I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa INDICE DEGLI ARGOMENTI PREFAZIONE 2 INTRODUZIONE 13 PARTE I - Musica, autismo e neuroni specchio 17 Premessa 18 CAPITOLO I - La musica che cura 25 1.1 25 Aspetti generali della Musicoterapia 1.1.1 Cenni storici 25 1.1.2 La formazione: uno sguardo alla situazione italiana 33 1.2 35 I modelli di Musicoterapia 1.2.1 Immaginazione Guidata di H. Bonny 37 1.2.2 Musicoterapia Creativa di Nordoff-Robbins 38 1.2.3 Il modello Benenzon 40 1.2.4 Il modello di Alvin 44 1.2.5 Il modello Orff 46 1.2.6 La scuola di Musicoterapia di Assisi 48 Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 2 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa 1.3 Alcuni concetti psicologici fondamentali 54 1.4 Aspetti tecnico/operativi 63 1.4.1 Il setting 63 1.4.2 Gli strumenti musicali 65 1.4.3 L’improvvisazione sonoro-musicale 67 1.4.4 Il ruolo della coppia terapeutica: musicoterapeuta e co-terapeuta 72 1.4.5 La supervisione 73 1.4.6 La costruzione di un progetto musicoterapico 74 1.5 76 Le tecniche musicoterapiche 1.5.1 Musicoterapia improvvisativa individuale 77 1.5.2 Musicoterapia improvvisativa gruppale 79 1.5.3 Musicoterapia ricettiva individuale 80 1.5.4 Musicoterapia ricettiva gruppale 80 1.6 Gli ambiti di applicazione 81 1.7 La Musicoterapia tra riabilitazione e terapia 87 1.7.1 Il concetto di cura 87 1.7.2 La riabilitazione 89 1.7.3 La psicoterapia 90 Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 3 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa 1.7.4 Scopi della riabilitazione musicoterapica 92 CAPITOLO II - Musica, emozioni e neuroni specchio 95 2.1 Premessa 95 2.2 Da un primo senso del Sé alle relazioni con l’altro 95 2.2.1 Introduzione al pensiero di Daniel Stern 95 2.2.2 I sensi del Sé 96 2.2.3 La percezione amodale 98 2.2.4 Gli affetti vitali 102 2.2.5 La sintonizzazione affettiva 103 2.3 111 La scoperta dei neuroni specchio 2.3.1 Leggere le emozioni 112 CAPITOLO III - La Musicoterapia e l’autismo 115 3.1 115 L’autismo 3.1.1 Considerazioni generali 115 3.1.2 Caratteristiche cliniche dell’autismo 118 3.1.3 Conoscenze attuali sulle cause dell’autismo 122 Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 4 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa 3.2 Musica e autismo 3.2.2 La musicalità autistica 136 136 3.2.3 La Musicoterapia per la riabilitazione del bambino autistico 3.3 144 L’applicazione della Musicoterapia in casi di autismo infantile 148 3.3.1 L’uso della musica durante il trattamento 148 3.3.2 L’ambiente e il contatto fisico 150 3.3.3 Il ruolo dei genitori 152 3.3.4 Un modello di Musicoterapia per 3.4 l’autismo: il modello Benenzon 154 La mia esperienza 166 3.4.1 Il caso di L. 167 3.4.2 Il caso di G. 172 3.4.3 Il caso di S. 177 3.4.4 Il caso di H. 183 3.4.5 Il caso di A. 187 Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 5 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa 3.5 Un progetto di Musicoterapia per l’autismo in ambito scolastico 192 Conclusione 201 PARTE II - Il canto di Andrea e altri racconti 210 Premessa 211 CAPITOLO I - Il canto di Andrea 212 1.1 Premessa 212 1.2 Presentazione del caso 213 1.3 Struttura dell’Handicap 213 1.4 Progetto riabilitativo 214 1.5 215 Attuazione del progetto e svolgimento delle sedute 1.5.1 Struttura del setting 215 1.5.2 Svolgimento delle sedute 216 CAPITOLO II - L’uso della composizione in Musicoterapia 235 2.1 Premessa 235 2.2 Riflessioni sulle partiture 237 Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 6 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa 2.3 Ipotesi per una ricerca 240 2.5 Analisi dei brani 242 2.6 Considerazioni conclusive 247 2.7 Partiture dei brani 248 CAPITOLO III - Dall’ascolto alla composizione 249 3.1 Premessa 249 3.2 Progetto 250 3.3 Protocolli di osservazione di alcune sedute 254 3.4 Relazione e valutazione finale del progetto 278 3.5 Tecniche di sopravvivenza per musico terapisti 285 CAPITOLO IV - Cane nero 293 Bibliografia 308 Ringraziamenti 317 Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 7 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa Prefazione “La visione è stato dello spirito”. “Di fronte al tatto - senso anteriore - che cos'è la vista? Un tatto telepatico, un tatto a distanza. Niente di più misterioso che - vedere – Vedere! Vedere! C'è chi lo capisca?” (F. Pessoa) In questo suo lavoro Alfonso Cappa affronta il difficile percorso della riabilitazione dell'autismo, attraverso il lavoro della Musicoterapia. Ha ragione a chiedere soccorso agli artisti – le muse carezzevoli - perché, come ricorda Novalis, “la malattia è un problema musicale e la cura è un problema musicale”. In anni recenti è maturato un interesse nuovo rispetto alla psicopatologia dell'autismo, con particolare riferimento al funzionamento degli organi sensoriali e alla riabilitazione attraverso nuove strategie relazionali. In questa luce tornano particolarmente importanti anche le considerazioni sui “neuroni specchio”: una parte importante di questo lavoro è dedicata alla disamina di questo concetto, che l'autore cerca di integrare con le più recenti articolazioni della psicologia dello sviluppo e della psicologia intersoggettiva. Cappa introduce alcuni fondamentali concetti, attinenti alle differenti metodologie di Musicoterapia e ad aspetti specifici sulla tecnica della Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 8 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa Musicoterapia. Dopo questa premessa, l'autore entra nel vivo della riabilitazione dell'autismo, campo nel quale ha maturato una articolata esperienza nell'ambito della prospettive relazionale. Ecco allora che ci si sofferma sui vari aspetti che riguardano l’ascolto e la improvvisazione. In particolare l’autore propone importanti riflessioni sulle modalità di sintonizzazione, attraverso le quali opportunamente le musiche vengono scelte; così come viene esplorata la possibilità e una competenza a comporre, nel contesto delle stesse sedute di Musicoterapia. Tale terapia impiega la mediazione artistica; il terapista e il paziente si trovano coinvolti in una relazione co-costruita (Fogel), riconducibile agli stati emotivi di entrambi e a una corretta espressione, valutazione e percezione, delle emozioni in gioco nella relazione terapeutica. E gioco, intelligente e ironico, è tutto questo scritto, nell'accezione più vicina a Winnicott; un gioco nel quale le parole e i concetti difficili risultano integrati tra loro, in un percorso di armonizzazione e di sintonizzazione con tutta la personalità umana, emozionata e razionale, e suscettibile di processi empatici e di sviluppi relazionali. Il gioco di Cappa continua, tra letteratura e musica, in una sonata, su concetti “terribili”: la stesura dei protocolli e la puntuale e precisa analisi dei brani impiegati. Cappa gioca sui percorsi associativi, e ricca e fertile è la conduzione degli impianti concettuali, ma nulla è lasciato al caso, e ogni affermazione, ogni passaggio sono finemente costruiti ed Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 9 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa elaborati: guida a tutto è il concetto di empatia. Gli siamo grati per questo lavoro e per questo sforzo, che comunica con apparente “leggerezza”, data la chiarezza e la disinvolta prosa dell’autore . Pier Luigi Postacchini Bologna, 3 ottobre 2011 Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 10 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa I neuroni specchio ci sorridono I neuroni specchio come compagni di un viaggio dall’autismo alla narrazione di Alfonso Cappa Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 11 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa Signora, dove c’è musica non ci può essere cosa cattiva Miguel Cervantes Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 12 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa INTRODUZIONE Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano Marcello Marchesi Perché “anche i neuroni specchio ci sorridono”? Perché questo titolo buffo e demenziale? Cerco di spiegarmi. Era un pomeriggio d’estate caldissimo, tutti erano partiti per le vacanze e io, allungato sul mio futon, fodera rossa, puro Ikea, cercavo un titolo per la tesi che mi avrebbe portato a conseguire il diploma in Musicoterapia. La mia mente, surriscaldata, vagava senza arrivare a nessuna conclusione. Avevo già esaminato e scartato diverse soluzioni, tra cui: La mia vita per la musicoterapia, Miracoli musicali, musica e guarigione, ho fatto parlare un bimbo autistico con la musica. Scoraggiato, avevo concluso che per quel giorno l’idea giusta non mi sarebbe senz’altro venuta. Mi alzai. Presi una birra dal frigorifero, l’aprii e mi misi a sfogliare un vecchio libro di Gino&Michele che, Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 13 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa circa vent’anni fa, aveva avuto uno straordinario successo. Lessi svogliatamente un po’ delle battute, riportate dai due autori e alcune le trovai carine, altre esilaranti, altre niente di speciale. Richiusi il libro scoraggiato, quando i miei occhi si fissarono, come calamitati, sul titolo in copertina: Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano. Quella frase paradossale, come in un processo alchemico, si trasformò nella frazione di un milionesimo di secondo in: Anche i neuroni specchio ci sorridono. Era nato il titolo della mia tesi. Queste parole, che potrebbero essere usate per intitolare uno spettacolo teatrale, un film comico o un libro di barzellette, riassumono ed esprimono, in un’analogia, quello che per me è o dovrebbe essere la musicoterapia: ovverosia una sintesi di scienza e arte, dove i neuroni specchio rappresentano la parte dura di questa disciplina, il suo hardware, per usare una metafora di tipo cibernetico, mentre l’espressione ci sorridono, la sua componente leggera, quella leggerezza molto cara a Italo Calvino (1993), costituisce dunque il suo software. Fare Musicoterapia, significa, secondo me, innanzitutto prendere atto che nella malattia, nella disabilità in generale, ma soprattutto in quella di tipo neuropsichico, c’è un dato “oggettivo” ineliminabile (nella mia metafora, rappresentato dai neuroni specchio), ma, d’altra parte, significa anche saper prendere le distanze e trascendere la natura, prendendola in giro (e dunque sorriderne). Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 14 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa Per continuare con le analogie, il titolo mi fa pensare anche ad un testo assai importante per la nostra disciplina, Gioco e realtà di D.W. Winnicot (1979). I neuroni specchio, in questo caso, sono la realtà, con tutta la sua durezza ed ineluttabilità, il sorridere è il gioco, con la sua possibilità di fingere e immaginare una realtà diversa. L’idea del gioco mi spinge a cercare un collegamento con un altro concetto fondamentale per lo sviluppo mentale del bambino e per la Musicoterapia in generale: il “far finta”. Fonagy e Target (2001) ci ricordano che il senso della realtà psichica di un bambino molto piccolo ha una doppia caratteristica. Il bambino generalmente opera attraverso una modalità di “equivalenza psichica”, in cui le idee non sono sentite come rappresentazioni, ma piuttosto come repliche dirette della realtà e quindi sempre vere; tuttavia in altri momenti il bambino usa una modalità che è quella “del far finta”, in cui le idee sono sentite come rappresentazioni ma non viene verificata la loro corrispondenza o meno con la realtà. Dunque nella modalità del “far finta” il bambino introduce una differenza tra l’idea e la realtà, prima unite e indifferenziate: questa differenza è il gioco, la finzione. Il gioco è anche una miscela di prevedibile e di casuale e, senza una dose di casualità, non c’è né gioco né divertimento. G. Bateson (1984) scrive: “Senza il casuale non possono esservi cose nuove”…alla fine l’acqua bollirà, alla fine vi sarà sempre una Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 15 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa differenza che fungerà da nucleo per il cambiamento…”. Nella sua essenza, mi sembra che fare Musicoterapia significhi introdurre una differenza in un sistema bloccato, costruire un nucleo attorno al quale si verifichi un cambiamento. Pertanto, come nell’evoluzione anche nella Musicoterapia, senza una dose di aleatorietà non vi è cambiamento e senza cambiamento non vi è integrazione e dunque riabilitazione. Per ritornare infine al titolo del mio lavoro, questi strani neuroni specchio che ci sorridono rappresentano l’inatteso, un’idea paradossale e balorda che mi è venuta , appunto, per caso. Il lavoro che segue è diviso in due parti. Nella prima, che si intitola Musica, autismo e neuroni specchio, ho tentato di collegare l’idea di Daniel Stern (1985) sulle sintonizzazioni affettive alle recenti scoperte sui neuroni specchio (Rizzolati, Sinigaglia, 2005) e queste, a loro volta, con l’autismo (supponendo un’ipofunzionalità dei neuroni specchio in questa patologia). Nella seconda, dal titolo Il canto di Matteo e altri racconti, ho narrato alcune mie esperienze di lavoro che ritengo particolarmente significative e che rappresentano una verifica sul campo delle premesse teoriche da cui sono partito. Come conclusione ho inserito un mio racconto, Cane nero, con un finale a sorpresa di tipo musicale. In essa ho cercato soprattutto di mettere in luce, oltre all’aspetto relazionale, la componente musicale in Musicoterapia. Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 16 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa PARTE PRIMA MUSICA, AUTISMO E NEURONI SPECCHIO Un uomo anziano non è che una misera cosa, Una giacchetta sbrindellata su un bastone,a meno che L’anima batta le sue mani e canti E più forte canti per ogni strappo del suo abito mortale W.B. Yeats Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 17 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa PREMESSA Quando ero ragazzo mi ripetevo queste parole nei momenti di difficoltà, come fossero le parole di un salmo o un mantra. Sentivo che, recitate in certi momenti, mi davano forza, concentrazione, calma e sono diventate per me un mezzo “per farcela”, una vera e propria terapia, uno strumento, un mezzo per andare oltre. Poi, col tempo, ho capito che non c’era in esse niente di magico (o meglio che la magia era spiegabile) ma c’era in loro una componente cognitiva, una componente affettiva, una componente attiva (con questo non voglio negare che nel mondo non vi sia nulla di “misterioso”, non mi ritengo un razionalista puro, e penso che il mistero, in qualche modo, contenga in sé il sale della vita). Si trattava in fondo di una tecnica cognitivocomportamentale che inconsciamente applicavo a me stesso. Ma tutto questo è venuto dopo, con lo studio ed è per me meno importante. Ciò Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 18 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa che contava era la fiducia in quello strumento e la forza evocativa dello stesso. Penso sinceramente che in quei versi di Yeats ci sia tutto quello che per me è la Musicoterapia: uno strumento per ottenere una maggiore profondità, intensità e qualità di vita, per raggiungere una maggiore armonizzazione del nostro essere al mondo (soprattutto dove questo essere è gravemente compromesso) e raggiungere, così, una più alta integrazione, tra ogni aspetto della nostra realtà psicofisica e il mondo che ci circonda. Questo strumento ha due versanti, come la cima di una montagna: un versante per così dire scientifico, indagabile, spiegabile, fatto di parametri e di modelli, un’altro intuitivo, artistico, creativo, estetico, potentemente emotivo. Solo uno sguardo libero e aperto può sostenere questa realtà. Ciò non toglie che di volta in volta l’operare quotidiano e il nostro sentire interiore faccia sì che l’attenzione si sposti ora più su un versante ora più su un altro. Questo è normale e fa parte del gioco. L’importante è non accettare mai, né ideologicamente né pregiudizialmente, solo un aspetto, rifiutando l’altro e viceversa. Il lavoro che qui presento è stato motivato, principalmente, da tre ragioni: 1) la mia passione per la musica e i miei studi musicali; 2) gli studi presso la scuola di Musicoterapia di Assisi; Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 19 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa 3) il lavoro con l’handicap psicofisico grave e in particolare con i soggetti autistici. Il mio interesse per la musica risale all’infanzia, quando, verso i sei anni, ho iniziato lo studio del pianoforte, che ha accompagnato tutta la mia vita, tra momenti intensi e fasi tiepide. Lo studio di questo strumento mi ha portato durante la mia giovinezza alla conoscenza della musica Jazz, della quale mi sono innamorato e che ha segnato una trasformazione centrale e decisiva nel mio rapporto con la musica: con il jazz ho imparato la nozione di improvvisazione e ho scoperto che questo tipo di pratica musicale mi è particolarmente congeniale. Nel frattempo, attratto com’ero dal mondo dei suoni e dalle sue possibilità espressive, ho imparato a suonare altri strumenti, seppur da autodidatta e spinto più che altro da uno spirito di conoscenza e di esplorazione: questo mi ha dato la possibilità di guardare alla musica da un punto di vista più ampio e meno accademico. L’interesse e lo studio dell’improvvisazione nel jazz (oltre all’interesse per le musiche extraeuropee dove l’improvvisazione è la pratica principale) è stato il ponte che mi ha collegato con la Musicoterapia. Come cercherò di spiegare nel mio lavoro, l’improvvisazione sonoro-musicale è la tecnica principale del lavoro musicoterapico. L’altro ponte che mi ha collegato con la Musicoterapia è stato il contatto con il mondo dell’handicap. Un’esperienza fondamentale che mi ha segnato in questo senso sono stati i lunghi anni di volontariato, Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 20 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa svolto a Torino presso l’istituto di carità “Cottolengo”, dove spesso sono venuto a contatto con portatori di handicap psico-fisici molto gravi: persone che rimanevano a letto tutto il giorno o su una carrozzella davanti a una finestra a fissare il vuoto oppure con le braccia legate ai braccioli della sedia per evitare che si percuotessero il viso. Spesso mi chiedevo, schiacciato dall’impotenza che provavo di fronte alle loro condizioni, solo apparentemente senza speranza di miglioramento, cosa avrei potuto fare. Un giorno ho deciso di portare con me degli strumenti musicali: una chitarra, qualche piccolo tamburo, dei sonagli ecc. Mi sono così accorto che attraverso semplicissimi suoni, quasi insignificanti, riuscivo, in alcuni casi, ad attrarre l’attenzione di qualche “ragazzo”, a distrarlo dai suoi consueti atti anticonservativi, a coinvolgerlo in seppur brevi momenti di comunicazione, fatti di sguardi rapidi , di sorrisi strappati a un rituale ossessivo di grida e di gesti. Così, le esperienze di cui ho parlato sinora mi hanno spinto, quasi naturalmente, verso la Musicoterapia, portandomi a iscrivermi alla Scuola di Musicoterapia di Assisi, la prima in Italia ad aver organizzato corsi per questo tipo di insegnamento. Quest’anno, a luglio, frequenterò il terzo anno dei quattro previsti per il conseguimento del diploma. Con alle spalle le esperienze descritte ho utilizzato la musica anche durante il tirocinio per il conseguimento della laurea in Educazione professionale, tirocinio che ho svolto presso un Centro diurno per Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 21 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa portatori di handicap e presso il Servizio di Neuropsichiatria Infantile (NPI) dell’Asl 16 di Mondovì (oltre che durante il tirocinio di Musicoterapia presso il centro di riabilitazione di Casalnoceto – Alessandria - e durante alcuni laboratori di musica realizzati per le scuole materne ed elementari). In particolare, durante il tirocinio presso il Servizio di Neuropsichiatria Infantile (NPI), ho avuto la possibilità di seguire regolarmente alcuni bambini autistici e altri soggetti con handicap psicofisici per i quali l’uso della musica a fini riabilitativi risultava particolarmente raccomandabile. Tra tutti, il lavoro con S., presso una scuola materna, si è protratto a lungo, regalandomi non poche soddisfazioni. Altri due riferimenti mi hanno guidato: la teoria delle sintonizzazioni affettive di Stern e la scoperta dei neuroni-specchio. La lettura del libro Il mondo interpersonale del bambino di D.N. Stern (1985) è stata per me illuminante, oltre che avvincente e decisamente appassionante, con tutti i suoi riferimenti alla musica, alla poesia e all’arte. La parte di questo libro a cui ho rivolto il mio più vivo interesse è quella dedicata alle “sintonizzazioni affettive” che sono considerate la base dell’improvvisazione musicale in Musicoterapia (Postacchini, 2001). Tuttavia Stern, affrontando il problema della compartecipazione degli stati affettivi tra madre e bambino, tra i nove e i quindici mesi, era costretto ad ammettere che “non è per nulla chiaro in che modo essi accadono” (Stern, 1985, pag. 147). Colpito da questa domanda senza Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 22 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa risposta mi sono ricordato che nel frattempo ero venuto a conoscenza di una nuova teoria che spiegava, da un punto di vista scientifico, il comportamento umano. Si tratta della Teoria dei neuroni-specchio: un meccanismo innato, che attraverso l’immediata condivisione delle esperienze, dei sentimenti, delle emozioni ci consente di conoscere le intenzioni dell’altro (Rizzolati e Sinigaglia, 2006). L’ipotesi da me elaborata, nella presente dissertazione, è che nella teoria dei neuronispecchio vi possa essere la risposta al quesito lasciato in sospeso da Stern e che entrambe le teorie possano spiegare gli effetti della Musicoterapia. Ho suddiviso il lavoro in tre capitoli. Nel primo capitolo ho trattato il tema della Musicoterapia in termini generali; ho fornito alcuni dati storici, ho presentato i principali modelli, le tecniche, i riferimenti psicologici principali e ho cercato di spiegare a cosa serva e quali patologie possano beneficiarne. Nel secondo capitolo ho cercato di sintetizzare la teoria dello sviluppo di Stern e la teoria dei neuroni-specchio tentando di collegarle; ho messo in rilievo il concetto di sintonizzazioni affettive come base delle tecniche di improvvisazione musicoterapica e ho cercato di spiegare non solo che tali tecniche possono essere efficaci nella riabilitazione di alcune forme di handicap neuropsichico grave (tra cui l’autismo) ma che hanno una solida base scientifica, appunto nella teoria dei neuroni-specchio. Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 23 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa Il terzo capitolo infine è tutto dedicato all’autismo, alla riabilitazione musicoterapica di questa patologia e all’esposizione di alcune mie esperienze dirette con bambini autistici (e con altri handicap neuropsichici) nelle scuole. Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 24 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa CAPITOLO I LA MUSICA CHE CURA l’amoroso canto che mi solea quetar tutte mie doglie Dante Alighieri 1. 1 Aspetti generali della musicoterapia 1.1.1 Cenni storici Il termine Musicoterapia è stato coniato dai Greci e deriva dai concetti di musikè e therapeia. Per musikè s’intende una rappresentazione dell’uomo in parola, suono e movimento; therapeia invece è l’assistenza, la cura, la guarigione. Secondo Mc Clellan (1993), l’utilizzo della musica a scopi terapeutici si fonda sul fatto che essa influisce sul soggetto sia a livello personale (emotivo) che transpersonale (spirituale). Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Nella misura in cui il Pagina 25 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa disturbo viene considerato una disarmonia della vita emozionale, mentale e spirituale, la musica può aiutare a ritrovare/ricostruire uno stato di benessere, facilitando l’espressione emozionale. La Musicoterapia è una terapia antica, se non forse la più antica. L’uso della musica a scopi curativi risale a più di trentamila anni fa. In quel tempo, la malattia era attribuita a spiriti maligni che dovevano essere scacciati dal corpo e dalla mente della persona malata. Per fare ciò si cercava di allettare o spaventare gli spiriti con canzoni ritmiche, accompagnate dal suono di zucche vuote e tamburi percossi. Questo metodo fu poi utilizzato anche in altri riti e cerimonie. La musica era per lo sciamano, il mezzo per ottenere la massima concentrazione e per intensificare la volontà di ritrovare e di conservare il benessere fisico. La tradizione sciamanica sopravvive ancora oggi in alcune popolazioni che hanno conservato questi canti a intonazione monodica e a ritmo lento. Dell’uso della musica nel mondo antico, e precisamente nel periodo che va dalla fondazione delle prime città permanenti dei Sumeri (8000 a.c.) fino alla caduta dell’Impero romano (V secolo d.c.), sappiamo molto poco poiché non veniva ancora utilizzato alcun sistema di notazione e i pochi esistenti, che risalgono però solo al terzo millennio a.c., non sono ancora stati decifrati. Ciò che sappiamo è che anche i Sumeri, analogamente agli sciamani, celebravano uffici religiosi in onore di numerosi dei e dee. Tra questi riti ce n’era almeno uno che Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 26 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa prevedeva la musica e, in alcuni casi, la stessa divinità tutelava sia la musica sia la salute (Postacchini, 2001). La musica dell’antico Egitto rimane tuttora un mistero poiché le notizie giunte fino a noi sono veramente scarse. In base al ritrovamento di un esiguo numero di strumenti nelle tombe e grazie alle rappresentazioni di attività musicali dipinte sulle pareti dei templi e dei luoghi di sepoltura, sembrerebbe che lo strumento musicale più usato, nelle celebrazioni sacre, fosse l’arpa; si sa però che venivano utilizzati anche liuti, flauti e oboi doppi. Tra le testimonianze più interessanti che abbiamo sulla musica dell’antico Egitto vi è uno scritto dello storico arabo Ibn Sina (Combarieu, 1982), che riporta la notizia sul fatto che venisse utilizzata la musica per diminuire il dolore durante il parto. Per quanto riguarda l’antica Grecia siamo in possesso di un numero di documenti assai maggiore e benché ci siano giunte pochissime composizioni musicali, sappiamo moltissimo della concezione musicale di quel popolo. Un grande teorico della musica, vissuto in tempi precedenti sia a Platone che ad Aristotele (V secolo A.D.), filosofo straordinario e misterioso, fu senz’altro Pitagora di Samo. Fu l’inventore della più antica scala musicale conosciuta, la scala detta appunto “pitagorica”. Egli inoltre elaborò una teoria musicale basata, come tutta la sua filosofia, sul numero. Per Pitagora la musica era un’espressione cosmica, tanto che parlava di “armonia delle sfere” e la considerava come l’arte più idonea a sviluppare l’equilibrio dell’anima. Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 27 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa Sicuramente la fonte più autorevole, riguardo la musica e il suo utilizzo nell’antichità, è Platone che ne parla diffusamente soprattutto in due suoi dialoghi: La Repubblica e Leggi. Nella concezione greca della musica, gli effetti che essa aveva sulla psiche dell’uomo erano ritenuti importantissimi: per i greci infatti la musica era vista soprattutto come una medicina dell’anima e del corpo, con effetti rilassanti o rinvigorenti, a seconda della necessità. Ne La Repubblica Platone argomenta sui benefici della musica quando affronta il tema del canto e della melodia nell’educazione dei cosiddetti Custodi, coloro ai quali egli pensava si dovesse affidare il governo della città. In questa parte del dialogo egli scende nei dettagli, passando in rassegna i diversi tipi di melodie che si adattano a certi stati psicologici o a certe attività dell’uomo, melodie che servono per stimolare un certo stato d’animo piuttosto che un altro. Egli ricorda che le armonie che definisce rilassanti (Repubblica III, 398 D-399E) sono la “ionica” e la “lidia”, mentre quelle che si intonano ai lamenti sono la “mixolidia” e la “sintonolidia”. Dalle testimonianze di Platone possiamo sicuramente desumere che i Greci praticassero già una forma di Musicoterapia o, meglio, per essi era scontato che la musica e il suono avessero degli effetti positivi oppure negativi sulla psiche e sul corpo, effetti che essi studiarono approfonditamente. In realtà siamo noi Moderni che abbiamo bisogno di inventare un termine nuovo per indicare qualcosa che gli antichi già conoscevano benissimo e cioè che la musica, ma Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 28 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa l’arte in genere, non è fine a sé stessa, non è solo esercizio e godimento intellettuale per pochi eletti, ma è materia stessa della vita e ha a che fare, in qualche modo, con la salute e la malattia. I Greci, di conseguenza, attribuivano alla musica una funzione educativa fondamentale. Platone (La Repubblica III e Leggi II) sosteneva che solo l’armonia “dorica” e quella “frigia” avessero una funzione educativamente positiva, mentre le altre armonie – ionica, eolica, lidia ecc. – dovessero essere escluse dall’educazione dei giovani. Per comprendere sino a che punto i Greci attribuissero alla musica un’importanza determinante sulla formazione del carattere dell’individuo, basti ricordare che Platone stesso (Repubblica III) sosteneva che non dovesse essere cambiato il modo di far musica, introducendo innovazioni nel repertorio tradizionale, se non si voleva correre il rischio di sovvertire anche le istituzioni dello Stato, per lo stretto rapporto che intercorreva tra le forme musicali e i modi del vivere civile. Aristotele (Poetica, Politica e Problemi) ammetteva invece l’utilità di tutti i generi di musica, anche di quella che non rasserenava ma perturbava gli animi, poiché le reazioni violente che essa determinava avevano un effetto catartico, di purificazione dalle passioni. Per Aristotele la musica possedeva la caratteristica di migliorare la morale, aveva un potere liberatorio, alleviante e catartico delle tensioni psichiche. Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 29 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa Una delle divinità greche più importanti riguardo alla musica era Apollo, Dio del sole, della medicina e appunto della musica; era propiziandosi la benevolenza di questo dio che si conservava l’armonia della vita, con la divinazione, la musica e la medicina. Quanto la musica assumesse importanza per l’antico popolo ebraico basti ricordare la famosa vicenda delle mura di Gerico (Antico Testamento, Giosuè, 6,5), in cui Dio diede a Giosuè il potere di far crollare le invincibili mura della città con il suono delle trombe del suo esercito. Senz’altro però il libro della Bibbia dove la musica e il canto hanno un ruolo centrale è il libro dei Salmi. Composto come si ritiene da Re Davide, esso raccoglie una serie di canti-preghiera che il singolo e/o il gruppo rivolge al suo dio, Jahavè, perché lo aiuti nei più svariati momenti della vita e della sua storia. I salmi sono un vero e proprio continuo dialogo tra l’individuo-comunità e il suo dio e rappresentano una delle più alte manifestazioni poetiche dell’intera umanità: sono una delle più alte testimonianze di quel rapporto dialogico tra l’uomo e Dio che il popolo ebraico trasmise al Cristianesimo. Tu hai mutato il mio dolore in danza; hai sciolto il mio cilicio e mi hai rivestito di gioia (Salmi 30:11) Lodino il suo nome con danze, salmeggino a lui con il tamburello e la cetra. (Salmi 149:3) Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 30 I neuroni specchio ci sorridono Alfonso Cappa Lodate con il timpano e le danze, lodatelo con gli strumenti a corda e con il flauto. (Salmi 150:4) Quando l’Impero romano si estese all’Europa e all’Asia occidentale, la sua cultura assimilò la musica e le pratiche risanatrici dei Greci e, poiché i Romani consideravano l’organismo umano come una totalità, la musica aveva una funzione, diremmo oggi, psicoterapica. Era per questa ragione che, dopo la cena, venivano eseguiti brani musicali durante i quali lo strumento più usato era l’arpa o la lira. In seguito al crollo dell’Impero romano emersero nuove filosofie e venne avviata la separazione tra scienza e religione che portò in un certo modo a trascurare l’anima nel corso del processo diagnostico. La musica venne così assimilata dalla liturgia ecclesiastica, anche se si sviluppò un genere profano di trattenimento, popolare e colto. Nel Rinascimento la musica divenne un prodotto artigianale di una corporazione. Tra i tanti filosofi umanisti che si occuparono di musica emerge la figura di Marsilio Ficino che fu un vero anticipatore della moderna Musicoterapia. Egli, in particolare, affrontò il problema degli “effetti” della musica sull’animo (De triplici vita), dei rapporti tra musica e medicina (Epistola de musica) e dei fondamenti matematici di quest’arte (Commento al Timeo di Platone). Fu nel 1748 che Louis Roger, un medico di Montpellier, tornò ad occuparsi degli effetti della musica sulla mente umana e si interrogò sul Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 31