Punto di vista 26 aprile 2012 L’essenziale in un colpo d’occhio Obbligazioni Azioni Hedge funds Proiezioni a sei mesi Dopo un periodo di turbolenza e scarsa visibilità sulle prospettive economiche, sembra che le ultime settimane abbiano portato un (leggero) miglioramento della visibilità. Certo, molti fattori d’incertezza permangono, in particolare legati al rischio geopolitico e al suo impatto sui prezzi dell’energia, agli effetti delle politiche di austerità in Europa e ai rischi che incombono sulla crescita cinese… Tuttavia, la visibilità sullo « scenario centrale » appare oggi piuttosto buona. Questo non significa che lo scenario sia particolarmente allettante. Tutt’altro! Secondo il FMI, la crescita mondiale nel 2012 non andrà oltre il 3.5%, il tasso più debole degli ultimi 10 anni escludendo «la parentesi» del 2008/09. La zona euro non uscirà dalla recessione prima del 2013. E gli Stati Uniti - l’economia che si difende meglio fra quelle dei paesi sviluppati - avrà una crescita ancora inferiore al suo potenziale (2.1% nel 2012, stando alle previsioni del FMI). Dal canto loro, dopo il rallentamento del 2011, le economie emergenti più che rimbalzare dovrebbero stabilizzarsi. Tuttavia, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, il quadro che emerge da questo scenario è meno incerto: alcuni correttivi sono già stati adottati, e di conseguenza è scesa la probabilità di delusioni rispetto alle previsioni. Il rovescio della medaglia è che sono diminuite anche le probabilità di buone sorprese. In questo contesto, fermi restando i potenziali rischi tuttora presenti, le condizioni economiche si sono stabilizzate (a livelli diversi a seconda delle regioni) e questo si traduce con la relativa stabilizzazione anche dei mercati finanziari. Economia Questa pubblicazione si basa sulle informazioni raccolte fino al lunedì prima del giorno di diffusione. Pubblicazione del team Ricerche & Analisi Banque SYZ & CO SA Tel. +41 (0)22 819 09 09 [email protected] Autori: Yasmina Barin Adrien Pichoud Fabrizio Quirighetti Stati Uniti ...................................................................... 2 Crescita bloccata al 2.5% Europa ............................................................................ 3 Ancora sotto la minaccia della recessione e della crisi del debito Giappone ........................................................................ 4 Deficit commerciale dovuto alle importazioni di petrolio e gas Economie emergenti ....................................................... 4 Prosegue l’allentamento delle politiche monetarie. Mercati Azionario ........................................................................ 5 Poche sorprese positive in vista… Obbligazionario .............................................................. 5 Sotto pressione finanziari e titoli di stato Valutario......................................................................... 6 Sterlina sostenuta dalla BoE Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. . Punto di vista – 26 aprile 2012 2/6 stabilizzati intorno ai livelli più alti dal 2008, ma la fiducia resta relativamente debole rispetto alle precedenti fasi di espansione. Per di più, il forte aumento dei prezzi della benzina in parte neutralizza gli effetti positivi del calo della disoccupazione. Economia Stati Uniti L’esaurimento della dinamica favorevole che dall’autunno traspare dalle statistiche americane si conferma con gli ultimi dati. Non si tratta di un’inversione di tendenza, ma dell’effettivo raggiungimento della crescita massima possibile tenuto conto degli effetti dello scoppio della bolla del credito. Dopo il 2,5% di crescita (in ritmo annualizzato) già raggiunto all’inizio dell’anno, sarà difficile che l’economia possa accelerare ulteriormente, e questo si traduce con la stabilizzazione della maggior parte degli indici di attività. La creazione di posti di lavoro, dopo tre mesi di crescita abbastanza sostenuta (oltre 200.000/mese) in marzo è rallentata. Il dato resta positivo (120.000) e si accompagna al calo della disoccupazione, scesa ai livelli più bassi degli ultimi tre anni (8.2%). Tuttavia, sono cifre che dimostrano il perdurare di importanti squilibri nel mercato del lavoro degli Stati Uniti. Dopo tre anni di assunzioni nette (al ritmo di 162.000/mese di media), il totale dei posti di lavoro creati è di soli 4 milioni, vale a dire meno della metà dei posti distrutti durante la recessione (8,8 milioni). Senza contare l’aumento della popolazione attiva nello stesso periodo… Tuttavia, la migliorata congiuntura da un lato, e il morale più alto dall’altro hanno permesso la buona tenuta dei consumi delle famiglie, confermata dalle statistiche di marzo. La progressione delle spese è stata addirittura superiore all’aumento dei redditi delle famiglie! Infatti, il ritorno della fiducia e il livello storicamente basso dei tassi d’interesse ha messo fine al disindebitamento iniziato nel 2088 (vedere grafico seguente). VARIAZIONE ANNUA DEL REDDITO E DELLE SPESE DELLE 7 15 FAMIGLIE E ANDAMENTO DEL TASSO DI RISPARMIO 6 10 4 5 2 0 0 -2 -5 -4 -10 -6 VARIAZIONE MENSILE DEL NUMERO DI LAVORATORI DIPENDENTI NEL SETTORE PRIVATO (IN MIGLIAIA) 500 Monthly av e rage : 162k -15 93 94 95 96 97 98 99 00 01 02 US - Retail sales YoY % US - Personal income YoY % US - 12M Change in saving rate (pp)(R.H.SCALE) -7 03 04 05 06 07 08 09 10 11 Source: T homson Reuters Datastream La spiegazione dello scostamento fra redditi e spese di consumo si trova nell’andamento del tasso di risparmio. Dal 2011, il tasso di risparmio degli americani è in calo. 250 0 Sebbene nel breve periodo il fenomeno sia vantaggioso per l’attività, è chiaro che si tratta di comportamenti non sostenibili. Il che significa che a meno di un aumento significativo dei redditi (poco probabile finché il tasso di disoccupazione resta alto), nei prossimi mesi anche le spese di consumo toccheranno il loro limite massimo. -250 -500 -750 -8.84 million jobs -1000 Jan-08 Jul-08 Jan-09 Jul-09 Jan-10 +4.05 million jobs Jul-10 Jan-11 Jul-11 Jan-12 Anche se l’economia e il mercato del lavoro si sono rimessi in moto dal 2010, le conseguenza dell’ultima recessione sono lungi dall’essere cancellate… Ovviamente, la creazione limitata di nuovi posti di lavoro comporta conseguenza in termini sia di morale, sia di comportamento delle famiglie. Dopo il forte rimbalzo dell’autunno, gli indici si sono Lo stesso ragionamento vale per l’economia USA nel suo insieme. Dopo i balzi in avanti degli ultimi mesi, tanto gli indicatori di attività nell’industria, quanto quelli relativi alle costruzioni tendono a stabilizzarsi. Infatti, i dati che arrivano dagli Stati Uniti negli ultimi mesi sono più moderati, ed è difficile intravedere la possibilità di un rilevante e generalizzato miglioramento a livello macroeconomico. Dopo il vuoto d’aria dell’estate 2011 l’economia americana si è ripresa, ma la sua crescita è ostacolata dal tasso di disoccupazione che resta alto e dal mercato del lavoro, ancora convalescente. Nel 2012, sarà difficile che la crescita Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. Punto di vista – 26 aprile 2012 del PIL negli Stati Uniti possa superare il tetto massimo del 2,5%. ZONA 5 Europa 4 Per la zona euro il tetto purtroppo è ancora più basso, e gli ultimi indicatori confermano che l’Unione monetaria nel 2012 difficilmente potrà sfuggire a una contrazione del PIL. Mentre la Germania riuscirà probabilmente a tenersi a galla grazie alle esportazioni verso Asia e Stati Uniti e alla domanda interna, le economie degli altri paesi membri – in misura diversa – arrancano sotto il peso dei piani di consolidamento fiscale. Dopo il leggero rimbalzo a fine 2011/inizio 2012, gli indici PMI di attività sono di nuovo in discesa. E sfiorano i livelli dello scorso settembre che riflettevano una contrazione dell’attività generalizzata dell’industria e dei servizi. INDICE PMI COMPOSITO DI ATTIVITA’ NELLA ZONA EURO 65 PMI composite (80% services + 20% manufacturing) VENDITE AL DETTAGLIO, PRODUZIONE PIL IN VARIAZIONE ANNUA 20 15 3 10 2 1 0 -1 5 0 -5 -2 -10 -3 -4 -15 -5 -20 -6 -24 96 97 98 99 00 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 EURO AREA - REAL G DP YoY % EURO AREA - RET AIL SALES INF LAT I O N ADJUST ED YoY 3MMA % EURO AREA - I NDUST RI AL PRO DUCT IO N YoY %(R. H. SCALE) Source: T homson Reuters Datast ream I consumi e la produzione industriale degli ultimi 12 mesi sono diminuiti e preannunciano la contrazione del PIL della zona euro nel 2012. 60 55 50 45 40 35 2006 EURO: INDUSTRIALE E 3/6 2007 Euro area 2008 Germany 2009 France 2010 2011 2012 So urce: B lo o m berg Dopo la breve e modesta schiarita alla svolta del 2012, gli indici di attività in Europa di recente sono nuovamente peggiorati. Inoltre, dall’inizio del 2012 il tasso di disoccupazione ha continuato ad aumentare e si avvicina al picco storico di quindici anni fa (10.8% in febbraio, contro 10.9% nel 1997). Con l’eccezione del Benelux e della Finlandia, il tasso di disoccupazione è cresciuto in tutta la zona euro. Supera largamente il 20% in Spagna e in Grecia, ha raggiunto il 15% in Portogallo e in Irlanda e sfiora il 10% in Italia e in Francia. Questa tendenza, che sembra destinata a perdurare nel 2012, influisce negativamente sull’attività economica: le spese di consumo si contraggono pesantemente, così come la produzione industriale (vedere grafico seguente). E’ vero che sono diversi mesi ormai che questo scenario poco entusiasmante si va delineando e probabilmente è già stato incorporato dagli investitori. Tuttavia, rappresenta una ben fragile « base » per affrontare le potenziali minacce che ci riserva il 2012: livello già alto dei prezzi dell’energia e rischio di tensioni geopolitiche, incognita dell’economia cinese e soprattutto crisi del debito sovrano, che le iniezioni di liquidità della BCE e il « fiscal compact » europeo sono riusciti a calmare solo temporaneamente. Alle difficoltà della maggior parte dei paesi nel raggiungere gli obiettivi di riduzione dei deficit è venuta di recente ad aggiungersi l’incertezza politica, anche nelle economie finora relativamente risparmiate. L’elezione presidenziale francese fa temere che siano rimessi in discussione gli impegni assunti a fine 2011 sulla disciplina di bilancio. Nei Paesi Bassi il governo è stato costretto a presentare le dimissioni per l’impossibilità di raggiungere un accordo sulle misure di risanamento. Inoltre, il dibattito sull’efficacia dei piani di austerità ai quali la zona euro si è sottoposta non è affatto concluso, e questo suscita tensioni e volatilità sui mercati finanziari europei. La fiducia, sia per le imprese sia per le famiglie, resta fragile e aggrava il quadro di debolezza e le prospettive dell’Europa. Dalla fine del 2010 l’economia britannica è alle prese con la stagnazione, e di recente la posizione della banca centrale è leggermente cambiata. Alla riunione svoltasi a inizio aprile, Adam Posen - uno dei più convinti sostenitori dei piani di quantitative easing - non ha votato a favore di un aumento degli acquisti di bond da parte della banca centrale benché l’attuale programma termini il mese prossimo. Un segnale forte, che indica che anche Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. Punto di vista – 26 aprile 2012 uno dei membri finora più « aperti » della Banca d’Inghilterra non è insensibile all’inflazione che diminuisce meno del previsto e resta ancora ampiamente al di sopra del target del 2% (3.5% in marzo). L’attività oltre-Manica resta debole, i disoccupati sono in continuo aumento e la recente schiarita delle vendite al dettaglio è principalmente dovuta … all’aumento dei prezzi della benzina, che oltre a gonfiare il tasso d’inflazione fanno lievitare anche il fatturato delle stazioni di servizio. La domanda interna resta debole, e la probabilità di una nuova tornata di QE in GB non è certo definitivamente accantonata. Gli ultimi dati macroeconomici provenienti dalla Svizzera sono piuttosto rassicuranti. In particolare, dopo sei mesi di contrazione l’indice di attività manifatturiera è tornato in territorio di espansione. Dal canto suo l’inflazione è scesa in rosso a -1.0%. Si confermano così i timori della BNS riguardo alla minaccia deflazionistica che deriva dalla forza del franco. Giappone Per il tredicesimo mese consecutivo, in marzo la bilancia commerciale giapponese ha chiuso con un saldo negativo. Mentre prima del recente rimbalzo (+5.9% per l’anno in marzo) le esportazioni sono nettamente rallentate, le importazioni sono cresciute in misura rilevante (circa il 10% all’anno) per effetto dell’acquisto di idrocarburi. Infatti, dopo l’incidente di Fukushima, quasi tutte le centrali nucleari giapponesi sono ferme (53 su 54) e la produzione di elettricità avviene con altre fonti di energia, in particolare petrolio e gas. Economie emergenti Nelle ultime settimane, l’allentamento delle condizioni monetarie da parte delle banche centrali del mondo emergente è proseguito in maniera più o meno intensa a seconda dei paesi. Le modalità dell’allentamento sono dettate dalla misura in cui l’attività è rallentata e dall’andamento dell’inflazione. In Brasile in marzo l’inflazione è rallentata per il sesto mese consecutivo a 5.2% (dal 7.3% dello scorso settembre). L’allontanarsi della minaccia inflazionistica consente alla banca centrale di condurre l’allentamento in maniera aggressiva: in aprile, il tasso di riferimento (SELIC) è stato tagliato di 75 pb a 9.0% per sostenere l’attività, in 4/6 particolare riducendo l’attrattiva della moneta che rischia di penalizzare le aziende rivolte all’export. BRASILE : TASSO SELIC E REAL CONTRO DOLLARO USA 1.40 20 1.60 18 1.80 2.00 16 2.20 14 2.40 2.60 12 2.80 10 3.00 3.20 8 2004 2005 2006 BRA - SELI C rate BRL/USD (invert ed)(R.H.SCALE) 2007 2008 2009 2010 2011 Source: T homson Reuters Datast ream L’allentamento aggressivo della politica monetaria brasiliana è volto a sostenere l’attività, in particolare contrastando l’eccessivo rafforzamento della moneta. Nel primo trimestre l’inflazione è rallentata anche in India e la banca centrale indiana, in aprile, ha deciso di allentare la politica monetaria per reagire all’appiattimento della crescita. In Cina la banca centrale non ha tagliato il tasso di riferimento ma ha iniziato ad allentare i vincoli che limitano l’offerta di credito. Di recente, ha alzato il margine di fluttuazione giornaliera dello yuan rispetto al dollaro (da +0.5% a +1.0%), ma questa misura s’inquadra più nella graduale apertura del sistema finanziario cinese che nella politica di sostegno diretto all’attività. Malgrado questo, la crescita nel primo trimestre ha continuato a rallentare e il PIL durante l’anno è cresciuto “solo” dell’8.1%. Escludendo la breve parentesi a fine 2008/inizio 2009, è il tasso di crescita più debole dal 2003. Tuttavia, il rimbalzo dell’inflazione in marzo (da 3.2% a 3.6%) impone alle autorità la prudenza nell’adottare misure di sostegno all’attività per evitare il rischio di riaccendere le tensioni sui prezzi. Per le autorità cinesi, orchestrare un « atterraggio morbido » dell’economia (crescita stabile intorno all’8% e aumento dei prezzi sotto controllo) è un esercizio difficile che non ammette errori di politica economica … Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. Punto di vista – 26 aprile 2012 Mercati Azionario Dalla seconda quindicina di marzo la volatilità sul mercato azionario è aumentata. Tirando le somme degli ultimi mesi, gli operatori s’interrogano sulle possibili sorprese positive ancora in serbo. E bisogna ammettere che non sono tante… La schiarita economica negli Stati Uniti si stabilizza, i piani di austerità in Europa s’inaspriscono e i mercati emergenti rallentano, come dimostrano gli indicatori di attività in Cina e in Brasile. E per di più, le tensioni riguardo al debito sovrano europeo si riaccendono e spingono il costo del debito spagnolo, italiano e portoghese verso livelli preoccupanti. I primi risultati societari sono stati accolti senza particolare entusiasmo sullo sfondo di un orizzonte che per la seconda metà dell’anno tende a oscurarsi. PERFORMANCE DEL MERCATO AZIONARIO FRANCESE E SPREAD CREDITIZI FRANCIA-GERMANIA A 10 ANNI 5/6 estremamente prudenti sui titoli degli istituti esposti al debito dei paesi del sud dell’Europa. L’andamento delle prossime settimane sarà influenzato dal flusso di notizie macro-economiche. Dopo un inizio d’anno promettente, gli operatori hanno bisogno di essere rassicurati sulle prospettive di crescita globali. L’Europa arranca sotto il peso dei piani di rigore, e prima che si manifestino gli effetti positivi dell’austerità (flessibilità del mercato del lavoro, aumento della produttività) ci vorranno parecchi mesi. Anche le elezioni presidenziali in Francia suscitano un certo nervosismo. Alcuni temono che se sarà eletto il candidato socialista, che ha già annunciato l’intenzione di rinegoziare il fiscal compact, l’intesa con la Germania rischia di indebolirsi. Obbligazionario Senza ricadere nel vortice del 2011, il mercato obbligazionario europeo ha subito qualche ricaduta, che rivela la fragilità della situazione in Europa e risveglia le preoccupazioni per l’indebitamento sovrano e la salute del sistema finanziario. I dubbi circa la capacità della Spagna di controllare il deficit pubblico illustrati dal timore per l’esito dell’asta di obbligazioni a lungo termine, ma anche l’incertezza legata all’elezione presidenziale in Francia e il peggioramento degli indici di attività hanno provocato l’allargamento degli spread sui tassi rispetto alla Germania e la flessione delle finanziarie. MERCATO OBBLIGAZIONARIO EUROPEO NEL 2012 25/4/12 107 106 105 104 103 Forte correlazione fra performance del mercato francese e allargamento degli spread creditizi Francia-Germania. Nel caso sia eletto il candidato socialista, l’intesa fra le due principali potenze europee potrebbe indebolirsi e si potrebbe arrivare alla rinegoziazione del trattato sulla disciplina di bilancio. E questo non piace ai mercati … Sul fronte delle performance settoriali non ci sono particolari sorprese. Il ritorno dell’avversione per il rischio ha favorito i settori che offrono una migliore visibilità sui risultati. La salute e l’agro-alimentare hanno dimostrato una maggiore resilienza. Viceversa, i settori più correlati al ciclo economico, come le costruzioni e il settore automobilistico, sono rimasti in ombra. Dopo un buon inizio d’anno nel segno della riduzione degli spread obbligazionari in Europa, i titoli del settore bancario sono stati ancora una volta presi di mira. Ci manteniamo 102 101 100 99 98 JAN EMU Broad Market Direct G ovies Corporate (excl pf andbriefe) F EB MAR Corp Non-Financial F inancials APR Source: T homson Reuters Datastream Dopo un inizio d’anno a gonfie vele, il mercato obbligazionario europeo si è stabilizzato. I titoli finanziari e le govies sono ancora una volta sotto pressione. In un contesto di debole crescita e di tassi d’interesse molto bassi, le obbligazioni societarie non finanziarie si sono ancora una volta messe in evidenza. Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute. Punto di vista – 26 aprile 2012 6/6 1.40 Valutari Nonostante la nuova ondata di timori per la situazione in Spagna e nell’insieme della zona euro, la moneta europea è rimasta abbastanza stabile nei confronti del dollaro americano. Il cambio è brevemente sceso a 1.30 EUR/USD prima di risalire a 1.32. Da notare che in un picco di debolezza, il 5 aprile, l’euro è brevemente sceso sotto il cambio limite di 1.20, scambiandosi a 1.1995! La Banca Nazionale Svizzera è immediatamente intervenuta per riportare il cambio al di sopra del valore limite, dimostrando la sua determinazione nel difendere il tasso limite. Tuttavia, l’episodio ha mostrato che questo limite non è del tutto invalicabile… La sterlina è stata sostenuta dalla minore probabilità di una nuova tornata di quantitative easing dopo che un membro del Comitato di Politica Monetaria ha cambiato la sua posizione. La moneta inglese si è sensibilmente rafforzata, in particolare contro l’euro, nei confronti del quale è tornata ai massimi da fine 2008 già brevemente toccati a metà 2010. STERLINA CONTRO EURO DAL 1.35 1.30 1.25 1.20 1.15 1.10 1.05 1.00 2008 2009 2010 2011 G BP/EUR Source: T homson Reuters Datastream Nei confronti dell’euro la sterlina è tornata ai massimi degli ultimi tre anni. In assenza di chiari segnali della Bank of Japan che dimostrino la sua volontà di procedere con l’allentamento monetario avviato in febbraio, lo yen è tornato verso quota USD 81. Dal canto suo, la moneta cinese nelle ultime settimane è rimasta nel complesso stabile nei confronti del dollaro. 2008 Questo documento è pubblicato esclusivamente a scopo informativo e non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento, un’offerta di acquisto o di vendita di titoli, né un documento contrattuale. Le opinioni espresse riflettono il nostro giudizio al momento della redazione e possono essere modificate in qualsiasi momento senza preavviso. Si declina ogni responsabilità per eventuali perdite dirette o indirette che possano derivare dall’uso delle informazioni ivi contenute.