttuante, non motivata da particolari oggetti o situazioni (aspecifica). Chi soffre di questo disturbo sente continuamente di temere qualcosa di indefinito; è costantemente in un’agitazione che trova molto difficile controllare. La tensione muscolare persistente e la reazione nervosa autonoma possono sviluppare emicrania, palpitazioni, vertigini, problemi gastrici e insonnia, disturbi che, combinati all’intensa ansia di lunga durata, rendono difficile le normali attività quotidiane. DISTURBO DI PANICO Il disturbo di panico consiste nel ripetersi cronico di attacchi di apprensione e terrore molto intensi in grado di provocare tremore, vertigini, dolori al petto, difficoltà respiratorie, a volte senso di morte. La durata è solitamente, ma non sempre, breve (1-10 minuti). Sebbene tali attacchi sembrino talvolta non avere cause, generalmente capitano in periodi di vita difficili, dopo stress prolungato, esperienze traumatiche, o perfino dopo esercizio fisico. Durante un episodio molti, pensando di essere colpiti da un attacco cardiaco, si rivolgono al pronto soccorso, dove scoprono che tutte le funzioni fisiologiche sono nella norma. Dopo uno o più attacchi spontanei, la persona inizia a temere il loro ripetersi, aumentando lo stato d’ansia e, nella peggiore delle ipotesi, giungendo a modificare la propria vita. Il disturbo di panico può essere complicato da agorafobia, ansia riguardo l'essere in una situazione, generalmente sociale, da cui è difficile o imbarazzante uscire. DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO Il disturbo ossessivo-compulsivo può emergere in molte forme, tuttavia è caratterizzato, solitamente, da pensieri ossessivi, cioè pensieri involontari molto frequenti e persistenti collegati spesso a compulsioni (rituali, azioni particolari da eseguire) che hanno lo scopo di lenire l’ansia dovuta al pensiero ossessivo; l'individuo è consapevole che i pensieri e il desiderio di compiere i rituali provengono dall’interno della mente. Chi soffre di DOC è infastidito dalle ossessioni e delle compulsioni, più che dall’ansia in sé. Ossessioni abbastanza comuni sono la preoccupazione di essere in difficoltà in determinate situazioni, di essere feriti o maltrattati o di provocare qualche tipo di danno agli altri; quasi sempre risultano di difficile controllo. Le compulsioni, come già detto, consistono in rituali che hanno lo scopo di difendere il soggetto da qualche evento, solitamente l’oggetto dell’ossessione. Per gli altri, questi rituali appaiono strani e non necessari, ma per l'individuo tali azioni sono profondamente importanti e devono essere eseguite in particolari modi per evitare conseguenze negative immaginate e per prevenire l’ansia. Esempi di azioni compulsive sono controllare ripetutamente che la porta di casa o la portiera dell’automobile siano chiuse a chiave, lavarsi molte volte le mani durante la giornata anche se sono del tutto pulite, camminare stando attenti ad appoggiare i piedi solo su certe mattonelle, dover seguire comportamenti scaramantici e dal significato magico o protettivo, in maniera solitamente molto precisa. lavarsi molte volte le mani durante la giornata anche se sono del tutto pulite, camminare stando attenti ad appoggiare i piedi solo su certe mattonelle, dover seguire comportamenti scaramantici e dal significato magico o protettivo, in maniera solitamente molto precisa. L’ansia non è percepita di per sé, ma interviene se il comportamento compulsivo viene interrotto o impedito. Inoltre, dato che spesso il paziente DOC è caratterizzato da una morale molto rigida e severa ed è frequentemente preoccupato dall’idea di essere infettato o contaminato, la sessualità può essere resa difficile, fonte di ansia e di conflitto. L’IPNOSI NEL TRATTAMENTO DEI DISTURBI D’ANSIA La psicoterapia e l’ipnosi ericksoniana dispongono di un ventaglio di interventi per la riduzione dell’ansia nelle sue varie forme. Sono possibili tecniche per la consapevolezza cognitiva e corporea, tecniche di rilassamento, training autogeno, tecniche immaginative, autoipnosi, tecniche paradossali. La psicoterapia si rivolge all’individuo considerato non come un ente isolato, ma come parte di un sistema familiare e sociale cui l’analisi può e deve essere rivolta per individuare eventuali dinamiche disfunzionali. Una componente centrale nella maggior parte dei trattamenti consiste nell’apprendimento di metodi per il controllo dell’attivazione psicofisiologica che è all’origine del circolo vizioso dell’ansia. La modificazione del respiro e l'allentamento delle tensioni muscolari sono le prime competenze che la persona ansiosa deve imparare a sviluppare e mettere in pratica per attenuare i propri sintomi. In uno studio sull’efficacia dell’ipnosi per la riduzione dell’ansia (Johnson & Johnson, 1984), l’ipnosi si è dimostrata utile nell’aumentare le performance di un campione di soggetti sottoposto a compiti di lettura e comprensione, confrontato con un gruppo di controllo. I soggetti sottoposti a un training ipnotico ottenevano risultati molto migliori. L’ipnosi si è dimostrata, in uno studio del 2006 (Saadat et al.), potentemente efficace nel ridurre l’ansia di pazienti che stavano per essere sottoposti a interventi chirurgici. Le tecniche ipnotiche consentono al soggetto di prendere consapevolezza del proprio corpo, delle tensioni e del pensiero catastrofico, e permettono di attenuarli tramite visualizzazioni guidate. Al soggetto possono essere insegnate l’autoipnosi e delle tecniche basate sulla respirazione e sul rilassamento corporeo, in grado di attenuare l’allerta psicofisica; queste possono essere utilizzate dal paziente in autonomia (attraverso dei comandi post-ipnotici) per tenere sempre sotto controllo il livello di attivazione ansiogena. Alcune tecniche ipnotiche, come la proiezione nel futuro, sono molto efficaci nel desensibilizzare la persona facendole vivere in trance gli scenari temuti associandoli con delle sensazioni fisiche totalmente differenti da quelle normalmente esperite. Grazie a questa esperienza, la persona scollega gradualmente il pensiero della situazione temuta da un’attivazione ansiosa che si era instaurata nel tempo. L’esplorazione ipnotica di eventi passati connotati da ansia permette di rivederli nei particolari e da una “distanza di sicurezza” che mostra al paziente come il suo stesso comportamento abbia contribuito ad aumentare l’attivazione ansiogena, ad esempio attraverso condotte di evitamento e altre strategie protettive. Inoltre l’ipnosi, che permette l’accesso a uno stato di coscienza speciale, risulta molto efficace nell’elaborazione e nell’accettazione delle emozioni, in modo che il soggetto possa imparare a viverle senza estremo disagio. La pratica della mindfulness, processo che promuove l’attenzione al presente e la presenza mentale (Siegel, 2009), è facilmente accessibile e apprendibile attraverso l’ipnosi.