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UNO SGUARDO SUL MONDO
L’importanza della Madre nell’Islam
di Valentina Colombo
Valentina Colombo
Ricercatrice di Antropologia Femminile
presso l’Istituto di Studi Superiori sulla Donna
n uomo venne un giorno al Profeta e
gli domandò: “Inviato di Allah, chi tra
tutti merita di più la mia buona compagnia?" Il Profeta
rispose: "Tua madre." Allora l'altro gli domandò: "E poi?"
Il Profeta ribadì: "Tua madre." "E poi chi altro?" "Tua
madre." "E poi chi?" "Tuo padre." Questo aneddoto
contenuto in una delle raccolte più importanti di hadith, di
detti e fatti di Maometto, quella di Bukhari, illustra quanto
sia importante nell’Islam la figura della madre, in quanto
persona che dà la vita, indica che la madre ha diritto a
essere amata e venerata tre volte più del padre, per la
difficoltà che sopporta nel portare in grembo i figli, le
difficoltà del parto e dell’allattamento.
Si tratta di tre compiti esclusivi della madre la quale
partecipa, in modo unico e speciale, anche all'educazione
dei figli. Nel Corano alla sura 31 versetto 14 si legge:
"Abbiamo imposto all'uomo di trattare bene i suoi genitori:
lo portò sua madre di travaglio in travaglio e lo svezzò dopo
due anni: Sii riconoscente a Me e ai tuoi genitori. Il destino
ultimo è verso di Me". Nell’Islam Allah ha prescritto di
obbedire alla madre in ogni circostanza a meno che non
ordini di commettere un peccato.
“U
Per venire all’epoca contemporanea e alle leggi di Stato dei
paesi islamici, la tutela e il rispetto prescritti dal Corano
non hanno trovato riscontro, in nome di altri versetti
coranici che indicano che la donna valga la metà dell’uomo,
padre o marito che sia, e vada sottoposta alla sua autorità.
Ebbene, la recente Costituzione egiziana, approvata dal
referendum lo scorso gennaio 2014, contiene invece uno
straordinario passo in avanti ovvero riconosce alla donna in
quanto cittadina e madre i diritti tanto agognati. All’articolo
11 si legge: “Lo Stato si impegna a garantire l’uguaglianza
tra donna e uomo in tutti i diritti civili, politici, economici,
sociali e culturali in base ai principi previsti dalla costituzione.
Lo Stato si adopererà per assumere misure volte a
garantire alla donna una rappresentanza adeguata nelle
assemblee rappresentative, in seno ai limiti previsti dalla
legge, così come a garantire alla donna il diritto ad
assumere incarichi pubblici e incarichi amministrativi di
rilievo nello Stato, nelle alte cariche giudiziarie senza
discriminazione. Lo Stato si impegna a tutelare la donna
contro ogni genere di violenza e si impegna a sostenere la
donna al fine che possa conciliare la gestione della famiglia
e le esigenze del lavoro. Così come si impegna a
provvedere alla tutela e alla difesa della maternità,
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dell’infanzia, della donna con una famiglia numerosa, della
donna anziana e delle donne più abbienti”. Se si pensa che
all’articolo 6 si specifica che “la nazionalità egiziana è un
diritto di chi nasce da padre o da madre egiziana” si può a
ragione affermare che la Commissione dei Cinquanta che
ha elaborato la Costituzione ha avuto un occhio di
riguardo nei confronti delle egiziane. La speranza è che
anche l’articolo 60 sia stato redatto con il pensiero alla
donna. Qui si legge: “Il corpo umano è sacro, chiunque
attenti alla sua integrità, chiunque lo mutili, lo sfiguri sarà
punito dalla legge”. E’ naturale qui pensare non solo alla
violenza fisica, alle molestie sessuali, ma soprattutto alla
mutilazione genitale femminile molto diffusa in Egitto.
La strada da percorrere è ancora lunga, soprattutto in Paesi
come l’Arabia Saudita, lo Yemen, il Pakistan e l’Afghanistan,
ma il caso egiziano è un raggio di luce nelle tenebre.
D’altronde l’Egitto viene orgogliosamente chiamato dai suoi
cittadini Umm al-dunya, ovvero “la madre del mondo”…