Curriculum Vitae di Giuliano Vasilicò Giuliano Vasilicò, nato a Reggio Emilia, entra in contatto negli anni sessanta, durante una sua lunga permanenza in Svezia, con esperienze artistiche di avanguardia (letteratura, cinema, teatro). Nel 1969 a Roma dopo una decisiva esperienza al Teatro "La Fede" con Giancarlo Nanni, forma con altri artisti (Agostino Raff, Fabio Gamma, Ingrid Enbon e la sorella Lucia) una Compagnia con la quale mette in scena due propri testi, "Missione Psicopolitica" e "L'Occupazione" in cui è impegnato anche come attore. Nel 1971 realizza una versione dell' "Amleto" con solo quattro personaggi. Lo spettacolo, con scene, costumi, musiche di Agostino Raff (e in cui il regista interpreta anche la parte del protagonista) è inserito in alcune rassegne (Festival di Chieri, Eti Ricerca, ecc...) e suscita l'interesse della critica e del pubblico. Da allora il teatro di Vasilicò si rivolge principalmente alla trasposizione teatrale di importanti opere letterarie. Nel 1972 la Compagnia allestisce "Le 120 giornate di Sodoma" (da De Sade) scene, costumi e musiche di Agostino Raff, e nel 1976 "Proust" (da "Alla Ricerca del Tempo Perduto") scene e costumi Goffredo Bonanni, quali metafore, a carattere prevalentemente gestuale, della violenza della "ragione" e dell'irrazionalità del "cuore". Questi lavori riscuotono un successo internazionale ed il regista diviene per la critica "uno dei più importanti esponenti di quell'avanguardia che, con la splendida stagione del teatro di immagine e gestuale, rinnova radicalmente il panorama teatrale italiano di quegli anni". "Le 120 Giornate di Sodoma" partecipa al "Festival Mondiale del Teatro" di Nancy e viene rappresentato successivamente, con tenute da record, in importanti teatri a Londra, Amsterdam, Parigi (con critiche positive anche di Roland Barthes). Il teatro di Vasilicò viene scelto per rappresentare l'avanguardia teatrale europea alla "Rassegna dell'Arte Europea" a Buenos Aires (presenti Rudolph Nureyev per la danza, Charles Aznavour per la canzone d'autore, Mikis Theodorakis per la canzone politica, ...). Il "Proust", presentato nelle rassegne dell'Ente Teatrale Italiano, riscuote un grande successo. Nel 1978 riceve il premio Mondello per il migliore spettacolo di ricerca dell'anno. I due lavori vengono replicati complessivamente per cinque stagioni. Dal 1978, dopo l'allestimento di un proprio testo, "L'Uomo di Babilonia" (che partecipa con successo alle Rassegne dell'ETI) Vasilicò si impegna con il suo Gruppo in un progetto ambizioso: la teatralizzazione del romanzo di Robert Musil "L'Uomo senza Qualità". Il testo (considerato tra le opere letterarie più importanti del Novecento) costituisce per le sue caratteristiche di opera filosofica e poetica la fonte ideale per il Teatro di Vasilicò, mirante ad armonizzare fra loro parola e gesto, ragione e sentimento. Nel 1984, dopo un lungo e complesso "work in progress", il Gruppo di Vasilicò, con Goffredo Bonanni, Teresa Pedroni, Fabrizia Falzetti, Bruno Sais, Agostino Raff, mette in scena al Teatro Valle di Roma (protagonisti Massimo Foschi e Lucia Vasilicò) la Parte Prima de "L'Uomo senza Qualità". Il lavoro viene invitato alla Biennale di Venezia. Nel periodo dal 1985 al 1988 le principali opere realizzate sono "Il ritratto di Dorian Gray" - da Wilde (con Maurizio Donadoni) e "Il Mago di Oz" - da Baum (con Fabrizia Falzetti, Lucia Vasilicò, Riccardo Barbera), spettacoli in cui la vicenda scenica diviene un percorso per approfondire delicati "passaggi" della vita interiore. Nel 1989 il Gruppo di Vasilicò affronta nuovamente un'opera di Musil teatralizzando il racconto "Il Compimento dell'Amore". Il lavoro, rappresentato in vari importanti teatri italiani (il "Quirino" di Roma, il "Duse" di Bologna, il "Parenti" di Milano, ecc...) viene invitato anche a Vienna, in occasione del "Cinquantenario" della morte dell'autore. Nelle stagioni successive, l'opera viene ulteriormente sviluppata e rappresentata in versioni sempre più avanzate. Nel 1995 Vasilicò riceve dal Senato di Klagenfurt, città natale dell'autore, il prestigioso "Premio Internazionale Robert Musil" per lo spettacolo "Il Compimento dell'Amore". Da quel periodo il teatro di Vasilicò diviene un "cantiere", una "fucina" sempre accesa in cui spettacoli, laboratori, lavori didattici sono finalizzati all'approfondimento e alla teatralizzazione della "seconda parte" de "L'Uomo senza Qualità", la cui messinscena definitiva è vista da Vasilicò come un'occasione per addentrarsi ulteriormente nel Mistero del 1 Teatro e nelle sue capacità di coinvolgere mente e cuore degli spettatori. In questa linea di "spettacolo aperto" la compagnia realizza, nel periodo 1997-2000. una Trilogia composta da "Il Regista in scena", "Il Percorso artistico", "La ragione e il Sentimento", spettacoli teatralmente autonomi, ma legati fra loro dal filo rosso dell' "operazione creativa", che va "dall'Idea all'...Opera Compiuta...". Vengono condotti anche numerosi laboratori: all'Università di Parigi, al Palazzo delle Esposizioni a Roma, al Teatro Fondamenta Nuove di Venezia (Università Cà Foscari), al Teatro Studio di Scandicci (a cura di Franco Quadri), all'Università di Napoli, presso gli Istituti Austriaci di Cultura di Roma e di Milano, con il Teatro Argentina di Roma (a cura di Dacia Maraini), al Dams di Roma Tre, ecc..., incentrati sull'essenza del teatro e sulle funzioni dell'arte scenica. Sul Teatro di Vasilicò sono state anche svolte numerosi tesi di laurea. A partire dalla stagione 2003, la compagnia inizia un viaggio a ritroso nei suoi più importanti lavori "storici", ricreando al Teatro India di Roma lo spettacolo ispirato a Marcel Proust, un ritorno alle radici per ricongiungersi e completare la Seconda Parte, mai teatralizzata, de "L'Uomo senza Qualità", visto da Vasilicò come esperienza avanzata di un teatro che "sperimenta nella finzione scenica nuovi modi di essere uomini". Dal 2006, dopo un personale ritorno alla Fede, Vasilicò si impegna in spettacoli di argomento religioso mettendo in scena i lavori: "La Fede del Trecento", ispirato alle lotte tra potere temporale e potere spirituale che insanguinarono l'Europa di quella epoca; “Santa Caterina da Siena” (2007-2009) tratto dalle lettere della Santa, testimoniandone la straordinaria esperienza politica e mistica; e “Dal Vangelo secondo Giovanni” (2009-2011) spettacolo risultato vincitore del Bando di Concorso Nazionale "I Teatri del Sacro" inaugurandone la rassegna al Teatro del Giglio di Lucca, e che partecipa inoltre all’importante rassegna “Crucifixus - Festival di Primavera”. Nel biennio 2012-2013 Giuliano Vasilicò si è dedicato a sviluppare e a rappresentare in vari teatri una versione rinnovata del suo spettacolo “Il regista in scena”, protagonista l’attore Manuel Fiorentini. In questo spettacolo l’autore svela i misteri dell'arte scenica, vista come organismo vivente che può far vivere incubi o meraviglie, portando lo spettatore in un percorso irreale dove assiste al Teatro nel Teatro. Il teatro secondo Vasilicò non attende altro che registi e attori sappiano cogliere ciò che esso vuole offrire; le 5 parti rappresentate (regista, aiuto-regista, attore, spettatore e palcoscenico) creano una ragnatela che si dirama durante lo spettacolo e svela i misteri e potenzialità dell'arte scenica, vista come organismo vivente anche nelle sue parti più materiali. Pubblicazioni recenti sul teatro di Vasilicò Nel 2009 viene pubblicato un libro per le Edizioni Aracne dal titolo “Teatri/Libro – Ronconi, Vasilicò, Bene”, di Ettore Massarese, professore di Discipline dello Spettacolo, presso l’Università di Napoli. Il testo penetra e descrive il meccanismo creativo delle trasposizioni teatrali di opere letterarie. “Luca Ronconi, Giuliano Vasilicò, Carmelo Bene, hanno cercato e ricercato il modo di fondere il libro nel teatro con esperimenti che hanno segnato il ‘900… Un’opera questa di Ettore Massarese profonda e impegnativa sul linguaggio del teatro del ‘900 e sugli uomini che l’hanno reso immortale”. (Elena Siri, dal sito Teatro.org - Il Portale del Teatro Italiano) Nel 2013 è stato pubblicato il libro “Il nuovo teatro in Italia.1968-1975” (autore Salvatore Margiotta, dottore di ricerca in Storia del Teatro Moderno e Contemporaneo). Questo volume contiene una sezione consistente dedicata al lavoro di ricerca teatrale svolto dal regista Giuliano Vasilicò. Un ultimo studio dedicato al lavoro di Giuliano Vasilicò e al teatro di ricerca in generale è il libro “Memoria delle Cantine. Teatro di ricerca a Roma. Anni Sessanta e Settanta” pubblicato dalle edizioni Bulzoni nel gennaio 2014 e che contiene anche un contributo inedito dello stesso Giuliano Vasilicò. 2 Recensioni de “IL REGISTA IN SCENA” di GIULIANO VASILICO' attore: Manuel Fiorentini - TEATROINSCATOLA 2013 Corriere della sera Una sorta di appassionata lezione su cosa sia e debba essere il teatro. Un incontro/scontro fra regista e attore alla ricerca di quel qualcosa che solo il teatro sa fare: dare corpo all'invisibile. Questo si sintetizza alla fine con una scena imprevista: lo stesso Vasilicò si presenta al pubblico e lo invita a entrare in scena per dire quel che pensa dello spettacolo. E dopo le prime titubanze arrivano giudizi e mini esibizioni a dimostrare che, come si sale sul palcoscenico si è subito altro. Paolo Petroni Recensito.net Giuliano Vasilicò è stato uno dei più importanti esponenti di quell'avanguardia che, con la splendida stagione del teatro di immagine e gestuale, rinnova radicalmente il panorama teatrale italiano degli anni '70 e oltre. Questo suo nuovo spettacolo Il regista in scena è una riflessione critica sulla (meta)realtà del teatro e sulle arti sceniche, teatro in quanto tecnica di conoscenza: non bisogna tendere a fare un buon teatro ma una buona vita. Il teatro come mezzo per vivere meglio, come critica dell’esistente, cioè un teatro che vuol fare riflettere e non solo far vedere. Federico Guarascio Pensieri di cartapesta.it “Il regista in scena” è un inno all'arte teatrale, un invito non semplicemente ad andare a teatro ma a fare teatro. Lo spettacolo è recitato da un bravissimo Manuel Fiorentini e scritto dal maestro di teatro di ricerca Giuliano Vasilicò, il quale sicuramente ha fatto del teatro il proprio percorso di vita. Il regista in scena spiega perfettamente perché del teatro non si può fare a meno: la scatola scenica è un luogo per tutti, per chi dirige, per chi interpreta e per chi vuole osservare ciò che vi accade, diventando allo stesso tempo parte attiva e integrante dello spettacolo. Uno spettacolo da vedere! Enrico Benedetti Show of the capital Nell'essenzialità della rappresentazione de Il regista in scena l’equilibrio tra riflessione profonda e capacità di sdrammatizzare è garantito sapientemente dai tre personaggi. È l’entrata in scena di un quarto personaggio, lo spettatore, a suggerire un ultimo punto di vista: attore e regista, con i loro scontri, ricordano per certi versi il combattimento interiore che vive nell’uomo stesso, dimostrando che non basta un solo attore per rappresentare un uomo intero… forse per questo si dice “recitare una parte”? Laura Mancini Il grido.org “Il regista in scena” è un monologo scritto e diretto da Giuliano Vasilicò veloce e godibile, in cui il teatro racconta se stesso attraverso i suoi protagonisti. La prova attoriale di Manuel Fiorentini è impegnativa, seppure seguita e guidata da un così grande maestro. E nel testo riecheggia un che di sottilmente autobiografico, che riporta alla brillante carriera dell'autore Vasilicò. Patrizia Vitrugno 3 Persinsala L'esperienza, il rispetto e la passione per l'arte scenica del maestro Giuliano Vasilicò si esprimono appieno in questa efficace prova di teatro nel teatro. In una scena costruita solo di quattro pannelli neri si snoda, tra l'ironico e il serio, la struttura interna del teatro e l'energia che dentro vi pulsa. Il regista Vasilicò rinuncia al naturalismo, e l’immaginazione dello spettatore guidata magistralmente dall’attore in scena e da una luminotecnica efficace, è libera di costruire ogni dettaglio. Questo spettacolo soddisfa le aspettative del suo pubblico e realizza il suo obiettivo: portare via con sé un po’ della luce eterna del teatro. Daria Bellucco Parolibero Nessun oggetto di scena per far risaltare al massimo il palcoscenico, vero protagonista dell'opera e del teatro più in generale. La regia di Giuliano Vasilicò, maestro del teatro di ricerca da oltre 50 anni, mette in luce il mistero più profondo dell'arte scenica vista come “organismo vivente che parla, pensa, ama, giudica, attira, a sé o respinge al pari di un essere umano”. In quest'opera l'attore mette in pratica il motto del suo maestro. “Sperimentare nella finzione scenica nuovi modi di essere uomini”. Rimane una grande emozione di quando si spengono le luci in sala e viene illuminato solo il palcoscenico. E guardandolo, si ha la sensazione di poter fare qualsiasi cosa là sopra, al punto da poter realizzare i nostri sogni, anche quelli che ci sembrano impossibili. Valentina Peron Roma da leggere Dal genio di Giuliano Vasilicò all'arte di Manuel Fiorentini. L'attore interpreta, grazie ad un'ottima presenza scenica, quattro personaggi in maniera totalmente diversificata, in un esercizio recitativo che sfiora la perfezione in più momenti. È la stessa struttura del Teatroinscatola, che abbatte le distanze tra gli artisti e pubblico, è il luogo non – luogo adatto per il coinvolgimento collettivo, grazie anche alla gestione delle luci affidate a Danilo Facco. Alla fine, l'attore nelle vesti di uno spettatore, rimasto favorevolmente colpito da quanto ha udito e visto, decide che parlerà “bene di questo spettacolo” e lo stesso faremo anche noi. Potenza del teatro. Daniela Napoli Saltinaria.it Fu lo stesso Vasilicò, regista e autore, ad interpretare verso la fine degli anni Novanta il suo Il regista in scena. Il testo, esempio di meta-teatro d'avanguardia, rivive oggi nella claustrofobica cornice del Teatroinscatola, propriamente denudata di ogni distrazione scenica o futile abbellimento. Tutto nero intorno, luci calibrate al punto giusto, e solo un attore in scena, in quella che si appresta ad essere una lotta esistenziale tra l'uomo e il teatro. Gianluigi Cacciotti 4 Giornale di Puglia “Sul palcoscenico ho l’impressione di vedere i miei conflitti interiori…”: è la premessa del monologo Il regista in scena, di Giuliano Vasilicò. E continua: “…che il teatro possa penetrare nel cuore dell’uomo… Il palcoscenico è un organismo vivente… ”. Tratteniamo il respiro: il mistero immortale del teatro si materializza nell’aria. Succede anche stasera, con questo “vecchio” testo (di 16 anni fa) del maestro Vasilicò che ha speso una vita nella ricerca di quella sintesi che unisce, emoziona in profondità attori, autori, pubblico. Su su fino alla poesia che mette addosso i brividi, commuove. Francesco Greco Tutto teatro “Lo spettacolo-laboratorio di Vasilicò, la sua memoria di qualcosa che ha affascinato ed emozionato tante persone, è anche uno spettacolo capace di emozionare. Perché non pensare anche per il teatro a qualcosa che si proponga come segno di continuità e di memoria della tradizione culturale, della città di Roma, della repubblica italiana, dell'Europa?” Renato Nicolini (assessore alla Cultura di Roma, ha seguito personalmente il laboratorio di Vasilicò da cui è nato lo spettacolo). 5