Ignazio Pio Gallo QUINDI RICAPITOLANDO, L’ANTIGENE 0 SI FORMA GRAZIE ALL’ENZIMA H, CHE AGGIUNGE UN FUCOSIO. MODIFICHE DELL’ANTIGENE 0, IN PRESENZA DI ALLELI A OPPURE B, INDUCONO LA FORMAZIONE DI ANTIGENI A E B. IN PARTICOLARE, L’AGGIUNTA DI UN’N-ACETILGLUCOSAMINA INDUCE LA FORMAZIONE DELL’ANTIGENE A, MENTRE L’AGGIUNTA DI UN ULTERIORE GALATTOSIO, INDUCE LA FORMAZIONE DELL’ANTIGENE B. L’ANTIGENE 0 VERRA’ QUINDI SEMPRE RICONOSCIUTO COME SELF, PERCHE’ PRESENTA UNA STRUTTURA COMUNE AGLI ALTRI. FENOTIPO BOMBAY È una possibile configurazione del gruppo sanguigno. I gruppi A, B e AB sono caratterizzati dalla presenza di antigeni sulla superficie degli eritrociti. Tali antigeni sono generati dal legame tra una molecola H ed uno zucchero complesso, che si forma per mezzo di enzimi A o B. Quando tali enzimi sono assenti, la sola presenza della molecola H, non basta a generare l’antigene. In questa rara condizione, una mutazione in un gene non correlato, impedisce l’espressione dei fenotipi A e B. Negli individui omozigoti per un allele recessivo h, non può avvenire l’assemblaggio degli antigeni A e B sulla superficie delle cellule, quindi sono fenotipicamente 0, ma genotipicamente hanno gli alleli 𝐈 𝐀 o 𝐈𝐁 . In questo caso, essere omozigoti per l’allele h (hh), impedisce l’espressione fenotipica degli alleli 𝐈 𝐀 o 𝐈𝐁 , e questo altro non è che un’interazione genica epistatica. (Vedi EPISTASI successivamente). Quindi hh, che è mutato in omozigosi, impedisce la manifestazione degli alleli IA o IB, perché è epistatico. - Ma perché è epistatico? Il gene H è in grado di produrre la sostanza H a partire dal polisaccaride di partenza. Questa sostanza H, infatti, viene prodotta aggiungendo fucosio al glucide di partenza. L’aggiunta di fucosio avviene grazie alla fucosiltransferasi, un enzima codificato dal gene H. Come abbiamo già detto, l’aggiunta di n-acetilgalattosamina o di un ulteriore molecola di galattosio a questo glucide di base, porta alla formazione di antigene A o B. Se, come nel caso del fenotipo Bombay, abbiamo una mutazione omozigote recessiva (hh), non si verrà mai a formare questa sostanza h, e di conseguenza, anche se è presente l’allele IA, che codifica per l’enzima IA (in grado di aggiungere n-acetil galattosamina), questa non verrà mai aggiunta, dunque fenotipicamente non ci sarà l’antigene A. Per lo stesso motivo non sarà possibile formare l’antigene B. ‘’In queste condizioni, quindi, qualunque assetto genico in AB0 non verrà mai manifestato, perché il gene H mutato in omozigosi, non permette la sintesi della sostanza di partenza, e la conseguente aggiunta di altri zuccheri che costituiscono antigeni A e B. Dunque il gene h è epistatico rispetto ad IA e IB, che sono geni ipostatici’’. www.facebook.com/AppuntiMedicina.Farmacia.CTF 19 Ignazio Pio Gallo Il DNA dei centromeri è costituito da sequenze di DNA altamente ripetute. Originariamente, furono identificati 7 gruppi, indicati con le lettere maiuscole dalla A alla G, all’interno dei quali i cromosomi erano numerati in ordine decrescente rispetto alla lunghezza. Nella classificazione, però, è presente un errore. Infatti, il cromosoma 21, sebbene sia leggermente più piccolo del cromosoma 22, fu indicato inizialmente come più grande. Tutt’oggi, si trova in questa posizione errata. Dato che alcuni cromosomi sono morfologicamente molto simili tra loro, negli anni ’70 furono introdotte delle particolari tecniche di analisi come il BANDEGGIO. Le tecniche di bandeggiatura, permettono di distinguere un cromosoma dall’altro, facendo riferimento alla colorazione di ciascuno di essi, secondo un’alternanza di bande trasversali chiaramente distinguibili. Queste bande, che appaiono chiare e scure, permettono di indentificare ogni singolo cromosoma. Gli omologhi presentano un pattern praticamente identico. Si ritiene che ogni banda (detta banda G), contenga circa 100 geni. Per quanto riguarda, invece, la nomenclatura specifica e standard, per i cromosomi, nel ’71, in un convegno a Parigi, si stabilì che: ‘’Ogni cromosoma risulta costituito da un braccio corto (p – petit) e un braccio lungo (q – queu -coda), separati da un centromero’’. OGGI – si fa riferimento al Sistema Internazionale per la Nomenclatura in Citogenetica umana (ISCN), secondo cui ogni cromosoma, oltre ad essere distinto in un braccio corto (p) ed uno lungo (q), presenta (in ogni braccio) delle regione numerate con i numeri arabi, a partire dal centromero e andando verso la parte terminale (p1-p2…). www.facebook.com/AppuntiMedicina.Farmacia.CTF 45 Ignazio Pio Gallo 4. Traslocazione – è lo spostamento di tratti di DNA, secondo 3 modalità: a. Traslocazione intracromosomica non reciproca – spostamento di un tratto di DNA in un’altra zona dello stesso cromosoma. b. Traslocazione intercromosomica non reciproca – spostamento di un tratto di DNA su un cromosoma diverso. c. Traslocazione intercromosomica reciproca – scambio di tratti non omologhi tra 2 cromosomi. CROMOSOMA PHILADELPHIA Un esempio di traslocazione è rappresentata dal cromosoma Philadelphia. È un caso di traslocazione reciproca che coinvolge i cromosomi 9 e 22. In particolare, succede che il proto-oncogene abl, in seguito a questo scambio reciproco, passa dal cromosoma 9 al cromosoma 22. Questo processo causa una trasformazione neoplastica che conduce alla leucemia mieloide cronica con crescita incontrollata dei mioblasti. Sembra che, in seguito allo spostamento del gene abl, venga sintetizzata una proteina di fusione che presenta elevata attività tirosin-chinasica. Questo tipo di traslocazione è Reciproca e cambia la morfologia dei cromosomi, poiché il segmento del 22 che si sposta sul 9, è più grande del segmento del 9 che si sposta sul 22. Questo tipo di traslocazione è stata la prima anomalia cromosomica correlata direttamente alla patogenesi di una malattia neoplastica come la leucemia mieloide cronica. È stato dimostrato che, nel 95% o 100% dei casi, tutte le leucemie mieloidi presentano un gene di fusione chiamato BCR-ABL. Questo prodotto chimerico (chimera: fusione di due geni) deriva da una traslocazione bilanciata (reciproca) tra i cromosomi 9 e 22. - ABL – è una tirosin-chinasi, che però ha anche un dominio di auto-inibizione, e di conseguenza passa da uno stato fosforilato, ad uno defosforilato. Possedendo un’attività fosfatasica, dunque, si alterna tra lo stato attivo ed inattivo. - BCR – Break-Point Cluster Region, ovvero punti di rottura localizzati sul cromosoma 22, che hanno attività serin-tirosin-chinasica. www.facebook.com/AppuntiMedicina.Farmacia.CTF 60 Ignazio Pio Gallo MOSAICISMO CROMOSOMICO Come si forma il mosaico 45, X - 46, XY? - Esso deriva da uno zigote maschio che in una delle divisioni mitotiche post-zigotiche (primissime fasi embrionali) ha subito una non disgiunzione mitotica di Y e così si formano i due cariotipi differenti. MOSAICISMO E CHIMERISMO Mosaicismo – è la coesistenza di cloni cellulari con assetto genetico differente ma che provengono dallo stesso organismo. Chimerismo – è la coesistenza di popolazioni cellulari geneticamente diverse, che provengono da due individui diversi. Per esempio nei trapianti, l'organo ha un patrimonio genetico diverso da quello del corpo che lo ospita. DISOMIA UNIPARENTALE (UPD) È un fenomeno piuttosto raro, in cui, in uno zigote, i 2 cromosomi di una coppia di omologhi non vengono ereditati uno dal padre ed uno dalla madre, ma essi sono ereditati entrambi da uno solo dei genitori. L’individuo ha comunque un corredo cromosomico corretto, che può essere 46, XX o 46, XY. Se il genitore da cui eredita i due cromosomi è affetto da una malattia autosomica recessiva, il figlio con disomia la presenterà sicuramente nonostante l’altro genitore sia sano. Questo particolare fenomeno può essere causato da: a) Non disgiunzioni in entrambi i genitori – per cui un gamete ha due copie di un cromosoma e l'altro non ne ha nessuna. Si ottiene uno zigote con disomia (complementazione gametica). b) Non disgiunzione di un genitore seguita da duplicazione dell'embrione – il cromosoma generico viene dal padre per esempio e manca quello della madre o viceversa. Si forma lo zigote che compie una duplicazione post-zigotica presentando così la disomia (recupero monosomia). c) Perdita del cromosoma nello zigote seguita da una duplicazione – quindi lo zigote è normale, perde un cromosoma e poi duplica quello rimanente presentando così la disomia (recupero monosomia). d) Non disgiunzione in un genitore e perdita del cromosoma nell'embrione – lo zigote che si forma presenta una trisomia, questo zigote poi perde un cromosoma e presenta così una disomia (recupero trisomia). Diversi meccanismi che portano alla disomia uniparentale: www.facebook.com/AppuntiMedicina.Farmacia.CTF 72 PEDIGREE DI UNA PATOLOGIA AUTOSOMICA DOMINANTE Ignazio Pio Gallo IPERCOLESTEROLEMIA FAMILIARE Patologia autosomica dominante molto diffusa (1/500 individui), caratterizzata da colesterolemia elevata, appunto, dovuta all’accumulo di colesterolo lipoproteine a bassa densità (LDL), le lipoproteine trasportatori del colesterolo, apolari, che circolano nel flusso ematico. Le lipoproteine sono classificate in base alla densità in: - ALTA – HDL - BASSA – LDL Il colesterolo, tramite le lipoproteine, viene trasportato nelle cellule, dove poi viene utilizzato come componente di membrana (essendo un regolatore di fluidità di membrana), e per la sintesi di ormoni steroidei e Sali biliari. Le HDL trasportano il colesterolo al fegato, dove, viene portato ai tessuti ad opera delle LDL. Gli individui affetti da ipercolesterolemia familiare, sono soggetti a patologie cardiache, dovute alla formazione di placche causate da accumulo di colesterolo. I soggetti omozigoti (AA) manifestano un quadro clinico più grave rispetto agli eterozigoti (Aa), in quanto presentano livelli di colesterolo particolarmente elevati. Questa comune patologia è causata da assenza o alterazione dei recettori di superficie che legano e regolano l’ingresso delle LDL nelle cellule. Il gene che codifica il recettore delle LDL, localizzato sul cromosoma 19, risulta mutato, codificando, così, per recettori difettosi, che hanno scarsa affinità per le LDL. www.facebook.com/AppuntiMedicina.Farmacia.CTF 75 Ignazio Pio Gallo Come diretta conseguenza, le malattie genetiche dovute a mutazioni nei geni mitocondriali: - Sono ereditate esclusivamente per via materna, e danno luogo ad una particolare modalità di trasmissione; - Tutti i figli di madri malate, sono malati. Le femmine malate, trasmettono, infatti, la patologia a tutti i figli, sia maschi, che femmine, ma i maschi non la trasmettono a nessun figlio. Essendo (i mitocondri) le centrali energetiche della cellula, una possibile mutazione dei geni mitocondriali, conduce alla produzione di una minore quantità di energia. In genere le malattie da mutazione di DNA mitocondriale, sono tutte malattie progressive dei tessuti ad alto consumo energetico, quindi sono delle patologie che si esplicano in maniera molto severa sul cuore, cervello (SNC), muscoli, che sono ovviamente gli organi che più degli altri hanno bisogno di essere sostenuti da un metabolismo ossidativo. Le patologie di questo tipo che colpiscono i muscoli, sono raggruppate sotto il nome di miopatie mitocondriali; mentre quelle che riguardano sia i muscoli, sia il sistema nervoso, prendono il nome di encefalomiopatie mitocondriali. - Miopatie mitocondriali – debolezza muscolare e morte del tessuto muscolare, con conseguente paralisi dei muscoli oculari, palpebre cadenti, difficoltà nella deglutizione e nella fonazione. - Encefalo-miopatie mitocondriali – ai problemi muscolari, si affiancano problemi nervosi. ‘’Ogni cellula contiene da 2 a 1000 mitocondri, ma da cosa può dipendere questa grossa variabilità? Esistono cellule che hanno un metabolismo ossidativo più fiorente e chiaramente presenteranno più mitocondri (cellule epatiche) e cellule che hanno, invece, un metabolismo più ridotto, e che ovviamente avranno un numero inferiore di mitocondri. Sostanzialmente, coesistono numerosi mitocondri, ed in ciascuno di essi, più genomi, da 2 a 10’’. www.facebook.com/AppuntiMedicina.Farmacia.CTF 91 Ignazio Pio Gallo La precipitazione viene stimolata grazie alle basse temperature (-80°C) e aggiungendo Sali come 𝑵𝒂+ , in modo da neutralizzare i fosfati e rendere meno solubile l’acido nucleico, che allora precipita più velocemente. ‘’Alla fine, sostanzialmente, il prodotto ottenuto dal processo di purificazione, è un precipitato di DNA. Quindi la differenza di solubilità delle fasi organiche e delle fasi acquose, permette di recuperare il DNA’’. Il DNA, dopo disidratazione, viene risospeso in una soluzione diluita di Sali, alla concentrazione desiderata. Oggi per l’estrazione degli acidi nucleici, specialmente di DNA, si utilizza una cromatografia su colonna di affinità. La colonna ha diverso diametro, a seconda che si voglia isolare DNA o RNA, e diversi buffer di eluizione più o meno acidi. È presente un filtro microporoso, che permette di eluire le proteine e di raccogliere l’acido nucleico che rimane adeso. ENZIMI PER LA MANIPOLAZIONE DEGLI ACIDI NUCLEICI Gli enzimi che permettono di manipolare gli acidi nucleici in vitro, possono essere raggruppati in 3 categorie: a. DNA Polimerasi; b. Nucleasi; c. Ligasi. A. DNA POLIMERASI Le DNA polimerasi effettuano sintesi di DNA a partire da uno stampo di DNA o RNA. È un enzima multifunzionale che sintetizza ex novo un filamento di DNA in direzione 5’3’, copiando lo stampo in direzione opposta (3’5’) e partendo da un innesco, il PRIMER. Inoltre, la DNA polimerasi, contiene anche attività esonucleasiche 3’5’ e 5’3’. Queste attività esonucleasiche sono sito di correzione di bozze. www.facebook.com/AppuntiMedicina.Farmacia.CTF 105 Ignazio Pio Gallo VETTORI DI ESPRESSIONE Partendo dalla struttura di base dei plasmidi utilizzati per il clonaggio, sono state apportate delle modifiche, per permettere, ad esempio, la sintesi di RNA o proteine corrispondenti al DNA clonato. Affinché ciò sia possibile, i vettori devono avere determinate caratteristiche: - Devono contenere specifici segnali corrispondenti: o Al tipo di prodotto da esprimere, quindi RNA o proteina; o All’ambiente, quindi eucariotico o procariotico. Ad esempio, i vettori per la sintesi di RNA in ambiente procariotico, contengono gli stessi segnali usati per la clonazione, ma in più, al 5’ della regione polylinker, è localizzato un promotore per la trascrizione. Alcuni vettori possiedono un promotore anche al 3’, in modo da originare, dallo stesso frammento di DNA, un trascritto senso, oppure antisenso. Questi trascritti, definiti sonde a RNA, vengono prodotti in vitro, usando un plasmide purificato e linearizzato con enzima di restrizione che possiede un unico sito di taglio a valle del sito di inserzione del DNA esogeno. L’architettura di un vettore di espressione prevede allora: a. ORI – origine di replicazione; b. Marcatore di selezione – per la manipolazione in E. coli; c. Polylinker; d. Promotore costitutivo forte eucariotico al 5’ – che permette un’elevata espressione in un’ampia gamma di cellule di mammifero; e. Segnale di poliadenilazione e di terminazione al 3’. f. RBS – quando presente, è un sito di legame per il ribosoma, che rende più efficiente la traduzione. Esiste quindi un’ampia gamma di vettori utilizzabili a seconda delle esigenze del ricercatore. Tra questi, i vettori retrovirali e virali. Nel caso dei retro-virali, si lavora sul cDNA, che copia tramite la trascrittasi inversa dell’RNA. In genere, i vettori virali e retro-virali sono molto più efficienti di quelli plasmidici, dato che permettono l’inserzione di frammenti molto più grandi (fino a 23 Kb). Tuttavia, dal punto di vista della sicurezza, l’utilizzo di tali vettori risulta rischioso. L’inserimento di alcuni virus nel nostro genoma, infatti, potrebbe creare situazioni potenzialmente oncogeniche. ‘’Quindi con i sistemi di clonaggio si utilizza sostanzialmente un sistema artificiale, per far esprimere all’interno di un sistema cellulare, il gene di nostro interesse. In questo caso, tutte le cellule batteriche che hanno ricevuto un plasmide funzionante costituiscono dei cloni cellulari, in cui questo gene si è praticamente amplificato, nel senso che è posseduto da tutte le cellule che derivano dalla cellula progenitrice, in cui l’inserzione è avvenuta’’. AMPLIFICAZIONE DI DNA IN VITRO Il sistema della reazione a catena della polimerasi (PCR), ha rivoluzionato la ricerca, permettendo il conseguimento di obiettivi fino a poco tempo prima impensabili, come l’identificazione personale su base genetica, le diagnosi di malattie genetiche o di infezioni da patogeni in tempi molto brevi. PCR = (Polymerase Chain Reaction) Il metodo rappresenta un’amplificazione del processo di replicazione del DNA, permettendo la replicazione ripetitiva di una specifica regione di DNA. In particolare, la PCR, permette di poter sequenziare un particolare gene e di amplificarlo selettivamente. La scoperta si deve ad uno studente di 23 anni, laureato in Biochimica, KARY MULLIS, che qualche anno dopo ricevette il Nobel. www.facebook.com/AppuntiMedicina.Farmacia.CTF 111