trattamento della disfunzione erettile con farmaci intra

TRATTAMENTO DELLA DISFUNZIONE ERETTILE CON FARMACI INTRA-URETRALI
IMPORTANZA DEGLI “SHUNTS” VENOSI SPONGIOSO-CAVERNOSI AI FINI DELLA
LORO EFFICACIA
FABIO PEZZONI – Andrologia-Flebologia-Spec. in Chirurgia Vascolare Uni-Milano
www.andrologiapezzoni.it
Le terapie farmacologiche rappresentano il cardine del trattamento della Disfunzione Erettile. La
terapia intra cavernosa (auto-iniezioni di farmaci vasodilatatori che inducono l’erezione), a questo
scopo, e’ diventata un “gold standard” per questo tipo di trattamento.
La necessità di iniettare con un ago, specie per un utilizzo a lungo termine, ha dato impulso a
sviluppare nuove terapie farmacologiche non o minimamente invasive. Le terapie orali (PDE5-I),
come il Sidenafil, il Tadalafil, il Vardenafil sono diventate ormai trattamenti di prima linea,sempre
dopo accurato iter diagnostico Andrologico.
Con un campo in crescita, si affiancano anche le terapie endouretrali, soprattutto quella di piu’
recente introduzione, che si avvalgono di una crema che viene veicolata attraverso un dispositivo
specifico nel meato uretrale dal paziente stesso, con modalita’ molto semplici. Il vantaggio inoltre
di questa via di somministrazione e’ rappresentato dal fatto, che in alcuni casi specifici, valutati
dallo specialista Andrologo, si possono affiancare all’uso dei farmaci tradizionali per os, di cui
sopra.
L’Alprostadil, chimicamente identico alla prostaglandina E1, induce il rilassamento della
muscolatura liscia endocavernosa, stimolando la produzione di cAMP intracellulare.
La sua efficacia nell’indurre l’erezione peniena, dopo somministrazione per via intracavernosa, è
stata ampiamente dimostrata.
Come accennato sopra, esistono modalità particolari di somministrazione dell’Alprostadil, senza
ricorrere alla micro-iniezione endocavernosa. Ciò può avvenire o attraverso un dispositivo
transuretrale che si compone di un sistema medicato contenente Alprostadil appunto o con una
modalità decisamente più attuale e pratica, attraverso un contenitore monodose che veicola una
crema con il principio attivo nel meato uretrale mediante uno stantuffo. (Fig.1)
L’Alprostadil e’ distribuito ai corpi cavernosi dopo essere stato veicolato al corpo spongioso
attraverso l’epitelio uretrale (canale dopo passa l’urina).
E’ stata esaminata, nei pz. affetti da disfunzione erettile di media gravita( 15-20 score IIEF),la
possibile presenza di “shunts” (comunicazioni) venose a livello glandulare e del corpo spongioso
uretrale con i corpi cavernosi,al fine di comprendere e quantificare le basi anatomo-funzionali
riguardanti il passaggio del farmaco da un compartimento all’altro,per giustificarne la sua efficacia
o meno,in un gruppo di pazienti, in base alle caratteristiche anatomo-funzionali (circolazione)
individuali.
44 pz. sono di eta’ compresa tra i 32 e i 63aa. (età media 45.2),sono stati sottoposti a
“spongiosografia morfo-funzionale” con iniezione di m.d.c. nel glande e precedentemente ad ecd
penieno dinamico. Tale esame radiologico permette di visualizzare in fase dinamica la circolazione
venosa del pene.
Lo spongiosogramma ha dimostrato il drenaggio venoso del glande stesso nella vena dorsale
profonda, così come quello del corpo spongioso nelle vene circonflesse, a loro volta tributarie della
vena dorsale profonda.
I risultati ci hanno evidenziato che in 34 pz. (77.2%) e’ stato possibile visualizzare, in modo più o
meno evidente,anche il tessuto cavernoso, dimostrando così la presenza di “shunts”
(comunicazioni) venose spongioso-cavernose, dimostrando il passaggio del farmaco nel tessuto
cavernoso e conseguentemente l’efficacia dello stesso ai fini dell’induzione dell’erezione. (Fig.2)
In 10 pz.(22.8%).,con marcata dilatazione della vena dorsale profonda e pregresso riscontro
all’esame eco-color-Doppler penieno dinamico di aumento della velocità di deflusso nella vena
stessa,indice di tendenza del sangue venoso penieno a refluire con velocità eccessiva,a scapito di
una erezione rigida efficace e stabile,non e’ comparsa opacizzazione cavernosa,evidente segno di
precoce distribuzione sistemica del mezzo di contrasto e verosimilmente del farmaco (Alprostadil)
con scarso effetto locale. (Fig3)
Possiamo concludere affermando che la presenza di notevoli varianti anatomiche vascolari nel
circolo venoso penieno documentata mediante ecd penieno dinamico e “spongiosografia morfodinamica” giustificherebbe secondo questo studio: a) la maggiore o minore efficacia del farmaco
per via uretrale nell’indurre un’erezione completa anche a livello cavernoso, oltre che spongiosoglandulare. b) la riposta dose-dipendente estremamente varia a livello individuale c) l’insorgenza di
eventuali effetti collaterali(ipotensione ad es.) dovuti a precoce elevato assorbimento sistemico del
principio attivo.
La terapia farmacologica intrauretrale sembrerebbe essere sufficientemente efficace da svolgere un
suo ruolo anche dopo l’avvento di farmaci orali efficaci. I farmaci orali, da soli o in combinazione
appunto, sono destinati ad essere efficaci nel 60-60% dei pazienti con Disfunzione Erettile, di grado
lieve e medio. L’approccio farmacologico di seconda linea comprende i farmaci auto-iniettabili per
via intracavernosa. Come per tutti i trattamenti medici esistono alcune controindicazioni ed
eventuali rari effetti collaterali, ed è compito dello specialista Andrologo guidare il paziente verso la
modalità terapeutica più indicata.
Fig.1
Fig. 2
Fig.3