[21 recto] i tessuti attorno al didimo ed ai testicoli (partendo) dallo scroto; dopo legano nella parte superiore e tagliano il didimo ed i vasi genitali assieme al testicolo e dopo fanno cicatrizzare; questo intervento (lo) si fa in fretta. Vi sono quelli che ripuliscono i tessuti solo attorno al didimo e non al testicolo e cuciono e legano nella parte superiore applicando una medicazione molto ferma e lasciano stare (l'organo) cosi'; oppure quella perforazione (la) si fa con un farmaco caustico che disfa e brucia la cute di quel punto. Dopo applicano del sublimato d'arsenico che corrode, (ha azione) caustica e riduce (il tessuto) mentre brucia; (essi) eliminano subito le parti disfatte del didimo e poi fanno cicatrizzare. [TESTICOLI] Una volta finito con il didimo, devi osservare ciò che affermano gli autori, cioè che i vasi genitali maschili sono di due tipi: quelli che preparano (lo sperma) e quelli che (lo) portano fuori. Quelli che (lo) preparano sono quelli che scendono dalla predetta regione (e vanno) ai testicoli e si avvolgono attorno alla parte superiore dei testicoli formando quasi un sacco; infatti questi vasi non entrano nel tessuto dei testicoli ed hanno il carattere di vene e di fibre. Ce ne sono poi altri che continuano da questi e sono anche più fibrosi e quanto più salgono via dai testicoli tanto più sono fibrosi; essi salgono fino all'osso pubico, dove il didimo comincia a formarsi; allora (questi vasi) si mescolano con dei nervi fino alla regione della vescica e del suo collo e finalmente procedono fino al pene ed al meato del pene ed arrivano nella regione dove c'è l'apertura dell'osso pubico; allora, attraverso i due dotti che si trovano qui (e che sono doppi) come sono doppi i vasi genitali maschili, essi emettono lo sperma che hanno portato dai testicoli, il quale è stato generato da essi (testicoli) in altri vasi, e riversano quello sperma nel canale del pene. Il pene lo emette poi all'esterno. Veramente non potrai vedere bene quelle aperture (dei dotti deferenti nell'uretra) se non quando anatomizzi il pene; da questo sono evidenti la forma e la struttura dei testicoli dell'uomo e dei vasi genitali maschili, dato che i testicoli hanno struttura ghiandolare. Sono evidenti (anche) le dimensioni, la quantità, la posizione ed i rapporti (di questi organi); é evidente anche la funzione e da questa diventa evidente la loro malattia; in fatti, quando (questi organi) vengono tagliati o sviluppano un ascesso o i vasi si ostruiscono o il liquido spermatico non arriva per un altro motivo, il coito s'interrompe; cosi' qualche volta, per ragioni opposte, avviene un emissione involontaria di sperma; (queste condizioni) si verificano soprattutto a causa dello spasmo, o della flaccidità (rispettivamente), degli organi suddetti o dei vasi. [VESCICA] Una volta completati questi (organi), solleva i reni e ripulisci un orifizio ureterico, o tutti e due, e vedrai che (gli ureteri) terminano nella vescica vicino alla sua linea mediana; (l'uretere) non perfora la vescica in linea diretta e con un'apertura grande, ma con piccoli orifici che procedono dai lati obliquamente fra una tunica e un' (altra) tunica oppure tra la mucosa (interna) ed la capsula esterna; ciò fu fatto affinché, quando la vescica si riempie, l'urina non ritorni ai reni; anzi, quanto più si riempie tanto più quegli orifizi si chiudono, perché la parete di una tunica si ribatte contro alla parete di un'altra o (contro) la capsula esterna. Poi apri la vescica e vedrai la sua grande cavità, che è fibrosa, e vedrai il suo collo carnoso e muscoloso; (ciò fu fatto) perché, in certi momenti quando è opportuno e l'uomo lo desidera, egli (possa) espellere l'urina e quando è necessario la trattenga; poiché il suo collo è muscoloso, se (un chirurgo) incide la vescica nel suo collo (il taglio) può cicatrizzare, se (il taglio è) nel fondo (della vescica) no. Il suo collo è attraversato da una piccola apertura attraverso la quale (la vescica) riversa nell'uretra l'urina (che) esce fuori; infatti quel collo è in continuazione diretta con l'inizio del pene, come puoi osservare; cosi' sono evidenti le dimensioni della vescica stessa, la sua posizione ovvero i suoi rapporti, la quantità (delle sue parti), la struttura e la funzione. (La vescica) può subire malattie di ogni genere, ma ne subisce una (in particolare) che si chiama litiasi. In fatti nella sua cavità si può formare un calcolo dai liquidi mucillaginosi accumulati in essa e concentrati da un calore eccessivo; questo calcolo si cura con sostanze che lo dissolvono oppure mediante incisione. Infatti, dopo aver situato debitamente l'uomo in modo che non possa muoversi da seduto, questa pietra deve essere condotta (giù verso) il collo della vescica con un dito introdotto nell'ano e con l'altra mano posta sopra l'osso pubico; dopo essere stato condotto qui, (il calcolo vi) deve essere trattenuto. Dopo si deve fare un'incisione all'altezza del collo (della vescica) ed estrarre (il calcolo) decisamente con un estrattore; questo (si fa) se il calcolo è grande. Se invece è piccolo, tale che si possa estrarre attraverso il canale del pene, (il calcolo) deve essere condotto dal collo della vescica fino al pene per mezzo della pressione fatta con le dita; se non esce, deve essere estratto con un estrattore piccolo. [PENE] Per ultimo c'è proprio il pene che si continua con molti legamenti e corde al collo carnoso della vescica; esso si continua con molti legamenti e corde che nascono dall'osso pubico (e) con molti nervi provenienti dal midollo spinale; per conseguenza (il pene) è molto sensibile ed estensibile. Esso è in continuazione anche con vene ed arterie principali, dato che nel pene e nella lingua arrivano vene ed arterie più grandi che a qualunque altro organo della medesima grandezza. Queste vene ed arterie nascono dalla vena cava inferiore e dall'arteria (aorta discendente) nel luogo in cui (questi vasi) si biforcano in direzione dei due fianchi; quindi queste vene ed arterie (che) sono grandi si distribuiscono nella regione del perineo, che è la regione tra l'ano e gli organi genitali; (dato che) qui si trova l'origine o inizio del pene, (è) per questo (che) queste vene sono come le radici del pene e a causa loro il pene è pieno di cavernosità; le sue cavernosità sono riempite da una sostanza gassosa generata nelle sue arterie e quando si riempiono di gas il pene si erige. Per osservare meglio la sua anatomia, devi separare le ossa pubiche e rimuovere il pene assieme alla vescica e all'intestino retto, oppure senza di essi; (devi) tagliare il pene nella (sua) lunghezza fino al suo canale; allora all'inizio di esso ti appariranno i due orifizi di cui (si è parlato) sopra. Ti appariranno anche le sue cavernosità; da ciò ti rendi conto delle sue dimensioni, giacché la sua dimensione o lunghezza è di un palmo, come la lunghezza della vagina. E' evidente la sua struttura, che è fibrosa, tranne la sua estremità che si chiama prepuzio. E' evidente anche la quantità delle sue parti; è evidente la posizione ed i rapporti. La sua forma è oblunga, perché il pene dell'uomo è sporgente, non attaccato al ventre come nei quadrupedi; la ragione è che gli esseri umani durante il coito non si uniscono dalla parte del dorso, ma con un amplesso (frontale). Se assieme al pene hai rimosso l'intestino ovvero l'estremità dell'intestino retto, la cui anatomia abbiamo spiegato sopra, allora conosci (già) in quell'intestino, ovvero nella sua estremità, (la parte) che si chiama ano, (e) i muscoli che (lo) muovono, ovvero che aprono e chiudono (l'ano). Prendi in considerazione anche le cinque vene emorroidali che sono nella sua (dell'ano) estremità; in certe (persone) sono più profonde, ed in certe determinate circostanze si aprono ed avviene il flusso delle emorroidi. Con ciò si completa l'anatomia degli organi naturali che sono contenuti nella prima (inferiore) cavità ventrale. [TORACE] Una volta finite queste cose, comincia ad eliminare la cute del torace fino all'inizio del collo, perché fino lì ci sono gli organi della respirazione. Nota che, così come la prima (cavità studiata) ha due tipi di strutture, anche questa ha due tipi di strutture, cioè parti contenenti ed organi contenuti (in esse). Gli organi contenenti fanno parte del petto; le parti del petto sono di due tipi, cioè esterne ed interne. Alcune delle (parti) esterne sono mediali, alcune (sono) laterali; quelle mediali sono, o (meglio) vengono chiamate (così), parti dello sterno; queste sono due, (cioè) lo sterno superiore e lo sterno inferiore, o parte dello sterno. Le parti laterali si chiamano lati del petto, cioè destro e sinistro. Le parti interne sono cinque, cioè il grasso sottocutaneo, che già si conosce, le mammelle, i muscoli, le ossa e le cartilagini. [MAMMELLE] Per prima cosa osserva la forma delle mammelle, giacché esse hanno una forma rotonda ed un po' oblunga, perché devono contenere il sangue che deve trasformarsi in latte. Inoltre, come afferma Galeno nel suo De juvamentis membrorum, (le mammelle) sono lo scudo del cuore; perciò devono avere una forma ed un profilo (tali da essere) protette da impatti e tale è quella rotonda; esse hanno i capezzoli affinché il feto appena nato possa succhiare il latte da loro. In secondo luogo osservane la struttura, giacché la loro struttura è ghiandolare, perché l'eccesso di sangue ben scaldato in esse deve trasformarsi in latte; questa trasformazione avviene per raffreddamento, per cui il loro tessuto è ghiandolare. In terzo luogo osservane le dimensioni; benché devi innanzitutto sapere che nella donna sono più grandi che nell'uomo, perché nella donna sono fatte per due scopi; uno (scopo) è per produrre il latte, mentre nell'uomo no; per questo nella donna debbono essere grandi. Per di più nella donna (le mammelle) sono state fatte grandi perché rimandino al cuore, riflettendolo, il calore che ricevono dal cuore (stesso); questo è più necessario nelle donne dato che attorno al cuore hanno meno calore degli uomini. In quarto luogo notane il numero, giacché nell'Uomo sono due, come in ogni animale che genera uno o due figli. Negli animali multipari, cioè che generano molti (figli), le mammelle sono invece molte. In quinto luogo osservane la posizione ed i rapporti. Dapprima la posizione, infatti nell'Uomo le mammelle sono situate nel petto, negli altri animali no. La ragione per cui negli altri animali non sono situate nel petto è offerta da Galeno nel capitolo suddetto, perché le mammelle sono fatte per la produzione del latte. Ma il latte è prodotto dall'eccesso di sangue ben riscaldato. Ma negli altri animali una quantità considerevole di questo eccesso (di sangue) è diretto verso la produzione delle corna, dei denti e di (altre cose) dello stesso genere. Un'altra ragione è offerta da Aristotele nel libro De partibus animalium, perché gli altri animali hanno gli arti, cioè l'avambraccio, piegati quasi in dentro e perciò (hanno) il petto stretto, perciò le mammelle non hanno potuto essere collocate nel loro petto; per questo le hanno verso le anche se sono animali che generano uno o due feti, come la lepre e simili (specie), oppure hanno molte mammelle disperse lungo il ventre se generano molti feti, come nella scrofa e nella cagna. L'Uomo, avendo il petto largo, ha invece le mammelle collocate nel petto, perché da ciò esse ne traggono dei vantaggi. Il latte deve infatti essere prodotto in esse dal sangue raffinato e ben scaldato. Ma l'elaborazione migliore avviene nella regione del petto (e) nelle mammelle, a causa del calore che esiste in esse più elevato che in tutte le altri parti (possibili); per la stessa ragione la natura ha fatto si' che le vene che arrivano ad esse dall'utero (siano) tortuose, come dice qui Galeno; (le vene) procedono in modo tortuoso affinché il sangue gradualmente si raffini e sia ben elaborato. La seconda funzione (delle mammelle) è che sono come lo scudo del cuore e nell'Uomo il cuore deve essere ben protetto perché è senza rivestimento protettivo. La (loro) terza funzione è che ricevono il riscaldamento ovvero il calore degli organi del torace e riflettono ciò che ricevono ad esso (cuore) come (farebbe) un vestito, come afferma qui ancora Galeno. Da ciò sono evidenti i loro rapporti, giacché esse sono collegate con il cuore ed il fegato per mezzo della vena cava superiore, dalla quale vicino allo sterno partono due rami che discendono contro il dorso e fra le costole si dirigono verso le mammelle. (Le mammelle) sono collegate anche con l'utero mediante le vene che salgono dall'utero alle mammelle, di cui si è detto sopra. Dalle loro funzioni devi riconoscere le loro malattie. [MUSCOLI DEL PETTO] Dopo le mammelle ci sono i muscoli (del petto). Ma non puoi distinguere tutti muscoli del petto con questo (tipo di) anatomia, sebbene si distinguano in tutti (i cadaveri con un tipo di anatomia diversa) dato che sono 68. Tuttavia, devi sapere che alcuni di questi muscoli dilatano (il torace) soltanto e alcuni (lo) dilatano e contraggono. (Quelli) che dilatano soltanto sono i due muscoli del diaframma, che sono (inseriti) sulle (pareti) interne del petto; (lo) sono anche i due muscoli che sono nel collo; ma il diaframma dilata (il torace) dal di sotto dove c'è molto spazio, mentre quei (muscoli) che sono nel collo dilatano la (parte) superiore della cavità (del torace) che è piccola. (Lo) sono (dilatanti) anche altri muscoli che sono dorsali, dove c'è l'inizio delle costole, e cominciano vicino all'origine della prima costola. (Lo) sono anche molti altri muscoli piccoli. I muscoli che dilatano e comprimono (il torace) sono invece i muscoli localizzati tra le costole, giacché tra ogni due costole ci sono due muscoli di cui uno ha le fibre in senso longitudinale, l'altro in senso trasversale. [OSSA DEL PETTO] Dopo i muscoli ci sono le ossa. Le ossa del petto sono poi molte e non un (osso solo) continuo, affinché (il torace) possa dilatarsi e restringersi; infatti deve essere in continuo moto, (causato) da un moto locale volontario; perciò in esso (petto) si richiedono muscoli per il movimento ed ossa che sono il sostegno dei movimenti; questa è la ragione per cui questa cavità (toracica) non è tanto muscolosa come la prima (viscerale), ne' tanto ossea come l'ultima (cavità), cioè il capo. Queste ossa sono di due tipi, cioè le costole e le ossa del torace. Le costole sono dodici, sette vere e cinque false. Sono vere quelle che si continuano con le ossa del torace per circondare e coprire il petto; la ragione per cui una costola non tocca l'altra nelle (loro) estremità è quella che è stata detta, perché il petto possa meglio dilatarsi e restringersi. Le ossa del torace sono poi sette, in continuazione con le sette costole vere. Ma fra queste ossa e le costole ci sono delle cartilagini che mettono in rapporto un osso con l'altro. Queste ossa con le loro cartilagini compongono un organo che è chiamato furcula del petto, perché è biforcuto ed ha l'aspetto di una forca; nella sua estremità (inferiore) è inserita una cartilagine sottocutanea chiamata processo xifoideo, fatto per proteggere la bocca dello stomaco. Lateralmente nelle costole false ci sono delle cartilagini, affinché le parti molli (interne) non vengano lese con un (osso) duro, o (meglio) da un (osso) duro. Veramente tutto ciò si vedrebbe meglio se si incidesse il petto dove ci sono le parti tenere delle costole, su (ambedue) i fianchi destro e sinistro; allora ti sarà evidente tutto cio' che è all'interno (della cavità toracica). [MEMBRANE DEL TORACE] Gli organi contenuti nel petto sono poi le membrane, il cuore, i polmoni e quegli (organi) derivati da loro. Le membrane sono tre, cioè la pleura mediastinica che divide la cavità del petto medialmente in direzione antero-posteriore, dividendo perciò i polmoni medialmente. Questa membrana non è nervosa ne' continua (e) con una struttura semplice come le altre; questo è fatto per un vantaggio comune (ai due polmoni), cioè affinché se la parte destra o sinistra dei polmoni viene danneggiata non si trasmetta il danno all'altra parte. (Questo) è fatto anche per sospendere i polmoni all'(interno del) petto. (Questo) è inoltre fatto affinché se per qualche ragione si forma un empiema, cioè un accumulo di pus nel petto, questo pus non si riversi nell'altra parte. Poi c'è la pleura (costovertebrale). (Questa) pleura è una membrana dura e di struttura nervosa, di grandi dimensioni, che ricopre tutte le sue costole ed è perciò in rapporto con tutti gli organi contenuti nella cavità toracica. Le sue funzioni sono di ricoprire gli organi suddetti e di dare origine alle membrane degli organi in questione, come afferma Avicenna nel primo capitolo del primo (libro) del Canon, il capitolo sugli organi. (La pleura) può subire malattie di ogni genere e modalità (e) può soprattutto subire un ascesso che si chiama pleurite. In effetti la pleurite è di due tipi, cioè vera e non vera. Non è vera quella che avviene nei muscoli che sono tra le costole, il cui margine è verso la pelle esterna; la (pleurite) vera avviene nella membrana (pleurica) stessa. Riguardo la sua struttura, puoi osservare che nella maggior parte dei casi questa infezione è colerica, per cui ha come conseguenza una febbre acuta. L'instaurazione dello stato febbrile dipende in effetti dalla posizione (della pleurite), perché questa febbre acuta avviene (se la pleurite si trova) appresso e più vicino al cuore a causa del (suo) umore caldo. Osserva anche che, a causa della sensibilità della membrana (pleurica), tale infezione è seguita da un dolore pungente e laterale, perché questa membrana si applica di più ai fianchi che alla regione anteriore. Ma la parte anteriore (della pleura) si applica di più alla pleura mediastinica; perciò il dolore conseguente alla peripleumonia è sul davanti, (mentre) questo (della pleurite) è sul lato. (Il dolore laterale) avviene anche perché (la pleurite) comprime il polmone ed impedisce la sua dilatazione (causando) difficoltà di respirazione; allora ne consegue la tosse, perché è stimolata dall'escrescenza del pus e da qualche sostanza nociva e da prodotti tossici che emanano da questo pus attraverso le porosità della membrana. Questa è la ragione per cui nella pleurite lo sputo è rossastro all'inizio, e dopo (diventa) bianco e putrido, man mano che la materia (dello sputo) si matura; quando all'inizio ha l'aspetto rossastro dapprima abbrevia l'attacco (di pleurite), come afferma Ippocrate negli Aforismi, quello sui parossismi e le (loro) conseguenze; la ragione è, come prevedibile, che la materia (dell'infezione) è fluida, la membrana (pleurica) è sottile e la (sua) resistenza è forte. In che modo questa materia nociva e putrida sia poi espulsa e mandata fuori per il polmone, sarà spiegato nell'anatomia del polmone. La terza membrana è il diaframma che si può definire come un muscolo, la cui posizione è all'estremità (inferiore) del petto e delle costole, trovandosi tanto nella parte anteriore (della cavità toracica) che in quella posteriore. Infatti, per quel che riguarda la porzione muscolare, si inserisce (davanti) sulle cartilagini delle false costole e nella parte posteriore sulla dodicesima vertebra (toracica) (e) sulle vertebre lombari. La sua funzione deriva dalla sua posizione, in primo luogo per separare gli organi della cavità toracica da quelli della cavità viscerale, affinché i vapori provenienti dal cibo al momento della digestione e dalle feci non pervengano agli organi della cavità toracica; perché essi danneggerebbero la mente e la ragione, il che è chiaro quando il diaframma è affetto da un'infezione o la mente è lesa in qualche modo; perciò (il diaframma) è chiamato con un altro nome frenum , perché è il freno della mente come è anche chiamato diazona da Aristotele, perché cinge la cintura a metà (del corpo); non perché la cinga in modo proprio orizzontale, ma obliquamente come si è detto. La ragione per questa obliquità, ovvero il (suo) vantaggio, è quella che che è stata detta nel capitolo sull'anatomia della parete addominale; perché assieme alla parete addominale esso comprime l'eccesso di liquidi negli intestini al momento dell'espulsione, come se essi fossero dentro le assi di un torchio. Per quel che riguarda la sua (del diaframma) parte centrale, che è fibrosa e piatta, essa è in rapporto con i polmoni per spostarli con i movimenti della respirazione mediante i nervi che arrivano ad esso dal cervello e dal midollo spinale; da ciò è evidente perché il diaframma è considerato diverso dagli altri muscoli, giacché gli altri muscoli sono tendinosi dove s'inseriscono alle ossa, (e sono) muscolari altrove. Invece il diaframma è il contrario. La ragione è che il daframma deve innanzitutto muovere i polmoni e non le costole. Quanto invece alla porzione tendinosa degli altri muscoli, deve inserirsi sull'organo che deve muovere; quanto alla sua porzione muscolare (deve inserirsi) su di un altro (organo). Da ciò è chiara quale sia la sua forma, che è rotonda ed oblunga; è chiara anche la sua struttura, che è muscolare e tendinosa; sono chiare le sue dimensioni. Le funzioni sono tre, spiegate bene dalle cose già dette. La prima è di essere il principio motorio della respirazione; la seconda (è) di dividere gli organi della cavità toracica da quelli della cavità viscerale; la terza (è) di aiutare gli intestini e la parete addominale ad espellere ciò che è contenuto negli intestini. Dalla seconda funzione si vede perché alla sua (del diaframma) infezione segue un'alterazione della mente, fino alla frenesia. La (descrizione della) forma tipica (di questa malattia) cercala in Galeno, nel quinto libro del De Interioribus , nel capitolo sulle malattie del diaframma. [CUORE] (Dopo aver) sollevate le membrane (del torace), ti apparirà il polmone, in mezzo al quale c'è il cuore coperto dai lobi del polmone affinché sia raffreddato dall'aria inalata dallo stesso (polmone) e si contemperino il calore e lo spirito che si generano in esso (cuore). Del cuore sono evidenti la posizione e la localizzazione, perché è in mezzo fra la regione anteriore (del corpo) e la posteriore, (fra la parte) destra e la sinistra; se si considera il suo apice (il cuore) è inclinato verso sinistra, riguardo la base (è inclinato) verso destra, per poter esalare il calore e lo spirito verso la parte destra che deve essere più calda della sinistra. (Il cuore) è anche in mezzo fra la regione superiore (del corpo) e l'inferiore, l'estremità escluse, ed è stato collocato così perché è come l'origine e la prima radice di tutti gli organi. Per conseguenza sarà evidente quale siano i suoi rapporti, (così) come saranno evidenti le sue dimensioni; perché non è troppo grande ne' piccolo, benché sia più grande nell'Uomo che in qualunque altro animale delle stesse dimensioni; perché (il cuore) ha più calore grazie alla (sua) dimensione, come ti sarà evidente dalla sua forma, giacché ha la forma di una pigna o di una piramide; perché tutto ciò che ha un calore considerevole deve avere questa forma, dato che la forma iniziale del calore primordiale è la forma piramidale. C'è poi un'altra (ragione, cioè) la separazione dei suoi ventricoli e delle (parti) derivate dallo stesso (cuore). Circa il quarto aspetto, devi osservare il numero delle sue parti e da ciò ti sarà evidente quale sia la sua composizione, la complexio e la funzione. (La questione del) numero delle sue parti è che alcune di esse non fanno parte della sua struttura, certe altre derivano invece dalla sua struttura. (Quelle) che non fanno parte della sua struttura sono il pericardio e (le parti) nate da esso, le quali si vedranno in seguito. Il suo pericardio, fibroso ovvero membranoso, è molto dilatabile (ed è) fatto per proteggere il cuore da fattori nocivi e per non essere toccato dagli altri organi nel momento della sua espansione o dilatazione; inoltre (il pericardio) non è continuo con il cuore, affinché esso non sia impedito dal suo peso durante il movimento. Ci fu anche un'altra ragione (per fare il pericardio così): affinché trattenesse una certa (quantità) d'umidità da cui il cuore fosse irrorato ed umettato, in modo che non venisse essiccato dal suo movimento eccessivo e continuo; perciò in questo pericardio si trova sempre del liquido e se questo pericardio si secca o viene privato di quel liquido l'animale s'indebolisce molto, mentre se (il liquido) è in eccesso il cuore sarà soggetto a palpitazioni e ad un attacco cardiaco, come afferma Galeno nel quinto libro, secondo capitolo, del De interioribus. Fra le parti essenziali del cuore, certune sono esterne, altre interne. (Quelle) esterne sono l'adipe, le appendici del cuore o orecchiette del cuore e (le parti) che nascono da esso. L'adipe appare subito sulla superficie esterna del cuore verso la (sua) estremità, ma non è presente sulla parte attiva poiché l'adipe si genera dal freddo, mentre il cuore è molto caldo. Ma (l'adipe) è generata all'estremità affinché il cuore non si secchi in seguito ai (suoi) movimenti continui e vigorosi. Le orecchiette del cuore sono delle parti membranose capaci di dilatar(si) e restringer(si) e fatte per questo scopo, affinché si dilatino per contenere molto sangue e molto spirito che talvolta viene generato, quando nel nostro corpo si genera molto sangue o molto spirito (come) nel ventricolo sinistro. Ma tu potrai obiettare, come obietta Galeno nel brano suddetto, (e chiedere) perché la natura non ha fatto il cuore abbastanza grande da contenere tutta la quantità di sangue e spirito, e invece ha fatto quelle appendici. Dico che la ragione fu che, se il cuore fosse stato molto grande, avrebbe causato una riduzione delle (sue) facoltà per la perdita di spirito; perciò gli animali che hanno una cuore grande sono timidi, come la lepre ed il cervo. La seconda ragione fu perché nella maggior parte dei casi la cavità del cuore sarebbe stata vuota, dato che non sempre si genera in noi una grande quantità di sangue e di spirito; ma poiché queste orecchiette possono facilmente contrarsi quando non sono piene, non vi si formerà uno spazio vuoto. Si evita, inoltre, un peso (eccessivo del cuore). Si vedrà in seguito quali poi siano le parti che si originano dal cuore. Le parti interne del cuore sono poi i ventricoli destro, sinistro e medio del cuore. Per cominciare apri dunque il cuore nella parte destra e comincia dall'apice, in modo da non toccare l'altra parete, ma dividi (il ventricolo destro) a lato del ventricolo medio; allora ti apparirà subito il ventricolo destro e vedrai in esso due orifici, uno dei quali è (diretto) verso il fegato; (questo) è l'orificio attraverso il quale o dal quale qualcosa entra or esce dalla vena cava; (questo) è l'orificio più grande perché attraverso questo orificio il cuore attrae il sangue dal fegato e lo espelle verso tutti gli altri organi; poiché attraverso questo orificio (il cuore) deve attrarre più che espellere, la natura ha fatto sì che si chiuda al momento della contrazione, quando deve espellere, e si apra quando il cuore si dilata ed attrae. (A questo scopo) esso ha tre piccole valvole che si aprono dal di fuori al di dentro; la natura ha fatto sì che queste piccole valvole non siano troppo depresse, sebbene non si chiudano con una chiusura perfetta, poiché attraverso il medesimo orificio avviene anche l'espulsione del sangue perfettamente digerito; (il sangue) non viene tuttavia espulso tutto, perché una porzione di esso viene espulsa verso il polmone e un'altra parte di esso si trasforma in spirito. A questo punto però nota due cose. La prima è quella che ti (può) mostrare il buonsenso: che la vena cava ha la sua origine dal cuore, perché è continua con la struttura del cuore, non lo attraversa ed ha il massimo diametro vicino al cuore, come il tronco di un albero. In secondo luogo nota che, prima che (essa) entri nella cavità del cuore, da questa vena nasce una vena che circola tutt'attorno alla base del cuore e da essa nascono dei rami distribuiti nella parete del cuore; il cuore è nutrito da questa vena, cioè dal sangue di questa vena. Un secondo aspetto (del ventricolo destro è che) in direzione del polmone c'è poi l'altro orificio (quello) della vena arterialis che porta il sangue dal cuore al polmone; perché, siccome il polmone serve il cuore nel modo già detto, per ricompensarlo il cuore manda il sangue attraverso questa vena che si chiama vena arterialis perché porta (verso un organo) sangue arterioso e per questo, ha due tuniche; (essa) ha due tuniche in primo luogo perché (il movimento del sangue) va in direzione di un organo che si trova in continuo movimento, in secondo luogo perché conduce sangue molto sottile ovvero bilioso. Dunque, affinché (il sangue) non evapori essa ha due tonache, per cui si chiama vena arterialis. In questo orificio (del ventricolo destro), ovvero di questa vena, ci sono tre piccole valvole che si aprono dal di dentro al di fuori e si chiudono dal di fuori al di dentro con una chiusura perfetta, perché attraverso questo orificio il cuore deve solamente espellere (fuori) da sé al momento della contrazione e non deve prendere dentro niente al momento della espansione. (Una volta) visto questo, apri il ventricolo sinistro in modo che in mezzo rimanga la parete in cui c'è il ventricolo medio; allora ti appare subito la cavità del ventricolo sinistro, la cui parete è più compatta e più spessa di quella del ventricolo destro, e questo la natura (l') ha fatto per tre motivi: innanzitutto perché questo ventricolo deve contenere lo spirito (vitale), invece il destro (contiene solo) il sangue. Ma il sangue è più pesante dello spirito, per cui sulla base delle sostanze contenute la parte destra sarebbe più pesante della sinistra, e perciò il cuore non sarebbe di dimensioni uguali (sui due lati). Dunque, affinché sia di peso uguale, (la natura) ha fatto più spessa la parete sinistra per compensare con il suo peso il peso del sangue (nel ventricolo destro). Un altro motivo è che (il ventricolo sinistro) deve contenere lo spirito che può facilmente dissiparsi; la parete è dunque spessa affinché non si dissipi. Il terzo motivo è che questa parete (del ventricolo) deve generare lo spirito dal sangue; ma lo spirito è generato dal sangue per mezzo di un forte calore che ha la capacità di purificar(lo) e far(lo) evaporare. Ma il calore è più forte quando è in un materiale ed in una struttura più densa, per cui la parete di questo ventricolo è spessa e densa. Nella sua cavità, vicino alla base, ci sono due orifici. Uno è l'orificio dell'arteria aorta, che si chiama aorta perché originata direttamente dal cuore, oppure perché è l'inizio dell'origine di tutte le arterie che sono nel corpo; per mezzo di questa (arteria) il cuore quando si contrae trasmette lo spirito (vitale) in esso generato a tutti gli organi; per questo la natura ha predisposto all'inizio di questo orificio tre piccole valvole molto resistenti (e) con una chiusura perfetta che si chiudono dal di fuori verso il di dentro e si aprono dal di dentro al di fuori; questo orificio è (anche) molto profondo. L'altro è l'orificio dell' arteria venalis, che si chiama arteria perché conduce il vapore e si chiama venalis perché ha soltanto una tunica (nella sua parete), giacché la natura non si è molto premurata della sua protezione; perché attraverso di essa passa quello che è del vapore leggero, oppure l'aria che il cuore riceve dal polmone; poiché attraverso questa vena il cuore riceve ed (anche) invia (materiale), in questo orificio la natura ha predisposto soltanto due piccole valvole che non si chiudono perfettamente; queste piccole valvole sono molto elevate per appoggiarsi alla parete del cuore quando (esso) espelle e distribuisce lo spirito (attraverso l'arteria aorta) affinché lo spirito non sia espulso attraverso di essa. E queste (strutture) sono mirabili opere della natura, così come è la realizzazione del ventricolo medio; infatti questo ventricolo non è (costituito da) una sola cavità, ma (ci) sono molte piccole cavità (che sono) più larghe sulla parte destra che sulla sinistra , perché il sangue che va al ventricolo sinistro dal destro, dovendo diventare spirito, si raffini subito, dato che il suo raffinamento è una preparazione alla generazione dello spirito; la natura, nel trasmettere qualcosa agli organi o attraverso qualche via (vascolare), non la trasmette mai con trascuratezza, ma preparandola alla forma che deve prendere, come afferma di frequente Galeno nell'opera De juvamentis membrorum, (per esempio) nel quinto (libro) sulle vene mesenteriche. Questo (completa) le parti intrinseche del cuore. Vi sono altre parti che sono derivate (da esso); queste sono quattro, cioè la vena cava, la vena arterialis , l'arteria aorta e la arteria venalis , due (delle quali) vanno al polmone, del quale vedi l'anatomia subito (dopo). [POLMONE] Da ciò che si é detto, possono essere ugualmente chiare la struttura dei polmoni e la quantità delle loro parti; esse sono infatti composte da un vaso (sanguigno) triplice, da del tessuto molle e da membrane. (Sono composte) da un vaso triplice, cioè (in primo luogo) dall'arteria polmonare che nasce dal ventricolo destro del cuore (e) che porta il sangue per nutrire il polmone. In secondo luogo (sono composte) dalla vena polmonare che nasce dal ventricolo sinistro del cuore portando i vapori leggeri al polmone e portando l'aria dal polmone al cuore. In terzo luogo c'è la trachea che porta l'aria ai polmoni e da essi la riporta fuori. Tutti questi vasi condividono queste (caratteristiche); in primo luogo quando arrivano ai polmoni si dividono in due rami: uno va alla parte destra di essi, l'altro (va) alla sinistra; ciascuno di loro si divide (poi) in due rami principali, uno dei quali va alla parte superiore del polmone, l'altro (va) alla parte inferiore. Poi tutti procedono a dividersi fino ai rami sottili ed ai più piccoli (ancora); (questi) si continuano l'un con l'altro e si intrecciano come una rete e costituiscono il tessuto del polmone (che è) come una rete, così come le vene costituiscono il tessuto del fegato. Devi sapere che i bronchi sono in stretta prossimità dei rami dell'arteria polmonare per esserne nutriti e (sono) in stretta prossimità della vena polmonare per trasmettere l'aria alla vena polmonare (stessa), affinché la porti al cuore e per recarla dal cuore (di nuovo) alla trachea. Questi tratti o ramificazioni che sono (in contatto) tra di essi, sono però così stretti da essere impenetrabili al sangue e penetrabili (solo) all'aria che entra ed esce; perciò se (questi vasi) si dilatano eccessivamente può avvenire una perdita di sangue dal polmone senza una rottura (vera e propria). Gli spazi e le cavità di questa rete sono riempite dal tessuto molle del polmone stesso; questa è la sua (del tessuto del polmone) seconda parte. La sua terza parte è la sua membrana sottile, contro la quale terminano gli orifizi di questi vasi. Veramente gli orifizi dei rami della trachea sono piu grandi e più aperti degli orifizi di quegli (altri) vasi; innanzitutto perché si sono formati da un tronco più grande e (di diametro) più largo; in secondo luogo perché sono cartilaginosi e non pellicolari, perciò essendo più consistenti possono stare più aperti. Da ciò nota ulteriormente il passaggio attraverso il quale si espelle il catarro o il liquido infetto o il sangue espulso dal petto, come nella pleurite, o dalla sua cavità, come nel dolore emottisico e nell'empiema. Quando il materiale si raccoglie in questi luoghi, si divide in parti molto piccole e per la forza del petto è spinto al polmone; quando (il polmone) si dilata più (del solito), il calibro (dei rami) della trachea aumenta ed attraverso di essi il predetto materiale viene essudato, non attraverso altre aperture di altri vasi, perché non sono abbastanza larghi. (Questi altri vasi) non si dilatano neppure nel momento dell'inspirazione, e allora quell'umore o liquido viene espulso da quei (rami della trachea) verso tratti più larghi, e da quelli a (tratti anche) maggiori, finché arriva alla trachea, allora viene espulso fuori con la tosse; la tosse aiuta anche a far penetrare questo catarro nei tratti suddetti. Da ciò è chiaro che questo materiale viene eliminato affinché non pervenga al cuore. Ma se (questo materiale) fosse eliminato attraverso gli altri due vasi, arriverebbe ovviamente tutto nel cuore. Tutto questo è esposto da Galeno nel quinto libro del De Interioribus , terzo capitolo. Così dunque è evidente il numero delle parti proprie del polmone. Quantitativamente le sue parti sono cinque, cioè due nella parte sinistra (e) tre nella parte destra, di cui la terza (parte) si chiama pomum granatum oppure cuscinetto, perché su di esso si appoggiano la vena cava e l'arteria inserita direttamente al cuore, nel luogo dove la vena (cava) sale al cuore. Con questo puoi osservare le dimensioni del polmone, poiché sarebbe piccolo se non (fosse) espanso; però se lo gonfi soffiando(vi dentro) lo vedrai diventare grande. Le sue dimensioni sono tuttavia più grandi a destra che a sinistra, perché a sinistra è collocato il cuore che ne occupa il posto. La sua forma è evidente perché è fatto a forma di un clibano, che ha dimensioni maggiori nella parte posteriore che in quella anteriore. I suoi rapporti sono evidenti da ciò che si è detto e la funzione e le sue malattie sono abbastanza note. Qui devi ripulire i bronchi ed osservare gli anelli che sputa il paziente affetto da pleurite o il tisico, i quali sono rotondi. Ma (se una persona) ha un'ulcera nella trachea, della cui anatomia si deve trattare ben presto, non sputa degli anelli, ma delle placchette; se sputasse degli anelli non sarebbero però rotondi, la ragione per cui diciamo (più sotto). [COLLO] (Una volta) terminata l'anatomia del polmone, bisogna osservare l'anatomia della trachea, che è la via (d'accesso) al polmone. Ma per osservare bene la sua anatomia, bisogna premettere l'anatomia di alcuni organi che sono in rapporto con essa. Bisogna dunque che tu ripulisca il collo ovvero la gola e vedrai i muscoli longitudinali sopra ai quali noterai le vene guidez, una da ogni lato; nell'anatomia del petto ho già detto quale sia la loro funzione. (Una volta) eliminate quelle (strutture), troverai le due ghiandole tiroidee, una da ogni lato, che sono masse ghiandolari fatte nella forma e sagoma di due mandorle, la cui funzione è di umidificare la trachea con l'umidità che generano e raccolgono, affinché (essa) non si secchi in seguito al (proprio) movimento. La seconda funzione (delle ghiandole tiroidee) è di riempire ed uniformare gli spazi della gola, perché la gola è molto grossa nella parte superiore a causa della cartilagine tiroidea ed è molto sottile nella parte inferiore a causa della strettezza della trachea. Queste ghiandole tiroidee, poste sotto la cartilagine tiroidea, la compensano. La terza funzione è di essere lo schermo delle vene ed arterie apoplettiche, le quali (vene giugulari) portano il sangue alla testa; le arterie carotidi interne portano lo spirito (vitale), che in seguito diventa (spirito) animale nella rete mirabile, in cui esse s'intrecciano tumide sotto il cervello. Queste vene si chiamano apoplettiche perché in seguito alla loro congestione spesso avviene l'apoplessia. Si chiamano anche vene del sonno perché il sonno è indotto dall'ostruzione naturale effettuata nella rete (mirabile) suddetta. Esse sono anche chiamate (vene) profonde, perché sono collocate in profondità, vicino ovvero sopra i muscoli delle vertebre del collo; osserva (ora) la loro origine. Spacca lo sterno e segui il tronco ascendente dell'aorta e della vena cava superiore; vedrai che, prima di sorpassare (l'estremità superiore) dello sterno, (questa vena) si ramifica prima in due rami, dei quali uno va alla parte destra (e) l'altro alla sinistra; prima di arrivare sotto le ascelle, una vena discende da uno o dall'altro di questi (rami) lungo le vertebre toraciche per nutrire otto costole e le parti superiori del torace; in seguito, ognuno dei (rami) suddetti penetra lungo l'ascella e segue la parte interna del braccio ed appare (a livello) del gomito, o meglio nella fossa cubitale; essa è detta (vena) basilica ed è inferiore. Da ciò puoi renderti conto di come la (vena) basilica sia in rapporto di continuità con la vena che nutre le parti superiori del petto. Così è chiaro quale sia la ragione perché nei (casi di) pleurite in cui il dolore sale su fino all'(altezza dello) sterno, la flebotomia della (vena) basilica è appropriato, come asserisce Ippocrate nel secondo libro del Regimen acutorum ed (anche) Galeno sullo stesso (argomento). Dopo (la vena cava superiore) sorpassa poi lo sterno e si divide in rami, due dei quali si dirigono obliquamente; uno di essi va al braccio destro, e l'altro al sinistro; seguendo la parte esterna del braccio, (ogni ramo) appare nella fossa cubitale e si chiama (vena) cefalica; essa deve (necessariamente) ricevere (sangue) dalla testa, poiché è in continuazione con le due vene che procedono direttamente dalla testa in alto; queste (vene), di cui si è già parlato, si chiamano apoplettiche. Le arterie procedono nello stesso modo in cui ho descritto le vene. Vicino a queste arterie e vene apoplettiche troverai poi due grossi nervi che discendono dal cervello dal sesto paio di nervi, uno dal lato sinistro e l'altro dal destro. Da entrambi (questi nervi) si formano e si ramificano i nervi ricorrenti, i quali sono i nervi della voce che vedrai a suo tempo. La maggior parte di quel che resta del (nervo) destro entra in contatto con l'esofago e si ramifica nella bocca dello stomaco e si prolunga fino al fondo, sebbene sotto allo sterno una parte di esso si metta in contatto con le vene e le arterie (del cuore) e con il pericardio. Ma la maggior parte del (nervo) sinistro s'avvolge attorno agli organi della respirazione e, (solo) in parte, si mette in contatto con gli organi della digestione. Una volta ripuliti questi organi, rimuovi(li) assieme alla trachea e all'esofago; ma non potrai farlo senza rimuovere (anche) degli altri organi, cioè quelli della bocca. Dunque taglia e rimuovi la mandibola inferiore da quella superiore. [BOCCA] Mentre fai questa (operazione) osserva l'anatomia della bocca. Infatti, della bocca stessa per prima cosa ti si presentano le labbra, (quella) superiore e (quella) inferiore; queste labbra sono composte di nervi, carne e pelle in una combinazione (cosi') mirabile che non si può separare la pelle dalla carne, ne' la carne dai nervi, ne' la mucosa da loro. Ciò fu (fatto) perché quelle labbra dovevano muoversi in ogni posizione diversa, sia in su che in giù, in avanti e indietro, a destra e a sinistra; era dunque necessario che avessero numerosi muscoli diversi, che è impossibile a causa del peso; o (alternativamente) fu necessario che avessero la carne ed i nervi intercalati in ogni direzione. Le labbra sono poi tappezzate (all'interno) da una mucosa che si origina dalla mucosa dell'esofago, che si continua con la mucosa dello stomaco; cosi' come (l'hanno) anche tutti gli organi della bocca, affinché abbiano la sua (stessa) sensitività, e fra questi (organi) c'è (da considerare anche) lo stomaco; per questa ragione capita che in premonizione del vomito il labbro inferiore tremi. Dopo le labbra ci sono (da osservare) i denti, in numero di XXXII; cioè (gli inferiori sono) due duales inferiori, due incisivi, due canini, quattro premolari e sei molari; altrettanti (sono i denti) superiori. I denti sono fatti principalmente per la triturazione e la suddivisione del cibo e secondariamente per (coadiuvare) la voce e l'articolazione delle parole, come (fanno) anche le labbra; per questo quelli che sono privi dei denti o delle labbra non parlano bene. Dopo i denti c'è (da osservare) la lingua, l'anatomia della quale rimandi (a più tardi). Poi osserva il palato, che ha una concavità nell'estremità dorsale per effettuare l'intonazione della voce e per rigirare agilmente il cibo mentre è triturato dai denti. Sul fondo del palato osserverai l'ugola che pende alla maniera di un grano d'uva e per questo è chiamata uvea ; (essa) consiste di una sostanza rada (e) spugnosa, dato che è fatta soprattutto per ricevere l'eccesso di liquido che scende dalla testa quando si è afflitti dal catarro, affinché non discenda negli organi inferiori; per questo (l'ugola) s'infetta spesso. E' anche sagomata per modulare la voce, interrompendo l'aria che è la sostanza della voce; ma (sotto questo aspetto) la sua funzione (principale) è di trattenere per un po' nella bocca l'aria introdotta attraverso il naso e la bocca e diretta al polmone, rigirando(ve)la, affinché non arrivi al polmone fredda, bensì modificata; per questo capita che coloro che hanno (avuto) l'ugola asportata diventano molto catarrosi e perciò gli autori proibiscono di tagliar(la); ma se (l'ugola) è putrida o infettata deve essere cauterizzata. C'è anche un'altra ragione (per la cauterizzazione), poiché a causa della sua posizione e della sua struttura di rado si cicatrizza quando (la) si taglia, ma vi si accumula sostanza putrida e si sente sempre alito cattivo; perciò è meglio che sia cauterizzata con il ferro rovente. La procedura è che ci si procuri una cannula di ferro o di legno spalmata di lutum sapientiae o d'argilla, come dice Avicenna nella quarta fen del primo (libro del) Canon, nel capitolo sul trattamento per cauterizzazione; (dopo aver) aperta la bocca ed aver frapposto fra le mascelle un legno rotondo, si applichi l'ugola ad un'estremità della cannula. Si introduca poi un ferro rovente attraverso la cavità della cannula, si raggiunga l'ugola e (la) si cauterizzi. Dopo l'ugola c'è la faringe che è una regione ampia, ghiandolare ed adatta ad accogliere l'eccesso di fluidi; per questo forma di frequente degli ascessi ed il suo ascesso, benché non sporga al di fuori, sporge poi all'interno; perciò qui si forma una squinantia del secondo tipo che in volgare è chiamata gotum; alla fine di questa (faringe) c'è l'inizio della trachea e dell'esofago; qui vedrai un organo cartilagineo concepito dalla natura con grande saggezza; si chiama coopertorium perché al momento di inghiottire il cibo chiude il foro della laringe, affinché parte del cibo o di una bevanda non discenda nel polmone, il che potrebbe causare il soffocamento; perciò succede che se uno inghiottisce ridendo allora qualcosa va nel polmone, perché al momento del riso la laringe sta aperta, e allora si ha l'impressione di soffocare. [ESOFAGO E TRACHEA] Una volta compiute queste cose, rimuovi l'esofago assieme alla trachea per vedere più comodamente e meglio l'anatomia di quel che rimane (da vedere in questa regione); una volta rimosse osserva per prima cosa la loro struttura. Infatti la struttura dell'esofago è epiteliale e molle; la struttura della trachea è epiteliale e cartilaginosa; la ragione (per farli così) fu che l'esofago è la via del cibo che talvolta viene inghiottito in grande quantità, per cui a volte bisogna che la sua via si dilati. La trachea è invece la via dell'aria che penetra nel polmone, la quale (aria) essendo leggera e non solida penetra per la via che sta aperta. Invece la via epiteliale (dell'esofago) non sta aperta a causa della sua mollezza, ma una parete ricade sull'altra. Questo tubo [la trachea] non è osseo perché deve essere flessibile per la formazione della voce e allo stesso tempo (se fosse osseo) impedirebbe il passaggio di molto cibo solido lungo l'esofago; per questa ragione (la trachea) non è (formata) tutta da un'unica cartilagine, ma si tratta di parecchie (cartilagini) tenute assieme da delle membrane; queste (cartilagini) sono però come cerchi non completi, ma a forma di C. Le estremità della cartilagine continuano con una struttura epiteliale (che è) a contatto con l'esofago; è stato fatto così affinché la sostanza dura cartilaginosa [30 verso]