Punto di vista 7 novembre 2012 L'essenziale in un colpo d’occhio Obbligazioni Azioni Hedge funds Proiezioni a sei mesi Le settimane culminate con l’elezione presidenziale negli Stati Uniti sono state piuttosto dense oltre-atlantico. Prima il passaggio dell’uragano Sandy, che ha duramente colpito New York e il nord-est degli Stati Uniti spingendo in secondo piano gli antagonismi delle ultime ore della campagna. Il bilancio in vite umane è pesante, le devastazioni impressionanti e le ricadute sull’attività economica si faranno sentire per diverse settimane se non mesi. I dati economici diffusi nelle prime settimane dell’autunno sono piuttosto positivi. L’economia americana continua a creare dei posti di lavoro, e anche se il ritmo resta debole, gli indici di attività sono innegabilmente tornati in zona di espansione economica (anche in questo caso, modesta). Nel terzo trimestre la crescita americana ha ripreso quindi a viaggiare al 2,0% e sembra destinata a mantenere questo ritmo. Nelle ultime settimane, anche dall’Asia emergente sono arrivati dei segnali confortanti che inducono a pensare che dopo 18 mesi di rallentamento l’economia cinese è in via di stabilizzazione. Il punto dolente resta ancora l’Europa, dove la recessione trascina anche i paesi del nord, finora relativamente risparmiati, verso la stagnazione o addirittura peggio … In uno scenario globale che resta complesso e incerto, ma dove alcune delle principali minacce sembrano allontanarsi (brusca frenata della Cina, ricaduta degli Stati Uniti), la scelta più auspicabile è quella di un’allocazione equilibrata. Economia Stati Uniti ............................................................................... 2 Lo stesso bicchiere, prima mezzo vuoto poi mezzo pieno Europa ..................................................................................... 3 Preoccupazione per la Spagna Questa pubblicazione si basa sulle informazioni raccolte fino al lunedì prima del giorno di diffusione. Pubblicazione del team Ricerche e Analisi Banque SYZ & CO SA Tel. +41 (0)22 819 09 09 [email protected] Autori: Yasmina Barin Adrien Pichoud Fabrizio Quirighetti Giappone ................................................................................. 4 Tensioni con la Cina, la goccia che fa traboccare il vaso? Economie emergenti ............................................................... 4 Segnali incoraggianti Mercati Azionario ................................................................................. 5 Qualche spia passa al verde Obbligazionario ....................................................................... 5 Le obbligazioni societarie tirano il mercato europeo Valutario ................................................................................. 6 Il biglietto verde resta un valore rifugio Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. Punto di vista 7 novembre 2012 Economia Stati Uniti All’appuntamento dell’elezione presidenziale, gli Stati Uniti si presentano come un paese dove l’economia nel complesso è in condizioni migliori rispetto a quelle della maggior parte delle economie sviluppate, ma dove la crescita resta inferiore al suo potenziale. Questa situazione dura ormai da due anni, e le fluttuazioni della crescita intorno al 2% all’anno fanno apparire lo stesso bicchiere a volte mezzo vuoto, e a volte mezzo pieno. Segue una breve rassegna degli ultimi dati economici. Nel terzo trimestre il Prodotto interno lordo è cresciuto del 2.0%, dopo l’1.3% del trimestre precedente. I consumi delle famiglie continuano ad avanzare e gli investimenti residenziali sono in ripresa. Ma questo trimestre ha beneficiato anche del contributo positivo delle spese pubbliche, senza il quale l’aumento del PIL non avrebbe superato l’1.3%. Gli investimenti delle aziende, infatti, sono diminuiti, come già preannunciava il calo degli ordinativi all’industria, con la conseguente riduzione delle scorte nelle aziende. Durante il trimestre è stato invece negativo il contributo del commercio estero, con un calo concomitante delle importazioni e delle esportazioni per la prima volta dal 2009. Quindi, anche se gode tuttora del sostegno della domanda finale, l’economia americana soffre chiaramente di una carenza di dinamica ciclica, probabilmente aspettando che l’esito delle elezioni rimuova l’incertezza sulla politica fiscale nel 2013. di contrazione. Riflette il ritorno di una dinamica positiva, ma a un ritmo di crescita debole. L’indice relativo ai servizi dal canto suo, dopo tre mesi di progressione, in ottobre ha mostrato una flessione, anche se resta in territorio di espansione. La combinazione dei due indici permette quindi di anticipare che il ritmo di crescita per il momento resterà intorno al 2% annuo. Il mercato del lavoro è il riflesso di questa espansione « titubante »: la creazione mensile di posti di lavoro si è ripresa in estate dopo la caduta della primavera. A 171.000 in ottobre, si attestava appena sopra la media di quest’anno e del 2011. Questo ritmo è appena superiore al numero di nuovi arrivi sul mercato del lavoro (circa 150.000 al mese) e quindi non permette di riassorbire la disoccupazione. La percentuale dei disoccupati, peraltro, ha segnato un leggero rimbalzo in ottobre (al 7.9%) dopo il calo a sorpresa registrato in settembre (dall’8.1% al 7.8%). In conclusione, il dato sulla creazione di posti di lavoro oggi è appena sufficiente per mantenere l’economia sui binari della crescita, ma per il momento non basta per potere contare su una franca ripresa dell’attività. Variazione mensile del numero di lavoratori e tasso di disoccupazione 10. 00 600 500 9.50 400 ISM composto (manifatturiero + servizi) e PIL (YoY) 65 6 300 9.00 200 60 4 8.50 100 55 2 0 8.00 50 0 45 -2 40 -4 -100 -200 2010 2011 US - NO NF ARM PAYRO LLS MO NT HLY CHANG E US - UNEMPLO YMENT RAT E(R.H. SCALE) 7.50 2012 Source: T homson Reuters Datastream 35 00 01 02 03 US - ISM Composit e US - G DP, YoY%(R. H.SCALE) -6 04 05 06 07 08 09 10 11 Dopo la flessione della primavera, la creazione di posti di lavoro è di nuovo leggermente superiore a 150.000 al mese. Un ritmo che resta insufficiente per far calare nettamente la disoccupazione. 12 Source: T homson Reuters Datastream Dopo il vuoto d’aria durante la primavera e l’inizio dell’estate, gli indici di attività si sono ripresi. Indicano che l’economia ha ripreso a crescere, anche se a ritmo debole. Gli indici ISM di attività suggeriscono che la tendenza attuale si manterrà nel 4° trimestre: in ottobre l’indice relativo all’industria manifatturiera ha confermato il rimbalzo avviato in settembre, dopo tre mesi in territorio Il panorama generale, quindi, non è particolarmente preoccupante ma nemmeno esaltante. Il policy mix estremamente accomodante compensa per ora l’impatto negativo delle capacità produttive eccedentarie. Rimane ora da vedere in quale misura la politica di bilancio sarà inasprita nel 2013. La Fed, dal canto suo, ha attuato un programma di quantitative easing senza limiti di tempo. Se democratici e repubblicani riusciranno a trovare un compromesso per un ritiro minimalista delle misure di Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute Punto di vista 7 novembre 2012 sostegno fiscale, non c’è motivo che il 2013 sia molto diverso dal 2012: una crescita positiva, ma inferiore al suo potenziale, intorno al 2.0%... Nel frattempo, le statistiche sulla fine del 2012 risentiranno probabilmente del passaggio dell’uragano Sandy sul nord-est degli Stati Uniti. In un primo tempo, gli effetti saranno negativi a causa dell’arresto forzato delle attività, ma successivamente l’impatto sarà invece positivo a causa dell’accelerazione dell’attività imposta dalla ricostruzione. Europa Nel caso degli Stati Uniti, il perdurare della crescita è in buona parte dovuto al tipo di sostegno fornito dalle politiche monetarie, e probabilmente le politiche monetarie, allo stesso modo, spiegano il dilagare della recessione nella zona euro. La BCE, infatti, solo di recente ha adottato un’impostazione accomodante quanto quella della Fed: con la possibilità di acquistare obbligazioni di governo sul mercato secondario, la BCE si è dotata di uno strumento che le consente di svolgere il ruolo di prestatore di ultima istanza, ruolo che la Fed ha assunto ormai da tempo. Ma è anche su questo punto che la politica economica europea si distingue da quella americana: il sostegno attivo della banca centrale è concesso alla condizione che i bilanci pubblici tornino in equilibrio. Quindi, in pratica, non fa altro che compensare l’austerità a livello di bilancio mentre il policy mix degli Stati Uniti è, invece, doppiamente “accomodante”. Di conseguenza, in Europa l’attività nel migliore dei casi stagna (nei paesi del nord dell’Unione monetaria, Regno Unito) mentre si contrae in maniera più o meno marcata nei paesi dove l’adeguamento della politica di bilancio è più severo. Zona euro: indice del sentiment economico, PIL e vendite al dettaglio (variazioni annue) 120 6 4 110 2 100 0 90 -2 80 -4 70 65 96 97 98 99 00 01 02 03 ECO NO MIC SENT IMENT I NDEX RET AIL SALES - 3MMA YoY %(R. H. SCALE) -6 04 05 EURO AREA - G DP YoY %(R.H. SCALE) 06 07 08 09 10 11 12 Source: T homson Reuters Datastream che nella seconda metà del 2012 la crescita del PIL tedesco si fermerà per via della debole domanda di esportazioni tedesche sia da parte dell’Europa che dal resto del mondo. In Francia, la prospettiva di un marcato inasprimento della fiscalità nel 2013 si fa già sentire in termini di fiducia e di attività. Così, nell’insieme della zona euro, l’indice del sentiment economico è ancora sceso in ottobre e fa presagire il perdurare della contrazione del PIL nel secondo semestre 2012. La colpa è da attribuire al calo della domanda interna dovuto all’aumento della disoccupazione e alle misure di austerità, che da circa due anni provocano una riduzione delle vendite al dettaglio. Spagna: PIL e salari reali (variazione annua) 8 6 4 2 0 -2 -4 -6 2003 2004 2005 SPAI N - G DP YoY % SPAI N - W AG ES YoY % 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Source: T homson Reuters Datastream La recessione rischia di aggravarsi ancora nel 2013. Le maggiori preoccupazioni convergono comunque sulla Spagna: fra le principali economie europee, la Spagna purtroppo cumula due fattori di cattivo auspicio per le prospettive del 2013. Già ora affonda in una grave recessione: nel terzo trimestre il PIL è calato per la quinta volta consecutiva; la disoccupazione supera il 25%; le vendite al dettaglio sono in caduta libera; i salari diminuiscono da oltre quattro anni… E per il 2013 si delinea un ulteriore giro di vite sul bilancio per tentare, sicuramente invano, di rispettare gli obiettivi di riduzione del deficit pubblico, e questo indubbiamente aggraverà ulteriormente la contrazione dell’attività. Di fronte a queste difficoltà, e alla necessità di finanziare oltre 200 mld di Euro nel 2013, sembra difficile che la Spagna possa non fare appello, presto o tardi, agli aiuti europei per ridurre il peso del suo finanziamento. Questo non risolverà il problema dell’estrema debolezza dell’attività ma quantomeno permetterà di stabilizzare una situazione particolarmente pericolosa grazie allo scudo anti-spread della BCE. La zona euro affonda in recessione. Il continuo deterioramento della congiuntura nel nord della zona euro è emblematicamente illustrato dal costante calo della fiducia degli imprenditori tedeschi, ai minimi dall’inizio del 2010. Una discesa che suggerisce E’ vero che nel Regno Unito si prevedeva una schiarita estiva, ma sicuramente non delle dimensioni che emergono dalle prime stime del PIL del 3° trimestre. L’aumento dell’1,0% mette fine alla serie di tre trimestri di forte contrazione e “tecnicamente” segna quindi Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute Punto di vista 7 novembre 2012 l’uscita dalla recessione per l’economia inglese. Non bisogna tuttavia perdere di vista alcuni fattori specifici che potrebbero in buona parte spiegare l’1% di aumento: l’effetto base è stato favorevole, dopo il secondo trimestre sfavorevole per le cattive condizioni meteorologiche, e i giorni di inattività per il giubileo della regina e le olimpiadi hanno sicuramente causato un temporaneo fenomeno di recupero, che però è destinato a scomparire. Il calo di ottobre degli indici PMI di attività, sia nei servizi che nell’industria, è un duro richiamo alla realtà e riflette il ristagno economico che caratterizza il Regno Unito dalla fine del 2010. Dopo essere caduto ai livelli più bassi dal 2009 in settembre, l’indice di attività nell’industria svizzera è rimbalzato in ottobre. Resta però a un livello che indica una contrazione dell’attività riconducibile alle ricadute della crisi europea (che ha colpito anche la Germania) sulla Svizzera e all’appiattimento della domanda proveniente dall’Asia. A questo si aggiunge l’effetto della moneta, che resta forte nonostante il limite di cambio contro l’euro fissato dalla BNS. Quest’ultima è riuscita a diversificare le monete delle scorte accumulate per la difesa del limite di cambio EUR/CHF a 1,20. La percentuale di euro, che a fine giugno aveva superato il 60% del totale, è scesa al 49% a fine settembre a favore dell’USD, ma anche di altre monete come la sterlina, il dollaro canadese e il dollaro australiano. Una diversificazione resa possibile dal calo delle pressioni al ribasso sulla moneta europea, dopo le dichiarazioni della BCE sull’irreversibilità dell’euro. Giappone Prendete un’economia in deflazione, ancora molto dipendente dalle esportazioni, in un contesto di domanda mondiale in calo e con una moneta forte, aggiungete un pizzico di tensioni geopolitiche con un paese vicino, che tra l’altro è la seconda economia mondiale. Ecco la « ricetta » per avere statistiche deprimenti come quelle diffuse in Giappone nelle ultime settimane: forte calo delle esportazioni (-10.3% sull’anno in settembre), deficit record della bilancia commerciale, caduta della produzione industriale (-4.1% in settembre, -8.1% in un anno), calo dell’indice di attività manifatturiera ai livelli più bassi dall’incidente di Fukushima. Ma tutto questo non basta ancora per spingere la Banca del Giappone a cambiare la sua strategia dei “piccoli passi”. Il volume del suo piano di quantitative easing è stato ancora aumentato ma ancora una volta dopo la Fed, e ancora una volta in misura insufficiente per un forte indebolimento dello yen… Economie emergenti La diffusione degli indici di attività manifatturiera di ottobre ha mostrato una progressione dei PMI nei quattro BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) e il ritorno, per i paesi che erano scesi sotto quota 50, oltre la frontiera che segna il limite fra crescita e contrazione dell’economia. Il rallentamento osservato nel primo semestre sembra lasciare il posto a una timida accelerazione. Altro segnale incoraggiante, la ripresa delle esportazioni coreane si è confermata in ottobre. Segnala il rafforzamento della domanda mondiale e convalida i segnali di stabilizzazione apparsi di recente in Cina. Alla luce delle deboli prospettive delle grandi economie sviluppate non bisogna tuttavia aspettarsi una ripresa decisa, ma piuttosto un “semplice” ritorno alla crescita. Ma nel contesto globale attuale non è male! Indici PMI manifatturieri dei BRIC e media equiponderata delle quattro economie 65 60 55 50 45 40 35 30 2006 BRA 2007 C HI 2008 RUS 2009 IND 2010 2011 2012 Ave ra g e P MI BRIC (e q.w .) So urc e: SYZ A s s et M anagem ent Dopo il calo del primo semestre, gli indici dell’attività manifatturiera si stanno riprendendo. Si trovano comunque ancora a livelli che indicano una crescita moderata dell’economia. Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute Punto di vista 7 novembre 2012 Mercati Azionario L’andamento dei mercati azionari si è rivelato particolarmente incerto in ottobre. Anche se molte spie sono passate al verde, soprattutto negli Stati Uniti (occupazione, fiducia dei consumatori, persistente miglioramento delle costruzioni) ma anche in Cina (produzione industriale) le buone notizie sono state controbilanciate dal peggioramento congiunturale in Europa, che ha contagiato anche paesi come la Francia e la Germania. A questo si aggiungono le trimestrali societarie giudicate deludenti e l’aumento delle tensioni sociali nei paesi del sud dell’Europa. Con la Spagna che continua ad affondare in recessione, siamo convinti che entro breve il governo rivolgerà la richiesta ufficiale di aiuto all’Unione europea. Ma l’attenzione resta puntata sugli Stati Uniti, dove c’è grande attesa per l’esito delle elezioni presidenziali. Andamento dei principali settori difensivi dall’inizio dell’anno telecomunicazioni e ai servizi di pubblica utilità, a dispetto delle quotazioni basse hanno continuato a perdere quota alla luce delle scarse prospettive di crescita. Nelle prossime settimane, con la stagione dei risultati quasi conclusa, l’andamento in borsa sarà influenzato principalmente dalle notizie economiche. Il risultato delle elezioni americane sarà attentamente analizzato. In caso di vittoria di Barack Obama ci troveremo di fronte a un’impasse al Congresso. Infatti, se i democratici e i repubblicani non riusciranno a trovare un accordo entro la fine dell’anno, si procederà ai tagli automatici del bilancio, con forti aumenti delle imposte al fine di ridurre il deficit pubblico (il famoso «fiscal cliff»). E questo rischia di azzerare la timida ripresa economica in atto nella prima potenza economica mondiale. Obbligazionario Nelle ultime settimane l’attrattiva dei titoli a reddito fisso non è diminuita. In Europa i tassi spagnoli e italiani sono leggermente risaliti spinti dal nuovo peggioramento della crescita europea e dall’incertezza sul futuro della Spagna (farà o non farà la richiesta formale di aiuto?). Questo movimento è stato però controbilanciato dalla fuga verso la qualità e dall’allentamento dei tassi a lungo termine tedeschi, tornati ai minimi di inizio settembre. Performance del mercato obbligazionario europeo nel 2012 7/11/12 114 112 110 108 Dopo l’eccellente traiettoria all’inizio dell’anno, l’agroalimentare e la salute tendono a restare in “surplace”. Le telecomunicazioni europee continuano a perdere terreno sullo sfondo dei risultati mediocri e dei tagli ai dividendi. Durante il mese, il panorama settoriale è rimasto relativamente poco differenziato. Di fronte ai segnali in chiaroscuro provenienti dall’economia, gli operatori sono rimasti indecisi sull’allocazione settoriale e questo si è tradotto con una scarsa polarizzazione fra i settori ciclici e difensivi. All’interno dei settori, la volatilità si è tuttavia mostrata più alta del solito con le trimestrali diffuse che fornivano indicazioni per distinguere i “bravi” alunni dai “meno bravi”. Il settore finanziario nell’insieme si è tenuto al passo, con una buona performance assoluta e relativa durante il mese sull’onda di buoni risultati trimestrali (Allianz, Hannover Re, Deutsche Bank, BNP Paribas) e delle ristrutturazioni annunciate (UBS). Quanto al settore delle 106 104 102 100 98 JAN F EB EMU Broad Market Direct G ovies Corp Non-F inancial MAR APR MAY JUN JUL F inancials AUG SEP O CT Source: T homson Reuters Datastream L’avanzata del mercato obbligazionario prosegue, trainata dalle obbligazioni societarie, finanziarie e non finanziarie. Anche le obbligazioni societarie, sia finanziarie che nonfinanziarie, si sono mantenute al passo. La diffidenza che ispirano le obbligazioni governative europee provoca la compressione del premio sugli emittenti Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute Punto di vista 7 novembre 2012 privati e nel recente rialzo del mercato europeo le obbligazioni societarie hanno avuto la parte del leone. Valutario Sotto il peso delle cattive notizie economiche provenienti dalla zona euro e dei timori riguardo alla situazione in Spagna l’euro di recente ha perso terreno. La moneta unica europea è tornata ai suoi livelli più bassi degli ultimi due mesi nei confronti del dollaro USA, intorno a quota 1.28 EUR/USD. Il biglietto verde dal canto suo beneficia anche delle statistiche economiche favorevoli diffuse negli Stati Uniti, e dell’incertezza generata dalle imminenti elezioni presidenziali. Infatti, sebbene il dollaro sia indebolito dalla politica fortemente espansiva della Fed, non per questo ha perso il suo status di valore rifugio. E ora che è sceso al suo valore storico più basso dal 2008, offre un’opportunità di diversificazione interessante oltre alla protezione in un periodo di tensione. Dollar index dal 1990 7/11/12 125 120 115 110 105 100 95 90 85 80 75 70 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 00 01 02 US DO LLAR INDEX - CLO SE - T RADE W EI G HT ED 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 Source: T homson Reuters Datastream Il dollaro americano è storicamente debole, in parte a causa della politica monetaria della Fed. Tuttavia, la sua attuale debolezza, la relativa buona tenuta dell’economia USA e il suo status di valore rifugio ne fanno una valida protezione in caso di incidenti della crescita mondiale. Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute