L’ulcera da pressione, meglio nota come piaga da decubito, è una lesione della pelle che si
presenta quando si è costretti a rimanere immobili nel letto per lunghi periodi di tempo.
L’immobilità, infatti, provoca una pressione prolungata sui tessuti delle aree corporee a contatto con
le superfici di appoggio, alterando la normale circolazione del sangue. I tessuti della pelle, non
ricevendo la giusta ossigenazione, vanno in necrosi e muoiono ed è proprio allora che nasce la
piaga. Per fortuna la formazione della piaga da decubito è graduale ed ecco perché è importante
saperla riconoscere ed essere informati sui fattori principali di rischio per un tempestivo ed efficace
intervento. Si calcola che oggi in Italia più di 1 milione di famiglie abbiano in casa parenti affetti
da lesioni da pressione. Un fenomeno quindi molto comune, una vera e propria piaga sociale che
non solo è possibile imitare ma anche prevenire.
Quando un tessuto è sottoposto ad una pressione
esterna più elevata della normale pressione del
sangue capillare (32 mmHg circa) si ha una
riduzione del flusso sanguigno e quindi una
insufficiente ossigenazione del tessuto cutaneo.
Le ulcere da pressione insorgono in persone di qualsiasi età costrette all’immobilità.
Tuttavia la concomitanza di altri fattori determina una maggiore esposizione al rischio.
Ecco i principali fattori da controllare in caso di immobilizzazione forzata:
1. Malattie cardiovascolari e respiratorie perché alterano la normale circolazione del
sangue e portano insufficiente ossigenazione.
2. Malattie debilitanti quali il diabete, l’insufficienza renale e l’immunodeficienza acquisita
(AIDS)
3. Iponutrizione perché un apporto calorico insufficiente non mantiene la cute elastica.
4. Obsità/eccessiva magrezza perché un peso eccessivo determina una pressione maggiore
sui tessuti mentre l’eccessiva magrezza comporta una riduzione dei tessuti che fanno da
“cuscinetto” tra la pelle e le prominenze ossee.
5. Incontinenza perché contribuisce ad una macerazione continua della cute.
Età avanzata perché il paziente anziano presenta in genere un quadro clinico non ottimale.
Alcune aree corporee sono sottoposte ad una pressione prolungata che le espone ad un rischio
maggiore.
Qui di seguito sono indicate le incidenze più frequenti di ulcere da pressione nei vari distretti
corporei.
Posizione supina: regione del sacro, scapole,
nuca, talloni
Posizione laterale: malleoli, bordo esterno del
piede, spalla, scapola, gomito, padiglione
auricolare, zigomo
Posizione prona: zigomo, padiglione auricolare,
arcate costali, ginocchia
Posizione seduta: gomito, coccige, aree
compresse da ciambelle e cuscini.
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1. EVITA di lasciare il paziente immobilizzato nel letto per più di 2 ore,
GIRALO alternando le varie posizioni. Se il paziente è seduto in
carrozzina, deve essere aiutato a sollevarsi spesso sulle braccia.
2. EVITA l’uso di coperte o lenzuola comprimenti. Le lenzuola devono essere morbide e di
materiale leggero.
3. EVITA di inserire nel letto traverse di plastica che non lasciano traspirare la pelle.
4. EVITA di tenere le lenzuola umide a causa del sudore o dell’urina. Vanno sostituite subito.
5. EVITA di far indossare pigiami con bottoni o elastici perché potrebbero produrre irritazioni.
6. SOSTITUISCI il materasso tradizionale con un materasso antidecubito e UTILIZZA, se hai un
familiare seduto in carrozzina, un cuscino di lattice o antidecubito.
7. ASSICURATI, dopo ogni pasto, che non vi siano nel letto briciole o altri residui alimentari che
possono causare irritazioni cutanee.
8. CONTROLLA almeno 1 volta al giorno le condizioni della pelle specialmente in corrispondenza
delle prominenze ossee.
9. PULISCI la cute utilizzando sostanze emollienti, applica sulle aree a rischio creme idratanti e
proteggile con medicazioni idrocolloidali.
10. VERIFICA l’alimentazione del tuo familiare. La dieta deve essere bilanciata e ipercalorica. Se
il soggetto non è in grado di alimentarsi spontaneamente, l’apporto energetico dovrà essere
garantito dalla nutrizione enterale.
La piaga da decubito, pur potendosi verificare in qualunque età, costituisce una delle complicanze
cliniche più temibili nel paziente anziano, in grado di peggiorare la prognosi della malattia
principale, di vanificare gli interventi di riabilitazione, diventando talvolta causa determinante di
morte.
L'incidenza è notevolmente elevata, dal 4,3 al 9% dell'intera popolazione ospedaliera, e raggiunge il
19-20% nei reparti di rianimazione e geriatria.
Il 70-90% dei casi si verifica infatti in ultra sessantacinquenni, il 10% deve essere considerato
complicanza della ospedalizzazione e si manifesta per lo più entro le prime due settimane del
ricovero. Nei pazienti con lesioni midollari l'incidenza varia dal 25 all'80% e le complicanze che ne
derivano sono responsabili della morte nel 7-8%.
E' un problema estremamente oneroso in termini di impegno di risorse umane, di occupazione di
posti letto ed è causa di frustrazione per pazienti, medici, infermieri e parenti a cui la cura di questi
malati è affidata.
L'insorgenza della piaga può essere favorita da:
•• Cause predisponenti:
- Compressione anche di scarsa entità ma mantenuta per lungo periodo di tempo in una stessa parte
del corpo;
- Tipo di materiale con cui la cute viene a contatto: lenzuola, materassi, tele cerate, protesi;
- Modo e tecniche di assistenza con inosservanza di precise norme igieniche della cute;
- Fattori costituzionali come obesità o magrezza;
- Trofismo locale ed eventuale macerazione della cute da parte di feci ed urine e successiva
contaminazione anche di modeste lesioni superficiali da parte dei germi presenti;
- Stati anemici, alterazioni circolatorie, ipotensione arteriosa e malattie metaboliche
- Deplezione della massa magra somatica e viscerale con malnutrizione proteico energetica e/o
vitaminica.
•• Fattori aggravanti:
- Riduzione dei riflessi sensitivi e motori, limitazione dell'autonomia funzionale e negativismo
psichico tali da vanificare o annullare la percezione dello stimolo al cambiamento della posizione
del corpo.
Le lesioni possono comparire in qualunque zona cutanea compressa fra una prominenza ossea e il
piano d'appoggio e quindi dipendono molto dalla posizione che il paziente assume più
frequentemente a letto o in poltrona.
Nella posizione supina sono più frequenti nella regione sacrale, calcagno, scapole, spine vertebrali;
nelle posizioni laterali in zona trocanterica, ai malleoli e agli zigomi; in posizione prona in sede
iliaca anteriore, ginocchio, sterno e zigomo.
Nella posizione seduta è interessata la zona ischiatica, dove si forma la cosiddetta ulcera della
convalescenza in individui costretti a tenere la posizione seduta in poltrona per lunghi periodi.
Nei soggetti particolarmente decaduti psichicamente o gravemente malnutriti le piaghe possono
comparire anche in zone considerate eccezionali come il collo del piede, la parte anteriore e interna
delle ginocchia, i padiglioni auricolari, il pene...
La sede più frequente è comunque la regione sacrale, dove assume dimensioni imponenti ed
impressionanti con un andamento sempre più grave per il facile inquinamento da parte di feci ed
urine.
La compressione può agire in modo diretto esercitando un'azione circoscritta e localizzata ad una
precisa zona della superficie cutanea, o per stiramento come conseguenza della tendenza che il
corpo allettato ha, sia in posizione supina che semiseduta, di scivolare in avanti e in basso
determinando un attrito e un'adesione fra la cute e la superficie di appoggio in zone più o meno
estese dove si verificano lesioni e scollamenti fra i tessuti superficiali e quelli profondi.
Oltre alla compressione la superficie cutanea può essere compromessa, specialmente in soggetti
defedati e magri, per la formazione di pieghe della cute con i movimenti del corpo sul piano di
appoggio, determinando occlusioni gravi e progressive dei vasi sanguigni.
La prolungata e continua compressione di una stessa zona del corpo, fra la superficie di appoggio e
l'apparato scheletrico, causa inizialmente il rallentamento della circolazione sanguigna, poi la
chiusura dei vasi con formazione di una zona di anemizzazione cutanea che, se persiste, evolve in
necrosi.
La prima lesione è rappresentata da edema ed arrossamento della cute, importantissimo segnale
d'allarme che spesso viene sottovalutato; quindi, si ha la fase della necrosi superficiale: la cute
diventa cianotica, compaiono bolle sierose e talvolta emorragiche che facilmente si rompono,
oppure, zone di disepitelizzazione che tendono a confluire rendendo il derma grigiastro e in preda a
processo infiammatorio.
Sulla zona erosa compare in un primo tempo un piastrone nerastro a bordi rilevati che rimosso,
spontaneamente o chirurgicamente, evidenzia la vera e propria ulcerazione con al fondo residui di
tessuti profondi frammisti a liquame torbido, maleodorante, formazioni muscolari in degenerazione,
e che tende ad approfondirsi talvolta fino al piano osseo, coinvolgendolo in processi di periostiti ed
osteomieliti, e può rappresentare la porta di ingresso per un processo settico generalizzato.
Si può avere un decubito acuto, che si manifesta in pochissimi giorni a patogenesi neurotrofica,
localizzato alla natica opposta alla lesione cerebrale, alla parte mediana in soggetti con lesioni
midollari, decubiti acuti apparsi in una notte in seguito ad accessi epilettici e ulcere da decubito che
si impiantano con maggiore lentezza, dopo settimane di letto in pazienti affetti da malattie non
attinenti al sistema nervoso. Malati cronici in condizioni generali scadenti in cui la compressione e
il traumatismo continuo, l'ischemia dei tessuti seguita da edema, trombosi venosa e arteriosa con
successiva necrosi, associati all'irritazione cronica della cute per contatto dell'urina e delle feci,
predominano come fattore patogenetico e la prognosi è meno grave.
La comparsa di una piaga da decubito impegna da un punto di vista della terapia medica per il
peggioramento della prognosi e per i gravi compiti assistenziali che impone, per la compromissione
psichica del paziente, degli operatori sanitari e dei familiari che assistono. Alla sofferenza
dell'ammalato, al rischio per la vita, si aggiunge, quindi, un gravoso impegno terapeutico ed
assistenziale per tempi generalmente lunghi con un elevato costo in farmaci, biancheria, materiale
di medicazione e tempi di assistenza.
Da queste considerazioni scaturisce la necessità della prevenzione nei malati cronici costretti a letto
per lunghi periodi:
- evitando le pressioni prolungate con cambio continuo della posizione nel letto e l'induzione di un
sonno eccessivamente profondo con ripetute dosi di ipnotici;
- scegliendo accuratamente il tipo di letto e applicando cuscini di gomma e sopramaterassi muniti di
tubolari gonfiabili o ad acqua che permettano l'alternarsi dei punti di compressione senza
spostamenti manuali del paziente;
- evitando l'uso di lenzuola non perfettamente asciutte o troppo secche, non stirate o con pieghe o
rammendi;
- eliminando scrupolosamente dal piano del letto corpi estranei, anche apparentemente banali come
briciole di pane, che possono diventare causa di escoriazioni;
- osservando accurata igiene locale con acqua e sapone e asciugando bene la pelle con manovre non
di strofinamento ma di tamponamento;
- ricorrendo all'uso di polveri inerti appena compaiono le chiazze eritematose.
Quando inizia il fatto ulcerativo si potranno eseguire medicazioni anche pluriquotidiane con
preparati di vario tipo, ad azione stimolante la cicatrizzazione (acido ialuronico ), oppure semplici
lavaggi con soluzione fisiologica. Molte delle sostanze proposte sono forse efficaci, ma per
numerose di esse non si è ancora raggiunta la dimostrazione certa di una attività terapeutica, altre
sono sicuramente inefficaci o addirittura pericolose, quali gli astringenti in genere che determinano
vasocostrizione e la maggior parte dei saponi che possono provocare edema o disidratazione, così
come le frizioni con alcol che possono arrecare danno rimovendo i grassi del tessuto cutaneo e
rendendo la pelle più secca e più facile alle screpolature.
Possono essere utilizzati creme o garze medicate a base di anestetici locali per il dolore, a base di
tripsina o chimotripsina per dissolvere i tessuti necrotici, a base di anabolizzanti ad azione trofica
cicatrizzante. Importante è proteggere la cute circostante con paste all'ossido di zinco o con pomate
antimicrobiche, per difendere l'integrità della cute e impedire la diffusione di germi.
Alcuni suggeriscono di ricoprire la piaga pulita con bendaggio occlusivo trasparente
semipermeabile, che impedisce l'ingresso ai batteri, permette la circolazione dell'ossigeno, consente
di mantenere sotto osservazione continua la lesione e può essere lasciato applicato anche per
parecchi giorni.
Gli antibiotici per uso topico non sono indicati mentre quelli per via generale andrebbero impiegati
soltanto per la cura di eventuali infezioni sistemiche.
Le forme più gravi ed estese rendono necessario l'intervento chirurgico con escissione dei tessuti e
talvolta un successivo intervento plastico con rotazione o innesto di lembi cutanei.
Se la presenza di estese piaghe da decubito può essere considerata la conseguenza di una
insufficiente o non corretta assistenza medica ed infermieristica, in certe condizioni tali lesioni
intervengono anche e nonostante la più attenta e scrupolosa assistenza clinica, in relazione alla
malattia generale, alla concomitanza di stati anemici o diabetici, soprattutto dalla presenza di
malnutrizione, più frequente di quanto si possa mai immaginare.
Tenuto conto che nel soggetto anziano diminuiscono sia la massa magra che i livelli di albumina e
che una grossa piaga da decubito può comportare una perdita anche di 30 g di proteine al giorno, la
quantità di proteine da somministrare dovrà eccedere largamente gli apporti normalmente
consigliati e dovrà essere supportata da una corrispondente quota energetica, formulando diete
ipercaloriche ed iperproteiche e, data la frequente presenza di anoressia, ricorrendo ove necessario
alla nutrizione clinica per via parenterale od enterale.
Negli ultimi anni i nutrizionisti, oltre agli apporti energetici, proteici e in oligoelementi, hanno
rivolto la loro attenzione anche a specifici nutrienti che si sono rivelati in grado di influire
direttamente su particolari aspetti della risposta immunitaria ed infiammatoria. La somministrazione
di miscele nutrizionali arricchite, a pazienti gravemente malnutriti e/o con ingenti danni tessutali, si
è dimostrata in grado di ridurre la mortalità, l'incidenza delle complicanze e i tempi di recupero.
I tessuti danneggiati liberano sostanze che determinano prima localmente e poi in tutto l'organismo
una risposta che coinvolge le cellule del sistema immunitario, gli epatociti ma anche cellule
endoteliali e fibroblasti, che contribuiscono in maniera importante alla reazione al danno tessutale.
Viene privilegiata la sintesi di proteine utilizzate nella difesa dell'organismo: fibrinogeno, alfa-1antitripsina, proteina C reattiva, alfa1glicoproteina-acida dagli epatociti, immunoglobuline, fattori
del complemento, fattori di attivazione piastrinica, fattori di crescita e le citochine prodotte da
cellule del sistema immunitario e da cellule epiteliali ed endoteliali.
Proprio le citochine, in particolare l'interleuchina 1 (IL-1), il tumor necrosis factor (TNFalfa) e
l'interleuchina 6 (IL-6), sembrano avere un ruolo determinante nella genesi di tutti quei fenomeni
che caratterizzano il paziente critico : febbre, aumento del fabbisogno energetico, aumentato
catabolismo delle proteine muscolari con negativizzazione del bilancio azotato, alterazioni del
metabolismo glucidico e lipidico, riduzione dell'appetito.
Anche la risposta ormonale mediata dall'aumento di catecolamine e glucocorticoidi ha un ruolo
importante nella risposta infiammatoria, stimolando insieme alle citochine la glicogenolisi, la
gluconeogenesi e la sintesi delle proteine della fase acuta a livello epatico; in particolare l'IL-1 e il
TNFalfa promuovono il catabolismo delle proteine muscolari, la sintesi di glutamina e il rilascio di
questa e di altri aminoacidi dal tessuto muscolare nel circolo ematico, hanno anche un potente
effetto lipolitico, stimolano la sintesi di trigliceridi a livello epatico e inducono una ridistribuzione
dello zinco corporeo che aumenta nel fegato, nel rene e nel midollo osseo.
Tutti questi adattamenti permettono di fornire una quantità di nutrienti endogeni ai tessuti
principalmente coinvolti nella risposta all'insulto patogeno che, almeno nelle fasi iniziali, è
adeguata alle richieste.
Frequentemente il paziente manifesta perdita dell'appetito e quindi della possibilità e capacità di
alimentarsi correttamente, dovuta, sembra, oltre che alla malattia di base alla presenza in circolo
delle citochine.
Il motivo dell'anoressia nell'economia della risposta dell'organismo non è stato ancora definito, si è
ipotizzato che l'assunzione di nutrienti non mirati alle improvvise e specifiche necessità potrebbe
ostacolare la risposta immunitaria e comprometterne l'efficienza, mentre i nutrienti endogeni
potrebbero essere più strettamente adattabili alle esigenze difensive e riparative.
Tutte le energie vengono quindi indirizzate verso la riparazione del danno tessutale e la difesa dagli
agenti patogeni: l'organismo può non essere comunque in grado di fronteggiare i danni della lesione
e diventare esso stesso vittima di reazioni difensive "aggressive". Paradossalmente le citochine
prodotte a fini benefici e protettivi possono avere effetti lesivi, infatti l'IL-1 e il TNFalfa provocano
nei macrofagi un aumento dei cosiddetti radicali liberi, che servono a creare un ambiente ostile alla
crescita batterica, ma in notevole quantità finiscono per danneggiare la stessa cellula soprattutto se
vi è riduzione delle difese per carenze nutrizionali, in particolare di sostanze antiossidanti.
In sintesi insulti che causano un danno tessutale, provocano nell'organismo una serie di
modificazioni che coinvolgono il sistema immunitario ed il sistema ormonale, finalizzate ad
impegnare tutte le risorse per contrastare gli agenti lesivi. Si viene così a creare una situazione di
ipercatabolismo in alcuni tessuti e di anabolismo in altri per incrementare i sistemi di difesa, ma se
la situazione non si risolve in tempi brevi, lo stato ipercatabolico, la concomitante anoressia, il
danno da radicali liberi, portano ad un progressivo peggioramento delle condizioni generali.
La somministrazione di miscele nutrizionali arricchite con specifici nutrienti ha l'obiettivo di
contrastare gli effetti catabolici, modulare la risposta infiammatoria e quindi migliorare la risposta
dell'organismo alla malattia.
I nutrienti più frequentemente utilizzati in ambito clinico per supplementare l'alimentazione
naturale, le miscele o le infusioni nutrizionali, sono rappresentati da:
Glutamina: amino acido non essenziale utilizzato come fonte di energia da tutte le cellule in attiva
replicazione. In risposta allo stress la glutamina viene esportata dal muscolo e liberata nel circolo
ematico per raggiungere organi viscerali e immunitari. A livello epatico fornisce gruppi carboniosi
per la sintesi delle proteine della fase acuta e del Glutatione, che per le sue proprietà antiossidanti,
ha un ruolo importante nella prevenzione del danno da radicali negli stati infiammatori. Nel rene ha
un ruolo importante nell'equilibrio acido-base aumentando la possibilità di tamponare le
modificazioni che si verificano negli stati infiammatori.
Durante la risposta infiammatoria, il fabbisogno di glutamina è particolarmente elevato, e
l'organismo fa fronte a questa necessità con il catabolismo muscolare, pertanto, la sua
somministrazione contrasta il catabolismo e migliora le reazioni dell'organismo.
Per via enterale gli effetti più evidenti sono a livello gastroenterico, sul trofismo della mucosa
intestinale e del sistema linfatico associato, dove viene captata la maggior parte della glutamina
somministrata mentre scarso è l'incremento dei livelli plasmatici.
La somministrazione per via parenterale invece permette di migliorare notevolmente i livelli
plasmatici, ma per la sua scarsa solubilità in acqua le soluzioni sono preparate con dipeptidi, hanno
un'osmolarità elevata e necessitano di un accesso venoso centrale.
La quantità da somministrare varia a seconda dello stato di compromissione del paziente, dal 15%
al 30 % della quota aminoacidica giornaliera.
Arginina: L'infusione di arginina stimola la secrezione di ormoni ad azione anabolica (hGH,
insulina e somatostatina) che possono contrastare il catabolismo proteico indotto dagli stati
infiammatori. Viene convertita a livello epatico con produzione di poliamine, sostanze che hanno
effetto mitogeno sui linfociti e controllano la trascrizione del DNA e la traduzione dell'RNA.
Dall'Arginina si produce inoltre, per azione di un enzima, Ossido Nitrico, molecola con importanti
effetti sul tono vasale, sulla coagulazione, sul sistema immunitario e sul tratto gastroenterico.
Fornisce inoltre il gruppo amminico per la creatina, la principale riserva di fosfato ad alta energia
per la resintesi dell'ATP nel muscolo.
Taurina: aminoacido essenziale solo nei bambini nei primi mesi di vita, è presente in elevate
concentrazioni nei granulociti neutrofili e appare notevolmente ridotto durante gli stati
infiammatori. Modula l'attività dei neutrofili interagendo con alcuni enzimi, si combina con l'acido
ipocloroso, potente fattore ossidante utilizzato dalla cellula come antibatterico, limitandone gli
effetti dannosi. Questo meccanismo sembra essere alla base degli effetti positivi della taurina sul
danno da ischemia e riperfusione, nella sepsi e nella prevenzione delle sue complicanze.
La taurina sembra avere inoltre un ruolo protettivo sui linfociti e sulla riduzione della proliferazione
indotta dall'età, la somministrazione in elevate quantità, permette infatti di mantenere un livello di
calcio intracellulare simile alle cellule di individui giovani, mentre la carenza ne provoca una
riduzione.
Acidi grassi poliinsaturi omega -3 ( linolenico, eicosapentanoico e docosasaenoico), che sono
insieme agli omega -6 acidi grassi essenziali.
Importanti costituenti delle membrane cellulari, la cui composizione in acidi grassi insaturi dipende
dal tipo di cellula ma è fortemente influenzata dalla disponibilità con la dieta, ne determinano la
struttura, modificano fluidità e funzionalità, interferiscono con la motilità cellulare e con
l'esposizione dei recettori di superficie. Essi agiscono direttamente ed indirettamente attraverso i
prodotti di una reazione a cascata; i composti derivati dagli omega -3 rispetto a quelli derivati dagli
omega -6 hanno una potenza biologica notevolmente inferiore e quindi tendono a ridurre la risposta
infiammatoria e vascolare.
Gli effetti immunomodulatori degli omega -3 sembrano essere potenziati dalla contemporanea
somministrazione di glutamina e arginina. Essendo soggetti a perossidazione è importante
incrementare l'assunzione di antiossidanti durante il trattamento con gli omega -3.
Micronutrienti:
• zinco: durante la risposta infiammatoria viene trasferito nel fegato, nel rene, nel timo e nel midollo
osseo dove viene utilizzato per la sintesi di antiossidanti, è inoltre importante cofattore in alcuni
enzimi coinvolti nella sintesi e riparazione del DNA la cui richiesta aumenta negli stati di attiva
replicazione cellulare;
• rame: fattore importante nella proliferazione cellulare dei linfociti B e T;
• ferro: elemento necessario per la maturazione delle cellule immunitarie anche se una elevata
disponibilità facilita la crescita batterica;
• selenio: ha importante effetto antiossidante come parte del complesso glutatione perossidasi nel
ridurre lo stress ossidativo e il danno cellulare causato dai mediatori dell'infiammazione;
• vitamine A, C, E: svolgono un ruolo importante nelle funzione fagocitaria, nella produzione di
interleuchine, nella risposta cellulo-mediata e nella produzione di immunoglobuline;
Fibra solubile: fermentata nel colon dalla flora batterica determina la produzione di acidi grassi a
corta catena, che hanno azione trofica sulla mucosa intestinale costituendo un substrato energetico
di elezione, ed effetto antinfiammatorio, dovuto sembra non solo ad un effetto locale ma
prevalentemente sistemico essendo stato riscontrato anche con la somministrazione parenterale.
La somministrazione di fibra solubile a pazienti malnutriti potrebbe contribuire a prevenire i danni
della mucosa colica, in particolare i dimeri e polimeri del fruttosio, hanno una viscosità più bassa e
trovano migliore indicazione nella preparazione di miscele per nutrizione enterale. Vengono
fermentati nel colon esclusivamente dai bifidobacter, che aumentano notevolmente in loro presenza,
e sono in grado di sintetizzare molte vitamine (tiamina, acido folico, acido nicotinico, piridossina,
vitamina B12).
Pertanto, considerata la notevole incidenza di malnutrizione proteico calorica nei soggetti con
piaghe da decubito, il rapido peggioramento dello stato di nutrizione alla comparsa delle lesioni, le
maggiori richieste che si sommano a quelle della malattia di base, la reazione dell'organismo e la
necessità di particolari nutrienti, diventa importante un'attenta nutrizione da instaurare il più
precocemente possibile non solo come terapia ma anche come prevenzione della malnutrizione.
Quando non sarà sufficiente una terapia nutrizionale che garantisca i fabbisogni energetici, proteici
e in micronutrienti con alimenti naturali, si dovrà ricorrerà ad integratori ipercalorici e/o iperproteici
supplementari con specifici nutrienti e, quando le condizioni del paziente non consentono l'uso della
via orale si dovrà effettuare, quanto più precocemente possibile un intervento di nutrizione
artificiale, preferendo alla somministrazione parenterale quando possibile quella entrale,
indispensabile per mantenere integra la barriera gastro-intestinale ed evitare il rischio di
complicanze settiche dovute a traslocazione batterica.
Numerose sono in commercio le formule nutrizionali addizionati in immunonutrienti sia per uso
parenterale che entrale, pertanto, sarà cura del nutrizionista valutare in relazione al caso clinico
l'integratore o la formula più adatta insieme alla quantità e ai tempi di somministrazione.
DuoDerm Extra Sottile è una medicazione idrocolloidale sterile sottile, formata da uno strato
interno di idrocolloidi (a diretto contatto con la ferita) contenuti in una matrice di polimeri adesivi e
da uno strato di schiuma in poliuretano all'esterno. La medicazione determina un ambiente umido
per la ferita che favorisce il processo di cicatrizzazione attraverso lo sbrigliamento autolico,
facilitando la migrazione delle cellule epiteliali e consentendo una rimozione atraumatica della
medicazione, senza danneggiare i tessuti neoformati. Lo strato adesivo contiene polimeri
elastomerici che aumentano la capacità della medicazione di assorbire l'essudato della ferita,
formando un gel coesivo.
Debrisan
microsfere di destranomero per ferite Debrisan è indicato nelle ferite infette secernenti essudati a
livello locale quali ferite chirurgiche e post traumatiche, ulcere da decubito, ulcere nelle gambe e
ustioni sulle mani.
Duoderm Hydroactive Pasta
pasta per assorbire gli essudati Duoderm hydroactive pasta è una formulazione priva di attività
farmacologica in grado di assorbire, con un meccanismo chimico- fisico, gli essudati. Duoderm
hydroactive pasta non può pertanto essere usata come tale ma rappresentata un utile complemento
all'impiego di Duoderm bendaggio flessibile.
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DuoDerm Idrogel Monouso
sterilizzato con autoclave
DuoDerm Idrogel è un gel sterile costituito da idrocolloidi naturali (pectina, carbossimetilcellulosa
sodica) dispersi in un substrato trasparente e viscoso.
DuoDerm Idrogel trova indicazione nelle ulcere degli arti inferiori e nelle piaghe da decubito a
spessore parziale o a tutto spessore. Il gel crea un'ambiente umido che aiuta a promuovere i naturali
processi autolitici per la rimozione del tessuto necrotico.
gel trasparente sterile in tubo
DuoDerm Extra Sottile è una medicazione idrocolloidale sterile sottile, formata da uno strato
interno di idrocolloidi (a diretto contatto con la ferita) contenuti in una matrice di polimeri adesivi e
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per la ferita che favorisce il processo di cicatrizzazione attraverso lo sbrigliamento autolico,
facilitando la migrazione delle cellule epiteliali e consentendo una rimozione atraumatica della
medicazione, senza danneggiare i tessuti neoformati. Lo strato adesivo contiene polimeri
elastomerici che aumentano la capacità della medicazione di assorbire l'essudato della ferita,
formando un gel coesivo.
Hyalofill-F
medicazione assorbente a base di hyaff
Hyalofill-F è una medicazione altamente assorbente in tessuto fibroso, interamente composta da
HYAFF, un estere dell'acido ialuronico, una molecola naturalmente presente nella matrice
extracellulare e che costituisce uno dei principali componenti della pelle umana. A contatto con la
lesione Hyalofill-F si trasforma in un morbido gel idrofilico, che, conformandosi alla ferita,
contribuisce la formazione di un microambiente in grado di promuovere il processo di riparazione
tissutale. Il gel idrofilico a base di HYAFF mantiene un ambiente umido sulla superficie della ferita
promuovendo una cicatrizzazione rapida ed indolore. Hyalofill-F, inoltre, si adatta bene ai contorni
della ferita e può essere facilmente tagliato nelle forme più opportune, senza sfilacciarsi.
Ulcere venose, aree di espianto cutaneo.
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Dopo aver pulito e disinfettato a fondo la zona lesa, applicare sulla ferita Hyalofill-F.
Coprire con una medicazione secondaria sterile e fissare con una garza od una benda.
La scelta della medicazione secondaria dipende dalle condizione della ferita. In presenza di
ferite molto secrescenti, Hyalofill-F può essere utilizzato in associazione con un tampone
assorbente, tuttavia, quando, in fase di guarigione più avanzata, viene prodotto meno
essudato, può essere associato ad un tampone più sottile, insieme ad un film a bassa
aderenza, al fine di conservare l'ambiente umido e prevenire l'essiccamento della ferita.
La medicazione può essere rimossa facilmente per irrigazione con soluzione salina sterile e
con l'ausilio di pinzette sterili o con le mani, purché provviste di guanti.
L'intervallo fra i cambi della medicazione è correllato allo stato essudativo della ferita. In presenza
di ferire altamente secrescenti, Hyalofill-F dovrà essere sostituito ogni giorno, mentre, in presenza
di minori quantità di essudato, l'intervallo tra i cambi di medicazione può essere esteso fino a sette
settimane.
In caso di ferite infette, la medicazione di Hyalofill-F non dovrebbe essere utilizzata.
Conseguentemente, solo il medico può decidere circa l'opportunità di continuare il trattamento con
la medicazione di Hyalofill-F. In caso di prosecuzione del trattamento, la medicazione dovrà essere
cambiata giornalmente e dovrà essere valutato l'uso di una terapia antibiotica sistematica. HyalofillF è stato sterilizzato a raggi gamma.
Pol Soluzione Detergente è stata formulata specificatamente per la detersione delicata di pelli
irritate in situazioni di periodi prolungati di immobilità (piaghe da decupito), incontinenza, terapie
radianti e stomie. Nei bambini trova utile impiego nella detersione delicata delle pieghe ed in
particolare della zona del pannolino. Pol Soluzione Detergente rimuove le impurità svolgendo
un'azione lenitiva ed idratante. Grazie alla sua formulazione particolarmente delicata, non è
necessario risciacquare.
Spruzzare direttamente sulla superficie cutanea interessata, tamponando delicatamente con una
salvietta o un batuffolo di cotone. Non è necessario risciacquare.
Aqua, glycerin, allantoin, omental lipids, polysorbate 20, lauryl pyrrolidine, benzethonium chloride,
hydroxyethylcellulose
Hyalogran
medicazione sterile in granuli assorbenti a base di Hyaff/alginato di sodio
Hyalogran, è costituito da microgranuli sterili, di colore giallo pallido, a base di arginato di sodio e
Hyaff, un estere dell'acido ialuronico. Entrambi i componenti sono polisaccaridi, di origine naturale:
gli alginati sono estratti dalle alghe marine e l' acido ialuronico è uno dei principali componenti
della pelle umana.
Una volta applicati, i granuli Hyalogran, si trasformano in un morbido gel colloidale che si adatta
alla superficie della lesione, contribuendo a creare nel microambiente della ferita, le condizioni
ideali per l'attivazione dei processi riproduttivi naturali. Hyalogran è di facile applicazione e
rimozione. E' particolarmente adatto per il trattamento di ferite secernenti e purulente: il materiale
batterico e i detriti cellulari eventualmente presenti in tali ferite vengono inglobati nei granuli che,
idratandosi, formano un gel. Al momento della sostituzione il materiale inglobato viene così
eliminato.
Hyalogran è indicato nel trattamento di ulcere croniche agli arti inferiori, ferite chirurgiche o posttraumatiche e ulcere da decubito, particolarmente quelle ricoperte da tessuto necrotico o in zone
difficili da trattare.
Dopo aver accuratamente deterso e disinfettato la ferita, applicare uno stato dello spessore di circa 3
mm di Hyalgran sul letto della ferita, a seconda della necessità. I microgranuli dovrebbero essere
coperti da una garza tenuta in sede mediante bendaggio o cerotto. Hyalogran può essere rimosso
irrigando la ferita con acqua sterile o soluzione fisiologica. Dopo la rimozione detergere e
disinfettare la ferita.
L'intervallo tra i cambi di medicazione dipende essenzialmente dallo stato della ferita. Inizialmente
possono essere necessarie sostituzioni giornaliere in quanto i granuli si saturano di essudato. Dopo
pochi giorni, l'intervallo tra i cambi di medicazione può essere esteso sino ad un massimo di 4
giorni
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Rikospray
spray film barriera protettivo, lubrificante per la protezione della pelle
per la prevenzione degli arrossamenti
ipoallergenico
per uso esterno
non contiene clorofluorocarburi
Rikospray applicato sulla pelle integra, forma una sottile barriera impermeabile che protegge
dall'azione irritante ed aggressiva dei liquidi organici (urine, feci) e dall'attrito con le lenzuola. E'
indicato come coadiuvante nella prevenzione delle piaghe da decubito e dagli arrossamenti cutanei
causati da pannolini nei soggetti incontinenti. Può essere inoltre utilizzato per la lubrificazione dei
cateteri uretrali.
Agitare la bombola. Orientare il getto ad una distanza di 15-20 cm dalla superficie cutanea
interessata, riscoprendola di uno strato sottile. L'applicazione può essere ripetuta nel corso della
giornata. Evitare un uso eccessivo ed improprio del prodotto. Non applicare direttamente su ferite o
piaghe
Tegaderm 10 cm X 12 cm
medicazione trasparente con etichetta
Vea Olio è indicato in tutte le condizioni di cute secca e arrossata e in caso di screpolature (di
labbra, mani, piedi e talloni). Vea Olio è utile nelle punture di insetti. Se applicato regolarmente,
Vea Olio può svolgere un'azione protettiva e preventiva delle irritazioni cutanea secondaria al
superamento della funzione barriera della cute. E' utile per la prevenzione delle piaghe da decubito.
Vea Olio è indicato come coadiuvante cosmetologico nella secchezza cutanea conseguente a
svariate condizioni dermatologiche e nella ipercheratosi. Vea Olio appare utile nella prevenzione
dei capezzoli in allattamento. La commestibilità di Vea Olio rende il suo uso particolarmente
indicato e sicuro come protettivo delle labbra e delle mucose della bocca.
Descrizione
Cutinova* Hydro è una medicazione idroselettiva unica, che risulta essere l’evidente evoluzione
degli idrocolloidi.
E’ stata concepita e progettata per offrire tutti i benefici di una medicazione idrocolloidale senza
alcuno dei suoi inconvenienti. La sua struttura permette una modalità di assorbimento unica, poiché
la medicazione assorbe selettivamente l’acqua dal letto della lesione, lasciandovi però i fattori di
crescita e le proteine endogene, che hanno un ruolo essenziale per il processo di guarigione della
ferita.
Cutinova* Hydro è composta da una matrice di poliuretano con uno strato superficiale
impermeabile ad acqua e batteri.
Caratteristiche
• Permeabile al vapore acqueo
• Impermeabile ad acqua e batteri
• Conformabile
• Elevata capacità di assorbimento, anche sotto compressione
• Semi - trasparente
• Idroselettiva*
• Auto-aderente
• Rimane integro a contatto
Vantaggi
Permeabile al vapore acqueo
Cutinova* Hydro permette gli scambi gassosi e promuove la formazione ed il mantenimento di un
ambiente umido, favorevole ai processi fisiologici di guarigione. La capacità di traspirazione dello
strato superficiale di Cutinova* Hydro permette l’evaporazione verso l’esterno dell’essudato in
eccesso.
Impermeabile ad acqua e batteri
Lo strato esterno di Cutinova* Hydro è idrorepellente ed impermeabile ai batteri e questa sua
proprietà riduce il rischio di infezioni secondarie e previene le contaminazioni crociate. Inoltre,
esso permette al paziente di lavarsi senza bisogno di cambiare la medicazione.
Capacità di assorbimento elevata , anche sotto compressione
Le celle ad elevato assorbimento presenti in Cutinova* Hydro assorbono e trattengono
irreversibilmente i fluidi in eccesso prodotti dalla lesione, anche sotto bendaggio compressivo. Il
liquido assorbito non può fuoriuscire dalla matrice in poliuretano, minimizzando il rischio di
macerazione e riducendo il numero di cambi di medicazione, con un evidente risparmio di tempo
per il personale sanitario.
Idroselettività
Cutinova* Hydro è idroselettivo poiché assorbe principalmente acqua, permettendo ai fattori di
crescita e alle proteine endogene di rimanere a contatto con la lesione. E’ dimostrato che i fattori di
crescita e le proteine sono elementi essenziali nel processo di guarigione delle ferite.
La medicazione rimane integra
Cutinova* Hydro non si trasforma in un gel – comune causa di cattivo odore nelle lesioni trattate
con medicazioni idrocolloidali. Questo comporta cambi di medicazione più semplici per
l’operatore sanitario e meno traumatici per il paziente.
Conformabilità
Cutinova* Hydro è molto conformabile e si adatta a tutte le zone del corpo assicurando
applicazioni più semplici ed elevato comfort per il paziente. Più medicazioni possono essere
parzialmente sovrapposte per meglio adattarsi alla forma e alle dimensioni della lesione.
Semi-trasparente
Cutinova* Hydro è semi – trasparente, e ciò permette al personale sanitario di osservare le
condizioni della lesione senza rimuovere la medicazione. Inoltre si ottiene una riduzione di cambi
di medicazione non necessari, minimizzando i traumi per la ferita e risparmiando tempo
infermieristico.
Auto-aderente
Cutinova* Hydro aderisce molto bene alla cute asciutta ma non altrettanto alla lesione. Questo
garantisce un fissaggio sicuro, evitando una rimozione dolorosa della medicazione.
Indicazioni
Trattamento e gestione delle seguenti lesioni:
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Ulcere degli arti inferiori
Ulcere da pressione
Ustioni superficiali
Ulcere del piede diabetico
Può essere usata come medicazione secondaria su lesioni cavitarie dove la cute
perilesionale è intatta e in condizioni normali.
Controindicazioni / Precauzioni D’uso
• Non utilizzare su lesioni con esposizione di muscoli, tendini, ossa, dove può esservi rischio
di indurre una eccessiva disidratazione.
• Non utilizzare su lesioni con cute perilesionale fragile o ir