DailyNet Il quotidiano del marketing in rete 069 # ANNO XIII GIOVEDÌ 16 APRILE 2015 netforum Mensile di comunicazione, marketing e media business in rete Tavola rotonda Native adv: il racconto di un’esperienza, non una marchetta Il web è imprevedibile. Le variabili che sparigliano le carte su cui sono scritti i dati mensili di traffico, i device dai quali gli utenti si connettono ai siti e quali touch point li hanno portati lì sono pressochè infinite. E in questa piscina di false certezze si immerge il native, un concetto di advertising non ancora definito con certezza, di cui si è discusso per tutta la giornata di ieri allo Iab Seminar. La tavola rotonda “Brands as Publisher”, a cui hanno partecipato Luca Ascani, cofounder e chairman di Populis, Andrea Santagata, ceo di Banzai Media e Carmine Latrelli, vortals e advertising senior director di Italiaonline, è stata un utile spunto per prendere coscienza dei vantaggi e delle criticità dell’adozione del native in una strategia marketing. «Il native non è il click che porta a un sito, ma la condivisione di un’esperienza». Ascani ha tenuto a sottolineare l’importanza della collaborazione con i clienti nella crea- zione dei contenuti pubblicitari. Il risultato, «Non dev’essere una marchetta, ma il racconto di un’esperienza del prodotto», continua Il chairman di Populis. «Gli utenti amano sentire parlare delle aziende, ma non attraverso le opinioni dei grandi manager, quanto per i pareri di chi si sporca le mani per creare i prodotti e chi i prodotti li utilizza - gli fa eco Santagata -. Attenzione però, il native inteso come mescolanza di messaggio adv e contenuto Brightcove Fantasia e video, l’interattività è la chiave del native adv 19 pagina editoriale crea solo confusione. Il branded content, invece, è molto interessante ma non può che essere solo una parte del business». «Interessante, sì, e molto efficace, ma non abbastanza forte da sorreggere una strategia autosufficiente», replica Ascani. L’avanzata del mobile, che assorbe «il 60% del traffico di Banzai». afferma Santagata, seppure sbilanciata a favore dello smartphone, «che continua a crescere del 100% all’anno, a dispetto di un «L’intelligenza che si può mettere nel video non ha limiti, perché questi sono sempre superabili dalla fantasia», risponde Fabrizio Stucchi, regional sales manager southern europe & latin america Brightcove, quando gli chiediamo come si sposino video adv e native. Ma più che un matrimonio, Stucchi racconta di una fusione vera e propria. A qualunque momento del video è possibile associare un’azione, sia essa il dettaglio di un prodotto, la richiesta di interazione, o qualunque cosa richieda la fantasia. Il contenuto, dunque, si arricchisce di un’esperienza ulteriore determinata dal brand. Non è più il mantenimento di un’impostazione stilistica e di un tema, «Qui si parla di un tutt’uno, formato dall’esperienza del brand inserita in un contesto contenutistico. In alcuni video, inoltre consentono al fruitore di decidere se approfondire un det- tablet che sta tirando il freno», non ha abbattuto il browsing come dicono molti. Anzi, «il browsing in mobilità vola», continua. Un altro vantaggio del native consiste «nella circumnavigazione degli adblock, una vera e propria piaga del mondo adv desktop», aggiunge Ascani. E questo è testimoniato dalle campagne Nutella e Lancia, presentate da Latrelli, e dalle diverse iniziative che Procter&Gamble continuano a pianificare su Italiaonline. taglio o, più in generale una storia, inserita nella narrativa del filmato» continua Stucchi. Con Brightcove, poi, è possibile inserire il player direttamente nei siti, social network compresi. Facendo clic sul play il video viene riprodotto nella piattaforma social, se invece si schiaccia sul link, allora si apre la pagina web. A cosa serve tutto questo? Il video marketing migliora la percezione del brand del 24% e la maggior efficacia sui consumatori si ottiene quando i tempi di lancio sono molto rapidi e il buffering molto limitato. Catturati gli utenti, si innesca velocemente il passaparola. Tra il 30 e il 40% degli utenti che usufruiscono di questi contenuti sono soliti parlare ad amici e fidelizzarsi. Se il video poi è fantasioso, interattivo e coinvolgente al punto giusto, allora l’adv troverà il suo roi. Perché «il video muove il business».