Elettronica delle Telecomunicazioni LS-B Anno accademico 2009-2010 Dott. Ing. Corrado Florian Tel. 051-2093846 Mail: [email protected] 1 Programma • • • • • • Oscillatori Rumore nei dispositivi elettronici Rumore negli oscillatori PLL – Anello ad aggancio di Fase Mixer Moltiplicatori • Architetture di sistemi di telecomunicazioni 2 1 Schema concettuale di un transceiver Philips GSM transceiver 3 Lucent Technologies transceiver 4 2 Nokia Mobile phone 5 Nokia Mobile phone 6 3 Nokia Mobile phone RF front end 7 Nokia Mobile phone RF front end 8 4 Blocchi funzionali del front end a RF o a Microonde Amplificatore di potenza Amplificatore driver LNA Mixer Oscillatore, VCO, PLL (anello ad aggancio di fase) Sintetizzatore di frequenza Moltiplicatori e divisori di frequenza Filtri Risonatori 9 Front end : schema a blocchi 10 5 Terminologia MMIC e MIC Bumbs Circuito ibrido Flip Chip Chip o die Elementi concentrati Dispositivo discreto Elementi distribuiti Chip and wire technology Capacità MIM Substrati ceramici (Alumina) , substrati morbidi (polimeri plastici, materiali vetrosi-epossidici…) (PTFE, Teflon, Duroid, vetronite..) Induttori a spirale SMD device PA, HPA, VCO Package PLL Wire Bonding (oro, alluminio) RF, IF, Microonde Air Bridge Via Hole Ribbon Bonding 11 Connessioni e packaging 12 6 Esempi LNA a due stadi GAAS PHEMT technology 13 Esempi: ricevitore LNA, x2, buffer, mixer bilanciato Ricevitore 21.2-23.6 GHz (GAAS MMIC) 14 7 Esempi : modulo 15 Amplificatore di Potenza MMIC layout Bonding e package 16 Evaluation borad 8 17 Esempi : HPA MMIC 2 Watt in banda Ku, pHEMT (5x4mm) 5 Watt in banda X, pHEMT (5x4mm) 18 9 Esempi: HPA Ibrido 40 Watt in banda C, MESFET su GaAs 19 Esempi: HPA Ibrido FET a larga periferia su GaAs Saldatura Bonding a strutture combinatorie su Allumina Capacità MIM (Chip capacitor) Package ceramico a chiusura ermetica 20 10 Oscillatori • • • • • • • • • Componente fondamentale per le prestazioni di un sistema T-R Traslazione di frequenza e modulazione Sintesi dei canali (VCO+PLL) Difficile da studiare, progettare e simulare: circuito autonomo non lineare Generazione di una sinusoide a grande segnale : obiettivo del progetto è sia la potenza di uscita che la frequenza La non linearità non è un effetto indesiderato ma è il meccanismo su cui si basa il funzionamento del circuito Necessità di modelli dinamici non lineari accurati (non linearità ed effetti reattivi non lineari) Altri effetti: armoniche, stabilità in frequenza, rumore di fase, banda di sintonia Le tecnologie di attivi e passivi giocano un ruolo fondamentale 21 BjT-HBT 22 11 Oscillatori quasi sinusoidali Zin Vout Vi RL Z=Zin RL Schema a blocchi dell’oscillatore Schema a blocchi dell’oscillatore in catena aperta Oscillatore: circuito autonomo per generare un segnale portante a F0 3 elementi fondamentali: dispositivo attivo (amplificatore), rete passiva (risonatore) e carico di uscita Genero potenza ad RF partendo dalla sola potenza DC : non linearità 23 Analisi dell’oscillatore Oscillatori in feedback Av ( jω ) Guadagno di tensione amplificatore β ( jω ) Funzione di trasferimento della rete di retroazione Oscillatori a resistenza negativa vi + vd = v i + v f AV ( jω) vo vd = vi + vf vf v 0 = Av ( jω )v d v f = β ( jω )v 0 β ( jω) Avf ( jω ) = Schema a blocchi oscillatore in feedback v0 Av ( jω ) = v i 1 − β ( jω ) Av ( jω ) Guadagno di tensione ad anello chiuso 24 12 Analisi dell’oscillatore: condizione di oscillazione Avf ( jω ) = v0 Av ( jω ) = v i 1 − β ( jω ) Av ( jω ) Guadagno di tensione ad anello chiuso Per avere oscillazione spontanea ovvero per vi=0 è necessario un guadagno di anello chiuso infinito, ovvero: 1 − β ( jω ) Av ( jω ) = 0 β ( jω ) Av ( jω ) = 1 Criterio di Barkhausen Criterio di Barkhausen : per avere oscillazione il guadagno di anello aperto deve essere unitario alla frequenza di interesse β ( jω ) = β r (ω ) + jβ i (ω ) Av ( jω ) = Av 0 Av 0 β r (ω ) + jβ i (ω ) Av 0 = 1 Criterio di Barkhausen in forma rettangolare: 1 Av 0 β r (ω ) = 1 Av 0 = β i (ω ) Av0 = 0 β i (ω ) = 0 Condizione di guadagno β r (ω ) Condizione della frequenza di oscillazione 25 Analisi dell’oscillatore: condizione di oscillazione Avf ( jω ) = v0 Av ( jω ) = v i 1 − β ( jω ) Av ( jω ) Guadagno di tensione ad anello chiuso Si ha oscillazione stabile (soluzione stabile) se il guadagno ad anello chiuso ha una coppia di poli complessi coniugati sull’asse immaginario Per avere innesco spontaneo dell’oscillazione il guadagno ad anello chiuso deve avere una coppia di poli c.c. nel semipiano destro Rumore di tensione dei dispositivi (piccolo Vi), innesco di una tensione sinusoidale crescente: segnale cisoidale Imag Imag Real Imag Real Andamento dei poli del guadagno ad anello chiuso Real segnale cisoidale 26 13 Analisi dell’oscillatore: condizione di oscillazione Azione di limitazione di ampiezza data dall’amplificatore: i poli si spostano sull’asse immaginario: soluzione stabile Imag Real Il criterio di Barkhausen è verificato Stabilizzazione dell’ampiezza e della frequenza dell’oscillazione Oscillazione stabile Si ha innesco dell’oscillazione solo se il circuito è instabile (Avf ha una coppia di poli complessi coniugati nel semipiano complesso destro) La condizione espressa dal criterio di Barkhausen non da alcuna informazione sull’instabilità del circuito, tuttavia se il circuito oscilla, tale condizione deve 27 essere soddisfatta alla frequenza di oscillazione Analisi dell’oscillatore: condizione di innesco Criterio di Nyquist : studio l’instabilità del circuito La funzione complessa β ( jω ) Av ( jω ) (guadagno ad anello aperto) viene graficata in funzione della frequenza ed il numero di volte in cui tale funzione accerchia in senso orario il punto 1+j0 determina la differenza tra il numero di coppie di zeri e poli nel semipiano destro della funzione 1 − β ( jω ) Av ( jω ) Un giro in senso orario della funzione β ( jω ) Av ( jω ) intorno al punto 1+j0 segnala l’instabilità del sistema (a meno che ….) Tutto questo si traduce nella condizione di innesco dell’oscillatore: β ( jω 0 ) Av 0 > 1 Condizione di innesco ω0 Frequenza alla quale la rotazione di fase totale nell’anello è nulla Guadagno di anello sull’asse reale Imag Open loop gain 1+j0 Real 28 14 Analisi dell’oscillatore : coefficienti di riflessione an an ZL Coefficiente di riflessione alla parte attiva 1 aL ain bL bin bL ZIN 1 ΓL ( jω) ain Γ IN ( jω ) = ΓIN ( jω ) Coefficiente di riflessione al carico 1 aL ΓL ( jω ) aL = ΓIN ( jω ) Z IN − Z 0 Z IN + Z 0 bin Γ L ( jω ) = an ΓIN ( jω ) 1 − ΓIN ( jω )ΓL ( jω ) Z L − Z0 Z L + Z0 Considerando an come segnale di ingresso e al come segnale di uscita, si ottiene: ain : variabile d’onda incidente alla parte attiva bin : variabile d’onda riflessa alla porta attiva al : variabile d’onda incidente al carico bl : variabile d’onda riflessa al carico an : variabile d’onda del rumore del circuito aL Γ IN ( jω ) = an 1 − Γ IN ( jω ) Γ L ( jω ) ACL = Criterio di Barkhausen ΓLS IN ( A , j ω )Γ L ( j ω ) = 1 29 Analisi dell’oscillatore: condizione di innesco Zin Vout = β ( jω ) Av ( jω ) Vin Guadagno di tensione ad anello aperto AvOL = Vout Vin Z=Zin RL -1.5 -1.0 -0.5 0.0 0.5 1.0 1.10 1.05 1.00 1. 200 100 phase(s11) S(1,1)[m1,::] mag(S11) 1.15 0 -100 -200 1.2 freq (1.200GHz to 1.800GHz) 1.3 1.4 1.5 1.6 1.7 1.8 freq, GHz 30 15 Oscillatore a resistenza negativa Rappresentazione tipica degli oscillatori a resistenza negativa i(t) Parte attiva del circuito Z IN ( A, ω ) = R IN ( A, ω ) + jX IN ( A, ω ) + XIN (A,ω) X L (ω ) V(t) RL (ω ) R IN ( A, ω ) < 0 RIN (A, ω) Parte passiva (risonatore): zL (ω ) A è l’ampiezza della corrente i(t). Per un certo range di frequenze e di ampiezze si ha: Z L (ω ) = R L (ω ) + jX L (ω ) ZIN (A,ω) Condizione di oscillazione: Criterio di Barkhausen ΓIN ( A0 , ω 0 )ΓL (ω 0 ) = 1 ΓL (ω 0 ) = Z IN ( A0 , ω 0 ) + Z L (ω 0 ) = 0 R IN ( A0 , ω 0 ) + R L (ω 0 ) = 0 Z L (ω 0 ) − Z 0 Z L (ω 0 ) + Z 0 ΓIN ( A0 , ω 0 ) = Z IN ( A0 , ω 0 ) − Z 0 Z IN ( A0 , ω 0 ) + Z 0 Criterio di Barkhausen X IN ( A0 , ω 0 ) + X L (ω 0 ) = 0 31 Oscillatore a resistenza negativa i(t) INNESCO + La rete è stabile se: XIN (A,ω) X L (ω ) V(t) RL (ω ) RIN (A, ω) zL (ω ) ZIN (A,ω) Re[Z IN ( A, ω ) + Z L (ω )] > 0 Progetto la parte attiva del circuito in modo che per una gamma di frequenza e di ampiezze si abbia: R IN ( A, ω ) < 0 La rete è instabile se la resistenza totale della rete è negativa, ovvero: RIN ( A, ω ) > RL (ω ) Nella gamma dove R IN ( A, ω ) < 0 Questo deve essere vero per l’innesco (piccolo segnale) ovvero A =0 RIN (0, ω ) > RL (ω ) X IN (0, ω ) + X L (ω ) = 0 Condizione di innesco 32 16 Oscillatori:trattazione a funzione descrittiva - Trattazione dell’innesco tramite studio della stabilità nel dominio di Laplace : poli della funzione di trasferimento ad anello chiuso - Studio della soluzione periodica stabile tramite funzione descrittiva (modello non lineare) Oscillatore, Circuito autonomo con due soluzioni: 1) Soluzione stazionaria instabile (innesco) 2) Soluzione a regime periodico stabile (quasi sinusoidale) 2 modelli diversi di studio delle due soluzioni / condizioni di funzionamento 33 Condizione di innesco: modello lineare Dominio delle trasformate di Laplace p = σ + jω Il generico segnale è una variabile complessa nel dominio di Laplace Guadagno ad anello chiuso Equazione caratteristica (polinomio caratteristico) Studio dei sui zeri per la verifica dell’instabilità : il sistema è instabile se esiste almeno uno zero a parte 34 reale positiva 17 Studio della soluzione periodica stabile Verificata la presenza di una soluzione stazionaria instabile, i segnali divergono e quindi il modello precedente perde di validità Modello NON LINEARE Blocco non lineare privo di memoria: funzione algebrica Modello a Transcaratteristica Se linearizzo nell’intorno del punto di lavoro : Equazione caratteristica Guadagno di tensione, transconduttanza … Studio della stabilità C’è una sorgente di 35 energia qui dentro Regime di grandi segnali Oscillatori quasi sinusoidali: chi è sinusoidale tra S e Su? Funzione pari e periodica Funzione pari e periodica: serie di Fourier di soli coseni Coefficienti della serie di Fourier 36 18 B(p) è lineare, applico la sovrapposizione degli effetti S(t) deve essere sinusoidale Ideale reale B e quindi selettivo in frequenza: è un filtro La componente continua di solito si elimina B(0)=0 ovvero Deve essere: B(ω0 ) = B(ω0 ) B(ω0 ) = − B(ω0 ) π 37 soluzione 1 Funzione descrittiva (reale perché il blocco non lineare è puramente algebrico) Su1 è l’ampiezza della prima componente sinusoidale di Su (funzione non lineare di So e SM) soluzione 2 La frequenza di oscillazione è data da: B deve essere selettiva e reale alla frequenza di oscillazione (positiva o negativa a seconda che l’amp sia Se chiamo impropriamente guadagno: invertente o non invertente) soluzione criterio di BARKHAUSEN, È una specie di guadagno! 38 19 39 Risonatori Componenti passivi con caratteristica di fase molto selettiva in frequenza: variazioni di fase anche molto elevate si traducono in piccole variazioni della frequenza di oscillazione phase ( β (ω ) ) Si realizzano con L e C concentrate o in modo distribuito: microstriscia, cavità risonante, coassiale, risonatori ceramici, risonatori dielettrici, SAW, al quarzo.. f0 f Risonanza: frequenza alla quale si ha uguale immagazzinamento di energia elettrica e magnetica Risonanza: alla risonanza l’impedenza del risonatore è puramente reale Fattore di merito: Q= 2π * energia _ massima _ immagazzinata _ in _ un _ periodo energia _ dissipata _ per _ periodo Q è il rapporto tra la capacità del risonatore di immagazzinare energia elettromagnetica e la sua dissipazione di potenza attraverso il calore 40 20 Risonatori Un semplice risonatore LC avrebbe un Q infinito: in realtà sono sempre presenti delle resistenze parassite che sono responsabili della dissipazione di energia sotto forma di calore Maggiore è il Q del risonatore, maggiore è la sua selettività in frequenza La banda del risonatore (banda a 3dB) è invece inversamente proporzionale al Q Q0 Fattore di merito unloaded: risonatore non caricato dal circuito Qe Fattore di merito esterno: perdite relative ai componenti circuitali esterni QL Fattore di merito loaded: effettiva efficacia del risonatore , una volta caricato dal circuito in cui è inserito. Vale la relazione: Vale anche: 1 1 1 = + QL Qe Q0 k= Pe P0 QL = Q0 1+ k Coefficiente di accoppiamento (perdite esterne/perdite interne) 41 Fattore di merito: L e C Circuito serie Q= Circuito parallelo Q= Q= B G X R = ωC = G ωL R = ωCR X R Q= B G Condensatore con parassita resistivo parallelo Induttore con parassita resistivo serie 42 21 Risonatore parallelo Ogni tipo di risonatore anche con più risonanze può essere descritto dai circuiti equivalente RLC serie RLC parallelo Risonanza: Risonatore RLC parallelo: jωC + Y C C1 L L1 R R1 ω0 = 1 1 ⎞ ⎛ = j ⎜ ωC − ⎟=0 ω jω L L⎠ ⎝ 1 LC Y è puramente reale! Y = G + jB = G + jωC + 1 Z= R ⎛ ω ω0 ⎞ 1 + jQU ⎜ − ⎟ ⎝ ω0 ω ⎠ jω L dove: 1 ⎞ ⎛ = G + j ⎜ ωC − ω L ⎟⎠ ⎝ QU = alla risonanza: Y = G ωC 1 R = = ω0 RC = 0 ω0 L ω0 LG G Notiamo quindi che in un risonatore parallelo, maggiore è R, quindi minore è la potenza di segnale dissipata, quindi maggiore è il fattore di merito 43 Risonatore parallelo Per mettere in evidenza come la selettività del risonatore sia proporzionale a fattore di merito, ci mettiamo in un intorno piccolo di ω0: è possibile scrivere il seguente sviluppo: ω ω0 − ≅ f (ω0 ) + f '(ω0 )(ω − ω0 ) ω0 ω Z= ⎛ 1 ω ⎞ 2(ω − ω0 ) ω ω0 − ≅ 0 + ⎜ + 02 ⎟ (ω − ω0 ) = ω0 ω ω0 ⎝ ω0 ω0 ⎠ R ⎛ω ω ⎞ 1 + jQU ⎜ − 0 ⎟ ⎝ ω0 ω ⎠ Quindi possiamo scrivere: Z= R 1 + j 2QU δ δ= ω − ω0 ω0 Se il risonatore deve fornire una rotazione di fase –α per compensare quella introdotta dalla parte attiva, allora l’impedenza del risonatore deve soddisfare: arg( Z ) = − arctg (2QU δ ) = −α 2QU δ = tg (α ) δ= ω − ω0 1 tg (α ) = 2Q ω0 α è una quantità variabile, tuttavia, se si inserisce un risonatore con fattore di merito 44 Q molto elevato, la variazione di α non si riflette molto sulla frequenza di oscillazione 22 Risonatore serie alla risonanza: C C1 Z L L1 jω L + 1 1 ⎞ ⎛ = j ⎜ωL − =0 ωC ⎟⎠ jωC ⎝ Z=R ω0 = R R1 Z = R + jX = R + jω L + 1 QU = ω0 L R = ω 0 LG = 1 ω 0 RC jωC = 1 ⎞ ⎛ = R + j ⎜ωL − ωC ⎟⎠ ⎝ Y= G 1 LC G ⎛ ω ω0 ⎞ 1 + jQU ⎜ − ⎟ ⎝ ω0 ω ⎠ ω 0C Notiamo quindi che in un risonatore serie, minore è R, minore è l’opposizione al passaggio del segnale alla frequenza di risonanza, quindi minore è la potenza dissipata, quindi maggiore è il fattore di merito 45 Risonatore parallelo S-PARAMETERS cResP RLCp1 Q=500 fo=1.5 GHz Rp=10 kOhm Term Term1 Num=1 Z=50 Ohm S_Param SP1 Start=1.0 GHz Stop=2.0 GHz Step=0.020 GHz Reflection coefficient vs frequency Parallel RLC resonator 2.0 dB(S(1,1)) dB(Y(1,1)) 1.8 -0.04 -0.06 -0.08 -0.10 1.0 1.2 m1 50 freq (1.000GHz to 2.000GHz) 0 -50 -100 1.0 1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 1.7 1.8 1.9 2.0 m1 freq= 2.000GHz m1=0.997 / -111.122 freq, GHz Filtro passabanda 1.4 1.6 1.8 2.0 1.8 2.0 freq, GHz 150 phase(S(1,1)) phase(Z(1,1)) phase(Y(1,1)) 1.6 freq, GHz 1.0 1.4 0.8 1.2 0.6 -50 0.4 0 0.2 50 0.0 30 -0.2 40 -0.4 dB(Z(1,1)) 50 -0.6 100 60 -0.8 100 70 -0.02 -1.0 20 -20 -30 -40 -50 -60 -70 -80 -90 S(1,1) Impedance vs frequency 80 -100 1.0 0.00 Admittance vs frequency 100 50 0 -50 -100 -150 1.0 1.2 1.4 1.6 freq, GHz 46 23 Risonatore parallelo Parallel RLC resonator Parallel RLC resonator Impedance vs frequency 80 1000 imag(Z(1,1)) imag(Z(1,1)) dB(Z(1,1)) Q=10.000 60 Q=100.000 40 Q=1000.000 500 0 -500 20 1.0 1.2 1.4 1.6 1.8 -1000 2.0 freq, GHz 100 phase(Z(1,1)) phase(Z(1,1)) 100 50 0 -50 1.0 1.2 1.4 1.6 1.8 0 -50 -100 1.0 Q=10.000 Q=100.000 Q=1000.000 -100 50 1.2 2.0 1.4 1.6 1.8 2.0 freq, GHz freq, GHz Reattanza e fase della Z del risonatore parallelo Impedenza del risonatore parallel al variare di Q Comportamento induttivo Comportamento capacitivo 47 Risonatore serie cResS RLCs1 Q=500 fo=1.5 GHz rs=1 Ohm Term Term1 Num=1 Z=50 Ohm S-PARAMETERS S_Param SP1 Start=1.0 GHz Stop=2.0 GHz Step=0.020 GHz 0.0 40 30 20 10 -20 -60 1.2 1.4 1.6 freq, GHz 1.8 2.0 -0.3 1.2 freq (1.000GHz to 2.000GHz) 50 0 -50 -100 1.0 1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 1.7 1.8 1.9 2.0 1.4 1.6 1.8 2.0 1.8 2.0 freq, GHz 200 -50 100 -50 -0.2 -40 0 0 -0.1 -0.4 1.0 -30 100 50 m1 phase (S(1,1)) dB(Y(1,1)) -10 phase(Y(1,1)) dB(Z(1,1)) phase(Z(1,1)) 0 50 S(1,1 ) Admittance vs frequency Impedance vs frequency 60 -100 1.0 d B(S(1,1 )) Series RLC resonator 100 0 -100 -200 1.0 1.2 1.4 1.6 freq, GHz freq, GHz Filtro passabanda 48 24 Risonatore serie Series RLC resonator Admittance vs frequency imag(Y(1,1)) 0.10 0.05 0.00 -0.05 -0.10 phase(Y(1,1)) phase(Y(1,1)) 100 50 0 -50 -100 1.0 1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 1.7 1.8 1.9 2.0 freq, GHz 49 Risonatore a microstriscia Term Term1 Num=1 Z=50 Ohm Term Term2 Num=2 Z=50 Ohm MLIN TL1 Subst="MSub1" W=50 um L=3 mm S-PARAMETERS S_Param SP1 Start=1.0 GHz Stop=20 GHz Step=1 MHz cResP RLCp1 Q=68 fo=9e9 Hz Rp=4.4e3 Ohm Modelling: risonatore RLC parallelo MSub MSUB MSub1 H=100 um Er=12.8 Mur=1 Cond=4.1E+7 Hu=3.9e+034 mil T=6 um TanD=.004 Rough=0 mil 50 25 Modello della microstriscia Vs RLC parallelo 51 Configurazioni oscillatori C1 C2 L2 C3 L1 C C2 C1 L L Colpitts Hartley Clapp Oscillatori a tre punti:oscillatori a singolo transistor con rete di retroazione a pi di impedenze 52 26 Analisi oscillatori a 3 punti F[V] non lineare B lineare selettiva Iu distorta V sinusoidale B :corrente-tensione, quindi è una trasimpedenza selettiva Come realizzo B? 53 Analisi oscillatori a 3 punti V V Z1Z 2 B= = =− IU IU 1 Z1 + Z 2 + Z 3 Rete a π di impedenze B è una funzione di trasferimento, quindi devo considerare la IU1 Il π- impedenze deve essere puramente reattivo: Z1 = jx1 Z 2 = jx2 Z 3 = jx3 Impedenza di ingresso (va in parallelo a quella del transistor) Z1 = jx1 // R1 La condizione di esistenza dell'oscillazione è la seguente: IU 1 = F1 [VM ] VM è l’ampiezza del segnale sinusoidale V jx1 ⋅ RI + jx2 + jx3 F1 [VM ] Z1 + Z 2 + Z 3 jx1 + RI =− =− jx1 ⋅ RI VM Z1Z 2 ⋅ jx2 jx1 + RI F1 [VM ] jR ( x + x + x ) − x1 ( x2 + x3 ) =− I 1 2 3 VM RI ⋅ x1 ⋅ x2 54 27 Analisi oscillatori a 3 punti 1 F1 [VM ] jR ( x + x + x3 ) − x1 ( x2 + x3 ) = =− I 1 2 B VM RI ⋅ x1 ⋅ x2 Avendo trascurato gli effetti reattivi del dispositivo, la B(ω0) deve essere reale alla frequenza di oscillazione, da cui si ricava la prima condizione: im { B(ω0 )} = 0 x1 + x2 + x3 = 0 Calcolo freq. di oscillazione La somma delle reattanze deve essere nulla quindi le jx non potranno avere tutte lo stesso segno e quindi non saranno tutte induttanze o tutte capacità, ma potranno essere 2L e 1C, oppure 2C e 1L F1 [VM ] VM =− x1 ( x2 + x3 ) RI ⋅ x1 ⋅ x2 F1 [VM ] x2 + x3 = − x1 VM = x1 RI ⋅ x2 Calcolo ampiezza di oscillazione se F1 e VM hanno lo stesso segno, allora, lo hanno anche x1 e x2 e, dunque, saranno o due induttanze o due capacità se F1 e VM sono discordi, lo sono anche x1 e x2 e, quindi, saranno indifferentemente 55 una capacità e una induttanza. Analisi oscillatori a 3 punti Innesco: A0 B (ω0 ) > 1 dove A0 rappresenta la linearizzazione della funzione F1[V] A0 = ∂IU ∂V che, dunque, è la transconduttanza gm del dispositivo, per cui la condizione d'innesco diventa: gm R1 x2 >1 x1 x1 + x2 + x3 = 0 Condizione di innesco Calcolo della frequenza di oscillazione 56 28 Analisi oscillatori a 3 punti la rete a π-impedenze può assumere due sole possibili configurazioni Calcolando la funzione di trasferimento di ciascuna rete e andando a vedere dove si annulla la parte immaginaria, si ottiene, rispettivamente ω0 = 1 ( L1 + L2 ) C ω0 = 1 C1C2 L C1 + C2 57 Analisi oscillatori a 3 punti Oscillatore di Colpitts, schema di principio Oscillatore di hartley a MOSFET Oscillatore di Colpitts a bipolare 58 29 Oscillatore a tre punti: MESFET transistor Circuito equivalente a piccolo segnale per studiare l’innesco Modello alla risonanza Determino la frequenza di oscillazione: X1 + X 2 + X 3 = − 1 − 1 ωC1 ωC2 + ωL = 0 1 LCT ω = ω0 = CT = C1C2 C1 + C2 Il fattore di feedback di tensione è dato da: β (ω ) = v1 vgs X1 = = v2 v2 X 1 + X 3 β (ω ) = vgs v2 =− X1 C =− 2 X2 C1 vgs = − C2 v2 C1 59 Oscillatore a tre punti: MESFET transistor Circuito equivalente a piccolo segnale per studiare l’innesco vgs = − C2 v2 C1 g m vgs = − Modello alla risonanza g m C2 v2 C1 L’equazione mostra come la sorgente g m vgs può essere sostituita da una resistenza negativa data da: − C1 g C m 2 Quindi alla risonanza si può utilizzare il modello di figura. Affinché si abbia oscillazione sappiamo che la resistenza di anello deve essere nulla: − C1 + rd = 0 g m C2 g m rd = C1 C2 condizione di guadagno 60 30 Oscillatori al quarzo Oscillatori a bassa frequenza, altissimo fattore di merito, stabilità in temperatura e bassissimo rumore di fase Il quarzo è un risonatore di tipo elettromeccanico, la cui definizione chimica è biossido di silicio (SiO2) e il cui simbolo circuitale è il seguente Materiale piezoelettrico: si deforma meccanicamente quando è sottoposto ad una tensione elettrica e, viceversa, è in grado di generare una tensione elettrica quando è sottoposto ad uno sforzo meccanico. Il quarzo viene laminato e vengono incollate due lamine metalliche ad essa vengono applicati sulle due facce rivestimenti metallici uniti elettricamente ai terminali di collegamento al resto del circuito mediante due fili conduttori 61 Oscillatori al quarzo Se invece di una tensione continua, viene applicata al quarzo una tensione variabile con frequenza uguale a quella propria della lamina, in modo da farla entrare in risonanza, verranno considerevolmente rinforzate le vibrazioni proprie del quarzo, producendo in tal modo un'oscillazione continua e stabilizzata Il limite superiore delle frequenza di risonanza ottenibile resta limitato dallo spessore minimo che si può meccanicamente ricavare senza pericolo di rotture in regime di funzionamento Modo flessorio: da 0.4 a 100 KHz Modo longitudinale: da 40 a 15000 KHz Modo trasversale: da 100 a 125000 KHz 62 31 Oscillatori al quarzo Le perdite nei quarzi sono dovute alla loro struttura interna, al montaggio meccanico e al fattore di ammortizzazione provocato dall'aria che circonda il cristallo. L'insieme delle perdite è molto piccolo rispetto a quello dei circuiti LC, pertanto il Q dei cristalli di quarzo risulta molto elevato, variando tra 10000 ad oltre 1 milione. fs = 1 2π LV CV 1 fp = 2π LV CV Cm CV + Cm Cm >> CV fp ≅ 1 2π LV CV 63 Oscillatori al quarzo Il quarzo viene utilizzato in corrispondenza della regione cerchiata a tratteggio, dove il comportamento è di tipo induttivo, dato che la reattanza è induttiva. Tale dispositivo viene, quindi, di solito inserito al posto dell'induttanza nell'oscillatore di Colpitts dando un elevata selettività alla rete di π di impedenze: tale oscillatore prende il nome di oscillatore di PIERCE C1 C2 Reattanza del risonatore di quarzo Oscillatore di Pierce In armonica anche fino a 100MHz, sopra uso i SAW 64 32 Risonatore al quarzo S-PARAMETERS S_Param SP1 Start=1 MHz Stop=60 MHz Step=0.05 MHz Term Term2 Num=1 Z=50 Ohm cResXtal XtalRes1 Q=2e4 fo=30e6 Hz rs=1 Ohm Cp=2e-12 F 65 Risonatore al quarzo L L1 L=Ls R=rs Port P1 Num=1 C C2 C=Cs Var Eqn Port P2 Num=2 VAR VAR1 wo=2*pi*fo Cs=1/(Q*rs*wo) Ls=Q*rs/wo C C1 C=Cp 66 33 67 Esempio Circuito equivalente semplificato Cristallo R1 resistenza di bias Zc C5 Zy R2, R3 ed R4 resistenze di bias C1 capacità di raffreddamento o bypass C4 RF bypass Y1 : cristallo di quarzo C2 Zb L1 elemento di tuning (induttanza variabile) Q1 : dispositivo in configurazione ad emettitore comune vbe rbe gm•vbe L1 C6 RL 68 34 DRO: dielectric resonator oscillator DRO: un oscillatore ad elevatissimo Q (5000-30000) che viene utilizzato in moltissime applicazioni pratiche a Microonde DRO :dispositivi Bipolari, FET e pHEMT fino a frequenza molto elevate, anche fino 35-40GHz Potenza di uscita tipica intorno ai 10dBm (dipende dalla taglia del dispositivo) Vari materiali dielettrici (anche compositi) che possono essere utilizzati per realizzare un risonatore dielettrico, con costante dielettrica con valori tra 20 e 80 Tipicamente per applicazioni a microonde: risonatori dielettrici di forma cilindrica con frequenza di risonanza tra 3GHz e 40-50GHz Più bassa è la frequenza di risonanza, maggiori sono le dimensioni del cilindro, per questo spesso diventano difficilmente realizzabili oscillatori a DR sotto i 3GHz DRO puck Stabilità termica da -10 a 10 ppm/C 69 DRO : il risonatore dielettrico Il risonatore dielettrico cilindrico può risuonare con diversi tipi di modo elettromagnetico Il modo di risonanza che di solito si vuole sfruttare con i risonatori cilindrici è il modo TE01δ: può essere facilmente accoppiato ad una linea di microstriscia Il modo TE01δ si presenta come un dipolo magnetico e per questa ragione è spesso indicato come “modo di dipolo magnetico” Le linee di E sono dei semplici cerchi attorno all’asse z del cilindro, mentre non c’è nessuna componente z del campo elettrico stesso. Le linee di H sono illustrate in figura. Con εr=40, più del 95% dell’energia di E del modo TE01δ e più del 60% di quella di H sono localizzate dentro al cilindro. La rimanente energia è distribuita nell’aria intorno al risonatore e decade molto rapidamente con la distanza dal risonatore Z Frequenza di risonanza: soluzione delle equazioni di H Maxwell o formula empirica approssimata: f GHz = 34 ⎛ a ⎞ ⎜ + 3.45 ⎟ a εr ⎝ L ⎠ Frequenza di risonanza del DR a è raggio del cilindro, L l’altezza X Y E 70 35 DRO : accoppiamento DR-μstriscia Il DR viene incollato sulla superficie del substrato (allumina) ad una distanza d dalla microstriscia. La distanza d determina il livello di accoppiamento (coeff. K) tra DR e microstriscia Il tipo di accoppiamento come si osserva in figura è di tipo magnetico: le linee di campo magnetico del modo TE01δ si concatenano a quelle della microstriscia attraversata dal segnale elettrico Una scatola metallica che racchiude il sistema viene utilizzata per minimizzare le perdite per irradiazione e quindi per massimizzare il Q del risonatore FUNZIONAMENTO: il modo TE01δ viene Metal Enclosure eccitato nel risonatore dal campo elettromagnetico prodotto dalla microstriscia nella quale passa un segnale elettrico. In risposta il DR riflette gran parte dell’energia a radio frequenza alla sua frequenza di risonanza, comportandosi quindi come un risonatore ad altissimo Q. Z hS d DR Alumina Substrate Microstrip Supporto (spacer) di quarzo per minimizzare le perdite verso il substrato 71 Campo elettrico e magnetico della microstriscia Elettrico (E) Magnetico (H) 72 36 DRO : circuito equivalente del risonatore Misure con analizzatore vettoriale di reti: DR accoppiato ad una microstriscia con impedenza caratteristica Z0 e terminata da una impedenza Z0 (di solito Z0=50 Ohm) Identificazione di un modello a circuito equivalente dell’accoppiamento DR-microstriscia X Dalle misure si osserva un comportamento da risonanza parallela in serie alla linea d X' Z0 Z0 0.7 1.0 0.6 0.9 0.5 0.8 mag(S(2,1)) mag(S(1,1)) E 0.4 0.3 0.2 0.7 0.6 0.5 0.4 0.1 0.0 7.40 7.42 7.44 7.46 7.48 7.50 7.52 7.54 7.56 7.58 0.3 7.40 7.42 7.44 7.46 7.48 7.50 7.52 7.54 7.56 7.58 7.60 7.60 freq, GHz freq, GHz 73 Coefficiente di riflessione Coefficiente di trasmissione DRO : circuito equivalente del risonatore Z X L d R Z0 X' Z0 C Z0 E Di sorgente E Z0 Γ Z= R ⎛ ω ω0 ⎞ 1 + jQU ⎜ − ⎟ ⎝ ω0 ω ⎠ Z= Vicino a ω0 ω0 = R 1 + j 2QU δ 1 LC δ= QU = k= R 2Z 0 normalizzazione Γ XX' = ω0 RC caratteristica ω − ω0 ω0 al piano di riferimento XX’ si ha: Z XX ' = Z + Z 0 R ω0 L YY' z XX ' = coefficiente di accoppiamento R / Z0 Z XX ' = +1 Z0 1 + j 2QU δ z XX ' = 2k +1 1 + j 2QU δ 74 37 DRO : circuito equivalente del risonatore z XX ' = 2k +1 1 + j 2QU δ ω = ω0 δ = 0 Z z XX ' = 2k + 1 L Γ XX ' (ω0 ) = z XX ' − 1 k = z XX ' + 1 k + 1 Γ XX ' (ω ) = z XX ' − 1 k = z XX ' + 1 1 + k + j 2QU δ Γ IN (d ) = Γ0 e−2 j β d ω = ω0 Z0 E ω − ω0 δ= ω0 Γ YY' Γ XX' β = ω LC Linee di trasmissione βd =θ k (k + 1) 2 + (2QU δ ) 2 ω = ω0 δ = 0 ΓYY ' (ω0 ) = Γ XX ' (ω0 ) e − j 2θ R C Z0 Γ IN (d ) = Γ 0 e− j (2θ +∠Γ0 ) ΓYY ' (ω ) = Γ XX ' e − j (2θ +∠Γ0 ) = Alla risonanza in risonanza e Lunghezza elettrica linea Costante di propagazione 2Q δ ⎞ ⎛ − j ⎜ 2θ + arct U ⎟ k +1 ⎠ ⎝ Tutto in funzione di k= k − j 2θ = e k +1 R e 2Z 0 θ 75 DRO : circuito equivalente del risonatore Il coefficiente di accoppiamento k da una misura di quanto il risonatore dielettrico sia in grado di riflettere energia alla frequenza di risonanza. Infatti per k molto elevati , ovvero accoppiamento molto stretto tra il DR e la linea, il coefficiente di riflessione del DR tende a 1, ovvero tutta l’energia alla frequenza di risonanza viene riflessa. K viene fissato con la scelta della distanza d del DR dalla linea, più vicino è il DR, maggiore è l’accoppiamento. θ è invece la lunghezza elettrica della linea: variandola si varia la fase del coefficiente di riflessione. Quindi con la scelta di d e di θ posso presentare all’ingresso della linea una qualsiasi impedenza passiva (coefficiente di riflessione minore di uno) E’ cosi fissata la Γ L ( jω ) della condizione di oscillazione di un Oscillatore a resistenza negativa: an Γ IN ( jω )Γ L ( jω ) = 1 Il DR accoppiato alla linea fornisce quindi un coefficiente di riflessione anche prossimo ad 1 ed estremamente selettivo in frequenza, mentre la parte attiva del circuito fornisce l’energia necessaria a sostenere l’oscillazione ZL aL ain bL bin ΓL ( jω) ΓIN( jω) ZIN 76 38 DRO : circuito equivalente del risonatore K, ω0, QU determino il circuito equivalente per progettare l’oscillatore R, L, C del circuito equivalente del risonatore si ottengo dalla conoscenza di questi tre parametri ω0 e QU sono le caratteristiche del DR e vengono di solito fornite dal costruttore K dipende invece dalle condizioni di accoppiamento, e quindi dalla distanza dalla linea, ma anche dalla scatola metallica che racchiude il sistema, dal tipo di colla, da eventuali spacer sotto al DR. E’ quindi opportuno misurare questo accoppiamento in funzione di d e realizzare un modello parametrizzato in d Z Dato il circuito equivalente alla risonanza si calcola facilmente che per ω=ω0 : ⎛ k ⎜ k +1 S (ω0 ) = ⎜ ⎜ 1 ⎜ ⎝ k +1 1 ⎞ k +1 ⎟ ⎟ k ⎟ ⎟ k +1 ⎠ L R ⎛ Z ⎜ Z + 2Z 0 S (ω ) = ⎜ ⎜ 2Z 0 ⎜ ⎝ Z + 2Z 0 2Z 0 ⎞ Z + 2Z 0 ⎟ ⎟ ⎟ Z ⎟ Z + 2Z 0 ⎠ Z0 Z0 E Da cui si ricava: k= C R S11 (ω0 ) 1 − S 21 (ω0 ) = 1 − S11 (ω0 ) S 21 (ω0 ) Z0 (Valori tipici 2÷20) Dalla misure della matrice S del sistema identifico k Z0 E 77 Circuito equivalente alla risonanza DRO: possibili topologie Configurazioni a) e b): series-feedback o a resistenza negativa. Configurazione c), parallel feedback Circuiti ibridi: Parte passiva: DR e microstriscia su allumina Parte attiva: resistenza negativa monolitica Interconnessione: wire bonding Importanza e costo del montaggio Parallel feedback: il risonatore viene utilizzato in trasmissione e non più in riflessione 78 39 Parallel feedback DRO 2k1k2 ⎞ ⎛ k1 − k2 − 1 ⎜ 1+ k + k 1+ k + k ⎟ 1 2 1 2 ⎟ S (ω0 ) = ⎜ ⎜ 2k1k2 k1 − k2 − 1 ⎟ ⎜ 1+ k + k 1+ k + k ⎟ 1 2 1 2 ⎠ ⎝ Matrice di scattering del sistema k1 = 2 1 n R Z 01 k2 = 2 2 n R Z 02 QL = Coefficienti di accoppiamento Q0 1 + k1 + k2 Utilizzo del DR come filtro in trasmissione 79 Configurazioni oscillatori a resistenza negativa Terminating Network Bipolare a base comune C Load Network Bipolare ad emettitore comune FET a gate e source comune 80 40 Parte attiva a resistenza negativa Matrice S indefinita a2 a2 D a1 b2 G Z0 D a1 S b1 Z0 b2 G S b1 Z0 b3 Z0 ⎛ b1 ⎞ ⎛ s11 s12 ⎞ ⎛ a1 ⎞ ⎜ ⎟=⎜ ⎟⎜ ⎟ ⎝ b2 ⎠ ⎝ s21 s22 ⎠ ⎝ a2 ⎠ b1 = s11a1 + s12 a2 b2 = s21a1 + s22 a2 ⎛ b1 ⎞ ⎛ s11 ⎜ ⎟ ⎜ ⎜ b2 ⎟ = ⎜ s21 ⎜b ⎟ ⎜s ⎝ 3 ⎠ ⎝ 31 Valgono le relazioni (complesse) 3 ∑s j =1 ij 3 ∑s i =1 ij = 1 per i=1,2,3 Z0 a3 s12 s22 s32 s13 ⎞ ⎛ a1 ⎞ ⎟⎜ ⎟ s23 ⎟ ⎜ a2 ⎟ s33 ⎟⎠ ⎜⎝ a3 ⎟⎠ b1 = s11a1 + s12 a2 + s13 a3 righe b2 = s21a1 + s22 a2 + s23 a3 = 1 per j=1,2,3 colonne b3 = s31a1 + s32 a2 + s33 a3 81 Parte attiva a resistenza negativa Z − Z0 Γ3 = 3 Z3 + Z 0 a2 D a1 Z0 b1 b1 = s11a1 + s12 a2 + s13b3Γ3 b2 G Γ3 S Inserisco una impedenza di source per ottenere una retroazione positiva ed avere un bipolo instabile Z0 Z3 b2 = s21a1 + s22 a2 + s23b3Γ3 b3 = s31a1 + s32 a2 + s33b3Γ3 Elimino b3 a3 = b3Γ3 Scegliendo opportunamente Г3 posso ottenere un coefficiente di riflessione alla porta di gate maggiore di 1 Γ IN ( jω )Γ L ( jω ) = 1 s31s13Γ3 ⎛ ⎜ s11 + 1 − s Γ 33 3 S =⎜ ⎜ s31s23Γ3 ⎜ s21 + 1 − s33Γ3 ⎝ s13 s32 Γ3 ⎞ 1 − s33Γ3 ⎟ ⎟ s23 s32 Γ3 ⎟ s22 + ⎟ 1 − s33Γ3 ⎠ s11 + 82 41 DRO: possibilità di tuning del circuito Essendo il Q molto elevato (10000), il DR offrirà una banda di tuning molto limitata. Non è infatti possibile ottenere bande di tuning superiori a 1-3%. Due diversi metodi di tuning: meccanico ed elettrico Tuning meccanico: avvicinare ed allontanare un piano metallico al risonatore In questo modo viene variata fino all’1-3% la frequenza propria di risonanza del DR a causa delle variazioni delle condizioni di accoppiamento al contorno Tuning meccanico: sintonia dell’oscillatore prima della messa in opera Tuning meccanico della frequenza di oscillazione: tuning screw Tuning meccanico del DR 83 DRO: possibilità di tuning del circuito Tuning elettrico: accoppiamento di un varactor al risonatore tramite una microstriscia La capacità del varactor va in parallelo alla C dell’RLC parallelo che modella il DR: Variando il bias del varactor varia la frequenza di risonanza del DR, quindi la Fout del DRO E’ Possibile compensare eventuali derive della frequenza di oscillazione: BW=1-2% È il principio di funzionamento di un VCO: controllo la frequenza di uscita con un segnale in tensione L’elemento di tuning è un diodo la cui capacità non lineare è proporzionale alla tensione di polarizzazione inversa applicata: Varactor Circuito equivalente del sistema DR-linea-varactor 84 42 DRO: possibilità di tuning del circuito Implementazione: resistenza negativa bare die, packaged varactor, linee e DR su allumina ground Segnale di uscita λ/2 MMIC λ/2 MA46H201 Varactor package 50 Ohm ground Montaggio ibrido del DR con varactor Tuning del DR col varactor Varactor: l’effetto di carico del varactor porta ad un aumento delle perdite e ad un conseguente degrado del Q 85 DRO:esempio di progetto DRO a 7-8GHz Parte monolitica: die 1800x1100um, processo HBT InP-GaAs Parte ibrida: microstriscia su allumina e DR Schema elettrico del circuito monolitico a resistenza negativa Layout del circuito monolitico a resistenza negativa 86 43 Wire bonding Ribbon bonding Collector bias line DRO final assembly Output signal line Conductive Epoxy glue or Au/Sn preform Base bias line Allumina da 625μm InP-GaAs die (HBT technology) MIM decoupling capacitor (100pF)87 VCO: voltage controlled oscillator Il VCO è un circuito nel quale la frequenza di uscita è sintonizzabile tramite un segnale elettrico di controllo sul circuito In un VCO quindi è presente un segnale di ingresso: è una tensione di controllo attraverso la quale regolo la frequenza di uscita del circuito Banda del VCO: è data dalla differenza tra le frequenza massima di oscillazione e quella minima Il VCO è quindi un elemento fondamentale per: 1) Sintesi di diversi canali di frequenza con uno stesso circuito con possibilità di passare da un canale all’altro con un semplice segnale elettrico di selezione 2) Possibilità di realizzare un modulatore di frequenza (la Fout è modulata dal segnale di ingresso Vcontr) ωout = ω FR + KVCOVcont (t ) KVCO La frequenza di uscita è funzione lineare della tensione di controllo ω FR Free running ωout = ω FR + KVCOVcont (t ) Guadagno del VCO rad/s/V Vcont applica una variazione di frequenza al VCO nell’intorno di ωFR 88 44 VCO: voltage controlled oscillator Poiché la fase è l’integrale della frequenza rispetto al tempo, l’uscita del VCO è data da : Vcontr (t ) VCO ( t Vout (t ) = A cos ω FR t + KVCO ∫ Vcont (t )dt −∞ ) Se la tensione di controllo è costante Vcontr (t ) = V0 Vout (t ) = A cos ⎡⎣(ωFR + KVCOV0 ) t + φ0 ⎤⎦ La frequenza subisce uno spostamento di: KVCOVcont Si osserva anche che il VCO è un potenziale modulatore di frequenza: in particolare per una modulazione sinusoidale vcont (t ) = Vm cos ωm t si ottiene: t ⎛ ⎞ ⎛ ⎞ K Vout (t ) = A cos ⎜ ωFR t + KVCO ∫ Vm cos ωmtdt ⎟ = A cos ⎜ ωFR t + VCO Vm sin ωmt ⎟ ωm ⎝ ⎠ −∞ ⎝ ⎠ Questa formula indica come il VCO tende a rigettare componenti ad alta frequenza che appaiono alla porta di controllo Inoltre per KVCOVm / ωm 1 è valida l’approssimazione a banda stretta per la modulazione FM e lo spettro del segnale di uscita consiste in una componente portante a ω FR e due bande laterali a ω FR ± ωm 89 Modulazione FM a banda stretta ⎛ ⎞ K Vout (t ) = A cos ⎜ ωFR t + VCO Vm sin ωmt ⎟ ω m ⎝ ⎠ se KVCOVm / ωm Segnale modulato FM da vcont (t ) = Vm cos ωmt 1 ⎛ ⎞ ⎛K ⎞ ⎛K ⎞ K Vout (t ) = A cos ⎜ ωFR t + VCO Vm sin ωmt ⎟ = A cos ωFR t ⋅ cos ⎜ VCO Vm sin ωm t ⎟ − A sin ωFR t ⋅ sin ⎜ VCO Vm sin ωmt ⎟ = ω ω ω m ⎝ ⎠ ⎝ m ⎠ ⎝ m ⎠ K V AK V AK = A cos ωFR t − A sin ωFR t ⋅ VCO Vm sin ωmt = A cos ωFR t − m VCO cos(ωFR − ωm )t + m VCO cos(ωFR + ωm )t 2ωm 2ωm ωm Se x<< , sin(x)=x Se x<< , cos(x)=1 Modulazione FM sinusoidale (se ho una qualsiasi modulazione FM, funzioni di Bessel) 90 45 Alcune utili formule trigonometriche Sviluppo in serie di MacLaurin integrale 91 VCO: elemento di tuning Diodo varactor: viene utilizzato per ottenere una reattanza (capacità) variabile tramite controllo di tensione Capacità variabile: la capacità di svuotamento varia al variare della tensione inversa applicata ai capi del diodo (tensione DC o RF). Questo perché al variare della tensione applicata varia l’ampiezza della regione di svuotamento Modello del varactor: Cj = C0 (1 − V / V0 ) γ capacità di svuotamento Di solito γ=2 Vo potenziale di barriera Rj È molto alta perché sono in inversa (MOhm, posso trascurarla) Rs Resistenza serie intrinseca del substrato e resistenza del contatto metallico Q = 1/ ωCjRs Caratteristica C/V del varactor Fattore di merito Q del varactor: indicatore dell’efficienza del varactor Visto come circuito serie Q=|X|/R 92 46 VCO: caratteristiche La banda del VCO è inversamente proporzionale al Q del circuito Per applicazioni a basso rumore di fase non si superano bande del 10% Il KVCO è una quantità non lineare Caratteristica tensione/frequenza di un VCO La banda che riesco ad ottenere è limitata dalla banda in cui ho resistenza negativa e dal rapporto Cmin/Cmax del varactor (e dal valore della sua impedenza, che rientra nel bilancio del guadagno di anello) Settling time post tuning drift 93 VCO: esempi Oscillatore a bipolare Oscillatore a MESFET o pHEMT Oscillatore a bipolare con due elementi di tuning 94 47 Fattore di merito di un oscillatore La fisica di base definisce il Q come Q= 2π * energia _ massima _ immagazzinata _ per _ periodo energia _ dissipata _ per _ periodo Per un risonatore LC, Q è un indicazione di quanta energia viene persa trasferendosi tra il Condensatore e l’Induttore e viceversa. Questa energia viene dissipata nelle resistenze parassite del risonatore. I circuiti risonanti hanno una caratteristica di trasferimento di tipo passabanda. Il Q può quindi essere definito anche come la selettività dell’ampiezza della risposta in frequenza, ovvero come descritto in figura come il rapporto tra la frequenza di risonanza e la banda a -3dB. Queste due definizioni di Q portano allo stesso identico risultato per un semplice risonatore LC. Q= ω0 Δω3dB 95 Risposta in frequenza di un risonatore/filtro Fattore di merito di un oscillatore Un’altra definizione di Q che si rivela utile per gli oscillatori è illustrata nella figura qui a seguito Il circuito oscillatore viene considerato come un sistema in feedback e la fase della funzione di trasferimento ad anello aperto H viene graficata in corrispondenza della risonanza. Q viene definito come: Q= ω0 d φ 2 dω Q ad anello aperto Per una oscillazione stazionaria la variazione totale di fase dell’anello dell’oscillatore deve essere zero, allora questa definizione suggerisce una interessante interpretazione Supponiamo che la frequenza di oscillazione devi leggermente da ω0, allora se la pendenza della caratteristica di fase è elevata (Q elevato) questa deviazione di frequenza provoca una grande deviazione di fase, violando così la condizione di oscillazione e forzando di conseguenza la frequenza a tornare al valore ω0 In altre parole il Q ad anello aperto è una misura di quanto il sistema ad anello chiuso si oppone a variazioni della frequenza di oscillazione 96 48 Equivalenza definizione di fattori di merito Risonatore RLC parallelo Z= R ⎛ ω ω0 ⎞ 1 + jQU ⎜ − ⎟ ⎝ ω0 ω ⎠ Q= ω0 d φ 2 dω Z= R 1 + j 2QU δ Q= = QU = R ω0 L = 1 ω0 LG = ω0 RC = ω0 C G Da dimostrare che è uguale al Qu definito sopra δ= ω − ω0 ω0 fase( Z ) = − arctg (2QU δ ) ω0 dφ ω0 d (− arct (2Quδ ) ω0 d (2Quδ ) ω0 2Qu 1 1 = = − = − 2 dω 2 dω 2 1 + (2Quδ ) 2 dω 2 1 + (2Quδ ) 2 ω0 ω0 2Qu = Qu 2 ω0 97 Rumore di fase negli oscillatori Come per tutti gli altri circuiti elettronici anche per gli oscillatori c’è il problema del rumore Il rumore che viene iniettato nel circuito di loop dell’oscillatore proviene dai suoi componenti interni o dai componenti esterni (circuito di alimentazione, porta di controllo di un VCO, risonatore esterno..) Il rumore influenza sia la frequenza che l’ampiezza del segnale di uscita In molti casi il disturbo sull’ampiezza o rumore di ampiezza non rappresenta un grave problema in quanto può essere semplicemente eliminato con un limitatore di ampiezza Rumore di frequenza: variazione random della frequenza di oscillazione dell’oscillatore Per il segnale periodico sinusoidale in uscita dall’oscillatore possiamo scrivere: x(t ) = A cos[ωct + φn (t )] Φn(t) è una piccola variazione casuale (random) dell’eccesso di fase che rappresenta la variazione del periodo di oscillazione. La funzione Φn(t) viene chiamata rumore di fase Per i circuiti pratici tale variazione è φn (t ) << 1 rad quindi si può approssimare (come già visto per la modulazione FM a banda stretta): x(t ) = A cos ωct − Aφn (t ) sin ωc t ciò significa che lo spettro di Φn(t) è traslato di ωc , ovvero si presenta come bande 98 laterali intorno alla riga spettrale dell’oscillatore ideale. 49 Rumore di fase negli oscillatori Nelle applicazioni RF il rumore di fase viene di solito caratterizzato e definito nel dominio della frequenza. Per un oscillatore sinusoidale ideale lo spettro ha la forma di una riga (impulso), mentre per un oscillatore reale lo spettro presenta delle bande laterali attorno alla portante. Il circuito che dovrebbe fornire un riferimento preciso, cioè energia ad una unica frequenza, in realtà fornisce potenza anche a frequenze vicine a quella nominale in modo casuale Per quantificare il rumore di fase si considera una banda di frequenza di 1Hz ad un offset di ∆ω rispetto a ωc, si calcola la potenza di rumore in questa banda e si divide il valore ottenuto per la potenza media della portante Pssb Potenza calcolata su una banda di 1Hz a distanza f m dalla portante = Potenza media della portante Ps Pssb ⎡ dBc ⎤ L( f m ) = 10 log Single side band phase noise in scala logaritmica Ps ⎢⎣ Hz ⎥⎦ L( f m ) = 99 Rumore di fase negli oscillatori ESEMPIO: se la portante ha una potenza di -2dBm e la potenza di rumore misurata in una banda di 1KHz ad un offset di 1MHz dalla portante è uguale a -70dBm, allora il rumore di fase SSB è dato da: L( f m ) = 10 log Pssb Ps ⎡ dBc ⎤ ⎢⎣ Hz ⎥⎦ L(1MHz ) = −70dBm + 2dBm − 30dBm = −98dBc / Hz Single side band phase noise dove il -30dBm è dovuto al fatto che devo dividere per 1000 per passare dalla potenza di rumore calcolata nella banda di 1KHz a quella calcolata nella banda di 1Hz. Effetti del rumore nel sistema di comunicazione 100 RF transceiver 50 Effetti del phase noise nelle comunicazioni RF RICEZIONE Nel caso ideale il segnale di interesse viene moltiplicato per un impulso (oscillatore ideale) e quindi traslato in frequenza senza errori, ovvero senza cambiamenti della forma del suo spettro In realtà invece il segnale di interesse potrebbe essere accompagnato da un segnale interferente anche molto grande in un canale adiacente e l’oscillatore locale è soggetto a rumore di fase. Quando i due segnali vengono mixati con il segnale dell’oscillatore locale, la banda convertita in basso consta di due spettri sovrapposti, quello del segnale utile e quello dell’interferente. Questo effetto si indica come mixing reciproco. Inoltre anche lo shaping dello spettro del segnale utile sarà cambiato: corruzione dell’informazione del segnale I problemi sono quindi 2! 101 Effetti del phase noise nelle comunicazioni RF TRASMISSIONE: un ricevitore non rumoroso ideale deve ricevere un segnale debole a frequenza ω2, mentre un trasmettitore vicino ad alta potenza genera un segnale a frequenza ω1 con un sostanziale livello di rumore di fase. In questo caso il segnale di interesse è corrotto dalle bande laterali di rumore di fase del trasmettitore La differenza tra ω1 e ω1 può essere molto piccola come poche decine di KHertz, mentre ognuna delle due frequenza è attorno ad esempio a 900MHz o 1.8GHz . Quindi lo spettro di uscita di LO deve essere estremamente selettivo, ovvero il livello di rumore di fase ad offset molto piccoli dalla portante deve essere molto basso. Valori tipici in un ponte radio tra base stations per reti di telefonia cellulare è di -90dBc/Hz a 10KHz dalla portante. Più basso è questo valore maggiore è la quantità di canali di trasmissione che uno stesso ponte radio può trasportare, quindi maggiore è la sua efficienza spettrale 102 51 Effetti del phase noise nelle comunicazioni RF Il rumore di fase dell’oscillatore locale corrompe anche l’informazione portata nella fase del segnale (modulazioni PM, FM e digitali). Per esempio, la downconversion di un segnale QPSK realizzata da un mixer che è pilotato da un LO affetto da phase noise produce una costellazione come quella in figura qui sotto Oscillatore locale affetto da phase noise Oscillatore locale ideale Chiaramente la rotazione random prodotta nel diagramma di costellazione del segnale di uscita indica che la bit error rate all’uscita del ricevitore è elevata 103 Effetti del phase noise nelle comunicazioni RF Esempio 60 dB Canale desiderato: 30KHz wide e 60dB sotto ad un segnale interferente 60KHz più in la Vogliamo un rapporto SNR maggiore di 15dB nel canale desiderato Sn ( f ) Profilo del rumore di fase del segnale indesiderato fH Pn ,tot = ∫ f S n ( f )df = S0 ( f H − f L ) L nell'ipotesi che S n ( f ) = S0 Nella banda Potenza totale di rumore introdotta dall’interferente nel canale desiderato SNR = 10 log Psig S0 ( f H − f L ) = 15dB Psig = 15 S0 ( f H − f L ) 10 log( Psig ) − 10 log S0 = 15 + 10 log( f H − f L ) = 15 + 45 Psig[ dB ] − S0 [ dB ] = 60 −60dBc − S0 [ dBc] = 60 S0 [dBc] = −120dBc @ 60KHz Rumore di fase che deve avere il canale interferente per non disturbare 104 In realtà PN non è costante nella banda e quindi occorre integrare il suo profilo tra fL e fH 52 Generazione del rumore di fase negli oscillatori vn (t ) rumore - + Bianco, shot e flicker vn (t ) "MODULA" l'oscillatore CIRCUITO ATTIVO L G C vu(t) + _ vn(t) + E’ una tensione di rumore che modula le grandezze caratteristiche del circuito: modulazione della polarizzazione del transistor, del varactor… Questa modulazione provoca incertezza nella fase (frequenza) del segnale generato: phase noise _ vx(t) Circuito oscillatore con generatori di rumore e controllo vx (t ) tensione di controllo VCO Meccanismo con cui si può spiegare la generazione del phase noise vu (t ) = [ A0 + Δa (t ) ] cos [ω0t + Δϕ (t ) ] Il segnale generato è affetto da rumore di ampiezza e da rumore di fase (frequenza): Δa (t ) = K a vn (t ) Modulazione di ampiezza: trascurabile, limitatore Δf (t ) = K f vn (t ) Modulazione di frequenza kf Δ ω (t ) = ∂Δϕ = 2π k f vn (t ) ∂t 105 dei “PUSHING FACTOR”: sensibilità della frequenza di uscita ad un qualsiasi variazione parametri circuitali Generazione del rumore di fase negli oscillatori vu (t ) = [ A0 + Δa(t ) ] cos [ω0t + Δϕ (t ) ] Per piccoli Δa e Δϕ linearizzo e ottengo: Se x<< , sin(x)=x Se x<< , cos(x)=1 vu (t ) = [ A0 + Δa(t )] ⋅ [ cos ω0t − Δϕ (t ) sin ω0t ] = A0 cos ω0t + Δa(t ) cos ω0t − A0 Δϕ (t ) sin ω0t − Δa(t )Δϕ (t ) sin ω0t vu (t ) = A0 cos ω0t + Δa (t ) cos ω0t − Δϕ (t ) A0 sin ω0t vu (t ) = vu 0 (t ) + vna (t ) + vnf (t ) Oscillatore non rumoroso vu 0 (t ) = A0 cos ω0t Contributo di rumore di ampiezza: vna (t ) = Δa (t ) cos ω0t Contributo di rumore di fase: π⎞ ⎛ vnf (t ) = −Δ ϕ (t ) A0 sin ω 0 t = Δ ϕ (t ) A0 cos ⎜ ω 0 t + ⎟ 2⎠ ⎝ I due contributi sono indistinguibili nello spettro dello Spectrum analyzer: utilizzo un limitatore per eliminare il rumore di ampiezza (che comunque ha un contributo molto più modesto) 106 53 Generazione del rumore di fase negli oscillatori Analisi in regime sinusoidale della conversione del rumore in phase noise Rumore a banda stretta: densità spettrale di potenza di rumore π⎞ ⎛ vnf (t ) = −Δϕ (t ) A0 sin ω0t = Δϕ (t ) A0 cos ⎜ ω0t + ⎟ 2⎠ ⎝ ∂Δϕ Δ ω (t ) = = 2π k f vn (t ) ∂t vn (t ) = Vn cos ωn (t ) Rumore a banda stretta, “sinusoidale” t Δϕ (t ) = 2π k f ∫ vn (t )dt = −∞ vnf (t ) = A0 2π π⎞ ⎛ k f Vn cos ⎜ ωnt − ⎟ ωn 2⎠ ⎝ π π k f Vn cos [ (ω0 + ωn )t ] + A0 k V cos [ (ω0 − ωn )t ] ωn ωn f n Due bande laterali a frequenze A0 π k ωn f ω0 ± ωn Coefficiente di conversione ω n → ω0 ± ω n 107 Generazione del rumore di fase negli oscillatori vnf (t ) = A0 π π k V cos [ (ω0 + ωn )t ] + A0 k V cos [ (ω0 − ωn )t ] ωn f n ωn f n Posso ragionare come per la modulazione FM di un VCO dal segnale della porta di controllo Anche se il mio oscillatore non è un VCO adesso considero la tensione di rumore come variabile di controllo. Tale tensione va a modulare le caratteriste elettriche del mio circuito La componente di rumore alla frequenza ωn viene convertita in rumore di fase intorno alla portante ω0 generata dall’oscillatore 108 54 Generazione del rumore di fase negli oscillatori vnf (t ) = A0 π π k V cos [ (ω0 + ωn )t ] + A0 k V cos [ (ω0 − ωn )t ] ωn f n ωn f n Coefficiente di conversione A0 ω n → ω0 ± ω n π AMPIEZZA BANDA LATERALE di potenza di rumore k = AMPIEZZA TENSIONE MODULANTE (Vn) ωn f Densità spettrale di potenza di rumore di fase (SSB: banda laterale singola) < vnf2 >= A02 SSB π2 2 k f < vn2 > 2 ω SSB phase noise n Indice normalizzato di rumore di fase ρf < vnf2 > SSB 2 0 A ρf = = Potenza di rumore (SSB) Potenza portante (senza rumore) π2 2 k < vn2 > ω2 f Densità spettrale di potenza di rumore a distanza ωn dalla ω0 (normalizzata): aumenta avvicinandosi a ω0 109 n Generazione del rumore di fase negli oscillatori ρf = π2 2 k < vn2 > ω2 f Phase noise SSB normalizzato [dBc/Hz] @ ωn dalla portante ω0 n OSSERVAZIONI Il rumore di fase è proporzionale alla densità spettrale di potenza di rumore proveniente dai vari elementi circuitali Il PN aumenta molto avvicinandosi alla portante: le specifiche di rumore di fase vengono fornite di solito per la regione 10KHz-1MHz dalla portante Il Pushing factor K f = Δf (t ) Δvn (t ) E’ una misura della sensibilità in frequenza dell’oscillatore alla variazione dei parametri circuitali, per questo è tale che: k f ∝ ω0 kf ∝ 1 Q Ne consegue che: ω02 < vn2 > ρf ∝ 2 ω Q2 n IMPORTANTE! 110 55 Generazione del rumore di fase negli oscillatori ω02 < vn2 > ρf ∝ 2 ω Q2 n Aumentando la frequenza operativa aumenta il livello di rumore di fase Per ottenere bassi livelli di rumore di fase devo: 1) Scegliere una tecnologia a basso rumore 2) Scegliere un risonatore ad alto Q 3) Durante il progetto scegliere la topologia, le reti, la polarizzazione del transistor in modo da minimizzare il pushing factor Diverse tecnologie hanno livelli di densità spettrali di rumore diversi e possono essere quindi più o meno adatte alla realizzazione di oscillatori a basso rumore di fase 111 Rumore di fase e potenza Un modo per migliorare le prestazioni di rumore di fase del nostro oscillatore è quello di essere disposti a spendere più potenza (quindi più area) Quindi la potenza di rumore di fase di diversi oscillatori deve essere normalizzato a (ω0/ωn)2/P per un confronto Se sommo in fase le tensioni di uscita di N oscillatori identici, la potenza totale della portante ottenuta viene moltiplicata per un fattore N2 (somma in potenza) Assumendo invece che le sorgenti di rumore degli N oscillatori siano scorrelate, la potenza totale di rumore aumenta di un fattore N Il rumore di fase della nuova portante generata è quindi diminuito di un fattore N, a spese di una maggiore dissipazione di potenza e di una maggiore area/complessità Questo ragionamento possiamo applicarlo a livello di sistema, ma ance di circuito monolitico. Si può applicare con buoni risultati anche a livello di singolo transistor (l’ipotesi di sorgenti di rumore scorrelate tiene ancora se pensiamo a sorgenti fisiche) 112 Riassumendo: ad ogni raddoppio di potenza (area attiva), PN migliora di 3dB 56 Rumore di fase e moltiplicazione/divisione di frequenza Poiché fase e frequenza sono legate da una relazione lineare, la divisione/moltiplicazione di frequenza di un fattore N è identica alla divisione/moltiplicazione di fase per uno stesso fattore Quindi data l’uscita dell’oscillatore vu (t ) = A cos [ω0t + φn (t )] Dove Φn(t) è il phase noise Divisore di frequenza per N ideale (non rumoroso): divide anche la fase per lo stesso N φ (t ) ⎤ La “potenza” di rumore di fase vicino alla portante ⎡ω vu (t )1/ N = A cos ⎢ 0 t + n ⎥ diminuisce di un fattore N2 N ⎦ ⎣N Moltiplicatore per N ideale (non rumoroso) vu (t ) N = A cos [ N ω0t + Nφn (t ) ] La “potenza” di rumore di fase vicino alla portante aumenta di un fattore N2 Ad ogni raddoppio della frequenza della portante generata da un oscillatore il rumore di fase peggiora di almeno 6dB (moltiplicatore ideale) Esempio : catena di moltiplicatori per portare il riferimento di un quarzo al valore 113 RF desiderato Rumore di fase: shaping ρf ∝ ω02 < vn2 > ω 2 Q2 Rumore elettrico dei dispositivi del circuito n Un dispositivo attivo è composto da strati drogati, giunzioni, canale, regioni di contatto, regioni svuotate, interfacce. Il rumore elettrico può essere definito come la fluttuazione delle correnti e delle tensioni alle porte del dispositivo attivo Rumore del dispositivo attivo Rumore degli elementi passivi Termico Termico Shot noise/diffusione Flicker noise Flicker noise Termico, shot e di diffusione sono rumori bianchi, il flicker ha una densità spettrale di potenza proporzionale a 1/f a bassa frequenza (fc frequency corner: frequenza alla quale si eguagliano i livelli di flicker e rumore bianco)) Più avanti analizzeremo la fisica di questi diversi tipi di rumore, per ora siamo interessati alle loro caratteristiche spettrali 114 57 Rumore nei circuiti elettronici Il rumore è presente in tutti i circuiti elettronici, e si può definire come ogni processo casuale che si presenta come una interferenza sovrapposta al segnale utile Il rumore elettrico può essere definito quindi come: “Fluttuazione random delle correnti e delle tensioni alle porte del dispositivo attivo” Con la definizione “casuale” o “random” si vuole distinguere il rumore da altri tipi di interferenza che accompagnano il segnale utile nei circuiti elettronici, quali la distorsione armonica e la distorsione di intermodulazione, che a differenza del rumore sono appunto dei fenomeni deterministici Il problema principale con i processi casuali è che sono casuali! Il progettista che di solito è abituato a trattare con grandezze deterministiche e concrete, spesso fatica a comprendere il concetto di casualità. Fortunatamente per i nostri scopi è possibile caratterizzare un processo random con pochi parametri e funzioni statistiche che risultano sufficienti a descriverlo per poterlo poi modellare ed utilizzare nella progettazione dei circuiti STATISTICA DEL PROCESSO RANDOM 115 Rumore nei circuiti elettronici Processo casuale o stocastico = famiglia di funzioni temporali Esempio: misura di rumore di tensione su una resistenza come funzione del tempo Se faccio N misure in momenti diversi sono tutte diverse (da non confondere con sistema tempo-variante!) Per conoscere completamente questa tensione di rumore, dovremmo effettuare infinite misure ed ognuna dovrebbe durare un tempo infinito (set di misure doppiamente infinito) Quindi per avere una coscienza completa di un processo stocastico abbiamo bisogno di “una famiglia di funzioni del tempo”, a differenza di un processo deterministico di cui ci basta una misura. E’ quindi chiara questa descrizione del rumore (processo stocastico) come una 116 famiglia di funzioni del tempo, piuttosto che una unica grandezza deterministica 58 Rumore nei circuiti elettronici Per nostra fortuna nella maggior parte dei casi pratici di interesse è possibile descrivere e modellare questi segnali stocastici con semplici funzioni statistiche, che indicano le proprietà fondamentali di tali fenomeni Queste funzioni statistiche possono poi essere utilizzate nella teoria classica dei segnali e dei sistemi deterministici, permettendo così una analisi classica dei circuiti elettronici anche in presenza di rumore - MEDIE TEMPORALI E STATISTICHE Consideriamo invece di una resistenza un numero infinito di resistenze identiche e misuriamo il loro rumore di tensione contemporaneamente per un tempo molto lungo. Dai due modi di misurare il rumore di tensione dobbiamo aspettarci gli stessi risultati statistici La media temporale del rumore di tensione sulla resistenza è dato da: 1 T2 n(t )dt T →∞ T ∫−T 2 < n(t ) >= lim 117 Rumore nei circuiti elettronici La media statistica del rumore di tensione sulla resistenza è dato da: ∞ n(t ) = ∫ n(t ) Pn ( n)dn −∞ (NB: dn è il numero di campioni) P è la funzione densità di probabilità del processo t1 t2 t3 La media statistica ed è basata sul sampling simultaneo delle forme d’onda di un insieme statistico di misure (n). Si calcola il valor medio statistico sommando i valori misurati tutti allo stesso istante e dividendo per il numero delle misure DEFINIZIONE: un processo le cui proprietà statistiche sono tempo invarianti (t1, t2, t3..) nel tempo si definisce STAZIONARIO I processi di nostro interesse, sono i processi stazionari ed ergodici: la media temporale e quella statistica coincidono e QUINDI possiamo ricavare le informazioni statistiche di nostro interesse 118 da misure effettuate in intervalli di tempo ragionevolmente lunghi su cui poi mediare 59 Rumore nei circuiti elettronici Le medie temporali e statistiche fino a qui definite sono del primo ordine E’ molto utile definire anche delle medie del secondo ordine, che sono quindi direttamente collegate alla potenza del segnale Nel dominio del tempo si definisce il valore quadratico medio: 1 T2 2 n (t )dt T →∞ T ∫−T 2 < n 2 (t ) >= lim da notare che tale quantità se n(t) è una tensione si definisce anche potenza quadratica media (su una resistenza da 1 Ohm) La media statistica del secondo ordine è invece: ∞ n 2 (t ) = ∫ n 2 (t ) Pn ( n)dn −∞ Per le nostre applicazioni: < n 2 (t ) >= n 2 (t ) QUINDI:le informazioni che otteniamo da medie temporali della grandezza “random” (IL RUMORE) assumono per noi valore statistico 119 Rumore nei circuiti elettronici Nelle applicazioni RF e microonde si lavora sempre nel dominio delle frequenze Dobbiamo quindi cercare una grandezza che descriva statisticamente il rumore nel dominio delle frequenze Per un segnale deterministico x(t) , l’informazione frequenziale è contenuta nella trasformata di Fourier: X(f ) = ∫ +∞ −∞ x(t )e− j 2π ft dt Sembrerebbe naturale utilizzare la stessa definizione per un segnale random, bisogna notare che la trasformata di Fourier esiste solo per segnali ad energia finita, ovvero per i quali: Ex = ∫ +∞ −∞ 2 x(t ) dt < ∞ 2 x (t ) → 0 velocemente quando t → ∞ Come si vede in figura questo non è il caso dei segnali periodici e casuali 120 60 Rumore nei circuiti elettronici Questi segnali hanno però potenza finita (quasi sempre): P = lim T →∞ 1 +T 2 2 x (t ) dt < ∞ ∫ 2 − T T Per segnali periodici con potenza finita si definisce ancora la trasformata di Fourier rappresentando ogni componente spettrale della serie di Fourier con un impulso nel dominio delle frequenze Per i segnali random invece in generale non è possibile, perché un impulso ad una determinata frequenza indica l’esistenza di una componente sinusoidale deterministica Un altro problema pratico è che se riuscissimo a definire in qualche modo una trasformata di Fourier per un processo random, il risultato stesso dovrebbe essere a sua volta un processo casuale Le caratteristiche frequenziali di un segnale casuale sono contenute in una funzione diversa dalla trasformata di Fourier: PSD: Power Spectral Density (o anche Spectral Density) DENSITA’ SPETTRALE DI POTENZA o DENSITA’ SPETTRALE Sx(f) 121 DENSITA’ SPETTRALE DI POTENZA Definizione operativa: la densità spettrale di potenza Sx(f) di un segnale casuale x(t) indica quanta potenza il segnale porta in una banda unitaria a frequenza f Filtri a banda 1Hz a tutte le frequenze di interesse Misuro la potenza di uscita media (Power Meter) per un tempo sufficientemente lungo (1 sec) Si ottiene Sx(f) Se la misura viene fatta per ogni frequenza , allora ottengo tutto lo spettro di Sx(f) Questo è il principio di funzionamento dell’analizzatore di spettro NB. L’analizzatore di spettro non applica un filtro di 1Hz and una frequenza di 10GHz (per esempio). In realtà il segnale viene traslato ad una frequenza più bassa (mixer) e la potenza viene misurata in una banda più larga di 1Hz! 122 61 DENSITA’ SPETTRALE DI POTENZA Definizione formale: X (f) S x ( f ) = lim T T →∞ T 2 T X T ( f ) = ∫ x ( t )e − j 2π ft 0 dt Richiamo: trasformata di Fourier X(f ) = ∫ +∞ −∞ x(t )e− j 2π ft dt Algoritmo per il calcolo: 1) Tronco x(t) ad un intervallo relativamente lungo [0,T] 2) Calcolo la trasformata di 2 Fourier del risultato X T ( f ) 3) Ripeto i passi 1 e 2 per tante funzioni sample di x(t) 2 2 4) Prendo la media di tutte le funzioni X T ( f ) , ottengo X T ( f ) e normalizzo il risultato a T 123 DENSITA’ SPETTRALE DI POTENZA OSSERVAZIONE: Sx(f) è una funzione pari di f per x(t) reali La potenza totale portata da x(t) nel range di frequenza [f1,f2] è uguale a : ∫ − f1 − f2 f2 f2 f1 f1 S x ( f )df + ∫ S x ( f )df = ∫ 2 S x ( f )df L’ANALIZZATORE DI SPETTRO MISURA LA QUANTITA’ NELLA PARTE DESTRA DELL’EQUAZIONE La parte dello spettro alle frequenze negative viene ripiegata attorno all’asse verticale sulla parte a frequenza positive Si possono quindi avere le due rappresentazioni equivalenti della PSD 124 62 DENSITA’ SPETTRALE DI POTENZA Il motivo principale della definizione della PSD è che permette come detto di applicare ai segnali casuali e quindi al rumore molte delle operazioni frequency-domain utilizzate con segnali deterministici Si dimostra che se un segnale random con densità spettrale di potenza Sx(f) viene applicato ad un sistema lineare tempo invariante con funzione di trasferimento H(s), allora la densità spettrale del segnale di uscita è data da: S y ( f ) = Sx ( f ) H ( f ) 2 dove H ( f ) = H ( s = j 2π f ) Shaping della densità spettrale di potenza di rumore da parte di un sistema lineare Questo conferma il fatto intuitivo per cui lo spettro del segnale viene sagomato dalla funzione di trasferimento del sistema 125 DENSITA’ SPETTRALE DI POTENZA Simbologia: spesso si indica la densità spettrale di potenza di un processo casuale x(t) in vari modi S x ( f ) =< x 2 (t ) >= x 2 (t ) =< x 2 (t ) > Per il fatto che i segnali di rumore con cui lavoriamo sono processi ergodici per i quali medie temporali e statistiche coincidono E’ una densità spettrale di potenza normalizzata ad una banda di 1HZ e su una resistenza di 1Ohm Se no scriviamo < x 2 (t ) > Δf ⋅ R Tornando all’espressione del rumore di fase SSB che abbiamo calcolato con l’ipotesi di “rumore a banda stretta”, ovvero di considerare come sorgente di rumore in realtà un piccolo segnale sinusoidale deterministico: SSB _ Phase _ noise ∝ ω <v > ω Q 2 0 2 n vn (t ) = Vn cos ωn (t ) 2 n 2 Diventa la PSD del nostro processo rumoroso con una sua forma spettrale chè verrà opportunamente sagomata dal sistema oscillatore Rumore a banda stretta, “sinusoidale” 126 63 Rumore di fase: shaping ρf ∝ ω02 < vn2 > ω 2 Q2 n Un dispositivo attivo è composto da strati drogati, giunzioni, canale, regioni di contatto, regioni svuotate, interfacce: diverse sorgenti di rumore Nell’oscillatore il rumore proviene da: Rumore del dispositivo attivo Termico Rumore dall’alimentazione Rumore degli elementi passivi Termico Termico Shot noise/diffusion Shot noise Flicker noise Flicker noise Flicker noise Diversi tipi di rumore, diversi shaping frequenziali della loro densità spettrale di potenza 127 Modelli rumorosi Il modeling delle sorgenti di rumore e quindi il loro utilizzo nei CAD di simulazione ci permettono di calcolare le figure di merito di nostro interesse, come vus2 2 vus Δf ⋅ R SNR = = < vun2 > < vun2 > SSB _ Phase _ noise ∝ n Δf ⋅ R Low Noise Amplifier ω02 < vn2 > ω 2 Q2 Low Phase noise oscillators Questo grazie alla definizione della densità spettrale di potenza del rumore: < vun2 > Δf ⋅ R < vun2 > Densità spettrale di rumore nella banda Δf sulla resistenza R Densità spettrale di rumore normalizzata Δf = 1Hz R = 1Ohm 128 64 Modelli rumorosi Devo aggiungere delle sorgenti equivalenti di rumore ai modelli non rumorosi dei componenti circuitali I MODELLO NON RUMOROSO in(t): sorgente equivalente di rumore V (t ) = V + vs (t ) + vn (t ) in V I (t ) = I + is (t ) + in (t ) Nelle grandezze alle porte del dispositivo distinguo tra le componenti di polarizzazione, segnale e rumore. Resistore rumoroso: I Assenza di polarizzazione e segnale R in V Si osserva comunque del rumore alle porte del resistore: V0 = I 0 = 0 vs (t ) = is (t ) = 0 RUMORE TERMICO O JOHNSON 129 Rumore di un resistore Le resistenza Ohmica è una importante sorgente di rumore nei circuiti elettronici RUMORE TERMICO: in un resistore all’equilibrio termico piccole correnti istantanee sono causate da moti caotici Browniani degli elettroni (dal botanico scozzese che osservò per primo il fenomeno in piccole particelle sospese in un liquido). I moti Browniani si manifestano nei materiali resistivi in risposta alla agitazione termica casuale delle molecole intorno alla loro locazione normale nel reticolo cristallino. Queste piccole correnti istantanee danno vita a fluttuazioni di tensione ai capi del materiale resistivo che si identificano come rumore Termico o Johnson La densità spettrale della tensione di rumore termico è stata calcolata uguale a : Svn ( f ) = < vn2 > = 4kTR( f ) [V 2 /Hz] K: costante di Boltzmann 1.38x10-23 J/K Tale formula ha valore fino a f=1200GHz (ovvero in pratica per tutto lo spettro utile) Se R è costante (quasi sempre nei casi pratici) Svn ( f ) = < vn2 > = 4kTR [V 2 /Hz] 130 65 Rumore di un resistore Il valore quadratico medio di rumore di tensione della resistenza R diventa: ∞ vn2 (t ) = 4kTR ∫ df [V 2 ] 0 Che risulterebbe infinita. Ma la formula della densità spettrale di potenza vale solo fino a f=1200GHz, oltre a tale limite il rumore termico decresce rapidamente con la frequenza e lascia il posto al rumore quantico che ha una dipendenza frequenziale f2 vn2 (t ) = 4kTR ∫ df =4kTR ( f 2 - f1 ) =4kTRB [V 2 ] f1 Modelli di resistori rumorosi: Vn= 4kTRB Generatore equivalente di rumore termico Generatore equivalente di rumore termico R Resitenza non rumorosa Generatore di tensione serie o generatore di corrente parallelo valori efficaci: Vn = 4kTRB [V] Resitenza non rumorosa R In = 4kTB R In = 4kTB R [A] 131 Rumore di un resistore Il rumore termico dipende quindi dalla temperatura e dal valore della resistenza Per T diversa dallo zero assoluto, il moto casuale degli elettroni viene modellato con la sorgente di rumore equivalente in(t) Concetto di potenza di rumore disponibile: In = 4 KTB R [A] Vn = 4kTRB [V] In condizioni di adattamento (massimo trasferimento di potenza) la potenza di rumore disponibile è data da: R in Pn R PDn = Pn = I n2 4kTB ⋅R = R = kTB 4 4R PDn = Pn = Vn2 4kTRB = = kTB 4R 4R [W] [W] Indipendente da R!!! E’ una regola che posso applicare in generale: EQUILIBRIO TERMODINAMICO Per un qualsiasi circuito o dispositivo elettronico, in assenza di apporto energetico (ovvero senza polarizzazione), ho solo energia termica generata dalla parte 132 resistiva del suo circuito equivalente 66 Equilibrio termodinamico La densità spettrale di potenza è indipendente dalla natura fisica e dalla frequenza Per T1=T2=Tamb deve essere P21=P12 : equilibrio termodinamico R = parte reale di Y (adattamento) Tamb T2 Y PDn 2 = T1 RETE DI ADATTAMENTO DI IMPEDENZA SENZA PERDITE E FILTRO CON BANDA B in < in2 > = PDn1 = kTB 4 Re [Y ] [W] Altrimenti avrei: in R P21 P12 P12 ≠ P21 Il passaggio di potenza tra 1 e 2 porterebbe ad un riscaldamento/raffreddamento, ovvero: T2 ≠ T1 Contro il principio della termodinamica Quindi: kTB è la potenza termica disponibile da qualsiasi rete con componenti resistivi Ovvero è la potenza di rumore estraibile da qualsiasi rete in condizioni di adattamento 133 N.B. : questa proprietà è valida se non ci sono sorgenti di alimentazione Modelli rumorosi componenti circuitali I componenti non dissipativi o molto freddi non sono rumorosi Rs C Rp in Per induttori, capacità ed interruttori ci sono in realtà delle resistenze parassite di perdita, ma per componenti buoni si ha: in Rs Rs molto piccole Rp molto grandi L Rp in La potenza disponibile di rumore è sempre la stessa: PDn = kTB Ma le sorgenti sono lontane dalla condizione di adattamento in Rs Rp in in 134 67 Potenza di rumore disponibile e “adattamento” I componenti poco dissipativi sono poco rumorosi vs Ps in Rp Req v is u Pn Se Rp << Re q o se Rp >> Re q Pn << PDn = kT Δf E’ anche poco dissipativo per i segnali: Ps << PDs 135 Rumore in presenza di polarizzazione In presenza di polarizzazione V0 ≠ 0, I 0 ≠ 0 o grandi segnali vs (t ), is (t ) il rumore cambia ampiezza e spettro Rumore flicker e rumore shot (e rumore G-R) Tutte le sorgenti di rumore sopra citate vanno a zero in assenza di polarizzazione Il rumore flicker ha una dipendenza frequenziale (rumore colorato o “pink noise”) Il rumore shot è un rumore bianco Il rumore G-R è un rumore colorato RUMORE FLICKER Il rumore flicker è un tipo di rumore che aumenta di ampiezza quando la frequenza scende sotto qualche centinaio di KHertz Viene definito per questo anche rumore 1/f o rumore a bassa frequenza Altre definizioni: rumore in eccesso, rumore del semiconduttore E’stato attribuito a vari meccanismi che collegano la sua provenienza a difetti/imperfezioni nella giunzione, canale, regione di carica spaziale, superfici 136 di contatto, contatti degli elettrodi, resistori ecc. 68 Rumore flicker La presenza di imperfezioni e difetti lungo la regione superficiale del canale di un FET ad esempio, è associata alla nascita di stati di trappola che danno luogo a fenomeni di trapping e de-trapping a bassa frequenza (costanti di tempo lunghe) Lo stesso dicasi per le imperfezioni lungo la giunzione PN di un bipolare Siccome nei bipolari la conduzione della corrente è di tipo verticale, mentre per i FET è superficiale, la presenza di questi stati di trappola ha effetti minori nei bipolari, che per questo risultano essere affetti da livelli di rumore flicker molto più bassi (molto utilizzati BjT e HBT nella progettazione di oscillatori a basso rumore di fase) 137 Rumore flicker Confronto tra tecnologie : livelli di rumore flicker e frequenza di taglio Il rumore flicker è fortemente dipendente dalla tecnologia LF Noise HEMT MESFET GaAs-HBT InGaAs-HBT Si-BJT SiGe-BJT 5GHz 20GHz fT La tecnologia bipolare ad eterogiunzione ha permesso di portare a frequenza più elevate le ottime caratteristiche di rumore a bassa frequenza dei dispositivi a 138 conduzione verticale 69 Rumore flicker Il rumore flicker è utilizzato storicamente per le analisi di affidabilità delle tecnologie: un più alto livello di rumore flicker è indice di una maggiore quantità di difetti del processo E’ quindi un rumore parametrico, in quanto la sua presenza indica una variazione aleatoria dei parametri di una grandezza Esempio: Resistori a semiconduttore (integrati ad esempio) La presenza di difetti del reticolo, la granulosità del materiale e l’imperfezione del contatto hanno come effetto macroscopico una G conduttanza che varia nel tempo: I = G ⋅V G = G0 + ΔG (t ) G I (t ) = [G0 + ΔG (t ) ] ⋅ [V0 + vs (t ) + vn (t ) ] = = G0 [V0 + vs (t ) + vn (t )] + V0 ΔG (t ) + vs (t )ΔG (t ) + vn (t )ΔG (t ) I (t ) = G0V (t ) + i nf (t ) i nf (t ) = V0 ΔG (t ) = I 0 ΔG (t ) G0 I Corrente di rumore Flicker inf → 0 per I → 0 139 Rumore flicker Modello del resistore con rumore termico e flicker R R inT(t) inf(t) in(t) Energia termica inT Energia di polarizzazione inf OSSERVAZIONE: i fenomeni fisicamente responsabili del flicker provocano delle variazioni parametriche che “convertono” in rumore le componenti continue di polarizzazione in (t ) = int (t ) + inf (t ) Sorgente equivalente complessiva di rumore Densità spettrale di potenza della corrente totale di rumore: < in (t ) 2 >=< ( int (t ) + inf (t ) ) >=< int (t ) 2 > + < inf (t ) 2 > +2 < int (t )inf (t ) > 2 < in (t ) 2 >=< ( int (t ) + inf (t ) ) >=< int (t ) 2 > + < inf (t ) 2 > 2 Rumore totale = somma delle potenze di rumore CORRELAZIONE=0 PER SORGENTI 140 INDIPENDENTI 70 Rumore flicker Densità spettrale di potenza del rumore flicker: A I f < iF2 > = f ( f , I 0 , T ) = K f 0α Δf f È funzione della frequenza, del punto di lavoro e della temperatura Af, α e Kf sono parametri empirici che si ricavano dalle misure di rumore a bassa frequenza ESEMPIO: misure a bassa frequenza per l’estrazione dei parametri Af, α e Kf di un bipolare 141 Rumore flicker PSD < i nf2 >→ 0 per f → ∞ RUMORE COMPLESSIVO < i nf2 >→ ∞ per f → 0 f PSD Flicker noise corner frequency < inf2 ( f c ) >=< inT2 ( f c ) > RUMORE FLICKER fnc f PSD f nc Frequenza alla quale rumore flicker e termico si equivalgono La corner frequency è fortemente dipendente dalla tecnologia RUMORE TERMICO f 142 71 Rumore flicker Se il dispositivo attivo ha una frequenza di corner bassa, vuol dire che il livello di rumore in eccesso si abbassa rapidamente al livello del rumore termico: è un parametro molto importante di qualità della tecnologia. Se considero la conversione del rumore a bassa frequenza in rumore di fase intorno alla portante, più bassa è la corner frequency del dispositivo attivo migliore sarà il livello di rumore di fase vicino alla portante Tecnologia FET III-V HBT Si-Ge HBT Si Bjt fc 10 MHz 100KHz-1MHz 1KHz 1KHz-100KHz I dispositivi bipolari hanno delle caratteristiche migliori di rumore flicker rispetto ai dispositivi FET, sono quindi più adatti alla realizzazione di oscillatori a basso 143 rumore di fase Rumore Shot E’ un tipo di rumore che si manifesta solamente in presenza di polarizzazione di un dispositivo elettronico a giunzione E’ un rumore bianco, quindi senza dipendenza frequenziale La sua intensità è direttamente proporzionale alla corrente media che percorre la giunzione (la corrente media e quella di polarizzazione possono essere diverse) ORIGINE: la conduzione nei dispositivi elettronici a giunzione consiste in un flusso di elettroni-lacune che devono superare una barriera di potenziale La corrente è quindi caratterizzata da una successione di eventi aleatori: 1) Generazione della coppia elettrone-lacuna 2) Transito attraverso la barriera di potenziale della giunzione 3) Ricombinazione della coppia elettrone lacuna Questa successione di eventi aleatori è di durata brevissima (il tempo di transito attraverso la giunzione o canale è molto breve) La aleatorietà è dovuta alla diversa energia termica di ogni elettrone: CORRENTE AD INPULSI CON DISTRIBUZIONE TEMPORALE ALEATORIA 144 72 Rumore Shot DEFINIZIONE :FLUTTUAZIONE RANDOM DELLA CORRENTE ATTRAVERSO UNA GIUNZIONE CAUSATA DAL FATTO CHE LA CORRENTE E’ TRASPORTATA DA CARICHE DISCRETE (ELTTRONI) (granularità della corrente) Area inpulsi=2q carica durata impulsi = τ Corrente media I = 2q f GR tk-1 tk tk+1 t f GR = frequenza media G − R corrente ad impulsi con distribuzione temporale aleatoria +∞ i (t ) = ∑ 2qh(t − tk ,τ ) −∞ Corrente istantanea “discreta” 1 per t − tk < τ τ h(t − tk ,τ ) = τ piccolissimo ≈ inpulso di dirac 0 altrimenti Spettro uniforme di rumore bianco: tk variabili aleatorie indipendenti 2 2 < iShot > = 2qI media Δf 145 Rumore G-R Il rumore termico e il rumore shot come visto sono indipendenti dalla tecnologia e dalla frequenza (bianco) Esistono altri processi legati alla presenza di stati di trappola nelle giunzioni o nel canale che si manifestano come rumore sovrapposto alle correnti che attraversano la giunzione o il canale Questo rumore prende il nome di rumore G-R (generazione ricombinazione) o a volte Burst: legato alla fluttuazione del numero dei portatori a causa dei processi di trapping e de-trapping negli stati discreti di trappola presenti nelle bande di energia proibite del dispositivo a semiconduttore Densità spettrale di potenza del rumore G-R: <i2> = Kb Δf I AB ⎛ f ⎞ 1+ ⎜ ⎟ ⎝ fB ⎠ 2 fB : frequency corner il cui valore è legato alle costanti di tempo che caratterizzano questi processi di intrappolamento (di solito da pochi KHz a poche centinaia di KHz) E’ un rumore a bassa frequenza perché a frequenze maggiori di fB la densità spettrale di potenza decade velocemente come 1/f2 146 73 Rumore G-R Rumore a bassa frequenza (LF noise) PSD G-R noise fB 1 f2 < iGR2 > = Kb Δf White noise f PSD 1 f2 G-R noise fB1 White noise fB2 I AB ⎛ f ⎞ 1+ ⎜ ⎟ ⎝ fB ⎠ 2 A volte si osservano diverse frequenze di corner associate a fenomeni con costanti di tempo diverse: servono due sorgenti di rumore diverse nel modello < iGR2 > = K B1 Δf f I AB1 ⎛ f ⎞ 1+ ⎜ ⎟ ⎝ f B1 ⎠ + KB2 2 I AB 2 ⎛ f ⎞ 1+ ⎜ ⎟ ⎝ fB2 ⎠ 2 E’ un rumore non presente in tutte le tecnologie, a volte è presente ma è completamente coperto dal flicker. Il livello e le frequenza di corner sono fortemente 147 dipendenti dalla tecnologia e da processo Sorgenti di rumore IDC Thermal noise R Shot noise Gap Energetico In = 2qIDCB 4kTB In = R IDC IDC flicker noise I In = k f DCα f Af G-R noise Canale giunzione risonatore resitenza Canale o giunzione In = kB A IDC B ⎛f ⎞ 1+ ⎜⎜ ⎟⎟ ⎝ fB ⎠ 2 148 74 Sorgenti di rumore nel modello di un diodo a giunzione iRS ID inD = iShot + i f RS inD VD VD I D = F (VD ) ≈ I S (e VT − 1) Q(VD) 2 < iShot > = 2qI DC Δf < iR2 > 4kT = Δf R A < iF2 > I f = K f Dα f Δf Shot Termico Flicker 149 Sorgenti di rumore nel modello di un bipolare iRB iRC IBC C B RB RC in B E IBE iRE iCE inCE RE E inBE = iShot + iGR + i f < iR2 > 4kT = Δf R inCE = iShot + I flic ker + iGR 2 < iShot > = 2qI DC Δf A < iF2 > I f = K f Dα f Δf < iGR2 > = Kb Δf I AB ⎛ f ⎞ 1+ ⎜ ⎟ ⎝ fB ⎠ 2 150 75 Sorgenti di rumore nel modello di un bipolare iRB iRC IBC C B RB RC IBE in B E iCE iRE inCE RE E < iR2B > Δf < iR2E > Δf < iR2C > Δf = 4kT RB = 4kT RE 4kT = RC A 2 < inBE > I f = 2qI B + K f Bα + Kb f Δf A 2 < inBE > I f = 2qI B + K f Bα + Kb f Δf I BAB ⎛ f ⎞ 1+ ⎜ ⎟ ⎝ fB ⎠ 2 I BAB ⎛ f ⎞ 1+ ⎜ ⎟ ⎝ fB ⎠ 2 151 Sorgenti di rumore nel modello di un FET iRG CGD G iR D D RG iG n CGS iRE v RD gmv iD n RS S inG = iShot iDn = iT + i f 2 < iGn > R 2 = 4kTCGS ω2 Δf gm A 2 < iDn > I f = 4kTg m Κ + K f D f Δf Rumore di diffusione: fluttuazione della velocità dei portatori 152 76 Spettri di rumore LF di diverse tecnologie 153 Spettri di rumore LF di diverse tecnologie 154 77 ρf ∝ ω02 < vn2 > ω 2 Q2 Rumore di fase: shaping Flicker frequency corner n Rumore di fase: analisi FM noise Rumore di fase: analisi a linear mixing Il fenomeno più grave è la conversione in phase noise del rumore flicker a bassa frequenza del transistor: regione a pendenza 30dB/decade I tratti a pendenza 1/f e a pendenza nulla derivano da una analisi della conversione del rumore in rumore di fase diversa: analisi a mixer dell’oscillatore Con questa analisi si vede che lo spettro del rumore viene convertito nell’intorno della portante con una operazione di mixing lineare: questa zona è meno importante perché il 155 livello di rumore è già molto basso Esempio VCO agganciato con PLL Alimentazione scheda PLL +12V Controllo tramite seriale -12V Tuning dei varactor Polarizzazione varactors Circuiti di polarizzazione: partitori e filtraggio Retroazione tramite uscita prescaler a f0/2 F0 out Polarizzazione Transistors MMIC 156 78 dBm 5 SoftPlot Measurement Presentation Trace A 1 1 Trace A 9.344336 GH 0.8400 dBm -5 -15 Misure VCO -25 -35 -45 -55 -65 -75 -85 -95 Start: 9.334370 GHz Res BW: 300 kHz 13/10/03 17.13.42 Atten: 20 dB Vid BW: 300 kHz Stop: 9.354370 GHz Sweep: 50.00 ms HP8563E dBm 0 SoftPlot Measurement Presentation Trace A 1 1 Trace A 9.054167 GHz -3.3300 dBm 2 Trace A 4.549167 GHz -44.3300 dBm 3 Trace A 18.196667 GH -50.3300 dBm -10 -20 -30 2 -40 3 -50 -60 -70 -80 -90 -100 Start: 0 Hz Res BW: 1 MHz 13/10/03 17.16.14 Atten: 10 dB Vid BW: 1 MHz Stop: 26.500000 GHz Sweep: 530.00 ms HP8563E 157 Rumore di fase Phse Noise @ 10 KHz at 8.6 GHz Oscillation Frequency Trace A Trace B Trace C Trace D Trace E Trace F Trace G dBm Trace H Trace I Trace J -40 1 Trace J 10.000000 kH -83.0000 dBm 2 Trace E 100.000000 k -109.5000 dBm -50 -60 -70 1 -80 -90 -100 2 -110 -120 -130 SoftPlot Measurement Presentation Trace B Trace C Trace D Trace E Trace F Trace G Trace H -140 Start: 1.000000 kHz Res BW: 100 kHz 15/10/03 16.52.15 Atten: 20 dB Vid BW: 100 kHz Stop: 1.000000 MHz Sweep: 50.00 ms HP8563E dBm Trace I Trace J Trace A -40 1 Trace H 100.000000 k -107.0000 dBm 2 Trace B 10.000000 kH -75.3300 dBm -50 -60 2 -70 -80 -90 1 -100 -110 -120 -130 -140 Start: 1.000000 kHz Res BW: 300 kHz 13/10/03 15.22.57 Atten: 20 dB Vid BW: 300 kHz Stop: 1.000000 MHz Sweep: 50.00 ms HP8563E 158 79 Analisi del rumore nei circuiti Analisi del rumore nei circuiti in presenza di piccoli segnali: linearizzazione delle caratteristiche del circuito i k (t ) vs = 0 ik (t ) k = 1,.....m v u (t ) CIRCUITO LINEARE (MODELLI LINEARI NON RUMOROSI) Sorgenti di rumore nei modelli rumorosi dei vari componenti Caso più semplice: SORGENTI INDIPENDENTI PROCESSI DI RUMORE FISICAMENTE INDIPENDENTI = diversi dispositivi o diversi fenomeni fisici o zone diverse dello stesso dispositivo L’indipendenza è legata quindi alla diversità fenomenologica o spaziale 159 Analisi del rumore nei circuiti lineari I contributi di rumore delle sorgenti non correlate (indipendenti) si sommano semplicemente applicando la sovrapposizione degli effetti (sistema lineare) i k (t ) m vu (t ) = ∑ vuk (t ) k =1 vuk (t ) Contributo di rumore in uscita dovuto solo a ik(t) vs = 0 CIRCUITO LINEARE (MODELLI LINEARI NON RUMOROSI) v u (t ) Cosa succede alle densità spettrali di potenza di tensione (o corrente) di rumore in uscita: m m m ⎞ ⎛ m ⎞⎛ m < vu2 >=< ⎜ ∑ vuk ⎟ ⎜ ∑ vuq ⎟ >= ∑ < vuk 2 > + ∑∑ < vuk vuq > k =1 k =1 q =1 ⎝ k =1 ⎠ ⎝ q =1 ⎠ k ≠q m < vu2 >= ∑ < vuk 2 > k =1 Termine nullo perché vuk e vuq con k≠q sono processi indipendenti (sorgenti non correlate) La densità spettrale di potenza totale in uscita è data dalla semplice somma delle densità spettrali di potenza delle singole sorgenti tra loro indipendenti 160 80 Analisi del rumore nei circuiti lineari m < vu2 >= ∑ < vuk 2 > k =1 Suppongo di posizionarmi alla frequenza f a cui calcolo la densità spettrale di potenza: piccolo ∆f → rumore ≈ sinusoidale Vuk = Z uk Ik Transimpedenze del circuito lineare non rumoroso rispetto alle varie sorgenti di rumore Le calcolo facilmente con i modelli lineari (o linearizzati) per piccoli segnali del mio componente (transistor o circuito) Z uk = Z uk e jϕk Vuk = Z uk I k < vuk 2 >= Z uk2 < ik2 > Valido per banda ∆f intorno alla frequenza f 161 Analisi del rumore nei circuiti lineari Note quindi le sorgenti indipendenti di rumore < ik > all’interno del circuito e nota la matrice delle transimpedenze Z uk alle varie frequenze di interesse, posso procedere al calcolo della densità spettrale di rumore in uscita 2 < ik2 > Note da misure di rumore o modelli fisici La densità spettrale di potenza complessiva del rumore in uscita è data dalla somma dei contributi delle singole sorgenti di rumore indipendenti: m < vu2 >= ∑ zuk2 < ik 2 > k =1 Per tutte le frequenza di interesse OSSERVAZIONE: quando moltiplico la PSD della corrente di rumore per la transimpendenza del circuito applico la proprietà vista in precedenza per cui possiamo trattare la PSD di grandezze statistiche come lo spettro di grandezze deterministiche 162 81 Sorgenti equivalenti di rumore di un N-porte Le misure di rumore di un dispositivo elettronico ci forniscono le correnti o tensioni di rumore alle porte del dispositivo. Non è facile a partire da queste misure riuscire a distribuire l’effetto finale misurato a tutte le possibili sorgenti di rumore indipendenti localizzate nelle varie regioni del dispositivo Inoltre, per il calcolo del rumore nei sistemi elettronici in fase di progettazione allo scopo di sintetizzare dei circuiti a basso rumore, risulta comodo ridurre tutte le sorgenti di rumore indipendenti a sorgenti di rumore equivalenti ai morsetti esterni del dispositivo LE SORGENTI DI RUMORE EQUIVALENTI ALLE PORTE DEL DISPOSITIVO NON SONO INDIPENDENTI RUMOROSO A A B NON RUMOROSO ia [Y ] xk (t ) X k (t ) k = 1,.....m ib B CORRENTI DI RUMORE DI CORTO CIRCUITO : MISURE SORGENTI INTERNE DI RUMORE 163 Sorgenti equivalenti di rumore di un N-porte RUMOROSO A A B NON RUMOROSO ia xk (t ) X k (t ) k = 1,.....m [Y ] ib B iA (t ), iB (t ) MISURE SORGENTI INTERNE DI RUMORE Correnti di rumore di corto-circuito Le sorgenti equivalenti di rumore iA(t) e iB(t) non sono indipendenti perché derivano dalle stesse sorgenti interne xk(t) (indipendenti, fisicamente distinte) RUMOROSO A iA(t) < iAiB >≠ 0 iB (t) B Correlazione non nulla xk (t) La stessa sorgente interna di rumore contribuisce ad entrambe le correnti di rumore di corto circuito misurate alle porte del dispositivo 164 82 Sorgenti equivalenti di rumore di un N-porte Possiamo scrivere le correnti di rumore alle porte come: m iA (t ) = ∑ iAk (t ) m iAk (t ) = contributo dovuto a xk (t ) k =1 iBk (t ) = contributo dovuto a xk (t ) iB (t ) = ∑ iBk (t ) k =1 I Ak = H Ak X k Il contributo k-esimo delle correnti A e B è dato dal prodotto della sorgente interna indipendente k-esima per un parametro H di transammettenza o ibrido I Bk = H Bk X k Sempre grazie al fatto che le xk(t) sono tra loro indipendenti, la densità spettrale di potenza delle correnti di rumore di cortocircuito è data da: m m 2 < iA2 >= ∑ H Ak < xk2 > 2 < iB2 >= ∑ H Bk < xk2 > k =1 k =1 Ma come detto iA e iB non sono indipendenti 165 Sorgenti equivalenti di rumore di un N-porte La loro correlazione è data da: m m m k =1 Q =1 k =1 m m < iAiB >=< ∑ iAk ∑ iBQ >= ∑ < iAk iBk > + 2∑∑ < iAk iBk > k =1 Q =1 k ≠Q Questo termine è nullo perché xk(t) xq(t) sono tra loro indipendenti Quindi quando voglio valutare la potenza di rumore complessiva dovuta alla sovrapposizione delle due sorgenti equivalenti di rumore iA e iB, devo tenere conto della correlazione < ( iA + iB ) >=< iA2 > + < iB2 > +2 < iAiB > 2 Ma siccome ho espresso le correnti di corto circuito in funzione dei contributi k-esimi m iA (t ) = ∑ iAk (t ) k =1 m iB (t ) = ∑ iBk (t ) k =1 m < ( iA + iB ) >= ∑ < ( iAk + iBk ) > 2 k =1 2 contributi k-esimi da sorgenti xk(t) indipendenti 166 83 Correlazione delle sorgenti equivalenti di rumore m < ( iA + iB ) >= ∑ < ( iAk + iBk ) > 2 2 k =1 ( ) I Ak + I Bk = H Ak + H Bk X k 2 < ( iAk + iBk ) >= H Ak + H Bk < xk2 > 2 Ma si calcola che : 2 ( H Ak + H Bk = H Ak + H Bk )(H * Ak * ) 2 2 * * + H Bk = H Ak + H Bk + H Ak H Bk + H Ak H Bk = 2 2 * = H Ak + H Bk + 2 Re ⎡⎢ H Ak H Bk ⎤⎥ ⎣ ⎦ Quindi risulta: 2 2 * 2 < ( iAk + iBk ) >= H Ak < xk2 > + H Bk < xk2 > +2 Re ⎡⎢ H Ak H Bk ⎤⎥ < xk2 > ⎣ ⎦ 167 Correlazione delle sorgenti equivalenti di rumore 2 2 * 2 < ( iAk + iBk ) >= H Ak < xk2 > + H Bk < xk2 > +2 Re ⎡⎢ H Ak H Bk ⎤⎥ < xk2 > ⎣ ⎦ Quindi: m m m 2 2 * ⎡m 2 2 < ( iA + iB ) >= ∑ < ( iAk + iBk ) > = ∑ H Ak < xk2 > + ∑ H Bk < xk2 > + 2 Re ⎢ ∑ H Ak H Bk < xk2 k =1 k =1 k =1 ⎣ k =1 ⎤ >⎥ ⎦ Sappiamo che: < ( iA + iB ) >=< iA2 > + < iB2 > +2 < iAiB > 2 Quindi: m CORRELAZIONE < i >= ∑ H Ak < x > 2 A 2 k =1 m 2 k < iB2 >= ∑ H Bk < xk2 > 2 * ⎡m < iAiB >= Re ⎢ ∑ H Ak H Bk < xk2 ⎣ k =1 ⎤ >⎥ ⎦ k =1 168 84 Correlazione delle sorgenti equivalenti di rumore La correlazione tra iA e iB è quindi data da: {} < iAiB >= Re C m C = ∑ H Ak H Bk < xk2 > * Coefficiente di correlazione k =1 Il coefficiente di correlazione è in generale un numero complesso, reale solo a bassa frequenza E’ reale a bassa frequenza, perché sono reali a bassa frequenza i parametri H della rete. Per lo studio del rumore LF nei dispositivi attivi, spesso il coefficiente di correlazione è reale, in quanto siamo a frequenza inferiore al MHertz e il dispositivo è quasi resistivo < iA2 >, < iB2 >, C Sono i parametri di rumore del nostro due porte 169 MISURE Correlazione delle sorgenti equivalenti di rumore Si definisce il coefficiente di correlazione normalizzato: m C CN = < i A2 >< iB2 > = Si può dimostrare che: ∑H k =1 ⎛ m ⎜ ∑ H Ak ⎝ k =1 2 * Ak H Bk < x k2 > ⎞⎛ m < x k2 > ⎟ ⎜ ∑ H BQ ⎠ ⎝ Q =1 2 ⎞ < xQ2 > ⎟ ⎠ 0 ≤ CN ≤ 1 CN=0 quando le sorgenti di rumore agiscono tutte separatamente su iA o iB * H Ak H Bk = 0 ∀k CN=1 quando le sorgenti di rumore agiscono tutte allo stesso modo su iA o iB H Ak = H Bk ∀k Oppure è uguale a 1 quando ho una unica sorgente 170 85 Correlazione delle sorgenti equivalenti di rumore In molti casi (per il rumore LF praticamente sempre) il coefficiente di correlazione è reale (f non molto alta): < iAiB >= Re ⎡⎣C ⎤⎦ ≈ C CN = < iAiB > −1 ≤ C N ≤ 1 < iA2 >< iB2 > Per riassumere: A Con le misure di rumore alle porte del dispositivo ottengo: NON RUMOROSO ia [Y] ib B < iA2 >, < iB2 >, C 171 Misure di rumore Con un analizzatore digitale di segnale a bassa frequenza (basato su algoritmi di FFT del segnale) a due canali misuro le correnti di rumore di cortocircuito e la loro correlazione Misure nella banda 100Hz, 1Mhz e al variare del Bias del dispositivo Dispositivo on wafer contattato tramite punte della probe station 172 86 Misure di rumore I base I collettore I correlazione 173 Calcolo del rumore [Y] matrice delle ammettenze del mio dispositivo attivo rumoroso NON RUMOROSO ia [Y ] ib vu < iA2 >, < iB2 >, C Note dalle misure di rumore CIRCUITO NON RUMOROSO Calcolo della densità spettrale di potenza della tensione di rumore all’uscita del circuito (in funzionamento small signal) vu (t ) = vuA (t ) + vuB (t ) VuA = Z uA I A VuB = Z uB I B Vu = Z uA I A + Z uB I B Ad ogni frequenza Z uA , Z uB Note dall’analisi convenzionale del circuito senza rumore 174 87 Calcolo del rumore Faccio l’analisi di rumore e calcolo la PSD della tensione di rumore in uscita come: 2 2 < vu 2 >=< ( vuA + vuB ) >=< vuA > + < vuB > +2 < vuAvuB > 2 m m I B = ∑ H Bk X k I A = ∑ H Ak X k k =1 k =1 ( m ) Vu = ∑ Z uA H Ak + Z uB H Bk X k k =1 Essendo xk indipendenti: m 2 < vu2 >= ∑ Z uA H Ak + Z uB H Bk < xk2 > k =1 175 Calcolo del rumore Poiché risulta: )( ( ) A + B = A + B A + B = AA + BB + AB + A B = A + B + 2 Re { AB* } 2 * * * m * * * 2 2 2 < vu2 >= ∑ Z uA H Ak + Z uB H Bk < xk2 > k =1 m m m { } < vu2 >= ∑ Z uA H Ak < xk2 > + ∑ Z uB H Bk < xk2 > +2∑ Re Z uA H Ak Z uB H Bk < xk2 > 2 2 k =1 2 = Z uA m ∑H k =1 2 2 k =1 2 Ak 2 < xk2 > + Z uB < iA2 > m ∑H k =1 k =1 2 Bk * * m * * ⎧ ⎫ < xk2 > +2 Re ⎨ Z uA Z uB ∑ H Ak H Bk < xk2 > ⎬ k =1 ⎩ ⎭ < iB2 > C 176 88 FORMULA PER IL CALCOLO DEL RUMORE < v >= Z 2 u < iA2 >, < iB2 >, C Z uA , Z uB 2 uA <i >+ Z 2 A 2 uB m < i > +2 Re ∑ Z uA Z uB C 2 B * k =1 Parametri di rumore del transistore noti da misure Transimpedenze mote da analisi del circuito lineare alla frequenza f 177 Formula per il calcolo del rumore x 1 (t ) SORGENTE 1 CORRELAZIONE x 2 (t ) SISTEMA LINEARE v (t ) SORGENTE 2 178 89 Modelli rumorosi dispositivi Sono tre rappresentazioni equivalenti NON RUMOROSO [Y ] NON RUMOROSO ia [Y ] ib B < iA2 >, < iB2 >, C i vb va A A va B < v A2 >, < vB2 >, Cv A NON RUMOROSO ia [Y ] B < iA2 >, < vA2 >, C vi 179 Sintetizzatori di frequenza Il sintetizzatore di frequenza è un circuito in grado di generare dei segnali di riferimento molto più precisi di un semplice oscillatore free running Per comprendere il funzionamento di un sintetizzatore di frequenza e alcune delle diverse tecniche di sintesi è necessario studiare il concetto di aggancio di fase (phase locking) : circuiti PLL Sintetizzatore di frequenza nel transceiver : • Estrema accuratezza assoluta • Canali molto vicini: variazione con passo molto piccolo e precisi Esempio : standard di comunicazione wireless ad accesso a divisione di frequenza (FDMA) lo spazio tra i canali può essere di soli 30KHz con portante a 900MHZ o 1.8-1.9GHz. Il sintetizzatore deve essere in grado di variare la sua frequenza di oscillazione con una precisione di soli 30KHz . Inoltre i limiti superiori ed inferiori del canale di comunicazione sono definiti con estrema precisione dallo standard Il sistema di comunicazione può tollerare per un corretto funzionamento (accettabile bit error rate) degli errori di poche centinaia di Hertz. Facendo i conti significa che il massimo errore tollerabile è nell’ordine di poche parti per milione (100Hz/900MHz=circa 10ppm) 180 90 Sintetizzatori di frequenza Altre caratteristiche importanti del sintetizzatore oltre all’accuratezza ed alla capacità di selezionare uno spacing raffinato tra i canali: Rumore di fase Spurie o bande laterali nello spettro generato oltre al riferimento utile Il tempo di aggancio dell’anello ad aggancio di fase Tutte queste caratteristiche derivano da proprietà dell’oscillatore, ma sono influenzate dall’architettura e dalle prestazioni dei vari componenti aggiuntivi che introduco per creare un sintetizzatore di frequenza 181 Sintetizzatori di frequenza Spurie generate dal sintetizzatore : componenti spettrali indesiderati all’uscita del sintetizzatore nelle vicinanze del segnale portante generato. Fastidiose in particolare per la ricezione Sintetizzatore genera un segnale di riferimento a pulsazione ωLO ed una spuria a ωs Il segnale da ricevere nell’intorno della frequenza portante ω0 è accompagnato dalla presenza di un interferente a frequenza ωint Il mixer di ricezione porta alla nascita del segnale utile a ωIF=ω0-ωLO L’interferente viene convertito in basso dal LO (non è un problema perché rimane fuori banda IF) L’interferente viene convertito in basso dal segnale spurio a ωs del sintetizzatore. Se ωint-ωs=ω0-ωLO=ωIF, allora il segnale interferente viene convertito proprio all’interno della banda del segnale utile Per questa ragione le tipiche specifiche per un sintetizzatore sono quelle di avere un livello182 delle spurie almeno 60dB sotto al livello della portante. 91 Sintetizzatori di frequenza Tempo di aggancio del sintetizzatore Quando il comando di selezione ordina al sintetizzatore un cambio di canale, il sintetizzatore richiede un tempo finito per stabilire una nuova frequenza Il tempo di aggancio è una misura di quanto è veloce il sintetizzatore a selezionare una nuova frequenza E’ un parametro molto importante specialmente per i sistemi fast frequency hopped spread spectrum Il tempo di aggancio tipico richiesto varia da qualche millisecondo a qualche microsecondo Chiaramente dipende dalle caratteristiche del VCO, ma non solo (vedremo) 183 PLL (Phase Locked Loop) Anello ad aggancio di fase La funzione di un circuito PLL anello ad aggancio di fase è quella di sintetizzare un segnale con frequenza agganciata a quella di un segnale di riferimento Tramite questo circuito è possibile realizzare oltre a precisi sintetizzatori di frequenza, anche moltiplicatori e divisori nonché modulatori e demodulatori di frequenza Aggancio: il segnale di uscita segue le variazioni di frequenza del segnale di ingresso Elementi circuitali che compongono il PLL: Rivelatore di fase VCO La struttura del circuito implementa una retroazione negativa dell’uscita del VCO sulla sua porta di controllo Filtro passabasso detto loop filter 184 92 PLL: il VCO Richiamando quanto visto in precedenza sugli oscillatori controllati in tensione, sappiamo che un VCO ideale è caratterizzato da una pulsazione di uscita data da: ω out = ω 0 + KVCOVcontr La pulsazione di uscita è ω min se Vcontr ≤ V min , mentre è ω max se Vcontr ≥ V max Nei casi intermedi la relazione è lineare (VCO ideale) con pendenza dell’angolo tale che tan α = ω max − ω min V max − V min = KVCO Il segnale di tensione in uscita al VCO può essere così espresso nel dominio del tempo: t y (t ) = A cos(ω 0t + ∫ KVCOVcontr (t )dt ) −∞ Nello studio del PLL in condizione di lock si considera il VCO come un sistema lineare tempo invariante, con ingresso la tensione di controllo e in uscita l’eccesso di fase Essendo l’eccesso di fase dato da t Φ out (t ) = KVCO ∫ Vcontr (t )dt −∞ Nel dominio delle trasformate (sistema lineare tempo-invariante): φ out ( s ) KVCO = Vcontr ( s ) s Funzione di trasferimento del VCO (integratore) 185 PLL: il VCO φ out ( s ) Vcontr ( s ) = KVCO s L’operazione di integrazione compiuta dal VCO conduce ad una interessante proprietà: per cambiare la fase del segnale di uscita del VCO, è necessario variare prima la frequenza e quindi aspettare che avvenga l’integrazione Supponiamo che per t<t0 un VCO oscilli alla stessa frequenza di un segnale di riferimento, ma con una differenza di fase finita Per ridurre l’errore di fase tra i due segnali la tensione di controllo del VCO, Vcont ,viene variata con un gradino ∆V all’istante t=t0. La fase del VCO non può essere determinata solo dal valore presente della Vcont, ma dipende dalla storia dei valori passati di Vcont La fase del VCO deve essere trattata come una variabile di stato nell’analisi della dinamica del PLL Questo provoca un aumento della frequenza di oscillazione del VCO permettendo al segnale di uscita di accumulare fase più velocemente del riferimento All’istante t=t1 quando l’errore di fase è diventato nullo, Vcont viene riportata al suo valore iniziale. Ora i due segnali hanno la stessa frequenza di oscillazione e differenza di fase nulla 186 93 PLL: il phase detector Un rivelatore di fase ideale produce in uscita un segnale il cui valor medio (DC) è linearmente proporzionale allo sfasamento tra i due segnali periodici al suo ingresso: vout = KPDΔφ KPD guadagno del phase detector [V/rad] Δφ differenza di fase dei segnali In pratica in realtà la caratteristica potrebbe non essere lineare e nemmeno monotona per grandi variazioni di ∆Φ Inoltre KPD potrebbe dipendere anche dall’ampiezza e dal duty cycle degli ingressi Caratteristica di un PD ideale 187 PLL: il phase detector Un esempio tipico per capire il funzionamento di un PD è quello illustrato: Il PD genera degli impulsi in uscita la cui durata è uguale alla differenza temporale tra due consecutivi attraversamenti dello zero degli ingressi Dalla figura si osserva che a mano a mano che aumenta la differenza di fase tra i due segnali non isofrequenziali, aumenta anche la durata dell’impulso in uscita al PD Integrando tale uscita tramite il LPF si ottiene un segnale di tensione continua di valore crescente al crescere della durata degli impulsi, ovvero al crescere della differenza di fase dei due segnali 188 94 PLL: il phase detector Un possibile tipo di phase detector è un moltiplicatore (mixer) x1(t ) = A1 cos(ω 1t ) x 2(t ) = A2 cos(ω 2t + Δφ ) y (t ) = α A1 cos ω1t ⋅ A2 cos(ω2t + Δφ ) = α A1 A2 2 Ingressi cos[(ω1 + ω 2)t + Δφ ] + α A1 A2 2 cos[(ω 1 − ω 2)t − Δφ ] Il filtro di loop passabasso lascia passare solo la componente a più bassa frequenza, quindi se i segnali sono isofrequenziali, la caratteristica fase/tensione del PD è la seguente y (t ) = α A1 A2 2 cos Δφ 189 PLL: il phase detector y (t ) = α A1 A2 2 cos Δφ Tale funzione ha pendenza variabile e non è nemmeno monotona al variare di ∆Φ. E’ però approssimabile con una retta solo nell’intorno di Δφ π / 2 (segnali in quadratura) , risultando y (t ) ≈ ( α A1 A2 π − Δφ 2 2 ) KPD = − α A1 A2 2 Il segnale errore mediato dal LPF viene usato, nel PLL per agganciare le frequenze dei due segnali, ossia, per generare un segnale con la stessa frequenza di quello in ingresso 190 95 PLL: il phase detector y (t ) ≈ Osservazioni sul PD a mixer ( α A1 A2 π − Δφ 2 2 ) L’errore che si ha in uscita non dipende solo dalla fase, ma anche dalle ampiezze A1 e A2 dei due segnali: se ho quindi modulazione AM residua, il PD non è in grado in di capire se l'errore dipende soltanto dalla fase oppure sia influenzato anche dalla variazione d'ampiezza. SOLUZIONE: limitatore di ampiezza Il segnale errore risulta nullo non quando i segnali sono in fase, ma quando i segnali sono in quadratura (∆Φ=π/2); quindi operare nell'intorno di π/2 è più vantaggioso, poiché il coseno cambia segno. Ciò significa che un qualsiasi anticipo o ritardo di fase è facilmente distinguibile attraverso il segno positivo o negativo, cosa che risulterebbe molto più difficile se si lavorasse nell'intorno dello zero. Il segnale errore che si utilizza, allora, è quello nell'intorno di π/2 191 PLL: il phase detector Il PD così realizzato, nel caso in cui i due segnali di ingresso abbiano frequenze molto diverse, dà in uscita un segnale a media nulla y (t ) = α A1 cos ω1t ⋅ A2 cos(ω2t + Δφ ) = α A1 A2 2 cos[(ω 1 + ω 2)t + Δφ ] + α A1 A2 2 cos[(ω 1 − ω 2)t − Δφ ] Il filtro passabasso elimina entrambi i prodotti Si utilizzano dei rivelatori di fase-frequenza (PFD) PFD: un circuito sequenziale (ha quindi una parte digitale) sensibile anche alla differenza di frequenza dei segnali al suo ingresso E’ quindi in grado di incrementare il range di acquisizione del PLL, ovvero aumentare la massima differenza tra la frequenza del segnale di ingresso e del segnale generato dal VCO in condizioni iniziali per cui riesco ancora a raggiungere un aggancio e di diminuire il tempo di lock Per descrivere questo tipo di circuito PFD e capirne il funzionamento e l’effettiva utilità è ormai opportuno entrare nel dettaglio della descrizione di funzionamento del PLL ora che le principali considerazioni sul VCO e sul PD sono state fatte 192 96 PLL: concetti fondamentali di funzionamento Il VCO genera un segnale che viene retroazionato all’ingresso del rivelatore di fase Il PD genera un segnale errore proporzionale alla differenza di fase dei segnali di ingresso, ovvero in questo caso del segnale di riferimento (che rappresenta l’ingresso del PLL) e quello di uscita del VCO. Il segnale errore del PD opportunamente filtrato dal filtro passabasso detto loop filter (è necessario filtrarlo perché il rivelatore di fase contiene anche segnali spuri ad alta frequenza oltre al segnale errore in banda base) va a comandare il controllo in tensione del VCO. Il sistema si stabilizza ovvero si aggancia quando il segnale generato dal VCO che rappresenta l’uscita del PLL ha la stessa identica frequenza del segnale di riferimento, e quindi l’uscita del rivelatore di fase sarà un segnale costante (differenza di fase costante) 193 PLL: concetti fondamentali di funzionamento In questo modo è possibile sintetizzare un segnale in uscita dal VCO con delle proprietà di stabilità ed accuratezza fissate dalla sorgente di riferimento, che di solito è una sorgente ad elevata stabilità ovvero un quarzo. Le prestazioni che si ottengono sono quindi decisamente superiori a quelle dell’utilizzo del VCO senza anello di aggancio CONDIZIONE DI LOCK Nella condizione locked tutti i segnali dell’anello hanno raggiunto uno stato stabile: Il rivelatore di fase (PD) produce un segnale di uscita il cui valore DC è proporzionale a ∆φ (differenza di fase tra x(t) ed y(t)) Il filtro passa basso sopprime i componenti ad alta frequenza all’uscita del PD, permettendo al solo valore DC di controllare la frequenza di oscillazione del VCO. Il VCO quindi oscilla alla frequenza uguale alla frequenza del segnale di ingresso x(t) e con una differenza di fase ∆φ costante nel tempo 194 97 PLL: concetti fondamentali di funzionamento E’ interessante esaminare i segnali in vari punti del PLL I segnali di ingresso ed uscita hanno la stessa frequenza ma una differenza finita di fase ed il PD genera degli impulsi la cui larghezza è uguale alla differenza temporale tra gli zero crossing di x(t) e y(t) Questi impulsi sono filtrati dal passabasso per produrre un segnale di tensione DC che impone al VCO di operare alla frequenza richiesta. Questa tensione imposta alla porta di controllo del VCO non determina da sola anche la fase del segnale di uscita: la fase del VCO può essere considerata come 195 la condizione iniziale del sistema PLL: concetti fondamentali di funzionamento DINAMICA DEL PLL: funzionamento qualitativo Il PLL si trova nella condizione di aggancio all’istante t<t0 quando avviene un piccolo step positivo della frequenza del segnale di ingresso all’istante t=t0 (es. cambio di canale) COSA SUCCEDE: siccome la frequenza del segnale di ingresso ωIN è momentaneamente maggiore della frequenza di uscita ωOUT, il segnale x(t) accumula fase più velocemente di quanto faccia y(t), e il PD genera impulsi di durata sempre maggiore. Ognuno di questi impulsi contribuisce a creare un valore crescente della tensione DC all’uscita del LPF, aumentando quindi la frequenza di oscillazione del VCO (y(t)) 196 98 PLL: concetti fondamentali di funzionamento A mano a mano che la differenza di frequenza tra ωIN e ωOUT diminuisce, la larghezza degli impulsi del PD diminuisce stabilizzandosi alla fine ad un valore leggermente maggiore di quello che aveva per t<t0. Lo stesso dicasi per il valore della tensione DC all’uscita del LPF. Questa analisi qualitativa spiega il meccanismo di tracking del PLL E’ molto importante notare che il PLL raggiunge l’aggancio solo dopo che due condizioni sono soddisfatte: 1) ωOUT è diventata uguale ad ωIN 2) la differenza tra le fasi ΦIN ΦOUT si è stabilizzata al valore necessario Se infatti le due frequenze sono diventate momentaneamente uguali, ma la differenza di fase dei due segnali non è tale da imporre il livello di tensione di controllo richiesto dal VCO, l’anello rimane in 197 uno stato di transitorio e le frequenze ritornano ad essere temporaneamente diverse PLL: concetti fondamentali di funzionamento OSSERVAZIONI: Il PLL è un sistema con memoria, ovvero l’uscita necessita di un tempo finito per rispondere ad un cambiamento dell’ingresso: è quindi necessaria una analisi della dinamica del sistema In un PLL a differenza di molti altri sistemi in feedback, la variabile di interesse cambia dimensioni lungo l’anello: viene convertita da fase a tensione dal PD, processata dal filtro e convertita di nuovo a fase dal VCO Nella condizione di lock le frequenza di ingresso e di uscita sono esattamente uguali, indipendentemente dalla grandezza del guadagno di anello (anche se l’errore di fase può essere diverso da zero). Questo è molto importante perché come già detto molte applicazioni non ammettono anche piccole differenze sistematiche tra le frequenza di ingresso ed uscita Il PLL quindi opera sulla fase, ma il vero parametro di interesse è la frequenza. Quello che è importante conoscere del comportamento del PLL è la risposta dell’anello se: 1) Viene applicata una variazione lenta della frequenza di ingresso 2) Viene applicata una variazione rapida della frequenza di ingresso 3) I segnali di ingresso ed uscita non sono isofrequenziali all’accensione del PLL 198 99 PLL: concetti fondamentali di funzionamento Fino ad ora abbiamo visto come un PLL è in grado di agganciare in frequenza e fase un segnale di ingresso che costituisce il riferimento. In realtà tipicamente il riferimento è un segnale a bassa frequenza generato con un oscillatore ad elevate caratteristiche di stabilità (quarzo) Aggiungendo un divisore di frequenza detto anche prescaler all’architettura del PLL, il circuito funziona come sintetizzatore di una frequenza multipla di quella del riferimento. Il divisore non comporta alcun cambiamento rispetto al principio di funzionamento, serve solo per determinare il fattore N per il quale bisogna moltiplicare la Fref per ottenere il valore della frequenza sintetizzata in uscita CONDIZIONE DI LOCK: 1) Fout=N*Fref 2) Φref-Φout si è stabilizzata al valore necessario 199 Esempio di progetto VCO Rete per realizzare Resistenza Negativa Resonator TF TF1 T=1.00 TBCAP2 C4 C=2.55 pF FG=1.0 DC=1 LP=20.0 um OFP=0.0 ANG=0 Trasformatore TBCAP2 C5 C=2 pF FG=1.0 DC=1 LP=20.0 um OFP=0.0 ANG=0 TBCAP2 C1 C=1.90312 pF FG=1.0 DC=1 LP=20.0 um OFP=0.0 ANG=0 Dispositivo Polarizzato HB20PNLT_O_SDD_624_623 X1 TBMRES1 R8 R=5 Ohm W=10.0 um T=temperatura DR=1 TBIND L14 L=LLL nH W=5 DL=1 DR=1 ANG1=0 H=10.0 um TBCAP2 C6 C=CC pF FG=1.0 DC=1 LP=20.0 um OFP=0.0 ANG=0 R R9 R=50 Ohm O.M.N. 200 100 Esempio di progetto VCO Rete di Alimentazione WIRE Wire3 D=20 um L=500 um Rho=1.0 V_DC SRC6 Vdc=4.437 V C C11 C=1000.0 pF WIRE Wire4 D=20 um L=500 um Rho=1.0 TBPAD P4 S=10000.0 P=400.0 C C8 C=100.0 pF WIRE Wire1 D=20 um L=500 um TBPAD P5 TBMRES1 R16 R=50 Ohm W=10.0 um T=temperatura DR=1 TBVIA V6 TBCAP2 C9 C=10 pF FG=1.2 DC=1 LP=20.0 um OFP=0.0 ANG=0 RF -Choke C C6 C=100.0 pF C C10 C=1000.0 pF V_DC SRC4 Vdc=7.5 V WIRE Wire2 D=20 um L=500 um TBVIA TBCAP2 V2 C1 C=10 pF FG=1.0 DC=1 LP=20.0 um OFP=0.0 ANG=0 TBIND L12 L=10 nH W=5 DL=1 DR=1 ANG1=0 H=10.0 um OUT HB20PNLT_O_SDD_624_623 TBCAP2 C7 X1 C=5 pF FG=1.0 DC=1 LP=20.0 um TBIND TBCAP2 OFP=0.0 L10 ANG=0 C2 L=10.0 nH C=10 pF W=5 FG=1.0 DL=1 DC=1 DR=1 LP=20.0 um ANG1=0 OFP=0.0 H=10.0 um ANG=0 TBIND L13 L=10.0 nH W=5 DL=1 DR=1 ANG1=0 H=10.0 um IN TBVIA V1 TBHMRES1 R17 R=87 Ohm W=125 um T=temperatura DR=1 TBVIA V3 Capacità di disaccoppiamento 201 Esempio di progetto VCO V+ V+ μStrip Resonator μStrip Resonator HBT HBT C1 C2 V+ HBT 202 101 Esempio di progetto VCO Active Device uStripResonator Vtune Tuning Varactors uStrip Resonator Varactors Zo Zhbt 203 Esempio di progetto VCO 204 102 Esempio di progetto VCO 205 Esempio di progetto VCO 206 103 Esempio di progetto VCO 207 Esempio di progetto VCO 208 104 Dinamica di anello nello stato di LOCK La risposta al transitorio di un PLL è in generale un fenomeno non lineare Il sistema non lineare può però essere approssimato ad un modello linearizzato Condizione di Lock: situazione in cui la tensione di controllo del VCO è costante Lo schema a blocchi del modello linearizzato Funzione di trasferimento di anello: φ out ( s) φin ( s) H 0 ( s ) = K PD GLPF ( s ) Funzione di trasferimento ad anello aperto: H (s) = KVCO s K PD KVCOGLPF ( s ) φ out ( s) = φin ( s) s + K PD KVCO GLPF ( s) 209 Dinamica di anello nello stato di LOCK GLPF ( s ) = 1 1+ Funzione di trasferimento filtro RC s ωLPF ωLPF=1/RC Filtro passabasso RC La funzione di trasferimento ad anello chiuso diventa: K PD KVCO φ out ( s ) = 2 s φin ( s) + s + K PD KVCO ωLPF E’ un sistema del secondo ordine con un polo del VCO ed uno del LPF H (s) = K PD KVCOGLPF ( s ) φ out ( s) = φin ( s) s + K PD KVCO GLPF ( s) H ( s) = K = K PD KVCO “guadagno di anello” [rad/sec] La funzione di trasferimento ad anello chiuso si può scrivere come: H ( s) = φ out ( s) ωn = 2 φin ( s ) s + 2ξω ns + ω n ω n = K ωLPF 2 2 ξ= 1 ωLPF / K 2 Frequenza naturale del sistema Fattore di smorzamento 210 105 Dinamica di anello nello stato di LOCK ω n = K ωLPF ξ= 1 ωLPF / K 2 non ha relazione con la frequenza di ingresso ed uscita del PLL, rappresenta in pratica il prodotto guadagno*banda a 3dB dell’anello Il fattore di smorzamento è inversamente proporzionale al guadagno di anello, e questo è un trade off non sempre tollerabile Quindi in un PLL con questa architettura K e ξ non possono essere progettati separatamente Per esempio se vogliamo ξ = 2 2 allora deve essere K= ωLPF 2 H ( s) = φ out ( s) ωn = 2 φin ( s ) s + 2ξω ns + ω n 2 2 NON E’ possibile massimizzare la banda e il fattore di smorzamento contemporaneamente H(s) è la f.d.t. di un filtro passabasso, quindi se la fase in eccesso di ingresso varia lentamente, allora la fase in eccesso del segnale di uscita la segue, mentre se la variazione della fase di ingresso è rapida, la variazione della fase del segnale di uscita sarà piccola Infatti se s→0 allora H(s) →1, ovvero una variazione di fase statica all’ingresso è trasferita all’uscita immutata. Infatti per la fase la presenza dell’integrazione del VCO rende il guadagno ad anello aperto infinito per s→0 H e (s) = φe ( s ) s 2 + 2ξω s = 1 − H ( s) = 2 →0 φin ( s ) s + 2ξω ns + ω n s →0 2 211 f.d.t. dell’errore di fase PLL: risposta ad un gradino di frequenza Dato che la fase e la frequenza hanno una relazione lineare e tempo invariante la f.d.t ricavata per la fase si può utilizzare anche per le frequenze di ingresso/uscita. pulsazione di ingresso Δωu (t ) u(t) gradino unitario La frequenza di uscita esibisce l’andamento tipico della risposta al gradino di un sistema del secondo ordine, stabilizzandosi alla fine ad un valore maggiore di Δω rispetto al valore iniziale Fase di uscita (1/s per passare da frequenza a fase, 1/s per il gradino) φ out ( s) = H ( s )φin ( s) = ωn Δω s + 2ξω ns + ω n s 2 2 2 2 l’errore di fase è s 2 + 2ξωn s Δω φe ( s ) = H e ( s )φin ( s ) 2 s + 2ξωn s + ω n 2 s 2 corrisponde alla risposta di un sistema del secondo ordine ad una rampa per il teorema del valore finale: φe (t = ∞) = lim sφe ( s ) = Δω s →0 2ξ Δω = K ωn Quindi una variazione statica della frequenza di ingresso viene soppressa di un 212 fattore K quando si manifesta nell’errore di fase 106 PLL: considerazioni φe (t = ∞) = lim sφe ( s ) = Δω s →0 2ξ Δω = K ωn Errore sistematico di fase Osservazione: una variazione di frequenza anche statica porta ad un errore sistematico sulla fase. Questo sistematico errore di fase in ingresso al PFD genera delle spurie o errori di frequenza sul segnale di uscita. Soluzione: aggiungere un polo nell’origine con PFD di tipo charge pump. Considerazione importante: 2 aspetti che sono fondamentali nelle prestazioni di un PLL: “Tracking behavior” : capacità di rimanere agganciato al segnale a mano a mano che le variazioni di frequenza diventano sempre maggiori “Caratteristica di acquisizione” : come l’anello passa dallo stato non agganciato allo stato completamente agganciato Per garantire al circuito un range di frequenze di tracking e di acquisizione sufficientemente ampio, la maggior parte dei PLL sono dotati di un comparatore di frequenza oltre che di un PD. PFD: se la frequenza di ingresso e quella del VCO sono lontane, un meccanismo di controllo della frequenza governa l’anello, spingendo il VCO verso una frequenza vicina alla frequenza di ingresso. Quando la differenza di frequenza ha raggiunto un valore sufficientemente basso, 213 subentra il PD che controllando la differenza di fase permette l’aggancio finale Charge pump PLL PFD: Phase Frequency Detector Un circuito in grado di rilevare le differenze sia di frequenza che di fase è in grado di aumentare molto il range di acquisizione e di tracking e la velocità di aggancio di un PLL Circuito logico sequenziale sincrono Funzionamento PFD: a) ωA>ωB . b) ωA=ωB Il funzionamento classico è il seguente: se la frequenza dell’input A è maggiore di quella dell’input B, allora il PFD produce impulsi positivi alla porta QA, mentre QB rimane a zero. Se ωA=ωB il circuito genera impulsi ad una delle due porte di uscita con lunghezza uguale alla differenza di fase tra i due ingressi, ovvero funziona da PD. QA e QB non sono mai alti insieme 214 Il valore medio di QA-QB è proporzionale alla differenza di frequenza o fase tra i due ingressi 107 Charge pump PLL: PFD Si tratta quindi di sintetizzare una rete sequenziale sincrona. Una possibile implementazione del PFD è quella della figura a seguito: Il circuito consiste in due flip-flop D edge-triggered, con il loro ingresso D fissato a 1 I segnali A e B agiscono come clock per i flip-flop L’uscita del PFD può essere convertita in un segnale DC proporzionale alla differenza delle uscite in diversi modi. Un modo possibile è quello di fare il sensing della differenza dei due output tramite un differenziale e poi passare attraverso un filtro passabasso Alternativamente una delle soluzioni più adottate è quella di pilotare un circuito a pompa di 215 carica con le due uscite del PFD Charge pump La pompa consiste in due sorgenti di corrente selezionabili con due interruttori che vanno a pilotare una capacità come illustrato in figura Per un impulso di durata T su QA, I1 deposita sulla capacità una carica uguale a IT. Caricando quindi CP si ottiene una tensione Vout=IT/Cp. Quindi per ωA>ωB o ωA=ωB, la carica positiva continua ad accumularsi su Cp in modo costante portando quindi ad un guadagno statico infinito per il PFD (Per T→∞ Vout tende ad infinito e quindi il guadagno diventa infinito) Se gli impulsi sono su QB, I2 rimuove la carica da Cp ad ogni fase di confronto di fase e quindi spinge Vout a -∞. Nel terzo stato QA=QB=0, Vout rimane costante non essendoci percorsi di scarica Quindi avendo un guadagno statico infinito, il PLL che utilizza la combinazione PFD e pompa di carica si aggancia in uno stato in cui la differenza di fase tra A e B e zero Infatti anche un errore infinitesimo sullo fase porterebbe ad un accumulo di carica infinita su Cp Differenze con normale PD e LPF : quindi non c’è la scarica della Cp 216 108 Charge pump PLL I PLL charge pump CPPLL si realizzano quindi come illustrato in figura con la combinazione del PFD e charge pump al posto di un PD con filtro passabasso I vantaggi più importanti sono: 1) Il range di frequenze agganciabili è limitato solo dalla frequenza di uscita del VCO 2) l’errore statico di fase è nullo Il fatto che il CP fornisca un guadagno statico infinito si può descrivere da un altro punto di vista dicendo che la risposta del CP ad un gradino è una rampa lineare, ovvero la sua funzione di trasferimento ha un polo nello zero (KPFD/s). Un secondo polo nello zero è fornito dal VCO, quindi il CPPLL ha due poli nell’origine. 217 Un sistema dinamico del secondo ordine con due poli nell’origine non può essere stabile Charge pump PLL Rappresentando la funzione di trasferimento del PFD/CP con KPFD/s otteniamo una funzione di trasferimento ad anello chiuso del PLL data da K PFD KVCO K PFD KVCO φ out ( s ) s s H (s) = = = φin ( s ) 1 + K PFD KVCO s 2 + K PFD KVCO s Funzione con due poli immaginari per ω = ± j K PFD KVCO s Per eliminare l’instabilità occorre aggiungere uno zero alla funzione di trasferimento ad anello aperto. Lo zero che ci serve per stabilizzare l’anello può essere realizzato ponendo una resistenza in serie alla capacità della pompa di carica Problema: il funzionamento switching del charge pump (e la mancanza del ciclo di scarica del condensatore) fanno del CPPLL un sistema a tempo discreto. Come facciamo ad applicare una analisi small signal tempo continua? Soluzione: se la banda di anello è molto minore della frequenza di ingresso, si può assumere che lo stato del PLL cambia poco durante ogni ciclo dell’ingresso Prendendo quindi il valore medio dei parametri tempo discreti, possiamo studiare l’anello come un sistema tempo continuo 218 109 Charge pump PLL Se il loop viene attivato con un errore di fase: φin − φout = φe La corrente media che carica la capacità è data da: E la tensione media sulla capacità è data da: Vcont ( s ) = Iφe ⎛ 1 ⎞ ⎜⎜ R + ⎟ 2π ⎝ C p s ⎟⎠ siccome: Iφe 2π φout ( s ) = φe ⎞ ⎛ ⎜T = ⎟ 2π ⎠ ⎝ Vcont ( s ) KVCO s ⎛ s ⎞ ωn2 ⎜1 + ⎟ φ out ( s) ⎝ ωz ⎠ H (s) = = φin ( s) s 2 + 2ξωn s + ωn2 La funzione di trasferimento ad anello chiuso diventa: I ω z = − 1 ( RC p ) ( RC p s + 1) KVCO 2π C p φ out ( s ) H ( s) = = φin ( s ) s 2 + I K R + I K VCO s VCO 2π 2π C p ωn = I KVCO 2π C p ξ= R 2 IC p 2π KVCO La frequenza naturale è indipendente da R A differenza dei PLL con PD sinusoidale dove non è possibile massimizzare contemporaneamente la banda dell’anello (proporzionale a ωn) e ξ, si osserva che in un CPPLL è possibile massimizzarli entrambi aumentando I o KVCO E’ quindi interessante poter aumentare sempre di più la banda del sistema senza 219 per questo peggiorare il fattore di smorzamento Charge pump PLL Osservazione: l’aumento della banda di anello porta a dei vantaggi in termini di tracking e come vedremo di rumore di fase. MA: continuando ad aumentare molto la banda del PLL ad un certo punto vado incontro alla instabilità. L’analisi fatta fino ad ora con l’ipotesi di sistema tempo continuo, cade quando la frequenza naturale del sistema (banda d’anello) si avvicina a quella del segnale di ingresso di riferimento. Un’analisi più complessa (Gardner) dimostra che c’è un limite della banda di anello legato all’instabilità. Tale limite è dato da: ω2 < n ωin2 π ( RC pωin + π ) C’è un limite superiore alla banda di anello per problemi di stabilità. Un tipico valore della banda di anello per garantire stabilità è: ω≈ 1 ωin 10 220 110 Charge pump PLL Filtro CpR: la resistenza R introdotta per aggiungere uno zero e stabilizzare così l’anello provoca un effetto indesiderato R introduce un ripple nella tensione di controllo del VCO anche in condizioni di aggancio: poiché S1 e S2 vengono chiusi ad ogni ciclo di comparazione di fase, il mismatch tra I1 e I2 scorre attraverso R causando dei gradini sulla tensione di uscita Questo provoca una modulazione residua della frequenza del VCO che è estremamente sgradita nei sintetizzatori di frequenza (spurie) Per eliminare il ripple si aggiunge una capacità in parallelo. Questa modifica introduce un terzo polo nel PLL, e questo richiede un ulteriore studio della stabilità dell’anello. 221 PLL di ordine I e II L’analisi proposta fino ad ora rivela che la combinazione del PD e del loop filter gioca un ruolo importante nella dinamica del sistema PLL di tipo I: PLL con PD+filtro RC PLL di tipo II: PLL PFD e charge pump Differenza: la funzione di trasferimento di anello del PLL di tipo I ha 1 polo nell’origine, quella del PLL di tipo II ha due poli nell’origine LE CARATTERISTICHE DI STABILITA’ DEI DUE TIPI DI PLL SONO DIVERSE Dallo studio dei poli/zeri del guadagno di anello si ottiene: K = K PD KVCO PLL I: aumentando K il sistema diventa meno stabile PLL II: aumentando K il sistema diventa più stabile I PLL di tipo II sono in genere i più utilizzati, perché aumentando K diminuisce l’errore sistematico di fase e questo fa diminuire le spurie del sintetizzatore 222 111 Rumore di Fase nel PLL Vogliamo analizzare come il PLL opera sulla caratteristica di rumore di fase dei segnali dell’anello I circuiti dell’anello che introducono rumore di fase sono: VCO LO Divisore di frequenza PFD I livelli di rumore di fase introdotti dal divisore di frequenza e dal PFD sono tipicamente trascurabili rispetto a quelli imputabili all’oscillatore locale e al VCO Analizziamo quindi come lo spettro di rumore di fase del LO e del VCO vengono trattati dalla caratteristica dell’anello e si trasferiscono quindi nel rumore di fase del segnale di uscita del PLL Si tratta quindi di calcolare la funzione di trasferimento lineare tre il rumore di fase dall’LO e dal VCO e il phase noise del segnale sintetizzato dal PLL IL VCO è la sorgente di rumore di fase principale dell’anello 223 Rumore di fase del LO x (t ) = A sin[ω c t + φin (t )] input y (t ) = B sin[ω c t + φout (t )] output La f.d.t. φ out ( s ) φin ( s ) di un PLL del secondo ordine è: ω n (1 + s / ω z ) φ out ( s ) = 2 φin ( s ) s + 2ξω ns + ω n 2 H ( s) = 2 ω z = − 1 ( RC p ) Lo spettro del rumore di fase dell’oscillatore locale viene trasformato nell’anello del PLL con una f.d.t. passabasso In altre parole: per variazioni lente della fase, la fase dell’uscita segue quella di ingresso. Per variazioni veloci della fase il PLL fallisce nel tentativo di agganciare l’ingresso I componenti di rumore di fase ad alta frequenza (ovvero lontano dalla portante) vengono attenuati, mentre quelli vicino alla portante non subiscono attenuazione Maggiore è la banda del PLL, maggiore è la banda di rumore di fase che passa inattenuata dal LO al segnale di uscita 224 112 Rumore di fase del VCO Il phase noise del VCO viene modellato come un componente additivo di eccesso di fase come illustrato in figura. HP: φin e φVCO scorrelate φ out ( s ) S = 2 φVCO ( s ) s + 2ξω ns + ω n φVCO φin = 0 Per calcolare la f.d.t: VERA 2 2 (La sovrapposizione degli effetti è valida per sorgenti di potenza scorrelate) Calcolata quindi con un segnale di ingresso strettamente periodico, ovvero sinusoide ideale per cui φin = 0 F:D:T: 2 poli e 2 zeri nell’origine Filtro passa-alto 225 Rumore di fase del VCO Il phase noise proveniente dal VCO vede quindi una f.d.t. passa-alto con 2 zeri nell’origine Per variazioni lente di φVCO , φout è piccola Questo perché le variazioni della fase del VCO (rumore di fase) vengono convertite in tensione dal PD e applicate all’ingresso di controllo del VCO in modo da accumulare fase nella direzione opposta Poiché sia il charge pump che il VCO hanno guadagno quasi infinito per segnali che variano lentamente, il feedback negativo sopprime le variazioni della fase di uscita. OVVERO: il rumore di fase proveniente dal VCO viene attenuato molto vicino alla portante, ovvero dove è importante Il livello di attenuazione del PN diminuisce allontanandosi dalla portante e dipende dalla larghezza di banda del loop (PLL) e dal guadagno di anello Per questo voglio avere la banda e il guadagno di anello più grandi possibile compatibilmente ai vincoli di stabilità e tecnologici Spesso purtroppo non sono in grado di abbassare il PN del VCO nella mia zona di interesse (10-100KHz dalla portante) 226 113 Architetture di sintetizzatori Un sintetizzatore genera una frequenza di uscita data da: f out = f 0 + kf ch K varia da zero al massimo numero di canali fch è il passo di frequenza ( o spazio tra i canali) Esempio: banda di ricezione dello standard IS-54 f ch = 30 KHz f 0 = 869 MHz k = 0....833 In una unità mobile, K viene selezionato da un segnale digitale quando la base 227 station ha assegnato un certo canale per la ricezione/trasmissione Architettura N-intera Lo schema di PLL con moltiplicazione di frequenza in figura è il punto iniziale per la sintesi del frequency synthesizer f out = f 0 + kf ch Utilizzo un divisore di frequenza a modulo variabile f out = Mf ref M varia con step unitari da ML a MH f out = Mf ref = f 0 + kf ch Secondo canale k=1 Primo canale k=0 ( M L + 1) f ref = f 0 + f ch M L f ref = f 0 f ref = f ch 228 114 Architettura N-intera f out = f 0 + kf ch f ref = f ch OSSERVAZIONI: il divisore di frequenza a modulo variabile deve avere un modulo: M = ML + K con k = 0,1,..... N La frequenza di riferimento deve essere uguale al channel spacing 229 Divisore di frequenza multi-modulo Obiettivo: divisore di frequenza a modulo variabile M = ML + K con k = 0,1,..... N Esempio: “pulse-swallow divider” Tre elementi: prescaler, program counter e swallow counter Prescaler: divide l’ingresso per N+1 o N a seconda dello stato della linea modulus control Program counter: divide sempre l’uscita del prescaler per P Swallow counter: divide l’uscita del prescaler per S, dove S è determinato dall’ingresso digitale di channel selection. S=1,2…..numero massimo di canali. Ha anche un ingresso di reset. 230 115 pulse-swallow divider Funzionamento: f out = f in ( NP + S ) Il circuito parte dallo stato di reset: Il prescaler divide per N+1 L’output del prescaler viene diviso da PC e SC SC si riempie per primo dopo S impulsi A questo punto sono passati (N+1)S cicli dell’ingresso: SC cambia lo stato della modulus line Il prescaler divide fin per N A questo punto il PC ha contato S impulsi Dopo il cambiamento di modulo il prescaler e il PC continuano a dividere fino a quando PC non è pieno. Per riempirsi il PC deve contare P-S cicli al suo ingresso quindi (P-S)N cicli dell’ingresso principale per arrivare all’overflow Quindi l’uscita genera un impulso (che resetta anche lo SC e tutto ricomincia) ogni: ( N + 1) S + ( P − S ) N = PN + S cicli dell’ingresso f out = f in ( NP + S ) = f in M M = M L + k = PN + S 231 Architettura N-intera E’ una architettura molto semplice e quindi è stata utilizzata per molti anni Di solito 2 chip: Chip 1 : VCO + dual modulus prescaler in Si bipolar o GaAs MESFET Chip 2 : PC,SC, PFD e charge pump in CMOS (Si) Problemi principali dell’architettura: 1. Spurie del riferimento 2. Banda di Loop 3. Phase noise Spurie del riferimento Da una analisi del funzionamento si dimostra che il loop genera delle spurie a frequenza ωout ± ω ref La cui ampiezza è inversamente proporzionale a ωref Sono molto fastidiose perché molto vicine o dentro alla banda di interesse Tecniche di filtraggio non del tutto efficaci 232 116 Architettura N-intera Banda di loop L’architettura N-intera richiede che la frequenza del riferimento sia uguale allo spacing tra i canali Per esempio 30kHz per IS-54 e 200kHz per GSM Considerazioni sulla stabilità limitano la banda per un PLL di tipo II a f ref /10 f ref = 30 KHz f loop ≈ 3KHz Settling time nell’ordine di 1ms Il transceiver non opera esattamente alla frequenza desiderata ne in up-conversion ne in down-conversion fino a che la frequenza dell’LO non è stabilizzata Effetti: Settling della Vcont Skew del canale ricevuto Leakage del canale trasmesso Effetti dannosi di un settling time troppo lungo 233 Architettura N-intera Da una analisi del sistema si vede che ogni volta che cambio il modulo del divisore il loop si comporta come a fronte di un gradino della frequenza di ingresso, richiedendo un tempo finito (settling time) a settarsi nel nuovo canale Caso peggiore: quando vado dal primo canale all’ultimo (e vice versa) ts = 1 ζω n ln k M α 1−ζ 2 Esempio f ref = 200 KHz Mf ref = 900 MHz ζ = 2 2 k = 128 Per avere una accuratezza di settling α di 10ppm, risulta: ts = 8.3 ζω n E’ evidente come è importante massimizzare fattore di smorzamento e banda di loop 234 117 Architettura N-intera Rumore di fase Un altro problema derivante dalla limitata banda di anello è il phase noise del segnale di uscita Il phase noise è attenuato dal loop di feedback solo all’interno della banda di anello Esempio: GSM synthesizer loop bandwidth : 20KHz Il rumore di fase a 10-100KHz è attenuato molto poco o per niente 235 Architettura N-frazionale Nell’architettura N-intera la banda di loop è limitata dal fatto che la frequenza di riferimento è uguale al channel spacing Questo è conseguenza del fatto che la frequenza di uscita del loop cambia solo con multipli interi di quella di riferimento Nei sintetizzatori N-frazionali la frequenza di uscita può variare di una frazione della frequenza di ingresso, ammettendo in questo modo una frequenza di riferimento maggiore del channel spacing Prima di vedere l’architettura facciamo una osservazione Rimuovendo un impulso ogni Tp secondi da un segnale periodico con frequenza f1, la forma d’onda risultante presenta f1*Tp-1 impulsi ogni Tp secondi, ovvero ha una frequenza media: f = f1 − 1 Tp Questo metodo di rimozione dell’impulso può essere utilizzato per variare la frequenza 236 media di un segnale con step molto piccoli 118 Architettura N-frazionale Il segnale di uscita non è in realtà strettamente periodico, quindi parlo di frequenza media. Posso vederlo come il risultato del prodotto di x(t) con una forma d’onda rettangolare con periodo Tp. Ovvero è un segnale con bande laterali a f1 ± k Tp Architettura del sintetizzatore frazionale con pulse remover In condizioni di lock deve essere: f PR = fout − 1 Tp = f ref Allora: fout = f ref + 1 Tp f p = 1 Tp Può essere ricavata da fref per semplice divisione 237 Architettura N-frazionale I primi sintetizzatori frazionali erano basati sul concetto di rimozione dell’impulso, oggi le architetture moderne funzionano in modo diverso Si utilizzano i “prescaler dual modulus” invece dei “pulse remover” Funzionamento: se il prescaler divide per N per A impulsi del VCO e poi divide per N+1 per B impulsi del VCO, allora il fattore di divisione equivalente è: k= A+ B A B + N N +1 K può variare tra N e N+1 con step molto piccoli con la scelta opportuna di A e B. Il modulo risultante k è di solito scritto N.f A=9 B =1 N parte intera del modulo N = 10 f ref = 1MHz Il numero tot. di impulsi di uscita è 9x10+11=101 ogni 10 impulsi dell’ingresso F parte frazionale del modulo Il prescaler divide per 10 per nove cicli del segnale di riferimento, al decimo divide per 11 f ref = 1MHz f out = 10.1MHz 238 119 Architettura N-frazionale Considerazione Phase noise: con riferimento nell’ordine di decine di MHz, la banda di anello di un frazionale può essere larga qualche MHz Vantaggi: fast lock transinent e soppressione del phase noise vicino alla portante Problema: Spurie frazionali Nei sintetizzatori frazionali si generano delle spurie a frequenze: α f ref , 2α f ref ...... Rispetto alla portante fout dove fout = ( N + α ) f ref Esistono diverse tecniche per minimizzare le spurie frazionali 239 Esempio prodotto commerciale 240 120 XO VCO 241 242 121 Architetture dual loop La relazione tra fin e channel spacing di un sintetizzatore a PLL N-intero può essere variata utilizzando una architettura a doppio anello Un approccio semplice per generare piccoli step in frequenza è quello sommare una frequenza piccola variabile ad una frequenza elevata fissa Il PLL1 sintetizza la frequenza portante fc, agganciandosi a fref1, mentre il PLL2 sintetizza incrementi di larghezza fref2 Variando M (rapporto di divisione del PLL2) vario la raffinatezza del passo fref1 sarà nell’ordine delle decine di MHertz fref2 nell’ordine dei kHertz La somma delle due frequenza avviene tramite un mixer SSB Vantaggi rispetto ad una architettura N-intera a singolo loop: -Il Phase Noise del VCO1 è soppresso dalla larga banda del PLL1 (fref1 è maggiore del channel spacing) - Il phase noise del VCO2 è minore perché opera a bassa frequenza A parità di potenza dissipata e offset dalla portante SSBPNVCO 2 = ⎡⎢⎣( Mf ref 2 ) 2 fc 2 ⎤⎥ SSBPNVCO1 243 ⎦ Architetture dual loop Implementazione: I VCO devono avere uscite in quadratura SSB mixer fout = Nf REF 1 + Mf REF 2 Svantaggi: - Necessità di un mixer SSB: Il mixer SSB richiede la generazione di segnali in quadratura di fase per PLL1 e PLL2 Uno dei segnali di ingresso al mixer deve avere bassa distorsione armonica I mismatches e le nonlinearità permettono difficilmente di sopprimere la banda laterale di 60dBc - La frequenza del VCO2 deve variare molto: M è uguale al numero dei canali Il VCO deve avere quindi un ampio tuning range - Quando cambio canale cambio il rapporto di divisione (M) 244 Variando M varia il loop gain e quindi il fattore di smorzamento del PPL2 122 Architetture dual loop Altro approccio: il SSB mixer è posto nell’anello di retroazione del PPL1 SSB mixer output: fout − f 2 fout − f 2 = f REF 1 M fout = Mf REF 1 + f 2 f 2 = Nf REF 2 Vantaggio di questo approccio: Se la banda laterale non desiderata in uscita dal mixer una volta passata la divisione per M ha un offset dalla banda utile maggiore della banda del filtro di loop, allora viene soppressa 245 Divisori di frequenza Nello studio dei sintetizzatori è emersa l’importanza dei divisori di frequenza, o prescaler Caratteristiche fondamentali: modulo di divisione, modulo fisso o variabile, dissipazione di potenza, velocità o banda o frequenza di taglio, rumore di fase Esistono divisori di frequenza digitali, che sfruttano latch digitali (contatori) e divisori di frequenza analogici I divisori analogici verranno descritti più avanti con i moltiplicatori Divide-by-Two Circuits :DTCs I circuiti divisori per due vengono molto utilizzati per produrre segnali in quadratura Sono più veloci di tutti gli altri prescaler con modulo superiore, quindi spesso seguono il VCO nell’anello PLL per abbassare la frequenza di uscita ad un range applicabile ad un successivo divisore programmabile con passo raffinato Spessi il DTCs è integrato con il VCO La situazione di figura se la frequenza di uscita del VCO è comparabile con la frequenza di taglio della tecnologia del divisore programmabile a modulo M 246 Problema: fref deve essere dimezzata per ottenere gli stessi step in frequenza del loop senza DTC 123 Divide-By-Two Circuits: DTC Realizzazione: due latch (1 flip flop master slave) in feedback loop (negativo) X ed Y commutano ogni due cicli di clock: è il funzionamento del flip-flop MS, dove il primo flip flop è triggerato sul fronte di salita del clock mentre il secondo su quello di discesa Se CK e not CK sono perfettamente complementari (o Vin ha un duty del 50%) allora X e Y (Vout1 e Vout2) sono due segnali in quadratura (sfasati di 90°) Se CK e not CK non sono perfettamente complementari, allora ho uno sbilanciamento di fase (5° tipicamente) Anche la non perfetta uguaglianza dei latch provoca gli stessi sbilanciamenti di fase Progettazione: accurato dimensionamento dei transistor per ottenere un giusto trade-off tra potenza dissipata, area e velocità Realizzazione: tecnologie bipolari o CMOS 247 Divide-By-Two Circuits: DTC Tecnica alternativa (analogica) per la divisione per due: Divisore di Miller Utilizza un mixer e un filtro passabasso in retroazione Funzionamento: Il mixer genera componenti: f in + f out e f in − f out LPF sopprime la componente somma e quindi risulta: f in − f out = f out ovvero f out = f in 2 Vantaggi: semplice e funziona fino a fT/2 Svantaggi: soffre di elevato rumore di fase 248 124 Sintetizzatori dual-modulus Sono dei divisori digitali programmabili a due diversi moduli di divisione tramite input di controllo Esempio: divisore per 2/3 Si utilizzano due D-flip flop MS ed un AND per creare solo 3 stati Q1 Q2 = 01,10,11 Q1Q2 = 00 Può accadere solo allo start up Divisore per 3 Trasformo il divisore per 3 in un divisore per 2/3 aggiungendo un OR MC=1 divido per 2 MC=0 divido per 3 Divisore per 2/3 Osservazione: Un divisore per 3 è più lento di un divisore per due, perché aumenta il numero di un gate 249 Sintetizzatori dual-modulus Divisore dual modulus per 15/16 Divisori dual modulus di vari moduli si realizzano con la combinazione di divisori dual modulus di modulo inferiore Esempio in figura: divisore per 15/16 realizzato con un divisore per 3/4 ed una serie di latch aggiuntivi Aumentando la complessità del circuito digitale, diminuisce la velocità perché aumentano i ritardi di commutazione di ogni latch 250 125 Riassunto sintetizzatori di frequenza Necessità di generare portanti a diverse frequenze, affinché un trasmettitore possa farne uso Caratteristiche: - la frequenza sintetizzata deve essere precisa, fissa e costante - accordabilità con passo raffinato Sintesi di frequenza diretta A partire da un oscillatore ad elevata stabilità al quarzo tramite moltiplicatori e divisori ottengo varie portanti a frequenza armoniche e subarmoniche Non posso generare qualsiasi frequenza Tanti circuiti diversi per ogni frequenza generata Non posso realizzare una canalizzazione raffinata Phase Noise!!! Si utilizza di solito per portare il quarzo ad una frequenza di riferimento più elevata e poi entrare in un PLL 251 Riassunto sintetizzatori di frequenza Sintesi di frequenza indiretta Sintetizzo la frequenza tramite PLL Schema di principio sintetizzatore di frequenza a PLL fi = f0 f LO fVC 0 = M N fVCO = N f LO M Sintetizzo tutti i canali che servono al ricevitore con un unico circuito Architetture frazionali: passo raffinato Vantaggi dell’aggancio di fase/frequenza 252 126 Riassunto sintetizzatori di frequenza Sintesi di frequenza digitale (invece di utilizzare il phase locking) DDS : Direct Digital Synthesis Idea di base: il segnale viene generato nel dominio digitale e si utilizza una conversione D/A e una funzione di filtraggio per ricostruire la forma d’onda nel dominio analogico Esempio: un contatore conta da O a N con step unitari e genera una forma d’onda a rampa digitale Si dimostra che in questo modo : f out = f clock Ogni valore generato dal contatore viene utilizzato per selezionare un valore da una ROM che corrisponde ad un sample (campione) di una sinusoide Un DAC converte la sinusoide campionata in un segnale analogico e un LPF filtra i componenti ad alta frequenza ricostruendo una sinusoide pura 253 DDS : Direct Digital Synthesis Per aumentare la frequenza sintetizzata occorre cambiare a P il passo del contatore da M bit Si dimostra che: f out = P f clock 2M Il rapporto è un numero razionale Svantaggi: L’errore di quantizzazione dipende dalla capacità della ROM L’errore di quantizzazione si traduce in spurie all’uscita La ROM necessaria ad applicazioni RF diventa rapidamente troppo grande e consuma troppa potenza Per rispettare il teorema del campionamento di Nyquist, la frequenza di clock deve essere almeno il doppio di quella sintetizzata Questi sono i motivi per cui questa sintesi che presenta molti vantaggi non si utilizza nel campo delle RF e delle Microonde 254 127 DDS : Direct Digital Synthesis Vantaggi: Non dovendo utilizzare VCO analogici, si ottiene basso rumore di fase, idealmente uguale al riferimento DDS fornisce degli step in frequenza molto raffinati Lo switching tra i canali è molto veloce MA come visto ad RF non si riesce ad utilizzare quasi mai 255 PLL come demodulatore di frequenza Il PLL viene utilizzato anche come demodulatore di frequenza f in = fVCO = k f v f vf = f in kf La tensione di controllo del VCO è proporzionale alla frequenza di ingresso E’ quindi possibile recuperare l’informazione racchiusa nella modulazione di frequenza 256 128 Frequency Pulling di un oscillatore Nello studio del rumore di fase dell’oscillatore abbiamo visto che il rumore iniettato nel loop dell’oscillatore si traduce in bande di rumore di fase laterali alla frequenza portante Questo fenomeno avviene perché le sorgenti di rumore hanno un livello di potenza molto inferiore a quello della portante Un fenomeno particolare avviene quando la componente di “disturbo” iniettata nel loop dell’oscillatore è vicina alla frequenza portante ed ha una potenza comparabile (o maggiore) a quella della portante generata dall’oscillatore A mano a mano che la potenza del disturbo aumenta, la portante generata tende a shiftare verso questa componente frequenziale, fino ad agganciarsi a quella frequenza Questo fenomeno prende il nome di : Injection Pulling Injection Pulling: La portante dell’oscillatore tende a muoversi verso la frequenza del forte interferente, fino ad agganciarsi a tale frequenza 257 Injection Pulling E’ un fenomeno di difficile trattazione (anche se alcune spiegazioni analitiche sono state proposte), ma che si osserva in diversi fenomeni naturali: Lo scienziato Olandese Christiaan Huygens, a letto malato, osservò come i pendoli di due orologi attaccati alla parete si muovevano all’unisono se gli orologi erano attaccati vicini l’uno all’altro. Ne dedusse che l’accoppiamento delle vibrazioni meccaniche attraverso la parete forzava i due orologi a sincronizzarsi E’ stato anche osservato che esseri umani rinchiusi in dei bunkers si stabilizzassero in modo “free running” ad un ciclo di sonno-sveglia di 25ore. Una volta riportati in superfice a contatto con la natura tale ciclo si risincronizzava con quello terrestre Ciclo sonno/sveglia e ciclo terrestre Pendoli di Huygens 258 129 Injection Pulling In un transceiver ci sono varie sorgenti che possono indurre il pulling dell’oscillatore Injection Pulling in ricezione per la presenza di un interferente ad elevata potenza Se la frequenza dell’interferente è vicina a quella del LO, l’accoppiamento attraverso il mixer può provocate il pulling dell’oscillatore alla frequenza dell’interferente. Osservazione: Il mixer ha un isolamento finito tra la porta RF e la porta LO Soluzione: Serve un Buffer tra l’oscillatore e il mixer con elevata “reverse isolation” Problema: il buffer di solito aumenta la figura di rumore del mixer 259 Injection Pulling Injection Pulling in trasmissione dovuto al leakage del PA verso l’oscillatore Trasmettitore a conversione diretta:la frequenza portante di trasmissione coincide con quella del LO (in figura modulazione in quadratura) L’oscillatore locale di trasmissione viene disturbato dal PA L’output del PA è una forma d’onda modulata con elevata potenza e spettro nell’intorno di ωLO Nonostante diverse tecniche di shielding è un problema sempre presente Il problema peggiora ancora se il PA viene acceso e spento per risparmiare potenza 260 130 Injection Pulling Injection Pulling in trasmissione dovuto al leakage del PA verso l’oscillatore Il problema può diminuire se lo spettro del PA fosse lontano dalla frequenza dell’LO Soluzione: OFFSETTING dell’LO Si somma o sottrae la frequenza di un altro oscillatore Trasmettitore a conversione diretta con modulazione in quadratura e offsetting della frequenza di trasmissione da quella dell’LO Osservazione: ω1 + ω 2 deve essere lontana sia da ω1 che da ω 2 261 Esempio di LO offsetting:GSM transceiver Frequenza di trasmissione 900MHz Frequenza VCO1=783 Frequenza VCO2=117MHz 262 131 Injection Pulling Injection Pulling in trasmissione dovuto al leakage del PA verso l’oscillatore Altra soluzione: ARCHITETTURA TWO-STEP TRANSMITTER Il segnale modulato (in quadratura) in banda base viene convertito in alto con due (o più) step successivi In questo modo lo spettro di uscita del PA è lontano dalle frequenza di oscillazione degli oscillatori locali, e quindi non ho più il problema del pulling BPF1:filtra le armoniche del segnale a RF BPF2: rimuove la banda laterale indesiderata ω1 + ω 2 deve essere lontana sia da ω1 che da ω 2 263 Load Pulling dell’oscillatore La frequenza di uscita dell’oscillatore è sensibile a variazioni del carico (nominalmente a 50 Ohm) Esempio: modulazione FSK Il VCO viene prima stabilizzato con un anello di aggancio, poi gli viene mandato in ingresso il segnale modulato in banda base, in modo che il VCO funzioni da modulatore di frequenza: fVCO = k f Vcont Il funzionamento ad anello aperto rende il VCO particolarmente sensibile a variazioni dell’impedenza di load (carico non lineare, impedenza di ingresso del PA) Le cose peggiorano ancora di più se accendo e spengo il PA per risparmiare energia Serve un forte isolamento tra VCO e PA: isolatore passivo o buffer 264 132 Pulling dell’oscillatore A livello di progettazione circuitale dell’oscillatore si cerca di minimizzare la sensibilità della frequenza di oscillazione dalle variazioni del carico Eventualmente si integra un buffer (elevata reverse isolation) o un attenuatore resistivo a π Viene fatta la simulazione del load pulling dell’oscillatore: fornisce informazioni anche sui possibili problemi di injection pullig a livello di sistema Minore è il load pulling, minore sarà anche la sensibilità dell’oscillatore all’injection pulling LOAD PULLING: Viene simulato l’oscillatore imponendo diversi VSWR al carico (disadattamento) Per ogni VSWR viene variata la fase dl carico per tutti i 360° Nel data sheet troviamo: LOAD PULLING [MHz,KHz] into a 2:1 VSWR all phases VSWR = 1+ Γ 1− Γ 265 Pulling dell’oscillatore: simulazione CAD Simulazione dell’oscillatore al variare del VSWR del carico per tutte le fasi Frequency Pulling This simulation determines frequency dependence on VSWR. Vres cResS RLCs1 Q=500 fo=fo rs=1 Ohm Vres C C7 C=cv pF Vout OscPort oscport1 Z=101 Ohm NumOctaves=2 Steps=50 Frequency variation for VSWR= cOsCore osc1 vcc=Vcc rb1=4 kOhm rb2=2 kOhm re=300 Ohm lc=200 nH c1=1.0 pF c2=0.3 pF cAmpBuff amp1 Load phase is varied from 0 to 2*pi radians Corresponding Vout : 1.92 0.14 5.1354G 5.1352G mag(Vout[kk,::,1]) freq[kk,::,1], Hz cVSWR Load1 vswr=VSWRval phi=phi 5.1350G 5.1348G 5.1346G 5.1344G 0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2 1.4 1.6 1.8 2.0 phi ( *pi radians) Variazione di frequenza per un fissato VSWR al variare della fase 0.12 0.10 0.08 0.06 0.04 0.02 0.0 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2 1.4 1.6 1.8 2.0 phi ( *pi radians) Variazione di ampiezza per un fissato VSWR al variare della fase 266 133 Pushing dell’oscillatore La variazione della tensione di alimentazione proveniente dal power supply provoca variazioni della frequenza di oscillazione La variazione della alimentazione varia il punto di polarizzazione del transistor: cambia guadagno e effetti reattivi del transistor, quindi cambia la frequenza di oscillazione La variazione della alimentazione varia la polarizzazione del varactor: effetto diretto sulla frequenza di risonanza del risonatore Viene anche chiamato “supply pushing” Esempio di “supply pushing” : Transceiver di un handset: l’amplificatore di potenza viene acceso e spento per risparmiare la batteria Ogni volta che il PA si accende e chiede una corrente elevata alla batteria, siccome quest’ultima non è un generatore di tensione ideale ma ha una impedenza di uscita infinita, si ha una caduta della tensione di uscita anche di centinaia di millivolts 267 Pushing dell’oscillatore: simulazioni CAD Frequency vs bias, detail selected by markers: Frequency vs bias: 5.1370 5.13530G 5.13520G 5.1360 m2 5.1355 5.1350 m1 5.1345 5.13510G fr_detail freq[::,1], GHz 5.1365 5.13500G 5.13490G 5.13480G 5.1340 5.1335 8.0 8.5 9.0 9.5 10.0 10.5 11.0 11.5 12.0 12.5 13.0 5.13460G 10.5 10.4 10.3 10.2 10.1 10.0 9.9 9.8 9.7 9.6 9.5 Vcc 5.13470G Vcc m1 Vcc=9.500 freq[::,1]=5.135G m2 Vcc=10.50 freq[::,1]=5.135G Simulazioni statiche della frequenza di oscillazione al variare dell’alimentazione Linearizzazione della caratteristica non lineare nell’intorno della tensione di alimentazione nominale Pushing factor: [MHz/V] 268 134 Caratteristiche Oscillatori Caratteristiche di un oscillatore: Frequenza di uscita [MHz] Potenza di uscita [dBm] Tensione di alimentazione [V] Corrente assorbita [mA] Banda e caratteristica Tensione/frequenza [Hz] Tuning voltage [V] Rumore di fase [dBc/Hz @KHz from carrier] Load Pulling [MHz into VSWR all phases] Supply pushing [MHz/V] Temperature stability [MHz/°C] o [ppm/°C] Harmonics suppression [dBc] Spurious suppression [dBc] 269 Caratteristiche Oscillatori 270 135 Caratteristiche Oscillatori 271 VCO :data sheet 272 136 VCO :data sheet 273 VCO :data sheet 274 137 VCO :data sheet 275 VCO :data sheet 276 138 DRO: data sheet Tecnologia ibrida SMD Su substrato in teflon 277 DRO Configurazione serial feedback Modulo finale Parte attiva monolitica 278 139 DRO 10GHZ Diverse frequenze stesso materiale dielettrico Diverse frequenze materiali dielettrici diversi 279 DRO: performance 280 140 DRO: tuning Tuning elettrico con varactor Tuning meccanico con vite 281 DRO: performance 282 141 DRO: performance Carrier all’analizzatore di spettro SSB phase noise [dBc/Hz] 283 Generazione di segnali in quadratura Spesso in un transceiver è necessario generare una portante in quadratura sia nel cammino di trasmissione che di ricezione Segnali in quadratura: differenza di fase di 90° Trasmettitore a conversione diretta con modulazione in quadratura Ci sono diversi modi di generare segnali in quadratura: rete RC-CR Vout1 (t ) Viene shiftato di Vout2 (t ) Viene shiftato di π − arct ( RCω ) 2 − arct ( RCω ) Le due tensioni hanno una differenza di fase di 90° per tutte le frequenze 284 142 Generazione di segnali in quadratura Le due ampiezze però sono uguali solo per ω= 1 RC Quindi se i valori delle R e C variano con la temperatura ed il processo, così fa pure la frequenza alla quale le due ampiezze sono uguali (servono ampiezze uguali per modulare allo stesso modo i due canali) Posso mettere dei limitatori, tanto l’informazione sta nella frequenza: ad alta frequenza non è facile fare dei limitatori, ci vogliono molti stadi Problemi di limitatori: mismatch di guadagno e fase dei limitatori danno dei problemi alla modulazione I/Q Esistono diverse tecniche per la generazione di segnali in quadratura: i parametri fondamentali sono il mismatch di sfasamento e ampiezza nella banda di funzionamento ed in funzione delle variazioni dei componenti 285 Generazione di segnali Single Side Band Come visto in alcune configurazioni di ricetrasmettitori si richiede la somma o sottrazione delle frequenze di due oscillatori tramite un mixer (esempio: LO offsetting per evitare il Pulling dell’oscillatore dal PA) Tuttavia se le due frequenze da sommare o sottrarre sono vicine, per selezionare il prodotto utile è necessario un filtro molto selettivo che a volte risulta irrealizzabile Alternativa: architettura SSB cos ω1t cos2 ω t ± sin ω1t sin ω 2t = cos(ω1 ∓ ω 2 )t In questo modo non serve il filtro Osservazione: servono segnali in quadratura da entrambi i VCO Problemi: generazione di spurie per mismatches tra i cammini in quadratura e per le non linearità del mixer 286 143