MINUTI SCIENTIFICA 197 :Layout 1 18/04/11 16:32 Pagina 29 Morte improvvisa da cause cardiache e cardiovertitori-defibrillatori impiantabili MINTU P. TURAKHIA, MD, MAS, Veterans Affairs Palo Alto Health Care System, Palo Alto, California, and Stanford University School of Medicine, Stanford, California USA La morte improvvisa da cause cardiache rappresenta un importante problema di salute pubblica, che negli Stati Uniti interessa, ogni anno, circa 500.000 pazienti. È dimostrato che nelle popolazioni ad alto rischio l’impianto di un cardiovertitore - defibrillatore (implantable cardioverter-defibrillator, ICD) è in grado di porre termine ad aritmie ventricolari maligne, ed ottiene un miglioramento dei tassi di sopravvivenza. Anche se la morte improvvisa da cause cardiache rappresenta un’entità patologica eterogenea, la presenza di una frazione di eiezione pari o inferiore al 35% costituisce il singolo fattore più utile per stratificare il rischio ed individuare i pazienti in cui procedere all’impianto di un ICD; studi randomizzati hanno dimostrato che nei pazienti con frazione di eiezione ridotta l’intervento ottiene effetti benefici in termini di tassi di mortalità. Nei pazienti cardiopatici, pertanto, la determinazione della frazione di eiezione rimane la valutazione più importante per identificare i pazienti a rischio di morte improvvisa da cause cardiache che trarrebbero beneficio dall’impianto di un ICD. Per assicurare al paziente un’assistenza ottimale è indispensabile che il medico sia a conoscenza del tipo di ICD da utilizzare, dell’indicazione specifica all’impianto, dell’eziologia della cardiopatia, della situazione cardiovascolare complessiva del paziente. Nei casi in cui il dispositivo ICD viene impiantato a scopo di prevenzione secondaria il medico deve analizzare le circostanze che hanno condotto all’”evento indice”. L’analisi delle scariche elettriche somministrate dal dispositivo si deve associare ad un’attenta valutazione delle condizioni cardiovascolari del paziente. Il consulto di uno specialista, e l’analisi dei dati ottenuti con l’interrogazione della memoria del dispositivo ICD dovrebbero consentire di definire l’adeguatezza o meno delle scariche somministrate. (Am Fam Physician. 2010; 82 (11): 1357-1366. Copyright© 2010 American Academy of Family Physicians). L a morte improvvisa da cause cardiache è causata da un’improvvisa interruzione della funzione cardiaca attribuibile ad un arresto cardiaco.1 La sequenza di eventi elettrici più frequentemente responsabile dell’episodio è una tachicardia ventricolare che degenera in una fibrillazione ventricolare.2-4 Nei pazienti più anziani e nei pazienti con scompenso cardiaco avanzato l’evento cardiaco primario può essere costituito da bradiaritmie o da una dissociazione elettromeccanica.5,6 La morte improvvisa da cause cardiache può anche costituire la “via finale comune” di condizioni patologiche originariamente non cardiache, come embolie polmonari. Epidemiologia Negli Stati Uniti la morte improvvisa da cause cardiache interessa ogni anno 500.000 pazienti, ed è responsabile di un numero più elevato di decessi rispetto alla somma delle morti attribuibili a ictus, carcinomi del polmone e carcinomi della mammella.7,8 A livello mondiale la morte improvvisa da cause cardiache è responsabile del 50% dei decessi attribuibili a patologie cardiache.2 La morte improvvisa da cause cardiache è la più comune, ed a volte la prima manifestazione clinica di una coronaropatia; nel 60% dei casi l’evento si manifesta al di fuori dell’ospedale. 9 Una coronaropatia è presente nei 2/3 dei pazienti.10 L’”evento indice” arresto cardiaco ha solitamente un esito fatale; solo il 10-15% delle morti improvvise da cause cardiache avviene dopo eventi aritmici ricorrenti.11 Gli uomini presentano un rischio adattato all’età del 50% più elevato rispetto alle donne; il 75% degli episodi riguarda in effetti pazienti di sesso maschile.2 I principali fattori di rischio per la morte improvvisa da cause cardiache sono elencati in Tabella 1. Tali fattori comprendono una ridotta frazione di eiezione, un infarto miocardico acuto o una storia di infarto miocardico, una storia di aritmie ventricolari, la presenza di scompenso cardiaco congestizio.4,12 Benché questi fattori di rischio ben noti aumentino in maniera significativa il rischio relativo di morte improvvisa da cause cardiache, negli Stati Uniti la maggior parte degli episodi si manifesta in pazienti senza cardiopatia nota, oppure in pazienti che presentano solamente un elevato profilo di rischio coronarico.4,12,14 Altre importanti cause di morte improvvisa da cause cardiache comprendono le cardiopatie organiche o di tipo elettrico.1,12 29 - aprile 2011 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 197 :Layout 1 18/04/11 16:32 Pagina 31 Cardiovertitori – defibrillatori impiantabili L’obiettivo dell’utilizzazione dei dispositivi denominati cardiovertitori – defibrillatori impiantabili (implantable cardioverter-defibrillator, ICD) è di individuare e trattare aritmie di gravità tale da mettere in pericolo la sopravvivenza dei pazienti. Lo strumento è composto da un generatore di impulsi e da uno o più elettrodi di stimolazione, in maniera analoga ad un pacemaker, ma con alcune differenze degne di nota. Rispetto ad un pacemaker, infatti, il generatore ha dimensioni maggiori, in quanto comprende una batteria con elevata capacità, un condensatore ad alto voltaggio ed un microprocessore più complesso. Il dispositivo comprende un elettrodo che viene posizionato a livello dell’apice del ventricolo destro, consiste di un elettrodo con funzione di pacing e da una o due shock coils per la defibrillazione che vengono posizionate nel ventricolo destro ed a livello della vena cava superiore. I dispositivi ICD biventricolari, utilizzati per la terapia di resincronizzazione cardiaca, possiedono un elettrodo addizionale che viene posizionato in una branca del seno coronarico, attraverso l’atrio destro, per il pacing del ventricolo sinistro. Per distinguere i diversi sistemi può essere utile l’esame di una radiografia del torace (Figura 1). Anche se i dispositivi ICD possiedono capacità di pacing praticamente identiche rispetto a quelle dei pacemaker tradizionali, lo strumento è in genere programmato in modo tale da ridurre al minimo il pacing ventricolare. I defibrillatori utilizzati per la terapia di resincronizzazione cardiaca, d’altro canto, eseguono in continuo il pacing dei ventricoli destro e sinistro in modo da prevenire la desincronizzazione ventricolare, derivante da un ritardo della conduzione intraventricolare o da un blocco di branca. I moderni sistemi di defibrillazione vengono inseriti attraverso un accesso transvenoso, ottenuto eseguendo un’incisione al di sotto della clavicola e medialmente al solco delto-pettorale (in maniera simile a quanto avviene per l’inserimento di un pacemaker). In occasione dell’impianto vengono condotti dei test per definire la soglia di defibrillazione, per controllare l’integrità del sistema ed assicurare un’efficace defibrillazione interna. Operatori esperti possono eseguire questi controlli in 1-2 ore. Le complicanze più frequenti sono costituite da ematomi (1,1% degli impianti), spostamento degli elettrodi (1%) e pneumotorace (0,5); il tasso cumulativo di complicanze gravi è dell’1,5%.14 La procedura può essere condotta da uno specialista in elettrofisiologia cardiaca, da un cardiologo o da un cardiochirurgo. Quando viene condotto da uno specialista in elettrofisiologia cardiaca l’impianto risulta associato ad un rischio più basso di complicanze.14 Tabella 1. Principali fattori di rischio per la morte improvvisa da cause cardiache Più frequenti Coronaropatie Infarto miocardico acuto Precedente infarto miocardico Coronaropatia o fattori di rischio di coronaropatia Scompenso cardiaco Diminuzione della frazione di eiezione da cardiomiopatia ischemica o non ischemica (dilatativa) Aritmie Precedenti aritmie ventricolari prolungate o non prolungate Meno frequenti Cardiopatie organiche Cardiomiopatia ipertrofica Displasia/cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro Grave ipertrofia ventricolare sinistra Cardiopatie congenite Anomalie del circolo coronarico Miocarditi Cardiopatie “elettriche” Sindrome del QT lungo Sindrome di Brugada Tachicardia ventricolare polimorfa catecolaminergica Patologie elettriche primarie (fibrillazione ventricolare idiopatica) Sindrome da pre-eccitazione Traumi toracici (commotio cordis) Blocco cardiaco completo Allungamento dell’intervallo QT da farmaci e tachicardia ventricolare polimorfa (torsades de pointes) Nota: i fattori di rischio sono elencati secondo la loro rilevanza clinica Il dispositivo ICD esegue in continuo il monitoraggio della frequenza cardiaca intrinseca del paziente, con l’obiettivo di individuare eventuali tachicardie. Quando vengono soddisfatti i criteri diagnostici per una tachicardia ventricolare o per una fibrillazione ventricolare (solitamente in base alla frequenza ventricolare), il sistema può porre termine all’aritmia ventricolare mediante il cosiddetto overdrive pacing, una cardioversione o una defibrillazione. Il sistema può essere programmato in modo tale da somministrare scariche elettriche diverse in base alla frequenza ventricolare (Tabella 2). Si ritiene che i dispositivi ICD siano in grado di porre termine al 97% delle aritmie ventricolari.15 I dispositivi più moderni sono in grado di memorizzare i tracciati elettrocardiografici intracardiaci 31 - aprile 2011 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 197 :Layout 1 18/04/11 16:32 Pagina 32 Figura 1. Radiografie del torace in proiezione frontale che mostrano diversi sistemi di defibrillazione. A) Cardiovertitore – defibrillatore impiantabile (implantable cardioverter-defibrillator, ICD) sinistro, con shock coils prossimali e distali (indicate dalle frecce). B) Pacemaker “a due camere” posizionato a destra, con elettrodi nell’atrio e nel ventricolo destri. Gli elettrodi possiedono la stessa densità radiologica, dal generatore della scarica alla punta dell’elettrodo. C) ICD biventricolare, o defibrillatore per terapia di re-sincronizzazione cardiaca. Un elettrodo, che appare nell’immagine al di sopra della silhouette del ventricolo sinistro, viene inserito nell’atrio destro, passando attraverso l’ostium del seno coronarico, e viene posizionata in una branca del seno venoso coronarico sulla superficie epicardica del ventricolo sinistro (frecce). L’immagine evidenzia anche l’elettrodo di pacing dell’atrio destro e l’elettrodo ICD del ventricolo sinistro. Diversamente dagli elettrodi dei pacemaker, gli elettrodi dei defibrillatori presentano una o due shock coils poste attorno all’elettrodo del ventricolo destro, che appaiono come bande discrete radio-opache sull’elettrodo. Il generatore del defibrillatore è di dimensioni maggiori rispetto al generatore del pacemaker. delle aritmie individuate; i tracciati possono essere poi scaricati mediante interrogazione diretta dello strumento, oppure in modalità remota per via telefonica. Prevenzione secondaria Il primo studio randomizzato sui dispositivi ICD è stato pubblicato 17 anni dopo il primo impianto di un dispositivo del genere.16 Tre studi di prevenzione secondaria hanno dimostrato che in pazienti con morte improvvisa da cause cardiache “abortita”, o con tachicardia ventricolare o fibrillazione ventricolare documentate, l’impianto di un ICD riduce i tassi di mortalità rispetto a quanto descritto in pazienti sottoposti a terapia antiaritmica farmacologica.17-19 Pertanto, i pazienti con episodi recenti o remoti di tachicardia ventricolare o di fibrillazione ventricolare, oppure i pazienti sopravvissuti ad un evento di morte improvvisa 32 - aprile 2011 - Minuti da cause cardiache, vanno prontamente sottoposti ad una stratificazione del rischio.1,20 Alcune forme di tachicardia ventricolare o di aritmie che possono innescare una tachicardia ventricolare possono essere trattate mediante ablazione con catetere; in assenza di una cardiopatia organica, pertanto, un’ablazione con catetere condotta con successo può rendere non necessario l’impianto di un dispositivo ICD.20 Prevenzione primaria Nei pazienti che vanno incontro ad un episodio di morte improvvisa da cause cardiache l’evento aritmico “indice” ha solitamente un esito fatale; l’identificazione dei pazienti ad alto rischio assume pertanto un’importanza critica. Quasi tutti gli esami disponibili, così come l’analisi delle caratteristiche cliniche, mancano peraltro di adeguate sensibilità, specificità e riproducibilità nell’identificazione dei pazienti più MINUTI SCIENTIFICA 197 :Layout 1 18/04/11 16:32 Pagina 33 Tabella 2. Esempi di programmazione di dispositivi ICD per la diagnosi e la terapia Zona di individuazione Finestra della zona Battiti necessari Terapia 1 (iniziale) Terapia 2 Terapie da 3 a 6 (battiti del ventri- per la somministra(se la terapia 1 fallisce) (se la terapia 2 colo al minuto) zione della scarica fallisce) Zona 1 (tachicardia 150-170 ventricolare lenta) 16 consecutivi Semplice monito- raggio * Zona 2 (tachicardia 171-188 ventricolare rapida) 16 consecutivi Pacing antitachicardia Zona 3 (fibrillazio- >188 ne ventricolare) 18 di 24 Defibrillazione, 41 Defibrillazione, 41 joules joules * - Scarica elettrica di bas- Defibrillazione, sa energia (5 joules) 41 joules x 4 Defibrillazione, 41 joules x 4 Registrazione degli eventi e memorizzazione del tracciato ECG ma senza somministrazione di alcuna terapia vulnerabili; risulta pertanto difficile definire dei criteri precisi per la selezione dei pazienti da sottoporre all’impianto di un dispositivo ICD a scopo di prevenzione primaria. Diversi studi hanno dimostrato che in pazienti con cardiomiopatia dilatativa ischemica o non-ischemica il riscontro di una diminuzione della frazione di eiezione ventricolare sinistra rappresenta un fattore predittivo per la morte improvvisa da cause cardiache.16 Cinque studi randomizzati hanno successivamente valutato l’impianto di ICD, a scopo di prevenzione primaria, in pazienti con frazione di eiezione ridotta (inferiore al 30-40%) e fattori di rischio associati, comprendenti precedenti infarti miocardici, tachicardie ventricolari non prolungate, scompenso cardiaco sintomatico, tachicardie ventricolari inducibili nel corso di esami elettrofisiologici invasivi.21-25 In uno studio di notevole importanza, denominato Multicenter Automated Defibrillator Implantation Trial (MADIT-II), 1.323 pazienti con precedente infarto miocardico e con frazione di eiezione inferiore o pari al 30% sono stati trattati con l’impianto di un ICD o con una terapia farmacologica. 23 Lo studio è stato interrotto dopo 20 mesi in quanto i pazienti trattati con ICD presentavano una diminuzione del 6% della mortalità assoluta e del 31% della mortalità relativa. Nello studio Sudden Cardiac Death in Heart Failure Trial (SCD-HeFT), 2.500 pazienti con scompenso cardiaco stabile di classe II o III secondo la classificazione della New York Heart Association (NYHA), e con frazione di eiezione inferiore o uguale al 35%, sono stati trattati con l’impianto di ICD, con amiodarone o con placebo.24 Dopo 4 anni di trattamento i pazienti sottoposti all’impianto di ICD hanno presentato una diminuzione del 23% della mortalità assoluta e del 23% della mortalità relativa; tra i pazienti trattati con amiodarone ed i pazienti trattati con pla- cebo non sono state invece descritte modificazioni significative di queste variabili. Tra i pazienti con cardiomiopatia ischemica o non-ischemica i benefici ottenibili con l’impianto di ICD sono risultati simili. Sulla base di questi e di altri dati società scientifiche come lo American College of Cardiology, la American Heart Association e la Heart Rhytm Society hanno pubblicato delle linee-guida comuni, che consigliano l’impianto di un dispositivo ICD, a scopo di prevenzione primaria, in pazienti con frazione di eiezione inferiore al 30% o al 35%, in base all’eziologia ed alla gravità dello scompenso cardiaco. Queste linee-guida sono riassunte in Tabella 3.20 Nei pazienti cardiopatici, pertanto, la misurazione della frazione di eiezione rimane la tappa più importante per l’identificazione dei pazienti a rischio di morte improvvisa da cause cardiache che trarrebbero beneficio dall’impianto di un dispositivo ICD. Anche se gli studi menzionati qui sopra hanno dimostrato benefici precoci e mantenuti nel tempo derivanti dall’impianto di un ICD in pazienti con diminuzione della frazione di eiezione, in termini assoluti le riduzioni del rischio sono risultate variabili e, in alcuni casi, solo modeste.26-29 Negli Stati Uniti i servizi di Medicare e Medicaid rimborsano l’impianto di ICD, condotto a scopo di prevenzione primaria, in presenza di specifiche indicazioni previste nelle lineeguida; 30 i costi economici associati all’impianto di questo tipo di dispositivi sono tuttavia significativi (negli Stati Uniti tra 30.000 e 50.000 dollari), anche senza contare i costi relativi al follow-up ed all’eventuale sostituzione dei dispositivi. L’impianto di un ICD risulta associato ad un rapporto costi-benefici positivo quando la sopravvivenza del paziente, dopo l’impianto, risulta almeno pari a 7 anni.31 I dati di registri evidenziano tuttavia che, sempre negli Stati 33 - aprile 2011 - Minuti 'HSRVLWDWRSUHVVR$,)$LQGDWD /2', MINUTI SCIENTIFICA 197 :Layout 1 18/04/11 16:33 Pagina 35 Tabella 3. Indicazioni di ACC, AHA e HRS per l’impianto di dispositivi ICD Indicazione Classe della Livello di indicazione* evidenza§ Precedenti tachicardia ventricolare, fibrillazione ventricolare o sincope Arresto cardiaco da fibrillazione ventricolare o tachicardia ventricolare prolungata emodinamicamente instabile, in assenza di una causa reversibile Sincope da causa imprecisata con: Tachicardia ventricolare prolungata o fibrillazione ventricolare indotte durante uno studio elettrofisiologico invasivo Significativa disfunzione del ventricolo sinistro e cardiomiopatia dilatativa non-ischemica Cardiopatia organica avanzata con risultati negativi alle valutazioni diagnostiche invasive e noninvasive Tachicardia ventricolare prolungata con funzione ventricolare normale o quasi-normale Tachicardia ventricolare non prolungata da precedente infarto miocardico, frazione di eiezione inferiore o uguale al 40%, fibrillazione ventricolare o tachicardia ventricolare prolungata inducibili durante esame elettrofisiologico Diminuzione della frazione di eiezione Frazione di eiezione inferiore o uguale al 35% dovuta a: Infarto miocardico precedente (cardiomiopatia ischemica) con scompenso cardiaco di classe II o III secondo la classificazione NYHA Cardiomiopatia dilatativa non-ischemica con scompenso cardiaco di classe II o III secondo la classificazione NYHA Cardiomiopatia dilatativa non-ischemica con scompenso cardiaco di classe I secondo la classificazione NYHA Frazione di eiezione inferiore o uguale al 30% da infarto miocardico precedente, con scompenso cardiaco di classe I secondo la classificazione NYHA I A I B IIa IIb C C IIa I C B I A I B IIb C I A Nota: la forza delle indicazioni ed i livelli di evidenza riportati in questa tabella sono quelli riportati nelle linee-guida di ACC, AHA e HRS, e sono diversi da quelli della scala SORT di AFP. * Classe delle indicazioni: I = benefici >>> rischi, la procedura va eseguita; IIa = benefici >> rischi, è ragionevole eseguire la procedura; IIb = benefici >= rischi, la procedura può essere presa in considerazione; III rischi >= benefici, la procedura non va eseguita. § Livello di evidenza (stima della certezza [precisione] dell’effetto terapeutico): A = valutazione di più popolazioni, studi randomizzati multipli o meta-analisi; B = valutazioni di popolazioni limitate, studio randomizzato singolo o studi non-randomizzati; C = valutazione di popolazioni molto limitate, opinione di esperti, casi clinici, procedura standard. ACC, American College of Cardiology; AHA, American Heart Association; HRS, Heart Rhythm Society; NYHA, New York Heart Association. Informazioni tratte dalla referenza bibiografica 20 Uniti, molti pazienti che ricevono un ICD sono più anziani e presentano un maggior numero di patologie associate rispetto ai pazienti che vengono tipicamente ammessi agli studi clinici randomizzati.20 Gli effetti benefici dell’intervento sono più bassi, oltre che nei pazienti più anziani,33,34 anche nei pazienti con patologie renali croniche. 32 L’impianto di ICD non è in genere consigliato nei pazienti che non presentano una ragionevole aspettativa di vita (superiore ad un anno) in condizioni funzionali accettabili.20 Sono attualmente in corso studi che hanno l’obiettivo di migliorare la specificità della previsione del rischio;35,36 sono stati inoltre proposti nuovi metodi bayesiani volti a caratterizzare la forza delle evidenze delle li- nee-guida, basate sul rischio pre-test.37 In ogni caso, una diminuzione della frazione di eiezione rimane il singolo fattore che risulta maggiormente predittivo del rischio di morte improvvisa da cause cardiache. Una review sistematica riguardante 12 studi clinici randomizzati e 76 studi di tipo osservazionale, comprendenti più di 100.000 pazienti, ha dimostrato l’efficacia dell’impianto di ICD in pazienti adulti con frazione di eiezione ridotta; secondo tale review, inoltre, gli effetti benefici riguarderebbero anche popolazioni di pazienti solitamente non comprese negli studi clinici. 38 Queste osservazioni sono state poi convalidate da uno studio di valutazione tecnologica, condotto dalla Agency for Healthcare Research 35 - aprile 2011 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 197 :Layout 1 18/04/11 16:33 Pagina 37 Tabella 4. Cinque elementi di importanza chiave nella storia clinica dei pazienti portatori di un dispositivo ICD Elemento anamnestico Basi razionali Funzione sistolica o fra- I pazienti con una frazione di eiezione del 30-35% o inferiore presentano un rischio elevato di zione di eiezione del tachicardia ventricolare, fibrillazione ventricolare, morte improvvisa da cause cardiache; nei paventricolo sinistro zienti con disfunzione sistolica occorre valutare l’adeguatezza della terapia medica dello scompenso cardiaco congestizio Patologia cardiaca sottostante La presenza di una coronaropatia o di un precedente infarto miocardico suggerisce una cardiomiopatia ischemica; una disfunzione sistolica in assenza di coronaropatia suggerisce una cardiomiopatia non-ischemica Cardiomiopatia ipertrofica, cardiopatie congenite e sindromi aritmiche ereditarie sono meno frequentemente indicate per l’impianto di un ICD. Le tachicardie ventricolari prolungate monomorfe sono più frequenti nella cardiomiopatia ischemica; occorre valutare l’adeguatezza del trattamento medico per la prevenzione secondaria degli eventi aterotrombotici Indicazioni per l’im- L’impianto di ICD come prevenzione secondaria va condotto in base ad una storia di tachicardia pianto di ICD (pre- ventricolare, fibrillazione ventricolare, morte improvvisa da cause cardiache, rischio aumentato venzione primaria / di recidive; impianto a scopo di prevenzione primaria in presenza di un profilo ad alto rischio profilassi vs. preven- (questi pazienti sono esposti ad un rischio più elevato di ricevere scariche elettriche non apzione secondaria) propriate) Ritmo cardiaco sottostante Nei pazienti che dipendono dall’azione pacemaker la batteria del dispositivo ICD può scaricarsi più rapidamente; questi pazienti necessitano di un trattamento peri-operatorio più attento Azienda produttrice del La conoscenza dell’azienda produttrice del dispositivo facilita un’efficace comunicazione con il dispositivo ICD cardiologo e con lo specialista in elettrofisiologia cardiaca, nonché una rapida valutazione clinica e la risoluzione di eventuali problemi; negli Stati Uniti le più comuni aziende produttrici sono Biotronik, Boston Scientific, Medtronic, St. Jude Medical and Quality utilizzando criteri di selezione e metodi simili.39 Pertanto, in pazienti con una storia di infarto miocardico, coronaropatie, cardiomiopatia o scompenso cardiaco occorre in primo luogo determinare la frazione di eiezione;40 l’esame deve essere poi seguito da una valutazione più approfondita che deve coinvolgere il paziente, il medico di base, il cardiologo o uno specialista in elettrofisiologia cardiaca. Altri fattori di rischio (come tachicardie ventricolari non prolungate, sincopi da causa imprecisata, cardiopatie organiche, scompenso cardiaco da cardiopatie congenite, sindromi aritmiche) sono associati ad un rischio sostanziale di morte improvvisa da cause cardiache. In questi casi è consigliabile il consulto di uno specialista in elettrofisiologia cardiaca o di un cardiologo.1,20,41 La valutazione dei pazienti con ICD In conseguenza dell’aumentata prevalenza dell’impianto di dispositivi ICD, i medici di base o i medici che lavorano reparti di emergenza hanno sempre più frequentemente a che fare con questi pazienti. In occasione della raccolta anamnestica il medico deve chiarire 5 aspetti di importanza fondamentale (Ta- bella 4). Nei casi in cui il dispositivo è stato impiantato a scopo di prevenzione primaria occorre definire la condizione patologica “primaria” (es. una cardiomiopatia ischemica o non-ischemica). Se invece il dispositivo ICD è stato impiantato a scopo di prevenzione secondaria il medico deve indagare sulle circostanze associate al cosiddetto ’”evento indice”. La dipendenza da un pacemaker può essere stabilita confermando una storia di blocco atrio-ventricolare completo, grave bradicardia sinusale, ablazione mediante catetere del nodo atrioventricolare, oppure in base ad indicazioni ottenute con l’interrogazione della memoria del dispositivo ICD, che dimostrino l’assenza di un normale ritmo cardiaco sottostante. Le aziende produttrici dei sistemi ICD devono essere consultabili in caso di urgente necessità. La maggior parte dei pazienti è a conoscenza del nome dell’azienda, e porta con sé una tessera che consente di identificare il modello del dispositivo. Ai nuovi pazienti vanno chieste informazioni sulla data e sui risultati dell’ultimo controllo condotto sul dispositivo; interrogazioni di follow-up dei dati memorizzati vanno programmate ad intervalli di 3 o 6 mesi. Il medico deve inoltre indagare circa la storia di scariche elettriche 37 - aprile 2011 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 197 :Layout 1 18/04/11 16:33 Pagina 39 somministrate da ICD, nonché sulla presenza di palpitazioni, aggravamenti dei sintomi di scompenso cardiaco, sincopi. La durata media della batteria dei dispositivi ICD è tipicamente di 5-7 anni, ma sono possibili significative variazioni. Valutazione delle scariche elettriche somministrate da ICD Quando un dispositivo ICD somministra una scarica elettrica il paziente può rivolgersi al proprio medico di base oppure ad un reparto di emergenza. Quando ricevono le scariche i pazienti sono in genere coscienti, per cui sono in grado di ricordare l’evento ed il numero di scariche, che possono causare un intenso dolore (simile ad un colpo ricevuto a livello del torace), seguito da dolore alla palpazione della gabbia toracica. Nei casi in cui il dispositivo somministra una sola scarica il medico deve ricercare eventuali modificazioni della situazione clinica del paziente. Occorre pertanto indagare su eventi come dolore toracico, progressione dei sintomi di scompenso, eventuali patologie associate, mancata osservanza della terapia farmacologica. La valutazione clinica va focalizzata sull’ischemia cardiaca e sullo scompenso. La Tabella 5 riporta un elenco delle possibili cause responsabili della somministrazione di una scarica elettrica da parte di un dispositivo ICD. Il consulto con un cardiologo o con uno specialista in elettrofisiologia cardiaca e l’interrogazione della memoria del dispositivo ICD possono consentire di determinare l’appropriatezza o meno della scarica elettrica. La scarica viene definita “appropriata” quando la tachiaritmia viene correttamente diagnosticata come una tachicardia ventricolare o una fibrillazione ventricolare, e viene interrotta dalla scarica. La scarica viene invece considerata “inappropriata” quando viene somministrata per qualsiasi altra causa. Scariche inappropriate sono possibili in quanto i dispositivi ICD individuano le tachiaritmie primariamente in base alla frequenza ventricolare, che è aspecifica per la tachicardia ventricolare o la fibrillazione ventricolare. La causa più frequente di scariche inappropriate è costituita dalle tachicardie sopraventricolari, come ad esempio una fibrillazione atriale con frequenza ventricolare elevata; in casi del genere la frequenza ventricolare può rientrare nel range della tachicardia o della fibrillazione ventricolari, e determinare la somministrazione inappropriata della scarica. Con lo sviluppo di algoritmi di discriminazione tra le aritmie più sofisticati, la frequenza delle scariche inappropriate per tachicardie sopraventricolari è diminuita; tali episodi continuano tuttavia ad interessare il 15% dei pazienti.42-44 Il medico deve inoltre escludere le cause di Tabella 5. Cause responsabili della somministrazione di scariche elettriche da parte di dispositivi ICD Scariche elettriche somministrate in maniera appropriata Tachicardia ventricolare monomorfa Fibrillazione ventricolare Tachicardia ventricolare polimorfa (torsades des pointes) Scariche elettriche somministrate in maniera inappropriata Tachicardie sopraventricolari che soddisfano i criteri di frequenza ventricolare Fibrillazione atriale Flutter atriale o tachicardia atriale Tachicardia da rientro a livello del nodo atrioventricolare Tachicardia da rientro atrioventricolare Tachicardia giunzionale Tachicardia sinusale Complessi ventricolari prematuri multipli Eccessiva sensibilità del dispositivo in assenza di difetti di funzionamento Eccessiva sensibilità nei confronti delle onde T o “doppia conta” delle onde ventricolari Eccessiva sensibilità nei confronti dei miopotenziali diaframmatici Interferenza elettromagnetica esterna Eccessiva sensibilità del dispositivo da difetti di funzionamento Rottura degli elettrodi Rottura dell’isolamento degli elettrodi Eccessivo “rumore” elettrico da spostamento dell’elettrodo scariche inappropriate attribuibili ad un’errata programmazione o ad un’alterata integrità del dispositivo. Diversamente da quanto avviene per le scariche singole, la somministrazione di scariche multiple richiede una valutazione più tempestiva ed urgente.1,20 I pazienti vanno infatti prontamente sottoposti a triage in un reparto di emergenza, ed è necessario un monitoraggio elettrocardiografico. Il paziente può presentare un’aritmia ancora in corso (che non si riesce ad interrompere) oppure aritmie ventricolari incessanti o recidivanti (“tempesta elettrica”). Il danneggiamento di un elettrodo può generare un “rumore elettrico” nel sistema, che viene erroneamente interpretato e trattato come una fibrillazione ventricolare.45 Gli elettrodi più vecchi sono maggiormente esposti al rischio di malfunzionamento; tassi elevati di malfunzionamento/rotture hanno recentemente determinato il ritiro dal mercato di un diffuso dispositivo ICD.46-48 39 - aprile 2011 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 197 :Layout 1 18/04/11 16:33 Pagina 41 Sistema SORT (Strength of Recommendation Taxonomy, Tassonomia della forza delle evidenze): Indicazioni per la pratica clinica Indicazione clinica Stratificazione del rischio Nei pazienti con coronaropatia, precedente infarto miocardico, o scompenso cardiaco, occorre determinare la frazione di eiezione del ventricolo sinistro, mediante ecocardiografia o ventricolografia con radionuclidi; l’obiettivo è di determinare il rischio di morte improvvisa da cause cardiache. La determinazione della frazione di eiezione del ventricolo sinistro può essere ripetuta con frequenza annuale I pazienti con frazione di eiezione del ventricolo sinistro inferiore a 35%, tachicardia ventricolare non-prolungata, tachicardia ventricolare prolungata, sincope da causa imprecisata, alterazioni ereditarie dei canali ionici, sindromi ereditarie da scompenso cardiaco o cardiopatie organiche andrebbero valutati da un cardiologo o da uno specialista in elettrofisiologia cardiaca, allo scopo di stratificare il rischio di tachicardia ventricolare/fibrillazione ventricolare e morte improvvisa da cause cardiache Livello di Referenze evidenza bibliografiche A 1,20,40 A 1,20,41 Pazienti portatori di dispositivi ICD Il medico di base deve indagare circa la presenza di un dispositivo ICD. Il medico deve inoltre C 50 documentare il tipo di dispositivo (pacemaker, defibrillatore, terapia di resicronizzazione cardiaca associata o meno a defibrillatore) e l’indicazione per il suo impianto (prevenzione primaria per morte cardiaca improvvisa da cause cardiache, tachicardia ventricolare, cardiomiopatia ipertrofica) Un cardiologo o uno specialista in elettrofisiologia cardiaca deve condurre valutazioni di follow-up C 1,20 ogni 3-12 mesi, che devono comprendere l’interrogazione del dispositivo ICD Nei pazienti che riferiscono una scarica elettrica da parte di un dispositivo ICD occorre documenC 1,20 tare eventuali modificazioni della situazione clinica, con il consulto di un cardiologo o di uno specialista in elettrofisiologia cardiaca e l’interrogazione del dispositivo. La somministrazione di scariche elettriche ripetute impone una valutazione ed un consulto urgenti Impianto di ICD a scopo di prevenzione primaria L’impianto di ICD è indicato in pazienti con cardiomiopatia ischemica da precedente infarto mioA 1,20,23,24 cardico, avvenuto da almeno 40 giorni, con frazione di eiezione del ventricolo sinistro inferiore al 30% o classe funzionale I secondo NYHA, oppure con frazione di eiezione inferiore al 35% e classe funzionale II secondo NYHA L’impianto di ICD è indicato in pazienti con cardiomiopatia dilatativa non-ischemica, frazione di eieA 1,20,24, zione del ventricolo sinistro inferiore o uguale al 35%, e classe funzionale II o III secondo NYHA 26,29 L’impianto di ICD può essere preso in considerazione in pazienti con cardiomiopatia dilatativa B 1,20 non-ischemica, frazione di eiezione del ventricolo sinistro inferiore o uguale al 35%, e classe funzionale I secondo NYHA Impianto di ICD a scopo di prevenzione secondaria L’impianto di ICD è indicato in pazienti sopravvissuti ad un episodio di arresto cardiaco da fiA 1,20 brillazione ventricolare o da tachicardia ventricolare emodinamicamente instabile, dopo aver escluso la presenza di cause completamente reversibili L’impianto di ICD è indicato in pazienti con cardiopatie organiche e tachicardia ventricolare B 20 spontanea, prolungata o non prolungata Situazioni in cui l’impianto di ICD non è consigliato L’impianto di ICD non è consigliato in pazienti che non possiedono un’aspettativa di vita di alC 20 meno un anno con uno stato funzionale accettabile, anche se soddisfano altri criteri L’impianto di ICD non è consigliato nei casi in cui, in assenza di cardiopatie organiche, alcune forme C 20 di tachicardia ventricolare o di fibrillazione ventricolare (es. aritmie atriali con sindrome di WolffParkinson-White, tachicardia ventricolare idiopatica, tachicardia ventricolare del tratto di efflusso, tachicardia ventricolare fascicolare) sono trattabili mediante ablazione con catetere A = Evidenza coerente, di buona qualità ed orientata sul paziente; B = evidenza orientata sul paziente, scarsamente coerente o di qualità limitata; C = opinione generale, evidenza orientata sulla malattia, pratica clinica usuale, opinione di esperti, serie di casi clinici. Per informazioni sul sistema SORT di valutazione delle evidenze, si veda al sito http://www.aafp.org/afpsort.xml 41 - aprile 2011 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 197 :Layout 1 18/04/11 16:33 Pagina 42 In presenza di scariche multiple occorre identificare la causa sottostante. Occorre pertanto escludere la presenza di ischemia, scompenso cardiaco, tossicità dei farmaci antiaritmici, alterazioni dei livelli di elettroliti. Tachicardie ventricolari recidivanti e monomorfe possono essere trattate con farmaci antiaritmici, oppure mediante ablazione con catetere. Le scariche elettriche da ICD, singole o multiple, possono associarsi ad ansia, stress post-traumatico, depressione.49 Il medico deve ricercare questi sintomi, e deve prendere in considerazione una valutazione psicologica o un counseling. Nei pazienti con coronaropatie, disfunzione sistolica e scompenso cardiaco, una terapia farmacologica ottimale e interventi volti alla modifica dei fattori di rischio migliorano la qualità di vita e la sopravvivenza indipendentemente dall’inserimento del dispositivo ICD. In questi pazienti, pertanto, l’inserimento del dispositivo deve essere considerato una aggiunta e non un sostituto della terapia medica della patologia cardiovascolare sottostante. Considerazioni perioperatorie Quando pazienti portatori di un dispositivo ICD si devono sottoporre ad un intervento chirurgico occorre mantenere un ritmo cardiaco stabile e normale ed evitare la somministrazione di scariche inappropriate da interferenze elettromagnetiche (es. da elettrocauterizzazione, litotripsia, etc.).50 Non esistono peraltro linee-guida o studi clinici che definiscano il trattamento perioperatorio ottimale. 50 Il medico di base deve informare l’anestesista ed il chirurgo della presenza del dispositivo ICD, nonché degli aspetti fondamentali della storia clinica del paziente (Tabella 4). Lo specialista in elettrofisiologia cardiaca deve essere informato in anticipo rispetto all’intervento. Per prevenire il danneggiamento o lo spostamento degli elettrodi del dispositivo occorre evitare gli interventi di incannulamento elettivo della vena giugulare interna o della vena succlavia, condotti per ottenere un accesso venoso centrale; in alternativa l’incannulamento può essere condotto sotto guida fluoroscopica. L’inserimento a livello di vene periferiche di cateteri centrali va condotto dal lato opposto a quello dove vengono inseriti gli elettrodi del dispositivo ICD. Nei casi in cui i pazienti vengono sottoposti ad interventi chirurgici maggiori, che prevedano manipolazione toraciche o addominali, dopo l’intervento occorre procedere ad un’interrogazione della memoria del dispositivo ICD, per accertarsi che gli elettrodi non siano stati spostati o danneggiati. Gli esami di imaging mediante risonanza magnetica nucleare (MRI) sono in genere controindicati, per il rischio di riscaldamento e di danneggiamento dei 42 - aprile 2011 - Minuti componenti del dispositivo ICD da parte del flusso elettromagnetico; esistono tuttavia alcuni protocolli51 MRI ed alcuni sistemi MRI compatibili con i dispositivi ICD. Nei casi di interventi chirurgici d’urgenza, oppure quando non c’è tempo sufficiente per un consulto, il posizionamento di un magnete a forma di ciambella sopra il generatore del dispositivo ICD sospende l’attività di riconoscimento delle tachiaritmie senza interferire con l’attività di pacing delle bradiaritmie. Nei casi in cui una tachicardia ventricolare o una fibrillazione ventricolare si manifestano intraoperatoriamente, la rimozione del magnete consente il ripristino, solitamente entro 10 secondi, dell’attività diagnostica e terapeutica del dispositivo ICD; un’eccezione è rappresentata dai casi in cui il dispositivo ICD possiede una caratteristica che ne prevede l’inattivazione permanente in seguito ad un contatto con un magnete.52 L’utilizzazione del magnete va coordinata con lo specialista in elettrofisiologia cardiaca o con il cardiologo. Indipendentemente dall’approccio seguito, durante l’intervento chirurgico le piastre di un defibrillatore esterno devono essere in posizione e collegate con il defibrillatore. I dispositivi ICD non devono essere considerati sostituti della telemetria cardiaca. Secondo le linee guida di Advanced Cardiac Life Support, il trattamento di un’aritmia cardiaca non va ritardato o sospeso in attesa di una risposta da parte del dispositivo ICD.52 L’ Autore Il Dr. Mintu P. Turakhia è instructor of medicine presso la Stanford University, di Palo Alto, California (Stati Uniti). L’autore non riferisce alcun conflitto di interessi con gli argomenti trattati nell’articolo. Note bibliografiche 1. Zipes DP, Camm AJ, Borggrefe M, et al. ACC/AHA/ESC 2006 guidelines for management of patients with ventricular arrhythmias and the prevention of sudden cardiac death: a report of the American College of Cardiology/American Heart Association Task Force and the European Society of Cardiology Committee for Practice Guidelines (writing committee to develop guidelines for management of patients with ventricular arrhythmias and the prevention of sudden cardiac death): developed in collaboration with the European Heart Rhythm Association and the Heart Rhythm Society. Circulation. 2006;114(10):e385- MINUTI SCIENTIFICA 197 :Layout 1 18/04/11 16:33 Pagina 43 e484. 2. Zipes DP, Wellens HJ. Sudden cardiac death. Circulation. 1998;98(21):2334-2351. 3. Mehta D, Curwin J, Gomes JA, Fuster V. Sudden death in coronary artery disease: acute ischemia versus myocardial substrate. Circulation. 1997;96(9):32153223. 4. Huikuri HV, Castellanos A, Myerburg RJ. Sudden death due to cardiac arrhythmias. N Engl J Med. 2001;345(20):1473-1482. 5. Luu M, Stevenson WG, Stevenson LW, Baron K, Walden J. Diverse mechanisms of unexpected cardiac arrest in advanced heart failure. Circulation. 1989;80(6):1675-1680. 6. Pratt CM, Greenway PS, Schoenfeld MH, Hibben ML, Reiffel JA. Exploration of the precision of classifying sudden cardiac death. Implications for the interpretation of clinical trials. Circulation. 1996;93(3):519524. 7. Nabel EG. Cardiovascular disease [published correction appears in N Engl J Med. 2003;349(6):620]. N Engl J Med. 2003;349(1):60-72. 8. Seidl K, Senges J. Worldwide utilization of implantable cardioverter/defibrillators now and in the future. Card Electrophysiol Rev. 2003;7(1):5-13. 9. Centers for Disease Control and Prevention. Statespecific mortality from sudden cardiac death—United States, 1999. MMWR Morb Mortal Wkly Rep. 2002;51(6):123-126. 10. Kannel WB, Thomas HE Jr. Sudden coronary death: the Framingham Study. Ann N Y Acad Sci. 1982;382:3-21. 11. Myerburg RJ, Kessler KM, Castellanos A. Sudden cardiac death. Structure, function, and time-dependence of risk. Circulation. 1992;85(1 suppl):I2I10. 12. Myerburg RJ, Mitrani R, Interian A Jr, Castellanos A. Interpretation of outcomes of antiarrhythmic clinical trials: design features and population impact. Circulation. 1998;97(15):1514-1521. 13. Turakhia MP, Schiller NB, Whooley MA. Prognostic significance of increased left ventricular mass index to mortality and sudden death in patients with stable coronary heart disease (from the Heart and Soul Study). Am J Cardiol. 2008;102(9):1131-1135. 14. Curtis JP, Luebbert JJ, Wang Y, et al. Association of physician certification and outcomes among patients receiving an implantable cardioverter-defibrillator. JAMA. 2009;301(16):1661-1670. 15. Zipes DP, Roberts D. Results of the international study of the implantable pacemaker cardioverter-defibrillator. A comparison of epicardial and endocardial lead systems. The Pacemaker-CardioverterDefibrillator Investigators. Circulation. 1995;92(1):59- 65. 16. Myerburg RJ. Implantable cardioverter-defibrillators after myocardial infarction. N Engl J Med. 2008;359(21):2245-2253. 17. A comparison of antiarrhythmic-drug therapy with implantable defibrillators in patients resuscitated from near-fatal ventricular arrhythmias. The Antiarrhythmics versus Implantable Defibrillators (AVID) Investigators. N Engl J Med. 1997;337(22):1576-1583. 18. Connolly SJ, Gent M, Roberts RS, et al. Canadian implantable defibrillator study (CIDS): a randomized trial of the implantable cardioverter defibrillator against amiodarone. Circulation. 2000;101(11):12971302. 19. Kuck KH, Cappato R, Siebels J, Rüppel R. Randomized comparison of antiarrhythmic drug therapy with implantable defibrillators in patients resuscitated from cardiac arrest: the Cardiac Arrest Study Hamburg (CASH). Circulation. 2000;102(7):748754. 20. Epstein AE, DiMarco JP, Ellenbogen KA, et al. ACC/AHA/HRS 2008 Guidelines for device-based therapy of cardiac rhythm abnormalities: a report of the American College of Cardiology/American Heart Association Task Force on Practice Guidelines (writing committee to revise the ACC/AHA/NASPE 2002 guideline update for implantation of cardiac pacemakers and antiarrhythmia devices): developed in collaboration with the American Association for Thoracic Surgery and Society of Thoracic Surgeons [published correction appears in Circulation. 2009;120(5):e34e35]. Circulation. 2008;117(21):e350-e408. 21. Moss AJ, Hall WJ, Cannom DS, et al. Improved survival with an implanted defibrillator in patients with coronary disease at high risk for ventricular arrhythmia. Multicenter Automatic Defibrillator Implantation Trial Investigators. N Engl J Med. 1996;335(26):1933-1940. 22. Buxton AE, Lee KL, Fisher JD, Josephson ME, Prystowsky EN, Hafley G. A randomized study of the prevention of sudden death in patients with coronary artery disease. Multicenter Unsustained Tachycardia Trial Investigators [published correction appears in N Engl J Med. 2000;342(17):1300]. N Engl J Med. 1999;341(25):1882-1890. 23. Moss AJ, Zareba W, Hall WJ, et al.; Multicenter Automatic Defibrillator Implantation Trial II Investigators. Prophylactic implantation of a defibrillator in patients with myocardial infarction and reduced ejection fraction. N Engl J Med. 2002;346(12):877883. 24. Bardy GH, Lee KL, Mark DB, et al.; Sudden Cardiac Death in Heart Failure Trial (SCD-HeFT) Inve43 - aprile 2011 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 197 :Layout 1 18/04/11 16:33 Pagina 45 stigators. Amiodarone or an implantable cardioverterdefibrillator for congestive heart failure [published correction appears in N Engl J Med. 2005;352(20):2146]. N Engl J Med. 2005;352(3):225-237. 25. Hohnloser SH, Kuck KH, Dorian P, et al.; DINAMIT Investigators. Prophylactic use of an implantable cardioverter-defibrillator after acute myocardial infarction. N Engl J Med. 2004;351(24):2481-2488. 26. Desai AS, Fang JC, Maisel WH, Baughman KL. Implantable defibrillators for the prevention of mortality in patients with nonischemic cardiomyopathy: a meta-analysis of randomized controlled trials. JAMA. 2004;292(23):2874-2879. 27. Stevenson LW, Desai AS. Selecting patients for discussion of the ICD as primary prevention for sudden death in heart failure. J Card Fail. 2006;12(6):407412. 28. Lee DS, Green LD, Liu PP, et al. Effectiveness of implantable defibrillators for preventing arrhythmic events and death: a meta-analysis. J Am Coll Cardiol. 2003;41(9):1573-1582. 29. Kadish A, Dyer A, Daubert JP, et al.; Defibrillators in Non-Ischemic Cardiomyopathy Treatment Evaluation (DEFINITE) Investigators. Prophylactic defibrillator implantation in patients with nonischemic dilated cardiomyopathy. N Engl J Med. 2004;350(21):2151-2158. 30. Department of Health and Human Services. Centers for Medicare and Medicaid Services. CMS manual system. Pub 100-03 Medicare national coverage determinations. January 14, 2008. https://www.cms.gov/ transmittals/downloads/R80NCD.pdf. Accessed June 18, 2010. 31. Sanders GD, Hlatky MA, Owens DK. Cost-effectiveness of implantable cardioverter-defibrillators. N Engl J Med. 2005;353(14):1471-1480. 32. Turakhia MP, Varosy PD, Lee K, et al. Impact of renal function on survival in patients with implantable cardioverter-defibrillators. Pacing Clin Electrophysiol. 2007;30(3):377-384. 33. Pellegrini CN, Lee K, Olgin JE, et al. Impact of advanced age on survival in patients with implantable cardioverter defibrillators. Europace. 2008;10(11):12961301. 34. Turakhia MP, Wang PJ. “Low ejection fraction prophylaxis” with implantable defibrillators in the elderly: call for a randomized trial? Heart Rhythm. 2009;6(8):1144-1145. 35. Kadish AH, Bello D, Finn JP, et al. Rationale and design for the Defibrillators to Reduce Risk by Magnetic Resonance Imaging Evaluation (DETERMINE) trial. J Cardiovasc Electrophysiol. 2009;20(9):982- 987. 36. Lee BK, Olgin JE. Role of wearable and automatic external defibrillators in improving survival in patients at risk for sudden cardiac death. Curr Treat Options Cardiovasc Med. 2009;11(5):360-365. 37. Diamond GA, Kaul S. Bayesian classification of clinical practice guidelines. Arch Intern Med. 2009;169(15):1431-1435. 38. Ezekowitz JA, Rowe BH, Dryden DM, et al. Systematic review: implantable cardioverter defibrillators for adults with left ventricular systolic dysfunction. Ann Intern Med. 2007;147(4):251-262. 39. Agency for Healthcare Research and Quality. Cardiac resynchronization therapy and implantable cardiac defibrillators in left ventricular systolic dysfunction. June 2007. http://www.ahrq.gov/clinic/tp/defibtp.htm. Accessed January 18, 2010. 40. Douglas PS, Khandheria B, Stainback RF, et al. ACCF/ASE/ACEP/ASNC/SCAI/SCCT/SCMR 2007 appropriateness criteria for transthoracic and transesophageal echocardiography: a report of the American College of Cardiology Foundation Quality Strategic Directions Committee Appropriateness Criteria Working Group, American Society of Echocardiography, American College of Emergency Physicians, American Society of Nuclear Cardiology, Society for Cardiovascular Angiography and Interventions, Society of Cardiovascular Computed Tomography, and the Society for Cardiovascular Magnetic Resonance endorsed by the American College of Chest Physicians and the Society of Critical Care Medicine. J Am Coll Cardiol. 2007;50(2):187-204. 41. Strickberger SA, Benson DW, Biaggioni I, et al. AHA/ACCF Scientific Statement on the evaluation of syncope: from the American Heart Association Councils on Clinical Cardiology, Cardiovascular Nursing, Cardiovascular Disease in the Young, and Stroke, and the Quality of Care and Outcomes Research Interdisciplinary Working Group; and the American College of Cardiology Foundation: in collaboration with the Heart Rhythm Society: endorsed by the American Autonomic Society [published correction appears in Circulation. 2006;113(14):e697.] Circulation. 2006;113(2):316-327. 42. Gehi AK, Mehta D, Gomes JA. Evaluation and management of patients after implantable cardioverter-defibrillator shock. JAMA. 2006;296(23):28392847. 43. Germano JJ, Reynolds M, Essebag V, Josephson ME. Frequency and causes of implantable cardioverter-defibrillator therapies: is device therapy proarrhythmic? Am J Cardiol. 2006;97(8):1255-1261. 44. Sweeney MO, Wathen MS, Volosin K, et al. Appropriate and inappropriate ventricular therapies, 45 - aprile 2011 - Minuti MINUTI SCIENTIFICA 197 :Layout 1 18/04/11 16:33 Pagina 46 quality of life, and mortality among primary and secondary prevention implantable cardioverter defibrillator patients: results from the Pacing Fast VT REduces Shock ThErapies (PainFREE Rx II) trial. Circulation. 2005;111(22):2898-2905. 45. Alter P, Waldhans S, Plachta E, Moosdorf R, Grimm W. Complications of implantable cardioverter defibrillator therapy in 440 consecutive patients. Pacing Clin Electrophysiol. 2005;28(9):926-932. 46. Ellenbogen KA, Wood MA, Swerdlow CD. The Sprint Fidelis lead fracture story: what do we really know and where do we go from here? Heart Rhythm. 2008;5(10):1380-1381. 47. Farwell D, Green MS, Lemery R, Gollob MH, Birnie DH. Accelerating risk of Fidelis lead fracture. Heart Rhythm. 2008;5(10):1375-1379. 48. Maisel WH, Hauser RG, Hammill SC, et al. Recommendations from the Heart Rhythm Society Task Force on Lead Performance Policies and Guidelines: developed in collaboration with the American College of Cardiology (ACC) and the American Heart Association (AHA). Heart Rhythm. 2009;6(6):869885. 49. Ladwig KH, Baumert J, Marten-Mittag B, Kolb 46 - aprile 2011 - Minuti C, Zrenner B, Schmitt C. Posttraumatic stress symptoms and predicted mortality in patients with implantable cardioverter-defibrillators: results from the prospective living with an implanted cardioverter-defibrillator study. Arch Gen Psychiatry. 2008;65(11):13241330. 50. Practice advisory for the perioperative management of patients with cardiac rhythm management devices: pacemakers and implantable cardioverter-defibrillators: a report by the American Society of Anesthesiologists Task Force on Perioperative Management of Patients with Cardiac Rhythm Management Devices. Anesthesiology. 2005;103(1):186-198. 51. Naehle CP, Strach K, Thomas D, et al. Magnetic resonance imaging at 1.5-T in patients with implantable cardioverter-defibrillators. J Am Coll Cardiol. 2009;54(6):549-555. 52. Stevenson WG, Chaitman BR, Ellenbogen KA, et al.; Subcommittee on Electrocardiography and Arrhythmias of the American Heart Association Council on Clinical Cardiology; Heart Rhythm Society. Clinical assessment and management of patients with implanted cardioverter-defibrillators presenting to nonelectrophysiologists. Circulation. 2004;110(25):3866-3869.