Oggi Vol. 97, N. 9, Settembre 2006 Pagg. 441-447 Distrofia muscolare di Duchenne: basi razionali e stato dell’arte Beniamino Palmieri, Valeriana Sblendorio Riassunto. La distrofia muscolare di Duchenne è una patologia genetica rara che colpisce circa 1 su 3.500 maschi nati vivi, la cui causa è un’alterazione di un gene localizzato sul cromosoma X che contiene le informazioni per la produzione di una proteina di membrana: la distrofia. È una malattia progressiva che colpisce per primi i muscoli profondi delle cosce e delle anche, i cui primi sintomi si manifestano, generalmente, tra i 2 ed i 6 anni: il bambino presenta un’andatura dondolante, tende a camminare sulle punte, ha difficoltà a rialzarsi da terra, a saltare, a salire le scale, e camminare lo stanca con facilità. Col tempo, il bambino sviluppa una posizione lordotica e verso gli undici anni è costretto a muoversi su una sedia a rotelle. Progressivamente, la degenerazione dei muscoli colpisce anche quelli respiratori e cardiaci, prima causa di morte, intorno al secondo terzo decennio di vita. Parole chiave. Distrofia muscolare di Duchenne, distrofina, muscolo scheletrico, sopravvivenza delle cellule muscolari, topo mdx. Summary. Duchenne muscolar dystrophy: rational basis, state of the art. Duchenne muscular dystrophy (DMD) is an X-linked recessive disease that affects ~1 in 3500 male births. Boys with Duchenne have a progressive and predictable muscle deterioration: muscles lack dystrophin, a protein essential for membrane stability, whose absence induces contraction-related membrane damage and activation of the inflammatory cascade leading to muscle failure, necrosis, fibrosis. Although DMD is present at birth, clinical symptoms are not evident until 2-6 years of age. Initial symptoms include leg weakness, increasing spine kyphosis, and a waddle-like gait. Continuous muscle wasting leads to progressively weaker muscles, usually leading DMD patients on wheelchair by the age of 8-12. Scoliosis develops in 90% of boys who use a wheelchair full-time. Progression of muscle degeneration and worsening clinical symptoms lead to death in the late twenties from respiratory/cardiac failure. Key words. Duchenne muscolar dystrophy, dystrophin, mdx mouse, muscle cell survival, skeletal muscle. Introduzione Il campo clinico delle distrofie muscolari si è negli ultimi anni articolato e differenziato in specifici sottogruppi identificati su base genico-carenziale. Questa distinzione è preliminare ad ipotesi operative di strategie di cura mirate a correggere il difetto genico a qualunque livello espressivo esso si localizzi. Abbiamo riassunto i vari tipi di distrofia, dal punto di vista clinico, sottolineando come l’approccio terapeutico palliativo abbia esteso le competenze cliniche specialistiche, dalla pediatria alla medicina internistica dell’adulto: • Distrofinopatie: distrofia muscolare di Duchenne (DMD) e distrofia muscolare di Becker (BMD). • Distrofia muscolare di tipo facioscapolo omerale (FSHD): trasmessa con meccanismo autosomico dominante, in cui è caratteristico il coinvolgimento della muscolatura mimica del volto, dei muscoli fissatori delle scapole e della muscolatura prossimale degli arti superiori. • Distrofia muscolare dei cingoli (LGMD): caratterizzata da un interessamento prevalente del cingolo pelvico e scapolare. Clinica Chirurgica, Divisione Chirurgia I, Dipartimento Misto di Chirurgia Generale e Specialità Chirurgiche, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Pervenuto il 25 maggio 2006. 442 Recenti Progressi in Medicina, 97, 9, 2006 • Distrofia tipo Emery-Dreifus (DMED): caratterizzata dalla combinazione di retrazioni a carico del tendine di Achille, ai gomiti e agli estensori del capo, con rigidità del rachide lentamente progressiva e da alterazione anche significativa della conduzione cardiaca che si manifesta il terzo decennio di vita. • Distrofie muscolari congenite (DMC): DMC dovuta ad assenza di merosina (componente della matrice extracellulare che si associa all’α-distroglicano) in cui i bambini non presentano una grave debolezza muscolare; quella da alterazione della Fukutin related protein (FKRP), distrofia di Ullrich e miopatia di Bethlem, legata ad alterazioni del collagene tipo VI, la distrofia congenita con insorgenza precoce di rigidità del rachide, legata alla selenoproteina N1, codificata sul cromosoma 1, la distrofia congenita con insufficienza respiratoria e ipertrofia muscolare, abitualmente caratterizzata da severa compromissione del diaframma e ipertrofia muscolare generalizzata (cromosoma 1), la distrofia congenita con ipotrofia cerebellare, associata a deficit cognitivo (distrofia muscolare congenita di Fukuyama), ed infine il grande gruppo delle muscle eye brain disease (MEB), caratterizzate dall’insieme di gravi alterazioni della corteccia cerebrale (a livello della struttura e dello spessore della corteccia) e da problemi dell’occhio di vario tipo (unitamente alle alterazioni muscolari), oltre che da prognosi severa; ed infine la sindrome di Walker Warburg, la più grave tra le DMC che agisce sulla formazione del cervello. • Distrofie miotoniche: DM1(di tipo 1) e DM2 (di tipo 2), entrambi disordini multisistemici, caratterizzati da miotonia, difetti di conduzione cardiaca, cataratta prematura, aumento dell’incidenza del diabete ed una lenta progressiva debolezza muscolare. • Distrofia muscolare oculofaringea, disordine causato da una ripetizione di triplette che si presenta negli adulti. I tipici sintomi clinici sono ptosi progressiva e disfagia. Distrofia muscolare di Duchenne L’eziopatogenesi è, quindi, un grave disordine ereditato con modalità recessiva legata al cromosoma X, causato da una mutazione nel gene della distrofina, la cui espressione proteica svolge un ruolo vitale nel mantenimento della struttura e della funzione della membrana sarcolemmatica del muscolo. Le distrofinopatie colpiscono Guillaume Duchenne illustra principalmente i uno dei suoi esperimenti (1862). muscoli striati (cardiaci e scheletrici). È la più comune delle distrofie muscolari: infatti colpisce ~1/3500 maschi nati vivi nel mondo1, e si stima che in Italia ci siano, oggi, circa 5000 affetti. Tuttavia non esistono dati ufficiali in quanto mancano ancora un protocollo, Centri di riferimento, di diagnosi e cura ed un database dedicato. Nella maggior parte dei casi il difetto genetico è ereditato da madri portatrici, anche se circa un terzo dei casi si presenta come mutazioni de novo. I bambini affetti da questa patologia presentano un progressivo deterioramento delle funzioni muscolari2-7: i muscoli hanno in genere distrofina assente o fortemente ridotta. Poiché la distrofina è una proteina essenziale per la stabilità della membrana plasmatica, la contrazione muscolare indotta dal sarcomero induce danni progressivi alla membrana e questo, successivamente, determina l’attivazione della cascata infiammatoria. Tali processi portano alla necrosi delle cellule muscolari, fibrosi e perdita di funzionalità. Nella maggioranza dei casi, la diagnosi si pone in base ad anormalità posturali statiche e dinamiche, causate da una progressiva debolezza muscolare che può manifestarsi già nell’infanzia8. Inizialmente colpiti sono i muscoli delle cosce e delle anche, con conseguente difficoltà di deambulazione autonoma che viene acquisita con lieve ritardo. Già nei primi anni di vita il bambino presenta un’andatura anserina e tende a camminare sulle punte, ha difficoltà ad alzarsi da terra (manovra di Gowers positiva), a saltare, a salire le scale e, in generale, camminare lo stanca con facilità. Con il progredire della malattia aumentano iperlordosi lombare e pseudoipertrofie e ipertrofie muscolari compensatorie , in particolare dei polpacci che perdono elasticità9. La distrofia di Duchenne da sempre affligge uomini ed animali incidendo sul tessuto muscolare scheletrico. Le modalità della sua ereditarietà sono state scoperte intorno all’inizio del 20° secolo, quando fu riconosciuto un possibile difetto sul cromosoma X. Solo nel 1986 è stato identificaLa malattia è stata descritta correttamente, to, da Kunkel e coll., il gene per la prima volta, nel 1851, dal medico inresponsabile della malatglese Edward Meryon, ma deve il suo nome tia, il gene della distrofina, al medico francese Duchenne de Boulogne, e poco dopo fu caratterizzache ne illustrò nel 1861, non solo i sintomi, ta la proteina stessa da ma anche la istologia. Hoffman e coll., non codificata e causa di malattia. Anche se questa patologia è presente fin dalla nascita, i sintomi clinici cominciano a manifestarsi intorno ai 2-5 anni di età. La scoliosi si sviluppa nel 90% dei ragazzi che sono totalmente dipendenti da B. Palmieri, V. Sblendorio: Distrofia muscolare di Duchenne: basi razionali e stato dell’arte ausilii motori intorno agli 8-10 anni2,5. Ne consegue un danno permanente all’apparato osteoarticolare e cardio-respiratorio, danno che è causa di morte, intorno al secondo o terzo decennio di vita10. I pazienti con DMD sviluppano quasi invariabilmente una cardiomiopatia dilatativa che compromette ulteriormente il quadro cardiorespiratorio ed è oggi considerata la causa principale di decesso, visti i notevoli progressi nel campo della assistenza ventilatoria. Nella forma Becker, le manifestazioni cliniche sono meno gravi ed hanno esordio più tardivo. Debolezza ed atrofia muscolare compaiono inizialmente nei muscoli del cingolo pelvico e della coscia, con difficoltà a salire le scale e ad alzarsi da terra. Vengono coinvolti i muscoli del cingolo scapolare e degli arti superiori, senza l’interessamento della muscolatura distale. Il coinvolgimento cardiaco è spesso presente con una cardiomiopatia dilatativa simile a quella presente nella forma Duchenne. Un studio del 2005 di Konagaya11 ha valutato l’effetto della IPPV (intermittent positive pressure ventilation) su 157 pazienti con DMD. In 73 di questi si aveva un valore medio di sopravvivenza pari a 31 anni di età, mentre era di 20 anni in 84 pazienti non trattati con IPPV. Questo trattamento cambia le maggiori cause di morte: da 59,5% a 3,5% per attacchi respiratori, da 12,2% a 37,9% per attacchi cardiaci e da 0% a 10,3% per problemi respiratori. Pur palliativa, quindi, la terapia IPPV è significativamente efficace nel prolungare la sopravvivenza dei malati Duchenne e sembra essere anche necessaria per stabilire la strategia di trattamento delle cardiopatie ed altre complicazioni mortali. Oltre alla progressiva degenerazione muscolare, i bambini Duchenne possono mostrare anomalie, però non progressive, al sistema nervoso centrale: il quoziente intellettivo medio è 82: 18 punti al di sotto del valore medio della popolazione sana, mentre il 30% dei pazienti presenta un quoziente al di sotto di 7512. Analisi dettagliate delle funzioni cognitive indicano che, per prima, è affetta l’intelligenza verbale, mentre gli altri processi cognitivi restano relativamente integri13. Molti pazienti con distrofia di Duchenne (80%) hanno anche una atipica elettroretinografia (misurazione dei cambiamenti del potenziale elettrico attraverso la retina che derivano da uno stimolo visivo): una porzione cospicua dell’ elettroretinogramma normale, l’onda b, è addirittura assente14. Contrariamente ai cambiamenti patologici che si verificano nel muscolo scheletrico (degenerazione muscolare progressiva), la mancanza della distrofina nel cervello e nella retina non provoca difetti morfologici evidenti: infatti, il fenotipo del sistema nervoso centrale non è progressivo. Le basi Sebbene siano trascorsi venti anni dall’identificazione del difetto molecolare, causa della patologia in esame, a tutt’oggi non esiste ancora nessuna cura efficace per ridurre drasticamente la progressione della malattia. 443 patogenetiche dell’interessamento nervoso non sono ancora completamente chiarite. La mancanza di un efficace regime terapeutico può essere spiegato dalle difficoltà intrinseche della terapia genica convenzionale che è basata sulla sostituzione o riparazione del gene mutato. Occorre tenere conto anche della natura multifattoriale dei sintomi, che vanno dalla degenerazione delle fibre muscolari alla risposta immunitaria dannosa. Nell’insieme, questi diversi problemi e difficoltà ritardano lo sviluppo di terapie il cui scopo sia la correzione del difetto molecolare o la promozione della sopravvivenza delle cellule muscolari. Nella successiva rassegna (cfr., in questo stesso fascicolo, le pagine 448-458) focalizzeremo l’attenzione su diverse strategie terapeutiche che sono, tutt’ora, oggetto di intenso studio. Distrofina: genetica e fisiopatologia IL GENE DELLA DISTROFINA Il gene della distrofina, dys, è stato identificato nel 1986 da Kunkel sul braccio corto del cromosoma X15 e la sua struttura è stata chiarita poco dopo. Con 2,6 milioni di basi, esso è uno dei più grandi geni mai scoperti: se venisse disteso sarebbe lungo ben 0.84 mm! Solo lo 0,5% delle coppie di basi, 13.973 nucleotidi, appartengono ai 79 esoni del gene. La trascrizione dell’informazione genetica del gene della distrofina nell’mRNA è sotto il controllo di almeno 5 promotori ed il prodotto principale è la distrofina intera, una proteina molto lunga a forma di corda che consiste di 3685 aminoacidi16,17. Essa ha un peso molecolare di 427 kDa, lunga 125 nm; è determinante per la stabilità meccanica della membrana durante la contrazione muscolare e, a dispetto della sua importanza, solo lo 0,002% del peso delle proteine muscolari è costituito da distrofina, circa 20 mg per kg di muscolo. È composta da quattro regioni: N-terminale, quella “cystein-rich”, la C-terminale e la parte centrale o dominio rod (figura 1). Figura 1. Struttura della proteina distrofina. 444 Recenti Progressi in Medicina, 97, 9, 2006 La distrofina è il componente centrale di un complesso di proteine separate, che sono identificate come proteine associate alla distrofina (DGC). Questo gruppo include l’actina del citoscheletro, il distroglicano (proteina integrale di membrana), le sintrofine, le distrobrevine e l’αcatulina.18 L’actina è associata con la sua estremità N-terminale alla distrofina, in una regione composta da due domini omologhi della calponina19- 21 mentre tutte le altre proteine si legano alla regione C-terminale della distrofina. Il β-distroglicano si lega ad una regione della distrofina ricca di cisteine che contiene un dominio WW e due motivi a mano EF 22,23 (figura 2). Figura 3. Interazione della distrofina con il citoscheletro e la matrice extracellulare. Figura 2. Motivi strutturali della distrofina che interagiscono con il β-distroglicano. Inoltre, per collegare la distrofina alla faccia citosolica della membrana plasmatica, il β-distroglicano, a sua volta, è associato alla proteina extracellulare α-distroglicano, che a sua volta è connesso alla laminina nella matrice extra-cellulare (ECM)24-26. Quindi, mediante l’associazione con l’actina ed il distroglicano, la distrofina funge da ponte tra l’ECM ed il citoscheletro contribuendo così all’integrità strutturale della membrana della cellula muscolare (figura 3). L’importanza di queste associazioni nel sistema nervoso centrale non è chiara perché nessuna cellula nervosa mostra, in assenza di distrofina, un’instabilità della membrana. E questo modello della funzione della distrofina non riesce a spiegare l’elettroretinogramma anomalo e il più basso quoziente intellettivo medio che si riscontrano nei pazienti Duchenne. Le sintrofine e le distrobrevine sono due famiglie proteiche che costituiscono il secondo complesso associato con l’estremità C-terminale della distrofina. Esse, all’inizio, furono identificate come proteine connesse alla membrana post-sinaptica dell’organo elettrico della “Torpedo californica” e successivamente associate alla distrofina27-29. Le distrobrevine (α1, α2, α3 e β) sono omologhe della distrofina e contengono due motivi strutturali di avvolgimento a spirale che legano i motivi corrispondenti della distrofina30. La distrobrevina e la distrofina contengono una regione capace di interagire con almeno due sintrofine: nella distrofina questo sito corrisponde alla porzione della proteina codificata dagli esoni 71-7431,32. Le sintrofine (α1, β1, β2, γ1 e γ2) sono interessanti perché contengono un dominio PDZ che recluta diverse molecole segnale sul complesso della distrofina: canali per il sodio del muscolo scheletrico e cardiaco adulto, le chinasi serina/treonina associate al microtubulo (MAST205 e SAST) e la sintasi dell’ossido nitrico neuronale (nNOS)33-36. Interessante è che le varie molecole segnale non si legano a tutte le isoforme: i canali per il sodio interagiscono con tutte, mentre le chinasi solo con l’isoforma β2 ed nNOS con α1. Tutto ciò suggerisce che queste proteine svolgano ruoli differenziati e possano conferire funzioni uniche al complesso, a seconda delle specializzazioni della membrana. Questo è evidente a livello della giunzione neuromuscolare, dove l’assenza dell’α-sintrofina porta a sinapsi neuro-muscolari strutturalmente aberranti. I topi knockout per l’α-sintrofina non presentano un fenotipo distrofico ma hanno membrane post-sinaptiche modificate con livelli molto ridotti di recettori dell’acetilcolina e pieghe post-giunzionali modificate.37 Inoltre, nNOS è assente nel sarcolemma. Queste scoperte supportano l’ipotesi che le sintrofine siano adattatori molecolari che reclutano proteine segnale al complesso della distrofina.38 L’α-catulina si lega alla porzione idrofobica Cterminale della distrofina che deriva da uno splicing alternativo dell’esone 78 39. Essa contiene una regione di forte omologia con l’α-catenina e la vinculina, proteine che sono entrambe coinvolte nell’interazione tra l’ambiente citoplasmatico e quello extracellulare, e che è coinvolta direttamente nel posizionare i recettori sulla membrana. B. Palmieri, V. Sblendorio: Distrofia muscolare di Duchenne: basi razionali e stato dell’arte Alternativamente, l’α-catulina potrebbe svolgere un ruolo nell’organizzare l’architettura della membrana mediante l’associazione con recettori legati ad elementi strutturali al di fuori della cellula, segnalando perciò la presenza di segnali extracellulari. Queste osservazioni suggeriscono che il C-terminale della distrofina svolga un ruolo di primo piano nel collegare tutto il complesso allo spazio extracellulare, oltre che a una molto probabile funzione di signalling. La sintasi dell’ossido nitrico neuronale (NOS) è ancorata normalmente al sarcolemma attraverso un’associazione diretta con la sintrofina ma è dislocata, in quantità ridotta, all’interno della fibra muscolare nei pazienti Duchenne e nei topi mdx e addirittura il prodotto di questo enzima, l’ossido nitrico, un gas biologicamente attivo, non riesce a svolgere le sue molteplici funzioni33, 40. Tali scoperte fanno ipotizzare che la dislocazione di nNOS potrebbe dare tossicità da radicali liberi contribuendo a causare le tipiche caratteristiche patologiche del muscolo distrofico, anche se non può essere la sola spiegazione per il fenotipo osservato, dal momento che i topi in cui è assente nNOS non presentano questo fenotipo41-43. 445 trascritti addizionali attraverso almeno altri sei promotori alternativi. Ciascuno dei trascritti è espresso durante lo sviluppo ed in maniera tessuto-specifica: il risultato è l’espressione delle molteplici isoforme della distrofina (Dp) che, in base al loro peso molecolare, sono indicate come: Dp427 muscolare, Dp427 cerebrale, Dp427 delle cellule del Purkinije, Dp260, Dp140, Dp116 e Dp71 51. Lo splicing alternativo degli esoni 71-74 e 78 incrementa la diversità dei trascritti: quello tra gli esoni 71 e 74 regola le interazioni con le sintrofine; questi esoni possono essere uniti singolarmente oppure in combinazioni diverse, generando una serie di varianti. L’eliminazione degli esoni 73 e 74 in ognuno di questi trascritti produce una proteina funzionale che però manca dei siti di legame alla sintrofina43,52. Lo splicing dell’esone 78 porta alla sostituzione degli ultimi 13 aa della regione C-terminale, per lo più idrofilia, con 31 aa idrofobici e questo processo è regolato durante lo sviluppo ed in modo tessuto-specifico 53. La variante di splicing idrofobica è abbondante nella corteccia cerebrale e nella retina: essa serve a regolare il legame della distrofina all’α-catulina ed alle sue proteine associate e la sequenza idrofobica presenta un 80% di identità tra l’uomo ed il pesce cane54. DISTROFINA E SISTEMA NERVOSO CENTRALE Il ruolo della distrofina nel posizionare i recettori e i canali è importante a livello delle sinapsi: la maggior parte dei lavori sulla struttura e funzione delle sinapsi si basano sulla giunzione neuro-muscolare44,45. A livello di questo contatto specializzato nervo-muscolo, la distrofina è posizionata nelle depressioni delle pieghe giunzionali a livello delle faccia post-sinaptica46,47. Attraverso l’associazione con il suo esteso complesso di proteine, essa svolge un ruolo strutturale e di segnalazione. Si sa poco riguardo alle sinapsi interneuronali: l’identificazione di proteine come la β-distrobrevina e la isoforma al 3’ della distrofina il Dp260, entrambi membri del complesso della distrofina che non sono espressi nel muscolo ma sono presenti in quantità elevata nei neuroni, fornisce la prova della formazione di complessi unici a livello delle sinapsi del sistema nervoso centrale48-50. Conclusioni La grande quantità di dati raccolti in 19 anni, da quando è stato identificato il gene responsabile della DMD, ha portato a due importanti conclusioni. • In primo luogo, non è ancora del tutto chiara la funzione della distrofina ed inoltre questa proteina non funge solo da supporto della membrana muscolare durante lo stiramento e la contrazione, come originariamente si credeva. La diversità delle isoforme strutturali della distrofina indica che essa è capace di generare una vasta gamma di complessi proteici che differiscono nella loro composizione e conseguentemente nella funzione in tessuti diversi. • Infine, la capacità di reclutare molecole-segnale diverse, a seconda della specifica isoforma, può ulteriormente differenziare le funzioni dei vari complessi. DISTROFINE DIFFERENTI Il gene della distrofia muscolare di Duchenne, è di circa 2,3 Mb di lunghezza, 2,2 milioni di paia di basi, e contiene 79 esoni (0,6% del gene). Nel muscolo scheletrico normale maturo, tutti questi esoni producono un trascritto di 14 Kb, che codifica per la proteina distrofina completa, di 427 kDa che corrispondono a 3.685 aminoacidi (aa). Oltre al principale promotore muscolare che guida la trascrizione, il gene della DMD genera altri Lo sforzo dei ricercatori nel comprendere le basi molecolari della distrofia muscolare di Duchenne ha come fine ultimo quello di sviluppare trattamenti efficaci per questa malattia e di individuare, quindi, le prospettive di una possibile cura. 446 Recenti Progressi in Medicina, 97, 9, 2006 Bibliografia 1. Emery AE. Population frequencies of inherited neuromuscular diseases. A world survey. Neuromuscul Disord 1991; 1: 19-29. 2. Brooke MH, Fenichel GM, Griggs RC, et al. Clinical investigation in Duchenne dystrophy: 2: determination of the “power” of therapeutic trials based on the natural hystory. Muscle Nerve 1983; 6: 91-103. 3. DeSilva S, Drachman DB, Mellits D, Kuncl RW. Prednisone treatment in Duchenne muscular dystrophy: long term benefit. Arch Neurol 1987; 44: 818-22. 4. Drachman DB, Toyka KV, Myer E. Prednisone in Duchenne muscular dystrophy. Lancet 1974; 2: 140912. 5. 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Indirizzo per la corrispondenza: Prof. Beniamino Palmieri Università di Modena e Reggio Emilia Ospedale Policlinico Dipartimento Misto di Chirurgia Generale e Specialità Chirurgiche Divisione di Chirurgia I Via del Pozzo, 71 41100 Modena E-mail: [email protected] 447 related proteins at nerve-muscle junctions. Neuroreport 3 1992; 857-60. Sealock R, Butler MH, Kramarcy NR et al. Localization of dystrophin relative to acetylcholine receptor domains in electric tissue and adult and cultured skeletal muscle. J Cell Biol 1991; 113: 1133-44. Blake DJ, Nawrotzki R, Loh NY, Gorecki DC, Davies KE. Beta-dystrobrevin, a member of the dystrophinrelated protein family. PNAS 1998; 95: 241-6. D’Souza VN, Nguyen TM, Morris GE, et al. A novel dystrophin isoform is required for normal retinal electrophisiology. Hum Mol Genet 1995; 4: 837-42. Peters MF, O’Brien KF, Sadoulet-Puccio HM, et al. Beta-dystrobrevin, a new member of the dystrophin family: identification, cloning, and protein associations. 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