UP TO DATE La TV cavalca l’onda del Web 2.0 DI LUCA DE FELICE* 1A PARTE rediamo soltanto a ciò che vediamo. Perciò, da quando c’è la televisione, crediamo a tutto”; la citazione del cabarettista Dieter Hildebrandt mai come oggi risulta attuale. Il fatto che i media tradizionali continuino a convincerci che la TV ed Internet facciano ancora parte di due mondi paralleli ne è un esempio: la televisione, capace di divertire e intrattenere, e Internet, pronto a stravolgere le abitudini e la vita professionale; la TV, come maggiore espressione del tempo libero, e il Web, come canale preferenziale per la realizzazione di nuovi business e nuove dinamiche comunicative. Tuttavia la Rete, si sa, non è statica, è viva: si evolve, si diffonde e si manifesta velatamente e progressivamente come un virus; sono stati creati o distrutti miti, sono nati e morti importanti business. Diversamente dai virus, però, questo stravolgimento sociale continua ad appassionarci fino “C a concretizzarsi in fenomeni ormai cristallini, come quello chiamato Web 2.0. Le persone fanno la Rete, la costruiscono e la gestiscono in maniera destrutturata, ma organizzata: è il Reality del Web. E occupandosi di Reality, la Rete non poteva non “contagiare” anche il promotore di Reality per eccellenza: la televisione. La rivoluzione hardware e software Se ne sentono già i sintomi: Apple TV, SlingCatcher, Xbox 360, Playstation 3, tutti strumenti hardware che permettono di navigare sul Web tramite TV. Fin qui nulla di speciale, con diversi oggetti si ripropone solo la navigazione su uno schermo e con modalità differenti rispetto a quelle tipiche del PC. La vera rivoluzione la fanno invece gli strumenti software. Joost è, ad esempio, un’applicazione basata su tecnologia peer-to-peer (con un approccio legale alla condivisione dei contenuti), capace di trasmettere video online senza utilizzare una rete distributiva multicast/broadcast, tradizionalmente gestita da un provider/broadcaster. Utilizzando il protocollo p2p, ogni utente, oltre che spettatore, diventa un nodo attivo di distribuzione dei contenuti, ottimizzando così le risorse a disposizione. L’offerta di canali della p2pTV diventa virtualmente infinita e offre un sistema di ricerca tra i programmi e i canali. p2pTV: modello di business e architettura Nel caso di Joost, circa l’80% della piattaforma è stata sviluppata in software open source. Il modello di business dell’iniziativa è basato prevalentemente sull’advertising, ma con una integrazione della pubblicità meno invasiva rispetto a quella della TV tradizionale, in quanto è presente per 1 minuto ogni ora. Questo è giustificato dal fatto che Joost punta ad un’utenza più qualificata, profilata, specifica e per la quale si riescono a raccogliere le abitudini di visione. È quindi possibile definire degli spot mirati in base alla “fedeltà” di alcuni utenti ad un determinato show o ad esempio in base alla loro collocazione geografica. La tecnologia che sta alla base del servizio è, come già detto, il peer-to-peer, che, come nel caso di Skype, utilizza il Global Index, una dinamica messa a punto per suddividere la rete p2p in diversi tronconi localizzati, così da migliorare l’efficienza delle singole zone. In questo modo la user experience rimane pressoché simile a quella della TV di flusso, mentre, in realtà, Joost permette di scaricare file video, suddividendoli in piccole porzioni di 10 secondi che vengono scaricati mostrati in sequenza. La disponibilità di banda necessaria prevista è di 500 Kbps in download, con un consumo stabilito non superiore ai 400 Kbps, cosi da lasciare 100 Kbps per l’utilizzo di una serie di applicazioni di networking (chatting, email, web surfing, etc.). Il modello di Joost Ed ecco come funziona il sistema p2p di Joost. Al lancio di un nuovo programma, i primi utenti a richiederlo interrogano il network per vedere quali nodi lo rendano fruibile. Se non c’è disponibilità, la richiesta passa ad un server gestore dei contenuti, che manda in streaming il programma, integrato con pubblicità profilata, a ciascun target specifico. Mentre l’utente guarda il contenuto, il file viene salvato progressivamente sull’hard disk locale. In questo modo, quando un altro utente richiede lo stesso programma e la stessa profilatura di advertising, la trasmissione non arriva dal server ma dalla rete, un segmento alla volta. I singoli pacchetti, che costituiscono il programma e la relativa pubblicità, vengono a loro volta salvati sull’hard disk del nuovo utente, pronti per essere inviati ad altri. (SEGUE NEL PROSSIMO NUMERO) * L’autore è Consultant in Sytel Reply