la seconda guerra mondiale - i nostri tempi supplementari

annuncio pubblicitario
LE CAUSE DELLA GUERRA
La causa fondamentale della guerra fu la brutale aggressività del
programma espansionistico di Hitler:
-teoria dello spazio vitale,
-risentimento contro la Francia per l'Alsazia e la Lorena,
-ripresa dell'armamento in spregio al trattato di Versailles,
-campagne antisemite,
-annessione dell'Austria,
-occupazione e smembramento della Cecoslovacchia,
-pretese sulla Polonia.
Si possono poi individuare altre cause secondarie e motivi di contrasto,
perlopiù comunque collegati alla politica aggressiva del nazismo:
1) la tendenza isolazionista delle potenze occidentali (Inghilterra,
Francia e USA) che non contrastarono efficacemente
l'espansionismo hitleriano (debole protesta al riarmo tedesco nella
Conferenza di Stresa del 1935 cui parteciparono Francia, Gran Bretagna e
Italia; Conferenza di Monaco del 1938 e smembramento della
Cecoslovacchia); la Germania veniva infatti considerata un baluardo contro
la minaccia bolscevica rappresentata dall'URSS.
2) La debolezza della Società delle Nazioni che priva dell'appoggio
degli USA e di forza militare, non fu in grado di opporsi né al riarmo
tedesco, né seppe andare al di là di sanzioni poco efficaci per
contrastare l'espansionismo delle altre potenze totalitarie
(Giappone in Manciuria nel 1931; Italia in Etiopia nel 1935-36 e in
Albania nel 1939). A dare dimensioni planetarie alla guerra vi era inoltre il
conflitto cino-giapponese, diventato nel 1937 guerra aperta.
PRIMO ANNO DI GUERRA (1939)
La causa scatenante della guerra fu costituita dalle rivendicazioni
tedesche su Danzica e sul corridoio polacco (che divideva in due il Reich).
Assicuratosi con il patto Molotov-Ribbentrop l'approvazione dell'URSS
(si trattava di patto di non-aggressione unito a una serie di accordi economici minori (23
agosto 1939). Hitler, conscio della necessità di evitare in caso di guerra il confronto su due
fronti, voleva assicurarsi la pace su quello orientale; Stalin, anch'egli convinto dell'imminenza
del conflitto, desiderava ad ogni costo tenere L'URSS fuori da una guerra che l'avrebbe colta
del tutto impreparata. I due dittatori, superando con cinico realismo anni di feroce odio,
decisero con un accordo segreto le modalità di spartizione della Polonia, nel caso in cui
quel paese fosse entrato in conflitto con una delle due potenze. La Germania si assicurava la
neutralità dell'URSS nel secondo conflitto mondiale, cedendole una parte del
territorio polacco e riconoscendo come legittime le sue aspirazioni nei confronti
dell'Estonia, della Lettonia, della Lituania, della Finlandia e della Bessarabia (regione
storica compresa tra i fiumi Prut (affluente di sinistra del Danubio nel suo corso inferiore) e il
Nistro; essa attualmente è suddivisa tra la Moldavia (parte settentrionale) e l'Ucraina (parte
meridionale o "Bessarabia storica"), Hitler invase la Polonia il 1 settembre 1939,
e in un mese la sottomise con una guerra lampo, grazie all'enorme
dispiegamento dell'aviazione da bombardamento (gli aerei Stuka) e
delle divisioni corazzate.
Inghilterra e Francia dichiararono subito guerra alla Germania e
proclamarono il blocco economico, ma il loro aiuto si rivelò all'inizio poco
efficace.
Il 17 settembre le truppe sovietiche occuparono la parte orientale
della Polonia, in base a quanto stabilito con il patto Molotov-Ribbentrop.
Nei giorni successivi L'URSS impose la propria protezione agli Stati
baltici (Estonia, Lettonia, Lituania) e attaccò la Finlandia strappandole
la Carelia e parte della Lapponia (armistizio del marzo 1940).
SECONDO ANNO DI GUERRA (1940)
Fu favorevole alla Germania, che occupò Danimarca, Norvegia,
Lussemburgo, Belgio, Olanda e Francia.
Nello stesso anno l'Italia entrò in guerra a fianco della Germania.
La guerra lampo tedesca e la sconfitta della Francia
Mentre lungo il confine tra Francia e Germania gli eserciti rimasero
inoperosi dietro le linee fortificate Maginot (francese) e Sigfrido
(tedesca), Hitler si impossessò con una guerra lampo (aprile-giugno)
della Danimarca e della Norvegia (di importanza strategica, in quanto vi
passava il ferro che la neutrale Svezia esportava in Germania), dove fu
installato il governo filonazista di Vidkun Quisling.
Il 10 maggio la Germania scatenò l'offensiva contro la Francia e, con una
nuova applicazione della guerra lampo, le divisioni tedesche aggirarono la linea
fortificata Maginot occupando Lussemburgo e Olanda, quindi il Belgio;
contemporaneamente i Tedeschi attaccarono lo schieramento francobritannico sulle Ardenne (regione tra Belgio, Lussemburgo e Francia) e
il 14 maggio sfondarono le linee difensive a Sedan, dilagando verso
ovest.
Gran parte dell'esercito franco-inglese, preso in una morsa dalla guerra
lampo tedesca, fu imbarcato a Dunkerque e riparò in Inghilterra.
L'esercito francese era in rotta e il 14 giugno i Tedeschi occuparono
Parigi.
Il governo Reynaud fu costretto a dimettersi per lasciare il posto al
generale Pétain, che il 22 giugno ottenne l'armistizio, a condizioni
gravose.
La Francia venne infatti divisa in due:
-nella parte settentrionale con Parigi e nelle regioni atlantiche il potere
fu posto nelle mani di un governatore militare tedesco;
-nel sud, con capitale Vichy, venne invece instaurato un regime
autoritario di tipo corporativo e collaborazionista che mantenne la
sovranità sulle colonie, presieduto da Pétain.
Tuttavia, per opera del generale Charles De Gaulle, riparato in
Inghilterra, venne ricostituito un esercito nazionale, denominato
Francia libera, che organizzò la lotta partigiana (il maquis) nel
territorio francese.
In questo momento tragico la Gran Bretagna, in cui era salito al potere un
governo di unione nazionale guidato da Winston Churcill, decise di
resistere ad oltranza alla preponderanza della Germania, che il 1
settembre iniziò massicci bombardamenti sulle città britanniche.
Nonostante i gravi danni patiti dagli Inglesi (distruzione della città di
Coventry), i Tedeschi subirono la prima sconfitta della guerra a opera
dell'aviazione britannica, tecnologicamente meglio attrezzata. Hitler
abbandonò così a fine ottobre i piani di invasione dell'Inghilterra.
In questi mesi anche la Romania, che era stata costretta a cessioni territoriali
dall'URSS, Bulgaria e Ungheria, entrò nell'orbita tedesca (nel 1941 si
sarebbe instaurato il governo filonazista del maresciallo Ion
Antonescu).
L'intervento dell'Italia
Allo scoppio della guerra l'Italia aveva dichiarato lo stato di non
belligeranza, nella consapevolezza dell'impreparazione militare del
nostro paese.
Tuttavia Mussolini, convinto che la fine della guerra e la vittoria di
Hitler fossero ormai vicine, decise di accelerare i tempi dell'intervento
italiano, per non essere escluso dai benefici della vittoria.
Il 10 giugno l'Italia dichiarò guerra a Inghilterra e Francia, con
l'intenzione di condurre una guerra parallela a quella di Hitler, rivolta a
conquistare l'egemonia italiana nel Mediterraneo e nei Balcani.
I primi scontri in cui furono impegnati reparti italiani si ebbero sulle Alpi
occidentali (il 24 giugno si arrivò all'armistizio con la Francia che
concesse all'Italia Mentone e altri territori di confine), nel Corno
d'Africa, dove fu per breve tempo occupata la Somalia britannica e in
Libia dove, a un'avanzata italiana verso l'Egitto, gli Inglesi risposero in
dicembre con una controffensiva, che ricacciò gli Italiani fino a
Bengasi.
La flotta italiana combatté inoltre con gli Inglesi a punta Stilo e a capo
Teulada, ma la marina britannica, dotata di radar e appoggiata dagli
aerei, dimostrò la sua superiorità, assestando inoltre un duro colpo
all'Italia, con l'attacco di aerosiluranti alla nostra flotta nel porto di
Taranto.
La campagna di Grecia, intrapresa nell'autunno, dimostrò tutta
l'inettitudine e l'imprevidenza del governo fascista e dei comandi
militari e si risolse in un insuccesso per la strenua resistenza dei Greci
che respinsero le truppe italiane sino al confine albanese.
TERZO ANNO DI GUERRA (1941)
Anno favorevole alla Germania che invase Iugoslavia, Grecia e la parte
occidentale dell'URSS, ma non all'Italia, costretta ad abbandonare
l'Africa orientale.
Nel corso dell'anno il conflitto si allargò al Pacifico con il coinvolgimento di
Giappone e USA.
La fine della guerra parallela italiana in Africa e nei Balcani
La controffensiva britannica tolse in pochi mesi all'Italia le sue colonie
nel Corno d'Africa (Somalia ed Etiopia) (ultima resistenza italiana ad Amba
Alagi il 17 maggio), e sul trono di Etiopia tornò il negus Hailè Selassiè,
che era stato cacciato nel 1935-36 dall'invasione italiana.
In Libia invece la situazione poté essere ristabilita grazie all'intervento
delle truppe tedesche del generale Rommel, che permisero al fronte
africano di tenere.
L'Italia inoltre subì una grave sconfitta navale al largo di Capo
Matapan (in Grecia; 28 marzo) contro la flotta inglese; così anche le
sorti precarie della guerra italiana in Grecia richiesero un intervento
tedesco.
Tra il 6 e il 12 aprile le truppe della Germania occuparono la Iugoslavia
che fu sottoposta in parte ad amministrazione militare tedesca
(Serbia) o italiana (Montenegro), e in parte venne smembrata: la
Slovenia fu divisa tra Italia e Germania; la Macedonia fu divisa tra
Bulgaria e Ungheria, alleate della Germania; poi fu creato lo stato
fantoccio di Croazia (corona al duca Aimone di Savoia-Aosta, e governo
retto da Ante Pavelić).
Il 25 aprile le truppe tedesche costrinsero alla capitolazione anche la
Grecia e in maggio i Tedeschi presero anche Creta.
Con i rovesci italiani in Africa e nei Balcani ebbe così termine
l'ambizione di Mussolini di condurre una rapida guerra parallela alla
Germania e la condotta di guerra dell'Italia divenne da allora
strettamente subordinata ai piani di Hitler.
L'attacco alla Russia
Il 21 giugno Hitler decise di mettere in pratica l'operazione Barbarossa, cioè
l'invasione dell'URSS, congiuntamente all'alleato italiano, alla Finlandia e
ai paesi europei satelliti della Germania (Slovacchia, Ungheria, Bulgaria
e Romania, entrati in guerra tra l'aprile e il giugno 1941).
L'esercito d'invasione avanzò rapidamente nel territorio sovietico
conquistando le ex repubbliche baltiche, la Bielorussia, l'Ucraina e
parte della penisola di Crimea, sterminando milioni di prigionieri ed
Ebrei caduti nelle mani naziste, ma si arrestò alle porte di Leningrado
(il nome sovietico di Pietroburgo) e a un centinaio di chilometri da
Mosca.
Pearl Harbour e l'intervento degli Stati Uniti
Intanto il 14 agosto c'era stato, sulla corazzata Prince of Wales,
nell'Atlantico, un importante incontro tra il presidente americano
Roosvelt e il premier inglese Churcill, con la firma della Carta
atlantica, una dichiarazione congiunta sul principio della libertà dei
popoli, che tuttavia indicava l'orientamento degli USA a schierarsi a
fianco dell'Inghilterra, passando dal massiccio finanziamento degli
Alleati (Legge affitti e prestiti del marzo 1941) a un intervento diretto
per la difesa della libertà contro il nazifascismo.
L'entrata in guerra degli USA fu poi accelerata dall'attacco alla flotta
americana nella baia di Pearl Harbor (Isole Hawaii 7 dicembre),
compiuto dall'aviazione del Giappone, che intendeva assicurarsi il
dominio nel Pacifico orientale e nel Sud-est asiatico.
Il giorno successivo gli USA dichiararono guerra al Giappone e nei giorni
successivi si ebbero anche le reciproche dichiarazioni di guerra di Italia e
Germania agli USA e dell'Inghilterra al Giappone.
Le sorti della guerra nel Pacifico furono inizialmente favorevoli al
Giappone, che nel luglio si era già impossessato della Cocincina francese
e nel mese di dicembre costrinse alla resa il possedimento inglese di Hong
Kong.
QUARTO ANNO DI GUERRA (1942)
Segnò l'apogeo e la massima espansione delle potenze totalitarie e
l'inizio della controffensiva degli alleati in URSS, in Africa
settentrionale e nel Pacifico.
L'apogeo delle potenze totalitarie
Nella prima metà del 1942 le potenze totalitarie raggiunsero la loro
massima espansione.
In Europa il nuovo ordine, basato sul sistematico saccheggio delle risorse
dei paesi occupati o satelliti dell'Asse e sullo sterminio degli Ebrei nei
campi di concentramento nazisti (tra i quali Dachau e Buchenwald in
Germania, Treblinka e Auschwitz in Polonia), coinvolgeva ormai l'intero
continente, ad eccezione delle neutrali Svezia, Svizzera, Spagna e
Portogallo.
In Asia i Giapponesi si impadronirono delle Filippine e di una serie di
arcipelaghi minori, della Malesia, della Birmania, dell'Indonesia (dove fu
instaurato un governo filonipponico) e di parte della Nuova Guinea.
In Unione sovietica le forze naziste a cui si aggiunsero quelle italiane
dell'ARMIR (Armata italiana in Russia), portarono al completamento della
conquista della Crimea e alla penetrazione nel Caucaso.
E anche sul fronte africano l'offensiva italo-tedesca in Libia,
accompagnata da bombardamenti sulla base inglese di Malta, portò in maggio
alla riconquista della Cirenaica (regione della Libia orientale) e a una
profonda avanzata in Egitto fino in prossimità di Alessandria.
La battaglia di Stalingrado e le controffensive degli Alleati su
tutti i fronti
Nella seconda metà del 1942, però, la resistenza degli alleati ebbe
ragione per la prima volta delle potenze totalitarie, che iniziarono la
ritirata su tutti i fronti.
Il simbolo della riscossa fu la resistenza della città sovietica di
Stalingrado (odierna Volgorad), sul fiume Volga, che durò dall'estate del
1942 sino al 31 gennaio del 1943 (resa dell'Armata tedesca), consentendo
nel novembre del 1942 una poderosa controffensiva dei sovietici, nel
corso della quale furono annientate le divisioni romene e quelle
italiane dell'ARMIR.
Nello stesso tempo gli Alleati passarono all'offensiva sul fronte
africano, dove il generale inglese Montgomery attaccò e sconfisse
italiani e tedeschi a El Alamein (nel nord dell'Egitto).
In novembre l'esercito americano, guidato dal generale Eisenhower e
le truppe francesi di De Gaulle sbarcarono in Marocco e in Algeria per
prendere in una morsa le armate dell'Asse in Africa.
QUINTO ANNO DI GUERRA (1943)
Fu un anno favorevole agli alleati, che iniziarono la controffensiva in
Russia, sconfissero le forze dell'Asse in Africa e costrinsero alla resa
l'Italia.
Inoltre con la conferenza di Teheran (27 novembre-1 dicembre), e
nonostante le profonde divergenze ideologiche, il presidente americano
Roosvelt, il primo ministro inglese Churchill e il leader sovietico Stalin
decisero di coordinare i propri sforzi contro il nemico principale, la Germania.
Le operazioni sui principali fronti
Dopo la vittoria di Stalingrado l'Armata Rossa iniziò la liberazione del
territorio sovietico dalle truppe occupanti (Caucaso, bacino del Don e
Ucraina).
Intanto il pieno dispiegamento della potenza militare ed economica degli USA,
portò gli Alleati a porre fine in pochi mesi alla campagna d'Africa,
costringendo alla resa le truppe italo-tedesche.
Si aprì così la strada per uno sbarco degli anglo-americani in Italia, che
avvenne nella notte tra il 9 e il 10 luglio sulle coste della Sicilia, presso
Licata. Il 23 luglio, senza avere incontrato notevole resistenza, gli
anglo-americani entrarono a Palermo.
Il crollo del regime fascista, l'armistizio e la divisione dell'Italia
Lo sbarco ebbe un immediato contraccolpo sul regime fascista, già
indebolito dalla profonda avversione alla guerra manifestata negli scioperi
di marzo a Torino e Milano, dai lutti provocati dai bombardamenti aerei
degli Alleati e dalle privazioni di guerra (razionamento alimentare
introdotto nel 1941).
A Mussolini venne quindi a mancare anche la fiducia dei suoi
fedelissimi; infatti il 25 luglio, per opera di Dino Grandi, Bottai e Ciano, il
Gran Consiglio del fascismo votò la sfiducia al duce, che il re fece
subito arrestare; nello stesso giorno fu dato incarico al maresciallo
Pietro Badoglio di formare un nuovo governo.
Iniziarono così i quarantacinque giorni, durante i quali fu sciolto il PNF,
ma si decise di continuare la guerra a fianco della Germania, fino a che
i pesanti bombardamenti su Milano e l'avanzata degli Alleati in
Calabria costrinsero il governo Badoglio all'armistizio, che fu
firmato il 3 settembre a Cassibile (Siracusa) e divulgato il giorno 8
settembre, proprio mentre gli americani sbarcavano a Salerno.
Lo sbandamento dell'esercito italiano divenne inevitabile ma in molti
casi le truppe resistettero al disarmo voluto dagli ex alleati tedeschi (come a
Rodi, Cefalonia, Corfù), mentre la flotta poté raggiungere Malta.
Intanto i Tedeschi cominciarono ad assumere il controllo di tutti i
territori non conquistati dagli Americani: il 10 settembre occuparono
Roma, obbligando il re e il governo a rifugiarsi a Brindisi.
Il 12 settembre un gruppo di paracadutisti tedeschi riuscì a liberare
Mussolini, prigioniero in un albergo a Campo Imperatore, sul Gran
Sasso.
Il 23 settembre Mussolini si installò, con l'appoggio dei nazisti, a Salò,
sul lago di Garda, fondando nell'Italia settentrionale la Repubblica
sociale italiana. Il nuovo governo di Salò cercò subito di ricostruire un
proprio esercito e organizzò gruppi di milizie composte da fascisti
vecchi e nuovi (Brigate nere, Guardia nazionale repubblicana, Squadre
d'azione Ettore Muti e altre), per continuare la guerra a fianco della
Germania e combattere i primi nuclei armati del movimento partigiano
coordinati dal Comitato di liberazione nazionale a cui avevano
aderito tutti i partiti democratici.
Intanto il 13 ottobre mentre gli alleati erano entrati a Napoli (già liberata
da un'insurrezione popolare, 25-28 settembre) e il fronte si era
stabilizzato presso Cassino: il governo Badoglio dichiarò guerra alla
Germania: ebbe così inizio la "combelligeranza" italiana.
SESTO ANNO DI GUERRA (1944)
1)Fu favorevole agli Alleati, che aprirono un nuovo fronte sbarcando in
Francia.
2)I Sovietici liberarono dai nazisti tutta l'Europa orientale.
Il 6 giugno l'esercito alleato (comandato da Eisenhower) sbarcò sulla
costa della Normandia e alla fine di luglio riuscì a sfondare in profondità le
linee nemiche.
Un successivo sbarco avvenuto il 15 agosto in Provenza, consentì agli
Alleati di dilagare verso la Mosa e il Reno, mentre il 24 agosto le truppe
del generale De Gaulle entrarono a Parigi (che era insorta nei giorni
precedenti).
Tra ottobre e novembre iniziò la liberazione di Belgio, Olanda e
Lussemburgo.
Contemporaneamente l'Armata rossa costrinse alla resa la Finlandia e
occupò i paesi baltici, la parte orientale della Polonia, la Romania (che
poi dichiarò guerra alla Germania) e, tra settembre e novembre, anche
Bulgaria e Iugoslavia (dove era attivo un forte movimento partigiano
guidato dal comunista Josip Broz, detto Tito).
In ottobre gli Inglesi liberarono la Grecia, dove nel dicembre esplose la
guerra civile tra le varie fazioni partigiane.
In dicembre anche l'Ungheria chiese l'armistizio.
Alla fine del 1944 la Germania era quindi ormai quasi ridimensionata
nei suoi territori originari; le rimaneva solo la parte occidentale della
Polonia (agosto-ottobre: insurrezione di Varsavia, repressa nel sangue).
Nel corso dell'anno anche il Giappone fu costretto ad abbandonare la
Birmania, mentre la flotta imperiale, seppur difesa dai kamikaze, fu
semidistrutta a Leyte dagli Americani, che si avviavano a conquistare
le Filippine.
La guerra in Italia
L'avanzata alleata lungo la penisola proseguì implacabile; la resistenza
tedesca si rivelò particolarmente tenace, ma non poté impedire lo sbarco
ad Anzio e a Nettuno e più tardi lo sfondamento del fronte a Cassino.
Il 4 giugno venne liberata Roma (che durante la dura occupazione tedesca
aveva vissuto il tragico massacro delle Fosse Ardeatine, dove vennero uccisi
335 italiani fra civili e militari) e nel settembre successivo il fronte si
stabilizzò lungo la linea gotica (da Rimini al mar Tirreno).
In questo Regno del sud, sottoposto all'occupazione alleata, vennero
intanto legalizzati i partiti antifascisti (tra cui la Democrazia Cristiana,
nata nel 1942), che il 22 aprile entrarono a far parte di una coalizione a
sostegno del nuovo governo Badoglio.
Intanto il re, compromesso con il fascismo, si ritirò a vita privata e venne
costituita una Luogotenenza del regno affidata al principe ereditario
Umberto.
In giugno Ivanoe Bonomi formò poi un nuovo governo di coalizione.
Intanto nella RSI (Repubblica sociale italiana), dove, con il processo di
Verona, Mussolini mandò a morte i membri del Gran Consiglio che
l'anno precedente avevano votato la sua destituzione, si intensificò lo
sforzo organizzativo e l'attività delle formazioni partigiane coordinate
nel Corpo volontari della libertà, diretto dal generale Raffaele
Cadorna, a cui si affiancarono due esponenti più forti: Ferruccio Parri
per Giustizia e Libertà (organizzazione del Partito d'Azione, di
ispirazione liberal-socialista) e Luigi Longo per le Brigate Garibaldi
(organizzate dal Partito comunista italiano PCI).
SETTIMO ANNO DI GUERRA (1945)
Segnò:
1)la definitiva sconfitta della Germania e del Giappone
2)il crollo del nazismo
3la completa liberazione dell'Italia e della Polonia.
L'anno si aprì con la conferenza dei grandi (Roosevelt, Stalin e
Churchill) a Jalta in Crimea in febbraio, nella quale furono presi i primi
accordi per definire le future sfere di influenze nel dopoguerra e fu
stabilità la costituzione di una organizzazione internazionale per la
difesa della pace e della sicurezza mondiale (l'Organizzazione delle
Nazioni Unite, costituita nella Conferenza di San Francisco dell'aprile-giugno).
La resa della Germania
In primavera Russi e Angloamericani ripresero l'offensiva contro la
Germania, le cui principali città vennero sottoposte a terrificanti
bombardamenti.
Gli Alleati varcarono il Reno occupando rapidamente la Renania e la
Rhur.
A oriente l'Armata rossa occupò la Prussia orientale, la Slesia, la
Cecoslovacchia e l'Austria, incontrando le truppe americane lungo il
fiume Elba.
Il 7 maggio dopo il suicidio di Hitler, le truppe sovietiche
conquistarono Berlino, costringendo il Terzo Reich alla resa, che fu
firmata dall'ammiraglio Karl Dönitz.
L'insurrezione e la liberazione dell'Italia
Le operazioni vennero contemporaneamente portate avanti sul fronte italiano e
si conclusero rapidamente con lo sfondamento della linea gotica, la
liberazione di Bologna e l'attraversamento del Po.
Alla ripresa dell'offensiva alleata si accompagnò l'insurrezione generale del
movimento partigiano, ordinata da CLN (Comitato di liberazione nazionale).
Il 25 aprile insorsero Milano e le altre città dell'Italia settentrionale,
dandosi le prime istituzioni di vita democratica e costringendo alla
capitolazione le forze tedesche e fasciste.
Mussolini, che aveva tentato la fuga in Svizzera con altri gerarchi della RSI,
fu arrestato dai partigiani sulle rive del lago di Como e fucilato, il 28
aprile a Giulino di Mezzegra.
La resa del Giappone
L'avanzata degli Alleati non conobbe soste in Asia e nel Pacifico.
Dopo aver conquistato le Filippine e numerosi arcipelaghi minori, gli
Americani raggiunsero Iwo Jima e Okinawa, da cui scatenarono terrificanti
bombardamenti aerei sul Giappone.
Nonostante il Giappone fosse stremato, il nuovo presidente americano
Truman decise comunque l'impiego della bomba atomica; così due ordigni
nucleari vennero lanciati su Hiroshima (6 agosto) e Nagasaki (9 agosto),
provocando una strage di proporzioni mai precisamente calcolate.
Il 9 agosto scese in guerra contro il Giappone anche L'URSS che occupò
la Manciuria.
Al Giappone non restò che firmare la propria capitolazione
(settembre).
I TRATTATI DI PACE
I trattati di pace e la divisione della Germania
Dopo l'incontro di Jalta, le tre grandi potenze si incontrarono
nuovamente a Potsdam (luglio-agosto 1945), immediatamente dopo la
capitolazione tedesca, ma non riuscirono a trovare un accordo definitivo
sulla sistemazione del nuovo ordine in Europa.
Si profilavano infatti le prime tensioni tra USA e URSS, che di lì a poco
sarebbero sfociate nella cosiddetta guerra fredda.
In Europa il punto di maggiore disaccordo verteva sulla sistemazione da
darsi alla Germania, divisa in quattro zone d'occupazione, affidate
rispettivamente ad Americani, Francesi, Inglesi e Sovietici.
Per il momento si decise la costituzione a Norimberga di un tribunale
chiamato a giudicare i crimini contro l'umanità commessi dai principali
responsabili del nazismo (1945-46).
Quindi si procedette con i trattati di Parigi (10 febbraio 1947), alla
conclusione della pace con gli ex alleati dei Reich nazista.
I trattati di pace assegnarono all'URSS consistenti guadagni territoriali: i
paesi Baltici, la Bessarabia che apparteneva della Romania, la Carelia che
apparteneva alla Finlandia, parte della Prussia orientale che apparteneva
alla Germania e parte della Polonia.
La Polonia fu ricompensata con una parte della Prussia orientale,
Pomerania e Slesia tolte alla Germania, e la frontiera tra Polonia e
Germania fu fissata provvisoriamente sulla linea dei fiumi Oder-Neisse.
L'Ungheria cedette la Transylvania alla Romania.
La Bulgaria che dovette cedere la Macedonia, spartita tra Iugoslavia e
Grecia.
Inoltre l'Italia dovette rinunciare alle colonie africane (Libia, Somalia,
Etiopia) e all'Albania (indipendente), al Dodecanneso (alla Grecia), a
Istria, Fiume, Zara (alla Iugoslavia), e alle località di confine di Briga e
Tenda (alla Francia).
Mantenne invece l'Alto Adige, abitato prevalentemente da popolazioni
di lingua tedesca.
Si aprì inoltre la questione di Trieste, rivendicata sia dall'Italia che dalla
Iugoslavia.
Nel 1946 venne quindi creato il territorio libero di Trieste, sottoposto
all'amministrazione anglo-americana e iugoslava.
Nel 1954 la zona fu affidata all'Italia (ma la sanzione ufficiale avvenne
solo con il trattato italo-iugoslavo di Osimo nel 1975).
Nell'impossibilità di giungere a una soluzione del problema tedesco, USA,
Gran Bretagna e Francia decisero nel 1948 di unificare le zone da loro
occupate, creando l'anno successivo la Repubblica federale tedesca.
I Sovietici risposero con un blocco del traffico terrestre tra Berlino e la
Germania occidentale, quindi con la creazione, nella zona orientale del
paese, della Repubblica democratica tedesca (ottobre 1949), un paese
comunista satellite di Mosca.
Il trattato di pace tra gli Alleati e il Giappone fu firmato solo nel 1951;
mentre rimane aperto il contenzioso con la Russia, a cui i Giapponesi chiedono
la restituzione delle isole Curili.
Infine nel 1955 fu firmato il trattato di pace con l'Austria, che divenne uno
stato neutrale.
Scarica