UN`EPIDEMIA SILENTE: LA DISMORFIA MUSCOLARE

6/8/2014
Quaderni d'Altri Tempi | l'immaginazione e il potere
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UN’EPIDEMIA SILENTE: LA DISMORFIA MUSCOLARE
di Monica Buonaiuto e Rossella Miraglies
Negli ultimi anni si è evidenziato un crescente interesse per una nuova patologia
che colpisce principalmente gli uomini: la Reverse Anorexia, successivamente
nominata Dismorfia muscolare (Pope et al., 1997), in cui rientrano i
comportamenti di una certa categoria di persone in relazione alle preoccupazioni
per la propria forma fisica. C ome per l’anoressia vi è una pressante
insoddisfazione per l’immagine corporea, ma con un carattere inverso: il
soggetto si sente eccessivamente esile e mingherlino sebbene la propria
condizione muscolare sia superiore alla media.
L’ossessione per la propria taglia muscolare sfocia in una marcata dipendenza
dall’esercizio fisico, in particolare dal sollevamento pesi. Dallo studio di
Mangweth et al., (2001, pagg. 38–43) è emerso che alcuni soggetti con
dismorfia muscolare tendono verso l’autodistruzione fisica. Frequentemente
persistono in esercizi compulsivi nonostante dolori o vere e proprie lesioni,
aiutandosi attraverso l’utilizzo di integratori proteici spesso sostitutivi dei pasti
(Pope et al. 2000, pagg. 1085–1095). Questo comportamento fa pensare
all’iperattività delle anoressiche caratterizzata da lunghe passeggiate o pratica di
vari sport, come la danza, o lo sci; nel peggiore degli esiti queste pazienti non si fermano mai, arrivando al limite
delle proprie possibilità sia fisiche che intellettuali. Philips et al. (1997, pag. 361) hanno affermato che i soggetti
affetti da tale disturbo sollevavano pesi per più di due ore al giorno, talvolta sacrificando importanti impegni sociali, e
compromettendo la salute fisica. Gli studi di Olivardia et al. (2001, pagg. 254–259) hanno confermato la rinuncia da
parte di alcuni soggetti anche a ruoli di rilievo in affari, in ambito legale o medico, pur di perseguire lo scopo di
allenarsi il maggior tempo possibile in palestra. Altri hanno perfino compromesso le relazioni familiari, divorziando
dalle mogli perché il bisogno di allenarsi aveva la priorità su ogni altra cosa.
La necessità di sviluppare sempre più massa muscolare conduce la maggior parte di loro a fare uso di sostanze
illegali, in particolare steroidi anabolizzanti. Queste sostanze aiutano i muscoli a raggiungere livelli di sviluppo non
ottenibili con il semplice esercizio fisico e possono provocare conseguenze negative sia di natura fisica che psichica
come aumento dell’aggressività, acne, impotenza. Nonostante i soggetti siano consapevoli di tali effetti collaterali
diversi studi dimostrano che l’uso di steroidi è fortemente diffuso (Pope et al. 1997; Blovin & Goldfield 1995). I
soggetti con tale disturbo, inseguendo un ideale corporeo “ipermesomorfico”, ipertrofico (Lantz et al. 2002),
utilizzano queste sostanze illegali per poter andare oltre i limiti fisici posti dalla natura umana. Per ottenere il corpo
desiderato i soggetti non si limitano solo a sottoporsi ad estenuanti esercizi fisici o all’uso di sostanze illegali dannose,
ma si sottopongono anche a meticolose diete in cui sono ammessi solo alimenti iperproteici, importanti per lo
sviluppo muscolare, mentre sono categoricamente esclusi cibi ad alto contenuto di grassi e carboidrati. Questa
alterazione del comportamento alimentare ha portato Pope ed altri (1997) a specificare la differenza fondamentale,
secondo il loro punto di vista, tra dismorfia muscolare e disturbi alimentari. L’ossessione di essere troppo esili e
mingherlini induce tali individui a limitare le esposizioni del proprio corpo in ambienti come spiagge, piscine,
spogliatoi. Quando l’esposizione è inevitabile vivono queste situazioni con estrema angoscia ed ansia. Spesso
indossano felpe voluminose, pantaloni senza forma, o più strati di vestiti per celare la taglia del proprio corpo.Ad
oggi mancano dati circa la diffusione di questo disturbo sia sul territorio italiano che internazionale (Olivardia, 2001).
Si assume però che il 5% dei maschi che praticano il sollevamento pesi ne soffre (Pope et al.,1997). A questo
proposito chi scrive ha condotto uno studio allo scopo di rilevare, in una popolazione di soggetti culturisti maschi, la
presenza di quei caratteri psicologici indicati in letteratura (Pope et al., 2000; Olivardia, 2001), e proposti come
criteri diagnostici di una Reverse Anorexia (C ella et al., 2005, pagg. 339-341). Per la nostra ricerca abbiamo
somministrato ad un campione di 98 atleti maschi, 50 bodybuilders (gruppo di ricerca) e 48 non bodybuilders
(gruppo di controllo) reclutati in cinque palestre di Napoli e provincia, una scheda socio demografica costruita ad hoc:
il General Health Questionnarie (GHQ-28 Goldberg 1978) il Muscle Dysmorphia Inventory (MDI; Lantz et al., 2002,
pagg. 649–55) ed il Muscle Appearance Satisfaction Scale (MASS; Mayville et al., 2002). I risultati indicano la
presenza di una insoddisfazione per il corpo e una dipendenza dall’esercizio in soggetti che praticano il culturismo in
modo agonistico. Questa categoria di atleti manifesta caratteristiche psicologiche omogenee e diverse dal campione
di controllo. Risulta, confermato, il dato di una maggiore vulnerabilità per il disturbo di Reverse Anorexia nei soggetti
culturisti che fanno uso di steroidi anabolizzanti (Pope et al., 1993, pagg.. 406 – 409; Blouin & Goldfield, 1995, pagg.
159–165; Pope et al., 1997). La dismorfia muscolare è un disturbo tanto giovane quanto inesplorato. L’insufficienza di
ricerche al riguardo e la complessità della patologia non permettono di definire con esattezza le cause del disturbo. Il
http://www.quadernidaltritempi.eu/rivista/numero19/print/q19_m05dismorfia.htm
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corpo muscoloso intimamente legato alla visione della mascolinità e del ruolo sessuale maschile secondo cui gli
uomini devono essere forti, potenti e perfino distruttivi, rappresenta l’ideale. Il corpo ipermascolino, simbolizza il
tentativo degli uomini di restaurare sentimenti di autocontrollo mascolino e di valore.
L’equazione di genere muscolarità/forza era in passato ed è tuttora immediata e pervasiva. Whitson (1990)
argomenta che per i maschi adolescenti l’apparenza e l’immagine del corpo suggeriscono forza e potere. C iò può
aiutare a spiegare anche l’esca del bodybuilding per i teenagers che hanno paura di non possedere i requisiti della
mascolinità egemonica. Dalla prima infanzia, ogni maschio ha grandi dubbi circa le sue credenze mascoline. La
conferma della mascolinità può essere trovata in prove di virilità come guerre, combattimenti o altre forme di
competizione. Sicuramente non si può prescindere dal considerare che un corpo muscoloso riflette, quindi,
convinzioni radicate nella nostra cultura e sottolinea le influenze ed i valori della società contemporanea che possono
avere un impatto determinante sulle manifestazioni sintomatiche della dismorfia muscolare. Non è un caso, infatti
che tale patologia abbia avuto un’incidenza prevalente negli uomini a partire dagli anni Novanta; quando c’è stato un
crescente interesse per il corpo maschile, tipico di quegli anni. Pubblicità, giornali, televisioni diffondono a getto
continuo figure di corpi giovani, belli, palestrati, ipergonfiati, al centro di un’osservazione particolareggiata che
spinge a parlarne spesso, a rimodellarli, ricostruirli, esibirli. Lo spettacolo offerto dai media dell’immagine, crea
spesso aspirazioni eccessive, non realizzabili nel mondo reale. Non si può non tener conto di questi fattori per
comprendere lo sviluppo della dismorfia muscolare, ma riteniamo che la dimensione socio – culturale possa dare la
forma alla patologia e non certo costituirne la causa. La ricerca infaticabile, quanto vana, per raggiungere un corpo
ipermesomorfico da parte di questi individui che trascorrono la maggior parte del loro tempo a potenziarsi in
palestra, impegnati in esercizi faticosi, attenendosi ad una dieta maniacale ed ingerendo pericolose sostanze, finisce
col diventare un vero e proprio progetto identitario. Lo spropositato volume muscolare raggiunto dai soggetti con
dismorfia muscolare è lungi dal rappresentare un modello di armonia, di bellezza, di un ambito ideale estetico.
Attraverso i muscoli questi individui pongono una distanza con l’esterno; il proprio corpo ipergonfiato simbolicamente
rappresenta una corazza che sembrerebbe celare una vera e propria patologia, caratterizzata dal perseguimento di
un’ipertrofia muscolare a tutti i costi, che assume le caratteristiche di una vuota conquista. Gonfiano i loro fisici,
eseguendo con grande concentrazione i loro esercizi, affinché il muscolo “straripi” da sotto la pelle, ignari di mostrare
il simbolo della loro debolezza psicologica, legata ad una profonda insicurezza dell’identità di genere. I muscoli, infatti
rappresenterebbero per loro un mezzo di compensazione per un senso di inadeguatezza circa la propria mascolinità.
Pope (2000) sottolinea che più di una distorsione relativa all’immagine dei loro corpi, nei soggetti con dismorfia
muscolare, vi è una distorta immagine di se stessi come uomini. L’insoddisfazione nei confronti di se stessi, viene
trasferita sul corpo, come debole maschera che cela un vuoto incolmabile. Il controllo ossessivo e la disciplina
meticolosa degli individui con dismorfia muscolare è analogo a quello di donne anoressiche. In entrambi i casi il
corpo è al centro di un’attenzione continua, non in quanto mezzo per raggiungere un obiettivo, ma come obiettivo in
sé. Il peculiare rapporto che le anoressiche hanno con il cibo e con il proprio corpo, così come l’impegno costante dei
culturisti con dismorfia muscolare nel modellare e gonfiare ogni muscolo, si possono considerare come un modo per
esercitare la propria autonomia, la propria volontà individuale. C ome i soggetti con anoressia nervosa, così gli
individui con dismorfia muscolare vivono un senso di inadeguatezza che li induce ad evitare contatti sociali, a fallire
frequentemente nelle relazioni interpersonali. Entrambi dispongono di un’autostima, estremamente fragile. Uno degli
aspetti più volte sottolineato è la marcata correlazione esistente, per i soggetti affetti da dismorfia muscolare, tra
taglia muscolare e autostima. Sembra che quest’ultima dipenda in modo esclusivo da quanto grossi i soggetti
sentono di essere. Questo fenomeno spiegherebbe l’esigenza dei soggetti di richiedere costantemente rassicurazioni
dagli altri, concernenti lo sviluppo ulteriore della loro muscolatura. A.M. Klein (1993) scriveva: “più insignificante si
sente all’interno, più il culturista si sforza di apparire all’esterno”, più i muscoli si gonfiano e si evidenziano,
maggiormente è soddisfatto di sé. Per compensare queste profonde insicurezze gli individui con dismorfia muscolare
intensificano il loro programma di sollevamento pesi, così da assumere un aspetto tanto imponente, quanto
intimidatorio, in una sorta di circolo vizioso. Allo stesso modo le donne anoressiche si lasciano morire di fame per
divenire “minacciosamente” magre, mai abbastanza per loro stesse. Sebbene l’obiettivo degli individui con dismorfia
muscolare sia quello di avere un corpo “potente”, simbolo della mascolinità, e quello delle anoressiche sia, al
contrario quello di diventare filiformi, ciò che accomuna i due gruppi è il concentrarsi ed il costruire il proprio corpo
come una materializzazione della propria volontà individuale. I risultati che si ottengono sul proprio fisico, muscoloso
oppure magrissimo, sono un modo per compensare la fragilità del proprio senso identitario.
:: letture ::
- Blovin A., & Goldfield G., Body image and steroid use in male body builders, in “International Journal of Eating
Disorders”, 18, 1995.
- C ella S., Buonaiuto M., Miraglies R., C otrufo P., La reverse anorexia: uno studio descrittivo su 50 bodybuilders XIX
congresso AIP sezione di psicologia clinica, C agliari, 2005.
- Hausmann A., De C ol C ., Kreutner B., Kinzl J., Biebl W., Body image and psychopathology in male bodybuilders in
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- Klein A.M., Little Big Men. Albany, NY, State University of New York Press, 1993.
- Lantz C ., Rhea D., & C ornelius A.E., Muscle Dysmorphia in Elite – Level Power lifters and Bodybuilders: A Test of
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abuse, in Sodock BJ, Sodockva (eds), Comprehensive Textbook of Psychiatry, ed 7. Baltimore, Lippincott Williams &
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- Pope HG Jr., Olivardia R., & Phillips K., The Adonis Complex: The Secret Crisis of Male Body Obsession, New York,
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- Whithson D., Sport in the social construction of masculinity, 1990.
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