Notiziario del Teatro di Roma aprile.giugno giornale 8:Progetto 6-04-2010 10:13 n8 10 Pagina 1 www.teatrodiroma.net ARGENTINA FINALE DI STAGIONE INDIA PRIMAVERA DI CORPO A CORPO SPETTACOLI CON I PIEDI FORTEMENTE APPOGGIATI SULLE NUVOLE I In queste settimane nelle quali il nome e l’opera di Ennio Flaiano sono stati giustamente ricordati per la ricorrenza del centenario della sua nascita, ci è ritornata in mente la storia di Kunt, quel marziano a Roma protagonista di un suo racconto diventato poi un’opera teatrale in sette quadri. La sua prima rappresentazione, nel novembre 1960, fu un clamoroso insuccesso, mentre il testo fu pubblicato e fortunatamente continuò a vivere tra le pagine dei libri. Come noto, il signor Kunt, sceso da un’astronave a Villa Borghese, appare alla comunità romana come un essere eccezionale, in grado di condurre il mondo verso un’epoca di felicità. Siamo nell’Italia del boom economico e Flaiano, da par suo, compie un ritratto caustico e profondo di una Roma pigra, priva di aspirazioni e moralmente inerte. Una città il cui tempo ha il ritmo di quella dolce vita che Fellini, proprio con l’aiuto di Flaiano stesso, aveva raccontato nel film omonimo, destinato a diventare un classico. Delle molte immagini (e letture) che il racconto di Flaiano offre al lettore, ci piace mettere in risalto il ritratto di una Roma (e ora diremo di un’Italia intera), che accoglie l'arrivo del marziano con un iniziale entusiasmo destinato presto alla delusione e al voltafaccia, a un’indifferenza assuefatta e annoiata con la quale anche un nuovo Messia verrebbe sminuito a normalità e abitudine. È un’immagine nella quale colpisce la mancanza di stupore, l’incapacità di provare quell’intensa emozione che etimologicamente indica una reazione a qualcosa d'imprevisto, di inaspettato, da cui siamo stati come battuti, colpiti. Qualcosa legato a quella passione che, come suggerisce la filosofia, è il primo passo verso l’arte e la filosofia stessa la quale è, vale la pena di ricordarlo, è amore del sapere, della conoscenza. C’è una stupenda poesia di Dylan Thomas, nella quale la forza di questo stupore è sintetizzata da un solo, mirabile verso: bambini che osservano con stupore le stelle. Dicono infatti i versi: Non essendo che uomini, camminavamo tra gli alberi / Spauriti, pronunciando sillabe sommesse / Per timore di svegliare le cornacchie, / Per timore di entrare / Senza rumore in un mondo di ali e di stridi./ Se fossimo bambini potremmo arrampicarci / Catturare nel sonno le cornacchie, senza spezzare un rametto, / E, dopo l’agile ascesa, / Cacciare la testa al di sopra dei rami / Per ammirare stupiti le immancabili stelle. / Dalla confusione, come al solito, / E dallo stupore che l’uomo conosce, / Dal caos verrebbe la beatitudine. / Questa, dunque, è leggiadria, dicevamo, / Bambini che osservano con stupore le stelle, / È lo scopo e la conclusione. / Non essendo che uomini, camminavamo tra gli alberi. E ancora, come ha scritto il filosofo Jean Guitton, “la prima condizione per imparare a pensare è quella di coltivare in sé la facoltà dello stupore” e dunque, ci viene da aggiungere, di coltivare ciò che ci può aiutare ad essere bambini, ad arrampicarci sugli alberi per ammirare, stupiti, le stelle. Un palcoscenico, per esempio. Un luogo che chiamiamo teatro ma che può essere, in tutto e per tutto, il luogo dello stupore, dove si può, proprio come fanno i bambini, “far finta” in maniera assolutamente reale. Perché in fondo, chi scrive, chi pensa, chi recita, chi fa il teatro, appartiene alla specie dei sognatori, dei pazzi lucidi, di chi legge il mondo da un altro punto di vista e, tra i rami, riesce a fornire agli altri un panorama inaspettato. Chi fa il teatro, anche se lo fa da solo, è una persona plurale, che lotta e insegue qualcosa che è di tutti, qualcosa che appartiene fortemente alla sostanza di cui gli esseri umani sono fatti: i sogni. E per restare nei campi di parole seminati da Flaiano, allora, varrà la pena ricordare di seguire uno dei suoi tanti aforismi per il quale un sognatore è uno con i piedi fortemente appoggiati sulle nuvole. giornale 8:Progetto 6-04-2010 10:13 Pagina 2 ARGENTINA T E AT R O 16_28 MARZO .10 NUOVA SCENA - ARENA DEL SOLE TEATRO STABILE DI BOLOGNA EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE TEATRO STABILE PUBBLICO REGIONALE IN COLLABORAZIONE CON ESTATE TEATRALE VERONESE SHYLOCK IL MERCANTE DI VENEZIA IN PROVA DA WILLIAM SHAKESPEARE DI ROBERTO ANDÒ E MONI OVADIA REGIA ROBERTO ANDÒ E MONI OVADIA SCENE GIANNI CARLUCCIO COSTUMI ELISA SAVI SUONO MAURO PAGIARO LUCI GIGI SACCOMANDI con Moni Ovadia e Shel Shapiro e con Ruggero Cara, Lee Colbert Roman Siwulak, Maxim Shamkov Federica Vincenti e Moni Ovadia Stage Orchestra: Luca Garlaschelli (contrabbasso), Massimo Marcer (tromba), Albert Mihai (fisarmonica) Vincenzo Pasquariello (pianoforte) Paolo Rocca(clarinetto) durata 2 ore senza intervallo orari ore 21 giovedì e domenica ore 17 lunedì riposo Dopo Le storie del signor Keuner di Brecht - anch'esso prodotto da Nuova Scena - Teatro Stabile di Bologna e Emilia Romagna Teatro Fondazione - Roberto Andò e Moni Ovadia tornano a collaborare per un nuovo spettacolo scritto e diretto a quattro mani, ispirato al Mercante di Venezia di Shakespeare, che si inserisce nel solco di quel teatro musicale su cui Moni Ovadia ha da sempre incentrato la propria ricerca espressiva, fondendo l'esperienza di attore e di musicista. In scena, nel ruolo di Shylock, un interprete di eccezione: Shel Shapiro. Pioniere della musica rock in Europa e uno dei padri della canzone italiana a partire dagli anni Sessanta, il mitico leader dei The Rokes, ha proseguito la sua carriera come autore arrangiatore e produttore per approdare negli ultimi anni sulle scene teatrali con il recital Sarà una bella società su testi di Edmondo Berselli. Ha scritto Magda Poli sul Corriere della sera: “Parlare di antisemitismo e di cosa significa essere ebreo, parlare di una società dove, ieri come oggi, l’ “ornamento” è la falsa verità che ‘i tempi astuti indossano per intrappolare i saggi’. Parlare del significato ultimo di essere uomo, della vendetta, arma spuntata contro chi si reputa nemico. Parlare della Legge e della Giustizia piegate al denaro e al piacere. Parlare di argomenti doloroso facendo spettacolo, tra rito, musica, canzoni, commedia e tragedial è la difficile impresa riuscita a Moni Ovadia, con Roberto Andò, autore e regista” “Lo schema dello spettacolo è un po’ alla otto e mezzo, con i regista al centro e attorno Porzia, Bassanio, un’infermiera, un’Eminenza Grigia e un cardinale, con tanti rapporti che riproducono la logica del mercato, il potere che usa la maschera del Bene – annuncia Roberto Andò - w Shylock come outsider a volte sostituito nella parte dal regista stesso”. “Abbiano cercato di abolire le caricature – ha detto Moni Ovadia – e abbiamo cercato di dimostrare, in un lavoro con paradossi e musiche solenni, rock, jazz e country cui danno spinta quelli della mia Stage Orchestra, che gli uomini sono una sola cosa e che teoricamente il più feroce dei criminali può stare alla pari della sua vittima.” 8_30 APRILE .10 TEATRO DI ROMA E COMPAGNIA LAVIA ANAGNI DANZA DI MORTE DI AUGUST STRINDBERG TRADUZIONE CHIARA DE MARCHI REGIA GABRIELE LAVIA SCENE ALESSANDRO CAMERA COSTUMI ANDREA VIOTTI MUSICHE GIORDANO CÒRAPI LUCI PIETRO SPERDUTI con Gabriele Lavia e Monica Guerritore e con Mario Pietramala e Giulia Galiani durata 2 ore senza intervallo orari ore 21, giovedì e domenica ore 17 lunedì riposo Questo spettacolo sostituisce "Scrittura femminile azzurro pallido" che per ragioni tecniche non potrà andare in scena in questa stagione La noia vendita on-line www. teatrodiroma.net La noia profonda e l’ipocrisia sottile, la vita quotidiana apparentemente tranquilla e i pensieri subdoli e disperati che stanno nelle menti di un marito e di una moglie sono alcuni dei ‘sentimenti’ che percorrono Danza di morte (Dödsdansen), il dramma che Johan August Strindberg scrisse nel 1900. I due protagonisti, il Capitano e sua moglie Alice, si divorano da quindici anni su un'isola, scandendo le ore con abitudini colme di rancore: il loro raffinato equilibrio non può sopportare alcuna intrusione, e per questo vivono nel più assoluto isolamento, alimentando spettri e manie. Sembra che attorno a loro ci sia solo il mare e nessuno viva sull’isola, perché qualsiasi essere umano vivo ed esterno al loro mondo non potrebbe rappresentare altro che una minaccia o un pericolo. Infatti, l'arrivo di Kurt, vecchio amico che torna dall'America, è l'occasione per tentare di far esplodere i loro riti funesti e le loro conversazioni intollerabili, nelle quali ogni giorno l'anima si dà in pasto allo scherno e al disprezzo. Nulla però può interrompere il Male, che compie il suo corso a dispetto di qualsiasi novità, e l'amico, trascinato nei meandri complicati che uniscono Alice e il Capitano, li lascerà prede del loro girotondo di tradimenti che contagia ogni cosa. Una vera danza di morte, le cui figure sono state fissate una volta per tutte: Alice accusa suo marito di non essere diventato maggiore e di non aver avuto successo, lui le risponde esercitando una sofisticata violenza psicologica, per alzare la posta del gioco e render sempre più forte la dipendenza di sua moglie e la natura di ciò che determina la loro unione. giornale 8:Progetto 6-04-2010 10:13 4_16 MAGGIO .10 LA PIRANDELLIANA IN COPRODUZIONE CON DIANA O.R.I.S. L’ORO DI NAPOLI DAI RACCONTI DI GIUSEPPE MAROTTA ADATTAMENTO TEATRALE DI GIANFELICE IMPARATO E ARMANDO PUGLIESE REGIA ARMANDO PUGLIESE MUSICHE DI SCENA NICOLA PIOVANI SCENE ANDREA TADDEI COSTUMI SILVIA POLIDORI LUCI VALERIO TIBERI con Gianfelice Imparato e Luisa Ranieri e con Gianni Cannavacciuolo, Antonella Cioli, Giuseppe De Rosa, Loredana Giordano, Renato Giordano, Antonio Milo Lello Radice, Giovanni Rienzo, Luigi e Davide Santoro, Valerio Santoro durata 2 ore compreso intervallo orari ore 21, giovedì e domenica ore 17 lunedì riposo Pagina 3 Ha scritto Rodolfo Di Giammarco su La Repubblica: “Si tratta di un lavoro sfaccettato e sfacciato, afflitto e scintillante, e pian piano ti accorgi di apprezzare il modulo a incastro che Pugliese ha usato montando in dissolvenza le vicende che così si alternano, entrano una nell’altra, si vivificano anziché sottostare a un criterio fatto di pezzi a sé, a compartimenti stagni. I cultori del cinema s’avvedono che alcuni cammei sono gli stessi di quelli scelti da De Sica, ma qui s’avverte una libertà più artigiana e sorniona, nel comporre e scomporre situazioni tutte riferite ad abitanti frequentatori di un palazzo dei bassi napoletani. E dovremmo dire adesso della struttura, dei nuclei, delle schermaglie, della quotidianità e della paradossalità di questo mondo ora miserabile e ora spietato, quasi sempre ben riprodotto, a volte smagliante e a volte furtivo come lo sono i sentimenti e i casi della vita, ma c’è piuttosto da far cenno a una componente inattesa, fervida, deliziosa e anche drammatica: si chiama Luisa Ranieri…” Tratto dal libro di Marotta, L’oro di Napoli ha un ‘ingombrante’ epigono nel famoso film di De Sica. Proprio a questo proposito il regista Pugliese ha avuto ben chiara l’intenzione di non ‘scimmiottare’ il film, utilizzando una diversa scelta delle storie raccontate e un intreccio dei personaggi decisamente diverso. Altrettanto chiaro il desiderio di non raccontare una Napoli oleografica, pericolo che nell’affrontare un simile testo è sempre in agguato. A questo proposito Luisa Ranieri, l’attrice protagonista ha dichiarato: “L’allestimento mostra una città decadente, amara. Pugliese e Imparato hanno esaltato gli aspetti più cinici. In realtà, Marotta aveva già intravisto la degenerazione della nostra società. Prendiamo i numeri, per esempio, e l’ossessione per il Lotto: Pugliese li ha usati per accusare i napoletani di affidare la fortuna a interventi miracolosi e non alla fatica delle mani e dell’intelligenza.” iscriviti alla NEWS LETTER del Teatro di Roma per essere aggiornato e informato su iniziative e promozioni www.teatrodiroma.net martedì 13 aprile incontro con Gabriele Lavia e la compagnia foyer del Teatro Argentina ore 17.30 ingresso libero giornale 8:Progetto 6-04-2010 10:13 Pagina 4 Caffè Indiateca. Libreria Incontri intersezioni scambi e confronti uno spazio dedicato ad incontri, seminari, approfondimenti, presentazioni di libri sabato 20 marzo ore 18,30. ingresso libero TRA TEATRO E LETTERATURA SETTE MODI DI NON ESSERE Presegue anche in primavera la rassegna Tra teatro e letteratura incontri con autori e autrici. Sempre partendo dagli spunti e dalle suggestioni che alcuni spettacoli della programmazione del teatro propongono. Se ne parla direttamente con gli autori dei testi messi in scena o con figure in qualche modo legate ai contenuti degli spettacoli stessi. Ma il senso più profondo è quello di dare a questi incontri una valenza più generale e una forma che di volta in volta può cambiare a seconda delle peculiarità dello scrittore e della scrittrice, nell'alternanza di domande, risposte, riflessioni, letture, proiezioni video nelle quali potrà essere coinvolto anche il pubblico, là dove si sentisse sollecitato a prendere la parola e ad interloquire. Presentazione del libro di Antonio RAINONE (Tullio Pironti Editore) Sette racconti filosofici sulla condizione di chi è privo di una propria identità. Tra cascami filosofici e citazioni letterarie, con leggerezza, ironia e un po’ di dolente umorismo, 'Sette modi di non essere' racconta di coloro che non sono più se stessi o, forse, non lo sono mai stati. Storie improbabili e surreali, divagazioni grottesche e paradossali, eppure non prive di un fondo di verità. L’autore Antonio Rainone, nato a Napoli nel 1955, ha lavorato per diversi anni in ambito editoriale, in particolare per l’Istituto della Enciclopedia Italiana (Treccani), curando il settore filosofico di varie opere. Dal 2002 insegna Logica e Filosofia della scienza all’Università di Napoli "L’Orientale”. È autore di varie pubblicazioni di filosofia delle scienze umane. 'Sette modi di non essere' è la sua prima prova letteraria. INTRODUCE CARLO DILONARDO – PRESIDENTE ASSOCIAZIONE CULTURALE TEATRI&CULTURE INTERVENGONO ANTONIO RAINONE, PASQUALE STOPPELLI, GIORGIO TAFFON, MARGHERITA DI RAUSO PAOLO LOMBARDI, EMANUELE VEZZOLI. giovedì 15 aprile ore18,30. ingresso libero LE ULTIME SETTE PAROLE DI CARAVAGGIO GIOVANNI GRECO INCONTRA RUGGERO CAPPUCCIO martedì 23 marzo ore 18,30. ingresso libero L'incontro, a partire da Le ultime sette parole di Caravaggio in scena a India ad aprile, cercherà di mettere in evidenza la ricerca di Cappuccio sul linguaggio, sulle reciproche contaminazioni tra lingua e dialetto, sulla sperimentazione linguistica come motore di un teatro visionario e di una drammaturgia onirica. TRILOGIA HOROVITZ A cura di Andrea PACIOTTO, (ed. Editoria & Spettacolo) Volume comprende i testi L'indiano vuole il Bronx, Beirut Rocks, Effetto muro e il racconto introduttivo Cartoline da Spoleto, con una introduzione di Gianfranco Capitta. L'incontro sarà preceduto alle ore 17.00, presso la Sala B del Teatro India, dalla mise en espace aperta al pubblico di una nuova serie di corti teatrali intitolati Suite Horovitz con la regia di Andrea Paciotto. INTERVENGONO ANDREA PACIOTTO, ISRAEL HOROVITZ E GIANFRANCO CAPITTA ALLE ORE 17, PRESSO LA SALA B DEL TEATRO MISE EN SPACE A CURA DI ANDREA PACIOTTO, INGRESSO GRATUITO. Per informazioni sulle attività previste consultate il sito www. teatrodiroma.net lunedì 10 maggio ore18,30. ingresso libero LA CASA DI RAMALLAH GIOVANNI GRECO INCONTRA ERRI DE LUCA Lo spunto che darà il là all'incontro in corrispondenza a maggio con lo spettacolo di Antonio Tarantino La casa di Ramallah, sono le “traduzioni di servizio”, (così definite dal loro autore) traduzioni dall’ebraico, che lui studia da autodidatta, che hanno lo scopo di fornire il testo biblico non in lingua facile o elegante, ma di riprodurlo nella lingua più simile e più obbediente all’originale ebraico. mercoledì 23 giugno ore 18,30. ingresso libero IL POPOLO NON HA IL PANE? DIAMOGLI LE BRIOCHE GIOVANNI GRECO INCONTRA FILIPPO TIMI L'incontro darà spazio alle varie sfaccettature di un figura molteplice e caleidoscopica: attore, regista, drammaturgo, scrittore, acrobata. Libreria. aperta dalle 17.00 in poi, lunedì chiuso Con Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 novembre u.s., il Governo ha individuato la data del 27 marzo per la celebrazione della Giornata Mondiale del Teatro aderendo alla manifestazione celebrativa lanciata nel 1961 dall’International Theatre Institute e promossa dalle Nazioni Unite e dall'UNESCO, al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sull'importanza dell'espressione teatrale e promuovere lo sviluppo delle arti performative in tutti i Paesi del mondo. Le iniziative del Teatro di Roma Teatro Argentina Shylock - Il Mercante di Venezia in prova ingresso € 5,00 (fino ad esaurimento posti disponibili) tutte le iniziative sono fino ad esaurimento posti disponibili info Teatro Biblioteca Quarticciolo Toni Ligabue ingresso € 2,00 Teatro Tor Bella Monaca Maschera novecento ingresso gratuito www.teatrodiroma.net inizio spettacoli ore 21.00 tec8:Layout 1 6-04-2010 10:18 Pagina 1 CORPO A CORPO 8 www.teatrodiroma.net LEGGERE AMLETO ATTRAVERSI I 5 SENSI tec8:Layout 1 6-04-2010 10:18 Pagina 2 TEATRO INDIA Un seminario nel corpo dell’Amleto VISTA di Donatella Orecchia Università di Roma Tor Vergata Il 19 gennaio 2010 alle 14.30 nello spazio Indiateca del Teatro India di Roma ha preso l’avvio un seminario dal titolo Amleto e i cinque sensi, progetto promosso dal Teatro di Roma in collaborazione con l’Università degli Studi di Tor Vergata. Cinque studenti del Corso di Laurea in DAMS e dieci studenti del Liceo Scientifico Stanislao Cannizzaro hanno iniziato la lettura collettiva dell’Amleto attraverso l’individuazione delle ricorrenze nel testo di tutti i termini che pertengono alla sfera semantica dei cinque sensi. Il materiale di lavoro messo a disposizione è essenziale: cinque matite colorate (gialla, arancione, rossa, blu e verde, un colore per senso) per ciascuno studente, tre copie formato A5 e quindici formato A4 dell’Amleto nella traduzione di Alessandro Serpieri, un numero imprecisato di sedie, uno schermo con video proiettore, un paio di computer, tre tavoli. Così, dopo un’introduzione storico-critica e una spiegazione delle modalità di analisi, il lavoro è iniziato. Come e in che misura vista, udito, olfatto, gusto e tatto sono coinvolti nel linguaggio shakespeariano? Chi vede e come, cosa vede e quando; chi ascolta e cosa nell’Amleto? Lo spettro del Re morto è una visione o una voce? Come vista e udito, tatto, gusto e olfatto intervengono nella percezione della realtà da parte dei personaggi e come fungono da strumenti di comunicazione? La follia di Amleto si vede o si ascolta? La scansione del tempo passa attraverso quale dei cinque sensi? La verità si rivela come: all’occhio, all’orecchio, al tatto? E poi, come tutto ciò interagisce con le ipotesi critiche più affermate nella tradizione degli studi shakespeariani? A ogni incontro queste domande si ripropongono e si moltiplicano, iniziano ad avere risposte parziali e provvisorie, utili a porre nuove domande e soprattutto a entrare rapidamente nel tessuto del testo, per sezionarlo e sfogliarlo parola dopo parola, battuta dopo battuta, strato dopo strato, figura retorica dopo figura retorica. Proprio perché Shakespeare non è nostro contemporaneo, ma uomo del suo tempo, ogni sua parola testimonia qualcosa di cui non possiamo possedere pienamente il significato originario. Per questo andare alla ricerca di qualcosa di elementare (i cinque sensi) con attenzione, appuntare ogni ricorrenza con le sue sfumature, schedare atto per atto e scena per scena il testo integralmente, in un confronto continuo fra traduzione e originale inglese, è un modo per indagare una prima superficie del testo, per poi scendere in profondità e mettere in relazione i dati con il contesto storico critico del tempo di Shakespeare. I cinque sensi diventano così una preziosissima chiave d’accesso che permette un corpo a corpo con l’Amleto: nel doppio senso di una ‘lotta serrata’ con il testo (e il contesto) e di un’indagine sul corpo come luogo dell’esperienza del mondo e canale della comunicazione. E non dimentichiamo che corpo in teatro significa anche corpo scenico e corpo d’attore e non da ultimo corpo dello spettatore. Per questo motivo la ricerca viene verificata di volta in volta anche in relazione al corpo dei teatranti che nella tradizione scenica recente hanno portato (e tradotto scenicamente) l’Amleto in teatro: da Olivier a Gassman e Benassi, da Brook a Bene a Nekrosius. MARCELLO Orazio dice che è tutta immaginazione, e non vuole accettare di credere a questa terribile visione da noi vista due volte. Perciò l’ho pregato di venire con noi a far la guardia ai minuti di questa notte, che, se di nuovo viene questa apparizione, egli possa dar ragione ai nostri occhi (I, 1, vv. 27-33) CLAUDIO Con un occhio lieto e l’altro lacrimante (I, 2, v 11) UDITO ORAZIO BERNARDO Se possiedi il suono o l’uso della voce, parlami (I, 1, vv. 128-129) Mentre la campana batteva l’una (I, 1, v.43) OLFATTO AMLETO Chi mi tira per il naso e m’accusa di mentire per la gola fino alla radice dei polmoni? (II, 2, vv. 552-53) GUSTO AMLETO AMLETO Come se il suo appetito aumentasse mentre se ne cibava (I, 2, v 144) Le carni arrostite per il funerale hanno rifornito, fredde, le tavole matrimoniali (I, 2, VV. 180-181) TATTO ORAZIO È un’aria pungente e penetrante (I, 4, v.2) tec8:Layout 1 6-04-2010 10:18 Pagina 3 CORPO A CORPO Diario di bordo di Daniela Arcaro, Francesca Bini, Filippo Ferraresi, Simona Innocenzi, Valeria Proietti Semproni Giunti a metà del percorso, abbiamo fin’ora analizzato i primi due atti dell’Amleto, riportato in schede le ricorrenze dei termini legati ai cinque sensi, visto frammenti delle cinque versioni teatrali scelte, discusso, ascoltato, sintetizzato le nostre riflessioni. Non siamo che all’inizio, ma già in questi pochi incontri questo seminario ha gradualmente modificato il nostro rapporto con l’opera, rendendolo sempre più intimo e consapevole. È poi questa la prima volta che ci troviamo a lavorare insieme a un gruppo di studenti della scuola media superiore e possiamo constatare fin d’ora che l’unione fra le nostre capacità di scomposizione critica del testo, da un lato, e la loro attenzione alla pagina scritta, dall’altro, ci hanno portati a rivedere la tragedia shakespeariana sotto una luce nuova, inedita e stratificata. Di seguito riportiamo gli appunti del nostro diario di bordo: nessuna conclusione e sintesi definitiva, ma il desiderio di condividere una parte del nostro percorso. Il gruppo di lavoro Università di Roma di Tor Vergata Docente Donatella Orecchia Studenti Daniela Arcaro, Francesca Bini, Filippo Ferraresi, Simona Innocenzi, Valeria Proietti Semproni Liceo Scientifico Cannizzaro Docenti Lina Di Vito Paola Palmegiani Studenti Susanna Batistini Matteo Cocever Daniela Della Gatta Andrea Galdi Giuseppe Macchitella Vittorio Maio Riccardo Mirabelli Marta Penco Sylwia Strojwas Aalessandro Valeri Filippo Zammitti Venerdì 29 gennaio 2010 Dell’uso insistente di vista e udito (Atto I scena 1, 2) Cosa si ASCOLTA nelle prime scene di Amleto? Quali sono i suoni che si odono e che funzione hanno? Quali le parole dette (e dunque ascoltate)? BERNARDO Chi è là? FRANCESCO No rispondi tu. Fermo, e rivelati (I, 1-2) Il suono, inteso innanzitutto come parola detta e ascoltata, è sin dall’inizio associato alla rivelazione: per tutti il racconto è necessario e urgente, ha il compito di indagare su ciò che è nascosto e misterioso. Per questo tante domande. Le sentinelle, Orazio e poi Amleto si incalzano l’uno l’altro con richieste di chiarimento sulle tensioni e inquietudini che attraversano tutte le prime pagine dell’opera. In un caso però - lo spettro - la parola detta è rivelatrice: quella cosa, che per tutti i personaggi resta un’apparizione misteriosa (terribile visione, figura, immagine, illusione, spirito muto), sarà per il solo Amleto una vera e propria rivelazione perché a lui solo parlerà, dando all’immagine la concretezza della vita che è scambio, dialogo, interazione. Da quel momento in poi il suono, in quanto parola, potrà essere usato come un’arma: urlata o bisbigliata, sarà per Amleto il mezzo per svelare la menzogna altrui; violenta e ironica sarà volta a smascherare il linguaggio artificioso del potere. Al suono non umano invece (il canto del gallo, il suono delle campane) il compito come una scenografia verbale di scandire il tempo, che è in questo inizio caratterizzato da un ritmo particolarmente serrato e incalzante. La VISTA è un senso molto presente nelle prime scene dove manifesta tutta la sua ambiguità: ingannevole e menzognero, da un lato, può talvolta rivelare la verità. L’occhio, metonimia della vista, può essere garante della razionalità della visione esterna - «Giuro a Dio, non avrei potuto crederlo senza la testimonianza fedele e sensibile dei miei stessi occhi» (I,2, vv. 60-63), dirà Orazio dopo la visione dello spettro; eppure non permette di distinguere con certezza l’illusione dalla realtà. Presenza ossessiva in tutti i dialoghi iniziali non è mai sufficiente per raggiungere la verità. Mendace e doppio è nelle parole di Claudio, i cui occhi si dicono lieti e lacrimanti al contempo: RE Ti supplichiamo di piegarti a restare qui, nel gioioso conforto del nostro occhio (I, 2, vv. 115-116) Il TATTO e il GUSTO spesso in riferimento agli elementi atmosferici contribuiscono a dar loro concretezza (per es. l’astro sarà allora umido e il freddo amaro). Il gusto è altresì associato metaforicamente all’appetito sessuale: AMLETO […] se ne stava stretta a lui / come se il suo appetito aumentasse / mentre se ne cibava” ( I, 2, vv. 143-144). Venerdì 19 febbraio 2010 Della prima manifestazione significativa del tatto (Atto I scena 5) La parola è il veicolo privilegiato della rivelazione ed è soltanto grazie all’udito che la visione del fantasma acquista concretezza agli occhi di Amleto e dello spettatore. Non è un caso che il senso predominante sia ora associato all'ASCOLTO. La metafora ossessionante così come la definisce Rosanna Camerlingo è quella dell’orecchio, porta d’ingresso del veleno nonché del racconto dell’assassinio, che diviene simbolo di tutta la società danese. L’indagine personale di Amleto ha inizio soltanto nella quinta scena del primo atto benché la dinamica dell'inchiesta sia presente sin dal primo verso e abbia un’importanza fondamentale in tutta l’opera. Lo spettro esige sin da subito l’ascolto, la richiesta è urgente e diverrà per Amleto una costrizione. La disposizione dei significati è in una gradazione tale da accrescere progressivamente la loro intensità. Prosegue la dialettica fra vista e udito mentre si manifesta per la prima volta in maniera sostanziale il senso del TATTO: Amleto invita Orazio alla stretta di mano, contribuendo attraverso la gestualità a rafforzare la parola. Paradossale appare il linguaggio dello spettro che rimanda alla sfera tattile, benché egli sia per definizione un’entità immateriale. Ecco le parole indirizzate a Gertrude: SPETTRO […] lasciala al Cielo e a quelle spine che le abitano il petto / per pungerla e ferirla (I, 5, v.88) Venerdì 26 febbraio 2010 Del ritorno al significato originale dei sensi e della finzione vera dell’arte (Atto II scena 2) Nel secondo atto i sensi ricorrono con minor frequenza e perdono inoltre parte della loro centralità per assumere una funzione strumentale. Amleto, giunto ormai ad una nuova consapevolezza (“che uno può sorridere, e sorridere, ed essere un furfante”: I, 5, vv.107-108) inizia ora la propria inchiesta, l’indagine metateatrale per svelare la colpevolezza del re. Anche lo spettatore, al corrente della verità ormai rivelata, entra nel gioco delle finzioni e delle inchieste tessute dai vari personaggi: Claudio, Polonio e Gertrude, Rosencrantz e Guildestern indagano sulla causa della follia di Amleto, mentre Laerte e Ofelia vengono controllati dal padre. Non è casuale pertanto la ripetizione reiterata da parte di tutti delle espressioni “verità” e “in vero”: sembra che ognuno voglia affermare la propria posizione come verità universale. In questo contesto i sensi che ruolo hanno e come mutano? Il senso della VISTA, prima incentrato sulla tensione verso un vero ancora celato dal mistero, torna ora al suo significato primario: l’occhio si limita a vedere. Ma c’è chi vede nel regno della falsità e chi vede (Amleto) nel regno della verità. Ciò che è visto è pertanto soggetto a interpretazione: tutti vedono Amleto e il suo umore lunatico ascoltano le sue parole che paiono sconnesse e tentano di darne un’interpretazione; d’altra parte Amleto vede quale “opera d’arte sia l’uomo”, vede la bellezza del mondo, ma per lui (per l’interpretazione che dà di tutto ciò) l’uomo non è che polvere (II, 2, vv. 297-30). Così anche l’ORECCHIO ora non rivela, ma, più semplicemente, ascolta. In particolare, l’oggetto su cui tutti i personaggi sono ora coinvolti con i propri sensi è la follia di Amleto, oggetto sfuggente e paradossale, che si vede e si ascolta e di cui si cerca l’origine (e la definizione). POLONIO Ilvostronobilefiglioèpazzo. Pazzo lo chiamo, perché, per definire la vera pazzia, che cos’è se non essere nient’altro che pazzi? (II, 2, vv, 92-94). All’arrivo degli attori a Elsinore qualcosa nuovamente muta. La finzione vera dell’arte ristabilisce un rapporto autentico anche con i sensi. E i sensi, scopre Amleto, usati nella finzione dell’arte avrebbero la forza di spaccare “l’orecchio al pubblico”, di sbalordire “le facoltà degli occhi e degli orecchi”, di restituire alla vista e all’udito, al tatto e al gusto il rapporto con il vero. L’arte che porge lo specchio deformato alla natura può ri-orientare correttamente anche i sensi. Di qui la decisione di Amleto di catturare con il dramma la coscienza del re (II, 2, vv583-84). Interessante infine il riferimento al TATTO che Amleto fa nel momento in cui vuole risvegliarsi dal torpore trasognato in cui gli pare di essere caduto: AMLETO […] Chi mi spacca la testa, chi mi strappa la barba e me la getta in faccia? Chi mi tira per il naso e m'accusa di mentire per la gola fino alla radice dei polmoni? (II, 2, vv.550- 553). tec8:Layout 1 6-04-2010 10:18 Pagina 4 CORPO A CORPO Hamlet regia Laurence Olivier (Gran Bretagna 1948) con Laurence Olivier (Amleto), Jean Simmons (Ofelia), Eileen Herlie (Gertrude), Basil Sydney (Claudio), Felix Aylmer (Polonio), Produzione: CompanyTwo Cities Films Hamlet, diretto e interpretato da Laurence Olivier, è una delle più famose trasposizioni cinematografiche della tragedia shakespeariana, vincitore di quattro Premi Oscar come miglior film, miglior attore protagonista, miglior scenografia, migliori costumi. La versione dell’Amleto è decisamente semplificata, attraverso la soppressione di molte delle difficoltà insite nei versi, la modernizzazione di alcuni termini oscuri e talvolta ambigui, l’abolizione di alcuni soliloqui celebri e addirittura l’eliminazione di personaggi famosi quali Guildernstern, Rosencrantz e Fortebraccio, al fine di rendere più fluido e scorrevole l'intreccio. Molto suggestiva è la scena dell'apparizione dello spettro incentrata sul senso della vista, senso ambiguo e ingannevole. Nel fotogramma atto I scena seconda Amleto (Laurence Olivier) ascolta le parole di Claudio e Gertrude. Amleto regia teatrale Vittorio Gassman - regia televisiva Claudio Fino Registrazione messa in onda dalla Rai nel 1955. Il testo è per la prima volta rappresentato integralmente in Italia. con Memo Benassi (Claudio), Vittorio Gassmann (Amleto), Augusto Mastrantoni (Polonio), Luigi Vannucchi (Laerte), Giulio Bosetti (Orazio), Elena Zareschi (Gertrude), Annamaria Ferrero (Ofelia). Gassman ideò la rappresentazione dell’Amleto insieme a Luigi Squarzina e, nel proporre una nuova edizione del capolavoro shakespeariano, l’obbiettivo principale era quello di restituire al testo la propria integrità. Merito riconosciuto al “grande attore” è stato quello di essersi tenuto il più possibile fedele al tempo e al fermento culturale in cui l’opera fu scritta. La quinta scena del I atto dell’Amleto è stata considerata da noi un punto di svolta per l’importanza delle parole svelate e per l’avvio della dinamica dell’inchiesta condotta da qui in poi dal giovane principe. Nel fotogramma Amleto (Vittorio Gassman) è colto nell’atto di ascoltare le parole del vecchio Re. I mezzi tecnici della regia televisiva permettono la concretizzazione artistica di determinate scelte: l’inquadratura. escludendo il soggetto parlante, pone lo spettatore nella stessa prospettiva del giovane principe teso all’ascolto della rivelazione. Amleto da Shakespeare a Laforgue regia Carmelo Bene (1963) con Carmelo Bene (Amleto), Alfiero Vincenti (Claudio), Jean Paul Boucher (Fortebraccio), Franco Leo (Orazio), Paolo Baroni (Polonio), Luigi Mezzanotte (Laerte), Laura Morante (Ofelia), Lydia Mancinelli (Kate), Cosimo Cinieri (capocomico in Elsinore) “Amleto: Avevo cominciato con il dovere di rammentarmi l'orrido, orrido, orrido evento per esaltare in me la pietà filiale, per far gridare l'ultimo grido al sangue di mio padre. per riscaldarmi il piatto della vendetta ed ecco invece che presi gusto all'opera. Poco a poco mi scordai che si trattava di mio padre assassinato, di mia madre prostituita, del mio trono. Andavo avanti a braccetto con la finzione di un bell'argomento, e l'argomento è bello”. The Tragedy of Hamlet regia Peter Brook (Theatre des Bouffee du Nord, Paris - 2002) con Adrian Lester (Amleto); Natasha Parry (Gertrude); Bruce Myers (Polonio); Scott Handy (Orazio); Shantala Shivalingappa (Ofelia); Yoshi Oida (primo attore ) Dopo una prima versione in lingua francese, La tragedie d’Hamlet del 2000, Peter Brook torna sul testo shakespeariano con la versione cinematografica del 2002 ospitata dal Theatre des Bouffes du Nord di Parigi. La scenografia, scarna ed essenziale, è ridotta ad un simbolico tappeto rosso, luogo di distinzione e al tempo stesso di unione degli spazi. La rappresentazione privilegia il percorso della coscienza amletica, la crescita attraverso gli incontri e le interazioni con l’altro. Decisiva a tal proposito risulta la scena dei comici (II, 2), ridotti solamente a due nella versione di Brook. Fuori da un preciso contesto storico-culturale, a sottolineare l’ampia portata simbolica di questa rilettura, avviene l’incontro tra Amleto e gli attori, perno intorno a cui ruota la tematica dicotomica dell’essere e del sembrare. Varia il registro del giovane principe, mosso da un’improvvisa gioia alla notizia del loro arrivo a corte e varia la sua consapevolezza: un attore può essere vero pur nella pratica della finzione, così come al contrario può essere menzognera la vita. E poiché il percorso conoscitivo avviene per gradi, così, Peter Brook costruisce la prima esibizione degli attori riprendendo il greco, sonorità ancestrale, e facendo appello al senso dell’udito. Hamletas regia Eimuntas Nekrosius (Meno Fortas Theatre 2000) con Andrius Mamontovas nella parte di Amleto Il lituano Eimuntas Nekrosius ha sviluppato la propria ricerca drammaturgica partendo dalla teorie sulla recitazione del grande maestro russo Stanislavskij. Il suo teatro non descrive situazioni plausibili ma comunica attraverso suggestioni simboli e rimandi ancestrali. Ogni oggetto scenico, dalla lama rotante appesa al centro del boccascena alla leggera pioggia che cade incessante per tutto lo spettacolo dialoga infatti attivamente, contribuendo allo svolgersi della diegesi dell’opera, con gli attori. L’analisi del personaggio è privata della sfera psicologica e si risolve sul piano gestuale. Sulla scena sono continuamente elementi naturali come il ghiaccio e il fuoco, i quali riferiscono della considerazione che dei cinque sensi ha Nekrosius. giornale 8:Progetto 6-04-2010 10:14 Pagina 5 mappa tematica degli spettacoli INDIA riletture T E AT R O 7_17 APRILE .10 COMPAGNIA TEATRALE KRYPTON MAGNA GRECIA TEATRO FESTIVAL ASSESSORATO ALLA CULTURA - REGIONE CALABRIA MIBAC - DIPARTIMENTO DELLO SPETTACOLO REGIONE TOSCANA, SCANDICCI CULTURA COMUNE DI FIRENZE IN COLLABORAZIONE CON FONDAZIONE TEATRO METASTASIO DI PRATO, FONDAZIONE CORRADO ALVARO - SAN LUCA RC MEDEA E LA LUNA TRATTO DA LUNGA NOTTE DI MEDEA DI CORRADO ALVARO ADATTAMENTO GIANCARLO CAUTERUCCIO E PATRIZIA ZAPPA MULAS REGIA GIANCARLO CAUTERUCCIO con Patrizia Zappa Mulas Fulvio Cauteruccio Giancarlo Cauteruccio durata 70’ senza intervallo orari da mercoledì 7 a sabato 10 aprile ore 20.30 domenica 11 aprile ore 18 lunedì 12 aprile riposo da martedì 16 a sabato 17 aprile ore 22 Medea e la luna da Lunga notte di Medea di Corrado Alvaro, nasce come omaggio allo scrittore calabro. È un'opera che propone una eroina tragica nuova rispetto a quella creata da Euripide o immaginata successivamente da Grillparzer, in cui è possibile cogliere una spiazzante contemporaneità. Medea, incarnata da Patrizia Zappa Mulas, è nelle parole di Alvaro “un'antenata di tante donne che hanno subito una persecuzione razziale e di tante che, respinte dalla loro patria, vagano senza passaporto da nazione a nazione, popolano i campi di concentramento e i campi di profughi”. Una donna che si aggira tra le macerie del proprio amore negato e frustrato, rivendicando la propria autonomia nel non soggiacere a un percorso predestinato. Cauteruccio ne fa una riscrittura in cui le parti recitate si alternano e si compenetrano con parti cantate e sostenute da musiche originali. Sonorità ancestrali legate alla terra, alla memoria attraverso strumenti quali fisarmonica, tamburi e flauti che scandiscono i ritmi arcaici e che supportano una vocalità antica, fatta di melodie semplici e profonde. Ha scritto Franco Cordelli su Il Corriere della Sera: "[...]Lunga notte di Medea di Cauteruccio è uno spettacolo corale, in specie nell'uso (sono suonate dal vivo) e nella qualità delle musiche... Suggestive sono le due nero-vestite compagne di Medea, Laura Marchianò e Rosalba Di Girolamo, e di convincente presenza Peppe scritture progetti siculo-calabre esperte di una vita criminale abbracciata per altrettanta disperazione. Incaricate dai poteri politici e religiosi di eliminare Caravaggio, esse si danno ad interpretare la parte dei suoi giuda, in cambio di un silenzioso oblio sui loro reati pregressi. Nell’ ora definitiva della sua vita Caravaggio dipinge gli ultimi segni, intreccia con il servo e le assassine, una sinfonia di parole crude e sognanti, traccia il suo testamento sprezzante in un sabba di suoni dell’antica lingua italiana parlata e diretta, dell’incalzante musica tagliente di parole napoletane, siciliane, acuminate a dire il cielo e l’inferno che circondano la solitudine dell’esistere e morire”. Si coglie in queste righe la capacità di Voltarelli, Paolo Lorimer e Fulvio “Pasqua, ovvero lo sforzo Cappuccio nel creare atmosfere Cauteruccio. Nella recitazione il lodevole di un pessimista geniale poetiche intense, e lo fa con la timbro stilistico lo dà Patrizia Zappa che, nel 1900 scrive il suo unico particolarità di tre idiomi, il siciliano, il Mulas, Medea: ella non si sottrae al testo a lieto fine: August Strindberg. calabrese e il napoletano, tutte con furore quando necessario, né si nega Una favola nera, ma positiva e antiche sonorità doriche, ai quali allo spasimo e al dolore... La lunga fortemente autoironica, che l’autore affianca l’italiano di fine Cinquecento. notte è un dramma sulla fine del svedese, due volte in manicomio per Si può cogliere nel suo lavoro la fascismo in cui, a torto o meno, la squilibri nervosi, scrive in un capacità di destoricizzare l’evento donna impedisce all'uomo di portare periodo di profonda ricerca dell’ingloriosa morte di Michelangelo a compimento il suo piano. spirituale e stilistica. Una sorta di Merisi e conferirgli i connotati di un Si scontrano due opposte ragioni. sacra rappresentazione, un ‘mistero’ apologo che si adagia sul nostro A rigore, che la barbara ne abbia una che si sviluppa in tre atti, giovedì, presente, e che chiama in causa chi umana e giusta è una venerdì e sabato santi, le tre tappe ha creduto di cambiare il mondo, ma è contraddizione. Un'altra lo è che che portano alla Resurrezione, alla stato inesorabilmente schiacciato o questa barbara, nello spettacolo di pace interiore. Su quest’opera, ridotto all’obbedienza, accettando, Cauteruccio, si esprima raramente portata a teatro, purtroppo la fola che l’unico mondo ragionevolmente. Ma sono scommette la regista Monica Conti, possibile è quello in cui scontiamo la contraddizioni che renderanno con uno spettacolo che punta tutto nostra pena terrena...” Alvaro più duraturo nella mia sull’interpretazione degli attori…” Franco Portona su Festival memoria." Livia Grossi – Il Corriere della Sera 7_11 APRILE .10 L'ART E TEATRO OUT OFF PASQUA DI AUGUST STRINDBERG DRAMMATURGIA E REGIA MONICA CONTI con Michela Martini, Federico Manfredi Silvia Ajelli, Greta Zamparini, Alessandro Lussiana, Nicola Stravalaci durata 75’ senza intervallo orari ore 22 domenica 11 aprile ore 21 Pasqua è una delle opere più insolite, meno note e meno rappresentate di August Strindberg. L'unica che si conclude con un segnale di speranza. Scritta nel ‘900, racconta un vissuto famigliare in un arco temporale particolare: sono i tre giorni che precedono la Pasqua, giovedì, venerdì e sabato santi. Un giorno per ogni atto, tempo di passione, quella di una famiglia isolata dal mondo e chiusa in sé per vergogna e paura. “Qui per la prima volta – sottolinea la regista – non solo Strindberg concede una speranza, ma concede alle donne un ruolo positivo.” 14_25 APRILE .10 TEATRO SEGRETO LE ULTIME SETTE PAROLE DI CARAVAGGIO SCRITTO E DIRETTO DA RUGGERO CAPPUCCIO MUSICHE PAOLO VIVALDI SCENE NICOLA RUBERTELLI COSTUMI SALVATORE SALZANO PROGETTO IMMAGINI CIRO PELLEGRINO ELEMENTI DI SCENA ALESSANDRA RICCI LUCI FRANCO POLICHETTI con Claudio Di Palma e Lello Arena e con Federica Bognetti, Stella Egitto Ilenia Maccarrone, Giusy Mellace Alessandra Roca, Marina Sorrenti Ada Totaro durata 90’ senza intervallo orari da mercoledì 14 a sabato 17 ore 20.30 domenica ore 18 da martedì 20 a giovedì 22 ore 21 venerdì 23 e sabato 24 ore 22 lunedì 19 riposo Nella presentazione de Le ultime sette parole di Caravaggio, si legge: “Ruggero Cappuccio accende il delirio del grande artista in un dialogo disperato con sé stesso a quella profondità di confessione provocata dalla fine imminente. L’artista è braccato da sette donne soprannominate le femminote, una falange zingaresca di femmine 23_29 APRILE .10 MIXÒ IN COLLABORAZIONE CON ASSOCIAZIONE TEATRALE PISTOIESE OLIO DRAMMATURGIA E REGIA MARCO CALVANI con Monica Scattini, Mauro Marino Michael Schermi durata 90’ senza intervallo orari davenerdì 23 a domenica 25 ore 20,30 da martedì 27 a giovedì 29 ore 21 lunedì riposo Olio racconta in forma di monologo tre storie. Quella di Leo, un ambizioso attore di teatro che firmando un contratto per un reality show inizia una scalata verso il successo ma anche una vera discesa agli inferi; del suo compagno Miky, un brillante avvocato ossessionato dall'idea di ridare un ordine al mondo, e di Giò, un agente di spettacolo arrivista, una macchina da lavoro e da soldi, vittima della propria ambizione e della propria solitudine. I tre monologhi si sviluppano in un veloce e vorticoso susseguirsi di quadri in cui i singoli personaggi pur parlandosi rimangono separati fra di loro, senza toccarsi o guardarsi mai, isolati nel loro universo come nel loro destino. Una favola ironica e cattiva sull'eterno conflitto fra la ragione e la passione, e sulla fragilità di un'identità al cospetto dell'autorità. Una commedia nera sulla paura della fine e della morte, e sulla umana folle rincorsa al possesso e all'affermazione di se stessi. "Un altro testo che farà discutere di uno dei giovani autori più interessanti nel panorama teatrale italiano" Federico Berti, La Nazione "Sorrisi a denti stretti, mentre si osservano tre esistenze allo specchio, diversamente alla deriva e sole. Prese di coscienza tardive di personaggi arrivisti e superficiali: ultimi giorni d'umanità per una società senza morale" Viviana Devoto, Epolis giornale 8:Progetto 6-04-2010 10:14 Pagina 6 INDIA T E AT R O 6_16 MAGGIO .10 11_16 MAGGIO .10 TEATRO STABILE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA NUOVO TEATRO NUOVO IN COLLABORAZIONE CON FESTIVAL TEATRALE DI BORGIO VEREZZI CHINESE COFFEE DI ANTONIO TARANTINO REGIA ANTONIO CALENDA DI IRA LEWIS SCENE PIER PAOLO BISLERI TRADUZIONE LETIZIA RUSSO LUCI NINO NAPOLETANO REGIA PIERPAOLO SEPE LA CASA DI RAMALLAH con Giorgio Albertazzi, Daniela Giovanetti durata informazione non disponibile alla data di stampa orari da giovedì 6 a sabato 8 ore 21 domenica 9 e 16 ore 18 da martedì 11 a sabato 15 ore 20.30 lunedì riposo con Max Malatesta, Paolo Sassanelli durata 70’ senza intervallo orari ore 22, domenica ore 21 Rinunciare al motivo stesso per cui si «gioca» pur di vincere; inseguire il consenso per poi affermare un se stesso che non c'è più, sparito nel compiacere i Uno degli ultimi testi della pensieri altrui. In un mondo in cui produzione drammatica di Antonio sono i valori dell'audience e delle Tarantino, La casa di Ramallah è un apparizioni ripetute in tivù a dettare viaggio metafisico nel cuore della legge, portare in scena un testo disperazione mediorientale; in una severo come Chinese Coffee di Ira Palestina immaginaria ricostruita Lewis, in anteprima nazionale ricorrendo a dati giornalistici del italiana, ha i sapori della sfida. Titolo presente così come a nomi biblici e di estrazione cinematografica, letterari, un treno scassatissimo Chinese Coffee (film trasporta un padre ed una madre indipendente che Al Pacino, pure brontoloni verso una città dove la attore e regista, finanziò dopo figlia si farà esplodere al mercato. I averlo interpretato molti anni sul ricordi e i sogni, la diversa visione palcoscenico) per l'occasione della vita stritolata dalla storia e tradotto e adattato da Letizia Russo. dalle limitazioni imposte da un lungo Lo story-teller vede un romanziere matrimonio, tutto questo viene combattivo ma squattrinato e un centrifugato dalla lingua barocca di fotografo fallito discutere Tarantino, che conduce la danza ferocemente su successo, amore e oltre i limiti del realismo e del teatro valore dell' arte; quest'ultimo dell'assurdo. Nella mente del lettore accecato dall'invidia, cercherà di e dello spettatore si accendono varie distruggere la possibilità di ascesa domande: come possono due dell'amico fraterno. «In pratica, uno genitori accompagnare la figlia a stato delle cose nell'arte ai tempi farsi esplodere? Come possono del liberismo - spiega Sepe - in una queste figure continuare a vivere in società in cui conta solo sapersi quella terra? E sarai mai esistita la vendere. Un testo fulminante, casa a Ramallah che i due adulti impietosa fotografia dei giorni ricordano tanto diversamente? È nostri. Questo spettacolo vuole questo uno spettacolo credibile raccontare di un tempo in cui gli sulla realtà palestinese? […] La uomini vendevano loro stessi, i realtà risiede tutta nella lingua propri sogni, i valori più sacri e tessuta con grande maniacalità, un inviolabili, in nome del mercato. Un verbo in eccesso, in esplosione, che tempo di oscurità e dolore. Ma anche tende a bloccare la scena, a di riscossa e speranza. Il nostro congelare il pensiero con ripetizioni tempo. Ora.» e argomentazioni ridondanti. Una farsa. E come tutte le farse La casa di Ramallah rappresenta una grande allegoria della realtà, e dunque la verità non appare così lontana. I tre personaggi vengono interpretati abilmente, e con grande vigore, da Sandra De Falco. Tiziano Fratus 18_23 MAGGIO .10 ARCA AZZURRA TEATRO RACCONTI SOLO RACCONTI TESTO E REGIA UGO CHITI con Giuliana Colzi, Andrea Costagli Dimitri Frosali, Massimo Salvianti Lucia Socci, Alessio Venturini durata 70’ senzaintervallo orari da martedì 18 a giovedì 20 ore 21, da venerdì 21 a domenica 23 ore 20.30 “La titolazione sfrutta la formula del racconto però nello stesso tempo fa riferimento ad un fatto puramente teatrale. Una sorta di gioco al contrario. La scelta del titolo è stata quindi funzionale per una riconoscibilità immediata ed intuitiva con lo spettacolo. Diciamo che sono situazioni teatrali in parte narrate e in parte interpretate. Per quanto riguarda il sottotesto, è in linea con la mia ricerca di analisi e suggestione a partire dalle condizioni storiche e sociologiche del nostro paese (con i loro annessi e connessi fortemente tragici e comici al contempo); una realtà che si nutre delle radici toscane della Compagnia - come impronta genetica caratterizzante - e di un atteggiamento visionario e fisico al contempo. In questo caso c'è un'umanità che si riconosce in una specie di situazione sociale e poetica. La guerra sicuramente è il filo conduttore almeno per due episodi, di cui genera la vicenda offrendosi come scaturigine della memoria. Un altro filo conduttore è la situazione femminile, ma è la ricerca espressa precedentemente ad essere la matrice unificante.” Ugo Chiti Esplode con sempre crescente vitalità creativa l'ansia con cui Ugo Chiti dipana le molte storie della sua gente toscana in presa diretta con un vernacolo inventivamente felice ... Questo è grande teatro, interpretato con mirabile disinvoltura ... Franco Quadri - La Repubblica 21_26 MAGGIO .10 ARCA AZZURRA TEATRO IN COLLABORAZIONE CON LA RIBALTA CENTRO STUDI ENRICO MARIA SALERNO REGIONE TOSCANA MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI COMUNE DI SAN CASCIANO VAL DI PESA CON IL CONTRIBUTO DEL FESTIVAL BENEVENTO CITTÀ SPETTACOLO XXX EDIZIONE E DEL COMUNE DI FIRENZE ricerca di candele che illuminino la note del coprifuoco e la liberino dal suo terrore del buio. La storia di Galliano, protagonista della Resistenza, che dal suo paese e dal contado corre in città per contribuire alla Liberazione. E infine, punto cruciale della scena lo scempio della città da parte dei tedeschi con la distruzione dei suoi ponti, simboli della bellezza rinascimentale di Firenze. Il tutto dunque raccontato dalla voce spesso diretta dei protagonisti in un alternarsi di testimonianze e di racconti che fanno di questa cronaca una sorta di narrazione epica popolare nella quale, sullo sfondo della grande Storia, si muovono personaggi minuti portatori di ansie e di passioni quotidiane che si mescolano alle ragioni e ai sentimenti collettivi che hanno mosso gli avvenimenti di quei giorni. AGOSTO '44 LA NOTTE DEI PONTI UNO SPETTACOLO SCRITTO DA UGO CHITI CON MASSIMO SALVIANTI IDEAZIONE DELLO SPAZIO E REGIA UGO CHITI COSTUMI GIULIANA COLZI LUCI MARCO MESSERI con Giuliana Colzi, Andrea Costagli Dimitri Frosali, Massimo Salvianti Lucia Socci durata 50’ senza intervallo orari da venerdì 21 a domenica 23 ore 22 da lunedì 24 a mercoledì 26 ore 21 Cronaca dei giorni precedenti e successivi alla Liberazione di Firenze, il testo ha vinto nel 2008 il premio Maria Salerno per la nuova drammaturgia europea. Una Firenze che si fa simbolo e portavoce di tutte le sofferenze, piccoli e grandi eroismi, avvenimenti e aneddoti di tutti quei paesi e città che hanno lottato contro il nazifascismo. È lei la protagonista della messa in scena teatrale con le sue storie di partigiani che precedevano le truppe anglo-americane nella liberazione di territori a sud della città e la volontà degli occupanti di resistere anche a costo di grandi lutti e distruzioni. Il corpo narrativo dello spettacolo è fatto di testimonianze e racconti di coloro che vissero quei giorni: la vicenda di Gina persa per le vie della città, alla carta teatri della memoria 4 x 32,00 € 4 ingressi per Racconti solo racconti e Agosto ‘44 - la notte dei ponti giornale 8:Progetto 6-04-2010 10:14 Pagina 7 27 MAGGIO_6 GIUGNO .10 8_20 GIUGNO .10 TEATROINARIA, STANZE LUMINOSE TEATRO DI ROMA EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE TEATRO METASTASIO STABILE DELLA TOSCANA EMILIA GALOTTI DA GOTTHOLD EPHRAIM LESSING DRAMMATURGIA PAOLO FALLAI REGIA ALESSANDRO BERDINI con Elettra Mallaby, Paola Rinaldi Luigi Di Fiore, Alberto di Stasio Daniele Griggio durata 60’ senza intervallo orari ore 21 venerdì 4 riposo L’Emilia Galotti di G. E. Lessing è un dramma teatrale in cinque atti ambientato nel principato di Guastalla, da qualche parte nell’Italia rinascimentale, dove i personaggi principali ruotano intorno alla giovane ma, come vedremo, tenace Emilia. Considerata da molti la prima tragedia politica tedesca (meglio forse antitirannica), l’Emilia Galotti è, allo stesso tempo, dramma borghese e critica della corte dell’epoca che non risparmia sentenze affilate (“…non cerchiamo di apparire saggi là dove siamo soltanto fortunati”, battuta di Odoardo) né aforismi mordaci (“Non basta che il consiglio di uno sciocco sia buono, una volta tanto: ci vuole anche un uomo abile per metterlo in pratica”, battuta del Principe). Emilia è la solida eroina che avverte dentro di sé il dissidio fra la sua infinita forza morale e la paura di cedere alla seduzione del Principe e finisce per scegliere la morte come terza soluzione. Nell’eterna lotta fra bene e male, la morte come soluzione estrema per evitare il peggio ha la meglio sull’animo di una giovane donna spaventata, ma allo stesso tempo sicura di sé e della sua onestà. Emilia è convinta delle sue idee e nella solenne scena della morte diventa la paladina dell’integrità fisica e spirituale. La riduzione drammaturgica di Paolo Fallai e la regia di Alessandro Berdini, offrono una Emilia Galotti trasportata ai nostri giorni. L'idea centrale del progetto registico è che i vizi e le virtù non rappresentano qui qualità umane universali, ma piuttosto sono distribuite fra gli esponenti dei vari ceti sociali seguendo psicologia e caratteri dei personaggi. FINALE DI PARTITA DI SAMUEL BECKETT TRADUZIONE CARLO FRUTTERO REGIA MASSIMO CASTRI SCENE E COSTUMI MAURIZIO BALÒ ASSISTENTE ALLA REGIA MARCO PLINI avvenuta una catastrofe che ha cancellato pressoché ogni traccia di vita sulla terra. La stanza in cui si consuma Finale di partita è stata paragonata all'interno di una cavità cranica, per le altre due finestre centrali che potrebbero ricordare le cavità oculari. Altre letture hanno lasciato intendere che la scena sia in realtà l'interno di una grande arca che sta solcando il pianeta all'indomani di un nuovo esiziale diluvio. con Vittorio Franceschi, Milutin Dapcevic Diana Hobel, Antonio Giuseppe Peligra durata 1 ora e 40’ senza intervallo orari da martedì 8 a domenica 13 ore 21 da martedì 15 a domenica 20 ore 20.30 lunedì 14 riposo. Nella sua lunga ed eccellente carriera Massimo Castri non ha mai lavorato su testi di Samuel Beckett: lo fa in questa occasione scegliendo il suo capolavoro Finale di partita, testo il cui titolo deriva da una mossa del gioco degli scacchi. Protagonisti in scena Hamm, cieco e condannato a trascorrrere i suoi giorni su una sedia a rotelle e Clov, il suo servo. i due vivono un rapporto conflittuale, in cui si consumano litigi ma anche una reciproca dipendenza. Clov vive nell'eterna tentazione di andarsene ma pare non esserne capace. L'incalzante botta e risposta tra Hamm e il suo servitore che costituiscono l'ordito più evidente della trama del testo, sembrano un infinito alternarsi di mossa e contromossa scacchistica. In scena, incombe la presenza degli anziani genitori di Hamm, Negga e Nell’entrambi privi degli arti inferiori costretti a trascorrere la loro esistenza nei bidoni della spazzatura. Lo stesso Beckett, nel corso di alcune prove dello spettacolo allo Schiller Theatre di Berlino disse. "Hamm è il re in questa partita a scacchi persa sin dall'inizio. Nel finale fa delle mosse senza senso che soltanto un cattivo giocatore farebbe. Un bravo giocatore avrebbe già rinunciato da tempo. Sta soltanto cercando di rinviare l'inevitabile fine." Se in Aspettando Godot si riesce a intravedere un'ambientazione quasi realistica, - un albero, una strada di campagna - Finale di partita si svolge in uno scenario che oggi potremo definire post-atomico: tutto lascia presagire che sia 22_27 GIUGNO .10 22_27 GIUGNO .10 EMILIA ROMAGNA TEATRO FONDAZIONE COMPAGNIA DE SUMMA AMLETO A PRANZO E A CENA TRATTO DA AMLETO DI WILLIAM SHAKESPEARE IDEAZIONE E REGIA OSCAR DE SUMMA con Oscar De Summa, Angelo Romagnoli Armando Iovino, Roberto Rustioni 15_20 GIUGNO .10 M'ARTE MOVIMENTI D'ARTE LA SIGNORA CHE GUARDA NEGLI OCCHI DI SABRINA PETYX REGIA GIUSEPPE CUTINO con Maria Cucinotti, Filippo Luna Sabrina Petyx durata 55’ senza intervallo orari ore 22 Uno spettacolo che riecheggia le voci di chi si oppone al racket e all’estorsione del pizzo da parte della mafia. Un testo che colpisce e scuote le coscienze, fondato sul tema del silenzio, dell’omertà, della paura. Quella paura che attanaglia e che lascia senza respiro: è infatti la paura la signora che guarda negli occhi e che costringe ad abbassare la testa. I tre attori in scena usano tre differenti linguaggi e tre prospettive diverse per raccontare i silenzi, la rassegnazione, le sofferenze e la vergogna di tutti quelli che, soffocati dalla paura, non riescono ad uscire dal racket della mafia, ma anche il coraggio, la speranza, la possibilità concreta della denuncia. «Abbiamo scelto di portare sulla scena non una storia ma una condizione - afferma Sabrina Petyx - in una ricerca drammaturgica e registica che si pone come obiettivo quello di coniugare modalità e stili linguistici autonomi che, nella loro sovrapposizione e complementarietà, riescano a parlare di un mondo per cui ogni parola può sembrare banale o già detta. Si tratta di un confronto a viso aperto con una realtà che fonda la sua esistenza sull’imperativo del silenzio, sull’omertà, sulla paura. continua l'attrice - Per questo è necessario guardare negli occhi la verità e saperla mostrare: dare il proprio supporto di presenza, il proprio strattone, in un momento storico in cui ogni focolaio di coraggio pronto ad accendersi necessita di un’eco che gli faccia da riparo e ne moltiplichi l’intensità». durata 70’ senza intervallo orari ore 22 Oscar De Summa giovane artista emergente si cimenta nella regia di Amleto a pranzo e a cena, spettacolo leggero e divertente che nasce con l'intento di aprire il più possibile il teatro alla più vasta platea. Come accadeva nella Commedia dell'arte, gli attori decidono sul luogo cosa mettere in scena, un semplice escamotage (peraltro suggerito dal testo stesso) che aiuta a svelare come si crea uno spettacolo, cosa c'è dietro quella che sembra pura creatività. I rapporti umani si confrontano con i ruoli degli attori, tutto per svelare quanto verità e finzione siano due facce della stessa medaglia e i piani della realtà e del teatro si mescolino continuamente uno nell'altro. SANTO ROCCO & GARRINCHA IN COLLABORAZIONE CON NUOVO TEATRO NUOVO ARTEDANZAE20 TEATRO STABILE DELL'UMBRIA IL POPOLO NON HA IL PANE? DIAMOGLI LE BRIOCHE DI FILIPPO TIMI REGIA FILIPPO TIMI E STEFANIA DE SANTI con Filippo Timi, Paola Fresa, Marina Rocco, Luca Pignagnoli, Lucia Mascino durata 80’ senza intervallo orari ore 20.30 Il popolo ha fame? Diamogli le brioche è una commedia ironica che, riscrivendo l’Amleto Shakespeariano, dice la sua sul rapporto illusionerealtà, follia e potere, a partire dal titolo. «È l'assurda risposta dei potenti ai concreti bisogni delle persone», dice subito Timi, qui nei panni di un Amleto decisamente fuori dai canoni. «Il mio è un principe orgiastico, tutto cibo e denti marci; lo specchio consapevole del mondo da cui proviene, quello dei potenti che nel 1600 potevano permettersi di uccidere un uomo solo per il gusto di farlo». Un principe che ha preso coscienza di sé e della sua identità, e che vuole svelare il gioco della finzione teatrale anche a tutti gli altri personaggi. «Non solo Amleto non riuscirà a dire quel famoso "essere e non essere", ma anche al resto della compagnia risulterà difficile farlo», anticipa l' autore che per ogni ruolo ha scritto un monologo ad hoc, dagli effetti decisamente comici. «L'unica che non ci sta ad abbandonare i panni classici è Ofelia - continua Timi -: lei crede ancora di dover recitare la parte dell' innamorata e quando, ignara, si avvicinerà ad Amleto dovrà fare i conti con la realtà: tutto quell' amore che lei cerca, lui non glielo potrà mai dare perché è troppo concentrato su se stesso». Un gioco comico e coloratissimo che oscilla tra «Alice nel paese delle meraviglie» e i chiari e scuri di Caravaggio, il tutto in una scena dal dichiarato sapore vintage, realizzata con materiale di recupero, dal vecchio sipario rattoppato, ai costumi degli attori. Una commedia ironica che, tra il sacro e il profano, vuole esser anche un appuntamento con la verità, su più fronti. «Quando arrivi al trono è impossibile non perdere la testa», dichiara Timi. «O abusi del tuo potere o impazzisci cercando di scardinarlo in tutti i modi; o diventi un santo in terra o il demonio, insomma»; ma anche sul rapporto tra sogno e realtà l'autore (trentacinquenne) ha le idee chiare. «Nella vita adoro illudermi, credere nell'amore eterno e cose di questo tipo, sono i vari fuochi fatui che ci fanno andare avanti; l'importante è essere coscienti che è tutto un inganno». 6-04-2010 10:15 Pagina 8 www.teatrodiroma.net Stampato su carta ecologica Fedrigoni “Freelife Cento E.W.” lastminute BIGLIETTI vai sul sito www.teatrodiroma.net e troverai biglietti con tariffe scontate Teatro Argentina intero - poltrona 27,00 € - palchi platea, I e II ordine 22,00 € - palchi III, IV e V centrale 16,00 € - loggione 12,00 € prevendita n8 10 3,00 € 3,00 € 2,00 € biglietti ridotti* e pomeridiane infrasettimanali giovedì h. 17 e mercoledì h. 19 intero - poltrona 22,00 € - palchi platea, I e II ordine 17,00 € - palchi III, IV e V centrale 13,00 € - loggione 12,00 € prevendita 21_23 MAGGIO .10 3,00 € 3,00 € 2,00 € SAGGIO DI METÀ PERCORSO LABORATORIO TEATRALE PIERO GABRIELLI I TRE BINARI cambi I cambi sono consentiti, secondo la disponibilità dei giorni e dei posti, ai soli abbonati a posto fisso, telefonando al numero 06 684000314, e riconsegnando il tagliando al botteghino al momento dello spettacolo, costo 5,00 €. DA UN SOGGETTO DI ERALDO AFFINATI ADATTAMENTO ATTILIO MARANGON REGIA ROBERTO GANDINI Teatro India intero - posto unico 15,00 € - ridotto 12,00 € - doppio spettacolo 10,00 + 10,00 € Trentadue ragazzi saliranno sul palcoscenico dell’Argentina per raccontare la storia de I tre binari. Quest’anno la nostra compagnia è composta dai ragazzi che hanno portato in scena fino a marzo Il Pedone Rosso, da un gruppo proveniente dallo spettacolo La storia del bambino invisibile e da un altro gruppetto proveniente da “L La città dei ragazzi”, un’importante istituzione che si occupa di accogliere adolescenti con difficoltà psicosociali. L’appuntamento di maggio sarà una prima verifica del lavoro che è cominciato a novembre 2009 e terminerà a ottobre con una produzione programmata all’interno della stagione del Teatro di Roma. Questo nuovo progetto ha avuto l’obiettivo di valorizzare le qualità teatrali dei ragazzi – disabili e normodotati – che nei vari anni si vanno affinando sempre più. Durante le nostre prove c’è sempre tanto entusiasmo, anche se le difficoltà sono molte, ma se riusciremo a portare in scena, anche in parte, le atmosfere che stiamo vivendo nelle nostre improvvisazioni, vorrà dire che saremo riusciti ancora una volta a vivere l’Integrazione, come una realtà gioiosa, una realtà di cui far partecipe il pubblico. durata 60’ senza intervallo orari 21 maggio ore 21, 22 maggio ore 10, 23 maggio ore 19 prevendita 2,00 € 1,00 € no Roberto Gandini la prevendita è applicata fino ad un’ora prima dello spettacolo *giovani fino a 25 anni, adulti oltre 65 anni, abbonati Teatro di Roma, abbonati Accademia Filarmonica Romana, possessori di Bibliocard, gruppi organizzati di almeno 15 persone Cartateatro Comune di Roma Assessorato alle Politiche Sociali e Promozione della Salute Dipartimento V U.O. Disabilità e salute mentale Abbonamento libero utilizzabile anche da più persone per lo stesso spettacolo. La scelta del giorno e del posto può essere fatta telefonando al numero 06 684000345 (lunedì-venerdì ore 10.00-17.00) o direttamente presso le biglietterie dei teatri carta argentina 6 ingressi 120 € poltrona e palchi fino al II ordine carta india 8 ingressi 80 € posto unico carta teatro di roma** 6 ingressi 60 € palchi III e IV ordine Teatro Argentina posto unico Teatro India W15 ingressi (acquistabile solo on line) ** la Cartateatro Teatro di Roma è valida per le produzioni del Teatro di Roma Cyrano de Bergerac, Filumena Marturano, Molto rumore per nulla, Danza di morte, Festa di famiglia Piazza d’Italia, Finale di partita marzo _10 aprile _10 CALENDARIO orario Argentina mar 16 21 Shylock mer 17 21 Shylock gio 18 India sala A India sala B Amleto 17 21 giugno _10 maggio _10 orario Argentina India sala A India sala B orario gio 1 sab 1 21 ven 2 dom 2 21 sab 3 lun 3 Argentina ven 19 21 Shylock Amleto dom 4 mar 4 21 Lʼoro di Napoli prima sab 20 21 Shylock Amleto lun 5 mer 5 21 Lʼoro di Napoli dom 21 17 Shylock 18 Amleto lun 22 mar 23 21 Shylock mer 24 21 Shylock gio 25 Amleto Amleto 17 21 ven 26 21 Shylock Amleto sab 27 21 Shylock Amleto dom 28 17 Shylock 18 21 lun 29 mar 30 mar 6 21 gio 6 17 Lʼoro di Napoli 21 mer 7 20,30 21 ven 7 21 Lʼoro di Napoli gio 8 20,30 21 22 sab 8 21 Lʼoro di Napoli dom 9 17 Lʼoro di Napoli 18 ven 9 20,30 21 22 sab 10 20,30 21 22 17 Danza di morte 18 21 dom 11 Amleto Semi dʼacciaio 21 Semi dʼacciaio 17 21 Semi dʼacciaio mer 31 mer 14 gio 15 21 Danza di morte 22 Medea e la luna Caravaggio prima 20,30 21 22 17 Danza di morte 20,30 22 Caravaggio Associazione Teatro di Roma Consiglio di amministrazione Oberdan Forlenza, Presidente Renato Giordano Silvana Novelli Massimo Pedroni Debora Pietrobono Revisore dei Conti Mario Perrone, Presidente Vincenzo Gagliani Caputo Giuseppe Ferrazza Direttore Filippo Vacca Redazione Sandro Piccioni Ugo Riccarelli Paolo Ruffini Paola Folchitto Progetto grafico e BaldassarreCarpiVitelli impaginazione Paola Folchitto Stampa CTS grafica - Città di Castello (Pg) 21 Emilia Galotti ven 4 21 Emilia Galotti sab 5 21 Emilia Galotti dom 6 La casa di Ramallah prima lun 7 La casa di Ramallah mar 8 21 mer 9 21 Finale di partita Finale di partita Finale di partita prima 21 Finale di partita sab 12 21 Finale di partita dom 13 21 Finale di partita 17 Lʼoro di Napoli 20,30 22 ven 14 20,30 21 22 sab 15 20,30 21 22 17 18 21 sab 17 lun 17 mar 18 21 mer 19 21 mar 20 21 Caravaggio gio 20 21 mer 21 21 18 21 Caravaggio ven 21 gio 22 17 21 10 21 22 ven 23 20,30 21 Danza di morte 22 dom 23 19 20,30 22 sab 24 20,30 21 Danza di morte 22 lun 24 21 dom 25 17 Danza di morte 18 20,30 mar 25 21 mer 26 21 mar 27 21 gio 27 21 mer 28 19 21 ven 28 21 gio 29 17 21 sab 29 21 ven 30 21 dom 30 21 lun 31 La casa di Ramallah lun 14 17 Chinese Coffee mar 15 20,30 22 Chinese Coffee mer 16 20,30 22 La signora che... gio 17 20,30 22 La signora che... ven 18 20,30 22 La signora che... sab 19 20,30 22 dom 20 20,30 22 Chinese Coffee La casa di Ramallah 20,30 21 I tre binari saggio 22 sab 22 Caravaggio gio 3 20,30 21 22 dom 16 Olio Emilia Galotti mer 12 Caravaggio lun 26 21 gio 10 Caravaggio lun 19 mer 2 India sala B ven 11 20,30 21 Danza di morte Caravaggio India sala A Emilia Galotti 20,30 21 22 20,30 21 Danza di morte 22 17 18 Argentina 21 mar 11 gio 13 Medea e la luna orario mar 1 21 ven 16 dom 18 India sala B lun 10 lun 12 mar 13 India sala A Agosto ʻ44 prima Racconti solo racconti Agosto ʻ44 Finale di partita Finale di partita Finale di partita Finale di partita Finale di partita Finale di partita La signora che... lun 21 mar 22 20,30 22 Il popolo non ha... prima mer 23 20,30 22 Il popolo non ha... gio 24 20,30 22 Il popolo non ha... ven 25 20,30 22 Il popolo non ha... sab 26 20,30 22 Il popolo non ha... dom 27 20,30 22 Il popolo non ha... lun 28 mar 29 mer 30 Amleto a pranzo... prima Amleto a pranzo Amleto a pranzo Amleto a pranzo Amleto a pranzo Notiziario del Teatro di Roma giornale 8:Progetto