Suppl. MRM GPS 05-09.def:Layout 1 26/10/09 12:47 Pagina 87 october 2009 ) h c r IN iSea ON ED c T S C ( ITI D RA T D E S E D N SES AB E A A D C N P B N A EX /SCIE DATA X XED E E D IN IND ORTS PHIC N P A O ATI ON RE LIOGR T I E C ITATI R BIB C N C IE IE - SC URNAL ELSEV - JO OPUS, - SC ® Infantino A La terapia dell’asma: cosa, quanto, quando, ma soprattutto come Asthma treatment: what, how much, when, and especially how Sanguinetti CM Controllo dell’infiammazione nell’asma: presupposti per un intervento efficace Control of inflammation in asthma: requirements for an effective intervention anno 4 - suppl. 4 - Reg.Trib. Novara n.120 dell’11/11/2005 ISSN 1828-695X Supplement for GPs Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, DCB MILANO vol.4 suppl.4/october 2009:65s-82s Associazione Scientifica Interdisciplinare per lo Studio delle Malattie Respiratorie 4 supplement n. 4 Multidisciplinary Respiratory Medicine volume Suppl. MRM GPS 05-09.def:Layout 1 26/10/09 12:47 Pagina 264 MULTIDISCIPLINARY RESPIRATORY MEDICINE Associazione Scientifica Interdisciplinare per lo Studio delle Malattie Respiratorie Multidisciplinary Respiratory Medicine Multidisciplinary Respiratory Medicine (MRM) è la rivista scientifica bimestrale di AIMAR (Associazione Scientifica Interdisciplinare per lo Studio delle Malattie Respiratorie), pubblicata da Novamedia srl. La rivista pubblica, in lingua italiana e inglese, articoli originali, nuovi approcci metodologici, review, opinioni, editoriali, stati dell'arte, casi clinici, documenti di consenso e atti di congresso di pertinenza alla Medicina Respiratoria. Novamedia srl detiene i diritti di autore degli articoli pubblicati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fotocopiata o riprodotta senza l'autorizzazione dell'Editore. Registrazione presso il Tribunale di Novara n. 120/05 dell'11/11/05. Direttore Responsabile: Claudio M. Sanguinetti, Roma. Finito di stampare nel mese di ottobre 2009. Spedizione in abbonamento postale comma 20, articolo 2, legge 662/96. Abbonamento annuo (6 numeri più eventuali supplementi) € 90,00. Per i soci AIMAR l'abbonamento è compreso nella quota d'iscrizione all'Associazione. Gli interessati possono rivolgersi all'editore Novamedia, tel. 0322 846549, [email protected]. Pubblicità: per le quotazioni riferire a Novamedia srl. 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La rivista è disponibile on-line per gli abbonati ed i soci AIMAR sul sito www.aimarnet.it con accesso mediante username e password. Multidisciplinary Respiratory Medicine è indicizzato (con accesso agli abstract) in Science Citation Index Expanded (SciSearch®) e Journal Citation Reports/Science Edition a iniziare dal vol. 2(1) 2007 e in Scopus, Elsevier Bibliographic Databases. Multidisciplinary Respiratory Medicine (MRM), the offical scientific journal of AIMAR (Interdisciplinary Association for Research in Lung Disease), is published bimonthly by Novamedia srl. It publishes - in Italian and English - original articles, new methodological approaches, reviews, points of view, editorials, states of the art, case reports, position papers and congress proceedings in all areas related to Respiratory Medicine. Novamedia srl holds the copyright of articles published. No part of this publication can be photocopied or reproduced without the Editors' permission. Registered at the Court of Novara n. 120/05 on 11/11/05. Chief Director: Claudio M. Sanguinetti, Rome. Printing completed in the month of October 2009. Delivery through postal subscription, clause 20, article 2, law 662/96. Annual subscription rate (6 issues plus eventual supplements) € 90.00. For AIMAR members subscription to the journal is included in the membership dues of the Association. For further information, contact the publisher Novamedia, tel. 0322 846549, [email protected]. Publicity: for quotes, contact Novamedia srl. The Editor reserves the right to accept or not proposals for advertising. Information to the Reader Notification in accordance with art. 13, legislative decree 196/2003. Subscribers' information is utilized, also in electronic mode, for the purpose of journal delivery as required and for related activities. Data treatment is owned by Novamedia srl, Via Cavigioli 10, 28021 Borgomanero NO. 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MRM GPS 05-09.def:Layout 1 26/10/09 12:47 Pagina 37 MULTIDISCIPLINARY RESPIRATORY MEDICINE OFFICIAL SCIENTIFIC JOURNAL OF AIMAR SUPPLEMENT FOR GPs This supplement is dedicated to general practitioners, and is published in several annual installments. It is focused on clinical problems in Respiratory Medicine, following the journal's usual Scientific approach, and has the aim to provide GPs with information on the latest advances in Respiratory Medicine, at both national and international level, that have a direct impact on clinical practice. Editors Fernando De Benedetto, Chieti Claudio F. Donner, Borgomanero (NO) Claudio M. Sanguinetti, Roma Managing Editor Gianfranco Sevieri, Viareggio (LU) Editorial Office Manager Stefano Nardini, Vittorio Veneto (TV) Editorial Board Coordinator: Mario Polverino, Cava de' Tirreni (SA) Sabina Antoniu, Iasi, Romania Germano Bettoncelli, Brescia Alberto Braghiroli, Veruno (NO) Mauro Carone, Cassano Murge (BA) Lucio Casali, Terni Fiorenzo Corti, Milano Claudio Cricelli, Firenze Roberto Dal Negro, Bussolengo (VR) Antonio Infantino, Casamassima (BA) Francesco Ioli, Veruno (NO) Santi Inferrera, Messina Giovanni Invernizzi, Sondrio Giovanni Paolo Ligia, Cagliari Rasmi Magadle, Baka El-Garbia, Israel Franco Bruno Novelletto, Padova Italo Paolini, Arquata del Tronto (AP) Nicolò Seminara, Treviso Patrizio Soverina, Napoli Roberto Torchio, Torino Marzio Uberti, Torino Domenico Viggiano, Cava de' Tirreni (SA) Legal Representative Claudio M. Sanguinetti, Roma Editorial Office Novamedia s.r.l. Via Monsignor Cavigioli 10, 28021 Borgomanero (NO) Tel +39 0322 846549 - Fax +39 0322 843222 Lilia Giannini [email protected] Elisa Rossi [email protected] Editorial Supervision Rosemary Allpress, Alberto Braghiroli [email protected] Marketing & Advertising Gaudenzio Nidasio Tel +39 346 6964117 [email protected] Associazione Scientifica Interdisciplinare per lo Studio delle Malattie Respiratorie Multidisciplinary Respiratory Medicine Suppl. MRM GPS 05-09.def:Layout 1 26/10/09 12:47 Pagina 38 Suppl. MRM GPS 05-09.def:Layout 1 26/10/09 12:47 Pagina 39 La terapia dell’asma: cosa, quanto, quando, ma soprattutto come Asthma treatment: what, how much, when, and especially how 69s Antonio Infantino Rassegna / Review Controllo dell’infiammazione nell’asma: presupposti per un intervento efficace Control of inflammation in asthma: requirements for an effective intervention Claudio M. Sanguinetti 72s INDICE / INDEX Editoriale / Editorial Suppl. MRM GPS 05-09.def:Layout 1 26/10/09 12:47 Pagina 681 68s MRM Suppl. MRM GPS 05-09.def:Layout 1 26/10/09 12:47 Pagina 69 Editoriale / Editorial La terapia dell’asma: cosa, quanto, quando, ma soprattutto come Asthma treatment: what, how much, when, and especially how Antonio Infantino AIMEF – Associazione Italiana Medici di Famiglia, Responsabile Nazionale Dipartimento di Pneumologia Nel corso degli anni le conoscenze della medicina sulle malattie si evolvono di pari passo con la scoperta di nuovi fattori etiologici, di nuovi meccanismi patogenetici, di ulteriori strumenti o metodiche diagnostiche e fortunatamente anche di nuovi farmaci e strategie terapeutiche o gestionali che sostituiscono o si aggiungono a quanto fino a quel punto conosciuto. Parallelamente a questo complesso e articolato processo, che in una parola si potrebbe definire come “ricerca clinica”, le malattie modificano il loro impatto sulla salute e sulla qualità di vita di chi ne è affetto grazie ad un miglioramento globale della prognosi e spesso dell’incidenza, lì dove dai risultati della ricerca scaturiscano o sia possibile affinare anche le strategie di prevenzione. Naturalmente i progressi della medicina non sono purtroppo così scontati e pieni in ogni caso, e questo è particolarmente vero nell’ambito delle malattie croniche dell’apparato respiratorio, dove la BPCO risulta ancora essere una patologia in forte aumento così come la sua mortalità prevista nel prossimo decennio, o l’asma, malattia che negli ultimi 15-20 anni è profondamente mutata, dimostrando un andamento meno aggressivo, pur a fronte di un netto aumento della sua incidenza e prevalenza. Chi di noi ha studiato l’asma bronchiale da studente sul Teodori alla fine degli anni Settanta, ricorderà che la sua espressione clinica era essenzialmente messa in relazione alle modificazioni funzionali dei bronchi e quindi al broncospasmo come sintomo, e che il suo approccio terapeutico era prevalentemente basato sull’uso dei broncodilatatori betaadrenergici per uso topico (BA) pressocché solo di tipo short-acting (SABA). Successivamente l’attenzione si è focalizzata sulla natura infiammatoria della malattia, sulla sua cellularità, sulle sedi dell’infiammazione localizzata tanto nelle grandi quanto nelle piccole vie aeree e sull’uso dei farmaci antinfiammatori corticosteroidei per uso topico (ICS) che hanno cominciato ad affiancare i broncodilatatori inalatori nell’armamentario terapeutico a disposizione, divenendone presto il cardine. Ma come con il solo uso dei broncodilatatori shorte/o long-acting (LABA) la malattia non è risultata mai sufficientemente controllata, anche l’impiego degli ICS nella sola fase di esacerbazione dei sintomi non ha portato ad un controllo della malattia soddisfacente. L’approfondimento di questo aspetto ha quindi portato a definire il concetto di cronicità dell’infiammazione, presente nell’epitelio bronchiale anche quando la malattia appariva asintomatica, e pertanto all’introduzione dell’uso degli ICS a lungo termine e per mesi, non già per settimane. La necessità della somministrazione precoce e a lungo termine degli ICS nella terapia dell’asma, più o meno associata ai BA, ha avuto il suo riconoscimento scientifico grazie alla evidenza che la flogosi bronchiale, persistente perché non opportunamente trattata per dosi di farmaco e per tempi di terapia, portava al “rimodellamento” delle vie aeree, altra pietra miliare nella conoscenza di questa insidiosa patologia. Il rimodellamento della parete bronchiale, quell’insieme di alterazioni strutturali del bronco, fra le quali spicca la fibrosi sottoepiteliale per la sua correlazione diretta con la gravità della malattia, una volta instauratasi rende irreversibile il ripristino del normale calibro dei bronchi e della loro funzione, ed è quindi condizione da prevenire e curare adeguatamente. Ma anche questo concetto + Antonio Infantino Via P. Tibaldi 1, 70010 Casamassima (BA), Italia email: [email protected] Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009;4(suppl.4):69s-71s MRM 69s Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009;4(suppl.4):69s-71s Suppl. MRM GPS 05-09.def:Layout 1 26/10/09 12:47 Pagina 70 70 MRM ha impiegato diversi anni per essere metabolizzato dalla classe medica e forse non lo è ancora del tutto. Da qualche anno gli studiosi dell’asma verificano ancora che, nonostante l’implementazione delle linee guida e la disponibilità di farmaci di provata efficacia, molti pazienti stentano ancora a tenere sotto controllo la loro malattia, e l’attenzione della comunità scientifica si è pertanto concentrata nel cercare di comprendere quali altre ragioni potessero ancora essere alla base dello scarso controllo dell’asma per un ancora troppo ampio numero di pazienti. Un’attenta e ordinata analisi di questi aspetti e delle loro soluzioni è riportata in un recente articolo [1] frutto di una ricerca eseguita da un gruppo collaborativo internazionale, sotto l’egida dell’IPCRG (International Primary Care Respiratory Group) nel setting delle cure primarie, e cioè proprio in quel contesto dove l’asma viene principalmente gestita, partendo dal presupposto che il controllo dell’asma rimane un obiettivo sfuggente per la maggioranza degli asmatici nel mondo, nonostante i progressi. Fra le cause alla base dello scarso controllo gli autori hanno individuato l’errata diagnosi, il fumo di sigaretta, la comorbilità con la rinite, la variabilità di risposta ai farmaci legata a fattori individuali, la cattiva tecnica di inalazione ed infine la scarsa aderenza al trattamento da parte dei pazienti. A mio avviso queste due ultime cause rappresentano, se ben affrontate e risolte, l’ennesimo passo epocale nel trattamento di questa malattia dopo quelli che hanno rappresentato i principali momenti evolutivi nella gestione dell’asma nell’ultimo ventennio, quali la definizione della sua natura infiammatoria cronica, del rimodellamento bronchiale come causa di aggravamento ed irreversibilità, e la terapia di prima scelta a lungo termine con i corticosteroidi inalatori fin dalle fasi precoci della malattia associati ai LABA negli stadi medio-avanzati. C’è grande fermento infatti nella comunità scientifica internazionale su questi temi che in qualche modo coincidono visto che non utilizzare in maniera appropriata un device equivale, per quanto non intenzionalmente, a non aderire allo schema terapeutico. Certo le cause di non aderenza sono molte e spesso complesse, atteso che esse possano essere anche intenzionali come nel caso dell’abbandono o della riduzione della terapia per paura degli effetti collaterali dei farmaci, steroidei in particolare, sottostimando il paziente la necessità di una terapia quotidiana e prolungata nel tempo a fronte di una sintomatologia che appare spesso episodica e che altrettanto spesso il paziente si abitua anche a tollerare. Ma le problematiche collegate al corretto impiego degli inalatori sono il punto chiave della questione, tanto da assurgere ad una importanza almeno pari a quella della scelta dei farmaci che essi veicolano [2] visto che, per di più, non c’è far- maco inalatorio meno attivo di quello che non viene inalato! Quante volte chiediamo ai nostri pazienti se hanno assunto nella giornata il numero di compresse o di bustine da noi prescritto? Spessissimo. Ma non ci sogniamo neanche di chiedere loro se hanno assunto le compresse o le bustine per via orale perché è talmente ovvio oltre che semplice. Ma pensate per assurdo se il paziente anziché ingerire la compressa la inalasse o anziché praticare un farmaco per via intramuscolare se lo frizionasse sulla pelle, eccetera… di fatto non praticherebbe alcuna terapia! Quindi non è importante solo cosa, quanto e quando, ma è fondamentale il come la terapia viene praticata. E questo è quanto mai vero per la terapia delle malattie ostruttive dell’apparato respiratorio come l’asma o la BPCO, dove si può dire che quasi la totalità dei farmaci di prima scelta viene somministrata per via inalatoria. Come “per la compressa inalata”, deglutire il farmaco anziché inalarlo equivale a far male la terapia fino al paradosso di non farla per niente, lasciando la malattia al suo destino, e non accertarsi ad ogni visita di controllo della corretta tecnica di inalazione è un comportamento almeno colposo per il medico. Oggi il medico ha a sua disposizione un gran numero di device con i quali impostare la terapia [2], dando per scontata la corretta scelta dei farmaci contenuti, siano essi sotto forma di polveri secche oppure in forma gassosa all’interno di bombolette pressurizzate. Ognuno di loro, piccoli gioielli di tecnologia, ha caratteristiche che meglio si adattano ad un paziente piuttosto che ad un altro, caratteristiche sempre studiate a monte dall’ingegneria biomedica sulla base delle complesse interazioni fra la fisica degli aerosol, le caratteristiche del farmaco e le peculiarità del paziente (età, grado di istruzione, stadio della malattia, pattern respiratorio, eccetera), perseguendo la miglior resa terapeutica attraverso una minor velocità del flusso di farmaco all’inalazione, di una minor necessità di coordinazione manorespiro, di una maggiore omogeneità e minore dimensione delle particelle aerosolizzate e della possibilità di aggredire anche la flogosi delle vie aeree più periferiche, come nel caso degli ultimi nati, i PDI realizzati con la sofisticata Tecnologia Modulite. L’educazione all’uso degli inalatori è fondamentale fin dalla prima prescrizione visto che solo il 50% dei pazienti finisce per usarli correttamente [3], ma è altresì importante che sia il medico a scegliere il tipo di inalatore che ritiene adatto per quel determinato paziente mettendolo così nelle migliori condizioni di aderire quanto più possibile alle sue prescrizioni e rendendo così efficace qualsiasi tipo di device [4,5]. Questi aspetti devono essere particolarmente curati nel setting della medicina di famiglia dove il numero dei pazienti con asma ben controllato si riduce alla metà rispetto al numero dei pazienti trattati dagli specialisti [6]. Suppl. MRM GPS 05-09.def:Layout 1 26/10/09 12:47 Pagina 71 1. Haughney J, Price D, Kaplan A, Chrystyn H, Horne R, May N, Moffat M, Versnel J, Shanahan ER, Hillyer EV, Tunsäter A, Bjermer L. Achieving asthma control in practice: understanding the reasons for poor control. Respir Med 2008;102:1681-1693. 2. Lavorini F, Corbetta L. Achieving asthma control: the key role of inhalers. Breathe 2008;5:121-131. 3. Rönmark E, Jögi R, Lindqvist A, Haugen T, Meren M, Loit HM, Sairanen U, Sandahl A, Lundbäck B. Correct use of three powder inhalers: comparison between Diskus, Turbuhaler, and Easyhaler. J Asthma 2005;42:173-178. 4. Brocklebank D, Ram F, Wright J, Barry P, Cates C, Davies L, Douglas G, Muers M, Smith D, White J. Comparison of the effectiveness of inhaler devices in asthma and chronic obstructive airways disease: a systematic review of the literature. Health Technol Assess 2001;5:1-149. 5. Dolovich MB, Ahrens RC, Hess DR, Anderson P, Dhand R, Rau JL, Smaldone GC, Guyatt G; American College of Chest Physicians; American College of Asthma, Allergy, and Immunology. Device selection and outcomes of aerosol therapy: Evidence-based guidelines: American College of Chest Physicians/American College of Asthma, Allergy, and Immunology. Chest 2005,127:335-371. 6. Crompton GK. Inhaler technique blind spot. Eur Respir J 2006;27:1070-1071. A Infantino Editoriale - Editorial Bibliografia MRM 71 Suppl. MRM GPS 05-09.def:Layout 1 26/10/09 12:47 Pagina 72 Rassegna / Review Controllo dell’infiammazione nell’asma: presupposti per un intervento efficace Control of inflammation in asthma: requirements for an effective intervention Claudio M. Sanguinetti UOC di Pneumologia, AO San Filippo Neri, Roma RIASSUNTO L’asma è una malattia infiammatoria che interessa sia le grandi che le piccole vie aeree (cioè i bronchioli con diametro interno compreso fra 0,5 e 2 mm). L’infiammazione, specie se lasciata incontrollata, può determinare un rimodellamento strutturale delle vie aeree che è alla base della sintomatologia cronica, dell’iperreattività bronchiale e delle alterazioni funzionali respiratorie di tipo ostruttivo. I farmaci che controllano l’infiammazione e migliorano la pervietà delle vie aeree sono fondamentali per il controllo della malattia e debbono poter raggiungere tutti i siti di alterazione patologica. Rispetto agli inalatori spray predosati (pMDI) classici con clorofluorocarburi (CFC) come propellente, i nuovi pMDI con idrofluoroalcani (HFA) e la tecnologia di erogazione Modulite® consentono l’erogazione di particelle più fini che possono raggiungere anche le piccole vie aeree, permettendo un controllo globale della flogosi asmatica. Parole chiave: Asma, broncodilatatori, corticosteroidi, HFA, infiammazione, piccole vie aeree, rimodellamento, tecnologia Modulite®. ABSTRACT Asthma is an inflammatory disease affecting both large and small airways (bronchioles with an internal diameter of 0.5-2 mm). The inflammation, especially when uncontrolled, may cause an airways remodelling which is the basis of chronic symptoms, hyperreactivity, and obstructive alterations in respiratory function tests. Drugs able to attenuate the inflammation and improve airway patency are fundamental for controlling the disease, and they should reach all sites of pathologic derangement. Compared to classic chlorofluorocarbon (CFC)-propelled metered dose inhalers (pMDIs), the new hydrofluoroalkane (HFA)-pMDIs and the Modulite® technology deliver extrafine particles that can also reach the small airways enabling a global control of the asthmatic syndrome. Keywords: Asthma, bronchodilators, corticosteroids, HFA, inflammation, Modulite® technology, remodeling, small airways. Asma, malattia infiammatoria cronica L’asma è una malattia cronica particolarmente diffusa in tutto il mondo e in Italia la sua prevalenza è del 3-5% negli adulti e del 10% nei bambini, con costi sanitari e sociali alquanto rilevanti. La definizione corrente di questa malattia precisa che l’asma è una condizione infiammatoria cronica delle vie aeree cui partecipano molti tipi cellulari, che si associa a iperresponsività delle vie aeree e che porta a episodi ricorrenti di respiro sibilante, dispnea, costrizione toracica e tosse, particolarmente di notte o nelle prime ore del mattino. Tali episodi sono generalmente associati ad una diffusa, ma variabile bronco-ostruzione, che spesso regredisce sia spontaneamente che in seguito al trattamento [1]. La scoperta ormai non più recente [2] che l’esposizione a fattori irritanti può determinare alterazioni infiammatorie e funzionali delle vie aeree, correlando la flogosi alla reattività bronchiale e alle espressioni sintomatologiche, ha confermato il concetto di asma come caratterizzata da una risposta infiammatoria del tutto particolare delle vie aeree [3]. Si è quindi aperta la strada a innumerevoli studi che hanno avuto come obiettivo non solo quello di caratterizzare meglio la flogosi stessa, per poterne definire le sedi prevalenti [4,5] e gli specifici costituenti cito-umorali [6-8], ma anche per associarne le peculiari caratteristiche con le più frequenti + Claudio M. Sanguinetti UOC di Pneumologia, AO San Filippo Neri Via Martinotti 20, 00135 Roma, Italia email: [email protected] Data di arrivo del testo: 24/06/09 – Accettato per la pubblicazione: 27/07/2009 Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009;4(suppl.4):72s-82s 72s MRM Suppl. MRM GPS 05-09.def:Layout 1 26/10/09 12:47 Pagina 73 di un aumentato numero di eosinofili sia nel sangue che nelle secrezioni delle vie respiratorie ed è stata osservata una correlazione diretta fra quantità di tali cellule e gravità della malattia [6,18]. Tuttavia esistono dei fenotipi, spesso con espressione clinica di maggiore gravità, ma pure di entità più lieve, in cui non si osserva aumento degli eosinofili, a riprova dell’esistenza di una pluralità di fenotipi diversi ricompresi sotto l’ampio ombrello della sindrome asmatica [19,20]. È inoltre importante sottolineare che nel fenotipo con evidente incremento degli eosinofili le alterazioni strutturali dell’albero respiratorio sono sempre presenti e molto più marcate. Le mastcellule sono gli elementi cellulari critici della reazione asmatica immediata conseguente al contatto con l’allergene, specie quei tipi cellulari che si trovano più superficialmente nella mucosa bronchiale, mentre quelli situati più profondamente nella parete bronchiale e anche nei bronchioli più periferici avrebbero una maggiore responsabilità nel mantenimento di una infiammazione cronica, partecipando al processo di rimodellamento strutturale tramite la stimolazione della fibrogenesi e dell’ipertrofia del muscolo liscio delle vie aeree [2123]. Una volta attivate, le mastcellule rilasciano mediatori preformati come l’istamina, la triptasi e altre proteasi, eparina e alcune citochine, come pure elementi di nuova formazione come la prostaglandina D2, il trombossano A2 e i cisteinil-leucotrieni C4 e D4, che esercitano tutti un potente stimolo alla contrazione del muscolo liscio bronchiale e alla permeabilità microvascolare [12,21]. Nell’asma cronico particolare rilievo hanno anche i monociti e i macrofagi, che sono una fonte di cisteinil-leucotrieni, di radicali ossidanti e di vari enzimi, contribuendo in maniera attiva al rimodellamento delle vie aeree. Il ruolo dei granulociti basofili nella patogenesi dell’asma non è ancora completamente chiarito [12]. La presenza di granulociti neutrofili è molto frequente nelle secrezioni bronchiali di pazienti con asma, soprattutto quando la malattia abbia una maggiore gravità [24] e sia presente un elevato grado di ostruzione bronchiale [25], quasi a significare un possibile rapporto consequenziale fra neutrofilia delle vie aeree e bronco-ostruzione cronica [10]. Il contenuto di neutrofili e di loro prodotti nelle secrezioni delle vie aeree è apparso aumentato anche nelle riacutizzazioni gravi di asma, sia che esse siano precedute da una flogosi delle alte vie aeree [26], sia in assenza di evidenti fattori scatenanti di tipo infettivo [27]. Il substrato immunoallergico dell’asma non allergico è assimilabile a quello delle forme allergiche, anche se con variazioni relative alla composizione cellulare della flogosi [12,28]. Diversi marker di infiammazione bronchiale evidenziabili nell’espettorato indotto, e in particolare il livello di eosinofili e dei loro mediatori, sono stati correlati con i dati clinici e funzionali nell’asma, ma i risultati non sono apparsi univoci [29-31]. Il processo di conoscenza dei meccanismi immunopatologici e dello spettro dei fenotipi dell’asma è CM Sanguinetti Controllo dell’infiammazione nell’asma - Control of inflammation in asthma espressioni cliniche, in modo da determinare quali apporti farmacologici siano maggiormente adatti a ottenere il controllo della malattia, che è l’obiettivo cardine della terapia dell’asma. Questi studi hanno anche evidenziato come l’infiammazione delle vie aeree e il loro conseguente rimodellamento siano presenti in tutte le fasi di malattia e anche nelle forme lievi di asma [9]. La definizione di asma bronchiale sopra riportata, cioè quella che si legge nelle linee guida internazionali e nazionali, esprime una visione piuttosto unitaria della malattia, mentre si va sempre più affermando, sulla base di numerose dimostrazioni, il concetto di asma come malattia eterogenea, che comprende fenotipi diversi per base genetica, meccanismi patogenetici, espressione clinica e risposta alla terapia. Questo rappresenta anche lo stimolo per uno sforzo a comprendere meglio e più compiutamente i vari tipi clinici e molecolari dell’asma, così che i singoli pazienti o gruppi di pazienti possano ricevere il trattamento più adatto alle loro caratteristiche [10]. L’infiammazione nell’asma è un processo multicellulare che coinvolge eosinofili, neutrofili, T-linfociti, mastociti e altri tipi cellulari [11] e tale processo sembra inizialmente confinato alle vie aeree di conduzione, estendendosi poi nel suo decorso anche a distretti più periferici [12]. Numerosi studi hanno dimostrato che le cellule T del tipo CD4+ hanno un ruolo centrale in questo contesto, specialmente per ciò che riguarda il loro sottogruppo Th2: infatti nei soggetti asmatici si reperisce un profilo citochinico proprio di questo sottogruppo, in cui, oltre alle interleuchine (IL)-3-4-5-69, la IL-13 rappresenta un elemento di spicco per la sua dimostrata capacità di indurre l’asma in esperimenti su animali [8,13]. Vi è al momento sufficiente evidenza che, almeno nelle forme di asma da lieve a moderato, nelle vie aeree vi è una marcata prevalenza di cellule Th2 [14], ma quando la malattia si avvia verso fasi di maggior aggravamento e cronicizzazione, diviene più frequente il reperto di cellule di tipo Th1, le quali secernono anche il fattore di necrosi tumorale (TNF)-α e l’interferone gamma (IFN-γ), che hanno potenzialità molto aggressive, rappresentando il tramite del maggiore danno tessutale che è presente in queste forme di asma [15]. L’epitelio delle vie aeree esercita un’importante funzione di barriera fisica, ma è stato dimostrato che esso ha un ruolo fondamentale anche nella patogenesi dell’asma e in prelievi bioptici presenta aree di metaplasia e di danno, con ispessimento della membrana basale sottoepiteliale, associate alle lesioni muscolari e vascolari tipiche del rimodellamento [16]. L’epitelio delle vie aeree è in grado di rispondere alla stimolazione esercitata da fattori ambientali come gli allergeni e i virus, favorendo la differenziazione delle cellule dendritiche (cellule di processazione e presentazione dell’antigene ai linfociti T) e dei linfociti T CD4+ con richiamo e accumulo di eosinofili e macrofagi [17]. In effetti è reperto paradigmatico dell’asma quello MRM 73s Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009;4(suppl.4):72s-82s Suppl. MRM GPS 05-09.def:Layout 1 26/10/09 12:47 Pagina 74 74s MRM in continua evoluzione e man mano si rafforza il concetto di asma come sindrome che sottende entità cliniche e fisiopatologiche completamente diverse. Infatti alle forme più lievi, cioè quelle allergiche basate su una infiammazione Th2 mediata, si associano le malattie con sintomatologia più grave e cronica in cui può almeno parzialmente verificarsi un’alterazione dei rapporti epitelio-mesenchimali, con produzione di fattori di crescita e di citochine che perpetuano l’infiammazione, a sua volta substrato per stimoli ambientali di vario tipo oltre agli allergeni, e infine anche le forme in cui il difetto di comunicazione tra epitelio e mesenchima è dominante e si realizzano i gradi più elevati di rimodellamento e di broncocostrizione. Perché questa condizione si realizzi debbono coesistere il persistere di una rilevante reattività da parte della via aerea strutturalmente rimaneggiata e un microambiente in grado di sostenere cronicamente la risposta infiammatoria [16]. Il rimodellamento delle vie aeree La prima descrizione del rimaneggiamento strutturale delle vie aeree che può verificarsi nell’asma risale agli inizi del secolo scorso sulla base di reperti autoptici in soggetti morti per questa malattia [32]. Sul piano clinico il rimodellamento è definibile come ostruzione bronchiale persistente nonostante l’intrapresa di terapie anti-infiammatorie, ed esso consiste essenzialmente in: perdita della integrità epiteliale, ispessimento della membrana basale, fibrosi subepiteliale, ipertrofia delle cellule caliciformi e delle ghiandole sottomucose, incremento della massa muscolare liscia delle vie aeree, diminuzione dell’integrità cartilaginea, aumento della vascolarizzazione delle vie aeree [33]. Dal punto di vista clinico è stata trovata correlazione fra estensione del danno epiteliale e grado di iperreattività bronchiale, a significare un diretto rapporto fra perdita dell’integrità epiteliale e predisposizione all’asma e alla sua evoluzione verso una condizione di maggiore gravità [34-37]. La fibrosi sottoepiteliale è stata descritta in casi di asma di gravità diversa e anche in soggetti affetti da rinite allergica e si determina per deposizione da parte dei fibroblasti di proteine della matrice cellulare come i collageni I, III e V, la fibronectina, la tenascina e altri [38-41]. È stata segnalata una correlazione diretta tra questa alterazione della struttura sottoepiteliale e la gravità dell’asma: nei pazienti più compromessi è infatti costante il reperto di ispessimento della membrana basale [42]. Sulla base di esperimenti nell’animale e di studi nell’uomo è stato supposto che tale rimodellamento della parete bronchiale potrebbe avere una finalità protettiva, rendendo la parete stessa più resistente alla contrazione, ma questa almeno per ora rimane un’ipotesi [43,44]. Quello che invece appare evidente è che nell’asmatico il muscolo liscio delle vie aeree è aumentato sia in termini di volume che di numero di fibre ed è noto che le cellule muscolari sono in grado di rilasciare citochine pro-infiammatorie, contribuendo al rimodellamento [45]. L’iperplasia delle cellule caliciformi e delle ghiandole della sottomucosa bronchiale è all’origine dell’ostruzione bronco-bronchiolare per accumulo di secreto vischioso e denso che si osserva nei casi gravi e fatali di asma [46]. L’edema della parete è un altro aspetto caratteristico delle trasformazioni che avvengono nella struttura bronchiale e ad esso contribuisce in maniera determinante la formazione di nuovi microcapillari associata ad un’aumentata espressione di fattori di crescita vascolare [47,48]. Un fenomeno collaterale, ma egualmente importante, è l’aumento della rete nervosa nella parete bronchiale dell’asmatico, attraverso l’intermediazione di fattori di crescita e di neurotrofine, con conseguente alterazione della regolazione neurogena [49]. La consapevolezza che il rimodellamento delle vie aeree nell’asma può portare ad una perdita irreversibile di funzione respiratoria è di stimolo al riconoscimento precoce della sua presenza. L’infiammazione persistente delle vie aeree è un importante fattore che contribuisce al rimodellamento della parete bronchiale attraverso la produzione di mediatori e fattori di crescita, come il TGF-β1 secreto dagli eosinofili. Tuttavia, sulla base di osservazioni che indicano come i farmaci antinfiammatori non sempre siano in grado di controllare la flogosi e impedire il rimodellamento, probabilmente altri fattori entrano in gioco nell’alterazione strutturale, almeno in alcuni pazienti asmatici in cui la malattia evolve verso livelli di estrema gravità nonostante un corretto approccio terapeutico, e tra essi sicuramente ha ruolo molto importante il fatto che i farmaci riescano a raggiungere il distretto delle piccole vie aeree. Infatti la problematica del rimodellamento induce a considerazioni anche sulla sede del rimaneggiamento strutturale all’interno del sistema respiratorio: studi basati su metodiche diverse, contrariamente a quanto ritenuto in passato, hanno dimostrato nell’asma l’interessamento diffuso di tutto il tratto respiratorio, anche di quello più periferico. Asma, malattia delle grandi e piccole vie aeree Le piccole vie aeree, per definizione bronchioli con diametro interno inferiore ai 2 mm (da 0,5 a 2 mm), tappezzati da un minor numero di cellule ciliate e privi di struttura cartilaginea, ma con evidente strato muscolare [4,50], identificabili con i bronchioli terminali e respiratori, cioè le diramazioni bronchiali comprese fra la settima e la diciannovesima generazione, hanno una minore capacità di eliminare le secrezioni, ma una parete particolarmente adattabile alle modificazioni di calibro per cui sono maggiormente influenzate dalle variazioni di volume del polmone [51]. Questa zona più periferica del polmone appare essere una sede molto importante di infiammazione nella sindrome asmatica [52]. Infatti, riscontri autoptici hanno dimostrato la presenza di infiltrato infiammatorio, soprattutto linfocitario ed eosinofilo, lungo tutto l’albero bron- Suppl. MRM GPS 05-09.def:Layout 1 26/10/09 12:47 Pagina 75 aumento dell’attività chemiotattica sia nella circolazione sistemica che in quella polmonare e poiché le piccole vie aeree sono il tramite più diretto di comunicazione fra questi due distretti vascolari, è in quella sede che si ha il maggior accumulo di cellule potenzialmente molto attive in termini di danno strutturale e funzionale. Inoltre l’epitelio bronchiolo-alveolare libera nell’asma una rilevante quantità di eotassina e di proteina 4 chemiotattica per i monociti, che hanno potente azione di richiamo degli eosinofili. D’altra parte anche le cellule di Clara che rivestono le piccole vie aeree producono una proteina (CC10) che ha effetti immunomodulatori e antinfiammatori e tale proteina è risultata ridotta in diverse malattie respiratorie croniche, tra cui l’asma [62]. La presenza di spiccata infiammazione a livello delle piccole vie aeree si associa ad aumento della resistenza al flusso aereo a questo livello, come dimostrato in pazienti asmatici con la misura diretta della resistenza mediante catetere munito di manometro alla sua estremità, introdotto nei bronchioli di piccolo calibro. Tale manovra dimostrava un significativo incremento della resistenza a livello delle piccole vie aeree e solo una lieve tendenza all’aumento nei grossi bronchi [63]. Vi sono comunque ancora degli aspetti da chiarire per quanto concerne il preciso ruolo delle piccole vie aeree nell’asma e più specificamente in quali fenotipi di asma esse siano particolarmente implicate, anche perché gli studi basati su reperti autoptici e bioptici non sono numerosi ed estesi. Tuttavia, quello che al momento è certo è che la flogosi nell’asma è estesa a tutto l’albero bronchiale e anche al parenchima polmonare e questo ha delle importanti conseguenze di ordine terapeutico. Essendo infatti la terapia di questa affezione, come del resto altre malattie respiratorie, basata sostanzialmente sull’uso di spray dosati e polveri per inalazione, le dimensioni delle particelle erogate e la tecnica di erogazione debbono essere tali da consentire la deposizione del farmaco anche a livello delle piccole vie aeree, il che si traduce in un miglior controllo della malattia con una minore assunzione di farmaco da parte del paziente. CM Sanguinetti Controllo dell’infiammazione nell’asma - Control of inflammation in asthma chiale, sia centrale che periferico [46,53], e addirittura anche a livello alveolare [54], ma con disposizione diversa nei differenti distretti, per cui nelle vie aeree maggiori le cellule infiammatorie si trovano particolarmente fra la membrana basale e il muscolo liscio, mentre nelle piccole vie aeree la loro presenza è reperibile maggiormente fra il muscolo liscio e gli attacchi alveolari [55]. Nei soggetti affetti da asma notturno il richiamo di eosinofili nelle piccole vie aeree è correlato direttamente con il decremento notturno del valore di FEV1 [55]. Questa diversa localizzazione degli elementi infiammatori, specie eosinofili, nelle grandi e nelle piccole vie aeree nell’asma potrebbe condizionare alterazioni fisiopatologiche differenti a seconda del distretto. Infatti nelle piccole vie aeree la broncoostruzione potrebbe essere prevalentemente determinata, oltre che dal rimaneggiamento strutturale della parete, anche dalla perdita di attacchi alveolo-bronchiolari, che in condizioni di normalità mantengono pervi i bronchioli. Invece a livello delle vie aeree di maggior calibro la presenza prevalente di eosinofili e di loro prodotti in sede subepiteliale, a diretto contatto con il muscolo liscio e anche al suo interno, può rappresentare stimolo per una maggiore contrazione del muscolo stesso. Nei soggetti normali le piccole vie aeree contribuiscono solo per il 10% alla resistenza totale [50,56], tanto che esse sono state denominate “silent zone” (zona muta) perché la loro ostruzione determina solo piccole variazioni dei test convenzionali di misura della funzione respiratoria. Forse per questo in passato si era affermato che tale distretto dell’albero respiratorio è scarsamente interessato nell’asma [57], opinione tuttavia successivamente smentita [58]. In verità, sono state impiegate numerose tecniche per lo studio delle piccole vie aeree, sia invasive – come le biopsie per via broncoscopica e la misura diretta delle resistenze delle piccole vie aeree con catetere endobronchiale - che non invasive - quali l’analisi del tratto sforzo-indipendente della curva flusso-volume, della pendenza della fase III del wash-out dell’azoto, il rapporto isovolumetrico dei flussi su curve di espirazione forzata massimali e parziali; le metodiche radiologiche di imaging come la TAC ad alta risoluzione e altre -. Nessun singolo metodo disponibile è ancora sufficientemente adeguato per misurare da solo la funzionalità delle piccole vie aeree; inoltre le metodiche di valutazione funzionale basate sull’espirazione forzata, che sono le più facili da eseguire e le più correntemente impiegate, non hanno dimostrato correlazione con la gravità dell’infiammazione a livello delle vie aeree distali [59]. Stabilito ormai che la flogosi nell’asma interessa tutte le vie aeree di vario calibro, alcuni studi hanno anche evidenziato come l’infiammazione possa essere particolarmente marcata nel distretto delle piccole vie aeree [60], con presenza di eosinofili attivati (cellule EG2+) e produzione prevalente di alcune citochine (IL-4 e IL-5) rispetto ai bronchi di maggior calibro [61]. Tale reperto viene da alcuni autori [51] interpretato come espressione di un Caratteristiche fisico-chimiche dell’inalato ed efficacia terapeutica Lo scopo principale della terapia dell’asma è di curare l’infiammazione delle vie aeree, attenuando o abolendo l’iperreattività bronchiale e la sintomatologia ad essa conseguente, eliminando gli episodi di riacutizzazione e ottenendo in sintesi quello che viene definito il “controllo” della malattia, con miglioramento sensibile della qualità di vita del paziente. Per questo scopo il trattamento dell’asma si basa essenzialmente su due classi di farmaci: i cosiddetti “controllers”, cioè farmaci che si assumono con continuità per controllare l’infiammazione delle vie aeree, e i “relievers”, ovvero farmaci a rapida azione broncodilatatrice usati per una rapida risoluzione dei sintomi di broncospasmo [64]. Tra i primi, i corticosteroidi per via inalatoria (ICS) MRM 75s Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009;4(suppl.4):72s-82s Suppl. MRM GPS 05-09.def:Layout 1 26/10/09 12:47 Pagina 76 76s MRM hanno il ruolo principale esercitando un’azione antinfiammatoria più potente di quella di altri farmaci [65,66]. I broncodilatatori simpaticomimetici a lunga durata di azione (LABA) hanno un’azione di potenziamento dell’effetto degli steroidi su vari indicatori clinici e funzionali respiratori nei pazienti asmatici e la loro associazione ai corticosteroidi (ICS+LABA) si è rivelata particolarmente utile per il controllo dell’asma [67]. Uno dei presupposti per l’efficacia della terapia è l’aderenza del paziente al trattamento, che nell’asma è risultata molto variabile [68]. La non aderenza è condizionata da vari fattori che riguardano il paziente, il medico, la classe dei farmaci prescritti, la loro efficacia e le modalità di assunzione [69,70]. Va anche aggiunto che non solo una certa percentuale di pazienti ritengono di non essere affetti da asma quando la malattia è ben controllata e quindi smettono autonomamente il trattamento, ma spesso gli asmatici hanno una scarsa convinzione della necessità e dell’opportunità delle cure, soprattutto di tipo steroideo, per il timore di effetti collaterali derivanti dalla terapia [71,72]. L’efficacia della cura e quindi l’adesione al trattamento dipende anche dalla percezione di benessere che il paziente acquisisce quando usa un determinato farmaco e/o sistema di erogazione. In questo contesto, quindi, la validità della terapia e la sua valorizzazione da parte del paziente dipendono dal livello di efficacia che il farmaco è in grado di esercitare in termini di riduzione dei sintomi e delle riacutizzazioni, ma anche di minori effetti collaterali. Poiché è prevedibile che per molti anni la terapia dell’asma sarà ancora basata sulla inalazione di ICS e LABA, la qualità dell’inalazione in termini di dimensioni delle particelle erogate e di distribuzione del farmaco all’interno dell’apparato respiratorio appare critica per il controllo della malattia e la conseguente aderenza del paziente al trattamento. Infatti, in relazione all’importanza che le piccole vie aeree hanno nell’asma, un trattamento adeguato deve essere considerato quello che raggiunge l’intero tratto respiratorio, comprese le parti più periferiche del polmone. Tuttavia studi sulle caratteristiche di deposizione dei farmaci inalati hanno dimostrato che molti dei sistemi di erogazione più utilizzati nella pratica clinica non hanno le caratteristiche per soddisfare questo criterio [73]. Gli inalatori spray predosati (pMDI), in cui il farmaco è in sospensione, hanno costituito negli ultimi decenni ubiquitariamente il sistema più diffuso per l’erogazione dei farmaci respiratori nelle sindromi bronco-ostruttive e mantengono ancora questo primato grazie alla loro economicità e alla uniformità tecnologica, applicabile a varie classi di farmaci [74]. Essi tuttavia erogano particelle di farmaco non uniformi e in prevalenza di dimensioni (3-4 micron) che non raggiungono le piccole vie aeree, così che la loro deposizione nel polmone avviene soprattutto a livello centrale e molto poco in periferia, inoltre solo una percentuale di farmaco, che varia dall’8 al 16%, raggiunge il polmone. Questo è stato dimostrato in particolare per i corticosteroidi inalatori [75]; ne è riprova la persistenza dell’infiammazione a livello delle piccole vie aeree nonostante il loro utilizzo continuativo [76]. Il limite della quantità di farmaco che riesce a raggiungere i distretti polmonari più periferici è accentuato dalla nozione che anche i broncodilatatori possono esplicare a tale livello un’azione molto efficace [77]. Un’altra difficoltà dei pMDI è che per un loro corretto uso è necessaria una buona coordinazione fra spruzzo della dose e inalazione. La maggioranza dei pazienti non è in grado di usare adeguatamente questo dispositivo [78] ed è dimostrato che l’uso non corretto si associa ad uno scarso controllo dell’asma [79]. Infine i pMDI di vecchia concezione usavano come propellente i clorofluorocarboni (CFC) che, oltre alle problematiche ambientali, possono determinare broncocostrizione [80], e questo problema è stato superato con l’introduzione degli idrofluoroalcani (HFA) come propellente. Dei nuovi sistemi di erogazione pMDI, con particolare riferimento alle dimensioni delle particelle inalate, tratteremo nel successivo capitolo di questa rassegna. Gli inalatori di polvere secca (DPI) hanno numerosi vantaggi rispetto ai pMDI [74]: sono attivati dal respiro, consentono una deposizione maggiore a livello polmonare e quindi un minor impiego di farmaco [81], non contengono propellenti; ma, almeno alcuni di essi, hanno comunque degli svantaggi, come la mancanza di controllo della correttezza dell’inalazione, la mancanza di odore o sapore della polvere inalata, così che il paziente rimane incerto sulla sua assunzione, la riduzione della dose di farmaco erogata in condizioni di elevata umidità [82], la presenza di un’elevata resistenza intrinseca, con necessità di flussi inspiratori elevati per generare una nuvola di particelle fini [83], cioè una dipendenza delle dimensioni delle particelle dall’entità del flusso inspiratorio [84]. I dispositivi in grado di erogare particelle di piccole dimensioni offrono maggiore probabilità che il farmaco raggiunga le vie aeree distali e minore opportunità di depositarsi a livello orofaringeo, come dimostrato dal confronto tra la formulazione pMDI convenzionale con CFC di beclometasone dipropionato e quella con HFA: la prima si depositava solo per il 4-7% nel polmone e per il resto nel cavo orofaringeo, la seconda per il 55-60% nel polmone e per il 29-30% a livello orale [85]. Un’ulteriore riprova di questa più efficace distribuzione del corticosteroide inalatorio con le nuove formulazioni è data dall’osservazione che la flunisolide HFA è in grado di sopprimere efficacemente la flogosi eosinofila di tutte le vie aeree, anche quelle distali, con miglioramento clinico e funzionale dei pazienti [86]. Un confronto simile, effettuato anche con HRCT a livello di volume residuo per determinare l’intrappolamento aereo, tra beclometasone dipropionato CFC e HFA ha evidenziato una maggiore efficacia della formulazione HFA nel ridurre l’intrappolamento aereo regionale, rilevabile con la metodica di imaging, ma non con gli abituali studi Suppl. MRM GPS 05-09.def:Layout 1 26/10/09 12:47 Pagina 77 Le formulazioni “extrafini”: effetti terapeutici e sicurezza di impiego I pMDI rappresentano un sistema sicuro e affidabile per l’erogazione di farmaci antinfiammatori e broncodilatatori nell’asma e di fatto essi costituiscono i due terzi di tutto il mercato mondiale dei sistemi di inalazione per le sindromi bronco-ostruttive [91,92]. Tuttavia i pMDI tradizionali soffrono delle limitazioni cui si è in precedenza accennato e in relazione a ciò si potrebbe asserire che nella maggior parte dei casi l’infiammazione delle vie aeree (centrali e periferiche) presente nell’asma non viene trattata adeguatamente, specie se non vengono utilizzati dosaggi piuttosto elevati di farmaco, cioè potenzialmente adatti a raggiungere anche le piccole vie aeree [93], ma a prezzo di rilevanti effetti collaterali, anche sistemici. Inoltre, a seguito dell’adesione della Unione Europea al protocollo di Montreal stilato nel 1987, con divieto assoluto di tutti i clorofluorocarburi dal 1 gennaio 2015, la ricerca in questo specifico settore si è orientata verso la sostituzione graduale dei vecchi spray contenenti CFC con nuove formulazioni con idrofluoroalcani (HFA-134a o norflurano e HFA-227) [94]. Una delle innovazioni più importanti del passaggio agli HFA è stata quella di formulare il farmaco non più in sospensione, come nei composti con CFC, ma in soluzione, con conseguente miglior controllo delle dimensioni delle particelle erogate e della loro distribuzione all’interno dell’apparato respiratorio [95]. Infatti è noto che i pMDI con CFC producono aerosol caratterizzati da particelle di grosse dimensioni e da elevata velocità di erogazione e sappiamo che la dimensione delle particelle e la velocità di generazione dell’aerosol sono fattori critici per la diffusione del farmaco e la sua efficacia. In questo contesto si inserisce la tecnologia innovativa registrata con il termine di Modulite®, che pre- vede la soluzione del farmaco e l’impiego di HFA-134a [95]. Queste caratteristiche determinano come risultato principale la possibilità di adattare la taglia delle particelle di farmaco alle necessità di distribuzione dello stesso nelle varie zone respiratorie, creando una nuvola di elementi cosiddetti “superfini”, cioè una miscela di particelle extrafini (diametro di circa 1 µ o inferiore) e ultrafini (diametro inferiore a 0,1 µ). Le peculiarità di questa nuova formulazione relative alle dimensioni dell’orifizio dell’erogatore, alla camera di dosaggio e alla pressione di vapore del propellente condizionano la quantità di particelle fini, mentre quelle riguardanti le dimensioni delle particelle dipendono dalla quantità di componenti (co-solventi come l’etanolo) nella soluzione HFA [94]. In particolare, il diametro aerodinamico di massa mediana (MMAD), che è la misura internazionale delle dimensioni delle particelle erogate, varia con questa formulazione tra 0,8 e 1,2 µ. Inoltre, l’impiego di orifizi molto piccoli ha l’effetto di rallentare la velocità della nuvola erogata, così che in questo sistema la velocità di uscita dello spruzzo si riduce fino a 1,2 metri al secondo (cioè circa 4,3 km/h anziché gli oltre 100 km/h dei pMDI classici con CFC), mentre si allunga il tempo in cui la nuvola di erogato rimane a disposizione per l’inalazione, ovviando significativamente al problema della coordinazione fra erogazione e inalazione [94,96]. Il fatto che il farmaco sia in soluzione e non in sospensione mantiene integra ed egualmente efficace la dose erogata durante tutto il periodo di validità dello spray dosato, cosa che può non accadere con gli inalatori contenenti farmaco in sospensione a motivo di cattiva conservazione o uso non corretto. Le particelle ultrafini contenute in una nuvola di nebulizzato raggiungono i distretti polmonari più periferici, come dimostrato in diversi studi [97,98], e si depositano prevalentemente a livello bronchiolo-alveolare con una relazione nel meccanismo di diffusione di tipo indiretto (minore la taglia delle particelle, maggiore la diffusione), confermata da studi condotti con tecniche di imaging [99]. Lo scopo principale della terapia inalatoria è quello di portare elevate concentrazioni di farmaco direttamente nella sede patologica, minimizzando gli effetti collaterali sistemici, ottenendo una rapida risposta, evitando la metabolizzazione epatica al primo passaggio del farmaco e ottenendo con dosi minori effetti favorevoli maggiori che con la somministrazione sistemica [100,101]. Per cui, il fatto che il farmaco possa raggiungere miratamene tutte le sedi patologiche, nella fattispecie laddove si è stabilita l’infiammazione che sottende l’asma, minimizzando i meccanismi di metabolizzazione del farmaco stesso e accrescendone la persistenza nelle zone interessate, appare un risultato del tutto significativo in termini di efficacia. Nell’intento di sostituire i dispositivi contenenti CFC con quelli contenenti HFA sono stati effettuati numerosi studi di confronto per verificare che dosi equipollenti del farmaco erogato con i due diversi CM Sanguinetti Controllo dell’infiammazione nell’asma - Control of inflammation in asthma di funzionalità respiratoria [87]. Una correlazione tra dimensioni delle particelle erogate ed efficacia terapeutica è stata dimostrata anche per i broncodilatatori, per cui l’inalazione di aerosol con particelle fra 1,5 e 2,5 micron determinava un maggiore picco di broncodilatazione alla valutazione funzionale, dovuto verosimilmente al raggiungimento delle piccole vie aeree da parte del farmaco [88,89]. L’infiammazione delle piccole vie aeree può svolgere un ruolo critico nella genesi e nel mantenimento dell’iperreattività bronchiale, nell’asma notturno, nelle forme complicate dall’abitudine al fumo, nelle riacutizzazioni della sintomatologia, spesso in conseguenza di virosi respiratorie e nelle forme steroide-dipendenti [90]. Pertanto la diffusione del farmaco antinfiammatorio deve essere assicurata anche e soprattutto nelle zone più distali del tratto respiratorio, perché è in questa sede che si realizza il più marcato rimodellamento delle vie aeree a seguito della flogosi persistente, con le maggiori conseguenze dal punto di vista clinico. MRM 77s Suppl. MRM GPS 05-09.def:Layout 1 26/10/09 12:47 Pagina 78 78s MRM somministrazione dei singoli farmaci presenti nella combinazione B/F, il beclometasone come pMDICFC e il formoterolo come DPI. Più dettagliatamente, in uno studio di non inferiorità, multicentrico, multinazionale, randomizzato, Papi e coll. [110] hanno messo a confronto la formulazione extrafine della combinazione B/F (200/12 mcg/die) con quella di fluticasone/salmeterolo (F/S) (250/100 mcg/die) in 228 pazienti con asma di grado da moderato a grave trattati in maniera randomizzata con l’una o l’altra combinazione per 12 settimane. La variabile di outcome primaria era il valore di picco di flusso espiratorio (PEF) diurno nelle ultime due settimane di trattamento. In entrambi i gruppi si avevano equivalente miglioramento dei sintomi e del valore di PEF diurno e riduzione dell’utilizzo di broncodilatatori al bisogno.Tuttavia, la combinazione B/F determinava una broncodilatazione che si manteneva significativamente più rapida rispetto a F/S fino a un’ora dopo la somministrazione. Inoltre, al termine dello studio (Figura 1), il miglioramento della capacità vitale forzata (FVC) nei pazienti trattati con la combinazione B/F era significativamente maggiore rispetto a quello ottenuto con F/S, a ulteriore conferma della riduzione della iperdistensione polmonare che si ottiene con la broncodilatazione delle piccole vie aeree conseguibile con la formulazione extrafine, che è in grado di depositare una maggiore quantità di farmaco nelle parti più periferiche del polmone. Non emergevano differenze significative tra le due combinazioni per quanto riguardava la tollerabilità ai farmaci. In uno studio simile al precedente, Papi e coll. (112) hanno messo a confronto la combinazione extrafine B/F (200/12 mcg/die) con quella di budesonide/formoterolo (BU/F)(400/12 mcg/die) DPI in 219 pazienti trattati per 12 settimane con l’una o l’altra combinazione. Anche qui la variabile primaria di risultato era il PEF diurno valutato nelle ultime due settimane di trattamento, mentre altri FIGURA 1: CAMBIAMENTI NELLA CAPACITÀ VITALE FORZATA CON DUE COMBINAZIONI CAMBIAMENTI NELLA FVC (l) propellenti producessero risultati almeno equivalenti. Per questo scopo sono stati somministrati con la formulazione Modulite® i farmaci basilari della terapia dell’asma, cioè i corticosteroidi e i broncodilatatori. Uno studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco e a gruppi paralleli, ha confrontato l’efficacia e la tollerabilità del beclometasone dipropionato 500 mcg due volte al giorno con propellente HFA134a rispetto allo stesso farmaco erogato con propellente CFC in un totale di 154 pazienti affetti da asma di grado lieve-moderato trovando una sostanziale equivalenza di effetti benefici, ma con un significativo miglioramento dei valori funzionali espressivi del flusso nelle piccole vie aeree con la formulazione HFA [102]. In un altro studio in doppio cieco, randomizzato, che ha riguardato 172 pazienti con asma lieve-moderato, un miglioramento significativo del volume espiratorio forzato in un secondo (FEV1) rispetto al valore pre-studio si otteneva con la somministrazione per 6 settimane di beclometasone dipropionato (BDP) mediante sistema Modulite®, ma non con pMDI-CFC [103]. Per quanto riguarda la sicurezza di impiego della formulazione HFA rispetto a quella CFC si è evidenziato che il BDP-HFA interferisce con la funzionalità dell’asse ipofiso-surrenalico nella stessa misura del BDP-CFC [104]. Studi di confronto fra budesonide HFA e CFC hanno confermato gli stessi risultati di equivalenza in termini di effetti funzionali e clinici e di sicurezza [105], ma con un dato interessante e cioè che la monosomministrazione giornaliera di BDP-HFA per molti aspetti ha dimostrato di poter sostituire quella abituale di due volte al giorno [106]. Anche la formulazione Modulite® di formoterolo ha dimostrato effetti equiparabili, non solo alla forma CFC, ma anche a quella DPI, sia in termini di miglioramento degli indici funzionali respiratori, che di attenuazione della reattività delle vie aeree [107,108]. A riprova della maggiore efficacia della formulazione HFA sulle piccole vie aeree nell’asma, uno studio (109), confermando precedenti risultati [87], ha confrontato gli effetti funzionali del BDP-HFA con quelli del fluticasone propionato-CFC a dosi equivalenti in 30 pazienti con asma scarsamente controllato. Il BDP-HFA diminuiva significativamente l’iperdistensione polmonare, quale riprova di effetto specifico di broncodilatazione a livello delle piccole vie aeree, con conseguente incremento del flusso espiratorio medio su curva flusso-volume massimale e della capacità vitale. La possibilità attuale di disporre dell’associazione beclometasone/formoterolo (B/F) in unico pMDI con tecnica Modulite® è sicuramente un ulteriore vantaggio per attuare una terapia globalmente efficace della flogosi delle vie aeree e per il miglioramento clinico-funzionale dei pazienti. Anche per questa combinazione Modulite® sono stati effettuati studi di confronto, sia con le altre combinazioni di ICS+LABA maggiormente usate nella pratica clinica, sia – più recentemente - con la 0,5 * 0,4 * 0,3 * *‡ * * * * BDP/F Fluticasone/ salmeterolo 0,2 0,1 0,0 0 2 4 6 8 10 12 Settimane Cambiamenti della FVC (l), misurati nei due gruppi. *p < 0,001 versus basale. ‡ p = 0,040 tra i due trattamenti. Definizione delle abbreviazioni: BDP, beclometasone dipropionato; F, formoterolo; FVC, capacità vitale forzata. Tratto da [111] mod. Suppl. MRM GPS 05-09.def:Layout 1 26/10/09 12:47 Pagina 79 CONCLUSIONI Poiché l’asma è una malattia infiammatoria polmonare cronica caratterizzata da danno epiteliale, ipertrofia e iperplasia del muscolo liscio delle vie FIGURA 2: NUMERO GLOBALE DI RIACUTIZZAZIONI DELL'ASMA PER PAZIENTE DURANTE LO STUDIO (POPOLAZIONE ITT; ANALISI POST-HOC). Numero globale di riacutizzazioni per paziente (valore di media) 2 1,5 * 1 0,5 0 BDP/FF combinazione fissa BDP+FF combinazione libera BDP monoterapia * p< 0,05 vs BDP in monoterapia. Definizione delle abbreviazioni: BDP, beclometasone dipropionato; FF, formoterolo fumarato; ITT, intention to treat. Tratto da [113] mod. aeree, fibrosi subepiteliale, in sintesi da rimodellamento della struttura broncopolmonare, i farmaci antinfiammatori e broncodilatatori debbono poter esplicare la loro azione in tutte le sedi interessate dalla flogosi. In questo contesto emerge sempre più rilevante il ruolo delle piccole vie aeree (bronchioli terminali e respiratori) e del distretto alveolare che pure sono sede di intensa flogosi cronica e marcato rimodellamento strutturale. Di qui la necessità di poter disporre di formulazioni terapeutiche che siano in grado di raggiungere i distretti più periferici del polmone. In realtà numerosi studi di varia natura hanno dimostrato che le formulazioni più diffuse, i pMDI classici e, entro certi limiti, anche i DPI, operano una distribuzione del farmaco prevalentemente centrale. L’introduzione dei propellenti HFA e soprattutto della nuova tecnologia Modulite® consente di ottimizzare la distribuzione del farmaco, con diffusione anche alle piccole vie aeree ed ottenere una maggiore efficacia sulle espressioni clinico-funzionali conseguenti alle alterazioni di questo distretto. Quello che comunque merita di essere sottolineato è che abbiamo già a disposizione strumenti validi e sicuri per poter approcciare questa malattia infiammatoria delle vie aeree di grande rilevanza sociale con correttezza, adattando formulazioni e posologie ad ogni singolo paziente in relazione alle sue caratteristiche ed alle sue necessità. CM Sanguinetti Controllo dell’infiammazione nell’asma - Control of inflammation in asthma indici di outcome erano rappresentati dall’entità della sintomatologia e dalla frequenza e gravità delle riacutizzazioni di asma. L’analisi di non inferiorità dimostrava che non vi erano differenze fra gruppi in termini sia di efficacia che di tollerabilità e quindi gli effetti della formulazione Modulite® di B/F equivalgono a quelli della combinazione BU/F DPI, ma con un dosaggio nominale di beclometasone che è la metà rispetto a quello della budesonide. Questo aspetto, pur tenendo conto che non è solo la dose nominale di cortisonico che condiziona l’esposizione sistemica allo steroide, ma anche la quota di farmaco che raggiunge il polmone, potrebbe comunque rappresentare un vantaggio non trascurabile per il paziente. Infine, Huchon e coll. [113] hanno valutato gli effetti della somministrazione della combinazione extrafine B/F in unico inalatore, in termini di miglioramento funzionale respiratorio e di controllo dell’asma, in confronto a quella di beclometasone pMDI con CFC e di formoterolo DPI somministrati separatamente. In uno studio multicentrico in doppio cieco, della durata di 24 settimane, 645 pazienti con asma da moderato a grave, non controllato dalla somministrazione regolare dei soli corticosteroidi inalati, ricevevano 200/12 mcg di B/F extrafine due volte al giorno, oppure beclometasone pMDICFC 500 mcg e formoterolo DPI 12 mcg due volte al giorno. La variabile primaria di risultato era il PEF diurno e altre variabili erano la sintomatologia e il controllo dell’asma (Figura 2), la frequenza delle riacutizzazioni e altri parametri di funzione respiratoria misurati in laboratorio. Il valore di PEF migliorava in maniera simile nei due gruppi, ma un risultato molto importante era che il controllo dell’asma si raggiungeva in maniera più efficace con la combinazione extrafine in unico inalatore rispetto ai due farmaci somministrati separatamente. Inoltre entrambe le combinazioni determinavano un miglioramento della funzione respiratoria superiore a quello che si otteneva assumendo il solo beclometasone. Non vi erano differenze di tollerabilità. Anche in questo studio si conferma che con la formulazione extrafine di beclometasone è possibile ottenere un effetto paragonabile a quello della formulazione non extrafine a dosaggi di farmaco nettamente inferiori. Da questi studi appare chiaro che la combinazione extrafine di beclometasone/formoterolo, oltre ad assicurare un livello di efficacia quanto meno paragonabile a quello delle altre combinazioni diffusamente impiegate nella terapia dell’asma, ha dei vantaggi in termini di migliore distribuzione polmonare e di minore impiego di corticosteroide. DICHIARAZIONE DI CONFLITTO DI INTERESSI: L’autore non ha relazioni finanziarie con un’entità commerciale che abbia interesse nell’oggetto di questo articolo. MRM 79s Multidisciplinary Respiratory Medicine 2009;4(suppl.4):72s-82s Suppl. MRM GPS 05-09.def:Layout 1 26/10/09 12:47 Pagina 80 80s MRM Bibliografia 1. GINA Report. Global strategy for Asthma Management and Prevention. 2008 Updated. www.ginasthma.org 2. Seltzer J, Bigby BG, Stulbarg M, Holtzman MJ, Nadel JA, Ueki IF, Leikauf GD, Goetzl EJ, Boushey HA. O3-induced change in bronchial reactivity to methacholine and airway inflammation in humans. J Appl Physiol 1986;60:13211326. 3. 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