Mappe Rosalba Anghileri Conoscere l’Islam. L’essenziale Una premessa Dopo l’11 Settembre si è innescato in Occidente un conflitto culturale che rischia di venir interpretato da molti come una guerra contro l’Islam o meglio contro una religione anziché contro il terrorismo di matrice islamica che è il solo grande nemico di tutte le nazioni del mondo senza distinzioni ideologiche tra Est ed Ovest. Per non cadere in questo errore è bene citare La Nostra Aetate, la dichiarazione conciliare sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane del 28/10/1965 che afferma: “La Chiesa guarda con stima i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua Madre Vergine Maria, e talvolta, la invocano pure con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini resuscitati. Così pure hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno. Se nel corso dei secoli non pochi dissensi e inimicizie sono sorti tra cristiani e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e ad esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà”. Da queste poche parole si comprende che l’Islam non è solo una tradizione religiosa ma è un sistema di vita completo che spazia dall’ordinamento della società alla vita familiare, alla legislazione civile e penale, all’abbigliamento in pratica tutta la vita personale, societaria e legislativa dovrebbe riflettere la volontà di Dio ed, infatti, non a caso la parola Islam significa proprio “sottomissione”. Le norme che regolano questo stile di vita sono raccolte nel Corano (dall’arabo al-qu’ran, recitare, leggere ad alta voce, messaggio) e negli Hadith la raccolta di detti e fatti del profeta Muhammad (570-632) il capostipite di questo movimento religioso. La vicenda del Profeta Nato come pastore divenne venticinquenne, dopo il matrimonio con una ricca vedova, commerciante percorrendo le strade battute dalle carovane le cosiddette strade dell’incenso. Fu verso i quarant’anni che cominciò ad avere visioni ed a ricevere rivelazioni che iniziò ad annunciare pubblicamente nella sua città natale la Mecca, dove questa religione politeistica aveva il santuario principale con la sua Ka’ba all’interno della quale era ed è tuttora custodita la pietra nera, un meteorite. Ben presto però il profeta Muhammad, ostacolato dai potenti della città, fu costretto nel 622 a lasciare la Mecca compiendo così la higia ossia l’egira, la migrazione verso Yatrib che in suo onore assunse il nome di Medina vale a dire “la città del profeta”. Negli anni a seguire esercitò in modo discusso un potere assoluto sul suo popolo di fedeli, in quanto profeta di Dio e in nome di Dio, un potere non solo religioso ma anche militare che raggiunse il suo apice nel 630 con la presa de la Mecca e che mantenne fino alla sua morte, nel 632, lasciando in eredità un vero e proprio stato con una sua legislazione e una religione fondata sul libro. Dopo la morte del profeta i suoi successori, i califfi, non si fermarono anzi in breve tempo conquistarono molte terre dall’Egitto, alla Siria, alla Palestina, alla Mesopotamia, all’India, l’antico Iran e l’odierno Pakistan e Afganistan. Si mossero anche verso occidente spingendosi fino a Tripoli, a tutto il Nord-Africa per approdare addirittura in Spagna dove rimasero per ben sette secoli e mezzo mentre l’avanzata alla volta della Francia venne fermata nel 732 da Carlo Martello a Poitiers. Altre sconfitte furono quella del 7 ottobre 1471 ad opera dei Cristiani nella battaglia di Lepanto e più tardi nel XVI secolo alle porte di Vienna. Tuttavia, dopo la morte di Muhammad e soprattutto dopo quella di Othman a cui risale la redazione del Corano si accesero aspre rivalità tra i clan tanto che quando il successore Alì, genero di Muhammad, venne a patto con gli Umajjadi si creò una grave frattura in quanto una parte dei suoi seguaci lo abbandonarono nella convinzione che la carica dell’Iman non può essere oggetto di patteggiamento, ma deve appartenere a chi ne è più degno per la sua fede. Nacquero così i Kharigiti cioè i rigoristi della fede che si inserirono in un contesto già diviso in due, infatti, da una parte c’erano i Sunniti i seguaci di Alì che sostenevano che l’imamato dovesse restare nella famiglia del profeta e dall’altra c’erano gli Shi’iti seguaci del figlio di Alì Husaim, succeduto al padre dopo la morte violenta di quest’ultimo. Quindi si trovarono a convivere i Karagiiti, i rigoristi, con i Sunniti considerati conservatoristi e legalisti e con gli Shi’iti, gli spiritualisti. La storia dell’Islam Per quanto riguarda la storia dell’Islam nel XX secolo, esso ha visto la fine dell’impero ottomano e del califfato con l’istituzione di uno stato secolare in Turchia presieduto da Kemal Atarturk dal 1923 e l’istituzione di regimi integralisti islamici nel 1969 sia in Sudan che in Libia e dieci anni dopo in Iran. Tutt’oggi l’Islam costituisce una forza religiosa e politica soprattutto nella fascia che va dalle sponde Atlantiche dell’Africa settentrionale e occidentale fino all’Indonesia ed è sicuramente sempre più presente anche in Occidente attraverso l’immigrazione la cui visione a volte fuorviante data dai mass-media e l’atteggiamento degli integralisti religiosi sono alla base dei rapporti non sempre facili con l’Islam. La conoscenza del Corano sicuramente può essere d’aiuto per comprendere questo popolo e favorire la comunicazione, l’integrazione e l’accettazione. Il Corano è il libro sacro dei musulmani e contiene la rivelazione fatta da Dio a Muhammad attraverso la mediazione dell’Angelo Gabriele. Il profeta ne fece mettere per iscritto una parte, il primo califfo (vicario) Abu Bakr raccolse i testi esistenti e le parti tramandate a memoria. Il terzo califfo ‘Utman fece redigere un’edizione ufficiale, tutt’oggi valida e distrusse tutte le altre. Il Corano Il Corano si suddivide in 114 sure, redatte in ordine di lunghezza tranne la prima che è redatta in forma di preghiera e si conclude a differenza delle altre con la parola “amen” e tutte, ad eccezione della nona, iniziano con l’espressione “Nel nome di Dio clemente e misericordioso”. A seconda del loro argomento sono state suddivise in diverse categorie quali leggi e precetti, storie e racconti, esortazioni e preghiere. Per i musulmani il Corano è una riproduzione parziale del Corano originario custodito nei cieli, che è eterno e increato e non può essere paragonato ad alcuna scrittura umana. Esso è espresso in lingua araba e, secondo la dottrina ortodossa, non può essere tradotto in altra lingua, al fine di evitare qualsiasi modificazione del contenuto conseguente ad una traduzione. Non ne è ammesso neanche lo studio storico-critico. Al Corano risalgono le istituzioni che costituiscono “i cinque pilastri della fede” e le istruzioni a carattere cultuale. Il primo pilastro afferma: “Non vi è altro Dio all’infuori di Dio e Muhammad è il suo profeta”. Il secondo obbliga a versare la “decima” dei redditi alla collettività per aiutare i bisognosi mentre il terzo obbliga a recitare la preghiera cinque volte al giorno rivolti verso la Mecca. Gli ultimi due obbligano rispettivamente di digiunare nel mese del Ramadan e di compiere almeno una volta nella vita un pellegrinaggio alla Mecca. Nel Corano si parla anche di Gesù visto come il Messia figlio di Maria, da lei concepito per intervento divino, profeta e inviato di Dio, apportatore di una rivelazione, il Vangelo che è guida e luce per gli uomini. Ultimo fra i profeti che precedettero Maometto ne avrebbe annunziata la venuta e a lui sono attribuiti anche dei miracoli al tempo dell’infanzia. Il Corano nega esplicitamente che Gesù sia Dio o figlio di Dio e facente parte della Trinità. Questi caratteri gli sarebbero stati attribuiti dagli apostoli che avrebbero sostenuto falsamente anche la sua morte sulla croce, infatti, a tale proposito il Corano sostiene che Gesù venne misteriosamente salvato da Dio che non poteva permettere a un suo profeta di morire sulla croce anzi, fu sostituito da Giuda o da un sosia. Alla fine dei tempi Gesù tornerà sulla terra e, durante il giudizio, sconfesserà coloro che lo divinizzarono dunque il Corano attribuisca a Cristo un carattere sostanzialmente umano sconfessando la sua azione redentrice perché secondo la teologia islamica gli uomini non necessitano di salvezza e dunque di un Redentore, ma della misericordia divina in quanto ognuno è peccatore davanti a Dio e responsabile dei propri peccati. Il luogo di preghiera dei musulmani è la moschea le cui caratteristiche architettoniche sono il minareto o torre da cui il Muezzin chiama alla preghiera, la nicchia che indica la direzione della Mecca cui si deve rivolgere il fedele mentre prega, il pulpito formato da una scala con in cima una balconata da cui il venerdì l’Imam che significa appunto “colui che sta davanti” tiene la predica ed infine la fontana per le abluzioni. La vita di un musulmano Alla base della vita di un musulmano c’è il gihad ossia lo sforzo continuo che si deve compiere sulla via di Dio e riguarda la lotta contro gli infedeli e non è tanto una “guerra santa” come viene, invece, con troppa superficialità tradotto questo termine. Anche se il gihad non rientra nei cinque precetti fondamentali dell’Islam in una sura i fedeli vengono esortati a metterlo in pratica ed è compito della comunità nel suo insieme, della Umma garante della tradizione che risale al profeta, una condizione permanente che troverà termine solo quando il mondo sarà diventato tutto Dar el Salam terra dell’Islam o della pace, quando cioè tutti gli uomini avranno accolto la fede in Dio e nel suo inviato Muhammad. Ad eccezione di alcuni movimenti tradizionalisti che fanno capo alle scuole coraniche integraliste il gihad ha un aspetto pacifico il cui compito consiste nella lotta contro gli infedeli, diffondere la parola di Dio e sviluppare interiormente l’obbedienza a Dio. Quindi dopo questi brevi accenni sulla religione islamica e riprendendo le seguenti parole della Nostra Aetate “Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati a immagine di Dio”. L’atteggiamento dell’uomo verso Dio Padre e quello dell’uomo verso altri uomini che sono suoi fratelli sono talmente connessi che la scrittura dice: “Chi non ama non conosce Dio” si capisce che non c’è alcun fondamento su cui basare qualsiasi tipo di discriminazione tra uomo e uomo che metta in pericolo la dignità e i diritti di alcuno. Per mettere in pratica il precetto della Chiesa secondo cui bisogna stare in pace con tutti gli uomini affinché si possa essere realmente figli del Padre dei cieli è necessario creare le condizioni per un dialogo aperto, obiettivo, che parte dalla valutazione positiva delle altre religioni e soprattutto dalla loro conoscenza senza bisogno di rinnegare la nostra identità cristiana.