A Maronne de rose Filomena Marturano Il vicolo stretto e angusto e

A Maronne de rose
Filomena Marturano
Un’edicola
vecchia di anni
Il vicolo stretto
una icona
e angusto
della maternità divina
e la sera scesa
una effigie
sulle umane fatiche
sporca di polvere
segna i cuori
e fumo di candele:
di malinconia
a Maronne de rose
e tristezza
parlando
La guarda
del peso del giorno
come se fosse
che muore
la prima volta.
e della dignità perduta
Si ferma la donna
negli anni verdi
dallo strano mestiere
della ancora recente gioventù.
e senza voce
si lamenta di una vita
Una domanda che brucia
mal vissuta
il cuore
e di un futuro
e le labbra:
che certo sarà peggiore.
Che farò di lui?
Quest’essere ingombrante
Non lo voglio!
non voluto
Ferma i tuoi occhi
che impone
e spegni il tuo sorriso.
la sua voglia di vivere
Non mi tentare.
e reclama
Non lo voglio!.
il suo diritto
a correre sulle strade
Non disperare.
di un mondo
Al di là delle nuvole
che pretende migliore.
c’è sempre il sole
che riscalda il cuore.
Dono di Dio
per te
è colui
che si agita
nel tuo grembo.
Mi sembra di impazzire.
Mormora la donna
a voce alta,
sento una voce
chiara e misteriosa
come il vento
che non sai
da dove viene
e brucian le parole
come il fuoco.
I figli,
sono figli,
nati per gioire
per gioire con te.
Uno sguardo all’edicola,
un furtivo segno di croce,
riprende il cammino.
Serenità ora si chiama
La donna dallo strano
mestiere:
Il figlio me lo tengo,
me lo tengo