Appunti di chimica fisica La chimica fisica studia i principi fisici che stanno alla base delle trasformazioni chimiche. Nello studio della chimica fisica ci si può approcciare in due modi,microscopico e macroscopico. A livello microscopico si studia la materia partendo dai nuclei,gli elettroni,gli atomi e le molecole. A livello macroscopico,si tratta la materia a livello termo meccanico e fenomenologico. La termodinamica statistica è il ponte tra il macroscopico e il microscopico. TERMODINAMICA La termodinamica si basa sull’osservazione dei fenomeni sperimentali. Si parte da un modello della realtà fisica e un numero di postulati detti: Principi della termodinamica. IL MODELLO TERMODINAMICO Il sistema è la parte di universo oggetto di osservazione;tutto ciò che è al di fuori del sistema sotto osservazione è detto AMBIENTE. Un sistema è separato dall’ambiente dalle sue pareti,che possono essere pareti fisiche oppure un limite immaginario che noi poniamo per delimitare il sistema sotto osservazione. Tutte le interazioni tra il sistema e l’ambiente avvengono attraverso le pareti. Un sistema si definisce aperto quando può scambiare con l’ambiente materia ed energia sottoforma di calore o di lavoro. Un sistema si definisce chiuso quando non è in grado di scambiare materia con l’ambiente ma può scambiare energia,sottoforma di calore o di lavoro. Un sistema si definisce isolato quando non è in grado di scambiare né materia né energia. SISTEMA APERTO Un sistema aperto è delimitato da pareti permeabili,che consentono il passaggio di ogni specie chimica,e diatermiche che consentono lo scambio di energia sottoforma di calore o di lavoro. SISTEMA CHIUSO Un sistema chiuso è delimitato da pareti impermeabili,che non consentono i passaggio di alcuna specie chimica,e diatermiche e/o mobili,che consentono lo scambio di energia sottoforma di calore o di lavoro. SISTEMA ISOLATO Un sistema isolato è delimitato da pareti impermeabili e adiabatiche e/o rigide,che non consentono lo scambio né di calore né di lavoro. VARIABILI DI STATO Le variabili di stato sono le proprietà usate per descrivere un sistema. Le variabili di stato possono essere: • • Indipendenti,se è possibile modificare il valore di ciascuna di esse senza determinare una variazione del valore delle altre Dipendenti,se variando il valore di una di esse anche le altre variabili vengono modificate. Inoltre si dividono in: • • Estensive,se dipendono dalle dimensioni del sistema (massa,volume,ecc.) Intensive,se non dipendono dalle dimensioni del sistema (pressione,temperatura,ecc.) • Specifiche,quando rapportando una proprietà estensiva con le dimensioni del sistema,ad esempio la massa,il numero di moli o il volume,si ottiene una proprietà intensiva che è detta la corrispondente specifica della proprietà estensiva corrispondente (volume specifico,densità,calore specifico). Si definisce uno stato termodinamico di un sistema termodinamico l’insieme dei valori assunti dai parametri macroscopici che lo caratterizzano,come la pressione,il volume,l’entropia,la temperatura e così via. Uno stato termodinamico è in equilibrio se i parametri che lo definiscono sono indipendenti dal tempo. Per una sostanza pura in fase omogenea bastano una proprietà estensiva e 2 proprietà intensive per definire lo stato del sistema. Per una miscela,bisogna definire tante proprietà intensive quante sono le componenti della miscela meno 1. UNITA’ DI MISURA Lunghezza Massa Tempo Corrente elettrica Temperatura Quantità di materia Forza Pressione Energia Potenza l m t i T Mole F P E Q Metro Chilogrammo Secondo Ampere Kelvin Mole Newton Pascal Joule Watt Per volume si intende una misura dello spazio che il campione occupa (m3) Per massa si intende la quantità di materia che un campione contiene (Kg) m Kg s A K mol N (kg∙m∙s-2) Pa (N∙m-2) J W (J∙s-1) Per mole si intende una sostanza che contiene un numero di particelle elementari pari al numero di atomi contenuti in 12 g esatti dell’isotopo 12 del carbonio (mol). LA PRESSIONE Per pressione si intende la forza che insiste sull’unità di superficie. · · · · La misurazione della pressione atmosferica con il barometro a mercurio · ·· mercurio) (Dove è l’altezza della colonna di · · 1 13,59 · 10 · 0,760 · 9,8 101325 101325 torr == 101325 133,32 Pa 11 atm Pa 1 bar = 100000 Pa o 100 KPa 1 torr = 133,32 Pa EQUILIBRIO MECCANICO PRESSIONE Alta Pressione Bassa pressione In un sistema diviso in due compartimenti la parete mobile che li divide tende a spostarsi verso il compartimento con pressione più bassa. P1 P2 Quando si ha che P1 = P2 siamo all’equilibrio e la pressione interna al sistema è uguale alla pressione dell’ambiente. La temperatura ha il medesimo comportamento Pa,va Pb,vb Le due pareti esterne sono adiabatiche e mobili,mentre quella interna è diatermica e fissa. I due sistemi si influenzano tra di loro termo dinamicamente e la temperatura è una proprietà che hanno in comune due corpi che sono in equilibrio termico. PRINCIPIO ZERO DELLA TERMODINAMICA Se un corpo A è in equilibrio termico con un corpo B e contemporaneamente è in equilibrio termico con un corpo C,allora B e C sono in equilibrio termico tra loro. Ne deriva che il corpo A sia un termostato,se A è un corpo la cui proprietà termometrica dipende univocamente dalla temperatura. Per la costruzione di un termostato a mercurio si prendono in esame 3 caratteristiche: 1. Il volume,dipende in modo proporzionale dalla temperatura 2. Il coefficiente di dilatazione del mercurio,dipende linearmente dalla temperatura. 3. L’altezza della colonna di mercurio,dipende linearmente dalla temperatura. Per misurare la temperatura in modo preciso ci servirebbe un termometro a gas perfetto,ma siccome non esiste un gas perfetto,si usano gas molto rarefatti che si comportano da gas perfetto. EQUAZIONE DEI GAS PERFETTI ·$ %·&·' Questa equazione è la conseguenza degli studi sperimentali effettuati sui gas rarefatti. Le leggi fondamentali da esse ricavate sono 3: 1. La legge di Boyle 2. La legge di Charles e Gay-Lussac 3. Il principio di Avogadro LA LEGGE DI BOYLE A temperatura costante,il volume di una determinata quantità di gas varia in modo inversamente proporzionale alla pressione. ( · $ )*%+) , $, 1 $ 1 Ogni curva corrisponde ad una determinata temperatura e quindi prende il nome di isoterma Ogni gas si comporta sempre più da gas perfetto man mano che la pressione diminuisce e ne ricalca il comportamento al limite della pressione nulla. LEGGE DI CHARLES – GAY LUSSAC A pressione costante il volume di una determinata quantità di gas è proporzionale alla temperatura. Se raddoppiamo la temperatura,mantenendo pressione e numero di moli costanti,il volume raddoppia. $ , ' %, )*%- Se raddoppiamo la temperatura,mantenendo volume e numero di moli costanti,la pressione raddoppia. ,' %, $ )*%- Il volume a -273,15° C tende a 0 quindi non si può parlare di volume al di sotto di questa temperatura. PRINCIPIO DI AVOGADRO A pressione e temperatura costanti,volumi uguali di gas diversi contengono lo stesso numero di molecole. Se si raddoppiano le molecole,mantenendo la pressione e la temperatura costanti,il volume raddoppia. VOLUME MOLARE Per volume molare,si intende il volume di una mole di una qualsiasi sostanza che è pari a 6,022 ∙ 1023 molecole. $ $ % $*./+ - /% *.+ - *%0 Volume molare dei gas a temperatura e pressione ambiente standard (298 K; 1 bar) GAS VM (dm3∙mol-1) Gas perfetto 24,8 Ammoniaca 24,8 CO2 24,6 Argon 24,4 Azoto 24,8 Elio 24,8 Idrogeno 24,8 Ossigeno 24,8 EQUAZIONE DI STATO DEI GAS PERFETTI Le tre relazioni viste si possono combinare in un’unica equazione che le comprende tutte e tre,l’EQUAZIONE DEL GAS PERFETTO. Bisogna prima introdurre una costante detta costante universale dei gas,che ha come valore 8,3145 Jmol-1K-1. 1. · $ )*%+ n,T costanti 2. $ , ' %, )*%- → $ 3. $ , % ', )*%- → $ → 1·2·3 1·2·3 4 1·2·3 4 Da queste tre relazioni si ottiene ·$ %·&·' LEGGE DI DALTON La pressione esercitata da una miscela di gas,a comportamento perfetto,è la somma delle pressioni che i singoli gas che costituiscono la miscela eserciterebbero se occupassero da soli il volume dato. Il contributo di ciascun gas alla pressione totale prende il nome di pressione parziale. • • La pressione parziale di ciascun gas è la pressione che il gas eserciterebbe se occupasse da solo il recipiente La pressione di una miscela di gas è la somma delle pressioni parziali 5 %5 · & · ' $ 6 %6 · & · ' $ 5 7 6 5 · 85 5 85 1 19 :;:<=> % · & · ' %5 %5 · & · ' · ? 5 $ % $ GAS REALI Le molecole di un gas reale sono immerse in un campo di forze. L’energia potenziale può essere definita come il lavoro necessario per portare due molecole a distanza infinita ed è 0 quando le due molecole sono a distanza infinita. EQUAZIONE DEL VIRIALE Deriva dal latino vis e sta ad indicare che le forze di attrazione tra le molecole non sono trascurabili. Dobbiamo introdurre il coefficiente di compressione Z e lo definiamo come @ 4·A 1·2·3 4·AB 2·3 Se Z = 1 siamo in presenza di un gas ideale Se Z > 1 allora VM, Gas reale > Vm, Gas ideale In questo caso prevalgono le forze repulsive Se Z < 1 allora VM, Gas reale < Vm, Gas ideale In questo caso prevalgono le forze attrattive. L’equazione del viriale è @ · $C D E 17 7 7F &·' $C $C Dove B e C sono parametri studiati in modo sperimentale. Se la pressione è bassa il volume molare è un numero grande,quindi i rapporti 6 AB + G AB H assumono valori trascurabili; Z tenderà a 1. Nel caso del metano abbiamo B < 0, aumentando la pressione il volume molare decresce e il rapporto 6 AB comincia ad essere significativo,ma il rapporto G AB H rimane trascurabile. Essendo B < 0 Z decresce fino ad arrivare a pressioni maggiori e quindi il volume molare decresce rendendo significativo anche il rapporto G AB H facendo sì che Z cresca. VARIBILI CRITICHE Temperatura critica (Tc): Temperatura massima alla quale un gas può essere liquefatto. Anche la temperatura al di sopra della quale il liquido non può esistere. Pressione critica (Pc): Pressione richiesta per liquefare il gas alla temperatura critica. Volume critico (Vc): Volume occupato da una determinata quantità di gas alla pressione e temperatura critica. Al punto critico il liquido e il gas hanno la stessa densità,quindi scompare la superficie di separazione fra le due fasi che diventano indistinguibili. EQUAZIONE DI VAN DER WAALS Un gas reale differisce da un gas perfetto in quanto le sue molecole interagiscono tra loro. L’interazione è di tipo attrattivo quando le molecole distano diversi diametri molecolari,ed è di tipo repulsivo quando le molecole vengono a contatto. Le molecole non possono avvicinarsi oltre una certa distanza,in particolare una molecola non può occupare lo spazio già occupato fisicamente da un’altra. Le molecole non hanno a disposizione tutto il volume del recipiente ma questo deve essere diminuito di una quantità uguale al volume occupato da ogni molecola,moltiplicato per il numero di molecole presenti. 1·2·3 A1 I dove %J è la parte occupata dalle molecole La presenza delle interazioni attrattive fra le molecole ha l’effetto di ridurre la pressione che un gas è in grado di esercitare. La pressione è legata agli urti delle molecole sulle pareti del recipiente. In un gas reale,ripsetto ad uno ideale,a parità di temperatura una parte dell’energia posseduta dal sistema deve essere utilizzata per vincere le forze di attrazione. Le molecole di un gas si muovono più lentamente e diminuiscono il numero degli urti e l’energia di ciascun urto. La riduzione della pressione risulta direttamente proporzionale al quadrato della concentrazione molare. %·&·' % UV W $ U %J $ &·' &·' U V W ? 7 V W $UX $ $ $UX $ U YX 7 &·' ·X Z$ 7 · $ U 0 IL PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Il primo principo della termodinamica esprime il principio di conservazione dell’energia applicato ai sistemi termodinamici. Dobbiamo introdurre i concetti di: • • • Lavoro Calore Energia LAVORO Si compie lavoro ogni qualvolta è possibile sfruttare un processo per far variare l’altezza di un peso in qualche punto dell’ambiente. • • • Se il peso si solleva rispetto all’ambiente si dice che il lavoro è stato compiuto dal sistema. Se l’altezza del peso diminuisce allora il lavoro è stato compiuto sul sistema. Per convenzione si considera positivo il lavoro effettuato sul sistema e negativo il lavoro effettuato dal sistema. ENERGIA L’energia è la capacità del sistema di compiere lavoro • • Quando un sistema compie lavoro verso l’esterno consuma energia perché nello stato finale la sua capacità di compiere lavoro ne risulta diminuita. Se siamo noi a compiere lavoro sul sistema allora aumenta la sua capacità di compiere lavoro e quindi ne risulta aumentata la sua energia. CALORE Il calore è una forma di energia che si trasferisce dal sistema all’ambiente o viceversa per effetto di una differenza di temperatura. • • • Quando fra il sistema ed il suo ambiente sussiste una differenza di temperatura ed i due enti si trovano a contatto termico tra loro l’energia subisce una variazione. Quando l’energia di un sistema muta per effetto di una differenza di temperatura diciamo che si è verificato un flusso di calore. Per convenzione si considera positivo il calore assorbito dal sistema e negativo quando è ceduto dal sistema. Il calore e il lavoro vengono considerati positivi quando contribuiscono a far aumentare l’energia interna del sistema. IL LAVORO Il lavoro è prodotto di una forza per uno spostamento [ · ∆] Se la forza non è costante si considera il lavoro infinitesimale ^ (_` · ] _H ^ a (_` · ] _b F(x) è la forza che si oppone allo spostamento ed è positiva se agisce nella stessa direzione in cui x è positivo Esempio e e e ^ ce b d(e` 0 ce b · · 0 · ce b 0 f f f · · (0 U 0g ` · · Se m = 2 kg e h = 1 m W = 2 kg ∙ 9,8 m ∙ s-2 ∙1 m = 19,6 m2 ∙ Kg ∙ s-2 = 19,6 J LAVORO DI ESPANSIONE Il lavoro di espansione è quello che viene effettuato da un sistema che si espande contro una pressione esterna. ^ Uh_i 7 j Uh_i 7 k Al ^ a ^ U a h_i · k Uh_i m$n U $o p A> • Il lavoro risulta negativo perché fatto dal sistema. Tanto più elevta è la pressione esterna tanto maggiore è il valore assoluto del lavoro di espansione effettuato. Il lavoro massimo di espensione si ottiene quando la pressione esterna è inferiore solo di un infinitesimo,dP,della pressione interna del gas. Poiché dP può essere considerata trascurabile rispetto alla pressione possiamo dire che il lavoro massimo si ottiene quando la pressione esterna uguaglia la pressione interna;Pint = Pext e il sistema è in equilibrio meccanico. Quando un sistema si trova in equilibrio meccanico,variazioni infinitesime di pressione causano mutamenti in direzioni opposte. Diciamo che uno stato di equilibrio è reversibile. • • • Per calcolare l’integrale usiamo per Pint il valore ricavato dalla legge dei gas perfetti e il lavoro massimo,a temperatura costante,sarà dato da ^a Al A> Al $n %·&·' $ · $ U% · & · ' a U% · & · ' · .% $ $o A> $ Il lavoro compiuto dal gas è uguale all’area sotto la curva P = P(V) A 4 4 W = U% · & · ' · .% Al U% · & · ' · .% 4 > ; U% · & · ' · ln 4l $n > %·&·' % · & · ' $n o ; $o ; n o $o n q > CALORE Il calore è una forma di energia che si trasferisce dal sistema all’ambiente,o viceversa,per effetto di una differenza di temperatura. • • Quando si traferisce ad un sistema sottoforma di calore si verifica un cambiamento nello stato del sistema che può rivelarsi come un aumento di temperatura. Se il trasferimento di energia ha carattere infinitesimo l’incremento di temperatura è proporzionale al calore somministrato dq = C ∙ dt reversibile La grandezza del coefficiente C dipende dalla dimensione e dalla natura del sistema sotto osservazione ed esso prende il nome di capacità termica. Se consideriamo la capacità termica del nostro sistema si è in grado di misurare l’energia che esso ha acquistato sotto forma di calore misurando l’incremento di temperatura. 3H 3H t a E · ' E a ' E · ∆' 3b 3b PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA L’aumento dell’energia interna di un sistema è uguale al calore fornito al sistema più il lavoro fatto sul sistema. ΔU = w + q L’energia interna è una funzione termodinamica denotata dal simbolo U è la prima delle funzioni termodinamiche che introdurremo in seguito. Le funzioni termodinamiche sono quantità fra loro collegate da relazioni ben definite e dipendono da proprietà del sistema. Osserviamo che l’energia interna riassume tutti i contributi cinetici e potenziali all’energia di tutti gli atomi,molecole,elettroni e i nuclei che costituiscono il sistema quindi noi non siamo in grado di conoscerla nel suo valore assoluto. Noi possiamo conoscere solo le variazioni di energia interna perchè la possiamo determinare misurando il calore scambiato dal sistema e il lavoro fatto sul o dal sistema. Le applicazioni pratiche della termodinamica riguardano tutte ΔU e non U in quanto tale. • • • • Il sistema isolato,per definizione,non può scambiare né energia né materia con l’ambiente Il sistema isolato è delimitato da pareti impermeabili,rigide e adiabatiche Un sistema siffatto non può compiere lavoro né scambiare calore,di conseguenza nel sistema isolato ΔU = 0 L’energia interna di un sistema isolato è costante Se consideriamo variazioni infinitesime di calore e di lavoro possiamo scrivere il primo principio della termodinamica in forma differenziale. dU = dq + dw Poiché nei sistemi termodinamici che considereremo il lavoro è quasi sempre un lavoro massimo dU = dq + PdV Una funzione di stato è una proprietà del sistema che dipende solo dallo stato in considerazione e non dalla natura del processo attraverso il quale il sistema è arrivato allo stato finale. LE FUNZIONI DI STATO L’energia interna è una funzione di stato in quanto dipende solo dallo stato del sistema. Se definiamo lo stato di una sostanza fissando volume,temperatura e numero di moli,che la costituiscono anche l’energia interna avrà un valore definito U = f(T,V,n) Il lavoro e il calore non sono funzioni di stato. LE PROPRIETA’ DELLE FUNZIONI DI STATO 1. Se integriamo una funzione di stato n a u un U uo ∆u o v u 0 2. Il differenziale di una funzione di stato è un differenziale esatto u d(3,A` u Y u u Z ' 7 Y Z $ ' A $ 3 CAPACITA’ TERMICA Se un corpo assorbe una quantità finita di calore Q la sua temperatura aumenta di una quantità finita ΔT. La capacità termica media del sistema in questo intervallo di temperatura è definita come Ehow t ∆' La capacità termica della temperatura T è il valore limite a cui tende questo rapporto quando Q e ΔT diventano infinitesimi. t t ?E z{?g ΔT ' E lim La capacità termica (J ∙ K-1) è una quantità estensiva. Si definisce calore specifico la capacità termica riferita all’unità di massa della sostanza (J ∙ K-1 ∙ g-1). Si definisce capacità termica molare la capacità termica riferita ad un mole di sostanza (J ∙ K-1 ∙ mol1 ). CALORE 2 Il calore è una funzione di percorso in quanto la quantità di calore scambiato dipende dal modo in il sistema ha scambiato calore. Se il sistema passa da uno stato iniziale a temperatura Ti ad uno stato finale a temperatura Tf a volume costante,quindi senza compiere lavoro,avrà scambiato una quantità di calore diversa che se passasse dallo stato iniziale allo stato finale,attraverso un processo a pressione costatnte perché questo caso il sistema effettua una certa quantità di lavoro ( Qv ≠ QP ). Conseguentemente si può definire una capacità termica a volume costante ed una capacità termica pressione costante. EA tA ' E4 t4 ' EA può essere messa in relazione con la variazione di energia interna che accompagna il processo di riscaldamento. Infatti per una sistema a volume costante dV = 0 e dU = dQv → ΔU = Qv EA tA u ? EA Y Z ' ' A Molti espirimenti chimici sono condotti a pressione costante piuttosto che a volume costante. Sotto queste condizioni il lavoro fatto dal sistema per effetto dell’espansione è diverso da 0. [ Uh_i · $ ? ^ U($ U $ ` ∆u u U u t 7 [ ~ U ($ U $ ` t4 (u U · $ ` U (u 7 · $ ` U (u 7 · $` è una funzione di stato perché è combinazione lineare di funzioni di stato. La chiamiamo entalpia e la indichiamo con il simbolo H. essa è definita come: H=U+P∙V ΔH = QP dH = ( dq )P dU = dP + dW dU = dP – Pext dV dU = dQP – Pext (dV) ΔU =QP – h_i m$n U $o p A [ U cA l h_i · $ ? [ Uh_i m$n U $o p > mun U uo p t4 U m · $n p 7 ( · $o ` ? t4 un 7 · $n U uo U $o ? t4 mun U · $n p U (uo 7 $o ` H: Entalpia QP = Hf – Hi = ΔH = dQP E4 t4 ? E4 ? E4 Y Z ' ' ' 4 E4 può essere messo in relazione con la variazione di entalpia che accompagna il processo di riscaldamento. Infatti per un sistema a pressione costante dH = dQP → ΔH = QP E4 t4 ? E4 Y Z ' 4 ' La differnza tra CP e CV è piccola per le sostanze allo stato condensato ma diventa significativa nel caso dei gas. CP – CV = R H = U + PV H = U + RT dH = dU + RdT u ' 7& ? E4 U EA & ' ' ' u ' Y E4 ; EA ; 1Z ' ' ' APPLICAZIONI DEL PRIMO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Espansione isoterma di un gas perfetto Espansione isoterma contro una pressione esterna costante ed uguale a 0. Essendo un espansione isoterma e l’energia cinetica dipendente solo dalla temperatura la variazione di energia interna, ΔU, è uguale a 0. Un gas perfetto non ha energia potenziale poiché le particelle non interagiscono tra loro. In questo caso il gas non compie lavoro né scambia calore. W=-Q [ U c h_i · $ Uh_i · m$n U $o p dW = - Pext ∙ dV Espansione isoterma contro una pressione esterna costante e uguale a Pext = 2 ∙ 105 Pa ; Vi = 10 ∙ 10-3 m3 ; Vf = 20 ∙ 10-3 m3 ; 2 ∙ 105 Pa. ΔU = 0 ; W = - Q W = -Pext ∙ ( Vf – Vi ) = - (2 · 10 Pa` · (20 · 10 m U 20 · 10 m ` U2000 U2 CONSIDERAZIONI Il gas si è espanso e ha diminuito la sua energia sottoforma di lavoro. Energia sottoforma di calore entra nel sistema per mantenere costante la temperatura e l’energia interna. Espansione reversibile del gas perfetto a pressione non costante. ΔU = 0 Al Al [ U a h_i · $ U a o1i · $ U a A> A> W=-Q Al $n %·&·' $ · $ U% · & · ' a U% · & · ' · ln $o $ A> $ Fornendo calore dall’ambiente al sistema,riscaldando quest’ultimo da una temperatura Ti ad una temperatura Tf. il gas non compie lavoro ma si espande a volume costante. L’energia interna, ΔU, varia. u Y Z EA ? u EA · ' % · EA · ' ' A 3l 3l ∆u a % · EA · ' % · EA a ' % · EA m'n U 'o p 3> 3> Fornendo calore al sistema,sul quale preme una pressione costante pari ad 1 bar,calcoliamo la variazione di entalpia, ΔH. Y Z E4 ? E4 · ' % · E4 · m'n U 'o p ∆ ' 4 E4 EA 7 & (12,47` 7 (8,3145` 20,78 *. Se n = 2 mol ; Ti = 298 K ; Tf = 398 K ? ∆ (2 *.` · (20,78 *. ` · (100 ` 4156 ESPENSIONE ADIABATICA REVERSIBILE Si vuole portare il gas da un volume iniziale V1 , a temperatura T1 , a un volume finale V2 , a temperatura T2 il nostro sistema avendo le pareti adiabiatiche non scambia calore Q = 0. Calcolare ΔU e W [ Uh_i · $ U [ Ua Al A> %·&·' · $ $ Al ' %·&·' · $ U% · & a · $ $ A> $ ΔU1 = 0 essendo un espensione isoterma di un gas perfetto ΔU2 = n ∙ Cv ∙ (T2 – T1) ΔU = ΔU1 + ΔU2 = n ∙ Cv ∙ (T2 – T1) ΔU =Q + W (Q = 0) ΔU = W W = n ∙ Cv ∙ (T2 – T1) RELAZIONE T – V IN UN ESPANSIONE REVERSIBILE dU = dQ + dW (espansione adiabiatica; dQ = 0) dU = dW % · Ek · ' U a 3l 3> %·&·' ' & $ · $ ? Y · Z $ ' EA $ 'n $n ' & 3l $ & U a ? ln Y Z U · ln ' EA 3> $ 'o EA $o (& E4 U EA ` 'n $n 'n $n E4 U EA E4 ln Y Z U · ln ? ln Y Z Y1 U Z · ln 'o EA $o 'o EA $o G Ponendo VG W 'n $n 'n $n (` $n (` (1 ln Y Z U ` · ln ? Y Z Y Z ? 'n 'o · Y Z 'o $o 'o $o $o RELAZIONE P – V 3 A Partendo da V 3l W V Al W > (` > 4 ·A Facendo il rapporto V 4l ·Al W A V Al W > (` 4 A > ? V 4l W · V Al W > n · $n o · $o · $ )*%+ > > (` e considerando Pf ∙ Vf = n ∙ R ∙ Tf e Pi ∙ Vi = n ∙ R ∙ Ti 3l 4 3> 4 A A e sostituendo nella prima relazione V 4l W · V Al W V Al W · A ? V 4l W · YA > Z > l (` 4 A ? V 4l W YA > Z ? > l > > > ENTALPIA La maggior parte dei processi chimici e biochimici avvengo a pressione costante. Il calore scambiato in questi processi corrisponde alla variazione di entalpia. FUNZIONE ENTALPIA: H = U + PV dH =(t`4 ? ∆ n U o t Quando: • • (t`4 0 ? ∆ 0 si parla di processo esotermico,nel quale il sistema cede calore all’ambiente (t`4 0 ? ∆ 0 si parla di processo endotermico,nel quale il sistema assorbe calore dall’ambiente. L’entalpia è una funzione di stato il suo valore è indipendente dal cammino. ΔH A – B = ΔH A – C + ΔH C – B ΔH? UΔH? ENTALPIA NELLE TRASFORMAZIONI DI STATO STATO INIZIALE Solido α Solido Liquido Liquido Vapore Solido Vapore STATO FINALE Solido β Liquido Solido Vapore Liquido Vapore Solido TRASFORMAZIONE Transizione di fase Fusione Congelamento Vaporizzazione Condensazione Sublimazione brinamento ΔH ΔtrsH -ΔfusH ΔfusH ΔvapH -ΔvapH ΔsubH -ΔsubH ENTALPIA DI VAPORIZZAZIONE La vaporizzazione di un liquido è un processo che richiede la somministrazione di calore. È un precesso endotermico ΔH > 0 Il calore che occorre fornire a pressione costante al sistema per ottenere la vaporizzazione di una mole di sostanza rappresenta l’entalpia molare di vaporizzazione di quella sostenza e si indica con ΔvapH. Quando la pressione costante,alla quale si riferisce,è un bar la variazione di entalpia del processo è l’entalpia stadard di vaporizzazione, ΔvapHo ( o significa standard). Lo stato standard di una sostanza è quello della sostanza pura,nello stato fisico in cui si troa alla pressione di un bar. La temperatura va sempre specificata. Definiamo l’entalpia molare di vaporizzazione di una sostanza il calore necessario per far vaporizzare una mole di sostanza alla pressione di un bar e alla temperatura specificata. Esempio : acetone a 329 K ΔvapHo = 29,1 Sostanza Tf (K) Acqua Argon Benzene Elio 273,15 83,8 278,7 3,5 ΔfusH ( ` 6,01 1,2 9,87 0,02 Teb (K) 373,15 87,3 353,3 4,22 ΔvapH ( ` 40,7 6,5 30,8 0,08 Calcolare il ΔvapHo del ghiaccio a 273 K ΔfusHo (273 K) = ΔvapHo (373 K) + ΔH1 + ΔH2 Il primo passaggio è scaldare l’acquaa liquida e portarla a 373 K ΔH1 =c E~ · ' E~ · (373 U 273` 100 · E~ Il secondo passaggio è raffreddare l’acqua sottoforma di vapore a 273 K ΔH2 =c E~ · ' E~ · (273 U 373` U100 · E~ Cp liquido = 75,3 Cp vapore = 33,6 ΔvapHo (373 K) = 40,7 KJ∙mol-1 ΔH1 = 7,53 KJ∙mol-1 ΔH2 = -3,36 KJ∙mol-1 ΔvapHo (273 K) = (40,7 + 7,53 – 3,36) = 44,9 KJ∙mol-1 Calcolare ora la variazione di energia interna del sistema ΔU = Q + W Q = 40,7 KJ∙mol-1 [ Uh_i · $ Y*k+ $ &' Z h_i $ m$wh U $oo p m$wh 22,4 .pm$oo 18 ) + /-%- )/X-.+ -~+* . k*./+ +. k~*+p 23 ΔU = 40,7 Uh_i 4 : = 40,7 – (8,3145 ∙ 373) = (40,7 – 3,1) KJ∙mol-1 = 37,6 KJ∙mol-1 ENTALPIA DI REAZIONE Si definisce entalpia di reazione la variazione di entalpia che accompagna la reazione,quale essa è specificata nell’equazione chimica associata. Occorre specificare: • • • • Lo stato fisico dei reagenti e dei prodotti La temperatura La pressione La quantità di sostanza prodotta o reagita Lo stato standard di una sostanza è costituita dalla sua forma pura considerata alla pressione di un bar e alla temperatura specificata. ENTALPIA DI REAZIONE STANDARD Variazione di entalpia associata alla trasformazione dei reagenti nel loro stato standard in prodotti a loro volta considerati nel loro stato standard, dei reagenti nel loro stato standard in prodotti a loro volta considerati nel loro stato standard, z ¡¢ ENTALPIA MOLARE STANDARD DI REAZIONE Variazione di entalpia per una mole di sostanza prodotta (o reagita) associata alla trasformazione associata considerati nel loro stato standard in prodotti a loro volta considerati nel loro stato z ¡¢ standard, ·£b La temperatura convenzionale a cui vengono riferiti i dati termochimici è quella di 298,15 K. E 7 ¤ ? E¤ ΔrH ¥ U393,5 KJ · mol E 7 ¤ ? E¤ ΔrH ¥ U395,4 KJ · mol gr: Grafite ; d: Diamante Gli stati standard per la prima reazione sono costituiti dalla grafite pura e dall’ossigeno e dalla CO2 puri ciascuno alla pressione di un bar. Per la seconda reazione diamante puro,ossigeno e CO2 puri ciascuno alla pressione di un bar. Le reazioni per le quali ΔH > 0 si dicono endotermiche Le reazioni per le quali ΔH < 0 si dicono esotermiche Se la reazione avviene in un recipiente adiabatico,una reazione esotermica provoca un aumento della temperatura nel recipiente di reazione;se la reazione è endotermica essa provoca una diminuzione della temperatura. Se la reazione avviene a temperatura costante,perché si assicura il contatto termico del reattore con un termostato,una reazione esotermica causerà un trasferimento di calore verso l’ambiente e quindi una diminuzione di entropia del sistema;una reazione endotermica provocherà una assunzione di energia sottoforma di calore e quindi un aumento di entalpia del sistema. ENTALPIA DI COMBUSTIONE L’entalpia standard di combustione è l’entalpia standard della reazione di ossidazione completa di un composto organico a CO2(g) e H2O(l) ove il composto organico contenga C,H,O nonché a N2(g) se è presente N. LEGGE DI HESS Poiché l’entalpia è una funzione di stato,il cambiamento di entalpia di ogni reazione chimica può essere espresso come la somma lagebrica delle entalpie standard delle reazioni nelle quali la reazione complessiva può essere formalmente divisa ENTALPIA DI FORMAZIONE Entalpia molare standard di formazione è l’entalpia di reazione standard in un processo di formazione,cioè la variazione di entalpia nel processo di sintesi di una mole di composto a partire dai suoi elementi consierati nel loro stato standard e nel loro stato di riferimento,dove per stato di riferimento si intende la loro forma stabile a 298,15 K. E 7 ¤ ? E¤ ΔrH ¥ U393,5 KJ · mol E 7 ¤ ? E¤ ΔrH ¥ U395,4 KJ · mol La variazione di entalpia associata alla reazione nella quale una mole ci carbonio allo stato di grafite alla temperatura T e alla pressione di un bar reagisce con una mole di ossigeno alla stessa temperatura T e alla stessa pressione di un bar per dare una mole di E¤ alla temperatura T e alla pressione di un bar,è l’entalpia molare di formazione standard della CO2 alla temperatura T. ESEMPI • Entalpia standard di formazione del metano (CH4) E 7 ? E¨ P = 1 bar ; T = 298,15 K ΔfHO = - 74,8 KJ · mol • Entalpia standard di formazione del carbonio diamante da carbonio grafite E ? E 1`E 7 ¤ ? E¤ ΔrH ¥ U393,5 KJ · mol 2`E 7 ¤ ? E¤ ΔrH ¥ U395,4 KJ · mol 1 – 2 = 0 ; E U E 0 ; E E ; E ? E ΔfHO = -393,5 – (-395,4) = 1,9 KJ · mol L’entalpia degli elementi nel loro stato standard si assume nulla a qualunque temperatura. Noi non possiamo misurare il valore assoluto dell’entalpia ma solo delle variazioni di entalpia e allore fissiamo uno zero arbitrario nela scala dell’entalpia assegnando valore 0 all’entalpia degli elementi. ΔrHO la variazione di entalpia nella reazione è uguale all’entalpia dello stato finale meno l’entalpia dello stato iniziale: ΔrHO = HOprodotti - HO reagenti ; ΔfHiO = HiO E 7 ¤ ? E¤ 1 7 ¤ ? ¤ 2 E 7 3 ? Eª ª Δ© H ¥ U393,5 KJ · mol Δ© H ¥ U286 KJ · mol Δ© H ¥ 49 KJ · mol GgH « U G¬ « U «H « Δ© H ¥ GgH « j 7 XD ? )E 7 ­ ΔrHO = cHOC + dHOD – aHOA - bHOB ΔrHO = c ΔfHOC + d ΔfHOD – a ΔfHOA - b ΔfHOB ³ °² ¥ ± ΔrH ® ν° · H° U ® ν° · H° ¥ ¥ °² (N: tutte le sostanze) ¥ ¥ µ ΔrH ¥ ∑µ °² ν° · H° ∑°² ν° · ∆© H° ESEMPIO 1 Eª ¤ª ? 2E E(¤`E¤¤ ∆ « 2∆n « wºo wiioº U ∆n «º»o ∆ « 2(U694` U (U1274` U114 KJ · mol ESEMPIO 2 2¼ 7 2¼¤ ? ¤ 7 4¼ ∆ « ∆n « ½H «H 7 ∆n « ¾H U 2∆© H ¥ ¡µ¿ U 2∆© H ¥ µ¥ ∆ « (U187` 7 0 U 2 (264` U 2(90,3` U896,3 KJ · mol DIPENDENZA DELL’ENTALPIA DALLA TEMPERATURA µ ΔrH ¥ ® ν° · H° ¥ °² µ ¾ °² o² ¥ dH° ¥ ∆ « ∑µ °² ν° · H° ® ν° · ® Áo · E~o ' ' dT ¾ ¾ 3H 3H ∆ « ® Áo · E~o ? a ∆ « a ® Áo · E~o · ' ' 3b 3b o² ∆ « 3H U ∆ « ¾ 3b o² ¾ 3H ® Áo · E~o a ' ® Á · E~ · (' U ' ` o² 3b o² LEGGE DI KIRCHOFF ¾ ∆ « 3H ∆ « 3b 7 ® Á · E~ · (' U ' ` o² ENTALPIA DI DISSOCIAZIONE DI LEGAME Si definisce entalpia di dissociazione di legame la variazione di entalpia interna al processo: jD ? j 7 D Dove A e B sono atomi o raggruamenti di atomi. I processi di dissociazione di legame sono tutti endotermici,quindi le entalpie di dissociazione di legame sono tutte positive. Si può definire entalpia media di legame ottenuta come media delle energie di dissociazione di legame in una serie di composti affini. ESEMPI E. ? 7 E. ∆ 431 · *. E U E ? 2E ∆ 368 · *. ¤ ? 7 ¤ ∆ 492 · *. ¤ U ? 7 ¤ ∆ 428 · *. Entalpia media di legame ∆6 ( · *. `  H C N O H 436 412 388 463 C N O 348 305 360 163 157 146 Calcolare il ΔH di formazione del metano ΔfHO = 718,4 + 2(436) – 4(413) = -65,6 · *. Calcolo con dati NON sperimentali CALCOLO CON DATI SPERIMENTALI E 7 ¤ ? E¤ ∆ U393,5 · *. 2 · 7 ¤ ? ¤ U E¨ 7 2¤ ? E¤ 7 2 ¤ ∆ U2(286` · *. ∆ U890,4 · *. E 7 ¤ 7 2 7 ¤ U E¨ U 2¤ ? E¤ 7 ¤ U E¤ U ¤ E 7 2 ? E¨ ΔfH = -74,4 · *. SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA Quando il rubinetto è chiuso il gas è tutto in uno scompartimento,se apro il rubinetto il gas si espande spontaneamente in entrambi gli scompartimenti. NON VARIA L’ENERGIA INTERNA In un sistema con pareti adiabatiche il calore passa da T1 a T2 NON VARIA L’ENERGIA INTERNA Il primo principio della termodinamica introduce la funzione energia interna U che ci permette di dire se una certa trasformazione è possibile: sono permesse tutte le trasformazioni che lasciano inalterata l’energia interna del sistema isolato. Il secondo principio della termodinamica introduce una nuova funzione di stato,la funzione entropia S, che ci permette di identificare,tra i cambiamenti permessi,quelli spontanei. Possiamo mettere in relazione la funzione entropia con un aumento del disordine e quindi con una diminuita capacità del sistema di compiere lavoro. La perdita della capacità di compiere lavoro può essere messa in relazione con il calore scambiato dal sistema. Un sistema compie il massimo quando le trasformazioni che avvengono in esso sono reversibili,quindi la funzione che cerchiamo deve essere legata al calore scambiato reversibilmente. La perdita di capacità di compiere lavoro può essere messo in relazione non solo con il calore scambiato dal sistema ma anche con la temperatura alla quale è stato scambiato infatti si dimostra che: Å¬Æ 3 6 Å¬Æ ∆ c5 3 inoltre Ç Å¬Æ 3 0 APPLICAZIONI DEL SECONDO PRINCIPIO DELLA TERMODINAMICA VARIAZIONE DI ENTROPIA IN PARTICOLARE PROCESSI 1. ESPANSIONE GAS PERFETTO dU = dQ + dW dU = dQ – Pext dV (dU = 0) t = h_i · $ ? t = o1i · $ ? t = %&' $ $ n n n $n th %&' %& $ ∆ = a =a $ = a $ = %& a = %& ln ' $o o o '$ o $ o $ n Al Quindi ∆ = %& ln A > Nelle espansioni Vf > Vi ,quindi ΔS > 0 Nelle espansioni Vf < Vi , quindi ΔS < 0 2. Passaggio di stato (T = costante) = th ' ∆ = co n Å¬Æ 3 = 3 · c5 th = 3 co 6 n ∆½:¬ 3 ? ∆ « = % · ∆½:¬ 3:¬ Dove ΔHtr è la variazione di entalpia di transizione e Ttr è la temperatura di transizione. Questo processo deve avvenire in condizioni di equilibrio. ESEMPIO:Vaporizzazione del benzene ∆ « = % · ∆w 'hJ Se n = 1 ; ΔvapH = 30800 J mol-1 ; Teb = 353 K ∆ « = 30800 = 87,2 · *. · 353 3. Gas a volume costante,con variazione di temperatura ∆ a o n th ' dQrev (a volume costante) = Cv ∙ dT 3l 'n Ek · ' Ek · ' ' ? ∆ a Ek · a Ek · ln ' ' ' 'o 3> ∆ % · YEk · ln 'n Z 'o ESEMPIO:Argon Se n = 1 ; Ti = 298 K ; Tf = 373 K ; Cv = 12,48 J mol-1 K-1 ΔS = 12,48 J mol-1 K-1 ∙ ln ÈÉ = 2,801 J mol-1 K-1 4. Gas a pressione costante,con variazione di temperatura ∆ YE~ · ln 'n Z 'o ESEMPIO: Argon Se n = 1 ; Ti = 298 K ; Tf = 373 K ; Cp = 20,78 J mol-1 K-1 ΔS = 20,78 J mol-1 K-1 ∙ ln ÈÉ = 4,66 J mol-1 K-1 5. Recipiente con 2 gas che si mescolano T = costante PA = PB A e B sono gas perfetto Tra A e B c’è una parete mobile che viene tolta e avviene il mescolamento dei due gas. ∆ = a o n th ' ΔS = ΔSA + ΔSB ∆5 = %5 · & · ln ∆6 = %6 · & · ln ∆ = & Y%5 · ln $n $5 7 $6 = %5 · & · ln $o $5 $5 7 $6 $6 $5 7 $6 $5 7 $6 7 %6 · ln Z $5 $6 $ = %&' ? $5 = %5 &' %6 &' ; $6 = &' &' $5 7 $6 %5 V W 7 %6 V W %5 7 %6 1 = = = &' $5 %5 85 %5 V W ∆ = & Y%5 · ln 1 1 7 %6 · ln Z = U&(%5 ln 85 7 %5 ln 86 ` 85 86 Si ha che nA = nT XA e nB = nT XB ∆ = U%&(85 ln 85 7 85 ln 86 ` ∆ = U%& ® 8o ln 8o RIASSUNTO ΔS Passaggio di stato ∆i = ∆i 'i Espansione isoterma di un gas perfetto ∆ = Y%& · ln $n Z $o Mescolamento isotermo e isobaro di gas perfetti ∆ = U%& ® 8o ln 8o Riscaldamento isobaro e isocoro 3l ∆ = % · E~ · ln 3 > 3 ∆ = % · Ek · ln 3l > ∆ = a o n 3n th E~ · ' = ∆ = a ' ' 3o Cp = a + bT + cT2 Cp = a + bT + cT2 ∆ = 3n 3n 3n X' )' a 7 bT 7 cT · ' = a · ' 7 a · ' 7 a = ' ' 3o ' 3o ' 3o = ln 'n 1 7 Xm'n U 'o p 7 )m'n U 'o p = ∆ 'o 2 Quando sono vicino a T = 0 K ,la capacità termica tende a 0.(da T = 0 a T = 15 K Cp = αT3) ∆ = a 3n 3o 3n 3n Ë' Ë E~ E~ · ' =a = Ëa ' · ' = ' = 3 3 ' ' 3o 3²g ESERCIZIO 1 Abbiamo un gas lo facciamo espandere e riscaldare. 1 *. ¤ (` $ = 20 $ = 10 ? 1 *. ¤ (` ' = 298 ' = 400 ΔS1 = 1 ∙ 8,3145 ∙ ln g = 5,76 · g 3n ¨gg ΔS2 = 1 ∙ Cv ∙ ln 3o 1 · Ek · ln ÈÉ 3,67 · ΔS = ΔS1 + ΔS2 = 9,43 · ESERCIZIO 2 SOLIDIFICAZIONE DELL’ACQUA IN CONDIZIONI IRREVERSIBILI 1 *. ¤(` (T 270 K` ? 1 *. ¤(»` (' 270 ` • Portiamo da condizioni irreversibili a condizioni reversibili ∆ = % · E~ · ln ∆ U 'n 273 = 1 · 75,3 · ln 0,832 · 'o 270 ∆n» « 6008 U U22,07 · ' 273 ∆ % · E~ · ln 'n 270 1 · 37,7 · ln U0,371 · 273 'o ∆ ∆ 7 ∆ 7 ∆ U21,35 · ENTROPIA ASSOLUTA Tutte le sostanza chimiche allo stato di cristallo perfetto allo zero assoluto hanno entalpia nulla. Lo stato di cristallo perfetto presuppone uno stato perfettamente ordinato. ESEMPIO ∆ a 3n g 3n 3 3n th E~ Ë' 7 X' 7 )' · ' a · ' a · ' 7 a · ' ' ' ' g ' g 3 Dove Td è la temperatura di Debye (compresa tra i 10 e i 15 K) ∆ ∆n» 'n» ∆ a 3hJ E~ oo 3n ∆¨ = ∆hJ ' ∆ = a ÈÉ 3hJ ' · ' = a 3hJ 3n Ì 7 XÌ' 7 )Ì' · ' ' ÌÌ 7 XÌÌ' 7 )ÌÌ' · ' ' ∆ = ∆ 7 ∆ 7 ∆ 7 ∆¨ 7 ∆ ∆ = 5 « ( , 298` U 5 « ()-..* ~+d+*, 0` (dove 5 « ()-..* ~+d+*, 0` = 0) ∆ = 5 « ( , 298` Le sostanze che allo zero assoluto non sono sottoforma di cristallo perfetto si dice che hanno un entropia configurazionale. Entropia standard molare di alcune sostanze a 298 K SOSTANZA Som (Jk-1mol-1) GAS Ammoniaca Anidride carbonica Azoto Elio Idorgeno Neon Ossigeno Vapor d’acqua 192,5 213,7 191,6 126,2 130,7 146,3 205,1 188,8 LIQUIDI Acqua Benzene Etanolo SOLIDI Carbonato di calcio Carbonato di magnesio Cloruro di sodio Diamante Grafite Ossido di calcio Ossido di magnesio Piombo Rame Saccarosio Stagno bianco Stagno grigio 69,9 173,3 160,7 92,9 65,7 72,1 2,4 5,7 39,8 26,9 64,8 33,2 360,2 51,6 44,1 ENTROPIA DI REAZIONE L’entropia di reazione è la differenza fra l’entropia standard dei prodotti e quella dei reagenti. ∆2 = « 4iio ¾ U « 2hwh1io ∆2 = ® Áo o « 4 2 = ® Áo o U ® Áo o « o² « o² o² ESEMPIO 7 ¤ ? ¤ P=1bar ; T=298K 1 ∆2 = « ½H «(,ÈÉ` U « ½H (,ÈÉ` U « «H (,ÈÉ` 2 ∆2 = 69,9 U 130,7 U (205` U163,4 *. questo è il ∆2 del sistema ∆2 « 5Joh1ih U ∆2 « 286000 U 959 *. ' 298 ∆2 « 3iwh ∆2 « 5Joh1ih 7 ∆2 « o»ihw 795 *. DISUGUAGLIANZA DI CLAUSIUS Í Å Å in un processo reversibile 3 Å 3 in un processo spontaneo 3 In un sistema isolato Í 0 0 in un processo reversibile 0 in un processo spontaneo In un sistema isolato ogni cambiamento spontaneo produce un aumento di entropia. Quando l’entropia ha aggiunto il suo valore massimo,il sistema ha raggiunto l’equilibrio. ESPANSIONE DI UN GAS PERFETTO PROCESSO REVERSIBILE ∆ = a th ' u = t U $ ? t = ~$ th = &' · $ $ ∆»o»ihw = a An Ao $n &' · $ = ∆»o»i = & ln $' $o Il gas si sta espandendo e quindi sta assorbendo calore dall’ambiente che lo sta cedendo al sistema. twJoh1ih = U $n &' &' · $ ? ∆wJoh1ih = a · $ = U & ln $ $' $o ∆iiwh = ∆»o»ihw 7 ∆wJoh1ih = 0 PROCESSO IRREVERSIBILE u = t U $ ? ∆u = t U a $ Í Å 3 ∆»o»i = & ln $n $o Ciò perché l’entropia è una funzione di stato,quindi dipende solo dallo stato iniziale e da quello finale. ∆wJoh1ih = 0 Essendo nulla la pressione esterna sull’ambiente non si compie né lavoro né si scambia calore. ∆iiwh = ∆»o»ihw 7 ∆X-+%+ = & ln $n 0 $o EQUAZIONE FONDAMENTALE u = ' U $ • • • Contiene la prima e la secondo legge della termodinamica Contiene tutte le funzioni e le variabili termodinamiche fondamentali È valida per qualunque processo perché contiene solo funzioni di stato u = th U $ = Å¬Æ 3 1° principio della termodinamica ? th = ' u = ' U $ 2° principio di termodinamica equazione sempre valida FUNZIONI AUSILIARIE Dopo la funzione entalpia = u 7 $ Definiamo due nuove funzioni di stato ENERGIA LIBERA DI HELMHOLTZ j = u U ' ENERGIA LIBERA DI GIBBS Î = u 7 $ U ' = U ' CONSEGUENZE DELLA DISUGUAGLIANZA DI CLAUSIUS Í 0 sistema isolato ∆iiwh = ∆»o»ihw 7 ∆wJoh1ih Í 0 VOLUME COSTANTE = th ' ii = »o»i U Ï 3 Í0 Vu = t U $ ? u = th ? = 'ii = '»o»i U u Í 0 ? U'ii = u U '»o»i Ð 0 Ï 3 W TEMPERATURA COSTANTE j = u U ' j = u U ' U ' (j` 3 = u U ' j Ð 0 a temperatura e volume costante u U ' Ð 0 (j`A,3 Ð 0 E’ il criterio di equilibrio e evoluzione di un processo a temperatura e volume cotanti. PRESSIONE COSTANTE wJ = th ' = (t`4 ; (t`4 = (t`4 = U wJ = U »o»i ' = »o»i U »o»i Í0 ' Moltiplico tutto per T 'ii = ' U Í 0 U'ii = U ' Ð 0 Î = u 7 $ U ' = U ' Î = U ' = U ' U ' Se ho pressione e temperatura costanti (Î`4,3 = U ' ? (Î`4,3 Ð 0 L’energia libera di Gibbs diminuisce per un processo spontaneo e raggiunge il minimo quando la reazione raggiunge l’equilibrio a pressione e temperatura costanti (`A,3 Í 0 sistema isolato (j`A,3 Ð 0 A volume e temperatura costanti (Î`4,3 Ð 0 A pressione e temperatura costanti FUNZIONE LAVORO u = t 7 [ 1° principo della termodinamica Í Å 3 2° principio della termodinamica ' = th ' to (Processo reversibile u = ' 7 [) (processo irreversibile u Ð ' 7 [ Se il processo è irreversibile abbiamo che: u U ' Ð [ j = u U ' ? j = u U ' U ' A temperatura costante j = u U ' (j` 3 Ð u U ' L’energia libera di Helmotz è uguale al lavoro che il sistema riesce a compiere a temperatura costante se il processo è reversibile. È minore del lavoro che il sistema riesce a compiere se il processo è irreversibile. j = [ Processo reversibile j [ Processo irreversibile LAVORO DI ESPANSIONE u = t U $ 7 [woeo1wh u Ð ' U $ 7 [woeo1wh Î = u 7 $ U ' Î = u 7 $ 7 $ U ' U ' (Î`4,3 = u 7 $ U ' (Î`4,3 Ð [woeo1wh L’energia libera di Gibbs è uguale al lavoro addizionale in un processo reversibile,a pressione e temperatura costante. È minore del lavoro addizionale in un processo irreversibile. NEL PROCESSO REVERSIBILE u = ' U $ = u 7 $ 7 $ = ' U $ 7 $ 7 $ = ' 7 $ Equazione fondamentale della termodinamica in funzione dell’entalpia j = u U ' j = u U ' U ' = ' U $ U ' U ' j = U$ U ' libera di Helmotz Equazione fondamentale della termodinamica in funzione dell’energia Î = u 7 $ U ' Î = ' U $ 7 $ 7 $ U ' U ' Î = $ U ' Equazione fondamentale della termodinamica in funzione dell’energia libera di Gibbs u = ' U $ Î = $ U ' (Î`4,3 Ð 0 Î = d(4,3` 1. Î = V4 W · ' 7 V4 W · Ñ Ñ 4 2. Î = $ U ' 3 1 = 2 se e solo se V4 W = U e V4 W = $ Ñ Ñ 4 3 SOLIDI E LIQUIDI Ñ(H` 4H Î Y Z = $ ? (Î` 3 = $ ? a Î = a $ 3 Ñ(b` 4b 4H Î(4` U Î(4` = $ a = $( U ` ? Î(4` = Î(4` 7 $( U ` 4b GAS a Ñ(H` Ñ(b` 4H Î = a $ = a 4b 4H 4b %&' Î(4` U Î(4` = %&' a 4H 4b = %&' ln Y Z Î(4` = Î(4` 7 %&' ln Y Z POTENZIALE CHIMICO Il potenziale chimico è l’energia libera di Gibbs molare di una mole di gas. Viene indicato con la lettera µ. Ò(4` = Ò(4` 7 &' ln Y Z Ò4 = Ò « &' ln Î = U ' ? Î = 7 ' Y Î Î Î Z ? = Î U ' Y Z ? U = ' Y Z U Î ? ' 4 ' 4 ' 4 Î Î Î V W V W 'V WUÎ ' ?Ó ' Ô ?Ó ' Ô= ?Î=U ' ' ' ' 4 Î = U 3 H L’energia libera di Helmotz dipende dalla temperatura ½ ENERGIA LIBERA IN SISTEMI APERTI Î = d(4,3,1b,ÕH,….,Õ Ø` Î Î Î Î = Y Z ' 7 Y Z 7 Y Z ' 4,1 3,1 % 4,3,1 7Y Î Z %Û 4,3,1 V1 W Ñ > Ü(ÙÚØ` 4,3,1Ý(ÝÚ>` %Û Þ Òo Ù(ÙÚb` Î % 7 Y Z % 4,3,1 Potenziale chimico della specie - nella miscela Î = U' 7 $ 7 Ò % 7 Ò % 7 F 7 Ò2 %2 ? Î = U' 7 $ 7 ® Òo % Î = Òo %o o² Ù(ÙÚH` % 7 F (Î`4,3 Ð 0 (Î`4,3 = ∑ Òo % Ð 0 condizione necessaria affinché avvenga uno scambio di materia α e β possono scambiare materia tra loro ma non c’è scambio con l’esterno Òß %ß 7 Òà %à dove %ß sono le moli di α che si trasformano in β Questa somma,all’equilibrio, è uguale a 0. Ò5 %5 7 Ò6 %J = 0 ? %5 = U%J UÒ5 %5 7 Ò6 %J Ð 0 ? mÒà U Òß p%à Ð 0 Poniamoci ora non all’equilibrio 1. mÒà U Òß p%à 0 mÒà U Òß p 0 ; %à 0 ; Òà Òß 2. mÒà U Òß p%à 0 mÒà U Òß p 0 ; %à 0 ; Òß Òà Si passa sempre dalla fase con potenziale chimico maggiore a quella con potenziale chimico minore. Quando i potenziali chimici sono uguali siamo all’equilibrio chimico. Il potenziale chimico guida il flusso di materia tra le fasi. APPLICAZIONI F1 F2 F3 F4 F5 Variabili : 2+ (C - 1) F:Fase C: Componenti Per caratterizzare un sistema termodinamico servono due variabili intensive (P,T) più tante variabili di composizione meno 1 SISTEMA ALL’EQUILIBRIO Equilibrio meccanico: Tutte le fasi hanno la stessa temperatura Equilibrio meccanico: Tutte le fasi hanno la stessa pressione Equilibrio chimico: Tutte le fasi hanno lo stesso potenziale chimico Variabili totali = 2 + (C – 1)F Vincoli = (F – 1)C All’equilibrio chimico: Ò ß = Ò à = Ò 7 F = Ò á Ò ß = Ò à = Ò 7 F = Ò á Òº ß = Òº à = Òº 7 F = Òº á Varianza = 2 + (C – 1)F – (F – 1)C Le variabili indipendenti sono le variabili che non perturbano l’equilibrio del sistema. V = 2 + CF – F – FC + C = C – F + 2 La varianza di un sistema è uguale al numero di componenti meno le fasi più due variabili inetnsive. V 2 1 0 F 1 2 3 Nel punto triplo abbiamo 0 variabili poiché si ha solo una fase ad una determinata T e P. (3 fasi) Nel punto x abbiamo una sola variabile perché una volta stabilita la T,la P è una sola e viceversa. (2 fasi) Nel punto abbiamo due variabili perché possono variare liberamente sia la T che la P. (1 fase) DIAGRAMMI DI FASE Le curve rappresentano la zona in cui coesistono due fasi contemporaneamente. Nel punto 1 coesistono la fase liquida e la fase solida. Nel punto 2 coesistono la fase liquida e la fase vapore. Calore latente: Calore necessario per far avvenire il passaggio di stato EQUAZIONE DI CLAPEYRON Ò = Ò Ò Ì = Ò 7 Ò Ò Ì = Ò 7 Ò Ò Ì = Ò Ì Ò = Ò Ò = U' 7 $ U ' 7 $ = U ' 7 $ ' U ' = $ U $ ( U `' = ($ U $ ` 4 3 = AÆA= ? 3 = 3 (AÆA ` Æ 4 = Æ ∆ ½ Æ = Relazione tra pressione e temperatura Equazione di Clausius - Clapeyron Trascuro il volume del liquido,in quanto molto inferiore rispetto a quello del vapore,dall’equazione di Clapeyron. 4 3 Æ = 3 (A ` ∆ ½ $ = 4 3 Æ 23 = 4 ∆Æ ½·4 4H 4 c4 b 4 Æ 23 H ? 4 4 Æ = 23 H ' ∆ ½ = c3 H 23Æ H ' ? ln 4H = 3 ∆ ½ b 4 b ∆Æ ½ 2 VU 3 7 3 W H b ln 4H 4b = ∆Æ ½ 2 V U W 3b 3H Relazione tra la pressione e temperatura L’integrazione è stata approssimata con i seguenti assunti: Trascuro il volume del liquido Il gas è ideale ∆ è costante Per le fasi SOLIDO – LIQUIDO 4 3 = ∆l ½ 3((A= Aã ` $ $» allora ∆n 0 EQUILIBRIO CHIMICO IN UNA SOLUZIONE IDEALE FASE LIQUIDO – VAPORE P2,P1 V Pt=P1 + P2 l 1 2 Indichiamo con P* la tensione di vapore Ò = Ò (1) Ò(4` = Ò(4` · ln V4H W 4 b Ò,(4â ` = Ò « 7 &' ln V4H W Potenziale chimico della specie 1 alla sua pressione di vapore 4 b 1+2 Ò,(4â ` = Ò « 7 &' ln â Dalla (1) otteniamo Ò « = Ò « 7 &' ln â Potenziale chimico di un liquido all’equilibrio con la sua fase vapore Analogamente Ò « = Ò « 7 &' ln â Quindi Ò» = Ò Ò = Ò « 7 &' ln Ò» « = Ò « 7 &' ln LEGGE DI RAOULT La legge di Raoult dice che la pressione parziale,in una soluzione ideale,di un componente è uguale alla tensione di vapore,che lo stesso componente ha quando è puro (cioè non in soluzione),moltiplicato per la sua frazione molare. = â · 8 Ò» « = Ò « 7 &' ln( â · 8 ` Ò» « = Ò « 7 &' ln(8 ` Potenziale chimico di una soluzione ideale secondo la legge di Raoult IN GENERALE o = o â · 8o Òo(»` « = Òo(` « 7 &' ln(8o ` 5 = 5 â · 85 ; 6 = 6 â · 86 Ò5(»` « = Ò5(` « 7 &' ln(85 ` Ò6(»` « = Ò6(` « 7 &' ln(86 ` 3 = 5 7 6 = (5 â · 85 ` 7 (6 â · 86 ` EQUILIBRIO CHIMICO IN UNA SOLUZIONE REALE Per le soluzioni reali dobbiamo introdurre un coefficiente che spiega di quanto si discosta il comportamento della soluzione reale da quella ideale. Questo coefficiente si definisce coefficiente di attività,e si indica con la lettera . 5 = 5 â · 85 · 5 ? 5 = 4 49 â 9 ·ä9 4 (»eo1h hwh` = 4 9(»eo1h ohwh` 9 Il coefficiente di attività varia al variare della composizione della soluzione. Quando il componente tende ad avere frazione molare 1,il suo comportamento tende al comportamento ideale. Il potenziale chimico sarà: Ò5(»` « = Ò5(` « 7 &' ln(85 · 5 ` LEGGE DI HENRY La legge di Henry regola le soluzioni diluite introducendo un altro coefficiente, appunto il coefficiente di Henry,che è una pressione. 6 = 6 · 86 Inoltre nelle soluzioni diluite il solvente si comporta idealmente secondo la legge di Raoult e i soluti si comportano idealmente secondo la legge di Herny. APPLICAZIONI Fase Solido - Liquido ABBASSAMENTO CRIOSCOPICO Abbassando la temperatura della soluzione,il solvente congela e coesisto la fase liquida e quella solida. Il soluto rimane in soluzione Ò» « = Ò « 7 &' ln(8 ` U∆n Î « Ò(»` = Ò(»` « Ò(»` « = Ò « 7 &' ln(8 ` ? &' ln(8 ` = Ò(»` « U Ò « ? &' ln(8 ` = U∆n Î « ? ? ln(8 ` = U ∆l Ñ å 23 ln(8 ` 1 =U · ' & a ∆n Î « æ ' ç ' èé(äb ` ? ln(8 ` = ∆l ½ å · ' ? ln(8 ` = 2 l 2 33l · Y3 ∆n « &' 3 ∆ « n 3l &' ln(8 ` = a `²g èé(äb äb ² = Z= ·3 ∆l ½ å 33l ·Y 3 l H Z ∆n « 1 1 ·æ U ç? & 'n ' T e Tf sono molto simili tanto da poterli approssimare uguali Posto che (Tf – T) = ΔTcr ln(8 ` = ∆l ½ å 2 · Y 3 êë HZ z{ l Poniamo ora che ln(8 ` = ln(1 U 8 ` con 8 che tende a 0. Ln(8 ` ~ U 8 U8 = U ∆n « ΔTî ∆n « · æ ç ? 8 · ΔTî & 'n &'n Sappiamo anche che 8 1 1H bïÕH b Supponiamo ora di avere n2 in 1000 g di solvente,quindi 8 Quindi ΔTî m · ±·4Cb ·3l H dove ggg·∆l ½ å ±·4Cb ·3l H ggg·∆l ½ å 1 n2 è trascurabile quindi 8 ~ 1H bfff Bb dove % ggg 4Cb ? 8 ? ΔTî m · k î k î (costante crioscopica) INNALSAMENTO EBULLIOSCOPICO â · 8 Ò» Ò Ò» Ò(` « 7 &' ln(8 ` Ò(` Ò(` « 7 &' ln( ` Ò(` « 7 &' ln(8 ` Ò(` « 7 &' ln( ` Sappiamo che &' ln(8 ` Ò(` « U Ò(` « e che Ò(` « U Ò(` « ∆ Î « ,derivo ∆ Î « Y ln(8 ` 1 ∆ « ' Z ln(8 ` U · ? U ' & ' ' &' Integro a èé(äb ` ln(8 ` U `²g èé(äb äb ² ∆n « 3 ' ∆ « 1 1 a ? ln(8` U ·Y U Z & 3l ' & 'hJ ' Seguendo il medesimo ragionamento fatto per l’abbassamento crioscopico,abbiamo 8 ∆Æ ½ å 2 33I · V3 ΔTñò m · I ∆ ½å W ? 8 23Æ ·3 ±·4Cb ·3I H ggg·∆Æ ½ å I H · ΔTñò ? ΔTñò m · k ñò ·4Cb ggg ±·4Cb ·3I H ggg·∆Æ ½ å dove = k î (costante ebullioscopica) PRESSIONE OSMOTICA 1: Solvente 2: Soluto bassa concentrazione La membrana semipermeabile permette il flusso delle molecole del solvente ma non quello delle molecole del soluto Ò(»` = Ò(` « (solvente puro) Ò(ó` = Ò(` « 7 &' ln(8 ` (&' ln(8 ` 0 ~+)è 8 1) Ò(` Ò(ó` Flusso del solvente dal recipiente di sinistra a quello di destra Il dislivello del liquido nel contenitore di sinistra si abbassa mentre in quello di destra si alza facendo aumentare la pressione della colonna di liquido in destra. V4W = $ Volume molare del liquido 1 ô 3 l cô Ò = $ c4² Jw ? ∆Ò = $ · ∆ ô 4 > (∆: differenza di pressione dovute al flusso di materia da sinistra a destra) Ò(ó` = Ò(` « 7 &' ln(8 ` 7 $ · ∆ Ò(` = Ò(ó` Ò(` « = Ò(` « 7 &' ln(8 ` 7 $ · ∆ ? &' ln(8 ` = U $ · ∆ ? ? ln(8 ` = U 8 = 1H 1 1H 1b = b Ab ·ö 23 $ · õ $ · õ ? U8 = U &' &' ? % = A·ö 23 ? E &' = õ (E :concentrazione molare; õ:Pressione osmotica) FASE LIQUIDO – VAPORE = â · 8 = â · 8 3 = 7 = ( â · 8 ` 7 ( â · 8 ` ? 3 = â (1 U 8 ` 7 ( â · 8 ` ? ? 3 = â 7 8 ( â U â ` Relazione che lega la pressione totale e la frazione molare del liquido 2 ÷ : Frazione molare del vapore 2 ÷ = 4H â ·äH 4b â ùäH (4b â 4H â ` ÷ = 4H 4ø Relazione che lega la frazione molare del vapore 2 con la frazione molare del liquido 2. Se combino le due relazioni posso ricavare la relazione che lega la pressione totale e la frazione molare del vapore 2. 3 = 4H â ·4b â 4H â ùúH (4H â 4b â ` LA DISTILLAZIONE Partendo da a1 dove la sostanza A è liquida la porto alla temperatura di ebollizione a2. In a2’ la miscela di vapori si è arricchita del componente A che è il più volatile. Dopo di che faccio condensare A portandolo in a3 per poi riportarlo alla fase vapore in a3’ dove la miscela di vapore è ancora più ricca del componente A. Continuando con operazioni di condensazione ed ebollizione riesco a separare il componente A dalla miscela. MISCELE AZEOTROPICHE Nelle miscele azeotropiche non è possibile separare tramite distillazione perché nel punto a4 la composizione del componente A nella sua fase liquida e del componente A nella sua fase vapore è uguale quindi le operazioni di condensazione e vaporizzazione non riescono più a separare le sostanze. Nel punto a4: 85 = ÷5 : dove 85 è la frazione molare della fase liquida e ÷5 è la frazione molare della fase vapore EQUILIBRIO CHIMICO DI REAZIONE (Î`4,3 Ð 0 ? Î = d(4,3,1> ` Î = U' 7 $ 7 ∑ Òo · %o (Î`4,3 = ® Òo · %o Ð 0 Ò5 · %5 7 Ò6 · %5 Ð 0 essendo all’equilibrio Ò5 = Ò6 quindi U%5 = %6 Definiamo grado di avanzamento della reazione,che si indica con la lettera ξ , il rapporto tra il numero di moli scambiate e i coefficienti stechiometrici dei singoli componenti. ξ=0 Quando sono presenti solo i reagenti ξ=1 Quando sono presenti solo i prodotti û = 1> ü> U%5 = %6 = û UÒ5 · û 7 Ò6 · û Ð 0 ? (Ò6 U Ò5 ` · û Ò5 Ò6 ? Ò6 U Ò5 0 Quindi û 0 la reazione procede dai reagenti ai prodotti Ò6 Ò5 ? Ò6 U Ò5 0 Quindi û 0 la reazione procede dai prodotto ai reagenti Ò5 = Ò6 Siamo all’equilibrio ENERGIA LIBERA DI REAZIONE jýD (Î`4,3 = ® Òo · %o Ð 0 (Î`4,3 = (Ò6 U Ò5 ` · û Ð 0 Ñ þ = (Ò6 U Ò5 ` Ð 0 dove Ñ þ = ∆ Î ∆ Î: Variazione dell’energia libera di reazione REAZIONI ESO- e ENDO- ERGONICHE È possibile esprimere il carattere spontaneo di una reazione a temperatura e pressione costanti in funzione dell’energia libera di reazione ∆ Î 0 è spontanea la reazione diretta,quindi si dice ESOERGONICA ∆ Î 0 è spontanea la reazione inversa,cioè devo compiere lavoro per farla avvenire,si si dice ENDORGONICA. ∆ Î = 0 la reazione è all’equilibrio LA COSTANTE DI EQUILIBRIO REAZIONI GASSOSE jýD Ò6 = Ò6 « 7 &' ln 6 Ò5 = Ò5 « 7 &' ln 5 ∆ Î = Ò6 « 7 &' ln 6 UÒ5 « U &' ln 5 = Ò6 « UÒ5 « 7 &' ln 4 Abbiamo definito ∆ Î = Ò6 U Ò5 , quindi Ò6 « UÒ5 « lo definiamo ∆ Î « ∆ Î = ∆ Î « 7 &' ln 4 49 e definiamo 4 49 4 9 QUOZIENTE DI REAZIONE All’equilibrio si ha: 4 ∆ Î = ∆ Î « 7 &' ln = 0 dove 6 e 5 sono le pressioni parziali all’equilibrio e il loro 4 rapporto 4 49 9 è definito COSTANTE DI EQUILIBRIO DI REAZIONE. ∆ Î = ∆ Î « 7 &' ln h = 0 ∆ Î « = U &' ln h ∆ Î « 0 ∆ Î « 0 **- &+ +%- &+ +%- **- ∆ Î « ( *. ` • 50 • 10 • 5 0 5 10 50 h 6 x 108 57 7,5 1,0 0,13 0,02 1,7 x 10-9 Composizione della miscela all’equilibrio Reagenti trascurabili Dominano i prodotti Dominano i reagenti REAZIONI PIU’ COMPLESSE j 7 XD ý )E 7 ­ (Î`4,3 = ∑ Òo · %o (Î`4,3 = Ò5 · %5 7 Ò6 · %6 7 ÒG · %G 7 Òó · %ó %o = Áo · û (Î`4,3 = (UÒ5 U XÒ6 7 )ÒG 7 Òó ` · û (Î`4,3 = ∑ Òo · Áo · û Ñ þ = ∑ Òo · Áo ∆ Î = ∑ Òo · Áo ∆ Î = ∑ Òo · Áo « 7 ∑ Áo · &' ln o = ∑ Òo · Áo « 7 &' ∑ ln o ü> ∆ Î = ∑ Òo · Áo « 7 &' ln ∏ o ü> ∆ Î = ∑ Òo · Áo « 7 &' ln 4 ·4 49 < ·4 I All’equilibrio si ha: ∆ Î « = U&' ln h h = 4 ·4 < I 49 ·4 G ·ó se fosse stata una reazione tra liquidi h = 5<·6I EFFETTI DELLA TEMPERATURA E DELLA PRESSIONE SULLA COSTANTE DI EQUILIBRIO EFFETTI DELLA TEMPERATURA ∆ Î « = U&' ln h ln h = U · èé 3 2 ∆¬ Ñ å =U · 2 3 ∆ å Y ¬ Z ø 3 H H c ln h = c3 b = 3 ∆¬ ½ å 23 H b ∆¬ ½ å 23 H · ' ? ln H = U Se T2 > T1 allora 1 ' 1 ' e essere uguali anche ln sfavorisce l’equilibrio. Equazione di Van’t Hoff H b b ∆¬ ½ å 2 ∆¬ ½ å 2 · V3 U 3 W H b 0 tutta la quantità al secondo membro < 0 e dovendo < 0 e quindi K2 < K1 in questo caso si ha una reazione ESOTERMICA che Se T2 < T1 allora 1 ' 1 ' e ∆¬ ½ å 2 0 quindi K2 > K1 in questo caso si ha una reazione ENDOTERMICA che favorisce La formazione dei prodotti. EFFETTI DELLA PRESSIONE H 4 ¼ 7 3 ý 2¼ ¿ h = ¿ 4H ·4H Effettuo una compressione dimezzando il volume,e per effetto di questa compressione si ha il raddoppio delle pressioni parziali. ¾½¿ = 2 ¾½¿ ; ¾H = 2¾H ; ½H = 2½H t= 4¿ H 4H ·4H ¿ = m4 ¿ p H 4 H ·m4 H p ¿ = ª · h = ¨ ¨ Non varia la h ma la frazione molare delle specie presenti CINETICA FORMALE La cinetica si occupa dello studio della velocità delle reazioni chimiche,studiando il meccanismo di reazione,cioè la successione degli eventi elementari della reazione. VELOCITA’ DI REAZIONE j7D ?E La velocità di reazione è definita come la variazione della concentrazione di A rispetto al tempo. k5 = U 5 i è una quantità negativa perché A diminuisce k5 = k6 = U 6 i k5 = k6 = kG = G i Per capire quale di queste velocità scegliere per lo studio della velocità di reazione scelgo la velocità più comoda da studiare sperimentalmente. j 7 2D ? 3E k5 = U 5 i ; k6 = U 6 i = U2 5 i ; kG = k5 : Velocità di scomparsa del componente A k5 = U 6 i = G i = k5 = 3 5 i G i IN GENERALE k=ü · > G> i La velocità di reazione è uguale a 1 sul coefficiente stechiometrico del componente esimo moltiplicato per la variazione della concentrazione del componente esimo al variare del tempo. EQUAZIONE CINETICA ASSOCIATA ALLA REAZIONE Reazioni semplici Reazioni complesse A+B→C A+B↔C A↔B↔C REAZIONI SEMPLICI k5 = U 5 i = · j19 · D1 Dove k è definito come la costante cinetica di reazione; nA : Ordine di reazione di A; nB : Ordine di reazione di B; n = nA + nB : Ordine complessivo di reazione L’ordine di reazione lo ricavo dallo studio sperimentale della reazione e serve per classificare le reazioni;Reazioni dello stesso ordine hanno lo stesso comportamento. A + 2B → 3C k5 = U 5 i = · j19 · D1 Se nA = nB = 0 k5 = U 5 i = · jg · Dg ? U 5 i = ? j = U · intergro c5; j = U ci²g · ? j U j = U ? j = j U 5 i il coefficiente angolare della retta corrisponde alla costante cinetica della reazione k A + 2B → 3C k5 = U 5 i = · j19 · D1 Se nA = 1 e nB = 0 k5 = U 5 5 5 5 c5; i = · j · Dg ? U 5 i = j ? U 5 5 = · intergro = U ci²g ? lnj U lnj = U ? lnj = lnj U i lnj U lnj = ln 5; = U ? 5; = + Ûi ? j = j · + Ûi 5 5 La concentrazione di A varia con una legge esponenziale [A] decade con un decadimento esponenziale Quando si trattano i dati sperimentali è meglio studiare la quantità diretta ORDINE DI REAZIONE ORDINE 0 U ORIDINE 1 U ORIDINE 2 U 5 i 5 i 5 i j = j° U = j = j° · + Ûi = j j = = j 5° ù5°Ûi REAZIONE DI ORDINE 2 5 5 U 5H = integro U c5° 5H = ci²g ? 5 U 5° = ? 5 ? 5 = 7 5° ? j = b ùÛi 9° i ? j = bï9°Ü: 9° j = j° 1 7 j° TEMPO DI DIMEZZAMENTO Il tempo di dimezzamento è il tempo necessario alla reazione affinché la concentrazione di A diventi la metà di quella iniziale. REAZIONE DI ORDINE 1 lnj = lnj° U ln j = U j° :Tempo di dimezzamento j = j° 2 j° 1 ln 2 ln 2 ? ln ? j° 2 Nelle reazioni di 1° ordine il tempo dimezzamento non dipende dalla concentrazione di A. ESEMPIO Se k = 0,023 min-1 ln 2 0,693 30 -% 0,023 Vale a dire che dopo 30 minuti la concentrazione di A si è dimezzata rispetto a quella iniziale,ed a intervalli regolari di 30 minuti la concentrazione di A si dimezza. 0 [A°] t [A] 30 …E così via ORDINE 0 ORDINE 1 ORDINE 2 = 5° Û = j° 2 60 j° 4 90 j° 8 120 j° 16 Û èé = 5°Û Come possiamo notare nelle reazioni di ordine 0 e 2 il tempo di dimezzamento dipende dalla concentrazione iniziale di A. DETERMINARE LA CONCENTRAZIONE DI C A+B→C U (A e B sono di ordine 1) E j = jD ? = jD [A] = [A°] – x [B] = [B°] – x [C] = x ] ] = (j° U ]`(D° U ]` ? = (j° U ]`(D° U ]` Integro i ] a = a _²g (j° U ]`(D° U ]` i²g _ LO PSEUDORDINE DI A A+B→C k=U j = j19 D1 B è in fortissimo eccesso rispetto ad A,cioè [B] = [B°] [B°] = 100[A°] U j j = j19 D1 ? U = j19 D°1 Definisco costante apparente K’ = kB°é Quindi U j = Ìj19 Integro e trovo uno pseudordine di A e una costante cinetica apparente K’. LO PSUDORDINE DI B A+B→C k=U D = j19 D1 B è in fortissimo eccesso rispetto ad A,cioè [A] = [A°] [A°] = 100[B°] U D D = j19 D1 ? U = j°19 D1 Definisco costante apparente KÌÌ = kA°é Quindi U D = ÌÌD1 Integro e trovo uno pseudordine di Be una costante cinetica apparente K’’. Facendo il sistema tra le due relazioni posso determinare l’ordine di grandezza della reazione. Se uno dei componenti non può essere in eccesso rispetto ad un altro,ad esempio A,allora [B°] = 100[A°] Ì = D° 1 [B°] = 95[A°] Ì = D° 1 Ìo = D°o 1 ? ln Ìo = ln 7 %6 lnD°o Il coefficiente angolar della retta è =nB REAZIONI DI PRIMO ORDINE Dove k1 è la costante cinetica della reazione diretta K -1 è la costante cinetica della reazione inversa D = j U D [B] = x ; [A] = [A°] – x ] = (j° U ]` U ] (1` All’equilibrio si ha: ] = 0 /-%- (j° U ]` U ] = 0 (1` U (2` ? (2` ] = (j° U ]` U mj° U ]h p U ] 7 ]h ] = j° U ] U j° 7 ]h U ] 7 ]h ] = m]h U ]p 7 m]h U ]p ] = ( 7 ` m]h U ]p ] m]h U ]p a _ g ] = ( 7 ` m]h U ]p -%+ * i = ( 7 ` a _ i²g U lnm]h U ]pg = U lnm]h U ]p 7 ln]h = ln ]h m]h U ]p ln ]h m]h U ]p = ( 7 ` ] = mj° U ]h p U m]h p = 0 ? mj° U ]h p = m]h p Dh ]h = ? = ? h = j° U ]h jh DIPENDENZA DELLA VELOCITA’ DI REAZIONE DALLA TEMPERATURA Lo studio della dipendenza della velocità di reazione dalla temperatura parte da osservazioni sperimentali del chimico svedese Arrhenius. Si parte da un grafico dove nell’asse delle ordinate mettiamo ln ,dove k è la costante cinetica della reazione,e nell’asse delle ascisse 1 '. Questa relazione da come risultato un retta il cui coefficiente angolare è caratteristico della reazione in studio. ln = ln j U 5 &' * = j · + 23 9 Il parametro A si chiama fattore pre esponenziale,che rappresenta la costante di proporzionalità fra la concentrazione dei reagenti e la velocità alla quale vengono a collisione le loro molecole. 5 è l’energia di attivazione,che rappresenta la minima energia cinetica necessaria affinchè l’urto dia luogo a reazione (con formazione di prodotti). Bisogna introdurre un ulteriore parametro,definito fattore di Boltzmann,d = + Øø ,che rappresenta la frazione di molecole che possiedono un energia cinetica pari,o superiore,all’energia di attivazione,che urtandosi portano alla formazione di prodotti. Le molecole con energia potenziale minore all’energia di attivazione,urtandosi,si respingono non portando alla formazione dei prodotti. 9 ESEMPIO Sia nota k alla temperatura di 298K;determinare k’ alla temperatura di 310K ln ÈÉ = ln j U 5 1 Y Z & 298 ln Ìg = ln j U 5 1 Y Z & 310 (1` (2` (2` U (1` ? ln Ìg = ln ÈÉ U MECCANISMI DI REAZIONE 5 1 1 Y U Z & 310 298 7 D ? 2X k= 1 D = D 2 Questa velocità è stata trovata sperimentalmente • • • • • Ipotizzo il seguente meccanismo: D ? D • k = D • • D 7 ? D 7 D k = ÌD • • 7 D ? D 7 D • k = ÌÌ • D D 7 • ? 7 D • 2D • ? D k = ÌÌÌD • k = A D • %-0-* Propagazione Propagazione Ritardo Fine Riunendo le velocità di reazione troveremmo la velocità trovata sperimentalmente e concluderemmo che il meccanismo che abbiamo ipotizzato è plausibile. ESEMPIO 2¼¤ 7 ¤ ? 2¼¤ k= 1 ¼¤ = ¼¤ ¤ 2 Ipotizzo il seguente meccanismo: b 1` 2¼¤ ? ¼ ¤ £b 2` ¼ ¤ 2¼¤ H 3` ¼ ¤ 7 ¤ ? 2¼¤ k = ¼ ¤ = ¼¤ k = U k = U k= ¼ ¤ = ¼ ¤ ¼ ¤ = ¼ ¤ ¤ ¼ ¤ = ¼¤ U ¼ ¤ U ¼ ¤ ¤ Ipotizzo che ¼ ¤ sia nello stato stazionario cioè che la sua concentrazione sia molto bassa e costante;ciò comporta che tutto ¼ ¤ che si forma si decompone. ¼ ¤ = 0 ++%* )*%+ H k = ¼ ¤ 7 ¤ ? 2¼¤ 1 ¼¤ = ¼ ¤ ¤ 2 Dall’equazione della velocità (k) oteniamo ¼¤ ¼¤ = ¼ ¤ 7 ¼ ¤ ¤ ? ¼ ¤ = 7 ¤ Sostituisco nella (k ` k = 1 ¼¤ ¼¤ ¤ = 7 ¤ 2 Ipotizzo che la reazione di decomposizione dell’¼ ¤ (2) sia più veloce di quella di formazione con l’¤ (3). ¼ ¤ ¼ ¤ ¤ ¤ Quindi nella k posso trascurare ¤ 1 ¼¤ ¼¤ ¤ = 2 = ~~+%+ /-%- 1 ¼¤ = ¼¤ ¤ 2