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Godzilla nella stanza dei bottoni
Inviato da di Manuela Navacci
Ultimo aggiornamento mercoledì 08 luglio 2015
Appunti semiseri sulle contraddizioni di una medicina sempre più tesa alla soppressione dei segnali dell' organismo,
attraverso deleterie molecole di sintesi, ignorando la.meraviglia della capacità di autoregolazione dell' organismo
Ancora farmaci… che strazio.
Devo ammettere che non ho iniziato l’università per conoscere gli effetti degli antitussivi ad azione centrale, ma
pare sia fondamentale per lavorare nel fitness (bah). Però per forza di cose, per conoscere i farmaci bisogna conoscere i
meccanismi che ci regolano e questo è davvero meraviglioso. Enzimi, neurotrasmettitori, un valzer continuo col mondo
esterno, con quel che facciamo e mangiamo (ma questo è un altro esaltante discorso...).
Nel mio vano tentativo di schematizzare gli effetti di ormoni, neurotrasmettitori, proteine, etc, ho intravisto il complicato
meccanismo dei segnali e risposte che continuamente si alternano dentro di noi, mai lineari, mai univoche, la complicata
rete di feedback e continue regolazioni che ci proteggono dal mondo (tegola a parte) e da noi stessi. Ma chi è il
“buono”, chi il “cattivo”, chi stimola, chi inibisce, per chi dobbiamo fare il tifo, chi va messo
sulla lista nera? Dipende. Dipende da cosa serve in quel momento, come stai, che pensieri hai ! Tutto ciò è tragico se
cerchi di preparare un esame, è esaltante se l’hai già passato (fiu!).
Lucchetta il mostro
Ed ecco che arriva la parte dei farmaci (ahimè); schematizzo (qui si può). Farmaco, azione (disegno enzima, che di solito
è uno mostro dentuto), il mostro è lucchettato, problema risolto. Effetti collaterali (disegno, omino sdraiato, lingua
penzoloni) vomito, acinesia, tremori... secondo in quale area del cervello va a far danni, pardon, ad agire.
In effetti per la maggior parte dei miei omini (quello bipolare, quello depresso con la testa nel secchio) l’acinesia è
un ragionevole prezzo da pagare per togliere la testa dal secchio, mi chiedo però se il “bambino con turbe del
comportamento” (bimbetto su albero che fa segno dell’ombrello) sia della stessa opinione o non rimandi il
litio al mittente. L’idea è che un farmaco sia come Godzilla nella stanza dei bottoni, per quanto provi a schiacciare
solo quel tastino lì, continua a sdraiarne a decine, facendo partire reazioni a catena, (che avranno presumibilmente
bisogno di altri Godzilla per spegnersi) spesso peggiori di quelle per cui è stato liberato. Ma è pur vero che la mia
formazione è davvero agli inizi...
Ma è oppio!
Mi folgora il capitolo sugli oppioidi... endogeni of course. Eccoli li, ogni tanto qualcosa di divertente. Allora, il Grande
Architetto ci ha sparpagliato qui e là (con diabolico acume) cellule che producono sostanze che (cito): controllano il dolore;
evocano effetti gratificanti; controllano la funzione respiratoria; controllano l’assunzione di cibo, non alterano,
controllano; migliorano la risposta allo stress; controllano il sistema immunitario; controllano la funzione gastrointestinale;
controllano in parte il sistema endocrino.
Una farmacia intera insomma, pronta a rispondere (guarda un po’, il Grande Architetto) a stimoli positivi e ad
indurci a ripeterli: geniale, se ti è piaciuto do it again! Peccato che questi stimoli possano anche essere indotti, a
tradimento, per renderci schiavi di sostanze di vario genere, ma si sa, espressa l’endorfina, trovato
l’inganno.
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Vite precedenti
Discorso completamente diverso per la sezione “droghe dimagranti”. Nella mia “vita
precedente” ne ho incontrate parecchie sulla mia strada, prescritte da qualche sventurato medico o dalla
sottoscritta; l’elenco alfabetico è lungo : Amfetamina (ce l’ho), Garnicina Gambogia (ma ciao!), Fucus (ce
l’ho), Sinefrina (ohi, come va?!!), Glucomannano (ecco, qui raggiunsi il massimo del mio candore, chiedendo al
farmacista “ma sia sincero…sta roba funziona?” che domanda...).
Comunque, in questo girone, pardon, sezione non ci sono pupazzini, perché sotto la voce “effetti”
immancabilmente compare “non rilevabili”; ci si chiede come un’industria milionaria possa reggersi
sul non rilevabile. Eppure da decenni milioni di persone seguono un fiume di effetti non rilevabili, eccezion fatta per un
paio di sostanze, che però hanno come effetto collaterale di andare a farti incontrare di persona il Grande
Architetto… ma sarai in splendida forma.
Ricapitolando
Ricapitolando, stiamo dando lustro e valore a sostanze che non mostrano effetti rilevanti (sostanze costose ma
deliziosamente confezionate) e ad altre che ne hanno ma con effetti tossici, e facciamo passare sotto silenzio armi
potentissime a costo zero e a zero effetti collaterali (anzi...). Ad esser maliziosi si potrebbe pensar male... e poi, sarebbe
utile spiegare al farmacista di cui sopra, che, invece di tirar fuori dal cilindro sostanze dai nomi esotici, sarebbe bastato
riequilibrare la chimica interna, smettendo di inquinarla con zuccheri raffinati, e prendendo l’unica medicina
necessaria a noi tutti, ossia l’attività fisica.
“…e l’ultima classe di farmaci antipertensivi è quella degli Ace inibitori, che bloccano il geniale
meccanismo della renina/angiotensina/aldosterone... che poi... se c’è una centralina di controllo così sofisticata
perché la dovrei spegnere non lo capisco” “……ha ragione, ma vada avanti”.
Sì infatti, vado avanti.
Ps
Finisco queste righe…nella sala d’aspetto del mio medico. Mea culpa, ogni tanto anche io ho bisogno di un
farmaco (uno, sempre lo stesso, Luca non leggere) di solito non lo uso, è lì, lo porto in viaggio quando so che vitamine,
integratori e aminoacidi potrebbero non vincere sulla mia stanchezza e stavolta il mio mostro invadente si potrebbe far
vivo. Ma di solito, vinco io. Dicevo, nella sala d’aspetto sento una serie di “…e poi mi da la pasticca
per la pressione e gentilmente se mi segna anche un paio di scatole di antivattelappesca”. Signora sono due etti,
che faccio, lascio?
Manuela Navacci, punto Gift in formazione a Roma, laureanda in Scienze del fitness e collaboratrice della palestra
Genesi.
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