1 Psicologo Marcello Pellegrini - Via Rampa delle Mura Aurelie, 9 - Roma AGORAFOBIA Agorafobia, letteralmente significa “ paura del luogo dove c'è il mercato“. Nella vita reale, assume il significato di paura di stare lontano da un luogo o da un soggetto che rappresentano la sicurezza. E' per tale motivo coloro che sono affetti da Agorofobia si allontanano dai luoghi a loro familiari soltanto con una persona di loro fiducia. La maggior parte di essi è costituita da donne, per lo più sposate, che hanno sperimentato l'Agorafobia in età giovanile. Come conseguenza di questa paura, il soggetto è portato a ridurre gli spostamenti e ad essere strettamente dipendente dalla disponibilità delle altre persone. La sintomatologia manifesta è simile a quella degli Attacchi di Panico ( ambedue possono essere in simbiosi; (vedi Attacchi di Panico ),vertigini, tachicardia, depersonalizzazione, vomito, incontinenza intestinale e urinaria. Secondo il DSM- III R, non è chiaro se l'Agorafobia senza Attacchi di Panico rappresenti una variante dell'Agorafobia con attacchi di Panico e viceversa, pur essendo classificata nello stesso gruppo dei disturbi di Ansia. Vari autori hanno indagato sulla genesi di questo disturbo e sulle caratteristiche della personalità che contraddistinguono tali soggetti. A.J. Goldstein ( 1970-73 ) fa rilevare che “la maggior parte dei agorafobici sono sposati, e più in generale hanno delle relazioni che vorrebbero interrompere, ma che sono impossibilitati a farlo, a causa delle loro paure relative alla propria dipendenza. Da questo stato conflittuale sarebbero originati i sintomi”. Secondo I.G. Fodor ( 1974 ) invece, “ Le agorafobiche sono donne particolarmente indifese e dipendenti, in quanto sarebbero state rinforzate ad assumere comportamenti femminili molto tipici. Dal momento che esse non sono assertive, si ritrovano in relazioni nelle quali sono spesso intrappolate e sotto lo “ stress dell' intrappolamento“ sviluppano una risposta di paura condizionata alla situazione interpersonale in cui si sentono bloccate. Questi comportamenti vengono poi rinforzati da altri elementi significativi nella vita di una donna in quanto consoni al suo ruolo sessuale”. Sia Goldstein che J. Wolpe ( 1973 ) tendono a distinguere all'interno dell'Agorafobia, “l' Agorafobia Semplice “ dovuta da attacchi prodotti dall'assunzione di farmaci o da disturbi fisici, come l'ipoglicemia, e “ l' Agorafobia Complessa “ che farebbe riferimento ad elementi quali: paura della paura, bassi livelli di auto-sufficienza, tendenza a non riconoscere gli stimoli antecedenti l'attacco. La comparsa dei sintomi avviene in un clima conflittuale. Al di fuori di queste tipologie non può definirsi Agorafobia quella instauratasi per cause violente, come scippo o rapina con lesioni fisiche. In questo caso i luoghi e le persone, che al soggetto procurano ansia e paura, sarebbero imputabili ad una rivisitazione degli eventi traumatici, che producono ansia e la sintomatologia. Oltre che manifestarsi nell'adolescenza, l'Agorafobia può insorgere in un momento particolare della vita dell'individuo quando il dubbio di non essere in grado di agire autonomamente genera un conflitto tra indipendenza e dipendenza dall'ambiente familiare sicuro. Spesso questo conflitto viene risolto con il matrimonio e la nascita dei figli che hanno la funzione di rimandare la risposta al dubbio originario di poter vivere “ cavandosela da solo/a “. Nel lungo periodo il conflitto potrebbe riaffiorare con la perdita di una delle figure verso le quali la persona riponeva la sua sicurezza, scatenando in questi casi, violenti Attacchi di Panico o Agorafobici. La terapia Cognitivo Cognitivo Comportamentale può aiutare le persone agorafobiche intervenendo sia sulle strutture cognitive (le paure), analizzando i pensieri disfunzionali che sono alla base del comportamento, sia attraverso “allenamenti” condotti in studio, e con un rilassamento profondo immaginativo, per mezzo del quale la persona si abitua a vivere le situazioni temute dando come risposta il rilassamento e non l'ansia. In alcuni casi e previo accordo con il paziente può essere decisa l'esposizione in vivo dello stesso, con l'aiuto del terapeuta, alla situazione ansiogena. www.psicologoromapellegrini.it