Concha Bonita

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stagione 2006-07, numero 12, 22 febbraio 2007
Processo a Dio
Concha
Bonita
di Alfredo Arias,
René De Ceccatty,
Nicola Piovani
con
Gennaro
Cannavacciuolo
di Stefano Massini
con Ottavia Piccolo
Un curioso
accidente
di Carlo Goldoni
con Mario Scaccia,
Debora Caprioglio
Bobo e l’isola dei pirati
di Andrea Andolina e Valentina Burolo
Concha Bonita
commedia fantastica in musica
libretto di Alfredo Arias e René De Ceccatty
versione italiana Cerami & Piovani musica di Nicola Piovani
regia di Alfredo Arias
scene di Francesco Bancheri costumi di Francoise Tournafond
con Gennaro Cannavacciuolo, Mauro Gioia,
Sandra Guido, Antonio Interlandi,
Sibilla Malara, Alejandra Radano,
Gabriella Zanchi
e l’Orchestra Aracoeli
pianista e direttore Enrico Arias
produzione
Teatro Ambra Jovinelli/Compagnia dell’Ambra
Politeama Rossetti
dal 22
al 25 febbraio 2007
durata dello spettacolo
1 ora e 40’ circa
senza intervallo
musical & grandi eventi
Una favola musicale moderna. In cui alla dimensione sognante della tradizione si coniugano
una verve ironica travolgente, qualche tema un
po’ scabroso – anche se ormai presente nella
nostra quotidianità – e il sale dell’intelligenza
con cui viene trattato.
Così la favola sulla pagina: se poi sul palcoscenico prende corpo grazie all’irruente creatività di
un regista come Alfredo Arias, grazie alla sensibilità musicale del Premio Oscar Nicola Piovani
e all’apporto appassionato e ineccepibile di un
cast capeggiato da un beniamino del pubblico
regionale come Gennaro Cannavacciuolo...
Allora il risultato è Concha Bonita, “commedia
fantastica in musica” che fin dal suo debutto a
Parigi due anni orsono, ha raccolto l’entusiasmo unanime delle platee europee.
Scritta da Alfredo Arias e René de Ceccatty,
Concha Bonita intreccia costantemente l’anima argentina e quella europea, dimensioni
che appartengono allo stesso Arias e che si
esprimono in una storia in bilico fra lo spirito
sudamericano e quello della Ville lumière... Lo
stesso coinvolgente mix si traduce nelle musiche di scena, attraverso una partitura che passa
con raffinatezza dal rock al tango, dalla zarzuela
al mambo, dal melodramma alla rumba.
Il tutto per raccontare la storia di una persona,
anch’essa divisa fra due dimensioni: due paesi,
due vite, due storie, addirittura due identità
sessuali… Concha è infatti anche Pablo: anzi,
prima di tutto è Pablo, un calciatore argentino,
che viveva di pallone e nella sua città d’origine
aveva un amore…
L’incontro con la vita, i sentieri della sensualità
e la cultura parigina però lo hanno trasformato
in Concha. Una donna: bellissima, fatale, tanto
da meritare il soprannome di “Bonita”. Una
nuova chance per lui, una pagina bianca tutta
da scrivere, magari riempiendola di sogni realizzati.
Infatti quando la incontriamo a Parigi, Concha
è una vedette di successo, vive con due uomini
– il suo parrucchiere gay Carlo e Raimundo
– fra seduzioni, conquiste, doni, fra cui il più
ingente è stato l’amore di un vecchio signore
italiano che le ha lasciato una cospicua eredità.
Ma – come in tutte le favole – anche in quella
densa di humor e trasgressione di Concha
Bonita giunge un imprevisto. Sulle tracce di
Pablo – ignare della sua trasformazione esistenziale – arrivano infatti a Parigi la candida Myriam, che era stata sua compagna in
Argentina, e Dolly, di cui Pablo non sospettava
l’esistenza: il frutto del loro amore giovanile,
che ormai è un’adolescente e che reclama i
propri diritti.
Attraversando molti equivoci, si assiste a un’impensabile ricomposizione del nucleo familiare
attorno a Concha, figura che – ritrovando
malinconicamente il passato profilo maschile,
o illuminandosi di quello più proprio, femminile
– riesce comunque ormai a dominare la vita,
sia pure essa colorata e imponderabile.
Costruire uno spettacolo intorno al favoloso
destino di Concha Bonita era da tempo nei
piani di Alfredo Arias: vi si avvicinò con l’allestimento “en travesti” de Le serve di Genet. Ma
forse l’idea era già presente durante la messinscena di Pallido oggetto del desiderio che Arias
ha creato proprio per il Teatro Stabile regionale, raccontandovi la storia di una femme fatale
– non a caso chiamata anche lei Concha – in
una dimensione sospesa fra sogno e realtà.
Concha Bonita ha permesso al regista – attraverso il ricorso a stilemi semplici e popolari,
tipici della commedia musicale – di toccare
argomenti delicati e rischiosi quali la sessualità
e le implicazioni dell’essere padre o madre. Ed
ha la grande preziosità di offrirsi in diversi – e
comunque validi – piani di lettura: è musical e
commedia degli equivoci; è un’opera surreale
sulla fatuità delle apparenze, ma è anche una
fotografia piena di humor e non troppo paradossale di come potrebbe essere il nostro
futuro; la si può leggere come una fiaba un
po’ eversiva, ma anche – o forse soprattutto
– come una celebrazione del teatro con i suoi
trasformismi e le sue recite, la sua “imitazione”
della vita vera e le tante citazioni, dal varietà a
Wanda Osiris, al music hall... Col grande messaggio finale del non avere paura a guardarsi
dentro, perché – come dice Arias – «possiamo
spingerci fino in fondo alle nostre fantasie,
senza creare catastrofi nella vita di nessuno,
trovando nuove strade per gli affetti e rispettando l’innocenza degli altri».
Ilaria Lucari
i numeri musicali
PROLOGO DI CONCHA
Strumentale
PARIS ALCATRAZ
Raimundo, Carlo
QUANTE PAURE E QUANTI
PIANTI Concha
4. IO SONO L’OMBRA Pablo, Concha
5. GIOIE, PECCATI E CHIFFONS
Evaavabette
6. UN TRANVETTO D’ALLEGRIA
Pablo, Concha, Evaavabette
7. ERA MAGGIO ERA DI SERA
Concha
8. I MORTI SONO AMICI
Concha, Carlo, Raimundo
9. A BUENOS AIRES
Concha, Raimundo
10. COME AL VARIETÀ
Carlo e Raimundo
11. YO BUSCO UN HOMBRE
Myriam, Concha
12. CONCHA PAPÀ!
Raimundo, Carlo, Concha, Myriam
13. ANDATA - RITORNO - ANDATA
Concha, Carlo, Raimundo
14. LA RUMBA DEL MARCIAPIEDI
Evaavabette, Carlo, Raimundo
15. L’ADDIO DI PABLO Pablo, Evaavabette, Concha, Raimundo, Carlo
16. S’È FERMATO IL TRENO Raimundo
17. LACRIME, BACI E CHAMPAGNE
Concha, Evaavabette
18. MA CHE BELLA BAMBOLA
Dolly, Concha
19. BUSCAR UN PADRE
Concha, Dolly
20. L’ADDIO DI CARLO Carlo
21. MAMBO DE CONCHA
Strumentale
22. SE SOFFIA IL VENTO Pablo, Raimundo, Myriam, Dolly, Concha
23. IL TANGO DELLA BOCA
Myriam, Concha
24. SCENDE LA NOTTE, SALE LA
LUNA Myriam, Raimundo
25. LUNA CALIENTE Concha, Dolly
26. ECCOCI ALLA FINE DEL RONDÒ
Tutti
1.
2.
3. Alfredo
Arias
autore e regista
Artista dalla creatività originalissima e dall’inesauribile
fantasia, Alfredo Arias si è
conquistato una meritata
fama e rilevanza a livello
internazionale.
È nato a Buenos Aires, e i
suoi inizi artistici lo hanno
visto appassionarsi prima
alle arti plastiche e presto
al mondo del teatro.
Il suo primo spettacolo, Dracula, del 1966, è un adattamento del celebre romanzo
di Bram Stoker, messo in
scena in forma di fumetto.
Tema amato, se pensiamo
che il regista vi è ritornato
recentemente, firmando il
musical Dracula con le musiche della PFM.
Ha lasciato l’Argentina per
tentare, in Europa, l’avventura del palcoscenico: ha debuttato come regista a Parigi, firmando Eva Peron del
suo connazionale Copi. Sono
seguiti da allora numerosi
spettacoli, sue affascinanti
creazioni su testi del repertorio classico e di grandi
autori, nell’ambito dell’opera
lirica e del music-hall: fra
gli altri restano memorabili
Pene d’amore di una gatta
inglese (commedia musicale
tratta da Henry James e
rappresentata a Parigi e nei
maggiori festival internazionali) e Mortadela.
In Italia ha firmato molti
spettacoli: per il Festival
Dei Due Mondi di Spoleto,
ha creato la Vedova allegra
di Franz Lehar e Le mammelle di Tiresia di Francis
Poulenc.
Per il Teatro Stabile di Genova ha diretto Il ventaglio
di Goldoni e La dame de
Chez Maxime di Feydeau.
Importanti anche le prove
offerte nel campo della lirica: per il Teatro Regio di
Torino ha curato la regia di
Sogno di una notte di mezza
estate di Britten, mentre alla
Scala di Milano ha messo in
scena I racconti di Hoffmann
di Offenbach e Il barbiere di
Siviglia di Rossini.
Si è spesso impegnato nel
mondo della formazione,
conducendo stages fra cui
va menzionato quello realizzato nel 1996 all’“Ecole des
Maîtres” diretta da Franco
Quadri.
Spesso i suoi spettacoli sono
stati presentati con successo
in tutto il mondo, come è
accaduto per Le serve di
Jean Genet, applaudito a
Montreal, Roma, Mosca, San
Pietroburgo, Buenos Aires.
Allo stabile regionale ha
messo in scena nel 2003
Pallido oggetto del desiderio
con Daniela Giovanetti, quasi
contemporaneamente Concha
Bonita debuttava con successo a Parigi.
la rassegna stampa
Nicola
Piovani
musiche
Pianista, compositore e direttore d’orchestra, Nicola
Piovani ha scritto la prima
colonna sonora nel 1968 per
i cinegiornali sul movimento
studentesco realizzati da un
collettivo universitario sotto
la guida di Silvano Agosti.
L’anno successivo debutta
nel lungometraggio con N.P.
Il segreto sempre di Agosti.
Comincia così una carriera
che lo porta a collaborare
con i maggiori registi italiani: Bellocchio, Monicelli, i
Taviani, Moretti, Tornatore,
Benigni e Fellini, che si è
rivolto a lui per i suoi ultimi tre film e fra gli stranieri con Pál Gábor, Dusan
Makavejev, Bigas Luna, John
Irvin, Sergej Bodrov, Philippe
Lioret.
Con la colonna sonora di La
vita è bella di Roberto Benigni vince il premio Oscar.
Fra gli altri riconoscimenti
ricordiamo almeno tre David
di Donatello (per Ginger e
Fred di Fellini, Caro diario
e La stanza del figlio di
Moretti), quattro premi “Colonna sonora”, due Nastri
d’argento e due Ciak d’oro.
Con L’équipier di Lioret ottiene la nomination al César,
il premio del pubblico e la
menzione speciale della giuria al festival “Musique et
cinéma” di Auxerre.
Da sempre compone per
il teatro, collaborando agli
allestimenti di Carlo Cecchi,
Luca De Filippo, Maurizio
Scaparro, Vittorio Gassman.
Nel 1989, con Magni e
Garinei, crea la commedia
musicale I sette re di Roma.
Come autore di canzoni, negli anni Settanta compone a
quattro mani con Fabrizio
De André gli album Non al
denaro, non all’amore né al
cielo e Storia di un impiegato e nel 1995 scrive tre
brani per il tour teatrale di
Benigni.
Negli anni Ottanta inizia il
sodalizio con lo scrittore
Vincenzo Cerami. Insieme
fondano la Compagnia della
Luna, per dare vita a un genere che allora non trovava
spazio sulle scene italiane:
un teatro dove musica e
parola abbiano pari dignità
e si sostengano a vicenda.
Nascono così La cantata
del Fiore e La cantata del
Buffo, Il signor Novecento
(1992) e Canti di scena
(1993), applaudito anche
allo Stabile regionale. Poi è
la volta di Romanzo musicale e nel 2000 di Concerto
fotogramma in cui Piovani
compendia in forma teatrale
trent’anni di creazioni per
il cinema. Per un più ampio
organico sinfonico compone
invece La Pietà e L’isola
della luce.
Fantastica Concha Bonita firmata Cerami & Piovani. È uno spettacolo raro e in grado di eccitare i
cinque sensi… per il piacere della vista spalancate
gli occhi davanti ll’autorevole e sarcastico crossing
sessuale della magnifica Ringer….per il piacere
dell’udito prestate l’orecchio alla malia impetuosa
del canto e dei toni di Gabriella Zanchi… per il
piacere dell’olfatto cogliete il profumo della stravaganza emesso dai modi e dal melò di Gennaro
Cannavacciuolo… per il piacere del tatto spiate
Alejandra Radano…e c’è il sesto senso dello spettacolo, da ascrivere alle musiche di Nicola Piovani…mentre la sensualità è di Alfredo Arias…
Rodolfo Di Giammarco La Repubblica
…ci riporta il fantasmagorico corredo di colori,
suoni e sensazioni…si tratta di trasgressione edulcorata dallo humor, svaporata nella romanticheria,
addomesticata dalla dimensione fiaba…la contaminatio di segni e suoni…rock e tango, rumba e
zarzuela, mambo e lirica…
Rita Sala Il Messaggero
Una fiaba contemporanea a metà tra commedia
e opera che coniuga qualità musicale, bel canto e
buona recitazione…teatro degli equivoci, unendo
gli umori della poesia elegiaca, strizza l’occhio alla
tradizione del melodramma e persino del cinema…nel panorama teatrale una sorta di mutazione genetica che sfugge alle consuete categorie
stilistiche, capace di stupire, divertire, emozionare… La musica di Piovani è teatrale, colorata, una
commistione di generi che gioca con i ritmi latini
mescolandoli alla tradizione dell’opera in musica,
con contaminazioni modernissime e continue variazioni di rimo.
Simona Buonomano Il Tempo
…un’evoluzione continua, irrefrenabile, il “corpo” degli attori-cantanti davvero bravissimi e ben vestiti…
Franco Cordelli Corriere della Sera
…Risate assicurate e un gran finale con battito di
mano a suon di musica, quella di Nicola Piovani…se
avete voglia di passare una serata all’insegna dell’ironia…affiancata dagli straordinari solisti dell’Orchestra Aracoeli.
Francesca de Sanctis L’Unità
Processo a Dio
di Stefano Massini
regia di Sergio Fantoni
scene e costumi di Gianfranco Padovani
musiche di Cesare Picco
con Ottavia Piccolo,
Vittorio Viviani, Silvano Piccardi,
Francesco Zecca, Olek Mineer, Marco Cacciola
produzione La Contemporanea srl
Politeama Rossetti
27 febbraio 2007
durata dello spettacolo
1 ora e 30’ circa
senza intervallo
altri percorsi
«Ci sono idee – frammenti di luce, indizi
di storie – che incontri una volta e non ti
lasciano più. Erano anni che tenevo chiusa in
qualche cassetto della mente la traccia di un
“Processo a Dio” all’indomani della Shoah.
Immaginavo quel processo come una resa dei
conti: violenta, acuta, drastica. (…) Tutto questo stava in quel cassetto, insieme a squarci di
azione, atmosfere abbozzate, profili delineati
come uno schizzo al carboncino. Ed ogni
volta che, per caso, quel cassetto si apriva,
puntualmente mi assaliva la voglia di tentare
una forma scritta, traducendo finalmente in
dialogo quella scommessa così estrema, per
me fascinosa, densa, intrigante. Devo a Sergio
Fantoni la riapertura definitiva del cassetto, lo
stimolo fortissimo a dar vita teatrale a quegli
schizzi provvisori. Ho lavorato su Processo
a Dio come forse si lavora ad una statua: ho
sgrossato il blocco di marmo per poi scendere sempre più nel dettaglio. Ed era come se il
testo esistesse già, laggiù, in fondo al blocco.
Lo stavo scoprendo, come svelandolo: un
passo dopo l’altro mi si rivelavano i tratti dei
personaggi, i nodi della vicenda, le dinamiche
della trama, il disegno del dialogo. Sono stato
spettatore di ciò che scrivevo e scrittore di
ciò che vedevo scorrermi davanti agli occhi».
A parlare così è Stefano Massini, uno scrittore
appena trentenne, ma di straordinario talento
che si sta imponendo con sempre maggior
forza sulla scena nazionale, proponendo testi
di profondo coinvolgimento emotivo e vigore drammatico. Testi che a temi essenziali e
universali (la solitudine, le paure, la ricerca
della felicità e del senso della vita) coniugano
architetture drammaturgiche anodine ed efficaci e una scrittura tesa e avvincente. Qualità
rare, che hanno presto colpito gli “addetti ai
lavori”: giurie di prestigiosi premi, ma anche
coloro che il teatro “lo fanno”, come Sergio
Fantoni e Ottavia Piccolo, che in Processo
a Dio hanno visto l’orizzonte di una nuova
messinscena.
Un lavoro forte, incisivo, che guarda all’Olocausto evitando i clichè già percorsi, e che
anzi in questa grande tragedia dell’uomo e
della storia vede il metaforico input per la più
angosciante e dolorosa delle domande, per il
più irresolubile dei misteri: dov’è Dio mentre
si soffre? Dov’è quando vengono compiute
azioni prive di senso e di umanità?
A questi quesiti vuol giungere Elga Frisch, la
protagonista di Processo a Dio, a cui Ottavia
Piccolo donerà un vibrante ritratto, ricco
di intensità espressiva e profondità drammatiche. Elga è un’attrice, di Francoforte, di
origini ebraiche, viene deportata nel campo
di Maidanek, dove conosce le inimmaginabili
atrocità del nazismo. Sopravvissuta allo sterminio, Elga torna alla vita animata dall’intento
di avere ragione della sofferenza inflitta al suo
popolo. “Perché?” Vuole chiedere, a chi possa
darle una risposta: sia esso anche Dio. È così
che porta Dio alla sbarra assieme ad alcuni
altri personaggi. Che assisteranno al processo:
il rabbino Nachman difensore di Dio, il giovane Adek smanioso di vendetta, lo Scharführer
Reinhard in rappresentanza del Reich e i due
anziani Solomon e Mordechai, giudici severi di
un processo che non può non farsi gara dura,
senza esclusione di colpi.
Un violento, provocatorio, disperato “guardarsi negli occhi fra cielo e terra” dunque,
quello che avviene nel capannone, dove il
regista Fantoni immagina di ambientare questo teatralissimo processo: un capannone che
funge da “camera di decompressione” in cui i
personaggi, reduci dall’orrore del lager, attendono di rientrare nel mondo da sopravvissuti.
Una condizione esistenziale e interiore complicatissima, come ha spiegato anche Primo
Levi, che procurava loro un paradossale senso
di colpa verso chi non si era salvato e – come
sottolinea anche Fantoni – li faceva temere
che il ritorno alla vita, avrebbe a poco a poco
voluto cancellare o dimenticare l’“esperienza”
di cui erano stati testimoni.
Da qui la loro urgenza di chiedere, che
Massini offre benissimo attraverso la sua
drammaturgia e che il regista sente profondamente «Il loro sguardo, la loro voce – dice
– ha qualcosa di anormale, è carica di rancore,
di rabbia, non per ciò che hanno sofferto ma
per l’impossibilità di trovare delle risposte.
Non si sentono per nulla martiri di un’idea,
ne avevano tante e diverse, ma zimbelli del
caso o di un Dio distratto». (i.lu.)
Un curioso accidente
di Carlo Goldoni
regia di Beppe Arena
scene di Andrea Bianchi, Laura Forlani
costumi di Antonia Petrocelli
Politeama Rossetti
dal 28 febbraio
al 1° marzo 2007
con Mario Scaccia, Debora Caprioglio,
Edoardo Sala, Antonella Piccolo,
Rosario Coppolino, Consuelo Ferrara, Mario Patanè
durata dello spettacolo
2 ore circa
con intervallo
produzione Compagnia Molière
altri percorsi
Era già sulle scene da diversi anni Mario
Scaccia quando – nel 1951 – esordì in un
testo goldoniano: lo spettacolo – realizzato
con la compagnia Gassman-Torrieri – rappresentò un incontro felice, e fu replicato anche
all’estero, nel corso di una lunga tournée in
America Latina, Brasile, Uruguay… Dall’alto
dei suoi 87 anni appena compiuti e trascorsi
per la maggior parte sui più prestigiosi palcoscenici italiani, Mario Scaccia è stato protagonista di una parte molto importante della
storia del teatro contemporaneo, e continua
ad esserlo, rendendosi parte attiva nelle evoluzioni della scena nazionale, non limitando
mai le proprie esperienze, e percorrendo
una parabola artistica assolutamente originale
nelle scelte e nelle direzioni. È stato ospite
dello Stabile regionale molto spesso, e protagonista, all’inizio degli anni Ottanta, di una
memorabile produzione Romolo il Grande
di Dürrenmatt. Da quel lontano 1951, l’attore è tornato spesso a confrontarsi con il
genio goldoniano: basti citare l’importante e
recente prova nei Mémoires, in cui, diretto
da Scaparro, ha interpretato proprio l’anziano commediografo ormai giunto alla fine
della propria vita, dimostrando che per sé
stesso, come per Goldoni, la malinconia della
vecchiaia può trasformarsi grazie al teatro in
un’inesauribile voglia di esserci e di creare. E
in occasione del trecentenario della nascita,
non poteva mancare da parte di Scaccia un
prezioso omaggio al commediografo veneziano, con la messinscena – da lui fortemente voluta – di Un curioso accidente. Il suo
Monsieur Filiberto – vecchio e ricco signore
al centro della commedia – rappresenta infatti
un gioiello interpretativo, in cui Scaccia infonde tutta la sua sapienza recitativa, la sua grande scuola, l’arte preziosa affinati in tanti anni
di palcoscenico.
Lo attornia una compagnia interessante, dove
si distingue Debora Caprioglio che impersonerà la brillante Madamigella Giannina, intraprendente figlia di Filiberto.
Scritta nel 1760, molto singolare per l’insolita
ambientazione europea (l’azione si svolge in
Olanda), Un curioso accidente s’ispira – a
detta dello stesso autore – a un fatto vero e
porta in scena, attraverso un lieve e gioioso
meccanismo teatrale, il gioco della seduzione
ed il confronto tra i diversi modi di intendere
ed affrontare l’amore, con gli uomini che di
solito, vigliaccamente, scappano quando vi si
trovano davanti, e le donne che invece restano, e risolvono ogni difficoltà, magari creando
qualche inevitabile “curioso accidente”.
Il plot inventato da Goldoni è limpido e così
le intenzioni della commedia, svelate fin dalle
prime battute da un autore ormai maturo
e certo delle proprie capacità drammaturgiche, cui non servono più rivelazioni finali
per mantenere viva l’attenzione del pubblico.
Chiariti dunque gli intenti morali, l’autore è
libero di giocare con il “verisimile” portando
sulla scena la storia del ricco e autorevole
Monsieur Filiberto: sua figlia Giannina non
potrebbe mai svelargli di essere innamorata
di un ufficiale, giovane perbene ma assolutamente male in arnese sul piano finanziario. Filiberto non acconsentirebbe mai a una
simile unione… Alla ragazza non resta allora
che architettare un piano: sfruttando il fatto
che Costanza, figlia dell’esattore maneggione
Monsieur Riccardo, è a sua volta innamorata dell’ufficiale, Giannina riesce a far sì che
Filiberto favorisca e renda anche economicamente possibile una “fuga d’amore” fra l’ufficiale e la ragazza. Rimane ovviamente segreto che colei che fuggirà sarà invece proprio
Giannina… Parallelamente va in porto anche
la storia d’amore fra i due servi di Filiberto,
mentre rimane delusa la calcolatrice Costanza
e si crea un vivace e gustoso confronto fra i
due anziani e burberi padri.
«In Un curioso accidente – commenta il regista dello spettacolo, Beppe Arena – Goldoni
costruisce il suo meccanismo, privo di trame
intricate e complesse, sapiente nella costruzione e perfetto d’equilibrio e di ritmo, squisito nella disposizione armonica delle parti,
nello specchio delle simmetrie, nella dosatura
e sfumatura degli effetti. Il cerchio tracciato
(fra naturalismo ed artificio) racchiude la vita,
senza nasconderla e senza spegnerla: e la vita
è colma di tenerezze, di sogni, di malinconie, di
piccole pazzie e di grandi tracotanze, di cuore
e di ragione, di tirannia ed amore». (i.lu.)
Bobo
e l’isola dei pirati
scritto e diretto da Andrea Andolina e Valentina Burolo
scene di Alessandro Starc costumi di Benedetta Schepis
manifattura pupazzi di Magda Martinci
con Andrea Andolina,Valentina Burolo,
Laura Lisanti,Vincenzo Guida, Simone Veronese,
Eugenia Gotti, Massimo Bidussi
e con le voci registrate di Dario Penne, Riccardo Peroni
produzione Compagnia Teatrale Bobo e i Suoi Amici
con il contributo di
Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia
Sala Bartoli
dal 24
al 28 febbraio 2007
durata dello spettacolo
1 ora circa
senza intervallo
eventi speciali
Ritorna alla Sala Bartoli, ospite del Teatro
Stabile del Friuli-Venezia Giulia, Bobo, il corvo
blu beniamino dei bambini. Lo scorso anno,
Andrea Andolina e Valentina Burolo, avevano presentato Bobo e la fabbrica delle fiabe
uno spettacolo concepito come una sorta
di “Kindergarten” artistico e fantasioso per
far divertire i più piccoli mentre i genitori
si godevano lo spettacolo contemporaneamente in programma al Politeama Rossetti.
Nella Stagione 2006-2007 l’iniziativa si ripete
e incrementa: la nuova avventura teatrale di
Bobo parte sabato 24 febbraio alle ore 17 e
replica fino a mercoledì 28, in orari diversi,
con repliche mattutine indirizzate alle scuole e
altre pomeridiane aperte a tutti gli interessati.
Ovviamente la recita di domenica 25 – che
vede in concomitanza al Politeama l’ultima
replica del musical Concha Bonita – si propone
nuovamente come “Kindergarten”. I piccoli
spettatori infatti seguiranno lo spettacolo e
alla fine usufruiranno di un servizio di “artistico
babysitteraggio” che si protrarrà fino alla conclusione del musical.
Bobo e l’Isola dei Pirati – questo il titolo del
nuovo spettacolo scritto e diretto da Andolina
e Burolo – conta sulle voci registrate di Dario
Penne, Riccardo Peroni e sull’interpretazione di
Simone Veronese,Vincenzo Guida, Laura Lisanti,
Andrea Andolina e Valentina Burolo in un testo
che si pone idealmente tra Peter Pan di James
Barrie e L’Isola del Tesoro di Louis Stevenson.
La storia farà viaggiare lo spettatore nel tempo
e nella fantasia, ripercorrendo le rotte dei
galeoni pirati alla ricerca di misteriosi amuleti e
antichi tesori nascosti: i protagonisti sono infatti due marinai, il capitan Bobo e il suo eterno
secondo Krock. Krock è un personaggio per
niente leale, che sta con Bobo con l’intento
di ammutinarsi e impadronirsi del comando
della nave. L’occasione arriva presto: i due topi
Acquafogna e Dentistretti offrono a Krock una
mappa che lo potrebbe guidare sull’isola dei
pirati, dove è nascosto un uovo magico. Chi
si impadronisce dell’uovo ottiene il comando
della ciurma (composta da pupazzi tra i quali
il beniamino dei bambini Bobo) e dunque della
nave. Inoltre l’oggetto magico trasformerà i
pupazzi in marinai in carne e ossa… Una tra-
sformazione – secondo Andolina – dal forte
simbolismo: i pupazzi infatti rappresentano i
sogni dei bambini, e tramutarli in esseri umani
significa uccidere i sogni. Per riuscire nel suo
intento malvagio, Krock cerca di convincere il
capitano a fare rotta verso l’isola: quale idea più
geniale dell’invenzione di una frottola? Ecco
che Krock racconta di come sull’isola ci siano
tesori mai visti. Ma al loro arrivo, i protagonisti della storia troveranno ad attenderli una
sorpresa: un pirata dal nome Piediscalzi che
rovescerà le sorti della vicenda... Per arrivare al
gioioso finale però la lotta tra il bene e il male,
fra la fantasia e la realtà riserverà al pubblico
ancora molte sorprese.
Ad arricchire la messinscena hanno provveduto i costumi di Benedetta Schepis, le musiche
a cura di Alberto de Polojac, mentre la scenografia, con la bella nave è una creazione di
Alessandro Starc.
11
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di Carlo Goldoni regia di
Beppe Arena, con Mario Scaccia,
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di Maurice Hennequin
e Pierre Veber
regia di Gigi Proietti, con
Sabrina Ferilli, Maurizio Micheli
di Stephen Sondheim, con gli
allievi della Bernstein School
of Musical Theatre di Bologna
diretta da Shawna Farrell
MAR 27 febbraio
h. 20.30
MER 28 febbraio
h. 20.30 turno B
SAB 3 marzo
RITO
AU
ESh.
20.30
calendario recite
calendario recite
GIO 1 marzo
h. 20.30 turno A
DOM 4 marzo
URITO
ESh.A16.00
MAR 6 marzo
h. 20.30 turno PRI
SAB 10 marzo
h. 21
MER 7 marzo
h. 16.00 turno E
DOM 11 marzo
h. 16.30
Lo spettacolo è compreso nel
Recita straordinaria
tagliando “grandi maestri” per fuori abbonamento:
gli abbonati dei turni prosa A
DOM 4 marzo
e B. Gli abbonati degli altri
turni potranno acquistare il
h. 20.30
biglietto al prezzo speciale di
10 euro (1 euro per gli prezzo dei biglietti
abbonati “gold” e “platinum”).
Platea A-B
Interi € 55
Ridotti € 50
prezzo dei biglietti
Platea A-B
Interi € 28
Ridotti € 23
prezzo dei biglietti
Platea A-B
Interi € 28
Ridotti € 23
Platea C
Interi € 20
Ridotti € 16
Platea C
Interi € 20
Ridotti € 16
Gallerie
Interi € 15
Ridotti € 12
Gallerie
Interi € 15
Ridotti € 12
abbonamento
con le stelle
Platea A-B 2*
Platea C e Gallerie 1*
Platea C
Interi € 46
Ridotti € 42
GIO 8 marzo
h. 20.30 turno A
VEN 9 marzo
h. 20.30 turno B
SAB 10 marzo
h. 20.30 turno C
DOM 11 marzo
h. 16 turno D
Prima Galleria
Interi € 37
Ridotti € 33
prezzo dei biglietti
Platea A-B
Interi € 38
Ridotti € 31
Seconda Galleria
Interi € 28
Ridotti € 24
Platea C
Interi € 35
Ridotti € 29
Loggione
Interi € 10
Prima Galleria
Interi € 29
Ridotti € 24
abbonamento
abbonamento
con le stelle
con le stelle
Platea A-B 4*
Platea A-B 2*
Platea C e I Galleria 3*
Platea C e Gallerie 1*
II Galleria 2*
Seconda Galleria
Interi € 24
Ridotti € 19
Loggione € 7,50
prezzo dei biglietti
Posto unico
Interi € 15
Ridotti € 12,50
il Rossetti News
Due musical
di Sondheim
alla Sala Bartoli
Sarà un’occasione davvero
unica per conoscere Stephen
Sondheim, uno degli autori
di musical più acclamati nel
mondo anglosassone (e non
solo), i cui lavori vengono
spesso proposti addirittura
dai teatri lirici, ma che è
ancora assai poco conosciuto
e rappresentato in Italia.
Dopo il grande successo di
Ragtime, a dicembre, ritornano alla Sala Bartoli gli
allievi della Bernstein School
of Musical Theatre di Bologna
diretta da Shawna Farrell
con due imperdibili appuntamenti. Il primo è fissato per
sabato 10 e domenica 11
marzo con Assassins, musical
dal plot originalissimo, i cui
protagonisti sono tutti coloro
i quali hanno assassinato
o tentato di assassinare i
vari presidenti degli Stati
Uniti d’America. Lo spettacolo,
scritto da Sondheim negli
anni Settanta, è stato rappresentato a Broadway nel 2004
ottenendo entusiastici riscontri da parte della critica.
Il secondo appuntamento è
fissato per sabato 31 marzo
e domenica 1° aprile quando i giovani della Bernstein
porteranno in scena Into
the woods.
I biglietti per i due spettacoli sono disponibili presso i
consueti punti vendita.
diretto da Antonio Calenda
“Trieste a Teatro”
Periodico del Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia
www.ilrossetti.com/triesteteatro.asp
Anno XVI - numero 144 - 20 febbraio 2007
redazione Viale XX Settembre, 45 - 34126 Trieste
tel. 040-3593511 fax 040-3593555
www.ilrossetti.it e-mail [email protected]
Autorizz. Tribunale di Trieste n° 846 del 30.7.1992
stampa Stella Arti Grafiche,Trieste
direttore responsabile Stefano Curti
redazione Ilaria Lucari, Ivis Lasagna
in breve
Grande
successo al Teatro
Valle di Roma
per Piera Degli
Esposti e la sua
Indimenticabile
serata, spettacolo che
ormai ha battuto ogni
record di tenitura (è
giunto all’11° anno di
programmazione). Alla
prima hanno preso
parte numerosi vip tra
i quali ricordiamo Lina
Wertmüller, il regista
Francesco Rosi, Carlo Ripa
di Meana, l’attrice Paola
Pitagora e il giornalista
Pino Strabioli. Notevole
anche il riscontro otteSono iniziate a
Roma le prove
della
nuova
produzione del
Teatro Stabile
del
FriuliVenezia Giulia, il capolavoro di Bertolt Brecht
Vita di Galileo che
avrà come protagonista
Franco Branciaroli.
Lo spettacolo - che sarà
presentato a Trieste nella
stagione 2007-2008
- è diretto da Antonio
Calenda e coprodotto con il Teatro de gli
Incamminati. Il debut-
nuto a Roma
da Lei dunque
capirà, il monologo di Claudio
Magris diretto da Antonio
Calenda e interpretato
da Daniela Giovanetti.
Nelle tre settimane di
repliche al Piccolo Eliseo
lo spettacolo - che ritornerà alla Sala Bartoli
dal 16 al 25 marzo ha fatto segnare quasi
sempre il tutto esaurito.
Dopo le repliche a Roma
lo spettacolo è andato
in scena a Cervignano,
Grado, Udine e in alcuni
centri dell’Istria.
to è previsto
per venerdì 16
marzo al Teatro
Fraschini
di
Pavia prima di
andare in scena
al Teatro Argentina di
Roma. Oltre a Branciaroli
il cast comprende Lello
Abate, Giancarlo Cortesi,
Daniele Griggio, Giorgio
Lanza e Lucia Ragni.
Il debutto in Regione è
programmato per l’11
aprile al Teatro Nuovo
Giovanni da Udine, dove
rimarrà in scena fino a
sabato 14 aprile.
Adolfo Levier (Trieste, 1873-1953) - Caffè all’aperto, 1910 - olio su tela, cm 65x92
il colore del benessere sociale
Non può esserci stabile ricchezza economica
senza ricchezza spirituale.
In qualsiasi ambito siano rivolti
– dalla sanità allo sviluppo economico, dalla scienza alla cultura,
all’arte, al tempo libero –
gli interventi della Fondazione sono sempre caratterizzati
da concreto impegno verso la collettività.
In una società evoluta
sono modulazioni che arricchiscono di felici tonalità
il colore del benessere sociale.
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