SIMG XVI Congresso Nazionale Dalla servitù alla libertà Formazione, accreditamento e ricerca per il medico generale del terzo millennio Firenze, Palazzo dei Congressi – 2, 3 e 4 dicembre 1999 Medicina Generale ed Antropologia Il contesto Socio-Culturale nel rapporto Medico-Paziente Dott. Crescenzo Simone (Medico di Medicina Generale - Castelvenere – BN) prof.ssa Gianfranca Ranisio (Antropologa Facoltà di Sociologia – Università Federico II – Napoli) A. Per un lavoro interdisciplinare In una società sempre più interessata da fenomeni di globalizzazione e multiculturalità, in cui l'individuo si trova di fronte al coesistere di una pluralità di approcci alla tematica della salute/malattia, dalle pratiche empiriche tradizionali, alle pratiche di medicina alternativa, riteniamo importante soffermarci su questioni quali il ruolo del medico generale nel Duemila, il valore terapeutico della relazione di cura, l'importanza che nella cura può avere l'attivazione delle difese interne dell'individuo attraverso l'azione del sistema neuro-endocrino e immunitario. A tale scopo si sono avviati una serie di incontri tra medici generalisti e antropologi sulla base dell'interesse reciproco per lo studio della dinamica salute/malattia, nella convinzione che riunirsi a discutere insieme costituisca un passo preliminare per avviare una collaborazione. Il recupero nell'ambito della medicina generale dell'approccio olistico alla salute, la personalizzazione del rapporto fra il medico e il paziente pongono in evidenza come la relazione di cura sia almeno, in certa misura, un incontro tra culture. La conoscenza delle specificità culturali di un determinato contesto può essere perciò di aiuto al medico nel suo stesso esercizio professionale per comprendere gli orizzonti ideologici e i modelli di interpretazione attraverso cui gli uomini vivono la condizione di malattia. Nell’ambito dell'antropologia medica è stata avanzata da più parti l' ipotesi che le condizioni psichiche e le forme culturali non siano indifferenti al decorso della malattia. La verifica di quest'ipotesi porta a riconsiderare le altre civiltà mediche e le stesse forme di medicina popolare e a riesaminare i meccanismi attraverso i quali agiscono le terapie basate su rituali e pratiche magico-religiose. Gli interrogativi relativi alla questione dell'efficacia terapeutica vengono proposti oggi con maggiore consapevolezza, poiché si può fare riferimento ad altre tradizioni di studio, come, ad esempio, alla medicina psicosomatica, che si interessa dei meccanismi che riducono e/o moltiplicano le difese organiche. Già Levi-Strauss, avanzando la teoria dell'efficacia simbolica, ha posto in evidenza come possano avere azione positiva gli investimenti emozionali, stimolando le riflessioni sull'efficacia delle pratiche magico-religiose e quindi sul ruolo che in altre culture assumono le procedure rituali all'interno di un orizzonte mitico-rituale. Tullio Seppilli, che ha introdotto in Italia l'antropologia medica, si è proposto di riesaminare le categorie tradizionali e di ricercare nuove interpretazioni scientifiche che tengano conto degli apporti non più legati al solo campo della biomedicina. A tale proposito egli insiste sull'importanza di analizzare i meccanismi attraverso i quali la medicina tradizionale manifesta una sua reale efficacia, meccanismi legati non solo a principi attivi contenuti in erbe o sostanze animali, ma anche operanti attraverso l’azione che esercitano sul terreno psicosomatico e talora parapsicologico. (1996) Le scoperte scientifiche fatte in questo settore aiutano a comprendere anche fenomeni come la fattura, l'influenza del malocchio ecc. Gli studi psicosomatici portano ad attenuare la demarcazione tra mali organici (riconducibili a una lesione d'organo diagnosticabili con esami clinici tangibili) e funzionali (che non riportano lesioni organiche dimostrabili). In quest'ambito possono trovare spiegazione le terapie che si basano su elementi di suggestione indotta nell'individuo, il famoso effetto "placebo". D’altra parte nella situazione attuale si rivelano inadeguati concetti quali quello di medicina popolare che appare oggi legato a un modo un po' schematico e ormai superato di concepire il popolo ma può però essere recuperato come sapere diffuso e insieme di comportamenti socialmente condivisi che fanno parte del patrimonio di conoscenze empiriche e delle concezioni magico-religiose. In tale ottica questo concetto comprende un insieme di conoscenze che va storicizzato tenendo conto delle specificità dei contesti e dei rapporti entro cui si colloca, analizzando le trasformazioni, i mutamenti, i processi di sincretismo e di riadattamento. Di Nola ha posto in evidenza come le culture mediche popolari siano state sconnesse e disgregate prima attraverso i medici condotti, poi le casse mutue, quindi i sistemi di assistenza. In aree contadine si realizzano forme di comportamento dualistico-sincretico, famiglie di operai aderiscono al sistema diagnostico-terapeutico della medicina ufficiale ma contemporaneamente ricorrono ai responsi di operatori magici di matrice arcaica". (1983,12) Pur con tutte queste premesse, quello che va sottolineato delle forme terapeutiche tradizionali, come aspetto caratterizzante, è la concezione dell'uomo considerato nella sua unità di soma e psiche, all'interno di un rapporto di corrispondenze con la natura. Mali psichici e mali fisici sono un tutt'uno così come è evidente la dimensione globalizzante della percezione della malattia e della terapia. A questo proposito intendo rifarmi al concetto di metaempirico utilizzato da Di Nola per riferirsi al " piano di sistemi 'altri' da quelli che appartengono all'epistemologia galileiana della verifica e della scienza contemporanea: i piani, per esempio, del religioso, del magico, del metanaturale e del metastorico, da intendersi anche in una dimensione dell'esistenziale e del totalmente coinvolgente". Lo schema che presento è da lui elaborato per porre in evidenza come nei sistemi medici tradizionali l'individuazione delle cause della malattia sia l'elemento fondamentale. Tali cause possono essere di natura magica, naturale, emozionale, spesso anzi queste spiegazioni si sovrappongono e coesistono tra loro. La questione del come eziologico-terapeutico è strettamente legata alla questione del perchè, che è un perchè rapportato alla soggettività del malato. MEDICINA CULTA diagnosi terapia dati empirici risposta empirica ai dati congruità e analogia tra i due piani di diagnosi e terapia MEDICINA PRIMITIVA E SUBALTERNA diagnosi terapia dati empirici + risposta empirica + dati metaempirici risposta metaempirica incongruità e salto tra dati empirici e metaempirici 2 (A.M. DI NOLA 1990, 239) Mentre nella biomedicina si presta attenzione al processo patologico in atto, considerando la malattia provocata da agenti neutrali e pertanto diagnosi e terapia si basano su dati empirici e sulla risposta empirica ai dati, nella medicina tradizionale la diagnosi è costruita sull'insieme di dati empirici e metaempirici e la terapia analogamente sulla risposta basata su dati empirici e metaempirici. Più che di incongruità mi sembra si possa parlare di forme diverse di congruenza. Inoltre possiamo rilevare che nelle medicine tradizionali l'elemento mitico è presente anche quando si fa ricorso a metodi empirici in quanto anche i rimedi terapeutici basati su conoscenze empiriche vengono inseriti in schemi mitici. Ad esempio il conciaossa al gesto, che può essere anche associato all’impiego di una pomata di uso comune come il Lasonil, unisce la formula, l'orazione. D'altra parte, la pretesa della biomedicina di essere la sola a cui doversi rivolgere sembra venir meno di fronte all'affermarsi di un pluralismo terapeutico, che riguarda non solo la presenza di forme di medicina popolare ma anche di forme alternative. Come ha rilevato Lanternari, a proposito delle terapie carismatiche, l'individuo è oggi portato a muoversi tra più operatori terapeutici: "una volta appellandosi al medico ufficiale, un'altra volta al guaritore, al santo protettore, al carismatico" (1983,88) PLURALISMO TERAPEUTICO medicina ufficiale medicine altre terapie di terapie terapie medic. pop. alternative carismatiche La richiesta di medicine "altre" ci porta a considerare come in queste sia centrale un aspetto che la medicina occidentale ha finito con il trascurare: il rapporto medico-paziente. Come ha sottolineato Augè, la malattia è il più individuale e il più sociale degli eventi, in quanto, avvenimento individuale per eccellenza, pone in crisi l’ordine sociale (1986). Non esiste la malattia ma esistono i malati, che ricercano un senso al loro star male, senso che non è riconducibile alla sfera dell'individuale ma del sociale e del culturale. I malati arrivano perciò dal terapeuta con interrogativi che non sono di ordine strettamente biomedico, che tipo di interlocutore trovano di fronte alle loro domande, quale è il codice culturale attraverso il quale esprimono i loro bisogni? Nelle medicine tradizionali il terapeuta è detentore di un sapere condiviso e si muove all'interno di un codice culturale comune, così come è comune il quadro di riferimento. Come rileva Lombardi Satriani "le modalità terapeutiche suggerite dalla medicina popolare rientrano prevalentemente nell'orizzonte quotidiano dell'ammalato.. L'ammalato non viene reificato dalla malattia o dalla medicina (come avviene, invece, nella pratica della medicina ufficiale) ma viene valorizzato come soggettività". (1990, 51). Invece nella medicina ufficiale il rapporto medico-paziente si svolge all'interno di una situazione che presuppone la distanza tra l'uomo che indaga e l'uomo indagato e l'eterogeneità dei codici. RELAZIONE TERAPEUTICA MEDICINA CULTA O UFFICIALE medico paziente orizzonte ideologico = orizzonte ideologico codice linguistico = codice linguistico linguaggio specialistico per addetti ai lavori distanza situazione terapeutica = situazione di spersonalizzazione MEDICINE PRIMITIVE E SUBALTERNE RELAZIONE TERAPEUTICA terapeuta paziente orizzonte ideologico = orizzonte ideologico codice linguistico = codice linguistico linguaggio e pratiche specialistiche condivise 3 situazione terapeutica = situazione di coinvolgimento emotivo L'ipotesi di una ricerca interdisciplinare e quindi l'impostazione di questo questionario sono legate alla volontà di fornire una sollecitazione per i medici a riflettere sui loro malati, o meglio sulla conoscenza che essi hanno dei loro pazienti e della loro cultura. Riflettendo su questo e considerando la necessità avvertita da più parti di abolire o accorciare questa distanza, con un ritorno a forme di coinvolgimento e personalizzazione, favorevoli allo stesso esito terapeutico, ci siamo interrogati insieme sulle pratiche, sulle cariche emozionali anche legate all'accettazione dell'extranaturale, sugli elementi che possono mettere in moto complessi meccanismi neurofisiologici. In questo consiste la novità di questa proposta di ricerca, si tratta infatti di un sondaggio con cui intendiamo partire dalla percezione che i medici di un determinato territorio hanno dei loro pazienti. Vorrei ricordare però che i dati, le percentuali, che presentiamo non stanno in alcun modo a quantificare l'entità del fenomeno in un determinato territorio (es. ricorso ai carismatici) ma solo la percezione che i medici, che hanno accettato di rispondere al questionario, hanno di quel fenomeno in rapporto ai loro pazienti. La lettura dei dati che vi proponiamo costituisce perciò soltanto il punto di partenza per una prima riflessione su questi temi. B. Dati preliminari di una indagine in Medicina Generale In seguito ad una serie di incontri tra Medici ed Antropologi, si è costituito un gruppo di lavoro* che ha elaborato il questionario e ne ha coordinato la compilazione (vedi allegato1) Il questionario è stato distribuito a 337 Medici (lucido 1) dei quali 137 soci di cooperative di Medicina Generale. Le cooperative di medicina generale sono state fondamentali per la promozione e la realizzazione di questa indagine. Dei 337 questionari distribuiti ne sono stati compilati 133, per un totale di popolazione assistita di 171.773 pazienti. Il campione dei medici è costituito da 84 soci di cooperative (2 di Caserta e 2 di Benevento) e da 48 Medici partecipanti al Convegno sulle Forme Associative, organizzato dalla SIMG il 26 settembre ’99 a Napoli. Abbiamo tentato di aggregare il campione per provenienza territoriale per un raffronto tra Comuni capoluoghi di provincia e territorio a minore densità abitativa (lucido 2); il campione ancora troppo piccolo non consente un’analisi comparata. Nel questionario utilizzato per la ricerca, composto da 36 domande, abbiamo dovuto usare molte domande chiuse e poche aperte per consentire un’analisi dei dati su variabili predefinite. In questa ricerca, di tipo qualitativo, sarebbe stato interessante usare più domande aperte per permettere ai medici compilatori una più libera espressione della loro conoscenza dei fenomeni indagati. Precisiamo che questo nostro lavoro tende soltanto a rilevare la percezione, tutta soggettiva, dei medici di famiglia dell'utilizzo di cure diverse dalla medicina scientifica da parte dei loro pazienti. Non ha, quindi, l’obiettivo statistico di * dott. C. Simone prof.ssa G. Ranisio dott. E. Bove dott. M. Ciasullo sig.rina A. D’Andrea dott. D.A. Martini dott. S.Moretti sig.ra M.P. Rinaldi - M.G. Benevento - Antropologa Università di Napoli - M.G. Benevento - M.G. Avellino - laureanda in sociologia Univ. di NA - M.G. Benevento - M.G. Caserta - collaboratore di studio di M.G. BN quantificazione dei fenomeni in esame, né usa strumenti e metodi propri della ricerca quantitativa. Il questionario si compone di 6 sezioni (lucido 3). Otto domande si ripetono uguali per le prime 4 sezioni relative ai rituali e formule della medicina popolare, ai maghi e guaritori, ai culti carismatici ed alle medicine alternative. La quinta sezione presenta domande sulla rilevanza dell’effetto placebo nella relazione 4 terapeutica e sull’utilità della formazione antropologica in medicina generale. Nell’ultima sezione si raccolgono dati sul medico compilatore. Alla domanda riguardante l’utilizzo da parte dei propri pazienti di pratiche diverse dalla medicina scientifica (lucido 4), la maggior parte del campione ha risposto affermativamente, con percentuali oscillanti dal 63.16% riferito a maghi e guaritori, al 99.25% riferito alle medicine alternative. La domanda successiva vuole saper quanti pazienti utilizzano le altre medicine (lucido 5). Secondo il 64.66% del campione i pazienti utilizzano i rituali e formule della medicina popolare in percentuale inferiore al 10%. La stessa percentuale di pazienti si rivolge ai maghi e guaritori secondo il 54.89%, ed alle medicine alternative secondo il 57.4%. Ai culti carismatici, invece, si rivolge la stessa percentuale (inferiore al 10%) soltanto per il 26.32%. Nell’utilizzo di rituali e formule della medicina popolare, c’è un 6.2% del campione che individua una percentuale di suoi pazienti tra il 10% e 20%; il 2.26% che la individua nella fascia tra il 20% ed il 30% ed addirittura un 1.50% che la individua tra il 30% e 40%. Ci sono, cioè, alcuni medici che ritengono che tra i loro pazienti ci sono percentuali tra il 20% ed il 40% che di norma utilizzano ancora rituali e formule della medicina popolare. I dati relativi ai maghi e guaritori sono quasi sovrapponibili ai precedenti. Diverso è l’andamento di quelli relativi ai culti carismatici, perché una quota consistente del campione percepisce una significativa diffusione di utilizzo, da parte dei propri pazienti, dei culti carismatici per i loro problemi di salute. Infatti c’è addirittura il 6,77% che ritiene che più del 50% dei propri pazienti sono soliti far riferimento ai culti carismatici. Anche per le medicine alternative c’è circa il 40% del campione che ritiene che le utilizzi una fetta di pazienti abbastanza rilevante e compresa tra il 10% ed il 30%. Alla domanda se alle altre medicine si rivolgono di più i maschi, le femmine o entrambi (lucido 6), le risposte danno una netta prevalenza delle femmine rispetto ai maschi; la risposta ENTRAMBI presenta una percentuale tra il 20% ed il 30%, ad eccezione delle medicine alternative che dà ENTRAMBI al 70,68%. Nella distribuzione per classe sociale (lucido 7), i rituali e le formule della medicina popolare e i maghi e guaritori, per la maggior parte delle risposte (42,86%), sarebbero utilizzati nella classe sociale più bassa. Ai culti carismatici, secondo pochissimi medici intervistati (1.50%), vi si rivolgerebbero pazienti della classe sociale alta, secondo il 20% del campione, invece, vi si rivolgerebbero gli appartenenti alla classe sociale media, e per un altro 20% alla classe sociale bassa; Il 35% del campione, però, ha risposto che ai culti carismatici farebbero riferimento pazienti di tutte le classi sociali. Le medicine alternative vengono ritenute poco diffuse nella classe sociale bassa, utilizzate dalla classe sociale media secondo il 45% degli intervistati, utilizzate da pazienti di tutte le classi sociali secondo il 36,84% del campione. L’analisi dei dati fa rilevare che una significativa percentuale degli intervistati ritiene che i propri pazienti si rivolgono a cure diverse dalla medicina scientifica indifferentemente dalle fasce di età (lucido 8). Secondo la maggior parte delle risposte i pazienti che si rivolgono alle medicine alternative sono compresi prevalentemente tra i 20 ed i 60 anni, mentre quelli che utilizzano rituali e formule avrebbero dai 40 anni in su; anche l’utilizzo dei culti carismatici viene ritenuto più frequente nelle fasce di età 40-60 e oltre 60 anni. Il 21,80% dei medici intervistati ritiene che ai maghi e guaritori si rivolgono più frequentemente pazienti di età compresa tra i 40 e 60 anni, mentre un buon 13,53% ritiene che vi si rivolgano più frequentemente pazienti di età compresa tra i 20 e 39 anni. Nel questionario è stata introdotta una domanda tesa a capire se, secondo gli intervistati , l’utilizzo delle altre medicine si risolve in una consulenza sporadica o in un rapporto più o meno continuativo (lucido 9). Per le medicine alternative e per i culti carismatici prevale il rapporto continuativo rispetto all’esperienza sporadica. Il ricorso a maghi e guaritori viene percepita, quasi esclusivamente, come esperienza sporadica. Per tutte e tre, però, ci sono percentuali tra il 30% e il 50% di medici che rispondono entrambi. Una altro aspetto indagato dal questionario riguarda l’utilizzo di queste medicine in rapporto alla consulenza clinica (lucido 10). Secondo la maggioranza delle risposte i pazienti si rivolgono prima e dopo la consulenza clinica, raramente durante, ai rituali e formule, ai maghi e guaritori ed alle medicina alternative. Le medicine alternative, pur essendo utilizzate prima e dopo la terapia, fanno rilevare una prevalenza del dopo, che le configura realmente alternative alla medicina ufficiale, specialmente lì dove essa fallisce. 5 Per i culti carismatici, invece, c’è una netta prevalenza dell’utilizzo durante la terapia, senza considerarli, quindi, alternativi ad essa. Alla domanda se le altre medicine, secondo i medici intervistati, portino giovamento ai pazienti (lucido 11), le risposte fanno rilevare: un 62% di SI per le medicine alternative, una prevalenza dei no, con il 34,59% per i maghi e guaritori, una prevalenza del NON SO con il 32,33% per i culti carismatici. I rituali e formule della medicina popolare vengono considerati utili invece dal 29,32% del campione. Dall’analisi dei questionari risulta che i pazienti utilizzerebbero i rituali e formule della medicina popolare (lucido 12a), prevalentemente per problemi neuropsichiatrici (40%) comprese le malattie psicosomatiche, e per problemi osteoarticolari (37.59%) comprese le rachialgie. L’11,28% lo farebbe invece per problemi dermatologici (prevalentemente verruche). I maghi e guaritori (lucido 12b), invece, verrebbero consultati maggiormente per problemi neuropsichiatrici (34,59%), seguiti dai problemi osteoarticolari (18,05%), oncologici (13,53%), e da un 8,27% dei medici che risponde tutti. I culti carismatici sarebbero utilizzati secondo il 34,59% degli intervistati per problemi oncologici e per qualsiasi problema di salute secondo il 22,56% (lucido 13a). Le medicine alternative (lucido 13b) vengono utilizzate per problemi osteoarticolari per il 43,61%, per problemi neuropsichiatrici per il 36,09% e per qualsiasi problema per il 22,56%. Alle medicine alternative, secondo l’11,28% dei medici generali, i pazienti si rivolgerebbero anche per problemi legati allo stile di vita (alcolismo, tabagismo, disturbi dell’alimentazione, ecc.). Alla domanda se l’effetto placebo fosse rilevante nella relazione terapeutica ha risposto SI l’85% contro il 5% del NON SO e l’8% di NO (lucido 14). Sul bisogno di formazione antropologica nell’esercizio professionale, nel corso di laurea in medicina, nel corso di specializzazione in medicina generale e nell’aggiornamento professionale, la maggior parte del campione ha risposto affermativamente con percentuali oscillanti dal 75% all’85%, sotto il 6% i NO, tra 10% e 16% i NON SO (lucido 15). Non riteniamo opportuno, in questa fase, approfondire l’analisi dei dati per trarne conclusioni per le dimensioni ancora ridotte del campione. Ci interessa solo capire se è utile ed opportuno sviluppare questo filone di ricerca. Per continuare questo lavoro (lucido 16) riteniamo, innanzitutto, che l’indagine vada allargata su un campione più ampio (apportando correzioni al questionario per imperfezioni che si sono evidenziate in fase di elaborazione). Riteniamo, inoltre, che bisogna promuovere in brevissimo tempo un seminario di studio tra medici ed antropologi che hanno promosso, o che comunque sono stati coinvolti in questa ricerca, propedeutico alla organizzazione di un convegno nazionale nella primavera del 2000. Sulla base del bisogno formativo in antropologia emerso dalle risposte al questionario ci sembra utile che il gruppo di lavoro cominci ad elaborare un pacchetto didattico sulla formazione antropologica da proporre alla SEMG per farlo inserire nella sua programmazione formativa utilizzando il sistema della didattica a cascata. 6 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI M.Augé, C.Herzlich (1986) Il senso del male: antropologia, storia e sociologia della malattia, (trad. ital.) Il Saggiatore, Milano A.M. di Nola (1983) La medicina popolare: questioni di metodo, in “La Ricerca Folklorica”, n.8, pp. 7/12 A.M. di Nola (1990) Salute mentale e malattia nelle culture popolari: il problema metodologico,in M. Di Rosa, Salute e malattia nella cultura delle classi subalterne del Mezzogiorno, Guida. Napoli, pp. 229/245 V Lanternari (1983) Le terapie carismatiche. Medicina popolare e scienza moderna, in “La Ricerca Folklorica”, n.8, pp. 83/90 L.M. Lombardi Satriani (1990) L’erba della salute, in M. Di Rosa (a cura di) Salute e malattia nella cultura delle classi subalterne del Mezzogiorno, Guida, Napoli, pp. 29/54 T. Seppilli (1983) La medicina popolare in Italia: avvio ad una nuova fase della ricerca e del dibattito, in “La Ricerca Folklorica”, n.8, pp.3/6 T.Seppilli (1996) Antropologia medica: fondamenti per una strategia, in “AM”, n.1-2, pp. 7/22 V. Cappelletti Medicina Scientifica e Medicina Guaritrice, SIMG n° 2/99 Byron J. Good (1999) Narrare la Malattia, Edizioni di Comunità M. Bizzarri (1999) La mente e il cancro, Frontiera Editore Caryle Hirshberg-Marc Ian Barasch (1995) Guarigioni straordinarie, A. Mondadori Editore I. Cavicchi (1999) Il rimedio e la cura, Editori riuniti R. Lionetti L’insegnamento delle discipline Socio-Antropologiche nelle Facoltà di Medicina, Antropologia Medica n°1 D.L. Sackett (1998) La Medicina Basata sull’evidenza, Centro Scientifico Editore D. Labbrozzi (1995) Misure di salute e di vita, Il Pensiero Scientifica Editore F. Salvestroni (1973) Il Medico della Persona, Vallecchi Editore M. Trombesi (1996) La Medicina Basata sull’invadenza – Primum non nocere: Filosofia e Pratica, Ricerca e Pratica n°68 Ricerca e Pratica n° 69 (1996) Ricerca qualitativa - numero monografico 7 Allegato 1. A) Medicina popolare: rituali e formule 1. Sei a conoscenza di tuoi pazienti che utilizzano rituali e\o formule di medicina popolare per i loro problemi di salute? Se si quanti? < 10% si 10-20% 20-30% no 30-40% 2. Li utilizzano di più i maschi o le donne? maschi non so 40-50% donne 3. Chi li utilizza a quale classe sociale appartiene? bassa media 4. Quali fasce di età li utilizzano più frequentemente? >50% entrambi alta tutte <20 20-40 40-60 >60 tutte 5. I tuoi pazienti che utilizzano rituali e formule della medicina popolare, lo fanno prima o dopo la consultazione medica? prima dopo durante la terapia 6. Per quali problemi di salute secondo te vi si rivolgono? _________________________________________________________________________ 7. Ci sono state nella tua esperienza situazioni in cui i tuoi pazienti hanno tratto giovamento dall'utilizzo di rituali e formule della medicina popolare? si no Se si perché e quali? (puoi raccontare qualche episodio di cui sei a conoscenza) non so ________________________________________________________________________________ B) Medicina popolare: maghi e guaritori 8. Sei a conoscenza di tuoi pazienti che si rivolgono a maghi e\o guaritori? si Se si quanti? < 10% 10-20% 20-30% 30-40% 9. Vi si rivolgono di più i maschi o le donne? maschi 10. Chi vi si rivolge a quale classe sociale appartiene? bassa no non so 40-50% >50% donne entrambi media alta tutte 11. Quali fasce di età lvi si rivolgo più frequentemente? <20 20-40 40-60 >60 tutte 12. I tuoi pazienti che si rivolgono a maghi e\o guaritori, lo fanno prima o dopo la consultazione medica? prima dopo durante la terapia 13. Secondo te, in genere, si tratta di una esperienza sporadica o di un rapporto continuativo? singola esperienza relazione prolungata entrambe 8 14. Per quali problemi di salute secondo te vi si rivolgono? ________________________________________________________________________________ 15. Ci sono state nella tua esperienza situazioni in cui i tuoi pazienti hanno tratto giovamento nel rivolgersi a maghi e\o guaritori? si no non so Se si perché e quali? (puoi raccontare qualche episodio di cui sei a conoscenza) ________________________________________________________________________________ C) Culti Carismatici 16. Sei a conoscenza di pazienti che sono soliti ricorrere per le loro malattie ai Santi? si < 10% Se si quanti? 10-20% 20-30% 30-40% no non so 40-50% >50% 17. Si tratta, in genere, di una esperienza sporadica o di una relazione continuativa? esperienza sporadica 18. Vi ricorrono di più i maschi o le donne? 19. Chi vi ricorre a quale classe sociale appartiene? relazione prolungata maschi donne bassa media alta 20. Quali fasce di età vi ricorrono più frequentemente? <20 20-40 40-60 entrambe entrambi tutte >60 tutte 21. I tuoi pazienti che ricorrono ai Santi, lo fanno: insieme alle cure cliniche in alternativa alle cure cliniche dopo le cure cliniche 22. Per quali problemi di salute secondo te vi ricorrono? ________________________________________________________________________________ 23. Ci sono state nella tua esperienza situazioni in cui i tuoi pazienti hanno tratto giovamento nel rivolgersi ai Santi? Si no non so Se si perché e quali? (puoi raccontare qualche episodio di cui sei a conoscenza) ________________________________________________________________________________ D) Medicine Alternative 24. Secondo te quanti tuoi pazienti si rivolgono alla medicina alternativa (omeopatia, agopuntura, pranoterapia, ecc)? < 10% 10-20% 25. 20-30% 30-40% 40-50% >50% Secondo te, si tratta di una esperienza sporadica o di un rapporto continuativo? singola esperienza relazione prolungata entrambe Vi si rivolgono di più i maschi o le donne? maschi donne entrambi 26. Chi vi si rivolge a quale classe sociale appartiene? 9 bassa 27. Quali fasce di età vi si rivolgono più frequentemente? <20 20-40 media alta 40-60 tutte >60 tutte 28. I tuoi pazienti che si rivolgono alle medicine alternative, lo fanno prima o dopo la consultazione del medico di famiglia? prima dopo durante la terapia 29. Secondo te l'incontro con le pratiche delle medicine alternative si configura come unica e sporadica consulenza, o come un vero e proprio rapporto terapeutico che continua nel tempo? Singola consulenza relazione terapeutica prolungata entrambe 30. Per quali problemi di salute secondo te vi si rivolgono? _______________________________________________________________________________ 31. Tra i tuoi pazienti hai conoscenza di casi in cui le pratiche della medicina alternativa sono state efficaci? si E) no non so Varie 32. Secondo te l'effetto placebo ha rilevanza nell'efficacia delle terapie che prescriviamo? si no non so Se si in quali patologie prevalentemente? ________________________________________________________________________________ e in che misura? < 10% 10-30% 30-50% 50-70% >70% 33. Secondo te il medico di medicina generale si gioverebbe di conoscenze e competenze antropologiche nell'esercizio della propria professione? si no non so 34. Sarebbe opportuno introdurre nella formazione di base (corso di Laurea in Medicina) l'insegnamento dell'antropologia? si no non so 35. Sarebbe opportuno introdurre nella formazione specifica (Specializzazione in Medicina Generale) l'insegnamento dell'antropologia? si no non so 36. Sarebbe opportuno introdurre nella formazione permanete (aggiornamento in Medicina Generale) l'insegnamento dell'antropologia? si no non so Medico intervistato: età _________________ sesso : M comune ______________________ n° paz. in carico _______________ F 10