ComoCronaca Sabato, 23 luglio 2011 19 Lidap: ansia e attacchi di panico. Uscirne insieme La realtà di un’associazione non - profit nata nel 1991, presente in tutto il territorio nazionale e da poco tempo anche a Como R icominciare a vivere. Attacchi di panico, agorafobia, ansia: si possono superare. Insieme. è quello che insegna la Lidap (Lega Italiana contro i Disturbi d’ansia da Agorafobia e da attacchi di Panico) un’associazione non – profit nata nel 1991 e presente su tutto il territorio nazionale con più di 50 gruppi, che proprio recentemente è stata presentata a Como, nella sede provvisoria di via Morazzone 21, durante un incontro organizzato con l’obiettivo di essere d’aiuto a tutte quelle persone che soffrono di queste gravi patologie sempre più diffuse anche nel comasco, che colpiscono circa l’8% della popolazione. Problemi economici, perdita del lavoro, separazione, perdita del coniuge o del genitore, difficoltà relazionali, sono spesso le cause che portano alla luce e scatenano questi disturbi con conseguenze sul fisico. Le donne sono le più colpite, hanno un decorso più complesso della malattia e ricadute più frequenti, e purtroppo l’età di chi soffre d’attacchi di panico si sta abbassando vertiginosamente. Se prima la fascia più colpita andava dai 35 ai 45 anni, ora si parla anche di 20enni che non escono di casa perché in preda all’ansia. “Non è sempre facile – spiega Patrizia Biscotti, volontaria e responsabile del Gruppo di auto – mutuo aiuto della provincia di Como – chiedere aiuto quando si soffre d’ansia o si è in preda al panico. Soli, magari da anni, si teme di disturbare, di non essere capiti a fondo. I nostri Gruppi sono fondati e gestiti da persone colpite da questi disagi che ne sono usciti con una gran voglia di dare una mano agli altri, e si avvalgono della collaborazione professionale di psichiatri e psicoterapeuti. Il sentirsi accolti, ascoltati, rassicurati e aiutati da persone che conoscono e condividono la tua sofferenza perché l’hanno sperimentata su di sé, s’è rivelato per tante persone un primo passo importante, spesso decisivo. Attraverso un Servizio telefonico giornaliero, i nostri volontari accolgono l’utente al suo primo contatto. Spesso lo stato d’animo con cui si chiama è di ansia per cui è importante far capire che chi ascolta è una persona che conosce e condivide la stessa sofferenza, con la quale si può parlare liberamente senza la paura di giudizi e consigli spiccioli. A questa prima fase di “accoglienza” segue quella in cui vengono soddisfatte le richieste rispetto alla Lidap, ai servizi che offre, al Gruppo di auto – aiuto più vicino, ai terapeuti che vi collaborano, alle riunioni e agli eventi più significativi”. pagina a cura di PAOLO BORGHI ● L’ansia comprende sia sintomi fisici sia sintomi psichici ● Si tratta di una ● Non tutti quelli esperienza molto diffusa che la vivono e non sempre patologica si ammalano Il sintomo di un disagio: occorre capire perché L’ ansia comprende sia sintomi fisici (tachicardia, difficoltà respiratorie, fitte al torace, sudorazione abbondante, nausea, insonnia, sbalzi della pressione arteriosa, tremori, tic, stanchezza, irrequietezza) sia sintomi psichici (apprensione e preoccupazioni ingiustificate, sensazioni di pericolo, difficoltà di concentrarsi e di ricordare, sensazione di testa confusa). L’ansia è un’esperienza molto diffusa e non sempre patologica. Fortunatamente non tutti quelli che provano l’ansia si ammalano di un disturbo d’ansia. Diventa patologica e va curata quando è eccessiva e compromette l’attività lavorativa e sociale o provoca un disagio prolungato ed intenso. L’ansia è sintomo di una malattia, non una malattia di per sé, e può essere provocata da diverse cause, alcune sono effettivamente psichiatrie, altre invece non lo sono (ipertiroidismo, uso d’alcuni farmaci, abuso di caffè o altre sostanze, sospensione improvvisa di alcool, tranquillanti o altre sostanze). L’attacco di panico è invece una crisi d’ansia estrema, sconvolgente, che comporta i sintomi fisici e psichici dell’ansia al massimo dell’intensità, fino a provocare la paura di morire, di impazzire, di perdere il controllo di sé e vivere la realtà esterna come strana e irreale. Il disturbo è caratterizzato da ripetuti attacchi di panico, imprevedibili, inaspettati e non provocati né da una malattia medica né da una sostanza. Si verificano nelle situazioni più diverse. L’agorafobia si ha quando una persona teme ed evita posti e situazioni da cui secondo lui sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi (un viaggio in treno, in autobus, una fila al supermercato o in posta) oppure quelle situazioni in cui pensa di non potere avere un aiuto sufficiente nel caso di un malessere o di un attacco di panico (una strada solitaria, un luogo affollato, una galleria, un posto lontano da casa). Per venir fuori dal disturbo da attacchi di panico è necessario avviare un percorso di progressiva liberazione dalla paura, dall’ansia, dall’insicurezza. Il percorso terapeutico comprende di solito un contributo farmacologico (per quelli che sono gli aspetti biologici dell’ansia, del panico e dell’eventuale depressione) un contributo socioterapeutico (attraverso i Gruppi di Auto – Aiuto) ed un contributo psicoterapeutico (per gli aspetti psicologici che sottendono i sintomi). Un percorso terapeutico che conduca il paziente alla comprensione ed alla soluzione dei suoi problemi psicologici, nonché ad una reale e definitiva autonomia. Un percorso durante il quale il paziente, che inizia in uno stato di grande dipendenza (dall’accompagnatore, dal medico, dal farmaco) passi ad una fase d’impegno attivo (nella relazione terapeutica e nei gruppi di auto – aiuto) e giunga ad uno stato di liberazione e d’autonomia, in piena e totale ripresa della sua attività lavorativa e sociale. Lidap: prima un colloquio, poi l’accoglienza “I n caso di richiesta di entrare a far parte della Lidap – precisa Patrizia Biscotti – la persona è invitata ad un colloquio preliminare gratuito che permette di accertare la presenza del disturbo e l’utilità della partecipazione ai gruppi. Il percorso terapeutico passa attraverso tre fasi. Nella prima il paziente ha bisogno di essere ascoltato, la seconda prevede che i membri diventino più attivi, si rendano disponibili ad ascoltare gli altri, a mettersi in gioco e instaurare un confronto. Nella terza fase i soggetti acquisiscono consapevolezza riuscendo a rapportarsi più facilmente con gli altri. La regola alla base dei gruppi è la sospensione del giudizio verso se stessi e del pregiudizio nei confronti degli altri, così da superare il senso di vergogna che accompagna questi disturbi. Gli incontri di gruppo sono un’occasione di confronto tra persone che hanno vissuto o vivono in prima persona un disturbo da attacco di panico. Nella condivisione delle proprie esperienze, il paziente capisce che il sintomo fisico (tachicardia, svenimento) non è altro che un’emozione soffocata, che può essere di tristezza o dolore, per esempio. Il gruppo di auto – mutuo aiuto è una palestra dove iniziare a sperimentare queste emozioni. Il dialogo è guidato da dei facilitatori, persone che hanno seguito dei corsi di preparazione ma che soprattutto hanno vissuto direttamente queste esperienze. Ad ogni gruppo, aperto anche ai familiari, possono partecipare dalle 3 alle 12 persone”.