stagione 2006-07, numero 12, 22 febbraio 2007 Processo a Dio Concha Bonita di Alfredo Arias, René De Ceccatty, Nicola Piovani con Gennaro Cannavacciuolo di Stefano Massini con Ottavia Piccolo Un curioso accidente di Carlo Goldoni con Mario Scaccia, Debora Caprioglio Bobo e l’isola dei pirati di Andrea Andolina e Valentina Burolo Concha Bonita commedia fantastica in musica libretto di Alfredo Arias e René De Ceccatty versione italiana Cerami & Piovani musica di Nicola Piovani regia di Alfredo Arias scene di Francesco Bancheri costumi di Francoise Tournafond con Gennaro Cannavacciuolo, Mauro Gioia, Sandra Guido, Antonio Interlandi, Sibilla Malara, Alejandra Radano, Gabriella Zanchi e l’Orchestra Aracoeli pianista e direttore Enrico Arias produzione Teatro Ambra Jovinelli/Compagnia dell’Ambra Politeama Rossetti dal 22 al 25 febbraio 2007 durata dello spettacolo 1 ora e 40’ circa senza intervallo musical & grandi eventi Una favola musicale moderna. In cui alla dimensione sognante della tradizione si coniugano una verve ironica travolgente, qualche tema un po’ scabroso – anche se ormai presente nella nostra quotidianità – e il sale dell’intelligenza con cui viene trattato. Così la favola sulla pagina: se poi sul palcoscenico prende corpo grazie all’irruente creatività di un regista come Alfredo Arias, grazie alla sensibilità musicale del Premio Oscar Nicola Piovani e all’apporto appassionato e ineccepibile di un cast capeggiato da un beniamino del pubblico regionale come Gennaro Cannavacciuolo... Allora il risultato è Concha Bonita, “commedia fantastica in musica” che fin dal suo debutto a Parigi due anni orsono, ha raccolto l’entusiasmo unanime delle platee europee. Scritta da Alfredo Arias e René de Ceccatty, Concha Bonita intreccia costantemente l’anima argentina e quella europea, dimensioni che appartengono allo stesso Arias e che si esprimono in una storia in bilico fra lo spirito sudamericano e quello della Ville lumière... Lo stesso coinvolgente mix si traduce nelle musiche di scena, attraverso una partitura che passa con raffinatezza dal rock al tango, dalla zarzuela al mambo, dal melodramma alla rumba. Il tutto per raccontare la storia di una persona, anch’essa divisa fra due dimensioni: due paesi, due vite, due storie, addirittura due identità sessuali… Concha è infatti anche Pablo: anzi, prima di tutto è Pablo, un calciatore argentino, che viveva di pallone e nella sua città d’origine aveva un amore… L’incontro con la vita, i sentieri della sensualità e la cultura parigina però lo hanno trasformato in Concha. Una donna: bellissima, fatale, tanto da meritare il soprannome di “Bonita”. Una nuova chance per lui, una pagina bianca tutta da scrivere, magari riempiendola di sogni realizzati. Infatti quando la incontriamo a Parigi, Concha è una vedette di successo, vive con due uomini – il suo parrucchiere gay Carlo e Raimundo – fra seduzioni, conquiste, doni, fra cui il più ingente è stato l’amore di un vecchio signore italiano che le ha lasciato una cospicua eredità. Ma – come in tutte le favole – anche in quella densa di humor e trasgressione di Concha Bonita giunge un imprevisto. Sulle tracce di Pablo – ignare della sua trasformazione esistenziale – arrivano infatti a Parigi la candida Myriam, che era stata sua compagna in Argentina, e Dolly, di cui Pablo non sospettava l’esistenza: il frutto del loro amore giovanile, che ormai è un’adolescente e che reclama i propri diritti. Attraversando molti equivoci, si assiste a un’impensabile ricomposizione del nucleo familiare attorno a Concha, figura che – ritrovando malinconicamente il passato profilo maschile, o illuminandosi di quello più proprio, femminile – riesce comunque ormai a dominare la vita, sia pure essa colorata e imponderabile. Costruire uno spettacolo intorno al favoloso destino di Concha Bonita era da tempo nei piani di Alfredo Arias: vi si avvicinò con l’allestimento “en travesti” de Le serve di Genet. Ma forse l’idea era già presente durante la messinscena di Pallido oggetto del desiderio che Arias ha creato proprio per il Teatro Stabile regionale, raccontandovi la storia di una femme fatale – non a caso chiamata anche lei Concha – in una dimensione sospesa fra sogno e realtà. Concha Bonita ha permesso al regista – attraverso il ricorso a stilemi semplici e popolari, tipici della commedia musicale – di toccare argomenti delicati e rischiosi quali la sessualità e le implicazioni dell’essere padre o madre. Ed ha la grande preziosità di offrirsi in diversi – e comunque validi – piani di lettura: è musical e commedia degli equivoci; è un’opera surreale sulla fatuità delle apparenze, ma è anche una fotografia piena di humor e non troppo paradossale di come potrebbe essere il nostro futuro; la si può leggere come una fiaba un po’ eversiva, ma anche – o forse soprattutto – come una celebrazione del teatro con i suoi trasformismi e le sue recite, la sua “imitazione” della vita vera e le tante citazioni, dal varietà a Wanda Osiris, al music hall... Col grande messaggio finale del non avere paura a guardarsi dentro, perché – come dice Arias – «possiamo spingerci fino in fondo alle nostre fantasie, senza creare catastrofi nella vita di nessuno, trovando nuove strade per gli affetti e rispettando l’innocenza degli altri». Ilaria Lucari i numeri musicali PROLOGO DI CONCHA Strumentale PARIS ALCATRAZ Raimundo, Carlo QUANTE PAURE E QUANTI PIANTI Concha 4. IO SONO L’OMBRA Pablo, Concha 5. GIOIE, PECCATI E CHIFFONS Evaavabette 6. UN TRANVETTO D’ALLEGRIA Pablo, Concha, Evaavabette 7. ERA MAGGIO ERA DI SERA Concha 8. I MORTI SONO AMICI Concha, Carlo, Raimundo 9. A BUENOS AIRES Concha, Raimundo 10. COME AL VARIETÀ Carlo e Raimundo 11. YO BUSCO UN HOMBRE Myriam, Concha 12. CONCHA PAPÀ! Raimundo, Carlo, Concha, Myriam 13. ANDATA - RITORNO - ANDATA Concha, Carlo, Raimundo 14. LA RUMBA DEL MARCIAPIEDI Evaavabette, Carlo, Raimundo 15. L’ADDIO DI PABLO Pablo, Evaavabette, Concha, Raimundo, Carlo 16. S’È FERMATO IL TRENO Raimundo 17. LACRIME, BACI E CHAMPAGNE Concha, Evaavabette 18. MA CHE BELLA BAMBOLA Dolly, Concha 19. BUSCAR UN PADRE Concha, Dolly 20. L’ADDIO DI CARLO Carlo 21. MAMBO DE CONCHA Strumentale 22. SE SOFFIA IL VENTO Pablo, Raimundo, Myriam, Dolly, Concha 23. IL TANGO DELLA BOCA Myriam, Concha 24. SCENDE LA NOTTE, SALE LA LUNA Myriam, Raimundo 25. LUNA CALIENTE Concha, Dolly 26. ECCOCI ALLA FINE DEL RONDÒ Tutti 1. 2. 3. Alfredo Arias autore e regista Artista dalla creatività originalissima e dall’inesauribile fantasia, Alfredo Arias si è conquistato una meritata fama e rilevanza a livello internazionale. È nato a Buenos Aires, e i suoi inizi artistici lo hanno visto appassionarsi prima alle arti plastiche e presto al mondo del teatro. Il suo primo spettacolo, Dracula, del 1966, è un adattamento del celebre romanzo di Bram Stoker, messo in scena in forma di fumetto. Tema amato, se pensiamo che il regista vi è ritornato recentemente, firmando il musical Dracula con le musiche della PFM. Ha lasciato l’Argentina per tentare, in Europa, l’avventura del palcoscenico: ha debuttato come regista a Parigi, firmando Eva Peron del suo connazionale Copi. Sono seguiti da allora numerosi spettacoli, sue affascinanti creazioni su testi del repertorio classico e di grandi autori, nell’ambito dell’opera lirica e del music-hall: fra gli altri restano memorabili Pene d’amore di una gatta inglese (commedia musicale tratta da Henry James e rappresentata a Parigi e nei maggiori festival internazionali) e Mortadela. In Italia ha firmato molti spettacoli: per il Festival Dei Due Mondi di Spoleto, ha creato la Vedova allegra di Franz Lehar e Le mammelle di Tiresia di Francis Poulenc. Per il Teatro Stabile di Genova ha diretto Il ventaglio di Goldoni e La dame de Chez Maxime di Feydeau. Importanti anche le prove offerte nel campo della lirica: per il Teatro Regio di Torino ha curato la regia di Sogno di una notte di mezza estate di Britten, mentre alla Scala di Milano ha messo in scena I racconti di Hoffmann di Offenbach e Il barbiere di Siviglia di Rossini. Si è spesso impegnato nel mondo della formazione, conducendo stages fra cui va menzionato quello realizzato nel 1996 all’“Ecole des Maîtres” diretta da Franco Quadri. Spesso i suoi spettacoli sono stati presentati con successo in tutto il mondo, come è accaduto per Le serve di Jean Genet, applaudito a Montreal, Roma, Mosca, San Pietroburgo, Buenos Aires. Allo stabile regionale ha messo in scena nel 2003 Pallido oggetto del desiderio con Daniela Giovanetti, quasi contemporaneamente Concha Bonita debuttava con successo a Parigi. la rassegna stampa Nicola Piovani musiche Pianista, compositore e direttore d’orchestra, Nicola Piovani ha scritto la prima colonna sonora nel 1968 per i cinegiornali sul movimento studentesco realizzati da un collettivo universitario sotto la guida di Silvano Agosti. L’anno successivo debutta nel lungometraggio con N.P. Il segreto sempre di Agosti. Comincia così una carriera che lo porta a collaborare con i maggiori registi italiani: Bellocchio, Monicelli, i Taviani, Moretti, Tornatore, Benigni e Fellini, che si è rivolto a lui per i suoi ultimi tre film e fra gli stranieri con Pál Gábor, Dusan Makavejev, Bigas Luna, John Irvin, Sergej Bodrov, Philippe Lioret. Con la colonna sonora di La vita è bella di Roberto Benigni vince il premio Oscar. Fra gli altri riconoscimenti ricordiamo almeno tre David di Donatello (per Ginger e Fred di Fellini, Caro diario e La stanza del figlio di Moretti), quattro premi “Colonna sonora”, due Nastri d’argento e due Ciak d’oro. Con L’équipier di Lioret ottiene la nomination al César, il premio del pubblico e la menzione speciale della giuria al festival “Musique et cinéma” di Auxerre. Da sempre compone per il teatro, collaborando agli allestimenti di Carlo Cecchi, Luca De Filippo, Maurizio Scaparro, Vittorio Gassman. Nel 1989, con Magni e Garinei, crea la commedia musicale I sette re di Roma. Come autore di canzoni, negli anni Settanta compone a quattro mani con Fabrizio De André gli album Non al denaro, non all’amore né al cielo e Storia di un impiegato e nel 1995 scrive tre brani per il tour teatrale di Benigni. Negli anni Ottanta inizia il sodalizio con lo scrittore Vincenzo Cerami. Insieme fondano la Compagnia della Luna, per dare vita a un genere che allora non trovava spazio sulle scene italiane: un teatro dove musica e parola abbiano pari dignità e si sostengano a vicenda. Nascono così La cantata del Fiore e La cantata del Buffo, Il signor Novecento (1992) e Canti di scena (1993), applaudito anche allo Stabile regionale. Poi è la volta di Romanzo musicale e nel 2000 di Concerto fotogramma in cui Piovani compendia in forma teatrale trent’anni di creazioni per il cinema. Per un più ampio organico sinfonico compone invece La Pietà e L’isola della luce. Fantastica Concha Bonita firmata Cerami & Piovani. È uno spettacolo raro e in grado di eccitare i cinque sensi… per il piacere della vista spalancate gli occhi davanti ll’autorevole e sarcastico crossing sessuale della magnifica Ringer….per il piacere dell’udito prestate l’orecchio alla malia impetuosa del canto e dei toni di Gabriella Zanchi… per il piacere dell’olfatto cogliete il profumo della stravaganza emesso dai modi e dal melò di Gennaro Cannavacciuolo… per il piacere del tatto spiate Alejandra Radano…e c’è il sesto senso dello spettacolo, da ascrivere alle musiche di Nicola Piovani…mentre la sensualità è di Alfredo Arias… Rodolfo Di Giammarco La Repubblica …ci riporta il fantasmagorico corredo di colori, suoni e sensazioni…si tratta di trasgressione edulcorata dallo humor, svaporata nella romanticheria, addomesticata dalla dimensione fiaba…la contaminatio di segni e suoni…rock e tango, rumba e zarzuela, mambo e lirica… Rita Sala Il Messaggero Una fiaba contemporanea a metà tra commedia e opera che coniuga qualità musicale, bel canto e buona recitazione…teatro degli equivoci, unendo gli umori della poesia elegiaca, strizza l’occhio alla tradizione del melodramma e persino del cinema…nel panorama teatrale una sorta di mutazione genetica che sfugge alle consuete categorie stilistiche, capace di stupire, divertire, emozionare… La musica di Piovani è teatrale, colorata, una commistione di generi che gioca con i ritmi latini mescolandoli alla tradizione dell’opera in musica, con contaminazioni modernissime e continue variazioni di rimo. Simona Buonomano Il Tempo …un’evoluzione continua, irrefrenabile, il “corpo” degli attori-cantanti davvero bravissimi e ben vestiti… Franco Cordelli Corriere della Sera …Risate assicurate e un gran finale con battito di mano a suon di musica, quella di Nicola Piovani…se avete voglia di passare una serata all’insegna dell’ironia…affiancata dagli straordinari solisti dell’Orchestra Aracoeli. Francesca de Sanctis L’Unità Processo a Dio di Stefano Massini regia di Sergio Fantoni scene e costumi di Gianfranco Padovani musiche di Cesare Picco con Ottavia Piccolo, Vittorio Viviani, Silvano Piccardi, Francesco Zecca, Olek Mineer, Marco Cacciola produzione La Contemporanea srl Politeama Rossetti 27 febbraio 2007 durata dello spettacolo 1 ora e 30’ circa senza intervallo altri percorsi «Ci sono idee – frammenti di luce, indizi di storie – che incontri una volta e non ti lasciano più. Erano anni che tenevo chiusa in qualche cassetto della mente la traccia di un “Processo a Dio” all’indomani della Shoah. Immaginavo quel processo come una resa dei conti: violenta, acuta, drastica. (…) Tutto questo stava in quel cassetto, insieme a squarci di azione, atmosfere abbozzate, profili delineati come uno schizzo al carboncino. Ed ogni volta che, per caso, quel cassetto si apriva, puntualmente mi assaliva la voglia di tentare una forma scritta, traducendo finalmente in dialogo quella scommessa così estrema, per me fascinosa, densa, intrigante. Devo a Sergio Fantoni la riapertura definitiva del cassetto, lo stimolo fortissimo a dar vita teatrale a quegli schizzi provvisori. Ho lavorato su Processo a Dio come forse si lavora ad una statua: ho sgrossato il blocco di marmo per poi scendere sempre più nel dettaglio. Ed era come se il testo esistesse già, laggiù, in fondo al blocco. Lo stavo scoprendo, come svelandolo: un passo dopo l’altro mi si rivelavano i tratti dei personaggi, i nodi della vicenda, le dinamiche della trama, il disegno del dialogo. Sono stato spettatore di ciò che scrivevo e scrittore di ciò che vedevo scorrermi davanti agli occhi». A parlare così è Stefano Massini, uno scrittore appena trentenne, ma di straordinario talento che si sta imponendo con sempre maggior forza sulla scena nazionale, proponendo testi di profondo coinvolgimento emotivo e vigore drammatico. Testi che a temi essenziali e universali (la solitudine, le paure, la ricerca della felicità e del senso della vita) coniugano architetture drammaturgiche anodine ed efficaci e una scrittura tesa e avvincente. Qualità rare, che hanno presto colpito gli “addetti ai lavori”: giurie di prestigiosi premi, ma anche coloro che il teatro “lo fanno”, come Sergio Fantoni e Ottavia Piccolo, che in Processo a Dio hanno visto l’orizzonte di una nuova messinscena. Un lavoro forte, incisivo, che guarda all’Olocausto evitando i clichè già percorsi, e che anzi in questa grande tragedia dell’uomo e della storia vede il metaforico input per la più angosciante e dolorosa delle domande, per il più irresolubile dei misteri: dov’è Dio mentre si soffre? Dov’è quando vengono compiute azioni prive di senso e di umanità? A questi quesiti vuol giungere Elga Frisch, la protagonista di Processo a Dio, a cui Ottavia Piccolo donerà un vibrante ritratto, ricco di intensità espressiva e profondità drammatiche. Elga è un’attrice, di Francoforte, di origini ebraiche, viene deportata nel campo di Maidanek, dove conosce le inimmaginabili atrocità del nazismo. Sopravvissuta allo sterminio, Elga torna alla vita animata dall’intento di avere ragione della sofferenza inflitta al suo popolo. “Perché?” Vuole chiedere, a chi possa darle una risposta: sia esso anche Dio. È così che porta Dio alla sbarra assieme ad alcuni altri personaggi. Che assisteranno al processo: il rabbino Nachman difensore di Dio, il giovane Adek smanioso di vendetta, lo Scharführer Reinhard in rappresentanza del Reich e i due anziani Solomon e Mordechai, giudici severi di un processo che non può non farsi gara dura, senza esclusione di colpi. Un violento, provocatorio, disperato “guardarsi negli occhi fra cielo e terra” dunque, quello che avviene nel capannone, dove il regista Fantoni immagina di ambientare questo teatralissimo processo: un capannone che funge da “camera di decompressione” in cui i personaggi, reduci dall’orrore del lager, attendono di rientrare nel mondo da sopravvissuti. Una condizione esistenziale e interiore complicatissima, come ha spiegato anche Primo Levi, che procurava loro un paradossale senso di colpa verso chi non si era salvato e – come sottolinea anche Fantoni – li faceva temere che il ritorno alla vita, avrebbe a poco a poco voluto cancellare o dimenticare l’“esperienza” di cui erano stati testimoni. Da qui la loro urgenza di chiedere, che Massini offre benissimo attraverso la sua drammaturgia e che il regista sente profondamente «Il loro sguardo, la loro voce – dice – ha qualcosa di anormale, è carica di rancore, di rabbia, non per ciò che hanno sofferto ma per l’impossibilità di trovare delle risposte. Non si sentono per nulla martiri di un’idea, ne avevano tante e diverse, ma zimbelli del caso o di un Dio distratto». (i.lu.) Un curioso accidente di Carlo Goldoni regia di Beppe Arena scene di Andrea Bianchi, Laura Forlani costumi di Antonia Petrocelli Politeama Rossetti dal 28 febbraio al 1° marzo 2007 con Mario Scaccia, Debora Caprioglio, Edoardo Sala, Antonella Piccolo, Rosario Coppolino, Consuelo Ferrara, Mario Patanè durata dello spettacolo 2 ore circa con intervallo produzione Compagnia Molière altri percorsi Era già sulle scene da diversi anni Mario Scaccia quando – nel 1951 – esordì in un testo goldoniano: lo spettacolo – realizzato con la compagnia Gassman-Torrieri – rappresentò un incontro felice, e fu replicato anche all’estero, nel corso di una lunga tournée in America Latina, Brasile, Uruguay… Dall’alto dei suoi 87 anni appena compiuti e trascorsi per la maggior parte sui più prestigiosi palcoscenici italiani, Mario Scaccia è stato protagonista di una parte molto importante della storia del teatro contemporaneo, e continua ad esserlo, rendendosi parte attiva nelle evoluzioni della scena nazionale, non limitando mai le proprie esperienze, e percorrendo una parabola artistica assolutamente originale nelle scelte e nelle direzioni. È stato ospite dello Stabile regionale molto spesso, e protagonista, all’inizio degli anni Ottanta, di una memorabile produzione Romolo il Grande di Dürrenmatt. Da quel lontano 1951, l’attore è tornato spesso a confrontarsi con il genio goldoniano: basti citare l’importante e recente prova nei Mémoires, in cui, diretto da Scaparro, ha interpretato proprio l’anziano commediografo ormai giunto alla fine della propria vita, dimostrando che per sé stesso, come per Goldoni, la malinconia della vecchiaia può trasformarsi grazie al teatro in un’inesauribile voglia di esserci e di creare. E in occasione del trecentenario della nascita, non poteva mancare da parte di Scaccia un prezioso omaggio al commediografo veneziano, con la messinscena – da lui fortemente voluta – di Un curioso accidente. Il suo Monsieur Filiberto – vecchio e ricco signore al centro della commedia – rappresenta infatti un gioiello interpretativo, in cui Scaccia infonde tutta la sua sapienza recitativa, la sua grande scuola, l’arte preziosa affinati in tanti anni di palcoscenico. Lo attornia una compagnia interessante, dove si distingue Debora Caprioglio che impersonerà la brillante Madamigella Giannina, intraprendente figlia di Filiberto. Scritta nel 1760, molto singolare per l’insolita ambientazione europea (l’azione si svolge in Olanda), Un curioso accidente s’ispira – a detta dello stesso autore – a un fatto vero e porta in scena, attraverso un lieve e gioioso meccanismo teatrale, il gioco della seduzione ed il confronto tra i diversi modi di intendere ed affrontare l’amore, con gli uomini che di solito, vigliaccamente, scappano quando vi si trovano davanti, e le donne che invece restano, e risolvono ogni difficoltà, magari creando qualche inevitabile “curioso accidente”. Il plot inventato da Goldoni è limpido e così le intenzioni della commedia, svelate fin dalle prime battute da un autore ormai maturo e certo delle proprie capacità drammaturgiche, cui non servono più rivelazioni finali per mantenere viva l’attenzione del pubblico. Chiariti dunque gli intenti morali, l’autore è libero di giocare con il “verisimile” portando sulla scena la storia del ricco e autorevole Monsieur Filiberto: sua figlia Giannina non potrebbe mai svelargli di essere innamorata di un ufficiale, giovane perbene ma assolutamente male in arnese sul piano finanziario. Filiberto non acconsentirebbe mai a una simile unione… Alla ragazza non resta allora che architettare un piano: sfruttando il fatto che Costanza, figlia dell’esattore maneggione Monsieur Riccardo, è a sua volta innamorata dell’ufficiale, Giannina riesce a far sì che Filiberto favorisca e renda anche economicamente possibile una “fuga d’amore” fra l’ufficiale e la ragazza. Rimane ovviamente segreto che colei che fuggirà sarà invece proprio Giannina… Parallelamente va in porto anche la storia d’amore fra i due servi di Filiberto, mentre rimane delusa la calcolatrice Costanza e si crea un vivace e gustoso confronto fra i due anziani e burberi padri. «In Un curioso accidente – commenta il regista dello spettacolo, Beppe Arena – Goldoni costruisce il suo meccanismo, privo di trame intricate e complesse, sapiente nella costruzione e perfetto d’equilibrio e di ritmo, squisito nella disposizione armonica delle parti, nello specchio delle simmetrie, nella dosatura e sfumatura degli effetti. Il cerchio tracciato (fra naturalismo ed artificio) racchiude la vita, senza nasconderla e senza spegnerla: e la vita è colma di tenerezze, di sogni, di malinconie, di piccole pazzie e di grandi tracotanze, di cuore e di ragione, di tirannia ed amore». (i.lu.) Bobo e l’isola dei pirati scritto e diretto da Andrea Andolina e Valentina Burolo scene di Alessandro Starc costumi di Benedetta Schepis manifattura pupazzi di Magda Martinci con Andrea Andolina,Valentina Burolo, Laura Lisanti,Vincenzo Guida, Simone Veronese, Eugenia Gotti, Massimo Bidussi e con le voci registrate di Dario Penne, Riccardo Peroni produzione Compagnia Teatrale Bobo e i Suoi Amici con il contributo di Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia Sala Bartoli dal 24 al 28 febbraio 2007 durata dello spettacolo 1 ora circa senza intervallo eventi speciali Ritorna alla Sala Bartoli, ospite del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, Bobo, il corvo blu beniamino dei bambini. Lo scorso anno, Andrea Andolina e Valentina Burolo, avevano presentato Bobo e la fabbrica delle fiabe uno spettacolo concepito come una sorta di “Kindergarten” artistico e fantasioso per far divertire i più piccoli mentre i genitori si godevano lo spettacolo contemporaneamente in programma al Politeama Rossetti. Nella Stagione 2006-2007 l’iniziativa si ripete e incrementa: la nuova avventura teatrale di Bobo parte sabato 24 febbraio alle ore 17 e replica fino a mercoledì 28, in orari diversi, con repliche mattutine indirizzate alle scuole e altre pomeridiane aperte a tutti gli interessati. Ovviamente la recita di domenica 25 – che vede in concomitanza al Politeama l’ultima replica del musical Concha Bonita – si propone nuovamente come “Kindergarten”. I piccoli spettatori infatti seguiranno lo spettacolo e alla fine usufruiranno di un servizio di “artistico babysitteraggio” che si protrarrà fino alla conclusione del musical. Bobo e l’Isola dei Pirati – questo il titolo del nuovo spettacolo scritto e diretto da Andolina e Burolo – conta sulle voci registrate di Dario Penne, Riccardo Peroni e sull’interpretazione di Simone Veronese,Vincenzo Guida, Laura Lisanti, Andrea Andolina e Valentina Burolo in un testo che si pone idealmente tra Peter Pan di James Barrie e L’Isola del Tesoro di Louis Stevenson. La storia farà viaggiare lo spettatore nel tempo e nella fantasia, ripercorrendo le rotte dei galeoni pirati alla ricerca di misteriosi amuleti e antichi tesori nascosti: i protagonisti sono infatti due marinai, il capitan Bobo e il suo eterno secondo Krock. Krock è un personaggio per niente leale, che sta con Bobo con l’intento di ammutinarsi e impadronirsi del comando della nave. L’occasione arriva presto: i due topi Acquafogna e Dentistretti offrono a Krock una mappa che lo potrebbe guidare sull’isola dei pirati, dove è nascosto un uovo magico. Chi si impadronisce dell’uovo ottiene il comando della ciurma (composta da pupazzi tra i quali il beniamino dei bambini Bobo) e dunque della nave. Inoltre l’oggetto magico trasformerà i pupazzi in marinai in carne e ossa… Una tra- sformazione – secondo Andolina – dal forte simbolismo: i pupazzi infatti rappresentano i sogni dei bambini, e tramutarli in esseri umani significa uccidere i sogni. Per riuscire nel suo intento malvagio, Krock cerca di convincere il capitano a fare rotta verso l’isola: quale idea più geniale dell’invenzione di una frottola? Ecco che Krock racconta di come sull’isola ci siano tesori mai visti. Ma al loro arrivo, i protagonisti della storia troveranno ad attenderli una sorpresa: un pirata dal nome Piediscalzi che rovescerà le sorti della vicenda... Per arrivare al gioioso finale però la lotta tra il bene e il male, fra la fantasia e la realtà riserverà al pubblico ancora molte sorprese. Ad arricchire la messinscena hanno provveduto i costumi di Benedetta Schepis, le musiche a cura di Alberto de Polojac, mentre la scenografia, con la bella nave è una creazione di Alessandro Starc. 11 i prossimi appuntamenti altri percorsi prosa danza e dintorni prosa altri musical Processo a Dio Un curioso accidente Roberto Bolle & friends La Presidentessa Assassins Politeama rossetti Politeama rossetti Politeama rossetti Politeama rossetti SALA BARTOLI di Stefano Massini regia di Sergio Fantoni con Ottavia Piccolo di Carlo Goldoni regia di Beppe Arena, con Mario Scaccia, Debora Caprioglio calendario recite calendario recite calendario recite di Maurice Hennequin e Pierre Veber regia di Gigi Proietti, con Sabrina Ferilli, Maurizio Micheli di Stephen Sondheim, con gli allievi della Bernstein School of Musical Theatre di Bologna diretta da Shawna Farrell MAR 27 febbraio h. 20.30 MER 28 febbraio h. 20.30 turno B SAB 3 marzo RITO AU ESh. 20.30 calendario recite calendario recite GIO 1 marzo h. 20.30 turno A DOM 4 marzo URITO ESh.A16.00 MAR 6 marzo h. 20.30 turno PRI SAB 10 marzo h. 21 MER 7 marzo h. 16.00 turno E DOM 11 marzo h. 16.30 Lo spettacolo è compreso nel Recita straordinaria tagliando “grandi maestri” per fuori abbonamento: gli abbonati dei turni prosa A DOM 4 marzo e B. Gli abbonati degli altri turni potranno acquistare il h. 20.30 biglietto al prezzo speciale di 10 euro (1 euro per gli prezzo dei biglietti abbonati “gold” e “platinum”). Platea A-B Interi € 55 Ridotti € 50 prezzo dei biglietti Platea A-B Interi € 28 Ridotti € 23 prezzo dei biglietti Platea A-B Interi € 28 Ridotti € 23 Platea C Interi € 20 Ridotti € 16 Platea C Interi € 20 Ridotti € 16 Gallerie Interi € 15 Ridotti € 12 Gallerie Interi € 15 Ridotti € 12 abbonamento con le stelle Platea A-B 2* Platea C e Gallerie 1* Platea C Interi € 46 Ridotti € 42 GIO 8 marzo h. 20.30 turno A VEN 9 marzo h. 20.30 turno B SAB 10 marzo h. 20.30 turno C DOM 11 marzo h. 16 turno D Prima Galleria Interi € 37 Ridotti € 33 prezzo dei biglietti Platea A-B Interi € 38 Ridotti € 31 Seconda Galleria Interi € 28 Ridotti € 24 Platea C Interi € 35 Ridotti € 29 Loggione Interi € 10 Prima Galleria Interi € 29 Ridotti € 24 abbonamento abbonamento con le stelle con le stelle Platea A-B 4* Platea A-B 2* Platea C e I Galleria 3* Platea C e Gallerie 1* II Galleria 2* Seconda Galleria Interi € 24 Ridotti € 19 Loggione € 7,50 prezzo dei biglietti Posto unico Interi € 15 Ridotti € 12,50 il Rossetti News Due musical di Sondheim alla Sala Bartoli Sarà un’occasione davvero unica per conoscere Stephen Sondheim, uno degli autori di musical più acclamati nel mondo anglosassone (e non solo), i cui lavori vengono spesso proposti addirittura dai teatri lirici, ma che è ancora assai poco conosciuto e rappresentato in Italia. Dopo il grande successo di Ragtime, a dicembre, ritornano alla Sala Bartoli gli allievi della Bernstein School of Musical Theatre di Bologna diretta da Shawna Farrell con due imperdibili appuntamenti. Il primo è fissato per sabato 10 e domenica 11 marzo con Assassins, musical dal plot originalissimo, i cui protagonisti sono tutti coloro i quali hanno assassinato o tentato di assassinare i vari presidenti degli Stati Uniti d’America. Lo spettacolo, scritto da Sondheim negli anni Settanta, è stato rappresentato a Broadway nel 2004 ottenendo entusiastici riscontri da parte della critica. Il secondo appuntamento è fissato per sabato 31 marzo e domenica 1° aprile quando i giovani della Bernstein porteranno in scena Into the woods. I biglietti per i due spettacoli sono disponibili presso i consueti punti vendita. diretto da Antonio Calenda “Trieste a Teatro” Periodico del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia www.ilrossetti.com/triesteteatro.asp Anno XVI - numero 144 - 20 febbraio 2007 redazione Viale XX Settembre, 45 - 34126 Trieste tel. 040-3593511 fax 040-3593555 www.ilrossetti.it e-mail [email protected] Autorizz. Tribunale di Trieste n° 846 del 30.7.1992 stampa Stella Arti Grafiche,Trieste direttore responsabile Stefano Curti redazione Ilaria Lucari, Ivis Lasagna in breve Grande successo al Teatro Valle di Roma per Piera Degli Esposti e la sua Indimenticabile serata, spettacolo che ormai ha battuto ogni record di tenitura (è giunto all’11° anno di programmazione). Alla prima hanno preso parte numerosi vip tra i quali ricordiamo Lina Wertmüller, il regista Francesco Rosi, Carlo Ripa di Meana, l’attrice Paola Pitagora e il giornalista Pino Strabioli. Notevole anche il riscontro otteSono iniziate a Roma le prove della nuova produzione del Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia, il capolavoro di Bertolt Brecht Vita di Galileo che avrà come protagonista Franco Branciaroli. Lo spettacolo - che sarà presentato a Trieste nella stagione 2007-2008 - è diretto da Antonio Calenda e coprodotto con il Teatro de gli Incamminati. Il debut- nuto a Roma da Lei dunque capirà, il monologo di Claudio Magris diretto da Antonio Calenda e interpretato da Daniela Giovanetti. Nelle tre settimane di repliche al Piccolo Eliseo lo spettacolo - che ritornerà alla Sala Bartoli dal 16 al 25 marzo ha fatto segnare quasi sempre il tutto esaurito. Dopo le repliche a Roma lo spettacolo è andato in scena a Cervignano, Grado, Udine e in alcuni centri dell’Istria. to è previsto per venerdì 16 marzo al Teatro Fraschini di Pavia prima di andare in scena al Teatro Argentina di Roma. Oltre a Branciaroli il cast comprende Lello Abate, Giancarlo Cortesi, Daniele Griggio, Giorgio Lanza e Lucia Ragni. Il debutto in Regione è programmato per l’11 aprile al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, dove rimarrà in scena fino a sabato 14 aprile. Adolfo Levier (Trieste, 1873-1953) - Caffè all’aperto, 1910 - olio su tela, cm 65x92 il colore del benessere sociale Non può esserci stabile ricchezza economica senza ricchezza spirituale. In qualsiasi ambito siano rivolti – dalla sanità allo sviluppo economico, dalla scienza alla cultura, all’arte, al tempo libero – gli interventi della Fondazione sono sempre caratterizzati da concreto impegno verso la collettività. In una società evoluta sono modulazioni che arricchiscono di felici tonalità il colore del benessere sociale.