Quante ore di televisione al giorno possono vedere i bambini

I dieci giorni che sconvolgeranno il mondo delle bambine e dei bambini
Quante ore di televisione al giorno possono vedere i bambini? Secondo Chiara Saraceno
questa era la domanda degli anni 70 e 80. Oggi la questione sarebbe come affrontare le
ansie generate da un flusso dei programmi che mescola notizie e pubblicità . Saremmo
cioè di fronte a una perdita di controllo dei genitori provocata dal mezzo televisivo. Mi
piace pensare che tutte, o almeno molte famiglie, si pongano invece ancora questa
domanda e siano interessate alla proposta educativa finora fatta in poche scuole al
mondo.
L’American academy of Pediatric sconsiglia la TV per i bambini sotto i due anni, ma il
90% dei bambini di questa età in USA è già esposta. L’enciclopedia Garzanti consiglia
al massimo un’ora al giorno, compreso il tempo dedicato a videogiochi, con a fianco un
adulto che spiega e sceglie il programma. Segnala poi i seguenti rischi: consumo
passivo, linguaggio stereotipato, valori sociali negativi. Ma nella realtà la TV è diventato
il principale agente educativo, perché le ore passate davanti alla TV sono più di quelle
passate a parlare con i genitori. La TV è un babysitter economico, il principale educatore
nelle famiglie di oggi. I bambini magari imparano a vestirsi da soli a 6 o 8 anni ma si
presuppone che sappiano già scegliersi il miglior programma TV a 3 o 4 anni, quando
vengono abbandonati con il telecomando
in mano.
Mi si dice che la libertà sta in come usi la
TV e non se la usi. Ci sono sempre
programmi intelligenti (siamo sempre
sicuri che non sono solo i meno stupidi?).
Il punto è proprio questo: non si può mai
mettere in discussione l’esistenza stessa
della TV e bisogna usarla in modo intelligente. Ma forse se si consiglia ai bambini di
vedere TV per meno di un’ora al giorno, non sarebbe meglio scegliere noi i video da
proporre sollevandoli da quei lavaggi del cervello che sono le pubblicità. Certo la
pubblicità non è solo in TV, ma in TV i bambini sono il principale target.
Proteggere i bambini dalla pubblicità è un dovere di ogni genitore, chi metterebbe in
discussione questo principio? Con quali argomenti? Forse se i genitori sapessero la
spregiudicatezza con cui i direttori di TV si rivolgono a chi vende pubblicità
rifletterebbero di più? Un direttore della televisione francese spiegò molto chiaramente il
ruolo della TV: “per fare sì che un messaggio pubblicitario sia percepito, è necessario
che il cervello del telespettatore sia disponibile. La vocazione delle nostre trasmissioni è
proprio quella di creare tale disponibilità: facendo divertire il telespettatore (..) ciò che
vendiamo alla CocaCola è tempo di cervello umano disponibile.”I programmi sono cioè
dei divertisments tra un bombardamento e l’altro. E nemmeno innocui visto che
trasudano anch’essi di marchi e pubblicità (semi) occulta. Il kids marketing è più
intelligente dei programmi intelligenti che hanno lo scopo educativo di fare confondere
il nome comune con il nome proprio. Si inizia a leggere dai loghi.
Ma allora quante ore lasciamo che i bambini stiano davanti alla TV? E’ inutile vietargli
cose che poi diventerebbero ancora più attrattive crescendo. La verità è che per i genitori
di oggi ogni divieto costerebbe tempo e i genitori oggi di tempo non ne hanno. Per
questo non sanno più dire di no.
Qualche educatore un po’ zelante (dell’UNICEF) è riuscito a riscrivere la Convenzione
internazionale per i diritti dell’infanzia del 1989 (in una versione semplificata per
bambini/e!) includendovi proprio la TV quasi fosse un diritto essenziale! Un modo
molto bizzarro per spiegare la “libertà di espressione” (art. 13) che nel testo originale è
ben altra cosa (per fortuna). Sono nato e cresciuto senza televisione, anche fuori casa
non l’ho mai avuta. A scuola ero un po’ diverso per questo, ma non ne ho patito più di
tanto. Ho amici cresciuti senza TV e altri che hanno deciso di non prenderla per sé e per
i loro figli. Vietarla solo ai figli mi sembra un po’ incoerente ma il metodo Steiner
sembra permetterlo. Non averla però non significa vietarla e nemmeno togliere un
diritto.
Rifarai la domanda in questi termini: avere
la possibilità prima di 10 anni di vivere
almeno dieci giorni senza TV può essere un
socrasanto diritto di un bambino/a di oggi?
Potremmo riflettere sulle nostre sensazioni
dopo intere giornate nella natura o con amici
ma senza TV. Alcuni esperimenti nel mondo
si stanno facendo. Le scuole promuovono la
settimana senza televisione dove, genitori e
figli, passano il tempo insieme. L’obiettivo non è quello di dimostrare che la televisione
è cattiva, ma creare consapevolezza della dipendenza che potrebbe generare e aiutare a
riscoprire le cose che si possono fare invece di stare dietro uno schermo. Sono
esperimenti entusiasmanti che le scuole dell’obbligo dovrebbero fare. Basta leggere le
testimonianze sul sito di EduPax Quebeq, l’organizzazione che le sta promuovendo.
Senza TV anche i genitori scoprono il piacere di giocare con i figli, di rispolverare
giochi, di leggere, di stare insieme.
Da almeno 5 anni questi programmi permettono ai bambini un uso critico della TV. Si
tratta di una sana operazione di distanziamento collettivo. Uno degli slogan
dell’organizzazione dice: “la prima definizione di schermo è: ‘ciò che impedisce di
vedere’ (secondo il dizionario Larousse)”. E sul sito si legge: “La sfida dei 10 giorni –
dieci giorni senza TV e videogiochi – è un programma proposto alle scuole dove
genitori, insegnanti si uniscono nello sforzo di motivare gli studenti a ridurre i tempi di
esposizione a TV e videogiochi. Più di 25 scuole in tutto il mondo hanno raccolto questa
sfida con sorprendenti scoperte per bambini e adolescenti. La TV prende loro 25 ore
alla settimana. Senza TV i bambini scoprono un’altra vita, i membri di famiglia si
avvicinano e comunicano (attualmente mediamente trascorrono 38 minuti alla settimana
per parlare con i propri bambini). La sfida dei dieci giorni porta la comunità più vicina
alla scuola. E’ un grandioso esercizio di consumo responsabile, di salute mentale e di
mobilitazione civica. Volete provare? Rimarrete impressionati!”
A leggere le testimonianze c’è da rimanere veramente senza fiato. Sembra davvero che
dopo i 10 giorni si siano almeno dimezzati i tempi davanti alla TV di moltissimi scolari.
Si tratta sicuramente di esperimenti che gireranno il mondo e saranno sempre più diffusi.
E tu cosa ne pensi? Credi anche tu che nei primi dieci anni di vita ogni bambino/a abbia
il diritto di stare senza TV e rielaborare l’esperienza con i suoi pari?
Simone Lanza