16 marzo2002 DERMATOLOGIA FRATELLANZAPOPOLARE Le neoformazioni vascolari della pelle Calendario delle donazioni per lanno 2002 I nuovi trattamenti in grado di rimuovere queste lesioni L’approssimarsi della fine dell’inverno e le prime giornate di clima mite, invitano ad uscire di casa per esporsi all’azione rigenerante dei raggi solari. Messi da parte gli ingombranti abiti invernali si indossano indumenti più leggeri. La pelle torna finalmente a “respirare” dopo il lungo esilio invernale ed è più facile osservarne eventuali cambiamenti o imperfezioni. Può allora capitare di notare la comparsa sulla cute di lesioni di colore rosso più o meno estese, rilevate e numerose. Non si tratta dei primi sintomi di una malattia infettiva bensì, con grande probabilità, della neoformazione di lesioni vascolari. Le neoformazioni vascolari della pelle si possono manifestare con quadri clinici diversi. Ad esempio è frequente osservare l’insorgenza di striature lineari più o meno estese e diramate (teleangectasie, tipiche quelle del volto e delle gambe), di punti di colore rosso acceso circondati da piccole ramificazioni (angiomi stellati), di lesioni rosse rotondeggianti e rilevate spesso insorgenti in modo eruttivo al tronco (angiomi rubino) o di chiazze rosse pianeggianti (angiomi piani). Si localizzano in particolare al livello del volto (guance, fronte, ala ed apice del naso), del torace, dorso e arti inferiori ma in generale tutta la pelle può essere interessata. Sono lesioni benigne provocate da un’eccessiva dilatazione dei vasi sanguigni localizzati nella parte superficiale della cute. Le cause sono molteplici: da una predisposizione genetica (spesso c’è una familiarità per disturbi vascolari) a fattori ormonali (infatti talora compaiono in modo eruttivo durante la gravidanza e/o in seguito all’assunzione della pillola). Altre possibili cause sono un’eccessiva esposizione solare e un uso improprio di lampade abbronzanti. La pelle ha infatti come una “memoria” che le consente di ricordare tutti i danni subiti, manifestando a distanza di tempo la comparsa di macchie, rughe e lesioni vascolari. Anche il fumo (che provoca una marcata vasodilatazione), alcuni trattamenti estetici ripetuti (pulizia del volto con getti di vapore) e talora patologie epatiche (epatite) possono essere fr a le cause dell’improvvisa comparsa di capillari e angiomi. Le lesioni vascolari cutanee pur non essendo pericolose, rappresentano un inestetismo evidente e talora difficile da mascherare, poiché lentamente tendono ad au- mentare in numero e dimensione. I trattamenti finora impiegati per la loro rimozione - dalla diatermocoagulazione alla crioterapia, dalla terapia sclerosante sino ai primi laser di uso chirurgico -, non hanno dato buoni risultati. Sono infatti terapie aspecifiche che, insieme al vaso dilatato, rischiano di danneggiare anche la cute sana soprastante, con conseguente alto rischio di effetti collaterali (cicatrici, macchie).Fortunatamente questo problema è stato superato con l’avvento dei nuovi Laser pulsati, in grado di eliminare in modo specifico i vasi sanguigni. Uno degli strumenti di ultima generazione e più efficaci è il laser Nd: YAG a impulso lungo che emette un raggio di 1064 nm di lunghezza d’onda, in grado di attraversare la pelle senza danneggiarla colpendo in modo selettivo il capillare. Durante la seduta il raggio, rilasciato da un apposito manipolo associato ad un sistema di raffreddamento cutaneo (che, oltre ad avere un effetto anestetico, elimina il rischio di effetti collaterali), viene mosso lungo il decorso della lesione vascolare che è così eliminata senza bruciare o bucare la cute. Nella maggior parte dei casi il tratta- mento è indolore o si avverte una lieve sensazione paragonabile ad un colpo di elastico sulla pelle. Subito dopo la seduta la cute si presenta arrossata e talora compaiono piccoli rilievi lungo il tragitto del vaso (paragonabili a quelli provocati da una puntura di insetto), che si risolvono nel giro di 1-2 giorni. Talvolta, quando si trattano lesioni vascolari più voluminose, si possono formare piccoli ematomi di colore bluastro e/o crosticine superficiali che regrediscono, senza esiti, nell’arco di pochi giorni. La terapia post-operatoria è semplice e consiste nell’applicare una crema antinfiammatoria e una protezione solare per alcuni giorni, evitando fastidiose medicazioni. Il numero delle sedute, che durano circa 20 minuti e sono ambulatoriali, dipende dalla quantità e dimensione delle lesioni vascolari. I capillari più sottili scompaiono generalmente con un solo trattamento; se invece sono presenti lesioni più grandi e numerose possono essere necessarie fino a due-tre sedute distanziate fra loro di 30 giorni. È chiaro che l’intervento viene eseguito sulle lesioni presenti al momento e questo non esclude la comparsa, a distanza di tempo, di nuove formazioni. L’estrema efficacia, sicurezza e tollerabilità del Nd:YAG laser consentono però di effettuare trattamenti periodici, senza rischio di effetti collaterali. Inoltre la capacità di eliminare in modo selettivo i vasi superficiali della cute non influenza in alcun modo la circolazione arteriosa e venosa profonda ed è compatibile con eventuali terapie farmacologiche. Non c’è dubbio che il laser (che certo non è una bacchetta magica e necessita sempre di operatori esperti), rappresenti una delle principali innovazioni in medicina ed in particolare in dermatologia. Ai numerosi apparecchi oggi disponibili ed in grado di trattare efficacemente la maggior parte delle lesioni cutanee si aggiunge dunque questo nuovo sistema capaci eliminare le lesioni vascolari della pelle in modo efficace, rapido e sicuro, garantendo risultati impensabili solo fino a poco tempo fa. dott. Maurizio Bellini specialista in dermatologia Per ulteriori Informazioni: Tel. 055705351 email: [email protected] http:// www.studioagape.com Redazione giornale: Tel.055340811 Fax 055340814 email: [email protected] CHIRURGIA La terapia non chirurgica delle emorroidi pagina precedente dai nostri nonni. In questo senso, i progressi chirurgici, hanno creato una rivoluzione nel trattamento delle emorroidi che possono essere operate con tecniche radicali e con un fastidio post operatorio paragonabile ad un qualsiasi altro intervento. Del trattamento chirurgico parleremo comunque nel prossimo incontro. Nelle prime fasi di malattia, nelle prime avvisaglie, il problema è generalmente il sanguinamento e il prurito. Sono sintomi tipici del I e del II grado iniziale. La terapia medica fa da padrona con rimedi che vanno dalle pomate, alle supposte, ai farmaci per uso orale. Esiste una serie infinita di questi farmaci e ognuno scoprirà con il tempo quello più capace di alleviare i propri sintomi, dopo averne sicuramente testati numerosi senza risultato. Spesso si ottiene una remissio- ne sintomatologica e più episodi possono essere auto gestiti per un certo periodo, talora anche anni. Poi la malattia evolve e i rimedi che fino a pochi mesi prima fornivano gli effetti sperati finiscono con il diminuire di efficacia. Si è cioè passati ad un grado di malattia superiore. Siamo nel II grado o addirittura nel III grado. Il sanguinamento diventa più frequente il prurito più ostinato, compare il senso di peso e il fastidio all’ano che caratterizzano sempre più ore del giorno. Possono comparire i primi fenomeni trombotici, apprezzabili come rilievi duri e scuri, responsabili di dolore vero e proprio. Sono i gradi di malattia statisticamente più frequenti nell’ambulatorio dello specialista, quelli che comunque e per fortuna, offrono la più alta gamma di trattamento di tipo ambulatoriale. Tra questi è molto diffusa la legatura con laccio elastico e la scleroterapia. Entrambe le metodiche non necessitano né di una sala operatoria, né di anestesia, con il paziente che riprende la propria attività immediatamente dopo. Hanno il vantaggio di essere assolutamente indolore e in genere sono sufficienti tre sedute ambulatoriali distanziate di circa tre settimane per stabilizzare il problema per molti anni. Il risultato è spesso immediato con la remissione, per esempio del sanguinamento, già dopo poche ore dall’iniezione del liquido sclerosante o il giorno successivo alla legatura con laccio elastico. Il principio della legatura con laccio elastico consiste, come si può ben capire dal nome della metodica, in una legatura vera e propria del gavocciolo emorroidario che dopo circa 10 giorni, a seguito della strozzatura, cade lasciando una piccola cicatrice che funziona da sostegno ai restanti plessi emorroidari. Le legature necessarie e sufficienti per un trattamento completo sono in genere tre e rispettano la distribuzione dei vasi emorroidari, ma già dalla prima applicazione è possibile osservare un netto miglioramento. Il punto dove viene posto il laccio elastico è privo di recettori del dolore per cui il paziente non avverte nessun fastidio. Ogni seduta richiede pochi minuti (5–10 minuti). La scleroterapia, indicata in particolare per il sanguinamento dei primi stadi, consta in una iniezione di un liquido sclerosante (normalmente l’olio fenolato, oppure il cloridrato di chinina e urea) sotto la mucosa al fine di creare una reazione ca- CORSI Sigarette addio! 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CURIOSITÀ Il caso Firenze nella lotta allinfarto Le soluzioni offerte dalla moderna medicina Dopo aver introdotto negli scorsi incontri questo delicato argomento, dopo averne visto le origini, le cause e la possibile prevenzione, esaminiamo oggi quali soluzioni può offrire la moderna medicina a chi presenta la malattia emorroidaria. I trattamenti a disposizione sono molteplici con una larga scala di possibilità in funzione delle esigenze del paziente (in particolare la necessità di una rapida ripresa dell’attività lavorativa) e del grado di severità di malattia che questo presenta. È evidente che chi soffre di emorroidi di primo grado potrà beneficiare di metodiche poco invasive e con ottime garanzie di stabilizzazione del risultato. Al contrario un IV grado non potrà che avvalersi di una alternativa più invasiva di tipo chirurgico che comunque non deve essere confrontata con i trattamenti chirurgici sofferti Le donazioni saranno effettuate presso la sede della Fratellanza Popolare di Peretola nel nuovo ambulatorio, ogni secondo sabato e seconda domenica del mese escluso agosto (ricordiamo che i donatori devono essere a digiuno). n marzo 9 e 10 n aprile 13 e 14 n maggio 11 e 12 n giugno 8 e 9 n luglio 13 e 14 n agosto sospeso n settembre 7 e 8 n ottobre 12 e 13 n novembre 9 e 10 n dicembre 7 e 8 via di Peretola, 68 Firenze, dalle 7.40 alle 11.30 pace appunto di interferire con il sanguinamento. Anche in questo caso non è necessaria l’anestesia, si effettua in ambulatorio, il paziente può riprendere l’attività immediatamente e sono necessarie due o tre sedute. Per lo stesso principio, la terapia sclerosante viene utilizzata anche dopo le biopsie della mucosa anale al fine appunto di evitare grosse emorragie. Queste metodiche consentono di soprassedere all’intervento e di riacquistare una qualità di vita più decorosa. È evidentemente importante stabilire il grado di malattia e in particolare il grado di prolasso emorroidario prima di procedere ad un qualsiasi trattamento. Vanno indagati i disturbi che rendono la vita del paziente difficile. Solo chi ha provato il fastidio causato dal prurito anale o è costretto a vivere con gli assorbenti igienici per far fronte al sanguinamento ogni volta che ha defecato, si rende conto di quanto il problema sia grande. L’esame perineale e del canale anale diventa perciò un momento fondamentale della visita che precede un eventuale trattamento. Solo durante questo atto sarà possibile appurare la reale presenza di emorroidi e soprattutto scongiurare la presenza di altre patologie. È infatti frequente visitare un paziente giunto alla nostra attenzione perché crede di avere le emorroidi e scoprire che invece presenta una piccola ragade anale che gli causa il bruciore e il sanguinamento… dott. Marco Marranci specialista in chirurgia dellapparato digerente ed endoscopia chirurgica digestiva e-mail:[email protected] Ogni anno muoiono nel mondo circa 50 milioni di persone, oltre un terzo per via di malattie cardiovascolari ormai diventate la principale causa di morte. Si tratta di 15 milioni di decessi, il 45,6% dei quali in Occidente. In questo gruppo di patologie sono preminenti cardiopatia ischemica e malattie cerebrovascolari con circa 7,2 e 4,6 milioni di morti. In Italia, secondo le ultime stime, la mortalità cardiovascolare rappresenta il 44% del totale. Il peso clinico della cardiopatia ischemica è destinato ad aumentare: resterà la prima causa di morte anche nei prossimi 20 anni e salirà dal quinto al primo posto come malattia disabilitante. Nella lotta allinfarto, brilla comunque il caso Firenze grazie al sistema di unità coronariche, mobili e non, voluto dal prof. Francesco Antonini e, oltre 20 anni fa, dal prof. Giovanni Bertini, lattuale direttore del Dipartimento emergenza-urgenza dellarea fiorentina. Una ricerca inedita del 118 spiega che a Firenze, in virtù di questo sistema nonché delle più recenti tecniche angioplastiche, la mortalità per infarto è crollata dal 22% degli anni Settanta al 6% di oggi. Tra i Paesi industrializzati, nella speciale classifica della mortalità dovuta a cardiopatia ischemica, lItalia, insieme con Francia e Giappone, è tra quelli meno a rischio: appena 250 decessi allanno ogni 100mila abitanti, contro i 1000 della Finlandia e i 750 dellAustralia e degli Stati Uniti. Grazie alla dieta mediterranea ricca di verdura, pesce, oli vegetali e povera invece di grassi animali e di colesterolo. pagina successiva